Immobile, con gli abiti lerci. La corsa l’aveva provato, ora ansimava pesantemente guardando il suo nemico. Un drone, una squallida macchina priva di qualsiasi sentimento, un artifizio partorito da una mente diabolica, un essere programmato con l’unico scopo di raggiungere il proprio obbiettivo. Gli avevano sguinzagliato contro qualcosa di terribile. Nessun sentimento Nessuna speranza.
Lottare, era l’unica via perseguibile.
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Era riuscito a divincolarsi dalle grinfie degli orchi, era riuscito a scappare da quella prigione di fango e crudeltà. Correndo più veloce di qualunque altra creatura composta di carne ed ossa, percorse un metro dopo l’altro divorando la distanza che lo separava dalla libertà. Il vento gli carezzava il volto, asciugava le poche lacrime che leggere, abbandonavano i due malinconici occhi. Mandò giù un amara bile, sapeva di rammarico. La morte del bambino, quella cruenta scena gli tornava costantemente alla mente, non l’abbandonava neppure per un attimo. Silenziosamente, si malediceva per la sua impotenza, per la sua remissiva ed immediata fuga. Pensava, sapeva. In cuor suo avrebbe voluto almeno tentare di fare qualcosa, di strappare una giovane vita ad un destino così avido, ma nulla. Riuscì solo ad assistere al fatto nella sua debole impotenza. Liberatosi, riuscì soltanto a correre, andando contro ogni suo principio ed intenzione. Se solo ne fosse stato in grado, li avrebbe sterminati uno ad uno, avrebbe tolto per sempre quel cancro da Asgradel e con esso, avrebbe quantomeno vendicato chi come lui – o peggio – aveva sopportato il medesimo dolore.
. S t U m M m . Clang. Clang.
Pareva una meteora argentata, la sua carcassa metallica brillava alla luce del primo sole. Le nubi si erano dissolte, mostrando la fredda creatura in tutta la sua magnificenza. Alta, grossa. Imponente. Sorvolando Shogai e superandolo in velocità gli atterrò davanti, costringendo il ragazzo ad arrestare la sua fuga e ponendolo davanti all’inevitabile. La comunità di schiavisti non aveva alcuna intenzione di perdere una preda pregiata, un membro del clan Goryo. Mostrarono tutto il loro interesse liberando una forza paragonabile a pochi.
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In piedi, madido di sudore. Il giovane ed il mostro si trovavano nel mezzo di una radura, spoglia di verde e ricca di polverose rocce. Le nubi che asserragliavano Xuaraya per gran parte dell’anno erano adesso un raro ricordo. La luce del sole bucava la loro ultima e flebile resistenza, illuminando preda e predatore come due protagonisti di un grande teatro. Due attori, uno di fronte all’altro. Il loro spettacolo, stava per avere inizio. Il nero giubbino del giovane svolazzava, percosso da una leggera e rigenerante brezza. Osservava il drone, detestava la sua inespressività. La fredda macchina non possedeva un vero e proprio volto, niente che potesse lasciar immaginare emozioni o intenzioni. Se ne stava semplicemente immobile, quattro spanne più alto della sua preda e pronto e catturarla.
“Non posso perdere altro tempo. Potrebbero arrivarne altri.”
Pensò. Accigliato scrutava il complesso meccanico, tentava di scorgere un eventuale breccia, di scoprire un punto debole. Ma non vedeva altro che bianco metallo lucente. Non vedeva nemmeno armi di sorta, non immaginava minimamente a cosa stava andando incontro.
« UOOOOOOOH!! » Urlò a pieni polmoni, scattando in avanti a pugni serrati. Il suo urlo era il suo vanto, la sua carica. Un grido talmente potente che avrebbe scosso il più forte dei suoi nemici, come aveva sempre fatto, del resto. Caricando il gomito all’indietro si apprestava a colpire una vittima destabilizzata, ma nel menare il colpo riuscì soltanto a ferire l’aria, mancando un bersaglio che rapidamente, aveva evitato il suo primo tentativo di offesa. Sgranò gli occhi, rimase allibito. Cosa era successo? Per la prima volta la sua voce era stata ignorata, il suo timbro disperso nell’etere come una goccia di pioggia nel mare. Il robot osservava il ragazzo dall’alto, il suo sguardo freddo gelò i bollenti spiriti di Kiten. Rapido, molto più rapido di qualsiasi essere umano.
« ARRGH!! » Un violento calcio lo colpì al costato, buttandolo a terra in una fitta di dolore. Digrignava i denti, per la prima volta da tanto, provava paura.
. SBAM !
Un altro calcio, ancora più potente questa volta. “Qui ci lascio le penne” Pensava agitato. Stava ricevendo colpi su colpi e la cosa oltre ad impensierirlo, non gli andava giù. Non era mai stato un tipo remissivo e non aveva alcuna intenzione di perire li, in quella terra dimenticata da tutti e per giunta, per mano di un oggetto privo di anima. Colpì il terreno con un pugno, facendo leva su di esso per tirarsi su. Con forzata calma si tolse il giubbino, lasciandolo morire sul terreno umido. Mostrava un fisico possente, più gonfio del solito. « Recita pure le tue ultime preghiere, sempre che tu ne sia capace. » e dopo quelle parole svanì nel nulla, lasciando la scena priva della sua presenza. Fu soltanto un mero istante, ma il drone parve accusare il trucco. La differenza tra l’uomo e la macchina era lampante, nessuna di esse sarebbe mai stata in grado di rivaleggiare con il proprio creatore. Insensibile, incapace in alcun modo di pensare. Come da programma si affidava alla vista, era il primo parametro di riferimento. Non riuscendo a scrutare niente attivò il radar, affidandosi di conseguenza all’udito ed intuendo solo alla fine la posizione della sua preda. Si voltò, tentò di guardarsi alle spalle ma sfortunatamente per lui era troppo tardi.
. CATLANG !
Con un balzo si alzo il tanto che bastava per raggiungere la testa del drone, e con un violento pugno avvolto da un aura cremisi scaraventò quest’ultimo diversi metri lontano, ammaccandone la carcassa in un clangore. « E uno! » Il suo volto mutò, un sorriso, un ghigno. Sentiva il pugno vibrare, scosso dal colpo appena vibrato. Era una sensazione unica, una godimento assoluto per ogni vero guerriero che si rispetti.
« kkkk. KKKKK. »
Il robot si rialzò dalla polvere e dal fango, puntando rapidamente il palmo verso Shogai esplose tre piccoli raggi di luce azzurra, tutti in rapida successione. Il primo andò a segno, colpendo la spalla sinistra del ragazzo. Gli altri invece furono intercettati da due piccoli scudi di sangue nero, elemento maledetto che spesso da solo, si erge a difesa del suo padrone, salvandolo da morte certa e proteggendolo con la stessa cura di una madre che protegge il proprio figlio. Pur essendo in campo aperto, sentiva le sue spalle poggiate ad un muro. Iniziava ad avere il fiatone, a differenza delle macchine la sua energia era limitata, gli sforzi del suo corpo per quanto vantaggiosi, chiedevano un caro prezzo in un duello del genere. Nonostante il violento colpo subito, il silenzioso costrutto si mise nuovamente in piedi e, minaccioso più che mai, sembrava voler porre fine alla caccia. La fredda armatura si illuminò di una luce calda, giallastra. Di seguito le fattezze del drone mutarono.
« Merda... »
La luce si intensificò talmente tanto che riuscì ad oscurare l’astro d’Apollo, gli occhi del giovane vennero abbagliati, seppelliti. Oltremodo infastidito fu costretto a coprirsi il volto con il braccio e solo dopo qualche istante, poté vedere il risultato di quella luminescente situazione. Il drone non c’era più, non nelle stesse sembianze. Le sue fattezze mutarono, ma non le sue caratteristiche. Grigio metallo componeva il suo corpo, una nuova struttura che lo rassomigliava ad un lupo. Le fauci serrate mostravano diverse fila di denti bluastri, uno più aguzzo dell’altro.
“Questo non si ferma. O lo distruggo ora o finisco veramente male.”
Sgranchì le braccia con un colpo di frusta, la sua determinazione era a mille. Il mostro aveva assunto una forma votata alla completa offensiva, era l’ultimo atto, l’ultimo respiro. Faccia a faccia si sfidavano in una parziale situazione di stallo, uno mordeva minacciosamente l’aria e l’altro colpiva i pugni l’un con l’altro. Se in tutta quella situazione vi fosse mai stato un buon momento per attaccare, di certo era quello.
. F l A s H .
Il drone scattò in avanti sollevando terra, pietre e polvere dietro di se, coprendo diversi metri in un istante. Shogai nel frattempo compose un lento movimento che portava entrambe le mani sulla sua fronte. Lento, troppo lento. L’avrebbe squarciato, dilaniato, ucciso. Se solo non ci fossero state quelle oscure catene d’ombra a trattenere la fame della bestia, questa avrebbe trascinato la carcassa di Kiten da suoi padroni.
« IAAAAAAH!!!!!!!!!! » Con un movimento ora rapido, scagliò un fascio di luce cristallina generato dalle mani, il raggiò divorò l’esigua distanza che lo separava dalla macchina ed ingoiò quest’ultima completamente. Fu un attimo, l’ultimo. Il fiato si fece più grave e pesante, le forse esigue, insufficienti. S’accasciò sulle sue ginocchia, marcando il terreno con due profondi solchi. La vista s’annebbiò e le spalle, come la testa, sembravano più leggere. La spossatezza era tanta che a fatica teneva gli occhi aperti, mandava giù quanto più fiato poteva ma sembrava non essere mai abbastanza. Era molto stanco, tanto che avrebbe volentieri dormito li, con tutto il suo cuore.
Fortunatamente però, riuscì a mantenere un minimo di lucidità. Perché si era impegnato così tanto? Perché aveva sfruttato ogni sua risorsa per terminare il duello così in fretta? La risposta era chiara, inequivocabile. Doveva scappare, allontanarsi il più possibile da li, prima che altri cacciatori giungessero alle sue calcagna. In un momento di debolezza, sentì un illusorio alito di morte soffiare sul suo collo. Sbatté le palpebre un paio di volte, poi con un grande sforzo si rimise in piedi. Dimenticò il suo giubbotto, cominciò a mettere un passo davanti l’altro. Trascinandosi in una corsa abbozzata, s’allontanò da quell’inferno di bestie.
Voto: 6 Buona l'idea di ricollegare tutta la scena a quanto avvenuto in precedenza nel contest. Rilevo però quello che anche tu hai fatto notare nello specchietto: si avverte che non "senti" il pg. La sua introspezione appare abbastanza fredda e distante, come se realmente non riuscisse ad appartenerti. Non si può valutare per il nemico, in quanto drone privo di emozioni, ma di certo posso dirlo per quanto riguarda il personaggio. Inoltre è estremamente essenziale, non ti soffermi a farlo vivere o a dargli profondità, come se effettivamente ti sentissi abbastanza distaccato rispetto a lui. Solo nella parte iniziale riesci a far valere la frustrazione del personaggio, mentre proseguendo appare sempre meno sentito.
Movenze & Descrizioni
Voto: 6.5 Buone le descrizioni e stile narrativo corretto. Non fai errori grammaticali o nei tempi verbali, ciò che narri è sempre chiaro e non ci sono fraintendimenti. Anche qui come sopra, però, noto una certa freddezza e quasi disinteresse nell'azione. Non riesci a coinvolgere del tutto il lettore e a calarlo all'interno della scena. Lo stesso ambiente è descritto abbastanza approssimativamente, così come il nemico che ti trovi davanti. Le movenze sono pulite, forse anche troppo, tanto da mancare quell'effetto di zoom o qualsasi altro accorgimento che porterebbe a focalizzare l'attenzione su un particolare gesto o ancora a dilatare lo spazio temporale di un colpo così da portarlo in primo piano e creare tensione.
Abilità & Lealtà
Voto: 7 Combattimento leale, anche contando che affronti un nemico di un livello inferiore rispetto al tuo. Non commetti errori significativi e riesci in parte a rapportarti all'ambiente che ti circonda. Usi le tue tecniche con linearità e doti di abilità il nemico stesso. Interessante è la combinazione dei tuoi attacchi, sebbene manchi ancora l'elemento di originalità che renderebbe il voto in questo campo eccellente. Tutto sommato però nulla di negativo da notificare.
Conclusione Voto Finale (media non matematica): 6.5 Gold: 250
Uno scontro buono, curato, ma ci si rende conto che il pg ti sta un po' stretto e non riesci più a immedesimarti o sfruttarne appieno tutte le potenzialità. Ciò non intacca il tuo stile, ma rende tutto il testo abbastanza freddo e distaccato alla lettura, come già ti ho fatto notare.