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Valzer al crepuscolo ~ Communio

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Lenny.
view post Posted on 17/8/2011, 12:55




Valzer al Crepuscolo ~ Communio





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Un albero morto, carico di frutti morti.

Unica sagoma riconoscibile, sola fonte di luce color cenere al centro della collina calva. Lo scheletro di una quercia disseccata, pochi residui mummificati di frutti come pendoli deformi dai suoi rami spogli. Attorno, una spoglia terra fatta di ombre, gelo, sofferenza. Di paura?
Strano. L'uomo nudo dinanzi all'albero morto non aveva mai temuto le ombre.
Cosa ti è successo?
Viktor si portò la mano alla fronte. Il movimento gli causò dolore. Troppo debole, il suo corpo, oltremodo infiacchito dalla mollezza di una inerzia prolungata.
Cercava di ricordare. Nomi, volti, eventi. Un patetico saltimbanco di nome Kuro, un soldatino di ferro di nome Tristan, una lasciva puttana di nome Rekla. Anche pensare causava dolore. La promessa del Re che non perde Mai, il sogno del suo esercito, del suo regno. E poi...e poi?
Un tribunale?
Ipotizzabile.
Un giudice?
Probabile.
Una sentenza?
Possibile.
Una sentenza di morte?
A partire da lì i ricordi si facevano più vaghi, più sfocati. Quel terribile dolore alla testa che lo aveva assalito all'interno dell'aula. Una fitta sofferenza che lo aveva atterrito, costringendolo a subire chissà quale sorta di oltraggio. Ridotto ad un vecchio inerme.
Finendo per essere proiettato in quel mondo di ombre.
Al cospetto di un albero morto. Carico di frutti morti.
« Sono.. » Sussurrò, vagando nella tenebra. Perso chissà dove il mantello, smarrite chissà quando le brache, sottratto da chissà chi il bastone da passeggio. Vecchio e indurito, disarmato avvelenato dall'infamia, nudo dilaniato dal furore. Vivo? O forse « ..morto? » La voce gli si incrinò. Esitazione? Timore? Paura?

« La morte è solo uno stato della mente. »


Un'altra voce, a riecheggiare nella tenebra. Una voce stranamente familiare.
Viktor vorticò su se stesso.
Dietro di te!

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L'albero morto carico di frutti morti era scomparso.
Al suo posto, incarnazione della medesima tenebra che lo attorniava, si levò da terra un uomo avvolto in mantello colore della notte. Il mantello venne scostato, rivelando due piccoli bulbi sanguigni come occhi, un cappello a tesa larga piumato di nero, naso a becco, baffi e pizzetto come rovi spinosi. E un semplice bastone da passeggio.
Viktor lo riconobbe all'istante. Quei lineamenti duri erano suoi, quell'abbigliamento era suo, quell'aurea mortifera che lo circondava era sua.
« Come la vita. »
Quell'uomo era lui.

Viktor irrigidì la schiena. Forse voleva farlo, o forse accadde e basta.
L'altro Viktor dominava la collina calva fatta di ombre, incombeva su tutto. Non lo aveva visto, né sentito arrivare. L'altro Viktor scaturiva dal nulla.
Per un lungo momento, tra i due dominò nient'altro che il mormorio del vento. Freddo che gelava nelle vecchie, stanche ossa del Beccaio. Freddo che non toccava minimamente l'altro.
« Chi..» Viktor cercò di mantenere il timbro della voce più duro possibile. « ..cosa sei tu? »
Avvertì una sensazione di déjà vu. Si costrinse a rilasciare i tendini della gola. Gli occhi dell'altro erano nei suoi. I suoi occhi erano nei suoi.

Il sorriso dell'altro si allargò. « Io sono molte cose. »
Il Beccaio si limitò ad inarcare un sopracciglio. « Risposta alquanto ambigua, la tua. »
Stasi.
« Davvero non hai la risposta, Beccaio? » la voce dell'altro divenne metallica. Fece un gesto ampio con le braccia, da esperto teatrante. « L'ambiguità per un uomo è memento per un altro uomo. »

Quella sensazione di déjà vu.
Immagini turbinarono nella mente di Viktor.
Tempi, spazi diversi, mortalmente diversi. Il tempo della guerra eterna, il loco della terra tedesca.
Medesimo dolore, medesimo risucchio nella valle di ombre. Medesimo albero morto carico di frutti morti. E medesimo colloquio.
I tuoi poteri.
Per poi essere rigurgitato in un mondo diverso. Oltre, molto oltre l'umano. Un potere ineguagliabile, e poi l'Asgradel, il Goryo, il Re che non perde mai. Frammenti di ricordi che tornano alla mente.
Lui ti ha donato i tuoi poteri?
La chiave di volta.
L'uomo in nero che abita la terra nera.
Il demone!

L'altro sorrise. Di nuovo. Occhi come uncini beffardi.
« Rammenti, adesso? » Puntellò il bastone al suolo. gli occhi si strinsero, riducendosi a due feritoie che scrutavano, studiavano ogni reazione del Beccaio. « Abbiamo suggellato un patto, Viktor Eusebius Wenzel von Falkenberg, ex Oberkommandierende del Sacro Romano Impero, Duca di Friedland, Principe del Meclemburgo. »
Senza neanche capacitarsene, Viktor arretrò dinanzi a se stesso.
«Ti ho portato oltre, molto oltre il patetico involucro della carne umana. Dalla terra tedesca al Bianco Maniero, nel nome della ricerca di un potere maggiore, del Primo di tutti i poteri. »
Porzioni di memoria tornavano alla luce.
Frammenti di una verità ancora troppo imbrigliata nei meandri del delirio, del dolore, del vuoto.
« E poi ti sei fatto imbrogliare da un re che affoga nei suoi deliri di onnipotenza. » Inedia, nella voce del demone. Scosse il capo, in un gesto stanco e rassegnato. Un padrone deluso dal comportamento del suo fanciullo. « Fallendo, hai rischiato di compromettere quella ricerca. »
« La ricerca.. » Dolore esplose nella mente. Ricordi che tornavano alla luce. « Quale..quale ricerca..? »
Un silenzio come pietra, da parte del demone.
« Una nuova forma di potere, in grado di sconfiggere la dissoluzione di ogni altro dominio. »
Viktor non arretrò.
Non di fronte a questo.
Frasi già ascoltate, in un tempo e in un luogo mortalmente diversi, mortalmente lontani.
Già accettate?
Nella tenebra, il volto del demone divenne indistinguibile anche per i suoi occhi.
« Una nuova concezione di fede, in grado di schiacciare l'illusione di ogni altro Dio. »
L'ECUMENE DEL POTERE!
Tutto era sempre stato chiaro, sin dall'inizio, sin dal primo passo mosso sulla Fat Whore, sin dal richiamo del Re che non perde mai. Viktor sapeva bene di cosa il demone stesse parlando. Prima ancora che quel maledetto nome fosse sbraitato.

« L' ASGRADEL! »



« Chi sei..» Il Beccaio sentiva la gola riarsa. « DIMMI CHI SEI! »
Il demone aprì il pugno, posò la mano sinistra sulla sua spalla. Un gesto rilassato, quasi consolatorio.
Viktor voleva strapparsi a quel contatto.
« Sono la risposta ai tuoi disperati richiami, Viktor. Io sono l'entità nera che nutri nelle rovine della tua coscienza. Io sono la tenebra che assedia l'ultimo abisso dei tuoi incubi. »
Voce calma, pacata. Ai limiti del tedio.
« Io.. » Viktor provò a biascicare qualcosa. Uscì fuori un gorgoglio distorto, balbettante. « ..non ho incubi. »
« Non mentire. Non a me, meno che mai a te stesso. »
Viktor voleva fuggire dalla presa del demone.
« Non dimenticarlo una seconda volta.. »
Non riuscì a scappare da nessuna parte.
Era intrappolato da quella grottesca ghigna sbavante.
« ..Io sono te. »

Tutto chiaro. Estremamente chiaro.
Il tribunale, la sentenza, la morte.
Viktor l'aveva richiamato. L'altro aveva risposto.
Accettalo!
« No! » »
Viktor arretrò.
Accettalo!
« Tu farnetichi! »
Si contorse.
Accettalo!

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« Tu sei folle! »


Tentò di fuggire.
La stretta sulla spalla divenne una morsa. Il demone portò la destra a serrarsi attorno al suo collo. Strinse con forza, sino a mozzargli il fiato. Nessuna reazione: Viktor era una bambola disarticolata priva di energie. Venne sollevato da terra con semplicità inspiegabile.
« E tu hai volutola mia oscura forza, tu hai già accettato la mia seducente follia. Perché dentro di te senti, sai che è la tua forza, la tua follia. »
Il volto del demone si avvicinò al suo. Viktor riconobbe da vicino i suoi stessi lineamenti grotteschi, avvertì persino il suo stesso alito fetido.
« E resterà sempre nostro. Fino all'ultima strage, fino all'ultimo anatema, fino all'ultima promessa. »
Il demone premette le proprie labbra contro le sue. Un bacio folgorante come un'illuminazione diabolica, raggelante come la pietra di un sepolcro.

Il demone si staccò. I suoi occhi scavarono negli occhi di Viktor.
« Tu prenderai l'Asgradel, Beccaio. Senza più fallire. Lo farai per me. »
La presa al collo fu rilasciata. Viktor si lasciò cadere al suolo, crollando sui ginocchi. La fronte imperlata di sudore, il fiato mozzo, il cuore martellante. Non riusciva, non voleva alzare lo sguardo verso se stesso.
« Per noi. »

Infine, tutto divenne luce.

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Viktor aprì gli occhi.
Il vento sibilava di pioggia, odorava di tempesta.
Non ha importanza.
Il falso Dio si ergeva al centro del paesaggio come un colosso immane.
Niente ha più importanza.
La nuova forma di Ray troneggiava come il despota del più alto dei cieli. O il tiranno del più profondo degli abissi.
Non sul lastrico dell'inferno.
Un brivido sin troppo umano gli attraversò la spina dorsale.
Presto l'Asgradel sarà mio. Mio!
Molte, troppe cose erano accadute, durante il delirio. Ma adesso era tornato in sé. Finalmente.
..nostro?

Come prima cosa si passò il dorso della mano sulle labbra.
Le trovò fessurate come le suture di un teschio.
Aride come una manciata di cenere.


Piccola scena riservata a Viktor, come preludio al prossimo turno. Previo consenso di Ray. Si può chiudere.
 
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