Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Valzer al crepuscolo ~ Preghiera, Scena free - Leviatano

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view post Posted on 12/4/2011, 09:25
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Col tempo, le pitture acquose utilizzate per le cerimonie avevano smesso di bruciare sulla pelle verde di Bara-Katal.
Il suo corpo aveva superato la cordiale e famigliare sensazione di bruciore provocata nell'intingere le proprie dita nel colore rosso, così come quella di ricoprire il proprio viso proprio sotto gli occhi, strisciando i polpastrelli in una traccia obliqua perpendicolare al piatto setto nasale.
Quello che in fin dei conti era solo sangue di maiale trattato, assumeva un'importanza differente nel corso di qualsiasi celebrazione e, benché l'irritazione al vel potesse essere superata, l'agitazione richiedeva un approccio differente, un addestramento che Bara-Katal non aveva seguito, a differenza dei chierici.
L'occasione, tuttavia, richiedeva il suo intervento, e lui non aveva mancato a rispondere ai propri doveri; innanzi a lui, in quell'istante, si potevano vedere migliaia di pelleverde, erti e rigidi, in attesa che procedesse con ciò che abitualmente veniva condotto dall'Occhio di Gruumsh all'approssimarsi di una battaglia.
I tamburi, tuttavia, iniziarono prima di lui.

tum
tum
tum
.
.
.


image


Ai lati, due imponenti giganti delle colline avevano iniziato a battere con pacata insistenza sulla tela dei loro strumenti, provocando un boato che si propagò senza alcuna difficoltà per tutto il wat nie meer is: ciò che non c'è più.
I pochi edifici ancora in piedi tremarono come se qualcosa li avesse scossi dall'interno; come se fossero terrorizzati dalla solennità di ciò che stava avvenendo tra loro.
Si piegarono sugli orchi ritti e silenziosi, disattenti, partecipando alla loro preghiera.
Innanzi alla vastità di quella statuaria maestà, quando aprì la bocca, la voce dell'Hoepriester suonò come quella di un bambino.

« die koning en sy manne »
« il re e i suoi uomini »
« strek hulle kloue »
« hanno proteso gli artigli »
« op nuwe domains »
« su nuovi domini »

« van ons vlees, bloed van kinders »
« la carne dei nostri, il sangue dei figli »
« ons vandag, ons offer »
« noi, oggi, sacrifichiamo »

Ci fu un lungo istante di silenzio; tanto quanto Gruumsh avrebbe voluto perché quelle parole - pronunciate al ritmo dei tamburi con la severità di un ode ai propri avi - si scolpissero nella mente degli ascoltatori; scavassero la propria strada nei loro crani senza che vi si desse libertà di interpretazione. Il loro non era un credo astratto, né banalmente ordinario; bensì severo, rigido.
E in quanto tale, all'ultimo colpo di tamburo, ogni pelleverde presente innanzi a Bara-Katal, lui compreso, iniziò a recitare pedissequamente le parole di una preghiera.
Un coro di mille voci che si innalzò verso l'alto, riempiendo l'aria e facendo piegare indietro le rovine con la propria gravità.
I pochi sopravvissuti e coloro che ancora si aggiravano per il luogo, ne vennero inevitabilmente attirati; trasportati dall'austera importanza con cui l'Occhio di Gruumsh, ignorante
si preparava alla battaglia.


« Yo - oh, almal saan »
« yo - oh, tutti insieme »
« groet die dood »
« salutiamo la morte »
« sodat ons weet van die kleur »
« così ne sappiamo il colore »

« Yo - oh, almal saan »
« yo - oh, tutti insieme »
« groet die dood »
« salutiamo la morte »
« so ons is verheug »
« così ne siamo incantati »

ciò che loro vedevano come una celebrazione
il mondo l'avrebbe interpretato come un funerale.



CITAZIONE
Questo è l'incipit per la scena free riguardante la fazione del Leviatano. Possono parteciparvi tutti i personaggi che appartengono a squadre che non abbiano superato il turno, e nessun altro. Se avete cambiato personaggio nel corso dell'evento non vi è possibile partecipare alla scena free, né a quelle che seguiranno. Non vi sono limiti di tempo nella risposta, né particolari obblighi.
La scena si svolge al centro di ciò che non c'è più, il borgo distrutto, dove l'occhio di Gruumsh, chiamato da Ray, ha deciso di insediarsi. Qui l'esercito di pelleverde (migliaia e migliaia di individui) ha iniziato a intonare un coro funereo, che è il loro rito di iniziazione alla battaglia, in preparazione dello scontro che li vedrà contrapporsi all'Asgradel. Gli orchi hanno trasformato la zona in un vero e proprio campo da guerra, rimettendo in piedi le costruzioni meno fatiscenti e ergendo ovunque sia tende che palizzate, proprio come in un vero accampamento. I vostri personaggi sono liberi di interagire con la scena e tra di loro come meglio credono; questa è solamente la situazione iniziale (di fatto, è comunque una scena libera).

 
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view post Posted on 18/4/2011, 22:55
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Ad ogni passo la scia di sangue dietro di sé si faceva più lunga. Dallo scontro con il Custode non erano stati proclamati vincitori, ma solo sconfitti: entrambi avevano perso qualcosa, di più o meno prezioso. Passò la mano sull'armatura, all'altezza dell'addome, saggiandone i bordi irregolari, che impietosi si aprivano sulle carni lacere del Lanciere. Tutta la sua magia, tutto il suo potere di adepto del Fondatore non erano bastati a proteggerlo dalla corruzione del negromante, che aveva lasciato una cicatrice inguaribile sul simbolo divino. Ciò che gli era stato affidato ora non esisteva più come tale e, forse, mai più lo sarebbe stato.

image

Aveva dovuto far appello ad ogni singola goccia di energia per uscire dall'infinito deserto e, benché avesse avuto modo di curare le ferite più leggere, i suoi visceri erano ancora sofferenti, annodati tra loro in un groviglio confuso dalle tinte cremisi. Mentre varcò i confini del fu borgo Toryu, tamburi iniziarono a suonare ritmici, secondo la cadenza tipica della guerra; nonostante fosse lontano dalla scena, poteva scorgere due giganti levare al cielo le braccia, in un lento alternarsi, con le mazze strette in pugno. Si sforzo di incedere ancora, per scoprire cosa stesse succedendo nel luogo che, fino a poche ore prima, gli era parso deserto.

image

Yo - oh, almal saan
groet die dood
sodat ons weet van die kleur .

Yo - oh, almal saan
groet die dood
so ons is verheug.

Orchi, da tutte le parti. Avevano eretto una sorta di accampamento e, ora, a centinaia intonavano un coro lugubre, parendo una sol voce. Non sembravano prestargli molta attenzione, tanto erano intenti a cerimoniare il rito, mentre lui -a differenza loro- aveva modo di osservarli con attenzione, scorgere le tinte rosse tracciate con mano esperta sulla pelle dura e scura, leggere i loro occhi accesi dal fuoco della determinazione. Si domandò se potesse fidarsi di loro, se potesse chiedere aiuto per le proprie ferite sempre più gravi; forse avevano uno sciamano tra di loro -o qualcuno che, quanto meno, si avvicinasse alla figura di dottore- che, con la magia tribale, avrebbe potuto salvargli la vita. Ma ad ogni istante che passava, esitando sulla scelta migliore da compiersi, il suo corpo lo abbandonava: senza potersi più reggere in piedi si lasciò andare, sedendosi rumorosamente a terra; la vista gli si iniziò ad offuscare, rendendo i contorni delle figure via via più sfocati; infine un senso di nausea lo pervase, tanto che a stento riuscì a trattenere un nuovo conato di succhi biliari misti -già lo sapeva- a sangue. L'istinto di sopravvivenza prevalse: ai bordi della scena che si stava svolgendo, con voce roca -e forse fin troppo debole per essere udita nel bel mezzo della nenia- invocò aiuto, affidando la propria sorte nelle mani del destino ed in quelle del Fondatore. Mentre chiuse le palpebre, un'arca sospesa a mezz'aria, spostandosi nel suo moto lento ed infinito, lo riportò alla luce del sole.


CITAZIONE
Post molto semplice, subito successivo allo scontro del Valzer. Hohenheim arriva stremato nella zona conosciuta come "ciò che non c'è più", riportando ancora le ferite della battaglia con Tristàn (son state curate solo in parte). Invoca quindi aiuto, sperando che qualcuno possa fornirglielo.

 
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view post Posted on 25/4/2011, 09:38
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« die koning en sy manne »
« il re e i suoi uomini »
« strek hulle kloue »
« hanno proteso gli artigli »
« op nuwe domains »
« su nuovi domini »

« van ons vlees, bloed van kinders »
« la carne dei nostri, il sangue dei figli »
« ons vandag, ons offer »
« noi, oggi, sacrifichiamo »

Parole, pronunciate al ritmo possente del respiro del mondo, scagliate come lance crudeli. Lacerano la polvere, penetrano nel cervello, scolpiscono gli ascoltatori con la loro semplice presenza. Scavano la propria strada nella polvere del fu maniero.
All'ultimo colpo di tamburo, ogni pelleverde presente innanzi a Bara-Katal inizia a recitare ossessivamente le parole di una preghiera.
Un coro di diecimila voci riversa se stesso in tutte le direzioni sulla vasta pianura, riempiendo l'aria e facendo piegare indietro le rovine con la propria gravità, propagandosi fino agli estremi confini del mondo. L'Occhio di Gruumsh si prepara alla battaglia, chiama a raccolta i suoi fedeli … e i suoi nemici.

Yo - oh, almal saan »
« yo - oh, tutti insieme »
« groet die dood »
« salutiamo la morte »
« sodat ons weet van die kleur »
« così ne sappiamo il colore »

« Yo - oh, almal saan »
« yo - oh, tutti insieme »
« groet die dood »
« salutiamo la morte »
« so ons is verheug »
« così ne siamo incantati »

Un uomo dal nero mantello cammina tra le strade del borgo distrutto senza degnarsi di nascondere la propria irritazione, incurante della moltitudine di orchi e del loro solenne rito funebre. Essi sono ciò che gli serve, lo strumento della sua vendetta.
Posa metodicamente un piede davanti all’altro senza lasciarsi rallentare dalle profonde vibrazioni che scuotono il suolo deflagrando tra gli edifici mentre parole in una lingua conosciuta e disprezzata escono da centinaia di gole intorno a lui, non gli importa … niente? Nessuno sembra fare caso alla sua presenza nel rozzo accampamento allestito per radunare i partecipanti alla cerimonia e così prosegue indisturbato tra le molte palizzate che circondano i confini della città. Lontano, da qualche parte, i giganti batteono scandendo il ritmo di guerra. Niente.

Un esercito sta’ arrivando, dal nord. Bianco come le neve e altrettanto implacabile, coloro che sono morti non conoscono fatica e dolore guidati da un’ entità la cui potenza supera ogni immaginazione.
Un sussurro che si perde nelle mille voci intorno a lui, è inutile l’avvertimento. Sanno perché sono qui e invocano loro stessi lo scontro chiamando la morte con una forza tale da essere uditi in ogni parte di Asgradel. Io farò la mia parte, è il mio destino. Sono un Valheru.

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Aiuto. Aiutatemi, per favore.

Capelli biondi e un corpo massiccio chiuso in una splendida armatura degna di un principe ma coperta di polvere e sporcizia. Giace a terra un uomo e un lago di sangue macchia il terreno sotto di lui, una splendida lancia di metallo nero poco più in là. Qualcosa, in quella lancia attira lo sguardo di Enteri fermando i suoi passi e costringendolo quasi inconsciamente ad avvicinarsi … forse la punta sottile elegantemente arcuata o forse le intricate decorazioni simili a riccioli di vento nelle tempeste di neve sulle Montagne della Luna: deve toccare quell’arma. Sfiorarla. Maneggiarla.
Le sue lame sono magnifiche certo, scimitarre dal taglio perfetto il cui acciaio bluastro si fonde profondamente nell’intrico di rune delle impugnature ma quest’asta metallica ha qualcosa di semplicemente irresistibile.
Solo a fatica staca lo sguardo per valutare le condizioni dello sconosciuto posando infine i suoi occhi verdi in quelli azzurro glaciale dell’altro, sono offuscati da un velo di lacrime e si stringono convulsamente quando l’uomo rischia di vomitare. Un filo si bava sanguigna cola lungo il mento imbrattando l’armatura.

Si inginocchia, mosso da una pietà emersa raramente nel cuore indurito dai molti delitti.
Posso aiutarti?
Dalla cintura estrae una borraccia, calda per il sole implacabile e intinge nel liquido una fascia di tessuto. Lentamente avvicina la mano senza fare movimenti improvvisi e pulsce il volto dell’uomo dal sangue e dalla bava avendo cura di passare il panno umido sulla fronte e sul collo per rinfrescarlo. Ora vede meglio i suoi lineamenti e gli pare di riconoscere vagamente qualcosa di familiare.
Chi sei ?


Edited by vulcano1 - 29/4/2011, 15:01
 
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view post Posted on 28/4/2011, 23:25
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La sua mente stava perdendo il controllo del corpo. Dopo i conati di sangue, arrivarono le convulsioni, segno che la fine si faceva sempre più vicina. In quello stato avrebbe potuto reggere per dieci, forse quindici minuti al massimo.
Sua madre era seduta affianco a lui, vestita di un abito bianco, con i lunghi capelli biondo chiaro a carezzare le spalle, luminosa nella sua bellezza ormai eterna. Lo osservava con sguardo amorevole, come solo un genitore sa fare, pronta a prenderlo a sé, condurlo verso la strada dell'Etereo, tenendogli la mano come faceva sempre quando lui era ancora un bambino. Si dice che, in punto di morte, si riveda la propria vita scorrere a rallentatore davanti ai propri occhi, in cui scene felici e tristi si susseguono l'una dopo l'altra: ogni momento, dal più significativo al più banale, è rivissuto in pochi attimi. Per il principe di Briggs non fu molto diverso; rivide il suo primo amore, la bella Cecilia dalle iridi di smeraldo, il suo compagno di giochi ed avventure, il buon Sam, la fornaia del castello che gli regalava sempre una pagnotta fresca ogni mattino, la vecchia Iris; poi improvvisamente apparvero anche i momenti brutti, la volta che a sette anni si perse nel bosco e vi trascorse la notte, quella in cui lui e Sam vennero presi e picchiati da un gruppo di ragazzi più grandi e, infine, il funerale della regina. Di tutti gli abitanti del forte aveva un ricordo e, per ultimo, il suo pensiero andò alla sua famiglia che attendeva il ritorno del figlio più piccolo. Una singola lacrima si fece strada tra le palpebre, scendendo lentamente lungo la guancia, incidendo la pelle nel suo percorso. Con le poche forze rimaste allungò una mano verso quella protesa della madre, stringendola.


Scorse una chioma nivea china su di lui, ma il dolore gli fece comprendere di essere ancora tra i mortali. Era forse un vecchio quello che si era inginocchiato al suo capezzale? No, i lineamenti -seppur offuscati come da un velo- sembravano dolci e non scavati dall'età che gli aveva istintivamente dato. Immobile si lasciò pulire il viso e la fronte con un panno bagnato, quasi vergognandosi dell'essersi fatto vedere in quel patetico stato: si era sempre ritenuto un uomo forte, ma mai come in quel momento capì quanto le sue convinzioni fossero errate. Ed ascoltò le domande del suo interlocutore senza poter rispondere, dato che il solo respirare gli causava fitte tremende; sua madre poi, unico conforto in quel momento buio, era scomparsa, dimostrandosi nulla più che un'illusione generata dalla sua mente, nel tentativo di rendere più dolce possibile il momento della dipartita.
E quando ormai aveva chiuso gli occhi, sentì l'addome bruciare, essere avvolto da un calore intenso: non poteva saperlo, ma quello non era altro che l'intervento divino del Fondatore.

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Raak-Lewe, giovane chierico, aveva preso parte alla cerimonia con entusiasmo, così come i suoi compagni. Lunga era stata la preparazione spirituale e fisica per quell'evento -tra le tante cose, il rito prevedeva la pittura del viso con sangue di maiale trattato, che provocava un'irritazione della pelle superabile solo grazie alla concentrazione- ed ora assieme ai suoi cento, mille simili poteva cantare e pregare per la guerra, nella quale l'Occhio di Gruumsh avrebbe affiancato il Leviatano nella conquista dell'Asgradel.

L'invocazione di aiuto giunse alle sue orecchie storpiata dal suono dei tamburi, affievolita dall'invocazione della propria gente. Suppose di averla immaginata, di esser stato suggestionato dall'atmosfera della battaglia imminente, ma dopo qualche secondo questa si ripetè nuovamente. Continuando a recitare in coro, si girò su se stesso e -in questo modo- ebbe la possibilità di vedere i due uomini l'uno accanto all'altro, uno dei quali sdraiato al suolo in una pozza di sangue. Inizialmente pensò si trattasse di intrusi e, già pronto a dare l'allarme, serrò le labbra, interrompendo la propria cantilena: venne però fulminato dall'idea che -come più tardi avrebbe scoperto essere corretta- invece si potesse trattare di servitori del Re che non perde mai, di preziosi alleati. Allontanandosi dal gruppo, slacciò la bisaccia di pelle nera che teneva sempre legata al fianco, assieme ad altri due o tre strumenti rudimentali; infine giunse innanzi agli stranieri, torreggiando su di loro con l'imponenza tipica della propria razza.

Lascia fare a me.

Sciolse il nodo che teneva chiuso il sacchetto opaco, rivelando così il suo contenuto: una polvere del colore della terra, umida e granulosa, dall'odore forte e pungente. Da generazioni la tribù di Raak-Lewe era a conoscenza del segreto della vita, al quale ogni sciamano veniva addestrato per poi trasmetterlo ai suoi successori: la Divinità aveva loro concesso di apprendere come curare le ferite, anche le più gravi, grazie ad un impasto speciale benedetto col sangue. Ne prese una manciata, spalmandoselo poi sui palmi ed infine applicandolo sull'addome del ragazzo moribondo: avrebbe bruciato tanto da fargli desiderare la morte, ma al tempo stesso gli avrebbe permesso di continuare a vivere. Ed a quel punto la destra gli si illuminò di una luce verdognola, con flussi di energia che presero ad uscire da essa sempre più copiosi, fino ad avvolgere tutto l'arto e -poi- anche il corpo del biondo: l'avrebbe salvato per permettergli di fare la sua parte nel disegno divino incombente.

image

Ek bid vir jou, vreemdelinge,
so Gruumsh kan genees nie.

Ek bid vir jou, vreemdelinge,
sodat jy kan veg vir Gruumsh.





CITAZIONE
Nella prima parte del post, Hohenheim è in preda alle allucinazioni pre-morte, tanto da vedere affianco a sé la madre deceduta anni prima. Scorge poi Enteri, da cui si fa lavare il viso, pur senza riuscire a rispondere alle sue domande.
Nella seconda parte del post invece, come chiesto nel topic apposito, ho pngizzato uno dei tanti orchi per curare il mio personaggio. Raak-Lewe si unisce quindi ai due e, sfruttando i propri poteri, tenta di guarire le ferite di Hohenheim.

Ora risponderò nuovamente solo dopo che la giocata avrà ripreso a seguire la propria storia, altrimenti rischierei di finire a scrivere cavolate.

 
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Bastard de la Nuit
view post Posted on 9/5/2011, 16:39






Istante.
Buio.
Istante.
Rottura.
Colpo di tosse.
Calore di sangue e muco tra le labbra.
Aprire gli occhi, perché?
Troppa luce preme oltre la soglia effimera delle palpebre.
E il dolore, oh il dolore.
Profondo, fiorito in ogni trafittura nel mio corpo.
Dove siete, anni del mio passato?
Dove, speranze del mio futuro?
Sono qui, aspettando il colpo di grazia,
aspettando la morte, unica consolatrice rimastami.
Dove sei, liberazione dei perdenti?
Ti invoco come ho invocato la lealtà del Leviatano,
come prima ho chiamato a me la vittoria
fidando nelle mie capacità
o anche solo nell'amore.
Folle sono stato:
è l'istante, l'ardere del volto e del petto,
la paura di aprire gli occhi al sole spietato,
e a un tratto capisco di essere
s o l o.

Sciabordìo acqueo sulle mani,
attraverso le vesti lacere:
perdente anche nella sconfitta.
Riprendo conoscenza: sono vivo
e non capisco ancora l'ironia di tutto ciò.
Troppo stanco perfino per ridere.
Ancora troppo forte la luce: un braccio si solleva a proteggere gli occhi.
Gemo.
Ecco ancora ogni pensiero che irrompe in me
come da un'entità metafisica da me separata
e indipendente dal mio volere.
Basta.
Non più pensieri, non più Leviatano, non più Asgradel.
Datemi il s i l e n z i o, ora.
Rumore di risucchio mentre la schiena si stacca dall'acqua.
Perché rimango in questo limbo? Non è meglio finire
ciò che un Oracolo arrogante ha cominciato?
Poggio il peso del mio corpo su di un piede, poi sull'altro.
Avanzo, e non sono i muscoli a sorreggermi:
è la volontà di trovare la morte.

Ricordo quand'ero bambino
Mi spiegarono cosa fosse la morte
'Forse allora è una musica' dissi.
Non mi risposero.
Vedevo gente ferma, cristallizzata nel proprio pallore.
Qualcuno chiudeva loro gli occhi
e recitava una preghiera.
Dissero che l'anima andava altrove
e mi chiedevo perché non volesse continuare a stare nel suo corpo.
Forse, mi dissi, trovava un posto migliore in cui stare.
Forse una musica la attira
Dove può essere più felice.
Ricordo quand'ero bambino
e non conoscevo il male della vita.

Dove posso morire?
Seguo questo canto che intervalla i miei pensieri
ne ricrea il silenzio attraverso il suono
con un ritmo più costante di quello dei miei passi malfermi
e del gocciolare stridulo dell'acqua dai miei capelli sulla schiena.
Da quanto sto camminando? Per chi sta per morire,
per chi vuole morire
il tempo conta molto poco ormai.
Seguo il canto fin nella piana
Li vedo.

Orchi, come nelle favole per spaventare i bambini
a migliaia rivolti verso la rocca oscura
e cantano le asprezze della loro lingua.
Cantano verso quello che ora
è anche il loro Dio
l'Abietto.

Il mio urlo di sconforto si perde nei rantoli gravi dell'inno funebre.
Qualcuno sta morendo, qualcuno si innalza sulle ceneri dei vinti.
E alla fine è sempre lui,
sempre il Re Guerriero
a ottenere la vittoria
e a calpestare i suoi alleati.
Gli Orchi un tempo erano suoi nemici
Ora cantano per l'Ingannatore
offriranno le loro spade e il loro sangue
unicamente per essere spazzati via alla fine.
La morte canta, gli orchi cantano la loro morte
e il trionfo oscuro di Ray.
Perché ora i contorni del mondo tremolano
e le forme si confondono?
Perché mi nasce questo velo sugli occhi
e due linee fresche solcano le mie guance?

Non fatelo!
Arranco tra le fila mostruose
urto corazze di cuoio ed elmi intaccati dall'ossido
e non li noto. Voglio solo urlare
Fermi!
Sono una goccia nell'oceano
di questi ignari fedeli
di questa carne da macello
che prepara il pasto della Bestia.
Lo so!
Eppure che altro modo ho?
Ho seguito la musica
ma non era la Morte.
E se non posso morire
Devo almeno salvare vite inutili
come la mia.



SPOILER (click to view)
Scusate se non è esattamente quello che era richiesto dalla scena, ma direi che è l'unica maniera per me e per Kreisler di portare avanti il Valzer in maniera coerente con tutto ciò che c'è stato prima.
 
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Andre_03
view post Posted on 11/5/2011, 20:24




image

La volontà di Gruumush era sacra; sempre sarebbe stata messa in atto.
Non ne avrebbe mai dubitato, Vraashnak "die swerwer". Ma i suoi occhi coperti da una maschera apparentemente priva di fori scrutavano ben oltre l'orizzonte, al di là delle menzogne e dei dubbi. Era sempre stato molto lungimirante, per uno della sua specie. Consigliere dell'Occhio fin da quando era ragazzo, potente besweerder prima al servizio diretto di Bara-Katal e quindi comandante di una larga brigata di confratelli. Fissava il cielo. In ginocchio nel mezzo della preghiera, lui fissava il cielo.
E chiedeva al suo Dio conferme che non avrebbe ricevuto.
Su quel sovrano cui avevano giurato fedeltà, su quella guerra che non poteva sentire realmente propria.

« ...so ons is verheug! »

L'invocazione si concluse con molte voci stonate che borbottavano la stessa cosa: salutiamo la morte.
Ma le risposte che Vraashnak avrebbe voluto non vennero nemmeno negli istanti successivi, quando rimase - genuflesso e possente - ancora immobile ad attenderle. Si disse che forse Gruumush voleva davvero quel conflitto, sebbene ciò portasse l'armata a trascurarne molti altri. Con quella convinzione nel cuore si alzò, ergendosi in tutta la propria possanza tra i suoi fratelli.
Era un orco di circa due metri, ben piazzato e di mezza età.
Vestiva in maniera atipica perfino per i canoni dei Consiglieri: una larga tunica grigia intarsiata d'oro, ricamata finemente con simboli di preghiera e devozione. La sua pelle era di un verde opaco, tendente al grigio; lo si poteva evincere dai soli polsi scoperti, emergenti dalle ampie maniche. E dalle poche parti del volto visibili. Perché Vraashnak era un mago potente, troppo potente perché la sua forza non fosse - a suo dire - un affronto a Gruumush. Si limitava e flagellava con un collare d'oro massiccio legato da grosse catene al dorso dell'abito monacale. Una maschera sottile gli celava lo sguardo sotto un aureo velo. Il capo coperto da un cappuccio oscuro recante l'Occhio in tinte brune.
Questi era Vraashnak il Ramingo: una leggenda tra le razze degli orchi.
Nell'incamminarsi verso la zona adibita a campo d'accoglienza per coloro che avevano fallito la Prova del Re, molti furono gli Ogre e i Troll e i Goblin che s'inginocchiarono al suo cospetto. Fece loro cenno di alzarsi e tornare ai propri compiti ogniqualvolta l'inconveniente si verificò: non era quello il momento per le stupide cerimonie. Stavano per andare in guerra, e Gruumush avrebbe voluto che fossero pronti a spargere sangue, non a cadere in ginocchio per onorare un suo servitore. Per lo più in quell'occasione, già macchiata dalla presenza di innumerevoli gladdevel all'interno del campo da guerra.
D'un tratto alle sue orecchie giunse una voce, disperata:

Non fatelo!
Fermi!


Era un umano.
Caracollava tra le tende e i fuochi, accompagnato dalle risa di scherno di quei pochi che lo degnavano di uno sguardo. Quella debole creatura aveva le gote rigate dal pianto e l'animo affranto. Il Consigliere si trovò a domandarsi quale fosse il motivo che avesse portato tanto strazio ad un guerriero; ma nonostante i suoi sforzi il disprezzo per le razze fragili ebbe il sopravvento, impedendogli di giungere ad una risposta. Fu solo in grado di sopravvenire all'istinto di alzare un braccio - un solo braccio - e far divampare quell'abietto infedele, favorendo i guerrieri che non avrebbero poi dovuto combattere di fianco ad un simile codardo.

« Ophou dat gek. »
« Fermate quel pazzo. »

Due bruti delle caverne, Ogre di natura particolarmente stolta, si affrettarono al suo comando.
Mentre quei colossi si muovevano rapidi, calcando la terra coi loro passi potenti, il Ramingo si rese conto che forse avrebbe dovuto dir loro anche di non ammazzare l'umano, nel bloccarlo.
A quel pensiero un sorriso solcò il suo volto; rimase a guardare, divertito.


SPOILER (click to view)
Finalmente riesco a intervenire anche io. Credo ci sia poco da aggiungere, se non che Vraashnak "il Ramingo" è un PnG che vorrei utilizzare in futuro; fate riferimento ai Consiglieri della fazione dell'Occhio di Gruumush per maggiori informazioni, ma sappiate che è più che un'energia Rossa. Quanto ai termini in Afrikaans, vi rimando al Google Translator per avere maggiori idee su cosa significhino. XD

@Bastard: tratta pure autoconclusivamente gli Ogre, ma non Vraashnak.
 
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view post Posted on 13/5/2011, 19:07
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« A questo punto, entrereste in gioco voi... »

Bara-Katal sollevò teatralmente il wysvinger, lo intinse nel pigmento rosso e con la punta tracciò una significativa croce cremisi nella cartina dischiusa sul tavolo. In quel punto del campo di battaglia loro sarebbero intervenuti nella mischia, avanzando speditamente dalle agterste, le retrovie, e devastando il nemico in un midiciale attacco laterale a sorpresa. L'Hoëpriester tracciò delle frecce esplicative e indugiò un istante, dando uno sguardo d'insieme soddisfatto al piano che aveva organizzato: tutto era giocato sull'immediata riduzione delle distanze e la rapidità dell'azione, per cui gli orchi erano universalmente noti. Ma Bara-katal non aveva la minima intenzione di deludere una serie di pregiudizi per rinunciare alla tattica che gli aveva sempre consentito di portare a casa la vel.
A quel punto scoccò un'occhiata veloce all'umano che, dall'altra parte del tavolo, conversava con lui.

« ...assaltando scompostamente il nemico alla maniera orchesca, dico bene? »

L'ogre lanciò all'altro un lunghissimo sguardo torvo, colmo di malcelate ostilità e sfiducia (reciproche), fissandolo nell'unico occhio buono. Gli umani gli risultavano creature criptiche e incomprensibili, nel loro interesse a ciò che andava al di fuori del pratico: lui più di tutti. Sembrava che amasse lanciare critiche fini a sé stesse ad ogni modo di fare dell'Hoëpriester: e davvero non riusciva a capacitarsi dell'influenza che sul re e i suoi sudditi potesse avere quell'umano, vecchio e persino mutilo, che era conosciuto con il nome di
Oberrin.

---

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Dallo scomodo istante in cui gli era stato rivelato il volere di Gruumsh, l'idea che sarebbe dovuto scendere a patti con gli umani aveva sfiorato la sua mente continuamente, come una mosca che gli gironzolava intorno agli . Dopo la celebrazione, Bara-Katal si era diretto subito verso la tenda, scortato dalla sua guardia più fidata; il capo dei Bravi Camerati, come loro si facevano chiamare, si era già sistemato all'interno insieme al suo enorme e chiassoso compagno, Hoggar. Tra i quattro, in quello spazio stretto, la situazione si faceva pericolosamente tesa quanto più fuori la tensione per la guerra imminente e per la circostanziale vicinanza tra umani e orchi dilagava. D'altronde quella strampalata alleanza non aveva né hoofstert; ma non poteva sottrarsi alla volontà del suo dio, più per un obbligo verso i compagni che per fede.
Per un istante dunque si allontanò dal tavolo, muovendosi intorno alla cartina e studiandola da tutte le angolazioni possibili. Si concesse di ignorare l'offesa al suo onore di Oberrin sussurrando al compagno che « Ons sal kyk na », ce ne occuperemo dopo; pensava ad un modo per migliorare la sua tattica, ma qualcosa lo disturbava.
Chiasso, fuori.

Non fatelo! Fermi! urlava un soldato del sowereigne Ray;
un istante dopo un mescersi di passi scomposti, lingua orchesca e gemiti umani giunse alle ore di Bara-Katal. Gli umani erano inutili, deboli, ma soprattutto indisciplinati, e per quanto avesse voluto metterlo a tacere con le sue stesse mani, si privò del piacere e decise di offrirlo come cortesia al camerata.
« Ti prego di dire ai tuoi di calmarsi, fratello umano. »



SPOILER (click to view)
Mi inserisco anche io con Bara-Katal, Oba e Hog; i due leader, con l'altro guitto che assiste, stanno discutendo amorevolmente su come organizzare la battaglia. Prima che possano venire alle mani sono disturbati da quanto accade fuori.
Spero che tutti i termini in orchesco siano comprensibili X'D

@Bastard: Non ti preoccupare, per il momento voglio solo introdurre la situazione di Bara-Katal e Oberrin che parlano dentro la tenda :asd:
 
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Bastard de la Nuit
view post Posted on 14/5/2011, 09:35




Avanzo e sgomito e incespico e sbraito.
Nel mio dolore sento improvvisamente di aver meno bisogno di qualsivoglia vago rimasuglio di ragione.
Tossisco, barcollo.
Il solo sforzo di pensare è così doloroso che preferisco farne a meno, per cui non approfondisco la lieve sensazione che le associazioni di pensiero che mi hanno portato fin qui siano tristemente troppo labili.
Rinvengovogliomorirelamorteèmusicaseguolamusicalamusicanonèlamortefermatelamusica.
Tutto chiaro, tutto lampante! Dimeno le braccia, sento al tatto le mie mani colpire schiene gibbose che non vedo. Il mio sguardo è già oltre, verso il volto che copre un altro volto, la tunica con i segni del comando, il braccio levato a sottolineare un ordine in una lingua che non conosco.

Avevo già sentito parlare di Bara-Katal, primo e più potente tra i fedeli di Gruumsh. Era giunta alle mie orecchie la fama della sua forza e della sua ferocia, nonché del suo odio profondo verso il Re. Voci probabilmente ingigantite man mano dalle stesse labbra tremolanti che le facevano circolare, sì, ma che comuque lasciavano trasparire un fondo di verità dei più spaventosi.
E allora perché adesso sembrava aver cambiato così bruscamente direzione? Perché un capo così fiero aveva deciso di abbassarsi a servire il suo nemico di sempre? Il popolo degli Orchi era troppo orgoglioso per prendere una decisione simile in vista di un semplice utile:
dietro doveva esserci la minaccia, o l'inganno.


Queste cose il mio cervello le pensa, ne sono sicuro. Però è la mia coscienza che non riesce ad ascoltarle. Rimango a guardare lo sciamano mascherato mentre punta un dito adunco verso di me facendo scattare in avanti due colossi. "Gruumsh, Bara-Katal, orchi" rimangono sequenze di sillabe prive di senso che vorticano seguendo la corrente sconclusionata dei miei pensieri. Questo fintanto che i due non mi sono quasi addosso.
Poi ha la meglio il brutale istinto di sopravvivenza. Quasi di comune accordo, le idee ritrovano linearità nel procedere in un movimento che si armonizza perfettamente con l'alzarsi dei pugni immani degli ogre. E il moto della coscienza si prolunga idealmente nel mio scatto in avanti a schivare l'assalto.
Il mio corpo mi sorprende ancora una volta: nient'altro che la necessità mi ha fatto tornare colui che chiamavano Fulmine Silente. Supero gli ogre mentre i loro pugni colpiscono il suolo brullo dell'accampamento, mi chino quasi all'altezza delle loro ginocchia. Uno scintillio d'acciaio e le spade tornano nei foderi: nessuno le ha viste uscirne.

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E non freno la mia corsa finché non sono al cospetto dello sciamano, nemmeno quando sento alle mie spalle due tonfi e urla. Solo allora mi metto sull'attenti, sperando che il mio gesto non mi costi la vita. Come un maglio mi cade nuovamente addosso la stanchezza: il respiro è improvvisamente più pesante, sento il petto alzarsi e abbassarsi al ritmo concitato del mio battito cardiaco.

Non voglio nuocere a nessuno: sono vivi, ho solo reciso loro i tendini delle gambe di modo che non m'inseguissero.

Ho sentito dire che ai discepoli di Un-Occhio non piace trattare con chi si mostra debole. Mi asciugo quindi le lacrime e sforzo la mia voce a non incrinarsi: ritrovo la calma, almeno apparentemente. Poi mi ergo in tutta la mia altezza, eppure non arrivo che al mento dell'inquietante figura mascherata.

Perché Lo servite? Proprio voi che sognavate la sua distruzione?

Una pausa, giusto il tempo di permettere alla lingua di inumidire le labbra screpolate.

Non sapete che il Leviatano non fa differenza tra alleati e nemici una volta raggiunto il suo obiettivo?

Silenzi interminabili eppure troppo brevi mi separano dalla mia probabile morte. Mi accorgo della nostalgia con cui ascolto il cuore pulsarmi dentro: probabilmente sarà l'ultima cosa che sentirò. Eppure non mi pento di ciò che ho fatto. Se le mie parole e i miei gesti serviranno a far desistere anche solo un orco dall'allearsi con Ray, il mio sacrificio non sarà vano.



SPOILER (click to view)
Andre ha detto che non avevo bisogno di tech per sbrigarmela; comunque ho ipotizzato un Basso della variabile personale difensiva basata sull'AeV per schivare due pugni (se sarà necessario ai prossimi giri inserirò anche lo specchietto tenendone conto). Con questo mi porto in posizione di vantaggio rispetto agli ogre e li colpisco contemporaneamente alle caviglie per gambizzarli, con un danno relativamente ridotto ma l'impossibilità di continuare a rompere. Nella lista delle truppe di Gruumsh ho notato che gli ogre sono energie bianche, quindi dovrebbe essere sufficiente così :sese: Poi mi porto verso Vraashnak e gli parlo. La tensione si taglia col coltello: è emo! :v:

Comunque provo a proseguire sullo stile del primo post, vediamo cosa esce da quest'esperimento.
 
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view post Posted on 20/5/2011, 11:12
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Esempio
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Con l'impasto terroso che si diffondeva sulla sua pelle, penetrando in profondità nelle carni ferite, desiderò di morire per il dolore provato: sentiva bruciare tutto il corpo, dato che la magia orchesca stava cicatrizzando organi e vasi, in modo da fermare l'emoraggia. Poi, come l'annegato che viene rianimato, avidamente prese una boccata d'aria, notando che poteva respirare di nuovo bene, senza più la sofferenza che prima provava ad ogni più piccolo movimento delle coste o del diaframma.
Stupito di essere ancora vivo dopo aver abbracciato la Morte, si guardò attorno e vide chiaramente le due figure chine su di lui che gli avevano recato cure e sostegno. Prima di volger loro qualche parola cortese per l'aiuto datogli, osservò rapidamente l'addome e la cicatrice a forma di globo, dai bordi incerti e sfilacciati verso l'esterno, che ora si trovava su di esso: per tutta la vita si sarebbe portato dietro quel segno e, allo stesso modo, fino alla fine dei suoi giorni avrebbe ringraziato il Fondatore per la misericordia ricevuta.

Senza di voi sarei morto, signori.
Troverò il modo per sdebitarmi un giorno.

A me non interessa il tuo favore, straniero.
Ti ho salvato affinché tu potessi servire Gruumsh ed il tuo Re
nella battaglia imminente.

Ciò non toglie che vi devo la vita.
Sembra tu sia un uomo d'onore: una qualità fin troppo rara nella tua razza.
Ma sto perdendo troppo tempo, adesso. Ho un rituale a cui prender parte.
Che il tuo cammino di guerra possa essere glorioso.

Il più giovane dei principi di Briggs guardò il prete, avvolto nei suoi vestiti cerimoniali, allontanarsi lentamente, pronunciando a bassa voce parole della sua lingua, simili a suoni gutturali, incomprensibili. Poi, facendo leva sul terreno anche con lancia, riuscì a rimettersi in piedi: si sentiva debole ed affaticato, ma siccome non molto distante aveva scorto un altro umano causare confusione, aveva voglia di andare a scoprire cosa stesse succedendo nell'accampamento dell'Occhio.
Tra la folla, riuscì appena a vedere il ragazzo dai lunghi capelli bruni gettarsi contro due immensi ogri e, con un rapido movimento delle mani, estrare le spade e -con queste- colpire la coppia all'altezza delle ginocchia: tutto si svolse in pochi attimi, tanto che la maggior parte dei presenti non riuscì nemmeno a capire perché i due soldati dell'Occhio ora si ritrovassero per terra, a urlare ed imprecare, con fiotti di sangue che uscivano copiosi; il Van Halen riconobbe in lui un abile spadaccino. Oltre che un folle, per aver tentato un gesto così avventato nel bel mezzo di una tribù rinomata per ostilità e violenza. E quando lo sentì parlare, rimase ancor più basito: ciò che diceva -e lo faceva col cuore- aveva una qualche logica, se si guardava il passato e la storia del Leviatano.
Sgomitando ed avanzando con fatica, Hohenheim si fece quindi largo tra i presenti fittamente ammassati gli uni affianco agli altri, fino a giungere all'anello più interno della massa che osservava e -a gran voce- commentava ciò che era appena accaduto: da lì avrebbe potuto intervenire repentinamente in caso ce ne fosse stato bisogno. Con quale dele due parti si sarebbe schierato, però, ancora non lo sapeva.


CITAZIONE
Arriva Hohe ad osservare il trambusto scatenato da Kreisler. Mi scuso per il ritardo con l'Andre e gli altri partecipanti, per aver fatto attendere così tanto per un post inutile. Purtroppo ho passato una settimana in facoltà e nel "tempo libero" mi toccava studiare fino ad orari allucinanti.
In ogni caso, dal prossimo turno vedrò di prender attivamente parte alla giocata.

 
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Andre_03
view post Posted on 23/5/2011, 19:28




Due tonfi gemelli, seguiti da gemiti ruggenti e rabbiosi.
Il Ramingo osservò la scena impassibile nella sua solennità: gli Ogre che aveva spedito a sedare quell'umano impazzito erano crollati in ginocchio, inermi. Se non fossero stati in guerra ed ogni individuo in grado di brandire un'arma fosse stato necessario, quei servi incapaci avrebbero conosciuto una morte tanto prematura quanto violenta.
Permise all'uomo di avvicinarglisi, di sfidarlo con la sua esile statura.
Avrebbe potuto allungare una mano e stringere quel cranio fragile sotto le sue dita. Polverizzarlo con una singola, energica stretta. Non lo fece per un connubio bizzarro di pena e curiosità.

« Iemand hulp diegene versag! »
« Che qualcuno curi quei rammolliti! »

Tuonò, senza distogliere lo sguardo da colui che - folle - si concedeva il lusso di stargli davanti.
Sentiva intorno a sé tanti, troppi sguardi. Dei suoi fratelli (quei pochi che comprendevano l'idioma dei pelleliscia); dei campioni del Re, alloggiati lì attorno per guarire dall'ordalia cui erano appena sopravvissuti. Aspettavano una sua risposta.
Non si fece attendere oltre.

« L'ambiguità del vostro leviathan è nota a noi. »
« Eppure- » riprese, con un'imprecettibile pausa di riflessione: « -lo seguiamo. »
non 'serviamo'
« Perché Gruumush stesso ha indicato questa via, per noi, da percorrere. »

I suoi occhi ambrati riflettevano pazienza, ma anche intelligenza.
Chiaramente non si fidava di Ray, né della sua armata di burattini o di quelle bestie ammaestrate che si portava appresso. Tuttavia era palese anche il suo essere un fedele servo dell'Occhio, pronto a fare sacrifici personali per il bene collettivo. Concetti che forse quell'individuo non avrebbe compreso, preda del probabile arrivismo caratteristico della razza umana. Ma sperò che oltre lo sguardo fiero si nascondesse un intelletto migliore di quello dei molti suoi simili già periti durante la guerra.

« E dimmi, menslike: » sorrise, dietro alla maschera
« perché tu invece lo servi? »

E mentre parlava si avvide che dalla tenda dell'hoepriester emergeva una figura già vista.
Un uomo, tanto possente da rivaleggiare con molti degli orchi lì radunati per altezza e prestanza; indossava vesti da beduino sgargianti, e la sua testa era sormontata da un vistoso turbante. Si avvicinò al piccolo capannello che si era formato lì intorno con passo leggero, sorridendo sotto alla folta barba fiammante.
Vraashnak gli scoccò un'occhiata diffidente, prima di concentrare nuovamente la sua attenzione sul ragazzo.
Fremeva dalla voglia di raggiungere Bara-Katal, per non lasciarlo solo in balia dei sette demoni che il re Toryu si portava appresso come cagnolini, o guardia personale che dir si volesse.


SPOILER (click to view)
Bene, scusate il ritardo; ho fatto avvicinare alla scena anche Hoggar, tanto per gettare altra carne sul fuoco.
Un solo appunto: ricordatevi che, in game, i vostri PG non capiscono l'orchesco a meno che non vi siano motivazioni di background tali da giustificarne la comprensione.
 
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J|mmy
view post Posted on 28/5/2011, 00:27




Valzer al crepuscolo
«Ritorno alla vita»

Furtiva mano di un fantasma occulto
fra le pieghe del buio e del torpore
mi scuote, e io mi sveglio, ma nel cuore
notturno non trovo gesto o volto.

Un antico terrore, che insepolto
porto nel petto, come da un trono
scende sopra di me senza perdono,
mi fa suo servo senza cenno o insulto.

~

E sento la mia vita di repente
legata con un filo di Incosciente
a ignota mano diretta nell’ignoto.

Sento che niente sono, se non l’ombra
di un volto imperscrutabile nell’ombra:
e per assenza esisto, come il vuoto.


• • •

image

Luce e buio. Piacere e sofferenza. Tristezza e felicità.
Come un vaso di pandora che poco a poco andava scoperchiandosi, rivelando ciò che di più orrendo poteva racchiudere in sé, sarcofago di malvagità e grottesche verità; allo stesso modo quell’infimo anfratto di mondo si squarciò avanti a lei, risucchiandola e catapultandola in una dimensione non sua né di nessun’altro.
Era sola, sola e nel vuoto eterno.
L’aria era leggera e marcia, talmente tersa e pregna dell’odore del sangue da suggellare in lei la consapevolezza che qualcosa di ben più feroce e oscuro si rintanava tra le ossa, sgomitando, dimenandosi tra le interiora, affogando nei suoi viscidi umori senza mai abbandonare quella sudicia realtà – se di realtà poteva dirsi.

Accostò la mano al petto, premette vigorosa uno sterno che non mancò certo di scricchiolare: nessun suono, nessun sospiro, nessuna pulsazione.
Era… morta?
“Finalmente” pensò “libera”, mentre il suo sguardo affondava nelle tenebre confuso e stordito, vacillante e convulso, alla ricerca dell’unico spiraglio di luce in quel loculo di morte e sangue: ora che era libera, ora che era davvero sola.
Si mosse, camminò rapida, allineò distrattamente i passi caracollanti, fino a scoprirsi a correre, e correre, e correre, e correre. Le piante nude palpavano ripetutamente sul selciato gelido e sabbioso, come se sotto i piedi pile e pile di ossa si maciullassero ad ogni impatto, sempre più rumorosamente, sempre più.
Ma la luce era ancora lontana, troppo poco perché potesse svanire tra le rughe della notte, abbastanza da scivolare nell’irraggiungibile meta di una vita.
Poi un sibilo, un sussurro poc’oltre le scapole, un fruscio celato solo dalla pesantezza del silenzio e delle ombre.

«Non avrai creduto che fosse così semplice. Vero, Cerbero?»
Gli occhi si spalancarono improvvisi, brancolando concitati e invano nel fitto vuoto avanti a loro, sforzandosi di discernere colui che con tanta audacia aveva osato rivolgersi a lei con un nome oltremodo blasfemo. Quel nome.
«Non mi sfuggirai.»
Sentì la pelle iniziare a incrinarsi, dilaniarsi lentamente, lacerarsi, mentre fredde labbra smorte l’accarezzavano centimetro dopo centimetro, dolcemente grottesche e vogliose del suo corpo, soffocandola in un oceano di lamenti mozzati e gemiti soppressi.
Soffriva. Come mai, ora più che mai.
«Sei mia.»
Soffriva, eppure taceva, quasi ogni suono soccombesse per mano d’una terrificante potenza, una palizzata di solida roccia che neppure la più violenta delle fiere sapeva oramai diroccare.
Era rinchiusa, sigillata in se stessa, imprigionata nella sua fragile mente.
M a… e r a… v i v a.

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Fremente? No.
Ansiosa, forse? Nemmeno.
Rekla avanzava silente e placida per il terreno umido, i muscoli danzavano gentili nel vessante accompagnamento di tamburi e cori funebri, cadenzato di grevi e rauche ugole orchesche, quasi qualcuno avesse predetto il suo arrivo, scrutato l’imperscrutabile, scremato l’intoccabile.
Lei era lì: camminava come tutti, respirava come altri, si muoveva come pochi; ma la sua mente era altrove, il suo cuore pulsava lento e distante, come fosse il perenne latrato di un’angosciata bestia in cattività.
Eppure era lì. Ciondolava le braccia esanimi lungo i fianchi, donava le palpebre assenti alla pietà del vento e ostentava le carni ceree all’ingiuria dei goblinoidi - creature dall’indole selvaggia, fin troppo.
Come in un irreversibile stato di estasi, il suo corpo incedeva cauto per una delle lunghe vie che trafiggevano l’accampamento dell’esercito di Guumsh, nuda e con nient’altro indosso che cicatrici e glifi, incisioni e sfregi: incavi catramati annodati a se stessi nel vano tentativo di formare parole, frasi, simboli di lingue dimenticate. Il corpo tutto ne era ricoperto, mentre il volto pallido e ferito moriva impunito tra ciocche sporche e nere, lisce e lunghe da ricoprirne il petto.
Né viva… né morta: questa la sua punizione.


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SPOILER (click to view)
Si, so d'aver detto di non partecipare alla free, ma i programmi sono leggermente cambiati.
Vi informo che vedete Rekla aggirarsi per l'accampamento - proprio accanto a voi - completamente nuda, in trance ed interamente ricoperta in corpo di "tatuaggi" (in realtà, parole scritte in lingue diverse e misteriose).
Non credo sia necessario aggiungere altro, se non che la prima parte di post non è reale. A voi. ^^
 
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view post Posted on 2/6/2011, 14:15
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Esempio
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Come tutta la cerchia di presenti che si era formata attorno alle due figure, anche Hohenheim ascoltò in silenzio la risposta di Vraashnak, che si destreggiava nel discorso da abile diplomatico quale stava dando dimostrazione di essere. E dalle sue parole sembrava palese che -in passato- avesse già avuto a che fare con il Leviatano. Per fortuna la paura del Lanciere che il ragazzo potesse convincere i fedeli servitori di Gruumsh a non fornire il proprio appoggio a re Ray, si era infine rivelata infondata. Ed anche meglio per lui, perché altrimenti si sarebbe ritrovato a combatterlo: se l'Asgradel non fosse entrato in possesso del Monarca Invincibile -e, ancor peggio, quest'ultimo fosse stato sconfitto od ucciso in battaglia- la guerra civile per la lotta al potere sarebbe scoppiata per tutto il mondo umano. E lui era stato inviato da suo padre, nel cuore dell'impero del Toryu, proprio per evitare che questo accadesse.

Una mano enorme scostò un lembo della tenda più grossa ed ornata di tutto l'accampamento -il ragazzo suppose che, probabilmente, apparteneva a chi comandava tra gli orchi- e, dopo pochi istanti, fece la sua comparsa uno dei Sette, Mastro Hoggar, coperto dai suoi vestiti orientali dalle tinte sgargianti ed un turbante turchese. Al principe di Briggs non gli ci volle molto per riconoscerlo: dalla corporatura al vestiario, dalla barba folta e rossa alle dita mutilate, tutto di lui si ricollegava alle storie e leggende udite in passato -e, dopo gli avvenimenti di Porto Oscuro, anche nel recente presente- e si ritrovò a provare una sorta di profondo timore: si vocifera che nei territori del Sud le madri, al posto di usare il classico Uomo Nero per spaventare i figli, dicano loro "Fate i bravi o vi viene a prendere Hoggar". Distolse istintivamente lo sguardo, incapace di sostenere -in caso ve ne fosse l'occasione- un confronto con quegli occhi, gli occhi di un demone sanguinario.

Fu forse per quella sua debolezza, la paura che il Bastardo del Titano suscitava nei presenti, che Hohenheim venne invece attirato da una figura ben più minuta ed esile, dal passo lento e cadenzato, con le braccia ciondolanti ed uno sguardo spento. Era una donna, ricoperta da quelli che a distanza sembravano tatuaggi e cicatrici, sporca e pallida; mentre le si avvicinava, il Campione del Re provò una profonda pena nei suoi confronti, cercando di immaginare quali possibili tormenti ed incubi avesse dovuto sopportare e subire per ridursi in quello stato di "fantasma", più morta che viva. In guerra non vi era mai stato spazio per la pietà, per soccorrere ogni persona bisognosa di aiuto, ma al biondo del Nord si strinse il cuore al pensiero che -al posto di quella fanciulla- in futuro vi si sarebbe potuta trovare sua sorella. Così facendo, giunto a pochi metri di distanza, cercò di modulare la propria voce nel tono più gentile e calmo possibile, onde evitare di spaventarla ulteriormente; sebbene in realtà fosse lei ad emanare un'aura non troppo dissimile a quella del Guitto.

Meine dame, per una ragazza non è saggio girare in un accampamento.
Specie nelle sue condizioni. Mi permetta dunque di aiutarla.

Non vedendo particolari reazioni di negazione in lei, si convinse di poter procedere senza ulteriori indugi: estratta da sotto l'armatura la catenella in acciaio che teneva legata al collo, slacciò il ciondolo per così liberare la piccola fiala di Heilung, il cui liquido -denso e striato- brillava di azzurro ed argento. Se non avesse rifiutato quell'offerta, avrebbe avvicinato delicatamente la boccetta alle labbra di lei per aiutarla a bere e, poi, avrebbe chiuso gli occhi per concentrarsi e portato la mano destra a pochi centimetri dal petto di lei, per dare il via al processo di guarigione.

CITAZIONE
Nulla di particolare da dire. Riporto quanto necessario.

Energie residue: 100%-17%=83%

Heilung [Oggetto]
Sotto la stirpe dei Van Halen si raccolgono i migliori guerrieri, legislatori, filosofi e -soprattutto- studiosi. E proprio a quest'ultimo gruppo il Casato ha sempre guardato con un occhio di riguardo, assegnando aree e risorse più che sufficienti per una ricerca continua e soddisfacente in ogni campo dello scibile. Ci son voluti cinquanta anni di studi, più innumerevoli esperimenti -non sempre positivi, anzi- e immani finanziamenti economici, per ottenere l'Heilung, ma questo -ora- è vanto indiscusso della famiglia, che ne fa un simbolo di potere tanto quanto la Frau Licht. Ciò che si è raggiunto con così tanti sforzi, insomma, è una pozione dalle proprietà straordinarie, tanto da avvicinarsi ai mitici elisir di lunga vita su cui molti alchimisti vi si sono dedicati per l'intera loro esistenza.
Bevendo quindi il liquido "magico" ci si sentirà leggermente rinvigoriti: la propria riserva energetica, infatti, verrà in questo modo riempita del 10%.

⁂ Flüs [Attiva]
Come effetto secondario alternativo, sempre spendendo un consumo pari ad Alto, a Hohenheim basta poggiare una mano sul proprio petto per far sì che sopra di sé venga generato un cono di luce luminoso che, dopo qualche secondo e la completa immobilità, guarirà un totale di ferite pari a Medio, lasciando quindi intatte quelle più gravi o gli arti mancanti. A differenza del potere precedente, questo non è appositamente calibrato sul suo codice genetico, quindi -se la pozione sarà bevuta da qualcun'altro- il ragazzo potrà, sempre poggiando una mano sul petto di questo, amplificarne le capacità a discapito della propria energia vitale. Dopo l'uso infatti -indipendentemente che venga utilizzato su se stesso od altri- si sentirà leggermente affaticato per lo sforzo.

 
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Bastard de la Nuit
view post Posted on 6/6/2011, 09:42




E la morte disattende le mie aspettative. Ancora una volta.
Le mie azioni, le mie domande non provocano alcuna reazione violenta nello sciamano.
Tanto che per un momento chiedo a me stesso: Orchi - quanto li conosciamo in realtà?
Spersi tra le ombre delle culle della nostra infanzia, i genitori o le balie con il volto rischiarato da tremule fiamme di candela ci raccontano degli Orchi cattivi che rapiscono i bambini per mangiarli.
Cresciamo, e i veterani nelle caserme dove ci addestriamo raccontano fanfaronate sul loro respingere da soli orde di mostri assetati di sangue che altro non sanno fare che razziare villaggi e uccidere innocenti.
Viviamo con un'immagine così stereotipata di questo popolo che non ci poniamo mai il dubbio che le cose stiano veramente così come le abbiamo conosciute - e conosciute per sentito dire, non certo per esperienza diretta.
La consapevolezza di parlare con un nobile esponente di un'altra civiltà lontana, certo, ma sempre civiltà scioglie la tensione delle mie membra in un sospiro impercettibile: solo ora mi accorgo che ho trattenuto il fiato per interminabili istanti.

E lo sciamano grida verso i servi rovinati nella polvere e nel sangue, e mi risponde, e mi interroga a sua volta.
Imperscrutabile la sua espressione dietro la maschera, indecifrabile lo stato d'animo dietro il rauco gorgoglìo della sua voce. Estraneo come me alla lingua di questo continente, eppure tanto colto da apprezzarne le sfumature.
Seguiamo, non serviamo. Così dice, e da questa scelta lessicale capisco che in loro vi è molto più in comune con me di quanto non sospettassi.
Gruumsh stesso ha indicato loro questa via. Così afferma, e la parola di un Dio è abbastanza forte da chiudere ogni possibilità di obiezione.
Eppure... conosco il Dio dei cadaveri e delle memorie rubate tanto meglio di loro,
perché per due volte ho già ceduto ai suoi raggiri.
Quando alta nel cielo di Porto Oscuro lo vidi far sua la luce dispensatrice di miracoli,
quando sotto la volta diroccata di Santa Madre Nuova assistetti al suo trascendere.
Tale Dio conserva ancora cuore e mente umane, e umanissimo desiderio di conquista.
E' questo che lo differenzia dal Dio degli Orchi in cui non credo,
e come può un Dio indicare un'imitazione come faro da seguire?


« E dimmi, menslike: perché tu invece lo servi? »

La domanda mi riscuote dalla meditazione in cui mi ero addentrato senza volerlo.
Mi prende per le spalle e mi scuote come un colpo di maglio. Mai come ora capisco quel vecchio detto per cui ferisce più la parola della spada.
Non devo abbassare, lo sguardo, no! Viltà sarebbe, ammissione di una colpa di cui non mi sono macchiato!
Fisso le fessure oblunghe della maschera dietro cui indovino occhi beffardi, e nella mia mente si delinea la risposta, l'unica che possa riscattare la mia immagine davanti allo sciamano: la verità.

Servirlo... Un tempo era così come dici, ma ormai ho pagato il mio debito.
Sono un uomo libero, adesso.


Come può essere combattuta la menzogna, se non con una verità di portata uguale e contraria? Ogni parola mi dona il coraggio per pronunciare la successiva, perché sento che forse posso essere compreso. Perché, come me, chi ho di fronte non si sente suddito, ma tutt'al più alleato.

Io ero lì. Io l'ho visto ascendere alla soglia della divinità percorrendo un sentiero lastricato di ambizione e cadaveri.

Un'ombra che mi sovrasta. Intravedo un turbante piumato e una barba fulva, e per un momento non riesco a pensare se non al
"Toc-Toc, stronzi!!!"
che era risuonato feroce nelle piane del Meridione, dando inizio all'assalto della roccaforte dei Martell. Recupero il filo dei miei pensieri, proseguo.

E ora che è abbastanza potente da controllare anche il qui presente Mastro Hoggar e i Sette del Sud - porto una mano al petto e chino leggermente il capo verso il Camerata - ora che può privare chi ha voluto servirlo della dignità e di ogni ragione di vivere... - addito la scena pietosa della donna e di colui che sta cercando di prestarle soccorso -
...non ritenete che possa avervi anche fatto travisare la volontà del vostro Dio?

Taccio. Ho messo tutta la mia convinzione nelle mie parole, ho espresso ciò che verità e logica mi suggerivano. Se in qualcosa ho fallito, che Gruumsh o qualche altro Dio possano avere pietà della mia anima.



Continuo la discussione coinvolgendo anche Hog. Purtroppo non riesco a dedicare altrettanta attenzione a Rekla e Hohenheim, ma questo è dovuto più alla piega presa dagli eventi che ad altro. L'ultima frase pronunciata da Kreisler, quella sottolineata, è da considerarsi come avente gli effetti della pergamena Non sono stato io! del ladro (influenza psionica a consumo Basso), tecnica che ho interpretato gdr-on come l'estrema convinzione che Kreisler mette nel suo discorso, sapendo che le sue osservazioni prendono le mosse dalla semplice verità, in opposizione alle bugie di Ray.
 
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Andre_03
view post Posted on 8/6/2011, 21:41




Digrignò i denti tanto che stridettero, dietro alla patina dorata.
Le mani serrate in pugni che avrebbero potuto frantumare quel minuscolo uomo in un colpo soltanto; e la mente già proiettata a cercare l'incantesimo più adatto per mantenere in vita l'animo, mentre il corpicino fragile del ragazzo pativa le pene dell'inferno. Nominare Gruumush nel bel mezzo del warfield! E mettendo in dubbio la sua integrità, violata per mezzo di un uomo che Egli stesso aveva eletto a suo portavoce! Un simile affronto avrebbe dovuto essere lavato con molto sangue.

« Bada bene a come parli, moccioso! »

Il tuono scosse le membra di Vraashnak con un brivido.
Si volse giusto in tempo per vedere il Bastardo del Titano farsi avanti, spostando a spallate i tanti orchi che lì attorno si erano radunati per curiosità. I passi di quell'uomo erano misurati, ma rapidi. Fu addosso al bamboccio in un battibaleno ed il Consigliere non poté - o non volle - impedire quanto accadde. Se fosse stato il Camerata, a macchiarsi di omicidio tra le tende del campo, non sarebbe stato un grande problema.

« I Bravi non si fanno controllare. » afferrò il volto del giovane tra le dita della mancina
« Quella cagna di tua madre si sarà pure lasciata controllare, mentre qualche pezzente la fotteva per strada, con lei che gemeva e gridava. »
Gli risultò palesemente facile sollevare il suo interlocutore, alzandolo in modo tale da guardarlo negli occhi.
« Credo che le piacesse. »

Erano così vicini che i denti marci del Gigante si mostravano al coraggioso in tutta la loro opacità.
E l'odore fetido, misto ad oli da bagno pregiati. E lo sguardo omicida ma divertito.

« Vuoi fare la stessa fine? »
indicò con il capo agli orchi che stavano cominciando a raggiungere la donna nuda che vagava per il campo
« Oppure preferisci crepare qui, ora, con un coltello nelle budella? »

Fulminea la dritta aveva estratto uno dei pugnali che l'uomo del Sud portava sotto all'abito sgargiante.
L'arma sarebbe finita nel petto del ragazzo, tra gli « Ammazzalo! Ammazzalo! » del Giullare poco distante e le risate del Grigio, che si godeva la scena da posizione privilegiata - senza dimenticarsi della bellezza straniata che avrebbe, presto o tardi, avuto sotto mano.
Poi accadde l'inaspettato.
La mano del Ramingo era ferma, salda a stringere il polso di quell'Hoggar - giustamente - tanto temuto da molti.

« No. » perentorio, secco.

Vraashnak prese la situazione per le briglie e la direzionò là dove sarebbe servita.
Non gli era sfuggito il trucco tentato dal ragazzo, né la reazione dei suoi fratelli lì riuniti. Leggeva nei loro occhi un serpeggiante dubbio, commisto a paura e rabbia e stupore. Confidavano in quelli come lui perché li guidassero attraverso le ombre dell'inganno, del disonore, della menzogna. Il Consigliere - questo era - non avrebbe permesso loro di vacillare appena prima di una grande battaglia.

« Prima lascia che gli risponda. »
con quelle poche parole aveva quietato e divertito il Guitto, lo poteva scrutare nel suo sguardo;
tanto bastò per proseguire e sfidare il giovane arrogante: « Tu avanzi gravi accuse, menslike. »
« Non sai di cosa parli, mi pare evidente. »

Allentò la presa sull'avambraccio del Guitto.

« Gruumush vede tutto, e tutto sa. »
la fede, prima di tutto
« Col suo Occhio Egli scruta il mondo e ci indica quale battaglia combattere; quale guerra sia degna del suo nome. »

Fu lieto che i suoi occhi fossero protetti da un velo. Sarebbe stato arduo scrutarci attraverso e notarvi l'incertezza.
Sapeva, aveva calcolato quell'eventualità. Ma non poteva - né avrebbe mai voluto - mostrare insicurezze e debolezze ai propri compagni.
Era suo compito mantenere salda la fede in tutti i credenti.

« Nessuno lo potrebbe mai ingannare. Nessuno ci potrebbe mai ingannare. »
ghignò, prima di lasciare il polso di "Tre-Dita"
« Perché la sua vendetta sarebbe tremenda. »


Scusate il ritardo, sono in piena sessione di esami e non ho tanto tempo - né voglia - di stare a scrivere.
Brevemente, il post è un piccolo tentativo di smuovere la scena e, al tempo stesso, evitare gravi danni ai vostri personaggi. Hoggar non utilizza tecniche (ma afferra Kreisler autoconclusivamente), né ha effetto su di lui la Pergamena - passiva di resistenza psionica - "Non sono stato io!". Quindi non si rende conto di essere stato vittima di un inganno, ma il Ramingo sì: la sua replica è dovuta infatti alla necessità di rassicurare i suoi fratelli vittime della manipolazione psionica. Come accennato nel testo, Shagwell e Bronn assistono alla scena.

Mi permetto di fare due appunti. Il primo è per Bastard: la citazione "Toc, toc stronzi!" è molto gradita, ma non ricordo di aver mai scritto che Hoggar in quel preciso momento stesse urlando. Anzi, la frase era stata coperta dal rombo dei cancelli di Porto Oscuro che venivano divelti. Quindi occhio ai dettagli, eh.
Il secondo appunto è fondamentale per il buon esito di questa giocata e di tante altre che (spero) seguiranno, in futuro, su Asgradel. Quando vi inserite in una scena ben delineata e con dei PnG coinvolti, siate ben consci che ogni vostra azione porterà ad una reazione degli altri giocatori, in coerenza coi personaggi da loro utilizzati. Come ho accennato ad alcuni di voi via MP, siete certamente liberi di fare quanto ritenete opportuno. Ma essendo consapevoli delle conseguenze.
Perciò, Jimmy (ma vale per tutti), fammi il sacrosanto favore di evitare le cazzate. Io capisco l'interpretazione, capisco la necessità narrativa di portare avanti un percorso di background preciso, capisco la volontà di "fare scena". Ma inserire Rekla nuda in un accampamento di orchi e coi Guitti lì intorno, mi sembra una vera e propria incoscienza. Non ho scritto una seconda scena di stupro (conclusa in omicidio) soltanto per non calcare troppo la mano su un personaggio già devastato dagli eventi trascorsi, e per evitare di cadere nel ripetitivo/offensivo. Ma al prossimo giro se non fai in modo che questa situazione rientri nel tollerabile sarò costretto - per non snaturare PnG e ambientazione - a fare qualcosa.
Ricordatevi che, scena free o meno (pure importante, nel caso presente del Valzer), i PnG hanno da regolamento sempre facoltà di uccidere.

EDIT: il primo che mi manda un MP si becca un avvertimento. Esistono svariati topic per chiarimenti, dubbi e domande. Usate quelli.

EDIT2: le violenze - per ora solo verbali - di Hoggar non sono ovviamente rivolte al giocatore, ma al personaggio. Casomai vi fosse bisogno di specificarlo. XD
 
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J|mmy
view post Posted on 9/6/2011, 14:28




Valzer al crepuscolo

Quando la pioggia ricopre una preghiera...

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Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio
sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni,
e versa abbracciando l'intero giro dell'orizzonte
una luce diurna più triste della notte;

quando la terra è trasformata in umida prigione,
dove come un pipistrello la Speranza
batte contro i muri con la sua timida ala
picchiando la testa sui soffitti marcescenti;

quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce,
imita le sbarre di un grande carcere
ed un popolo muto di infami ragni
tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,

~

improvvisamente delle campane sbattono con furia
e lanciano verso il cielo un urlo orrendo,
simili a spiriti vaganti senza patria
che si mettono a gemere ostinati,

e lunghi trasporti funebri senza tamburi, senza bande
sfilano lentamente nella mia anima vinta.
La Speranza piange e l'atroce angoscia dispotica
pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.

• • •

L’inferno.
V’è chi narra leggende su di esso,
v’è chi teme il suo tetro avvenire sugl’uomini,
v’è chi persino sussulta di timore alla morte dei propri cari per il solo pensare di raggiungere un luogo tanto sozzo e lugubre, una pattumiera d’anime della peggior fattispecie, un intruglio imperfetto di sorti divise eppure paradossalmente unite dall’unico insignificante dettaglio: la morte.
Ma queste non sono che folli superstizioni, null’altro di diverso da ciò che realmente paiono: dicerie, stupide, vaneggianti e futilmente allarmanti dicerie.
No, l’inferno è assai diverso, poiché non solo l’animo di chi fu malvagio trascorre per le sue infide lande arroventate. Tutti, tutti prima o poi ne intravedono i cancelli, ne carezzano le falde iridescenti.
Per Rekla, dunque, la cosa non azzardò a mutare.
La donna non fu niente meno che anticipata, uno specchio di fulgida conoscenza atta a donarle qualcosa che persino il malvagio Cerbero osava ripudiare con ogni fibra.
Alla Nera Signora fu data la facoltà di spiare il futuro, una beffarda ventura che sapeva avvinghiarla fin dal primo istante, ma di cui ebbe l’ennesima cruda conferma solo allora, solo in quell’abissale spelonca d’ossa.
Credete ancora che l’inferno sia tanto lontano?

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Il corpo macero e derelitto della giovane peregrinava inquieto per gli stretti cunicoli della fossa, le cui spigolose pareti parevano graffiarla fastidiosamente ad ogni acciacco l’attanagliasse, ad ogni volta facesse loro affidamento.
Tutto, in quel luogo tanto deturpato dalla perversione, sembrava essere stigmate di dolore per lei, e più incedeva su quell’interminabile tragitto più i suoi passi divenivano ancor più grevi, sempre più, fino a desiderare d’essere fatti di piombo purché sembrassero più leggeri.
Il petto ansimava nervosamente, le iridi balzavano da destra a manca quasi convulsamente, come a cercare la strada per qualcosa cui la Nera ambiva giungere con tutta se stessa, un appiglio forse.
E così accadde, invero.
Rekla si spinse sull’ennesimo, ripido spuntone di roccia aspra, stringendone la cima per poi tirare vigorosamente. Allineò l’altro braccio su di una seconda più piccola prominenza, mentre sentiva le energie fluirle fiacche dal ventre sfregiato.
Continuò ancora, e ancora, e ancora, e ancora.
Poi, quando tersi cumuli di gelida nebbia ammantarono il suolo impedendone la vista, qualcosa iniziò a strattonarla: una mano, sgusciò scheletrica dalla roccia, agguantò la stoffa pregna di sangue delle vesti e vi si avvinghiò con foga.
In breve furono cinque, dieci, venti, trenta, quaranta.
Rekla grugnì di rabbia, digrignò i denti mozzando ogni lamento, ogni sussulto, imprecò su di esse più e più volte.
Ma nulla cambiò; piuttosto, la loro forza crebbe inverosimilmente, mentre la vita scivolava inerme e il fiato le fuggiva frenetico ad alternanza, quasi ostinando un’inquietante marcia dalle larghe e cadenzate falcate.

tactac
Le falangi si dimenarono, affannando vorticose nel vuoto, prima di rigettarsi vertiginosamente nello strapiombo.
Cadde, cadde senza alternativa, precipitò come fosse un lurido sacco di letame e sterco, un turbinio di carni divelte, rese oscene dalla bieca costrizione che l’aveva avuta a sé… a n c o r a.

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Pioveva, su tutto, su d’ogni cosa.
Pioveva, e il campo pareva sfumare all’acido tocco di un tepore lontano, quasi dimenticato.
Pioveva, e il corpo tutto della Nera Signora si bagnava lento e placido, moderando un respiro altrimenti affannato e convulso.
Lo scroscio sbocciò dapprima sommesso, per poi crescere attimo su attimo come il meticoloso incedere di una carrozza sul selciato, sino a giganteggiare infine minaccioso sui catini delle tende orchesche, che l'esercito di Gruumsh s’era assai premurato di montare e parare alla battaglia, la peggiore di sempre, una di quelle che nessuno avrebbe più dimenticato.
Ma la vera battaglia, tuttavia, era viva e pulsante dentro di sé.

«Sei debole, hai bisogno di potere.»
«Meine dame, per una ragazza non è saggio girare in un accampamento.»
La voce limpida e calda di un uomo irruppe delicatamente da uno dei fianchi, conquistando paradossalmente la sua attenzione per qualche futile istante di turgida agonia.

«Io ti aiuterò a trovarlo.»
«Mi permetta dunque di aiutarla.»
Le ricordava lui, le ricordava chi l’aveva abbandonata, chi le era stato strappato: premuroso, gentile eppure sicuro e forte.
Ma non era il Maestro, no.
Lui era morto.

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Mosse lentamente il braccio destro, lasciò che le dita marchiate volteggiassero nel vuoto.
Gravide scaglie di cristallo iniziarono dunque a fluttuare scomposte nell’aria circostante, come se - sopite nei secoli - si risvegliassero solo adesso e sfrecciassero da un luogo remoto, tanto, troppo remoto.
La sinistra scattò di dorso a breve distanza dal volto, dove il braccio attento dell’umano era avanzato altruista e, forse, eccessivamente ambizioso.
La fiala venne scansata violentemente, mentre la Constantine si concretizzava incombente e piantava nel terriccio fradicio a metà fra i due.

«Yardıma ihtiyacım yok.»
Non ho bisogno di aiuto.
Sussurrò, accostandosi a una tenda apparentemente vuota e rovistandovi all’interno giusto qualche secondo. Poco dopo, ne uscì una lunga stola castana con un grosso cappuccio alla sommità: dalle notevoli dimensioni di questa, dedusse la scarsa modestia della stazza del proprietario, ma poco importava ora.
Doveva coprirsi, doveva celarsi tra la massa e svanire in essa prima che rischiasse di fare una strage.
Doveva farlo subito: era la parte ancora sana di lei a sentirlo.

«Nu mai sunt fragile acum.»
Non sono più fragile oramai.
Aggiunse riafferrando la piccola e osservando il vuoto avanti a lei, quasi parlasse con l’umano, eppure ne ignorasse la presenza; quasi faticasse a tornare in sé, eppure si crogiolasse in quel colossale andirivieni di confuse memorie e atroce disperazione.
Non era più padrona di se stessa.
Non era più padrona di nulla.


Dunque, Rekla rifiuta l'aiuto di Hohen ed evoca Constantine per minacciarlo - ma non aggredirlo.
Dopodiché rovista in una tenda vicina e ivi afferra una lunga cappa - certamente appartenente a un orco - per coprirsi interamente.
Per Hohen: per il momento ho voluto concentrarmi sulla notra scena. Le piccole frasi sottostanti servono a comprendere ciò che dice, ma giovano più ai lettori che al tuo pg, dal momento che teoricamente - a meno di una qualche personale motivazione - non dovrebbe capirne le lingue (si, sono due distinte per ogni frase).
Detto ciò, cito l'unica tecnica usata:

CITAZIONE
Formula prima|Ineluttabilità dell forma: per le sue particolari caratteristiche, è palese che Abraxas non possa essere solamente un corpo fisico: la lama è un sigillo, energia pura concretizzatasi e consolidatasi nella forma di un'arma, rinchiudendo lo spirito di Constantine al suo interno in modo che esso sia non solo rinchiuso all'interno del brando, ma che lui sia invero parte del brando stesso; del suo filo, dell'elsa, dell'acciaio, dell'osso e delle bende che ne ricoprono l'impugnatura. Essa è dunque ben più di una mera accozzaglia di leghe lavorate e, in quanto tale, la sua esistenza non è legata al mero corpo fisico. Spendendo un consumo Nullo, il portatore potrà infatti frangerla in mille schegge invisibili che si disperderanno per l'aere, prima di ricomporsi improvvisamente nella mano del caster stesso. Così egli potrà recuperare il brando se lontano da lui, se ne è stato disarmato, o ricostruirlo nel caso in cui fosse andato distrutto dai colpi di un bruto; questo, purché la Nera Signora sia in grado di vederlo o l'abbia portato con sé nel corso delle sue avventure: questa capacità non può essere infatti utilizzata per richiamare la lama nel caso in cui essa non sia già nelle sue vicinanze.

Evito di riportare il resto dello schema, dal momento che a mio avviso non è necessario. Qualora servisse lo aggiungo, però.
Spero il tutto sia di vostro gradimento, e di non aver offeso/ostacolato/messo in difficoltà nessuno, stavolta.
A voi.^^
 
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22 replies since 12/4/2011, 09:25   1581 views
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