| J|mmy |
| | Valzer al crepuscolo Quando la pioggia ricopre una preghiera... ~improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, simili a spiriti vaganti senza patria che si mettono a gemere ostinati,
e lunghi trasporti funebri senza tamburi, senza bande sfilano lentamente nella mia anima vinta. La Speranza piange e l'atroce angoscia dispotica pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo. • • • |
L’inferno. V’è chi narra leggende su di esso, v’è chi teme il suo tetro avvenire sugl’uomini, v’è chi persino sussulta di timore alla morte dei propri cari per il solo pensare di raggiungere un luogo tanto sozzo e lugubre, una pattumiera d’anime della peggior fattispecie, un intruglio imperfetto di sorti divise eppure paradossalmente unite dall’unico insignificante dettaglio: la morte. Ma queste non sono che folli superstizioni, null’altro di diverso da ciò che realmente paiono: dicerie, stupide, vaneggianti e futilmente allarmanti dicerie. No, l’inferno è assai diverso, poiché non solo l’animo di chi fu malvagio trascorre per le sue infide lande arroventate. Tutti, tutti prima o poi ne intravedono i cancelli, ne carezzano le falde iridescenti. Per Rekla, dunque, la cosa non azzardò a mutare. La donna non fu niente meno che anticipata, uno specchio di fulgida conoscenza atta a donarle qualcosa che persino il malvagio Cerbero osava ripudiare con ogni fibra. Alla Nera Signora fu data la facoltà di spiare il futuro, una beffarda ventura che sapeva avvinghiarla fin dal primo istante, ma di cui ebbe l’ennesima cruda conferma solo allora, solo in quell’abissale spelonca d’ossa. Credete ancora che l’inferno sia tanto lontano?
Il corpo macero e derelitto della giovane peregrinava inquieto per gli stretti cunicoli della fossa, le cui spigolose pareti parevano graffiarla fastidiosamente ad ogni acciacco l’attanagliasse, ad ogni volta facesse loro affidamento. Tutto, in quel luogo tanto deturpato dalla perversione, sembrava essere stigmate di dolore per lei, e più incedeva su quell’interminabile tragitto più i suoi passi divenivano ancor più grevi, sempre più, fino a desiderare d’essere fatti di piombo purché sembrassero più leggeri. Il petto ansimava nervosamente, le iridi balzavano da destra a manca quasi convulsamente, come a cercare la strada per qualcosa cui la Nera ambiva giungere con tutta se stessa, un appiglio forse. E così accadde, invero. Rekla si spinse sull’ennesimo, ripido spuntone di roccia aspra, stringendone la cima per poi tirare vigorosamente. Allineò l’altro braccio su di una seconda più piccola prominenza, mentre sentiva le energie fluirle fiacche dal ventre sfregiato. Continuò ancora, e ancora, e ancora, e ancora. Poi, quando tersi cumuli di gelida nebbia ammantarono il suolo impedendone la vista, qualcosa iniziò a strattonarla: una mano, sgusciò scheletrica dalla roccia, agguantò la stoffa pregna di sangue delle vesti e vi si avvinghiò con foga. In breve furono cinque, dieci, venti, trenta, quaranta. Rekla grugnì di rabbia, digrignò i denti mozzando ogni lamento, ogni sussulto, imprecò su di esse più e più volte. Ma nulla cambiò; piuttosto, la loro forza crebbe inverosimilmente, mentre la vita scivolava inerme e il fiato le fuggiva frenetico ad alternanza, quasi ostinando un’inquietante marcia dalle larghe e cadenzate falcate.
… tactac Le falangi si dimenarono, affannando vorticose nel vuoto, prima di rigettarsi vertiginosamente nello strapiombo. Cadde, cadde senza alternativa, precipitò come fosse un lurido sacco di letame e sterco, un turbinio di carni divelte, rese oscene dalla bieca costrizione che l’aveva avuta a sé… a n c o r a.
Pioveva, su tutto, su d’ogni cosa. Pioveva, e il campo pareva sfumare all’acido tocco di un tepore lontano, quasi dimenticato. Pioveva, e il corpo tutto della Nera Signora si bagnava lento e placido, moderando un respiro altrimenti affannato e convulso. Lo scroscio sbocciò dapprima sommesso, per poi crescere attimo su attimo come il meticoloso incedere di una carrozza sul selciato, sino a giganteggiare infine minaccioso sui catini delle tende orchesche, che l'esercito di Gruumsh s’era assai premurato di montare e parare alla battaglia, la peggiore di sempre, una di quelle che nessuno avrebbe più dimenticato. Ma la vera battaglia, tuttavia, era viva e pulsante dentro di sé.
«Sei debole, hai bisogno di potere.» «Meine dame, per una ragazza non è saggio girare in un accampamento.» La voce limpida e calda di un uomo irruppe delicatamente da uno dei fianchi, conquistando paradossalmente la sua attenzione per qualche futile istante di turgida agonia.
«Io ti aiuterò a trovarlo.» «Mi permetta dunque di aiutarla.» Le ricordava lui, le ricordava chi l’aveva abbandonata, chi le era stato strappato: premuroso, gentile eppure sicuro e forte. Ma non era il Maestro, no. Lui era morto.
Mosse lentamente il braccio destro, lasciò che le dita marchiate volteggiassero nel vuoto. Gravide scaglie di cristallo iniziarono dunque a fluttuare scomposte nell’aria circostante, come se - sopite nei secoli - si risvegliassero solo adesso e sfrecciassero da un luogo remoto, tanto, troppo remoto. La sinistra scattò di dorso a breve distanza dal volto, dove il braccio attento dell’umano era avanzato altruista e, forse, eccessivamente ambizioso. La fiala venne scansata violentemente, mentre la Constantine si concretizzava incombente e piantava nel terriccio fradicio a metà fra i due.
«Yardıma ihtiyacım yok.» Non ho bisogno di aiuto. Sussurrò, accostandosi a una tenda apparentemente vuota e rovistandovi all’interno giusto qualche secondo. Poco dopo, ne uscì una lunga stola castana con un grosso cappuccio alla sommità: dalle notevoli dimensioni di questa, dedusse la scarsa modestia della stazza del proprietario, ma poco importava ora. Doveva coprirsi, doveva celarsi tra la massa e svanire in essa prima che rischiasse di fare una strage. Doveva farlo subito: era la parte ancora sana di lei a sentirlo.
«Nu mai sunt fragile acum.» Non sono più fragile oramai. Aggiunse riafferrando la piccola e osservando il vuoto avanti a lei, quasi parlasse con l’umano, eppure ne ignorasse la presenza; quasi faticasse a tornare in sé, eppure si crogiolasse in quel colossale andirivieni di confuse memorie e atroce disperazione. Non era più padrona di se stessa. Non era più padrona di nulla.
Dunque, Rekla rifiuta l'aiuto di Hohen ed evoca Constantine per minacciarlo - ma non aggredirlo. Dopodiché rovista in una tenda vicina e ivi afferra una lunga cappa - certamente appartenente a un orco - per coprirsi interamente. Per Hohen: per il momento ho voluto concentrarmi sulla notra scena. Le piccole frasi sottostanti servono a comprendere ciò che dice, ma giovano più ai lettori che al tuo pg, dal momento che teoricamente - a meno di una qualche personale motivazione - non dovrebbe capirne le lingue (si, sono due distinte per ogni frase). Detto ciò, cito l'unica tecnica usata:
CITAZIONE Formula prima|Ineluttabilità dell forma: per le sue particolari caratteristiche, è palese che Abraxas non possa essere solamente un corpo fisico: la lama è un sigillo, energia pura concretizzatasi e consolidatasi nella forma di un'arma, rinchiudendo lo spirito di Constantine al suo interno in modo che esso sia non solo rinchiuso all'interno del brando, ma che lui sia invero parte del brando stesso; del suo filo, dell'elsa, dell'acciaio, dell'osso e delle bende che ne ricoprono l'impugnatura. Essa è dunque ben più di una mera accozzaglia di leghe lavorate e, in quanto tale, la sua esistenza non è legata al mero corpo fisico. Spendendo un consumo Nullo, il portatore potrà infatti frangerla in mille schegge invisibili che si disperderanno per l'aere, prima di ricomporsi improvvisamente nella mano del caster stesso. Così egli potrà recuperare il brando se lontano da lui, se ne è stato disarmato, o ricostruirlo nel caso in cui fosse andato distrutto dai colpi di un bruto; questo, purché la Nera Signora sia in grado di vederlo o l'abbia portato con sé nel corso delle sue avventure: questa capacità non può essere infatti utilizzata per richiamare la lama nel caso in cui essa non sia già nelle sue vicinanze. Evito di riportare il resto dello schema, dal momento che a mio avviso non è necessario. Qualora servisse lo aggiungo, però. Spero il tutto sia di vostro gradimento, e di non aver offeso/ostacolato/messo in difficoltà nessuno, stavolta. A voi.^^ |
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