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I Misteri di Cagliostro: Le Viscere dell'Ombra, [Campagna] "I Misteri di Cagliostro", Side Event

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Worldgorger
view post Posted on 30/8/2011, 03:53





SIDE EVENT
LE VISCERE DELL'OMBRA

Parte I

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Asgradel: Mondo Umano (Da qualche parte, non lontano da Babilonia)
18 jul. 1358 (ora del vespro) - point of view: strange, verel, easley

« Vi giuro che non ne avevo idea! »
Le ultimissime parole famose. Il rosso della ceralacca del sigillo sporcava le mani callose del vecchio. Mani di chi ha lavorato tutta una vita, le mani di un contadino o di un minatore, in così aperto contrasto con gli occhi da far venire il dubbio che quegli occhi -i suoi occhi che brillavano d'intelligenza e non di furbesca ladroneria- non gli appartenessero davvero.
« Sul mio onore, non ne avevo idea! » continuò a giurare, agitando il plico che teneva in mano, ripetendolo agli altri per ripeterlo a sé stesso, come un artista insicuro che abbia sempre bisogno di consensi. Da lontano, da un angolo qualsiasi della taverna, si sentì risuonare una voce:
« Piantala, Ismael: non sai nemmeno come si scrive, l'onore! »
Come dire che la voce della coscienza è sempre dietro l'angolo.

Il vecchio sembrò diventare inquieto per qualche istante, prese ad agitarsi sullo sgabello che ne reggeva le venerande terga, quasi si fosse improvvisamente ricoperto per intero di un numero increscioso di spine pronte a ridurgli il deretano ad un puntaspilli.
I suo occhi guizzarono dall'uno all'altro membro di quella piccola compagnia che si era trovato ad importunare, uno strano terzetto.
« Ve lo ripeto: un paio di giorni fa arriva un tizio strano, qui alla taverna. Probabilmente un forestiero, l'accento non è roba che abbia mai sentito da queste parti -ma nemmeno nel Sud. »
Interruppe brevemente il suo racconto -ancora agli esordi- per alcuni istanti, il tempo necessario per fare cenno alla popputa ostessa di portargli qualcosa da bere, che a pagare avrebbero pensato quei tre amici seduti al tavolo con lui.
« Insomma, a farla breve, questo arriva, e inizia a gridare che vuole bere. La latteria » ed a questa denominazione, come a chiarificare il punto, accennò con il capo all'ostessa che arrivava armata di una bottiglia di vino rosso ed un bicchiere, « gli dà di che dissetarsi, poi quello prende per mano una puttana e se la porta di sopra. »

Sollevò il sopracciglio destro, mentre riceveva il vino ed il bicchiere, restituendo alla giovane e prominente matrona un sorriso giallastro e bucherellato. Prima di continuare, si riempì il bicchiere, troncando una generosa sorsata. Atteggiò quindi il viso ad una smorfia di disgusto.
« Aceto » mormorò, « ma è il meglio che si possa ottenere da queste parti, senza sgozzare qualcuno. Scusate l'interruzione » intercalò, giustapponendo una nuova bevuta, « ma alla mia età il gargarozzo si secca in fretta, e a non bagnarsi l'ugola si rischia di rimanere muti. »
« Volesse il cielo, Ismael: volesse il cielo! »
Il solito anonimo avventore.

« Sgrunt. »
Il vecchio, rivelando così di essere alquanto permaloso, si agitò nuovamente sulla sedia.
« Questo tizio, dicevo, sale su e va a divertirsi, gloria a Dio, bene e pax. Ma mentre sale le scale gli cade di tasca questa » e per sottolineare l'importanza dell'avvenimento, sventolò ulteriormente la missiva, distribuendo pezzetti di ceralacca su tutto il tavolaccio mezzo marcito che li ospitava.
« Io l'ho presa e me la sono messa in tasca. Non passa mezz'ora che il tizio torna giù, inizia a far casino per la lettera, provoca uno straniero di passaggio e questo l'accoppa. A quel punto io ho aperto la lettera: sembra importante, parla di un tesoro nascosto a Sud, in una specie di grotta. »

Si fermò nuovamente, scoccando un rapido sguardo ad un energumeno -che ad occhio e croce doveva andare tranquillamente oltre la tonnellata- che si stava avvicinando.
« Io sono troppo vecchio » concluse in fretta « per queste cose, quindi ho deciso di vendere la lettera con le indicazioni. Sono solo trecento pezzi da otto.
E questo è quanto.
»
« No Ismael, questo non è quanto » intervenne l'energumeno, poggiando il proprio boccale di ferro sul tavolo, e prendendo uno sgabello da quello vicino, sedendosi accanto al vecchio. Subito dopo, si sentì un rumore violento, roboante come un tuono.
« Che diavolo è successo?! » gridò l'ostessa, arrivando di corsa.
« Nulla, che doveva succedere? Ho ruttato. »
Poi, visto che quella, shockata, non accennava a schiodare, le fece cenno d'avvicinarsi:
« Latteria, fammi il favore: strizzami un po' di latte qui dentro. »
La donna voltò le spalle, visibilmente offesa, e si allontanò.

« Insomma, Klymt, vuoi finirla di interrompermi? »
« Certo vecchio, ma dovresti dire ai signori la verità sull'accaduto. Per esempio, che ieri sera sono arrivati due amichetti di quello che si è fatto accoppare, e cercavano quella lettera. »
Anche l'energumeno si prese una pausa, per un nuovo -e se possibile più poderoso- rutto.
« A chi la consegnava, promettevano dieci pezzi da otto. Cinque a chi ne dava notizie. Morte certa a chi sapeva qualcosa e non parlava. »
« Allora vedi che ho ragione io, brutta testa di legno mal piallata? E' roba che scotta! »
Poi, rivolgendosi al terzetto, con occhi che brillavano:
« Un vero tesoro! »

Ovviamente, l'unico tesoro che potesse interessare al vecchio Ismael, nemmeno a dirlo, si trovava sul fondo della bottiglia di rosso che si stava scolando. E sul fondo di tutte quelle che si sarebbe scolato con i trecento pezzi da otto che ormai sentiva già tintinnare nelle sue tasche e fra le sproporzionate mammelle dell'ostessa.
« Allora, vi interessa? »

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Asgradel: Akerat (Xuaraya :: La Cripta del Visconte d'Ombra)
21 jul. 1358 (ora nona) - point of view: strange, verel, easley

da Michel du Grammont, Ammiraglio della flotta dei Quattro Flagelli
a Laurens de Graaff, Flagello dell'Ovest, secondo in comando,

Salve!
Insieme ai Capitani Adrieszoon e Van Hoorn, flotta in numero ristretto, con al seguito Nemo Aristotele de Focault, Secondo Consigliere del Conte di Cagliostro, abbiamo varcato il Portale del Multiverso, diretti ad Asgradel. Vi do queste informazioni perché, come voi sapete, da anni sono alla ricerca del Tesoro del Primo Flagello. Ho motivo di credere che non tutti i nostri spostamenti siano sicuri, ho dunque lasciato svariate false piste dietro di me, onde non far giungere notizia della reale posizione del Tesoro, che io da solo sono riuscito a rintracciare. Esso si trova in una grotta, nel sud del continente, nella regione chiamata Xuaraya. Vi prego di voler considerare questa mia come un ordine, con il quale vi intimo di tenere d'occhio la suddetta grotta fino al mio arrivo, di qui a qualche giorno.
Vi porgo i miei saluti, e spero di trovarvi in salute.

Michel du Grammont


Questo era il testo del primo foglio della lettera. Il secondo, invece, recava le indicazioni precise ed inequivocabili per raggiungere quella grotta -che in realtà della grotta non aveva nulla, come potevano ben vedere i tre, una volta raggiunto quello che veniva indicato come l'ingresso.
Due giorni e mezzo di viaggio, per quell'insolita compagnia, si erano rapidamente trasformati in una gara a chi avesse avvistato prima quella che doveva essere l'entrata per un piccolo inferno con alla fine un paradiso da dividere in tre. Oltre il crinale della bassa catena montuosa che tagliava a metà la parte sud di Xuaraya, tra pietre tanto appuntite e taglienti da poter rappresentare un serio pericolo per la sopravvivenza umana, bisognava seguire il torrente che scorreva costeggiando la piccola vallata, superando le rapide e arrivando a quella che du Grammont definiva una 'piccola ed amena vallata', e che invece altro non era se non una vera e propria depressione. In altre parole, bisognava cercare un angolo di steppa in mezzo ad una palude.

Proprio al centro della depressione, si ergeva una montagnola solitaria, insolitamente sproporzionata: troppo stretta ed allungata la cima, troppo alta, per una base così piccola, per quanto apparentemente solida. Particolare che i tre non mancarono di notare, fu certamente che nel raggio di almeno un centinaio di metri, le erbacce e la torba cessavano di spuntare selvaggiamente, rilasciando un ampio spazio circolare completamente arido intorno alla montagnola. Se avessero provato ad assaggiare la terra, l'avrebbero trovato non solo secca e salatissima, ma con un vago retrogusto amarognolo, quasi qualcuno si fosse divertito a concimarla con del cianuro.
Non c'era traccia di essere umani nel raggio di chilometri, e perfino gli animali sembravano evitare accuratamente quel mucchietto di rocce sperduto nel nulla.

I tre si trovavano precisamente a metà strada tra il punto in cui l'erba cessava di crescere e la stretta fenditura nella roccia che nella missiva veniva indicata come l'entrata -principale ed unica- alla grotta, e quindi anche ai suoi segreti.
Di certo, della loro sorte non si stava preoccupando Michel du Grammont, convinto che la lettera fosse arrivata al mittente, né tanto meno il buon vecchio Ismael, troppo occupato a tracannare vino aspro.
Ma in fondo era meglio così: la ricerca di un tesoro va fatta senza troppi testimoni, e soprattutto
molto lontano dai riflettori.



Note del Quest MasterAllora, signori e signorina, benvenuti alla prima quest del Side-Event della Campagna. Vi preannuncio che non sarà una cosa facile, ma spero di riuscire -insieme al mio collega, mr. Salsina- a renderla divertente sia per voi che giocate che per me. Sarebbe opportuno -non obbligatorio, ma potrebbe tornarvi utile- se voi teneste d'occhio le altre giocate che riguardano la Campagna (delle quali farò uno specchietto riassunto a breve, in un topic a parte).
Vi invito inoltre a non prendere sottogamba nessuno dei post che io e Maionese faremo d'ora in avanti, perché ognuno di essi potrebbe essere importante per la vostra incolumità, e potrebbe nascondere sorprese, suggerimenti o indizi. Giocando, ricordavi del Rasoio di Ockham -ma senza esagerare.

Passando alle indicazioni meno generiche, è presto detto: nel prologo ho volutamente saltato tutta la parte più noiosa, catapultandovi direttamente di fronte all'entrata della Cripta. Nel vostro post di 'presentazione' potrete spiegare come e perché vi trovavate in quella taverna, se eravate arrivati in gruppo o separati, perché avete accettato di comprare la mappa, e cose di questo genere. Insomma, riguardo ai motivi di bg dei vostri personaggi, avete carta bianca: in fondo, nessuno può conoscerli meglio di voi. Non vi è comunque permesso modificare in alcun modo Klymt o Ismael, né una virgola dei loro comportamenti. Per il resto, siete davanti alla Cripta, a circa 50 metri, e riuscite a scorgere la fenditura nella roccia viva che dovrebbe fungere da accesso, ma vi sembra avere dimensioni eccessivamente ridotte. Ad occhio e croce, nemmeno il più minuto di voi riuscirebbe ad entrare in quel bugigattolo.

Il limite per postare è segnato per le ore 23:00 di giorno 4. Se avete bisogno di proroghe, chiedetele via mp, penserò io a notificarle nel bando. Fate i bravi ragazzi. In caso di ritardo senza previa richiesta di proroga -che vi ricordo, è di 3 giorni- il vostro pg perderà un arto e/o pezzo del corpo a totale discrezione dei QM, secondo la loro poliedrica inventiva. Esauriti i salamelecchi, non mi resta altro che augurarvi buon divertimento.
 
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Verel
view post Posted on 30/8/2011, 17:33




Nei pressi di una delle regioni di Babilonia, al tramonto.
in riferimento a "Bardo di polvere"
Dopo la sua breve visita a Gerico, Verel ha un nuovo obbiettivo, ma non la strada per raggiungerlo. Combattuto tra il desiderio di vendetta e quello di pace, il giovane si trova a vagabondare per il mondo umano cercando un uomo di cui non sa nulla. Con lo sguardo rivolto verso il sole che cala, Verel si ferma ad una locanda, senza sapere che è solo l'inizio dell'ennesimo viaggio.


" Ma davvero... ? "
Nel palmo aperto di Verel, la scaglia di cera rossa sembrava brillare. Una lama di rubino che lo incuriosiva parecchio, così come il maldestro buzzurro che ne sventolava la fonte.
Pochi minuti prima, il ragazzo era entrato in quella locanda più o meno sperduta per trovare una notte di riposo e poi ripartire. Aveva occhi stanchi, scavati da un dubbio che non lasciava spazio a qualsiasi decisione. Un equilibrio tra odio cieco ed inetta ragione.
Eppure, non aveva fatto altro che pensarci per tutto il tempo:
L'assassino di Amelia l'avrebbe pagata
e questo è quanto.

" Vi giuro che non ne avevo idea! "
Riportò la sua attenzione verso Ismael. Non poté fare a meno di chiedersi quanto quell'uomo fosse stupido, a sbandierare una missiva che aveva quasi sicuramente rubato. L'aveva trovato festante, con una bottiglia nella destra e la carta nella sinistra. Gli si era avvicinato in modo discreto, chiedendo il motivo di tanto baccano. Quando quello gli rispose che era per via di un tesoro la sua curiosità si risvegliò. Si sedette al tavolo e fece la sua domanda.
" Sul mio onore, non ne avevo idea! " In tutta risposta, dall'altro capo del locale una voce possente si fece sentire: " Piantala, Ismael: non sai nemmeno come si scrive, l'onore! "
Fu in quel momento che il tavolo su cui era seduto Verel si affollò. Due uomini, uno dopo l'altro, si sedettero affianco al giovane, che con finta noncuranza continuava a far passare il frammento di cera purpureo tra le dita, attento a non sbriciolarlo. Eppure, non poté mascherare lo sguardo quasi terrificato che rivolse al primo dei due: portava grandi occhiali tondi e tra i capelli grigiastri faceva capolino una possente vite... che gli attraversava da parte a parte il cranio. Se anche Ismael si sorprese, non lo diede di certo a vedere. Probabilmente l'alcol gli aveva annebbiato il cervello, ed il suo terribile e pungente alito era solo una riprova di ciò.
Ad ogni modo, Verel cercò di non essere troppo distratto dalle nuove comparse -per quanto strambe- e continuò a sentire il buzzurro.
Ascoltò attentamente la storia, sempre più interessato. Quando seppe della morte del tizio strano non poté fare a meno di provare il dispiacere che, al contrario, Ismael sicuramente non si era portato sulla coscienza. L'essere responsabile di una morte sembrava essere scivolato sul corpo del contadino proprio come le condanne ai politici.
Steso il velo pietoso sull'accaduto, Verel ascoltò l'ultima domanda di Ismael:

" Allora, vi interessa? "
Sulla veridicità dei fatti il ragazzo aveva pochi dubbi. Ma su quanto effettivamente quella missione potesse diventare pericolosa ne aveva a dozzine. No, sarebbe stato sicuramente pericoloso. Quel tesoro sembrava valere parecchio, abbastanza da uccidere chi ne sapesse qualcosa. Ma cos'era, questo tesoro? Un artefatto o la classica montagna di monete?
Eppure, Verel accettò l'offerta. Forse d'istinto, forse perché cercava di scappare da un'altra missione che lo avrebbe segnato ben più profondamente di qualche pezzo d'oro.
Consegnò quasi tutti i suoi averi, trecento pezzi da otto era il prezzo. Un'enormità di soldi guadagnati con disonestà ed un po di fortuna. Ma Verel volle liberarsi subito di Ismael e della sua avidità. Presa la lettera, la aprì e ne analizzò il contenuto.

Si schiarì la voce, quindi lesse in modo che solo i presenti a quel tavolo riuscissero a sentire le sue parole:

" Insieme ai Capitani Adrieszoon e Van Hoorn, flotta in numero ristretto, con al seguito Nemo Aristotele de Focault, Secondo Consigliere del Conte di Cagliostro, abbiamo varcato il Portale del Multiverso, diretti ad Asgradel. Vi do queste informazioni perché, come voi sapete, da anni sono alla ricerca del Tesoro del Primo Flagello. Ho motivo di credere che non tutti i nostri spostamenti siano sicuri, ho dunque lasciato svariate false piste dietro di me, onde non far giungere notizia della reale posizione del Tesoro, che io da solo sono riuscito a rintracciare. Esso si trova in una grotta, nel sud del continente, nella regione chiamata Xuaraya. Vi prego di voler considerare questa mia come un ordine, con il quale vi intimo di tenere d'occhio la suddetta grotta fino al mio arrivo, di qui a qualche giorno.
Vi porgo i miei saluti, e spero di trovarvi in salute.
Firmato... Michel du Grammont.
"

Finito il testo, si abbandonò sulla sedia, quasi stravaccato. Portale del Multiverso? Conte di Cagliostro? Non aveva mai sentito almeno la metà dei nomi citati, ma la lettera conteneva le indicazioni, e tanto bastava. Eppure qualcosa lo spaventava. Da solo, non ci sarebbe mai riuscito.
Non con qualche riserva, Verel decise di prendere gli altri due con sé.
Chinò il capo, sconfitto, e fece la sua proposta:

dgrayman342398

" Sembra essere una spedizione molto pericolosa. Altri vogliono questo tesoro, e sono tanti, forti e preparati. Vorrei che voi due veniste con me.
Uniamo le forze e spartiamoci il ricavato.
"
Seguì una piccolo silenzio, quindi le due risposte affermative.
Verel si sbrigò a chiarire
" E se ci riusciamo, mi dovete parte dei soldi che questa lettera mi è costata. "
Del resto non voleva essere gabbato da un contadinello.

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Amelia, io... no, no. Madre. Io non ti ho mai conosciuta. Del tuo viso ricordo soltanto uno spettro opaco e morente, la cui bellezza è scivolata via, lasciando spazio al pallore della morte. Dei tuoi occhi, della tua voce non c'è più traccia, ormai. Ma vorrei tanto capire. Vorrei tanto capire per cosa, o chi, hai lasciato questo mondo? E mentre dentro di me cresce il sospetto che tu ti sia arresa volontariamente alla tua malattia, guardo ad una nuova impresa. Come al solito, ho già trovato due avventurieri come me, uno più strano dell'altro. Strange ed Easley si chiamano. Viaggiamo ormai da un paio di giorni, ed in questo momento ti scrivo dal mio diario, con l'infantile speranza che tu possa leggere dall'alto del paradiso in cui ti trovi.
Ma sono solo sciocchezze. Rabbeith mi ha detto tutto ciò che sa di te, custodirò la sua testimonianza. Eppure, sento che manca qualcosa. Una volta finita questa caccia al tesoro, troverò le mie risposte da solo. Te lo prometto.


Verel trasse un profondo sospiro nel chiudere il suo diario. Sentiva che il suo pensiero di stava perdendo nel rancore, vedeva le sue mani che tremavano, scosse dalla paura di una storia che forse non sarebbe mai stato pronto a sentire. Si maledì, per la sua ingenuità. Quella notte non voleva chiudere occhio, voleva impegnarsi e ragionare, ragionare, ragionare, e non sprecare tempo nel silenzio del sonno. Continuò a guardare il paesaggio tetro dello Xuraya, l'enorme palude. Avevano varcato da poco il confine geografico della regione, ma si erano completamente immersi nel nuovo territorio, che sembrava li avesse inghiottiti in una dimensione di sudiciume ed umidità. Ancora poche ore di viaggio e sarebbero arrivati. Ancora poche ore...
...e chiuse gli occhi, soccombendo ad un sonno al quale non riuscì a resistere oltre.

E quelle ore passarono.
Ad attenderli, soltanto uno strano fenomeno naturale, per quella regione.
Una discreta depressione, ed al suo centro, una montagnola dall'aspetto allampanato, bislungo, fin troppo strano.

" Una trappola? "
Probabilmente anche gli altri avevano pensato la medesima cosa. Perché una stranezza simile a pochi metri dall'entrata vera e propria? Che, tra le altre cose, era fin troppo stretta. Andava abbattuta. E bingo, boom, forse quella montagnola sarebbe esplosa. Verel trovava il tutto così strano da pensare che fosse soltanto una sua paranoia. Però, decise di correre il rischio.

" Avrò bisogno del vostro aiuto per buttare giù quella. "
indicava la fenditura nella roccia viva. Spinto da una insolita decisione, Verel estrasse Narada dalla sua cuccia di cuoio e si voltò verso l'obbiettivo. Di fianco a lui c'era Easley, sicuramente anche lui pronto all'azione.

cagliostro1
il futuro è sconosciuto per gli incerti

Furono attimi. Passata la mano sul freddo metallo, Narada si rivestì di un alone puro, di una bianchezza incontaminata. Incontaminata come Verel sperava fosse la sua determinazione. Sperava di non essere stato consumato da pensieri di vendetta, sperava di essere in grado di ricevere qualsiasi ferita, nel corpo o nell'anima.
Sperava di non aver fatto il primo passo falso in quella spedizione.
Rilasciò il potere: menando un fendente a vuoto, la luce attorno alla spada si tramutò in una mezzaluna che si fiondò, supersonica, verso la parete della grotta del tesoro.


Energia: 89% Slot tecnica utilizzati: 1/2
Condizioni: Ottimali
ReC: 225 AeV: 125 PeRf: 250 PeRm: 250 CaeM: 175

Abilità Passive
● Cuore di carta: le pagine ingiallite, usurate e stropicciate del quaderno sono il suo cuore, l'inchiostro che le attraversa è il suo sangue e le emozioni che racconta sono la sua anima. Si potrebbe dire che un libro non sia troppo diverso da un sentimento, quasi un'incarnazione di emozioni. Verel ha scritto tutto ciò che si sentiva in cuore sul diario, che ora è diventato il suo tesoro ma anche il suo specchio, dove poter osservare quanto si è cambiati e cosa si è diventati. Ma è anche una lente per guardare gli altri. Fintanto che Verel possiede il diario, sarà in grado di percepire le emozioni di chi gli sta intorno, scalfendo la superficie degli animi altrui, verso il loro cuore di carta.
Abilità Passive
● Per i timorosi è sconosciuto: a volte è necessario essere temerari, forse spavaldi. A volte c'è bisogno di sputare in faccia alle avversità, per quanto spaventose possano essere. Semplicemente passando la mano sopra l'incisione della spada, Verel ne innescherà i poteri offensivi: la lama si tingerà di un colore candido e attorno ad essa si formerà un lieve torpore luminoso, segno che è stata attivata correttamente. Da questo momento in poi, spendendo un consumo di energie basso, Verel potrà donare alla spada un potere offensivo della stessa intensità per il prossimo attacco. Spendendo medio invece, l'energia immagazzinata si libererà in una mezzaluna luminosa che viaggerà verso il nemico a grande velocità. (Dominio Incantaspade) {Consumo: Medio}
Riassunto azioni: La schifezza di post. Davvero, non sono affatto soddisfatto, ma ora come ora, viste le necessità degli altri, e vista la mia ispirazione, non riesco a fare di meglio. E si, sono conscio che attaccando la parete sicuramente salteremo in aria, e anche Verel ha il sospetto, ma lo vuole scoprire provando. Inoltre sarebbe stato metagame dargli conoscenze che non ha. Ma, davanti alla grotta del tesoro una montagnetta stramba, qualche sospetto c'è, lasciatemelo. Qualsiasi autoconclusione con i miei compari è concordata. Buooonanottee! :fire: *esplode perché è nervoso*
 
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Caitlin
view post Posted on 31/8/2011, 16:40




Strange è uno strano tipo.
Bizzarro sì, e talvolta pure ingenuo.
Ingenuo non nel modo nel quale può essere ingenuo Easley la cui mente, più che di bambino quale dovrebbe essere -dato il poco tempo passato dalla sua nascita-, rispecchia di più il suo aspetto esteriore di ragazzo quasi uomo, per quanto minuto.
L'ingenuità di Strange è più simile a quella dell'Alyka dei ricordi di Claymore.
È più simile all'Innocenza.
Ha avuto modo di accorgersene nel periodo passato assieme dopo la Fiera di Babilonia.
Già, la Fiera. È lì che si sono conosciuti e hanno deciso di viaggiare insieme.
Almeno per un po'.
Loro devono trovare Claymore.
Il Vrok -o meglio, "i Vrok" se contiamo anche Azure-, non sembrano avere molto da fare.
E un paio di orecchie e occhi in più fanno sempre comodo.
Viaggiare insieme è subito sembrata l'opzione più congeniale alle necessità per tutti.

In realtà, non è solo un fatto di comodo.
Il Re Rosso apprezza la compagnia di Strange.
Gli è servito un po' per capirlo, ma si è reso conto che è quanto di più simile ad un amico possa avere.
O sperare.
Il Vrok gli ha insegnato a ridere e a vedere il lato divertente della vita.
Cosa che nella sua visione delle cose -troppo rigida e spesso pessimistica-, neanche aveva mai considerato.
Hanno così iniziato a viaggiare, accampandosi alla sera e ascoltando le storie che lo stravagante alieno aveva da raccontare.
Storie del e sul suo pianeta che la marionetta ascoltava rapita e con aria sognante.
E anche se non lo ammetterà mai, come non ammetterà mai ciò di cui si vergogna, questo fatto rende geloso il demone.
Non per altro che per il fatto di non esser stato capace di rendere ad Alyka, nell'arco di mesi, quello che in poco tempo il Vrok le ha reso:

La voglia di sognare e la curiosità verso ciò che la circonda.
Lui che per trovarle un motivo per sorridere ancora ha versato e versa -letteralmente- sangue, non è riuscito in ciò che le semplici parole hanno fatto.

Ne è geloso, sì, ma gliene è anche grato.

Hanno perciò iniziato a viaggiare.
Senza una meta precisa, seguendo solo mete probabili.
E sono giunti in fine in una località nei pressi di Babilonia
Non lontano da dove effettivamente erano prima, essendo partito da lì il loro viaggio.
Ma sapete com'è quando non si ha una meta precisa, no?

Il giorno si avvicina alla sua fine e raggi d'oro dell'ultimo sole tingono di arancio e porpora le nubi e l'orizzonte.
I tre hanno trovato una locanda e se per una volta possono dormire su di un letto, anziché sotto le stelle, conviene accettare la possibilità.

Strange è il primo ad entrare, guardandosi intorno e ruotando quell'inquietante vite che ha in testa, in cerca forse di un tavolo libero.
O forse di qualcosa che solo lui sa.
Si ferma per un istante, scoppiando a ridere senza un motivo apparente.
Il Re lo reputerebbe un comportamento strano, se ormai non vi si fosse abituato.

«Ubriachi gratis... su Vrok i loro spettacoli li fanno pagare!
Venite, venite, sarà divertente ve lo assicuro.
»

Il giovane sorride scuotendo appena la testa mentre il Vrok si allontana.
Ubriachi.
Uno "spettacolo" abbastanza comune, nelle loro locande, dopotutto.
Volta il capo verso Alyka e le sfiora il polso.

«Andiamo a vedere?
Magari ha ragione e ci si diverte.
»

La marionetta scuote la testa ritraendo la mano.
È cambiata da quando l'ha conosciuta, inizia a somigliare di più a quella che doveva essere prima che il vampiro partisse per la "sua guerra".
Ma ancora ha paura della gente.
Forse ne aveva anche prima e quindi ne avrà sempre.

«Mi sentirei più tranquilla ad andare al bancone e aspettare lì...»

Ealsey annuisce, facendole segno di fare come preferisce e la osserva andare al lungo banco di legno vecchio prima di raggiungere Strange.

Xegw5

L'ubriaco sta parlando con un ragazzo dai capelli scuri -chiaramente sobrio- che ad occhio e croce, dimostra un'età simile a quella del demone.
Anche se, ovviamente, non è possibile che abbiano la stessa età.
Nè se contiamo il suo tempo passato in questo mondo come Easley.
Né contando quello passato nelle sembianze di pezzo degli scacchi.

L'attenzione di tutti, è rivolta ad un a busta di carta che il vecchio sta sventolando sotto i loro nasi il cui sigillo di ceralacca si sta man mano finendo di disintegrare sul tavolaccio di legno.
Sembra importante.
Ovviamente, per lui che è suo mal grado analfabeta, una lettera non è di grande interesse.
Ma i toni con cui ne parlano il vecchio -Ismael, si chiama- e l'energumeno appena giunto, gli fanno desiderare di sapere qualcosa di più sul tesoro di cui parla.
Per fortuna, oserebbe dire, la curiosità viene soddisfatta e l'imbarazzo di dover ammettere di non saper leggere scacciato dal giovane moro, che sborsando quella che al Re sembra un'enormità di quei "tondini di metallo" chiamati denaro, si appropria della lettera e li rende partecipi del suo contenuto.
Da quello che dice la lettera, il tesoro si trova in una grotta da qualche parte nello Xuraya.
Tra paludi mortifere, miasmi velenosi, tagliagole e schiavisti.
Un tesoro di un altro mondo.

«Sembra essere una spedizione molto pericolosa. Altri vogliono questo tesoro, e sono tanti, forti e preparati. Vorrei che voi due veniste con me.
Uniamo le forze e spartiamoci il ricavato.
»

Ora, Easley non è né un avido ne un impavido avventuriero, ma la curiosità è forte.
E forse è proprio in valore della forza di questa curiosità, che tenta di motivarla razionalmente.
Dopotutto, quel tesoro potrebbe rivelarsi utile nella ricerca di Claymore.
Anche fosse mero denaro o qualcosa con cui ricavarlo, fornirebbe loro i mezzi per continuare a cercare.
Ma procedere con la cerca del tesoro, potrebbe esporre Alyka a dei pericoli forse inutili e l'idea da sola potrebbe essere un deterrente sufficiente.
A meno che non la lasci alle cure della donna affettuosamente rinominata "Latteria" dai due ubriachi.

«Se accetto, dovrò lasciare Alyka qui, da sola.»

Dice accennando con la mano alla fanciulla seduta vicino al bancone.

«E la cosa non mi piace neanche un po'.
Ma se Strange vuole seguirti, allora vengo anch'io.
Dopotutto, non si lascia solo un amico nel momento del bisogno. No?
»

Segue la risposta del Vrok, che sancisce definitivamente la decisione di partire e l'avvertimento del giovane, secondo il quale avrebbero dovuto -una volta trovato il tesoro-, risarcirlo almeno in parte della lettera.
Sembra giusto...
Ma giusto o meno, ora il Re Rosso deve affrontare una sfida ben più ardua di qualunque altra la che vita possa offrirgli:
Dire addio ad Alyka.
Anche se per poco tempo.
8m9ni

[...]
«
Pensi che questo possa aiutare a trovare Claymore?»
Sì. Disse di sì.
Mentì probabilmente.
Neanche lui ne era certo.
«
Allora va bene, ma ricorda che hai promesso.
Se non torni, mi avrai ucciso.»


Poche parole pesanti come macigni.
Ma da una decisione prese non si torna indietro.
Riesce anche ora, a distanza di due giorni, ad avvertire il timore di Alyka.
La paura di venire abbandonata ancora una volta.
Fa male, è come se una mano artigliata gli stesse graffiando e stracciando l'anima.
Come se un mostro, un demonio sconosciuto, gli strappasse il cuore dal petto.
Lentamente.
Dolorosamente.
Lasciandosi dietro una scia di brandelli di carne e sangue che riporta a quella locanda fatiscente e sperduta.
Hanno camminato a lungo e attraversato il confine tra il mondo degli uomini e l'inferno.
Fermandosi solo per dormire un po' quando erano stanchi, poiché a nessuno piace l'idea di soggiornare in un posto così malsano.

Era stato taciturno, il demone.
Rispondeva alle domande solo per cortesia.
E solo per amicizia verso Strange, tentava di non far pesare loro il suo malumore.

Giungono infine alla "vallata" o meglio, la conca di terra brulla descritta come amena vallata.
È assurdo come qualunque forma di vita sembri rifuggire quella strana montagnola, creandole tutto intorno uno spiazzo privo anche del piccolo filo d'erba o zampettare d'insetto.
Easley guarda Strange per un istante, ponendogli uno sguardo interrogativo.
Avranno fatto bene ad essere giunti lì dove sono giunti?
Alla base della montagna sembrava esserci quella che la lettera definisce come grotta.
Eppure, non importa avvicinarsi per capire che neanche lui, che tra i tre è di certo il più minuto, potrebbe passare da quel pertugio.

«Avrò bisogno del vostro aiuto per buttare giù quella.»

Asserisce il giovane moro, Verel, impugnando la sua spada e librando un fendente a vuoto, liberando così una mezzaluna di luce candida.

«Hai pagato la lettera. Sei tu il capo.»

Risponde il demone, portando entrambe le mani al fianco sinistro, dove Hybris la Scarlatta riposa, e scagliando anche lui con un unico rapido gesto una mezzaluna vermiglia.
Arroganza concentrata che rapida fende l'aria.
Si fonde con il candore della purezza, di una determinazione senza pari.
Gioco di luce, fuoco magico che risplende.
Elegante furia in corsa verso la sua antagonista di roccia.



uclqa

QCCvr  Energia Residua
90%

Condizioni Fisiche
Buone.
[0/16]

Condizioni Mentali
Buone.
[0/16]
Hybris
Impugnata.

Dike
Riposta
Colpi: 5/5

Forma Umana
ReC200 AeV125
PeRf200 PeRm275 CaeM150
                     

 

Hybris la Tracotante
Passiva Incantaspade [Liv. I e II]
Hybris è indistruttibile e sempre affilata.
Passiva Incantaspade [Liv. III]
Hybris è priva di peso per il suo Padrone e non può essergli in alcun modo sottratta o rubata.

Le ombre di Easley
Passiva Razziale
Influenza psionica di timore.

Attive

Hybris la Tracotante
Attiva Incantaspade [Liv. III]
Offensiva Variabile basata sul non elemento energia; causa danni da corrosione.
[Mx1.]


image
Il Post in Breve
Riassunto e Note a margine


Niente di che, descrivo sommariamente gli avvenimenti, la decisione di partire e lasciare Alyka alla locanda e il viaggio
In fine attacco la grotta con l'attiva dell'Incantaspade a medio, fondendo il mio attacco con quello di Verel per puro effetto scenico.
Come per Verel, tutte autoconclusioni conconcordate.

Ok, non è un post perfetto, ma diciamo che oggi ho un po' di distrazioni, quali Blame selvatici che mi prendono a morsi sul braccio o mi distruggono la camera in cerca del mio diario segreto...
Quindi è quello che è .D
Ma tanto salteremo tutti in aria! x'D

Edit: Corretti errori di battitura.


 


Edited by Caitlin - 1/9/2011, 17:53
 
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view post Posted on 1/9/2011, 19:53

season of mists
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Le viscere dell'ombra


Actions speak louder than words do

La solitudine è guardare le stelle. E' un passatempo bellissimo e bisogna essere necessariamente soli. Mentre le guardo, mi piace credere che una di esse sia Vrok. Amo pensare che la mia gente non mi abbia ripudiato del tutto. Adoro crederlo, ma so che non è così. Per loro io non esisto più. E più a lungo sarà effettivamente così, maggiormente saranno felici. Chi sono io per irrompere nel loro paradiso? Chi sono io per anche solo cercare di tornare e spezzare l'idillio della loro tranquilla vita?
Osservando quella tela mutevole eppure perennemente perfetta che è il cielo stellato, io mi sento in pace. Posso sognare, posso guardare loro senza che essi sappiano della mia esistenza. Per delle ore, io posso essere ancora su Vrok. Sì, mi piace guardare le stelle.
Ma loro non sono più la mia gente, così come non lo è la popolazione di Asgradel. Io non faccio parte di loro. Sono un estraneo, in qualsiasi luogo io mi rechi. Eppure ho imparato che posso avvicinare delle persone al mio cuore. E se d'ora in poi loro fossero la mia gente? E se fossero loro il mio popolo?
Amicizia è lasciare che qualcuno si sdrai vicino a te per osservare le stelle. Anche se questo decreta la rottura della perfetta comunione con gli astri. Amicizia significa avere qualcuno vicino alla propria prospettiva sul mondo, qualcuno con il quale puoi scrutarlo e ridere delle sue bizzarrie. La pace non sarà mai perfetta come prima, quando eri solo, ma non ti importerà.
Io ho due amici. Lei è taciturna e fragile. Lui è il suo guardiano malinconico. E mi piacciono, come anche ad Azure. O meglio, Azure rispetta Easley. Rispetta, forse anche teme, la sua forza, la sua volontà. E tanto basta per tollerare anche Alyka.
Azure. Non si è più fatta vedere da quando ... da quella fiera. Ma posso ancora sentire la sua presenza dentro di me. Posso sentire il suo odio, che scava nelle mie viscere. Ma percepisco anche una luce, in quell'oscurità vorticante. Chissà. Gli amici cambiano le persone. Forse per tutti c'è speranza.

Alla fine, questi ragionamenti sono inutili. Quello che conta non sono le parole. Io non ho bisogno di dire loro che sono miei amici.
Loro viaggiano con me. Io viaggio con loro.
Insieme guardiamo le stelle.


QB8Pw


La piacevole giornata che hanno trascorso volge al termine. Il sole si appresta a tramontare, per gettare il mondo nelle fauci della notte. I suoi raggi toccano tutto ciò che il Vrok abbraccia con lo sguardo, trasformando quel luogo insignificante in uno spettacolo imperdibile. Si trovano presso una locanda, che appare loro come una nave si palesa ad un naufrago. Hanno camminato per tutto il giorno, seguendo ancora un'inesistente pista che porta i tre lungo le orme di una figura che pare molto importante per Alyka ed Easley. Tutto questo girovagare non dispiace a Strange, che vagabondava senza meta già da un mese prima di incontrare quella coppia eterogenea. Ma ora, mentre apre la porta della locanda precedendo i suoi due compagni, gli affanni e i motivi che li spingono nel loro incessante viaggio sono quasi dimenticati. Non vogliono altro che riposare.

O meglio, questo era il loro obbiettivo, prima che l'attenzione di Strange venisse sviata da una prospettiva molto più eccitante.

Varcando l'uscio, il Vrok viene investito da una zaffata di calore misto a puzzo di cibo e di sudore umano. L'ambiente non è dei più accoglienti, ma almeno possiede un tetto sopra di sè, rendendolo quindi quanto di meglio desiderabile nel giro di miglia.

senzaolo1sg


Grind. Un giro di vite. Mentre tiene occupata una mano in quel rilassante giochetto, Strange esplora con lo sguardo i tavoli davanti a lui. Grind. Piatti colmi di cibo, avventori più o meno minacciosi, lo stereotipo di un ubriacone ... Grind. L'inquietante scricchiolio viene coperto da una risata del Vrok, che non può credere ai propri occhi.
Osserva meglio quell'uomo dall'aspetto trasandato - evidentemente alticcio - che parla con un giovane in abiti scuri. Deve essere sicuramente l'equivalente su Asgradel dei rinomati "Allegri Bevitori" che si esibiscono su Vrok. Altrimenti perchè sbraiterebbe così ad alta voce, e perchè si agiterebbe così tanto?



Gli Allegri Bevitori non sono altro che uno dei fenomeni di intrattenimento di maggior successo su Vrok. Nei loro spettacoli - costosissimi, tra l'altro - bevono inquietanti quantità di Sidro di Vrok, un distillato dall'altissimo tasso alcolico, in grado di far perdere il controllo di sè anche al più navigato bevitore. Ciò che succede poi - danze scomposte, discorsi insensati, allegre scazzottate - è il succo stesso dello show, uno dei più richiesti ed apprezzati del pianeta. Ciò ha dato vita ad un grande fenomeno d'imitazione sregolata, specialmente tra i giovani Vrok, che ha rovinato più di una generazione.

- dal "Compendio sull'Universo e le sue stranezze"



Strange rivolge un sorriso disarmante ad Easley. Pensa di essere fortunatissimo ad aver trovato, in quell'anonimo luogo, una tale rarità, e per di più senza dover pagare per assistervi!

Ubriachi gratis... su Vrok i loro spettacoli li fanno pagare!
Venite, venite, sarà divertente ve lo assicuro.


Si precipita verso il tavolo in questione, e si siede vicino al giovane spettatore che l'ha preceduto, il quale non manca di rivolgergli uno sguardo quasi terrorizzato. Il Vrok ricambia con un sorriso sincero, non comprendendo le motivazioni di quell'occhiataccia, e si prepara a piegarsi in due dalle risate.
Ma lo spettacolo che segue non tratta di aneddoti sconci o di barzellette sui materiali da costruzione. No, parla di una lettera, di omicidi e di un tesoro. Lo scorrere degli eventi lascia il Vrok inebetito sulla sua sedia, preso completamente alla sprovvista. Non è ciò che cercava ... eppure lo sviluppo della faccenda lo attrae. Specialmente dopo che il ragazzo dai capelli corvini legge ad alta voce la lettera. Strange ascolta affascinato, specialmente quando gli viene proposto di unirsi alla ricerca. E il suo lato calcolatore comincia a trarre delle somme. Con i soldi ricavati dalla caccia al tesoro, sarebbe in grado di saziare per un po' di tempo le sue ricerche.
E quanto gli piacerebbe riprendere i propri esperimenti, le proprie invenzioni! Ora più che mai, gli interesserebbe. Del resto le passioni non si possono seppellire nel profondo dell'animo. Esse ritornano sempre a galla, nei momenti più disparati.
Sarebbe fantastico costruire qualcosa di utile anche per i suoi nuovi amici.
E proprio uno di loro, Easley, lo trae fuori dal labirinto della sua mente, ponendolo di fronte ad una scelta.

Se accetto, dovrò lasciare Alyka qui, da sola.
E la cosa non mi piace neanche un po'.
Ma se Strange vuole seguirti, allora vengo anch'io.
Dopotutto, non si lascia solo un amico nel momento del bisogno. No?


Ah già, il succo della discussione. Bruscamente richiamato indietro dalle sue fantasie, Strange fa il punto della situazione: seguire il giovane che ancora non si è presentato in una rocambolesca caccia al tesoro. E poi dividere il ricavato. Non sembra una cattiva idea. Le invenzioni non si costruiscono dal nulla. Almeno non quelle progettate in questa realtà dimensionale - che è quella che interessa al Vrok. Ha bisogno di soldi, molti soldi, per i vari componenti. Non servono ulteriori motivazioni. Con un sorriso si rivolge al suo amico.

Non voglio separarti da lei. Ma io andrò. Ti sarò debitore - segue un silenzio carico di tensione e ricordi - ancora una volta, se mi accompagnerai. Prometto di costruire qualcosa per voi al ritorno.

Già, debitore. Mentre gli sorride, una luce si spegne nei suoi occhi. Debitore. Perchè io da solo non sono stato capace di sottomettere Azure. Perchè io da solo non sono abbastanza potente neanche per tenere sotto controllo la parte peggiore di me. Debitore.

L'accordo è siglato, il patto sancito. La condanna fissata.

QB8Pw


Il viaggio è stato costellato da poche soste e da chiacchierate ancora più scarse. I due compagni di Strange sembrano immersi in profonde riflessioni. Il Vrok comincia a sentirsi in colpa. Sa cosa vuol dire per Easley abbandonare Alyka. Comprende cosa lo ha praticamente costretto a fare. E questo lo rende taciturno.
Le due notti passate all'addiaccio le ha trascorse in compagnia delle stelle. Niente più storie. Solo la sua, di vicenda, e quella interminabile ed incomprensibile che narrano gli astri. Loro non sembrano più così belli, se ammirati senza i propri amici. O meglio, uno di essi è ancora con lui, ma il Vrok sente che solo il suo corpo marcia con loro, mentre la sua mente ancora custodisce la ragazza dalle sembianze di una bambola abbandonata nella taverna in cui tutto è cominciato. E forse non smetterà mai di custodirla.
Il viaggio è monotono, impregnato di routine e di silenzi.

Dopo due giorni e mezzo di cammino, infine giungono. Mentre attraversano quella che piuttosto che ricordare un'amena vallata, sembra essere un'arida conca, Strange rimugina sulle fatiche di quel viaggio.

Davvero non capisco perchè non mi abbiano fatto usare il mio traslatore spaziale. Va bene, forse non avrei dovuto raccontare che l'ultima volta mi è esploso in mano, portandomi via parte del braccio ... ma ora l'ho migliorato e sono sicuro che non sarebbe successo!

Quelle piacevoli divagazioni mentali lo tengono impegnato per tutto l'avvicinamento ad una strana montagnola, che pare più una torre rocciosa, per la sua bizzarra conformazione. Un'enorme stalagmite, quasi. Intorno ad essa la vita non osa fare capolino, il che può essere definito anche un vantaggio, considerando che si trovano nell'Akerat. Lì quello che non ti sbrana cerca di ucciderti in molti altri modi più fantasiosi.

Oramai sono fermi dinanzi una spaccatura nella roccia, decisamente troppo stretta per poter essere considerata un'entrata. Strange si interroga sul da farsi, quando Verel estrae la propria spada con la sicurezza del leader della spedizione.

Avrò bisogno del vostro aiuto per buttare giù quella.
Hai pagato la lettera. Sei tu il capo.

Easley risponde prontamente, come se sapesse già cosa fare. Anche il giovane dagli occhi bicromatici sguaina la propria lama, ed entrambi scagliano contro la roccia due mezzelune di colori diversi, che si uniscono in un amplesso cromatico davvero stupefacente. Strange rimane a bocca aperta, mentre gli elementi richiamati dai suoi due compagni si dirigono verso il bersaglio - senza che egli possa nemmeno dire qualcosa in proposito.

Beh, a quanto pare hanno la situazione sotto controllo.




Strange

ReC 300| AeV 175 | PeRf 325 | PeRm 275 | CaeM 200



Condizioni fisiche: Illeso

Condizioni mentali: Illeso

Energia: 100%

Armi:
Chiave inglese - Legata alla schiena
Ingranaggio - Legato alla schiena
Ingranaggio Abbagliante - Riposto nel camice

Abilità Passive:

Le stranezze del'inventore - Passiva per un secondo dominio + Up al dominio illusionista
Quello dell'inventore è un mestiere duro - Pelle più coriacea + Emorragie ridotte e ossatura quasi indistruttibile
Sognare non costa nulla - Cast istantaneo delle illusioni + Sconto del 5% sulle illusioni (mai sotto l'1%) + Illusioni di 1 livello di potenza superiore al consumo
Qui ci sono già io! - Difesa Psionica Passiva

Abilità Attive impiegate:

Note: Bene, si comincia :8):
Giusto per esplicitarlo, la prima parte è una riflessione di Strange su Easley ed Alyka. In questo turno non faccio niente, mi limito ad osservare i miei due compagni che attaccano la fenditura, dopo essere giunto lì con loro. Le autoconclusioni sono state tutte concordate precedentemente.
Divertiamoci :v:

Legenda:

Pensato Strange - Inudibile a chiunque
Parlato Strange - Udibile



 
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Worldgorger
view post Posted on 1/9/2011, 23:35




Non fu una grande idea.
Quando il colpo luminescente scagliato dai due fu sul punto di impattare contro la parete della grotta, improvvisamente la terra cominciò a tremare convulsamente, piccole crepe si aprirono intorno alla base del massiccio roccioso. Una volata di vento, contornata da filamenti che sfumavano in un nero d'ombra, sembrò concentrarsi verso la grotta, come se oltre la fenditura ci fosse qualcosa in grado di risucchiare l'energia. Il colpo scagliato da Verel e Easley, quella mezzaluna luminescente che saettava nell'aria, s'infilo nella fenditura della roccia senza colpo ferire, svanendo all'interno della Cripta.
La terra non smise di tremare, anzi: le vibrazioni si accentuarono, le crepe presero a distribuirsi lungo tutto l'arco dei cento metri privi d'erba, quello spazio arido sembrava essere ormai costretto a cedere, risucchiandoli nelle viscere della terra, mandandoli dritti all'inferno.

E invece no.
Improvvisamente, così come era iniziato, il terremoto cessò. Poi, i tre riuscirono appena a scorgere dei puntini luminescenti aleggiare intorno all'entrata della grotta, ma non fecero in tempo a reagire: quei tre puntini diventarono sfere dalle opalescenze bluastre che levitavano a poco più di un metro da terra, quindi si scagliarono contro di loro. Prima che il terzetto potesse anche solo pensare di opporre resistenza, una sfera aveva raggiunto un componente della compagnia, e gli si era adagiata sulle vesti, oltrepassandole, e poi sulla pelle, superando anche questa senza provocare alcuna ferita.
Erano entrate dal petto, all'altezza del cuore.
Per alcuni istanti non sentirono nulla, e per quel breve lasso di tempo forse la paura riuscì a ritagliarsi un ruolo da protagonista nei loro cuori, attanagliando la gola in una morsa capace di spezzare il respiro. Ma perfino la paura sarebbe stato un bene, una pioggia salvifica, rispetto a quello che sentirono dopo: prima un dolore atroce, che li pervadeva in tutto il corpo, ogni muscolo, ogni tendine, ogni fibra. Un dolore così lancinante e perfetto, un dolore così preciso da renderli coscienti di ogni cellula che componeva il loro corpo, sembrava che miliardi di spilli attraversassero ogni millimetro di pelle, carne, ossa, sangue, organi.
Infine, non sentirono più nulla. Nessuno di loro fu più in grado di percepire alcunché: né sensazioni fisiche né emozioni.
Apatici, totalmente apatici.
Poi, il ritorno alla normalità.

Un ritorno funestato da un'immagine chiara, quella della fenditura nella roccia che andava scomparendo, la grotta si richiudeva in sé stessa, l'entrata veniva celata ed ecco, sì, era scomparsa del tutto, non c'era più un'entrata.
Al suo posto una superficie perfettamente levigata, alta poco più di un metro, sulla quale, lentamente, quasi dovessero riemergere dall'abisso, comparivano delle parole.

DALLA DISTANZA DAL CUORE DIPENDE LA DIFFERENZA TRA LA VITA
E LA MORTE. NON AVERE FRETTA, CACCIATORE:
ASPETTA CHE SORGA IL SOLE.
TERRIBILE IL RICHIAMO DEL SANGUE, OVUNQUE RISUONA IL TAMBURO DI GUERRA:
HANNO DATO IL SEGNALE AL CARNEFICE.


SOLO IL SACRIFICIO PERMETTE L'ACCESSO
SOLO IL CONTATTO AMMETTE IL SACRIFICIO
RECITA LA PAROLA SUPREMA E COMPI IL SACRIFICIO
COSI' POTRAI ENTRARE NELLA NOSTRA CASA


Il sole del primo pomeriggio parve brillare in maniera sinistra.
La via degli enigmi era appena iniziata.



Note del Quest MasterDevo dire che ho apprezzato la solerzia con cui avete risposto alla giocata. Un po' meno degna di lode è stata l'iniziativa di menare addosso al dungeon -che si sa, sono vendicativi. Infatti, delle sfere luminose vi hanno raggiunto al cuore, penetrandovi. Ognuno di voi ha subito un danno psionico pari ad Alto, provando le sensazioni riportate nel post. E dire che vi avevo avvertiti di fare i bravi ragazzi: mi avete fatto subito arrabbiare la padrona di casa. Comunque, per certi versi il vostro attacco è servito a dare l'effetto desiderato: vi è stato svelato l'enigma. Risolvendolo, riuscirete ad entrare nella Cripta del Visconte d'Ombra.
Per venirne a capo avete tempo fino alle ore 23:00 di giorno 6. Buona fortuna.
 
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Verel
view post Posted on 4/9/2011, 17:20




Le luci turbinarono in sincronia, fuse, splendenti e devastanti.
Ma si estinsero, così come la sicurezza di coloro che le avevano lanciate. Vennero semplicemente risucchiate in quella crepa, e l'oscurità le divorò. Di loro non ci fu più traccia, scivolate in quel maelstrom di pericoli sconosciuti.
Verel era a bocca aperta, ancora con la spada alzata a mezz'aria, come se si fosse ghiacciato nella sorpresa di quell'istante. Balbettò appena un inudibile "che diavolo...", poi riuscì a focalizzare gli eventi, e si rese conto che no: non erano un frutto di qualche illusione. Quindi, seppe anche che avrebbero dovuto evitare.
La terra tremò, e quelle vibrazioni si arrampicarono sul giovane come un'angoscia crescente, la consapevolezza di esser caduti, come degli stupidi, come sciocchi in un paese non loro: persi e soli. Anche con Narada stretta in pugno, Verel non trovava conforto in quei momenti che sembravano eterni. La paura lo assillava, ed il rimorso lo incatenava.
" Fate attenz-
La voce del giovane morì come il terremoto sotto i loro piedi. I suoi occhi sbarrati verso le lucciole che iniziavano ad aleggiare nell'aria...

blast2387941

Spiritelli dalla lucentezza diafana, costellavano ogni dove.
Furono colti impreparati.
Come ad armarsi di spade ed asce, le luci si fecero improvvisamente scure, rivestite da un alone bluastro. Scattarono velocissime verso Verel, Easley e Strange, e tutti e tre furono trapassati come spettri. Le luci si erano intrufolate nel loro petto, nei loro c u o r i.
E quelle luci erano così simili ad un certo coltello, ad un certo omicidio. Il ragazzo seppe di star sudando freddo, con lo spettro della morte che capeggiava ancora una volta sulla sua esistenza. E quello spettro lo guardava, e riduceva tutto il suo spirito a polvere. Sentiva il suo cuore invaso per la seconda volta da ciò che poteva ucciderlo, ma questa volta non c'era mano assassina se non la sua, che aveva lanciato una idea che, a quanto pare, gli era costata caro.
Quella volta Verel non aveva sentito nulla. Era rovinato al suolo morto, con un coltello piantato nel petto e rimpianti di una vita a scorrergli sulla guancia.
Questa volta, come a pagare un debito mai chiesto, venne il dolore, il più acuto che avesse mai sentito, un dolore che avrebbe potuto descrivere soltanto con metafore surreali. Eppure, seppe che quella atrocità era simile all'arco di un violino scordato, il suono di una nauseabonda agonia, che scorre e come il vento, taglia la pelle, la frusta, la brucia la fa marcire.
Come se fossero attaccati ad un mostro che non fa altro che sbranarli,
i tre dovettero subire una crocefissione,
colpevoli di aver violato la sacralità di un luogo, forse. O forse di essere stati troppo sicuri di sé.

Verel crollò sulle sue ginocchia. Era stato un lampo improvviso, uno shock inaspettato ed imprevedibile. E poi, fu come cadere da una voragine dopo aver attraversato un campo di aghi pungenti. Cadere in un vuoto che non lasciava spazio ad emozioni, a sensazioni, a parole. Fu il nulla.
Quindi, il primo respiro.
I polmoni del ragazzo si riempirono come se fosse la prima volta, atrofizzati dall'esperienza appena vissuta, incapaci di funzionare correttamente. Ed infatti il fiato di Verel era spezzato e scostante. Cercò di tossire qualche parola, magari per scusarsi, magari per maledire qualcuno. Tutto ciò che ne uscì fu un rantolo incomprensibile ed un grosso sputo per terra, come a ripulirsi la bocca dal dolore che gli sembrava ancora alle spalle, pronto a tormentarlo.
Ma non c'era un bel nulla.
Solo una scritta, e tanti guai.
dividerl
dalla distanza dal cuore dipende la differenza tra la vita
e la morte. non avere fretta, cacciatore:
aspetta che sorga il sole.
terribile il richiamo del sangue, ovunque risuona il tamburo di guerra
hanno dato il segnale al carnefice

solo il sacrificio permette l'accesso
solo il contatto permette il sacrificio
recita la parola suprema e compi il sacrificio
così potrai entrare nella nostra casa


Ancora domande.
Verel sentiva di averne avuto abbastanza. Ma si rese conto che era un tesoro, quello che andavano a cacciare. Ed non c'è tesoro degno di questo nome che non abbia qualche classico spuntone dalle pareti, frecce avvelenate ed un sano enigma da risolvere.
Eppure, anche se pensando a tutto ciò che poteva, il giovane non riusciva a venire a capo di quella scritta. C'era sempre qualche parte alla quale non riusciva a trovare spiegazione, e se ci riusciva, era qualcosa di totalmente stupido ed inopportuno. Glissate le teorie, Verel si arrese.
Questa volta, le parole gli uscirono correttamente, senza incepparsi in un respiro affannoso.

" Vi ho trascinati qui, e vi ho fatto subire questa orrida tortura. Scusatemi.
Questa scritta... non ne vengo a capo.
Eppure sento che in qualche modo dobbiamo fare come ci dice, anche se non ha alcun senso.
"
E dicendo questo si voltò verso il sole, che nonostante il suo bagliore non riusciva a gettare luce sul mistero.

Si sedette sullo spiazzo erboso appena vicino alla zona senza vegetazione, paziente.
" Aspetterò che il sole sorga. "


Energia: 89% Slot tecnica utilizzati: 0/2
Condizioni: dolore in tutto il corpo, alto. {Psion}
ReC: 225 AeV: 125 PeRf: 250 PeRm: 250 CaeM: 175

Abilità Passive
● Cuore di carta: le pagine ingiallite, usurate e stropicciate del quaderno sono il suo cuore, l'inchiostro che le attraversa è il suo sangue e le emozioni che racconta sono la sua anima. Si potrebbe dire che un libro non sia troppo diverso da un sentimento, quasi un'incarnazione di emozioni. Verel ha scritto tutto ciò che si sentiva in cuore sul diario, che ora è diventato il suo tesoro ma anche il suo specchio, dove poter osservare quanto si è cambiati e cosa si è diventati. Ma è anche una lente per guardare gli altri. Fintanto che Verel possiede il diario, sarà in grado di percepire le emozioni di chi gli sta intorno, scalfendo la superficie degli animi altrui, verso il loro cuore di carta.
Riassunto azioni: We are so screwed. Penso che la logica dietro questa scelta sia la più ovvia in assoluto, quindi bene, tempo di critici ;D

 
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view post Posted on 5/9/2011, 15:18

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Le viscere dell'ombra

Enigmi

Quando ormai l'esito del colpo dei suoi due compagni sembra essere fatale, per la fenditura nella roccia, ecco che accade qualcosa di strano. La terrà comincia a tremare, mettendo a dura prova l'equilibrio di Strange. Avide crepe si aprono nel terreno arido e spoglio, pronte forse a risucchiare i tre avventurieri in un inferno popolato da ombre. Le stesse ombre che paiono viaggiare sulle ali di un vento mistico, sollevatosi d'incanto per abbracciare i disturbatori della quiete di quella strana grotta. Il tremore sconvolge la terra per diversi secondi, per poi terminare in un nulla inglorioso.

Il Vrok viene così risparmiato, per il momento. L'unico a svanire nel nulla è il fascio di luce scagliato dai due spadaccini, tanto pronti ad impugnare le loro armi. Lo splendido fenomeno cromatico, sparisce così, risucchiato da quella fenditura che rifiuta di infrangersi. Strange pensa che sia finita lì. E si sbaglia. Non riesce a credere ai propri occhi, quando il terreno privo di vita dona i suoi pericolosi frutti. Sfere luminose attraversate da tonalità di blu, un raccolto mietuto da mani invisibili, vengono vomitate dalla grotta. Lo sconcerto lo impietrisce e l'indecisione lo attanaglia. Dovrebbe forse difendersi? Quei globi color dell'oceano sembrano così innocui, mentre volteggiano nell'aria. Non ricordano una minaccia neanche mentre si fiondano verso il terzetto.

Tempo di un secondo.

Una di esse si appoggia sul torace di Strange, donandogli un abbraccio che non conosce e non tollera vincoli. Quella strana apparizione luminosa attraversa il camice del Vrok, senza colpo ferire. Dopo essersi posata sulla pelle viva, come un etereo bacio, la attraversa, penetrandogli nel cuore. Strange non ha tempo per pensare. Rimane totalmente spiazzato, inerme nel susseguirsi degli eventi, sballottato come un naufrago fra le onde. Sta quasi per muovere un passo, per aprire la bocca e fiatare una qualche domanda ai suoi due compagni, di cui non si è più curato, quando infine ... succede.

Dolore. Ondate di dolore, un abisso di dolore in cui è possibile solo sprofondare e non riemergere mai. Il Vrok cerca di urlare, ma dalla sua gola, anch'essa straziata dalla sofferenza, non esce niente di più che un balbettio, una richiesta d'aiuto mozzata sul nascere. No, c'è un unico posto in cui il Vrok può sfogarsi, in cui può lanciare il suo grido disperato, la sua imprecazione furiosa. Nella sua mente. E così urla, grida, strilla, mentre il suo corpo viene sconvolto. Non è un dolore mentale, non è una sofferenza dell'animo. E' qualcosa di reale, un patimento fisico mai provato. Vorrebbe morire, vorrebbe sparire, annichilito da una qualche divinità misericordiosa. Il tempo si dilata, quei pochi attimi sembrano contenere stagioni intere, ciascuna di esse dominata dalla più pura e completa sofferenza.

Poi, improvvisamente come è iniziato, termina.

E il Vrok si scopre a sperare che torni. Che qualunque sensazione faccia la sua comparsa, mentre la sua mente e il suo fisico vengono sottoposti ad una nuova tortura. Apatia totale. Completo distaccamento dal corpo. Se ora fosse in grado di pensarlo, Strange piangerebbe la perdita di ogni emozione, dalla gioia più sincera all'invidia più meschina, ma la sua mente non riesce a concepire questi pensieri. E' completamente annullata, separata da quel corpo insignificante. L'essere che una volta era il Vrok di nome Strange non esiste più, in quei vuoti secondi. Non è nient'altro che un sacco di carne torturato da un'entità più potente di lui. Eppure questa non è un'esperienza dolorosa. E' semplicemente ... nuova.

Rinascita.

Come definire altrimenti il ritorno del soffio vitale in un essere? E' un momento bellissimo, un tripudio di sensazioni che lasciano il Vrok sconvolto quasi come lo è stato dall'assenza totale di esse. L'apprensione verso il proprio destino e quello dei suoi compagni, la gioia di poter sentire il tessuto del camice sotto le dita, una bruciante curiosità verso ciò che la grotta nasconde. E un odio sconfinato, che fa capolino lentamente, nero come la pece, per invadere poi la già seviziata mente di Strange.

No, ti prego, no ...

Quella brama divorante, quell'invidia corrosiva, quella collera, infine prendono una forma, una voce, che rimbomba nella testa del Vrok, fino a fargli dolere le tempie. Egli cade in ginocchio nella polvere, portandosi le mani alla testa e sbarrando gli occhi, mentre il suo cervello viene invaso da tentacoli striscianti, che lasciano amari segni dovunque si posano.

Strange, stai cercando di ucciderci tutti e due? Cosa era quella ... luce ... cosa sta succedendo?

Anche Azure è spaventata. Qualunque fenomeno soprannaturale fossero quelle luci, sono state in grado di rendere impotente anche lei. Ha provato le medesime sofferenze del Vrok, e ora si scaglia contro di lui con furia cieca, come una bestia ferita. Artiglia la sua mente, per prenderne il controllo e fuggire lontano, mentre Strange cerca di opporre resistenza. Un'ombra nera comincia ad uscire dalla schiena del Vrok chino sul terreno, allargandosi in una parodia di un busto umano, ondeggiante sotto il sole pomeridiano.


lollopuzzamolto


Fermati, ti prego ... io ... noi sappiamo cosa fare ... aspetta ... aiutami, non farlo ... ci potrebbero essere artefatti potenti in quella grotta ... saranno nostri ...

Azure allenta un poco la presa, non ancora convinta. Per un po' di tempo ha preferito riposarsi. Uscire così spesso dal corpo di Strange le causa fatica, la debilita per diversi giorni, persino. E' stata solo marginalmente cosciente degli eventi che hanno circondato il Vrok negli ultimi tempi, e ha preferito non prendere contatto con la sua inetta prigione. Ora la prospettiva di un potere da sfruttare le fa gola. Sta reagendo in questo modo per il brusco risveglio dal suo isolamento auto-indotto. Sa che non potrebbe mantenere a lungo il controllo del corpo di Strange, una volta ottenutolo, ma non riesce ad impedirsi di sfogare la sua collera sul Vrok. Cosa che, tra l'altro, le procura un certo divertimento. Serve una voce, per riportarla alla ragione.

Azure ti ho detto di smetterla!

Il Re Rosso, si sta rivolgendo a lei, sbraitando i suoi ordini. Azure si volta verso di lui, degnandolo della sua attenzione. L'ombra scura pare tremare per un secondo, per poi tornare ad espandersi, come l'ombrella di una nera medusa.

Easley ... che piacere vederti. Scusami, ma ora ma non ho tempo per giocare con te. Sto ... parlando con Strange.

Le parole risuonano malevole nella mente di Strange, pregne di sarcasmo. Il Vrok emette un altro gemito, mentre cerca di trattenersi dal riferirle al destinatario con la voce di Lei. Viene bruscamente tratto d'impaccio. Un fendente sanguigno squarcia la forma fisica di Azure, dissipando le ombre che la compongono. I legacci che stringono la mente del Vrok si sciolgono, permettendogli di recuperare il controllo.

La prossima volta non sarò così gentile.

Strange si volta, ansante, a rivolgere un unico sguardo che esprime la sua gratitudine meglio di qualsiasi parola. I suoi occhi si fissano in quelli eterocromi del Re Rosso e il Vrok comprende che il suo amico ha capito. Un grazie inespresso aleggia nell'aria, fino a quando Strange non abbassa lo sguardo, vergognandosi della sua debolezza. Azure è tornata all'interno del suo corpo, questo è l'importante. Il suo odio pulsa ancora come una dolorosa ferita, ma ora è lui ad avere il controllo.

A quanto pare sono costretta a seguirti, stupido ... almeno fino a che il tuo cane da guardia sarà qui con te. Cerca di non farci ammazzare entrambi. Ora troviamo questi artefatti ... a lui ... penserò dopo.

Strange non la degna di una risposta, mentre cerca di fare mente locale. Gli ci vuole qualche minuto, nei quali Verel annuncia le sue bizzarre decisioni. Aspettare? Una spedizione non è una spedizione se il capo si siede a far niente. E le scuse non servono, ormai sono tutti irrimediabilmente in ballo. A fatica il Vrok si alza e, calcando il terreno solcato da crepe, si volge verso la fenditura ormai scomparsa. Al suo posto un enigma, inciso nella pietra come un funesto avvertimento. Che la Sfinge sia la grotta stessa, pronta a ghermire gli sventurati fino all'arrivo di un Edipo di passaggio?


Dalla distanza dal cuore dipende la differenza tra la vita
e la morte. non avere fretta, cacciatore:
aspetta che sorga il sole.
terribile il richiamo del sangue, ovunque risuona il tamburo di guerra
hanno dato il segnale al carnefice

solo il sacrificio permette l'accesso
solo il contatto permette il sacrificio
recita la parola suprema e compi il sacrificio
così potrai entrare nella nostra casa



Impossibile descrivere i pensieri di Strange a riguardo. Non dopo gli avvenimenti che lo hanno sballotato in quegli ultimi minuti. La sua mente è ancora troppo confusa per operare un semplice processo logico. L'istinto lo guida. E' tempo di fare ciò che gli riesce meglio: compiere l'impossibile per una mente razionale come quella di Verel. Pensare fuori dagli schemi. Pertanto Strange si ferma un paio di minuti, ad osserva il criptico invito ad entrare nella grotta. Tanto gli basta per organizzare un pensiero assolutamente illogico ed incoerente.
Si stringe nelle spalle e, mormorando - Semplice - si dirige verso il suo amico dalla spada ancora sguainata. Lì, senza guardare Easley negli occhi, per non mostrare le ombre che ancora si agitano dietro di essi, passa un dito sul filo della sua lama. Il sangue non esce copioso, ma il Vrok è sicuro che basti per ciò che deve fare.

Ancora poco lucido per le sevizie mentali impostegli da entità al di fuori del suo controllo, posa il pollice insanguinato sulla roccia e, dopo aver pregato che quell'iscrizione non divenga la sua lapide, parla chiaramente, in modo che anche Easley senta ciò che ha da dire. Verel può anche stare ad aspettare quanto vuole. Ma su Vrok circola un interessante detto:
Non aspettare il momento opportuno. Inventalo!

Compio il sacrificio ed apro il mio cuore. Voglio entrare in questa grotta.




Strange

ReC 300| AeV 175 | PeRf 325 | PeRm 275 | CaeM 200



Condizioni fisiche: Taglio al pollice [Meno che Basso]

Condizioni mentali: Sconvolto [Danno Alto]

Energia: 100%

Armi:
Chiave inglese - Legata alla schiena
Ingranaggio - Legato alla schiena
Ingranaggio Abbagliante - Riposto nel camice

Abilità Passive:

Le stranezze del'inventore - Passiva per un secondo dominio + Up al dominio illusionista
Quello dell'inventore è un mestiere duro - Pelle più coriacea + Emorragie ridotte e ossatura quasi indistruttibile
Sognare non costa nulla - Cast istantaneo delle illusioni + Sconto del 5% sulle illusioni (mai sotto l'1%) + Illusioni di 1 livello di potenza superiore al consumo
Qui ci sono già io! - Difesa Psionica Passiva

Abilità Attive impiegate:

Note: Post del quale non sono soddisfattissimo ... btw eccolo qui. Dopo aver subito il danno psionico, Azure si risveglia, causando un forte sconvolgimento nella mente di Strange. Off-game tutto ciò non ha risvolti che implichino tecniche - se si esclude il Nullo della mia variabile difensiva usato per creare la forma fisica di Azure - è tutta interpretazione. In ogni caso Azure viene tenuta a bada da Easley, che gli scaglia contro un Nullo della sua variabile derivante dal dominio incantaspade. Recuperato il controllo, Strange, non molto lucido, si dirige verso l'enigma e fornisce la sua personalissima soluzione, che in realtà è il frutto di un intenso ed estenuante lavorio via msn x'D. Si procura un taglio di infima entità con la spada di Easley e versa qualche goccia di sangue sulla roccia, toccandola e pronunciando la frase succitata. Specifico che la parola suprema è "Cuore" :sisi:

Legenda:

Parlato Strange - Udibile
Pensato Azure - Udibile solo per Strange



 
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Caitlin
view post Posted on 6/9/2011, 23:13




Incubo.
Quello è senza dubbio un brutto sogno.
Le mezzelune corrono rapide verso la parete di roccia.
Decise a sfondare.
Spaccare.
Distruggere.
Corrodere.
Allargare il passaggio quanto basta loro e poi...
E poi vengono risucchiate dalla grotta?
Un incubo, è senza dubbio un incubo.
Se è un incubo, come è certo che sia, il Re Rosso sa che anche la terra non sta tremando in realtà.
Sa che non c'è nessun filamento, nessun tentacolo nero che vortica nell'aria.
Sa che le crepe sono solo un'illusione.
Anche il fendente scagliato è un'illusione, poiché le grotte non mangiano l'arroganza o la luce.
Solo un'illusione; ha immaginato di scagliare il fendente subito dopo Verel, ma in realtà non è mai accaduto.
Tutto trema come quel giorno nelle gallerie.
Tutto sembra crollare, sembra volerli trascinare in quell'inferno dal quale lui e Alyka sono fuggiti tempo prima.
Sembra, ma quello è un incubo.
Non è reale.
E infatti la terra smette di tremare e il suolo arido torna ad essere il solito e semplice terreno morto di prima.
Ecco, il terremoto non è reale, non era reale.
Anche le tre lucciole, quei puntini luminosi dalle sfumature azzurrine sono un'illusione?
Tre sferette di luce che levitano a un metro o poco più da terra e si dirigono verso di loro.
Ha deciso che anche quelle non sono reali ed è per questo che non fa nulla per fermarle.
Non fa niente quando si avvicinano, resta ad osservarle, quasi affascinato dal loro ondeggiare lievi.
Dalla loro luce.
Dal loro candore.
Dal modo nel quale trapassano le sue vesti e il suo petto come fossero fatte di nulla.
E questo non fa che rafforzare la sua sensazione che tutto ciò non sia che un sogno.
Ma poi... poi arriva il dolore.
E quello è reale, è fisico.
È quanto di peggio si possa provare, qualcosa che non augurerebbe nemmeno al suo peggior nemico.
È come essere stretti nell'abbraccio di una gigantesca medusa.
È come una tortura portata avanti per mezzo di una miriade di spilli sottili come capelli e resi roventi dal fuoco, tanto è totale.
Ogni nervo, ogni singola cellula del suo corpo avverte quel dolore.
Un dolore nuovo che fa impallidire qualsiasi altro dolore abbia mai potuto provare.
Un dolore tale da fargli desiderare di non essere mai nato,
di essere ancora chiuso in quel piccolo pezzo di legno rozzamente intagliato e laccato di rosso.
Sente ogni singola goccia di sangue scorrergli nelle vene, è cosciente di ogni millimetro di tessuto che lo compone.
È come un'autopsia operata su se stessi mentre ancora si è coscienti.
E ciò che fa più paura è la dannata lucidità che lo accompagna in questi istanti.
Impossibilitato a muoversi, più per paura di peggiorare la tortura che per altro, non può che essere cosciente di ciò che sente.
Può solo stare immobile e soffrire, mentre i battiti accelerano finché il cuore stesso non sembra esplodergli in petto e il respiro si fa rapido al punto da non fornirgli neanche l'aria di cui ha bisogno.
Può solo stare immobile, soffrire e immaginare mille modi perché smetta di fare così dannatamente male.
Vorrebbe buttarsi a terra, rannicchiarsi su se stesso in cerca di protezione.
Vorrebbe tentare di strapparsi il cuore dal petto prima che esploda.
Vorrebbe tentare di dilaniarsi la gola con le unghie per lasciare all'aria il modo di arrivare ai polmoni senza bloccarsi.
Tutto pur di farlo smettere.
Eppure non fa niente di tutto ciò, se non fissare il mondo arido innanzi a se, sperando che finisca una volta per tutte.
Poiché posso assicurarvi, che neanche se provaste ad immaginare il dolore più atroce che mente umana riesca a concepire, potreste anche solo pensare di poterlo paragonare a quel dolore privo di ferite, donato da tre graziose sferette di luce dai riflessi di cielo.

E dopo il dolore, il silenzio.

E quello... oh, quello sì che è terribile.
Provate anche solo per un momento ad immaginare cosa voglia dire passare dal più perfetto dei dolori, qualcosa capace di farvi desiderare la morte, alla più totale apatia.
Inizialmente il suo gusto è quello del sollievo, dopotutto il dolore è passato.
Ma poi è probabile che torniate a desiderare quell'atroce sofferenza, pur di sentire qualcosa che non sia quel silenzio assordante.
E anche per il demone degli scacchi è così.
Lui non ama il dolore, ma quella totale assenza di sensazioni gli è odiosa.
Gli ricorda di come si sentiva quando ancora era solo il "re rosso", senza maiuscole poiché non era altro che un misero oggetto senza valore.
Si è pentito del desiderio espresso una volta che si è avverato, anche questo succede.
Perché si è accorto che con la mente ridotta al silenzio, anche se capace di pensare non è capace di provare niente tranne che il ricordo delle emozioni.
Pensa ad Alyka, visualizza il suo volto e sa che è perfetto, sa di trovarla bella.
Sa quale sia stata la rabbia provata nel vederla sull'orlo dell'abisso, decisa a lasciarsi andare quando Lui è scomparso.
Sa quale sia stato il dolore provato in ogni istante passato da quando l'ha salutata.
Sa quale sia stata la paura di perderla tempo addietro, inghiottita dalle fiamme rosse e azzurre dei folli.
Sa anche che al suo fianco ci sono due persone, una delle quali è il suo unico amico e sa che stanno soffrendo quello che sta soffrendo lui.
Sa tutto questo eppure è solo una conoscenza marginale.
Sa, ma non prova nulla.
I ricordi non sembrano appartenergli, niente sembra mai essere stato suo.
È tornato un oggetto intagliato nel legno.
Capace di ricordare ciò che lo circonda ma non come sensazioni, solo come meri dati visivi e uditivi.
E questo fa male.
AgH1r
Una lacrima.
Una singola lacrima che rapida partendo dagli occhi trova la sua strada per la libertà.
Scorre sul suo volto trascinando con sé ciò che resta del Silenzio.
Scorre sulle sue guance e delinea la forma loro e quella del mento.
Segna il ritorno dei suoni col suo abbandonare per sempre colui che l'ha pianta.
Altre vorrebbero seguirla, indugiano, si affacciano sulle folte ciglia nere, ma non troveranno mai la libertà.
Non proveranno mai cosa voglia dire lasciarsi andare in caduta libera e a velocità mortale schiantarsi sul terreno.
Il dorso della sinistra, coperto dalla manica antracite del pastrano, le accoglie tutte senza escluderne una.
Easley non si vergogna di piangere in pubblico.
Quella che alcuni considerano una debolezza per lui è naturale.
Solo innanzi ad Alyka quel pensiero muta di forma e le lacrime vanno celate.
Solo innanzi a Lei smettono di essere delle gemme d'acqua salata.
Perché le lacrime sono preziose, ma è un concetto che solo chi non ha potuto piangerle per lungo tempo comprende.
Ed è per questo che lei che ora ne è stata privata non deve sentire il peso di quelle altrui.
Perciò, ora che non c'è Alyka, potrebbe benissimo restare a piangere come un bambino ancora un altro po', ma asciuga quelle piccole gemme.
Perché?
Be', semplicemente, non è il momento di sfogarsi per il dolore che non ha potuto soffrire.
E non è il momento, perché vicino a lui s'è reso conto che qualcuno ancora soffre.
E la colpa non è attribuibile alle sfere luminose, ma a ciò che esse hanno risvegliato.

«Azure...»

Sibila senza voltarsi e guardando con la coda dell'occhio l'ombra scura dall'aspetto vagamente umanoide prendere forma alle spalle di Strange.
Non si ricorda di aver mai visto Azure a quel modo e, crede di capire come mai il Vrok ne abbia paura.
Crede di capire come mai nel sentirla sia caduto in ginocchio, tremando e portandosi le mani alla testa.
No, non deve essere piacevole avere una voce carica d'odio che costantemente morde e graffia i propri pensieri.

«Azure, basta.»

Ripete ancora una volta, con più decisione.
Ma "con più decisione" non è abbastanza a quanto pare.
Forse anche lei ha risentito di ciò che le sfere di luce e cielo hanno fatto provare loro.
E quindi, da bestia in trappola quale è, non può che rifarsi sulla sua prigione.

«Azure ti ho detto di smetterla!»

Le urla contro voltandosi di scatto.
Sta cominciando veramente ad averne abbastanza.
Strange è un suo amico, una persona a cui tiene e vederlo soffrire a quel modo non gli piace affatto.
È un po' come quando Alyka si sveglia in preda agli incubi.
La differenza è che Azure è reale.
L'ombra sembra fermarsi e tremare, ma è solo un'istante.
Un solo istante di pace prima che inizi nuovamente la sua opera sulla mente del Vrok.
Il Re digrigna i denti e stringe l'elsa di Hybris -che ancora impugna- con forza, fino a che le nocche già pallide non sbiancano ancora, assumendo le tonalità del gesso.
Un gemito dell'alieno, l'ennesimo da quando lei ha iniziato a torturarlo, è la goccia che fa traboccare la bile.
Rapido sfiora i simboli di inizio e fine sul piatto, vicino all'elsa, librando una sottile lama vermiglia e arcuata in direzione della creatura di tenebra.
L'inizio della sua rabbia è la fine della libertà di Azure.
E quella mezzaluna, quel graffio appena visibile sul tessuto dell'aria è sufficiente dissolvere il corpo nero e terribile di quello che forse, è un vero demone, molto più di quanto non si possa considerare il giovane dai tratti efebici che l'ha scacciata.

RY20u

«La prossima volta non sarò così gentile.»

Soggiunge con un tono più pacato, ma non per questo amichevole.
Strange lo fissa con gli occhi colmi di gratitudine per alcuni istanti, prima di chinare il capo imbarazzato.
Forse si vergogna di aver perso il controllo, oppure dal non essere stato capace di liberarsi da solo dalla presenza soffocante di Azure.
Oppure è un misto di entrambe le cose.
Ma l'importante è che tutto si sia risolto per il meglio.
Dopotutto, le persone che tengono a te non si preoccupano se appari debole in dei momenti, poiché tutti hanno i loro momenti di debolezza.
Quindi neanche noi dobbiamo farci remore nel chiedere aiuto a chi ci tende la mano.
8m9ni

«Vi ho trascinati qui, e vi ho fatto subire questa orrida tortura. Scusatemi.»

Noi ti abbiamo voluto seguire.

Il Rosso vorrebbe rispondergli, ma le parole restano solo un pensiero inespresso.
Che senso avrebbe avuto litigare su chi di loro fosse colpevole e dovesse quindi scusarsi?

«Questa scritta... non ne vengo a capo.
Eppure sento che in qualche modo dobbiamo fare come ci dice, anche se non ha alcun senso.
»

Scritta?
Solo allora se ne rende conto.
Solo ora si accorge che la piccola apertura nella roccia è svanita, lasciando al suo posto una parete liscia e solcata da lettere ordinate.
Tutti geroglifici senza senso per lui e, si sente inutile.
Tremendamente inutile.
E fuori luogo.
Come può aiutarli, se neanche può leggere e ragionare per conto suo su ciò che c'è da ragionare?
Certo, potrebbe farselo leggere dagli altri, ma non sarebbe la stessa cosa.
Poiché in qualche modo sarebbe spinto a ragionare come loro, tagliando una delle strade possibili alla soluzione.

«Aspetterò che il sole sorga.»

Il giovane efebo sgrana gli occhi tanto che il giallo e l'azzurro delle iridi non vengono neanche sfiorati dall'ombra delle ciglia.
Osserva Verel per un istante, lo guarda sedersi rassegnato sull'erba che contorna quello spiazzo mortifero.
Aspettare?
Che sia impazzito, a voler aspettare in un posto nel quale persino le pietre ti vogliono uccidere?
Anche Strange sembra pensarla come Easley e, dotato della capacità di leggere che al Re Rosso manca, si avvicina all'enigma esaminandolo.
Ci mette alcuni istanti che sembrano eterni e alla fine torna dal demone degli scacchi a capo chino.
Per un attimo il giovane corruccia le sopracciglia sconsolato.
Che neanche Strange sappia cosa fare?
Ma poi, rimane totalmente spiazzato, nel vedere il Vrok puntare alla Scarlatta che il Re ancora tiene in pugno e passare un dito sulla sua lama affilata, finché alcune gocce di sangue non lo macchiano.
Non capisce perché l'abbia fatto.
Qual'è lo scopo di farsi volontariamente del male, si chiede mentre lo osserva allontanarsi ancora una volta in direzione della Grotta Assassina.
E passare la ferita su quelle scritte.

«Compio il sacrificio ed apro il mio cuore. Voglio entrare in questa grotta.»

Easley sorride, capendo che il suo amico ha probabilmente trovato una soluzione al loro problema e, decide di aiutarlo.
Lo raggiunge quasi di corsa e preme il filo di Hybris sul palmo aperto della mancina, finché anche il suo palmo si tinge dello stesso rosso cupo.
Il taglio è netto e sottile, sanguina abbastanza ma non gli darà fastidio, ha sopportato ferite peggiori.
Posa la mano aperta sulle scritte già macchiate del sangue del Vrok e socchiude gli occhi.
Mentre il sangue tinge la roccia, Prega a bassa voce la Morte, la sua Prima Signora.
Colei che lo ha creato come mera pedina e che per lungo tempo ha deciso della sua esistenza.

«Death, this is thy son's sacrifice. I sacrifice my blood, the blood born from thy blood.
I sacrifice it on this stone. Guide us on this forbidden path 'till the very end.
»

La prega perché stia lontana da loro in quell'avventura.
Perché il suo fiato non solletichi le loro gole e li tenga anzi al sicuro da eventuali pericoli.
La prega in una lingua arcana e sconosciuta che neanche credeva di ricordare.
La prega nella speranza che tutto vada bene.
La prega nella speranza di tornare da Alyka.




uclqa

QCCvr  Energia Residua
90%

Condizioni Fisiche
Buone, ferita leggera sul palmo.
[0/16]

Condizioni Mentali
Leggermente spossato, stabili.
[4/16]
Hybris
Impugnata.

Dike
Riposta
Colpi: 5/5

Forma Umana
ReC200 AeV125
PeRf200 PeRm275 CaeM150
                     

 

Hybris la Tracotante
Passiva Incantaspade [Liv. I e II]
Hybris è indistruttibile e sempre affilata.
Passiva Incantaspade [Liv. III]
Hybris è priva di peso per il suo Padrone e non può essergli in alcun modo sottratta o rubata.
Attiva Incantaspade [Liv. III]
Offensiva Variabile basata sul non elemento energia; causa danni da corrosione.
[Nx1.]

Le ombre di Easley
Passiva Razziale
Influenza psionica di timore.


z5Hxe
Il Post in Breve
Riassunto e Note a margine


Male la testaaaaaaaaaaaa! x'D
Comunque, il riassunto, giusto. :zxc:
Il Re Rosso che per nascita e per situazioni vissute dovrebbe essere propenso a pensare che l'impossibile non esiste, è legato al suo pensiero razionale: trovare un nesso logico alle cose lo rassicura.
Ed è proprio a questo tipo di pensiero che ricorre per spiegare a se stesso come mai il fendente è andato a vuoto: che le grotte ingoino una lama di energia e luce è impossibile quindi in realtà non ha mai scagliato il fendente, è tutta un'illusione, compreso il terremoto.
Anche le luci, vuole considerarle tali, essendo ormai entrato in quella logica, ma come sente il dolore, capisce che effettivamente, è tutto vero.
Segno l'uscita dall'apatia con una lacrima che rappresenta il dolore provato al pensiero di non sentire niente, nemmeno per Alyka, ma inespresso a causa della momentanea assenza totale di emozioni e che quindi si "libera" così una volta che tutto torna normale.
Poi la scenetta con Azure, precedentemente concordata con Savior, nella quale Easley la scaccia indietro con un nullo della variabile del Incantaspade, la stessa di prima.
Dopotutto, nullo per nullo uguale effetto scenico .D
Osserva Strange senza capirci molto di cosa voglia fare, poi decide di raggiungerlo.
Quella che dice è una specie di "preghiera" alla Morte, che è a tutti gli effetti quella che l'ha creato in principio.
-O almeno che sia "nato" per la prima volta come sua pedina è quello che pensa, ma non è certo una cosa che posso rivelare qui e ora :8): -
In inglese perché dovevo giustificare l'utilizzo della parola "Death" da parte di un analfabeta che non può ragionare sul dilemma, visto che non glielo hanno letto e che in ogni caso, non avrebbe la capacità di vederci l'acrostico.
Inglese "arcaicizzato" nei pronomi perché fa più fiQo. :8D:

Come mi è stato fatto notare da uno dei miei beta-reader, la descrizione del dolore è più da critico che da alto: è un effetto voluto, in quanto ho considerato il dolore come uniforme e quindi non c'era un punto che facesse più male degli altri, abbastanza da affievolire il resto.

I danni li segno solo coi numerini per non appesantire lo specchietto.
Tanto sono proporzionali.
Non ho segnato il danno al palmo nella "scala", essendo meno di basso... Mi sembrava stupido scrivere "0,2" o simili x'D

Il primo disegno l'ho fatto io e l'ha graficato Coldest, il secondo è preso da D.Gray-Man e sistemato con paint per pigrizia.

Edit: Corretti due errori di battitura, spero di non averne lasciati altri. Chiedo scusa e prometto di rileggere una volta in più i miei post prima di inviare x'D


 


Edited by Caitlin - 7/9/2011, 00:50
 
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view post Posted on 8/9/2011, 23:07
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Esempio
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La grotta sembrò reagire positivamente al sacrificio: la scritta s'illuminò di un tetro e vivido bagliore violaceo e un'istante dopo si stinse, sino a scomparire nella nuda roccia esattamente com'era comparsa, come se vi fosse sprofondata. Ma nulla suggeriva che le conseguenze del loro gesto sarebbero state altrettanto positive... d'improvviso una nuova, forte scossa fese di nuovo quel pezzo di terra sterile e infecondo. In un concerto di molteplici rrumble che si dilettavano a giocare con l'equilibrio dei tre avventurieri, la fenditura nella roccia si riapriva nuovamente, e con esasperante lentezza si allargava, e allargava, e allargava. E alla fine, dopo l'ultimo boato, divenne sufficientemente ampia da far passare tre umanoidi; eppure quell'apertura somigliava maledettamente a quelle che erano due fauci che si erano spalancate, fameliche, dinanzi al pasto della giornata. Scrutando oltre l'ingresso, nella penombra, si potevano intravedere una rosa di stalagmiti e stalattiti innaturalmente affilate come rasoi, che non facevano che spingere a pensare alla grotta come un mostro affamato, vivo e consapevole. Lentamente emergeva la martellante e ossessiva impressione che quei rombi e quelle scosse fossero quelli di un ventre che si contorceva, ansioso d'empirsi di carne fresca.
---
Gli avventurieri si inoltrarono nel buio della grotta senza ulteriori remori. Eppure in quel preciso istante, quando mossero il primo passo nel buio, intravidero soltanto tre fiaccole attaccate al muro prima che la grotta si richiudesse nuovamente alle loro spalle, lasciando solo la stretta fenditura che l'aveva contraddistinta dall'inizio. Nell'immediato ogni cosa precipitò nel buio più totale; un buio silenzioso e calmo, ma un silenzio e una calma pregni di tensione e ostilità... la grotta non tardava a manifestare con la massima chiarezza le sue intenzioni, benché già il suo aspetto non mentisse troppo su quell'argomento. Così come all'esterno, anche all'interno la grotta pareva assumere la fisionomia di una gola profonda come un abisso; le luci delle fiaccole illuminarono un piccolo tratto molto largo che proseguiva per pochi piedi, prima di tuffarsi un immenso burrone. E i rumori che si sentivano dal fondo non invogliavano a visitare le profondità.
Sollevando invece lo sguardo verso l'alto, si poteva vedere che la grotta s'estendeva in una grandissima volta il cui limite si intravedeva con difficoltà. Da lassù scendeva una schiera di tetre stalattiti che sembravano non avere alcun appiglio, se non la nera oscurità da cui emergevano. Ma proprio quando non sembrava esistere un percorso papabile, improvvisamente la luce delle fiaccole illuminò l'estremità opposta del burrone. Non era certamente raggiungibile con un salto, ma sembrava possibile industriarsi per arrivarci. A prova di ciò, all'improvviso un'iscrizione comparve sulla roccia di una stalattite proprio sul limitare del burrone. Vi si poteva leggere un indovinello:

Il difficile, per chi di coraggio ne ha poco,
è procedere a passo spedito nel vuoto,
continuare a giocare a questo bieco gioco:
la vera impresa dell'eroe è sfidare l'ignoto.

Ma per chi vi riesce la gloria è per la vita,
con piede fermo e freddezza infinita
la strada che porta avanti è sempre in salita:
anche quando non la vedi finché non è finita.



Note del co-Quest MasterCome penso si sia capito, avete risolto l'indovinello. Complimenti a tutti. La grotta reagisce al sacrificio mostrando ai tre l'ingresso, per poi richiudersi alle loro spalle. All'interno il paesaggio è contraddistinto da uno spazio molto largo, esteso sia in altezza (burrone e volta) sia in larghezza (sottinteso nel post). Il vostro obiettivo è procedere dall'altra parte; potete tentare tutto quello che volete per passare, ma tenete bene a mente che nell'indovinello è contenuto un suggerimento che può aiutarvi. Ma naturalmente perché funzioni si esige solo una cosa: dovete rischiare.
N.B. Non si vede una cippa di niente. Non vi consiglio di disfarvi delle fiaccole.
Divertitevi, dunque :8D: Potete postare fino alle 23:59 del 12/09. Good luck.
 
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Verel
view post Posted on 11/9/2011, 20:52




Lampante.
Era ancora steso per terra, tra l'erba che gli solleticava la pelle, quando Easley, in un trip di parole incomprensibili e sangue sul muro, risolse l'indovinello. Il fottuto indovinello. Verel guardò la scenetta e non poté che irrigidirsi dalla vergogna, tornando poi a guardare il cielo per pochi istanti, come a pregare "fà che sorga un sole, uno qualsiasi, anche nero", chiaramente omettendo la parte del "così avrò ragione io". Ovviamente, nessuna risposta. Scoccò un'occhiataccia alla dannata volta celeste, quindi trovò miracolosamente la forza di ergersi in piedi ed avviarsi verso l'indovinello. Evitò Easley e Strange, in primis per la evidente brutta figura, in secundis perché Strange diventava sempre più strano ogni volta che lo guardava -ma cercò di non badare a questo spiacevole inconveniente.
Eppure, in quella situazione difficilmente sopportabile, Verel non poté tirarsi fuori dal riconoscere la sfacciataggine della soluzione. Si sentì confuso, perché non capiva se aveva voglia di fare una grassa risata o tirare un pugno al muro.
Decise di scartarle entrambe, anche perché non è detto che il muro non possa rispondere.
Scelse invece la soluzione più comoda: quella di allungarsi in un sorriso tagliente, quasi sarcastico, ed un intelligentemente piazzato " Buon lavoro. " agli altri due.
Ebbe modo di guardare un'ultima volta le scritte, prima che venissero cancellate dalla forza che abitava quell'antro misterioso...

apocry
...e le maledì.
Le lettere D E A T H scomparirono beffardamente sotto i suoi occhi, mentre quell'ammasso di rocce si decideva a farli entrare.
Prima, una piccola scossa tellurica, una che sembrava più un avvertimento, della serie entrate a vostro rischio e pericolo. Verel si sentì traballare da capo a piedi, gli sembrò di essere una trottola sull'orlo di fermarsi e cadere. E questo lo portò a pensare che se fosse effettivamente caduto, così come in un gioco di trottole, gli altri lo avrebbero deriso. E questo no, ora basta figuracce. Fortunatamente le scosse finirono, e con esse i ridicoli ragionamenti del giovane.
Fu quando la fessura si riaprì che l'umore di Verel cambiò. Prima, sapeva che non stava prendendo questa missione nel modo in cui avrebbe dovuto. Sapeva che le cacce al tesoro non erano favole per bambini, ma che la gente ci muore dentro, e questo lo aveva scoperto a care spese. A quel pensiero portò istintivamente una mano sull'elsa della sua arma e l'altra al cuore, come se stesse rivivendo i momenti in cui fu ferito a morte settimane prima. Il respiro iniziava a mancargli, gli occhi iniziavano a lacrimare.
Ma non volle versare una lacrima in quel luogo.
Forte delle sue convinzioni, cercò di calmare il suo spirito senza che gli altri notassero la sua inquietudine. Si, non voleva mostrarsi debole. Voleva essere il guerriero che spada alla mano sbaraglia i nemici e prende gli scrigni nascosti, un desiderio certamente infantile, ma fortemente radicato. Infine, ritornò ad una precaria normalità. Quei piccoli attacchi erano frequenti ormai ed il ragazzo continuava a chiedersi fin quando sarebbero durati, fin quando avrebbero continuato a storpiare e distruggere la realtà di guerriero che aveva di sé.
Si chiese se fosse la grotta la causa di quell'episodio. Che un'aura estremamente forte schiacciasse la sua era possibile, e l'empatia che aveva con le presenze e le emozioni altrui era discretamente forte. Eppure, avrebbe dovuto presumere che la grotta fosse viva, con cuore pulsante e mille pensieri, e la cosa lo spaventava.
Perché quella fenditura in cui i tre stavano entrando somigliava più alle fauci di un mostro malefico, ed il pensiero che fosse vivo quasi terrorizzò Ver.

L'interno della grotta parve dargli ragione, per la prima volta.
Grandi denti di roccia e granito quelli che, appesi come pipistrelli, sbucavano inquietanti da ogni dove. Una gabbia per uccelli, gli sembrava quell'antro oscuro: una rete da cui non si può scappare, e se ci si prova, si viene perforati. Verel deglutì. Si accorse solo ora delle fiaccole ancorate al fianco di quella che sarebbe stata la gola di quel mostro roccioso. Appena ne toccò una, la gabbia si chiuse: come a vomitare ogni traccia dell'entrata, la grotta decise di tornare alla sua forma originale: una minuscola fenditura. Il ragazzo osò chiedersi se gli uomini che avevano mandato la lettera sarebbero venuti davvero.
Ma sapeva già la risposta. Gli uomini non sono inclini a lasciare i tesori, soprattutto se questi sono artefatti leggendari.
Era sicuro che sarebbero venuti. Era sicuro che avrebbe dovuto combatterli.
Ucciderli?
Non lo sapeva. Non lo aveva mai saputo, con nessuno di quelli che aveva ucciso prima. Avrebbe semplicemente improvvisato, buttato una moneta, testa o croce, vita o morte.
Cancellò rapidamente quei pensieri, che gli sembravano innaturali per lui. Affidare la vita al caso? Mai! Che diavolo gli saltava in mente?!

Stizzito, Verel procedette in silenzio il tragitto che li portava alla prossima difficoltà.
Un abisso era quello che tagliava il loro percorso, un pozzo nero che le fiaccole non avrebbero mai potuto illuminare, poiché la sua oscurità era troppo forte. Dalle sue profondità, sembravano provenire dei flebili rumori, note addolorate: lamenti, forse? O mugolii, oppure ancora il verso di qualche belva? Nessuno sapeva nulla. Solo sospetti spaventosi, in cui i tre avventurieri sembravano tuffarsi invece di scappare. Ma del resto, non si tornava indietro. Quei bisbigli ombrosi parvero a Verel come un respiro regolare, invece.
Il respiro di una bestia che era quel luogo.
Ancora, un brivido lo assalì. Stava perdendo sé stesso nella paura? Ma soprattutto, aveva paura?
Il mondo non parve voler aspettare i suoi drammi. Un nuovo enigma li aspettava dall'altra parte di quel baratro.

Il difficile, per chi di coraggio ne ha poco,
è procedere a passo spedito nel vuoto,
continuare a giocare a questo bieco gioco:
la vera impresa dell'eroe è sfidare l'ignoto.

Ma per chi vi riesce la gloria è per la vita,
con piede fermo e freddezza infinita
la strada che porta avanti è sempre in salita:
anche quando non la vedi finché non è finita.


Ancora una volta, lampante.
Ancora una volta, il sorriso tagliente sulle labbra di Verel, pulite da ogni dubbio.
Come se la grotta avesse cancellato i pensieri che lo tormentavano, ma solo per permettergli di morire al suo interno, colorando le sue pareti fin troppo spoglie. Verel sapeva cosa fare, e se avesse fallito, beh, il cielo lo avrebbe salvato, magari bucando le mortali stalattiti.

Ancora cullato da questa vecchia fiaba, Verel chiuse gli occhi, e sfidò il mostro di tenebra.

kurosuji2484641

" Chi non risica non rosica! "
Si congedò così dagli altri due, con un fugace sorriso, e senza più curarsi di loro né delle loro possibili proteste, seguì l'istinto.
Procedendo verso il vuoto con passo fermo e spedito, negli occhi chiusi la freddezza infinita.
Un inverno che in quelle orbite non si era mai visto.

Verel era cambiato.
In qualche modo l In tutti i modi possibili.

In quel momento, il suo piede toccò il vuoto,
pronto a sprofondare o sopravvivere.

Energia: 89% Slot tecnica utilizzati: 0/2
Condizioni: Fastidio doloroso in tutto il corpo, alto {Psion}
ReC: 225 AeV: 125 PeRf: 250 PeRm: 250 CaeM: 175

Abilità Passive
● Cuore di carta: le pagine ingiallite, usurate e stropicciate del quaderno sono il suo cuore, l'inchiostro che le attraversa è il suo sangue e le emozioni che racconta sono la sua anima. Si potrebbe dire che un libro non sia troppo diverso da un sentimento, quasi un'incarnazione di emozioni. Verel ha scritto tutto ciò che si sentiva in cuore sul diario, che ora è diventato il suo tesoro ma anche il suo specchio, dove poter osservare quanto si è cambiati e cosa si è diventati. Ma è anche una lente per guardare gli altri. Fintanto che Verel possiede il diario, sarà in grado di percepire le emozioni di chi gli sta intorno, scalfendo la superficie degli animi altrui, verso il loro cuore di carta.
Riassunto azioni: bene. Verel procede nel vuoto, chissà che non ci sia qualche ponte invisibile a sorreggerlo.
 
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view post Posted on 12/9/2011, 15:11

season of mists
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Le viscere dell'ombra

Don't feed the cave

Ovviamente i loro sforzi hanno successo. Strange osserva con soddisfazione l'incisione illuminarsi di un bagliore arcano e poi svanire, beatamente ignaro che il merito non sia suo. Ma il sorriso gli appassisce sul volto quando la terra riprende a tremare. La roccia si spacca per offrire loro una via d'accesso e, praticamente caracollando, lui e il Re Rosso entrano nella grotta, cercando di mantenere il sangue freddo. Poi l'apertura si chiude alle sue spalle.
Il cambio di temperatura lo investe brutalmente, sconvolgendolo più della mancanza di luce. Il freddo è pungente e si insinua nel camice del Vrok, abbracciandolo con mani gelide. Degna Easley di uno sguardo stralunato, mentre egli rinfodera la spada e si toglie il pastrano, non curandosi del gelo. Strange rabbrividisce, e cerca di convincere sè stesso che sia solo per la bassa temperatura. Non per l'ambiente tetro e inospitale. Non per le stalattiti che pendono come spade di Damocle sulle teste del terzetto.

Sulla parete, come manna del cielo, nota tre torce e ne afferra una, stringendo le mani intorno ad essa come se il suo calore e la sua luce potessero salvarlo da qualunque cosa lo attende. Come se quella primitiva invenzione fosse una mano amica, pronta a trarlo in salvo in caso di pericolo. Vane speranze, solo illusioni. Ne è ben conscio, mentre muove qualche passo nell'ambiente che si spalanca davanti a lui. Easley, dopo aver impugnato una seconda torcia, si avvicina a lui, rischiarando l'ambiente circostante. Azure si agita inquieta nella sua mente, ma l'attenzione del Vrok non è focalizzata su di lei ora. La cosa che attrae i suoi occhi è un burrone, una spaccatura nella roccia che si allunga a dismisura nelle profondità della terra. Un Acheronte in secca, che separa il mondo dei morti da quello dei vivi. Ma non si vede nessun Caronte pronto a traghettare quel terzetto di anime inquiete dall'altro lato. Nessun guardiano a cui pagare un obolo per il lasciapassare verso l'Inferno.

Il Vrok muove qualche altro passo in avanti, verso il ciglio dello strapiombo, con cautela. Il terreno è scivoloso e dei rumori poco rassicuranti provengono dalle viscere dell'ombra. Meglio fare attenzione. Improvvisamente gli occhi di Strange vengono catturati da una scritta, un nuovo messaggio da parte di un padrone di casa evidentemente poco accogliente. Compare su una stalattite, e la luce della torcia lo illumina a malapena. Con ancora il pollice pulsante per via del sacrificio precedente, Strange lo legge ad alta voce, sperando che le parole contenutevi non gli costino altro sangue.


Il difficile, per chi di coraggio ne ha poco,
è procedere a passo spedito nel vuoto,
continuare a giocare a questo bieco gioco:
la vera impresa dell'eroe è sfidare l'ignoto.

Ma per chi vi riesce la gloria è per la vita,
con piede fermo e freddezza infinita
la strada che porta avanti è sempre in salita:
anche quando non la vedi finché non è finita.



La sua voce risuona distorta dall'eco presente in quella strana caverna. Solo allora il Vrok nota quanto sia distante il soffitto, quanto sia ampia quell'anticamera che probabilmente si affaccia su tremendi pericoli e favolosi tesori. Distratto momentaneamente dai suoi torbidi pensieri, il Vrok torna a rileggere mentalmente il messaggio, quando una voce strisciante irrompe nella tranquillità dei suoi pensieri.

No ... non può star davvero suggerendo questo. Non è possibile.

A Strange ci vuole qualche secondo in più rispetto ad Azure, per intravedere la verità nascosta in quelle criptiche parole.

Sta forse ...

Sì idiota! Dovrai cercare qualcosa di invisibile, e spera di trovarlo!
Perchè sei dovuto venire qui? Moriremo, Strange ... e sarà tutta colpa tua!


Il Vrok distoglie la sua attenzione dalle lamentele della sua dolce metà e la rivolge verso il centro esatto del burrone, a qualche passo da lui. Spinge in avanti la fiaccola, cercando di illuminare ciò che non può essere visto. Entrambi sono giunti alla stessa conclusione. Un ponte invisibile che sovrasta il burrone. L'ipotesi è così surreale che potrebbe essere anche vera. Attende qualche secondo, ma alla fine decide di non rimuginarci sopra. Senza avvertire i propri compagni, in un folle gesto di sfida verso l'ignoto, spingerà un piede verso il vuoto, verso l'oscurità che lo attende oltre il ciglio del burrone. Nella sua mente non una preghiera, non uno scongiuro. Solo il Primo dei quattromila mantra Vrok, che ogni inventore di quel popolo deve avere sempre ben presenti, per essere guidato attraverso le avversità del Cammino. Mentre se lo ripete, mentre sta per compiere quel gesto al limite della follia, quasi non si accorge che esso sfugge dalla sua mente, per oltrepassare i vincoli delle sue labbra.

Noi siamo i Vrok. Noi non possiamo sbagliare.

Deciso, sta per avanzare, quando Verel, giunto evidentemente alla medesima conclusione, lo precede.





Strange

ReC 300| AeV 175 | PeRf 325 | PeRm 275 | CaeM 200



Condizioni fisiche: Taglio al pollice [Meno che Basso]

Condizioni mentali: Sconvolto [Danno Alto]

Energia: 100%

Armi:
Chiave inglese - Legata alla schiena
Ingranaggio - Legato alla schiena
Ingranaggio Abbagliante - Riposto nel camice

Abilità Passive:

Le stranezze del'inventore - Passiva per un secondo dominio + Up al dominio illusionista
Quello dell'inventore è un mestiere duro - Pelle più coriacea + Emorragie ridotte e ossatura quasi indistruttibile
Sognare non costa nulla - Cast istantaneo delle illusioni + Sconto del 5% sulle illusioni (mai sotto l'1%) + Illusioni di 1 livello di potenza superiore al consumo
Qui ci sono già io! - Difesa Psionica Passiva

Abilità Attive impiegate:

Note: Dunque ... Secondo noi la scritta indica che è presente una sorta di ponte invisibile. Pertanto, dopo aver fatto prendere a Strange e a Easley una torcia a testa, il Vrok "interpreta la scritta" e si appresta a muovere un piede nel vuoto, cercando una superficie in grado di sostenerlo, quando Verel agisce prima di lui. Ogni autoconclusione è concordata, anche perchè sto pngizzando il Re Rosso, come da accordi con Caitlin - vista la sua assenza forzata dal forum - e con il consenso di Maionese.

Legenda:

Parlato Strange - Udibile
Pensato Azure - Udibile solo per Strange



 
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Caitlin
view post Posted on 14/9/2011, 22:09




Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate

Queste parole di colore oscuro
vid'ïo scritte al sommo d'una porta;
per ch'io: «Maestro, il senso lor m'è duro»

Ed elli a me, come persona accorta:
«Qui si convien lasciare ogne sospetto;
ogne viltà convien che qui sia morta.»

[Dante Alighieri - Inferno Canto III]

L'idea di Strange ha funzionato.
La terra ha tremato, facendogli temere per un attimo di aver commesso un altro fatale errore, ma adesso, nel buio della caverna si sente più tranquillo.
Essere tranquilli in un posto del genere è paradossale.
L'eco di un gorgoglio ancora struscia sulle pareti, viscido e cupo come l'agitarsi dello stomaco di una bestia.
Eppure, ora che il sole è solo un vago ricordo alle sue stanze, non può che sentirsi tranquillo.
Se la belva coi suoi denti di roccia provasse a masticarli, sa -o almeno è convinto- di poter contare su quella forza che l'astro dorato gli blocca in corpo.
Ripone la Scarlatta, sua fedele compagna che oggi gli ha portato guai e si leva il pastrano per agevolare un eventuale passaggio al suo volto completo, al suo volto di Nero Paladino.
Assicura l'indumento alla meglio alla cinta di cuoio che tiene in vita, muovendo appena le braccia per sistemare la camicia leggera che indossa.
La stoffa bianca e leggera non è un ostacolo allo spiegarsi delle ali e in caso, non è neanche una gran perdita.
Al pastrano invece ci tiene e la stoffa pesante di cui è fatto anche se alla fine cederebbe, gli farebbe perdere secondi forse preziosi.
Sulle pareti sono assicurate tre torce...
Tre, come loro.
Che li stiano aspettando? Pensa per un attimo mentre la mancina stringe il legno grezzo, comprimendoci contro il palmo ferito, quasi quel contatto potesse alleviare il lieve pizzicore che ora sente.
Scuote la testa, facendo oscillare dolcemente la lunga chioma castana per un mezzo istante prima di raggiungere il suo amico.
C'è un altro indovinello, sembra.
Per quanto possa esser stupido, pare suggerire di tentare una camminata nel vuoto.
O almeno questa è la conclusione a cui sono arrivati sia il Vrok che Verel.
E anche lui, la ritrova possibile come opzione, per quanto non voglia crederla realmente fattibile.
Dopotutto quanto può essere strano un ponte invisibile in una grotta che ricorda la bocca irta di zanne di un cerbero e che come una bestia è dotata di una coscienza propria, seppur magari minima?
In fondo, prima la stessa grotta li avrebbe voluti uccidere...
Si porta in fine accanto sul bordo.
In attesa dello svolgersi degli eventi.
Pronto a spiegare le grandi ali nere, stavolta non per volare in soccorso della sua Regina -troppo lontana per essere raggiunta-, ma per salvare in caso i suoi "compagni", da quell'avventatezza forse rovinosa ma che potrebbe essere la soluzione.



uclqa

QCCvr  Energia Residua
90%

Condizioni Fisiche
Buone. Ferita lieve sul palmo della mano.
[0/16]

Condizioni Mentali
Buone.
[4/16]
Hybris
Riposta

Dike
Riposta
Colpi: 5/5

Forma Umana
ReC200 AeV125
PeRf200 PeRm275 CaeM150
                     

 

Hybris la Tracotante
Passiva Incantaspade [Liv. I e II]
Hybris è indistruttibile e sempre affilata.
Passiva Incantaspade [Liv. III]
Hybris è priva di peso per il suo Padrone e non può essergli in alcun modo sottratta o rubata.

Le ombre di Easley
Passiva Razziale
Influenza psionica di timore.


image
Il Post in Breve
Riassunto e Note a margine


Niente da dire; riassumo gli avvenimenti dal mio punto di vista, cercando di aggiungere giusto un tocco d'introspezione e di dare una motivazione logica all'azione di togliermi il pastrano proprio ora (cosa che altrimenti avrei specificato nel prossimo post).
Non mi soffermo sulla descrizione di tutto l'ambaradan che porta all'aprirsi della caverna per risparmiare tempo. x'D
In pratica ho postato solo per far presenza x'D

Post pessimo e breverrimo, ma meglio un post scritto di furia e coi piedi per non far ritardare che nessun post, visti i casini successi a casa mia .D
La citazione tratta dalla Divina Commedia l'ho messa perché, se avessi avuto modo di fare un post come si deve, l'avrei messa x'D quindi, ho voluto usarla comunque, per dare un minimo di apparenza decente x'D


 
 
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view post Posted on 14/9/2011, 23:16
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Esempio
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Gli indovinelli giocano sull'intersecarsi di molteplici piani di significato, eppure talvolta soltanto dal significato letterale può essere tratta la soluzione. Quando il coraggioso Verel poggiò il piede nel vuoto, non ci fu nessuna forza a trarlo verso il fondo. In compenso, tuttavia, una pedana invisibile si manifestò illuminandosi brevemente di una luce violacea, ritornando invisibile dopo pochi istanti. Benché sia la vista che l'udito non percepissero nulla a separare i tre avventurieri dalle viscere della grotta, il tatto avrebbe invece percepito l'opposizione di una superficie rigida, ma liscia come vetro.

---

A partire dall'altra estremità del burrone, la grotta proseguiva in un più stretto e intricato tunnel, che si snodava per circa cinquecento piedi in molteplici anse e curve, similmente ad un fiume che si scavava il suo spazio scendendo una parete rocciosa. Al termine di questo estenuante cammino, i tre poterono vedere che la grotta si andava nuovamente allargando, pur contenendosi ad uno spessore di sei piedi circa; a quel punto si apriva un piccolo antro, dal quale si diramavano non uno, non due ma ben tre tunnel diversi. La conformazione dell'antro faceva sì che non si potesse vedere nulla dell'interno dei cunicoli, tuttavia le dimensioni delle entrate li rendevano appena sufficienti perché vi passasse una persona. Nonappena i mercenari si fossero soffermati a scegliere il percorso da seguire, appena sopra ciascuna delle entrate altre iscrizioni si sarebbero illuminate di una luce violacea, catturando la loro attenzione.

Il cunicolo di sinistra recitava:

Per me si va ovunque ed in nessun posto,
senza destinazione è il viaggio nascosto:
senza
capacità che siano solo tue
attraverserai incubi senza tempo o sogni che non hai fatto mai.


Il cunicolo di destra invece recava scritto:

Ogni nuova strada è un cancello segreto,
un buco nel tempo, un salto più indietro.
Non ci sono speranze per chi cammina in avanti,
re
senza dominii ad affrontare i giganti.

E il cunicolo centrale, infine:

Si profonde nelle lotte dell'abisso
chi si guarda dentro e non si è mai visto.
Senza la pergamena a dare conforto,
piangendo lacrime amare, nere di lutto.


A quel punto la grotta sarebbe entrata in azione. Il cunicolo alle spalle di Verel, Easley e Strange si sarebbe improvvisamente chiuso, sigillandosi con una parete di nuda e impenetrabile roccia, in un'orchestra di rombi. A quel punto, voltandosi intorno, i tre si sarebbero accorti di un'atroce verità: ciascuno di loro era solo. Erano tutti e tre nella stessa stanza, dannatamente vicini, eppure privati della possibilità di percepire gli altri. Ogni loro movimento per cercare gli altri sarebbe stato terribilmente vano: nessuno di loro arrivava mai a sfiorarsi, rimanendo immerso fino al collo in una realtà intrinsecamente reale e surreale allo stesso tempo. Alla fine, i tre avrebbero realizzato che l'unico modo per mettere fine a quell'angosciosa ricerca era uno: continuare, proseguire. Scegliere.



Note del co-Quest Master:D
Avete risolto l'indovinello, bene. Sapevo che ve la sareste cavata senza consumi inutili. Saltando allegramente i preamboli, passo subito alla nuova situazione: vi trovate in un antro certamente più piccolo del precedente, ma abbastanza spazioso. Avete il tunnel da cui siete arrivati alle vostre spalle, e tre nuovi tunnel che vi aspettano per proseguire. A quel punto compaiono le scritte, unico indizio che vi aiuti a capire cosa troverete... o cosa non troverete. Infine, come conclusione, il tunnel alle vostre spalle si chiude e ciascuno di voi è privato della percezione dell'altro. Ovvero: voi siete nella stessa stanza, quindi se ci fosse un quarto elemento vi vedrebbe tutti, ma voi non potete né vedervi né sentirvi. Potreste toccarvi, ma sta volta è la fortuna ad impedirvelo.
Veniamo alle istruzioni per i vostri post: dovete scegliere una via. Trovandovi soli, non potete far altro che proseguire. Scegliete il vostro preferito in base alle parole degli indovinelli e ricordatevi che non potete scegliere entrambi lo stesso tunnel: una volta che uno di voi fa la sua scelta, il suo cunicolo si chiude. Sostanzialmente l'ultimo che posta non avrà possibilità di scelta.

Good luck. Avete tempo fino alle 23:59 di Sabato 17.
 
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view post Posted on 17/9/2011, 16:00

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Le viscere dell'ombra

Alone

Un ponte invisibile emerge tra le ombre della grotta, salvando l'audace Verel. Strange tira un sospiro di sollievo, mentre quella passerella dall'improbabile colore svanisce nuovamente, risucchiata in un vortice di ombre ed oscurità. Eppure il giovane dai capelli corvini rimane sospeso nel vuoto, sostenuto da una forza invisibile ma sempre presente. Allungando la torcia davanti a sè e ripetendo febbrilmente il Primo Mantra Vrok, Strange spinge un piede in avanti, testando di persona l'incredibile sensazione di camminare nel vuoto. Dopo il primo passo, tutto è molto più facile. Il Vrok osa una risata nervosa, mentre percorre il più velocemente possibile quella pedana, senza però lanciarsi in una corsa poco dignitosa. I Vrok non sbagliano mai. Chissà, forse è vero.

I tre si avventurano in un labirinto di curve, scendendo sempre di più nel sottosuolo. Il luogo si fa sempre più freddo ed inospitale e le fiamme delle loro torce rischiarano appena la via da seguire. L'aria è immobile, in quel cunicolo, così come i pensieri di Strange ristagnano nella sua mente. Preoccupazioni sulla durata della sua vita, principalmente. Prospettive di vecchiaia che si fanno sempre più improbabili ad ogni metro percorso, alternate ai rabbiosi segnali che Azure gli invia, per rendergli noto che lo odia per aver intrapreso questa impresa. Niente di diverso dal solito, almeno fino a che non raggiungono la fine di quell'esofago roccioso.

Arrivano così nel ventre della bestia pietrosa, un antro dalle dimensioni ragguardevoli, se confrontate con quelle del tunnel che li ha condotti fin lì. Un luogo che li pone davanti ad una scelta, perchè tre sono le vie che si aprono di fronte a loro. Una gabbia da cui è impossibile scappare. Mentre il Vrok scruta le nere profondità delle strade che gli vengono proposte, altrettante iscrizioni si illuminano. Nuove frasi enigmatiche, altri indovinelli che Strange sta cominciando a detestare. Ma che sarà costretto ad esaminare, perchè, improvvisamente, con strani e cacofonici rumori, la parete si sigilla dietro di loro, obbligandoli a proseguire.

Strange si volta, colto alla sprovvista, e non può far altro che guardare impotente la liscia pietra che gli si para davanti agli occhi. Ma il suo stupore non è niente se paragonato a quello che prova quando si accorge di essere completamente solo. Assume un'espressione abbastanza stupida, mentre si guarda intorno in cerca dei suoi compagni, svaniti nel nulla. Anche Azure sembra averlo notato, perchè una scarica di pensieri furiosi si palesa nella mente del Vrok, stordendolo momentaneamente.

E ora cosa facciamo? Dove sono andati a finire?

Strange prova a chiamare i due ad alta voce, voltandosi in cerca dei loro corpi. Nessuna risposta.

Non ne ho la minima idea. Ma credo che dovremmo proseguire. A questo punto è l'unica cosa che possiamo fare.

Un tremito nella voce tradisce il reale stato d'animo del Vrok. E' completamente terrorizzato. L'ambiente sembra ancora più spettrale, se visto con un solo paio d'occhi. Specialmente se si trova da solo in esso con Azure. Non vuole che lei abbia altre occasioni per impadronirsi del suo corpo. Non vuole rimanere da solo. Le sue pupille si muovono frenetiche, leggendo e rileggendo le scritte violacee che lo confondono con parole prive di senso. Alla fine decide di ignorare qualsiasi tentativo di ragionamento e di percorrere il cunicolo immediatamente davanti a lui.

Si profonde nelle lotte dell'abisso
chi si guarda dentro e non si è mai visto.
Senza la pergamena a dare conforto,
piangendo lacrime amare, nere di lutto.


Le parole gli risuonano ancora nelle orecchie, mentre si addentra nei meandri del sottosuolo.




Strange

ReC 300| AeV 175 | PeRf 325 | PeRm 275 | CaeM 200



Condizioni fisiche: Taglio al pollice [Meno che Basso]

Condizioni mentali: Sconvolto [Danno Alto]

Energia: 100%

Armi:
Chiave inglese - Legata alla schiena
Ingranaggio - Legato alla schiena
Ingranaggio Abbagliante - Riposto nel camice

Abilità Passive:

Le stranezze del'inventore - Passiva per un secondo dominio + Up al dominio illusionista
Quello dell'inventore è un mestiere duro - Pelle più coriacea + Emorragie ridotte e ossatura quasi indistruttibile
Sognare non costa nulla - Cast istantaneo delle illusioni + Sconto del 5% sulle illusioni (mai sotto l'1%) + Illusioni di 1 livello di potenza superiore al consumo
Qui ci sono già io! - Difesa Psionica Passiva

Abilità Attive impiegate:

Note: Mi limito ad entrare nel cunicolo centrale :v:

Legenda:

Parlato Strange - Udibile
Pensato Azure - Udibile solo per Strange



 
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Verel
view post Posted on 18/9/2011, 20:32





Un passo.
Nel silenzio, nella cecità, possiamo dire di sentir davvero quel singolo passo, no, quei passi che attraversano l'oscurità? Riusciamo a cogliere ogni dettaglio di quel suono, che come un sasso nello stagno si ripercuote e si ripercuote in tanti cerchi concentrici? Non possiamo toccarli, non possiamo percepirli, eppure ognuno di quei passi s'infrange contro il nostro animo, creando un'ansia crescente, continuando a stuzzicare i nostri occhi, facendo apparire spettri dove non ci sono che oggetti inanimati.
Potremmo dire che è il potere del buio: la sensazione di essere sperduti e senza riferimenti. Chiudere gli occhi e non notare alcuna differenza da quando li tenevamo aperti. Potremmo dire che sono dei passi altrui, di qualcuno che ci viene incontro, chissà perché?
Ma tutte le domande, le teorie, le paure diventano nulla quando scopriamo che quei passi
sono i nostri.

Le fauci rocciose erano ormai ben lontane.
Ora la galleria era cambiata, non radicalmente, ma abbastanza per gettare una sensazione di costrizione ai tre cacciatori di tesori. Era come se quell'antro misterioso li stesse abbracciando con le sue pareti sempre più strette, sempre più soffocanti. Un brivido percosse Verel. Nella grotta non circolava una particolare corrente, eppure fu come se l'aria stessa di quel luogo lo stesse pungendo in ogni attimo, manco la roccia fosse ricoperta di spilli acuminati. E si doveva ancora riprendere da poco prima.
Era ormai convinto di essere uno stupido, quando il suo piede iniziava a scivolare verso l'oscurità eterna dell'abisso. Vedeva quella scena da una prospettiva terrificante, quella della vittima. E il tempo rallentava, come a torturarlo, i battiti del cuore che gli rimbombavano nei timpani, così tanto che il ragazzo pensava che l'organo volesse fuggire dal suo corpo condannato.
Invece, si salvò.
Fu come rinascere per una seconda volta, quando il suo piede toccò il suolo. Un suolo, uno nuovo. Uno che, per qualche stupido indovinello sarebbe apparso soltanto a chi aveva tendenze suicide. Il sospiro che tirò subito dopo fu abbastanza profondo e pieno di felicità (quella di essere vivo) da echeggiare nell'oscurità di quel burrone.
Una fossa nel quale non sarebbe caduto, o meglio: non sarebbe mai caduto. Mai più.


E proseguivano, verso il tesoro, o la prossima difficoltà.
Verel non era mai entrato in luoghi come quello, infestati da mille voci e paure. Ogni volta che la galleria prendeva una curva, il ragazzo si sentiva assalito e congelato dalle tenebre. Strinse bene la torcia che si era portato dietro, come per confermare che era ancora nella sua mano, ancora in grado di rischiarare la via.
Eppure, per quanto quel fuoco riuscisse ad illuminare, Verel vedeva soltanto buio di fronte a lui.
Infine, arrivò: la prova successiva.
Era un incrocio di quattro gallerie, ancora più strette di prima, e al ragazzo venne in mente che tra poco avrebbero dovuto strisciare per continuare a proseguire. Tre cunicoli di fronte a loro, e uno alle spalle. Affianco alle tre continuazioni, tre iscrizioni, una per sentiero. Ancora questo? Verel non poté che innervosirsi. La sua espressione divenne un miscuglio di rabbia profonda, fastidio ed un pizzico di curiosità. Perché fare a meno di chiedersi quale fosse il tesoro da proteggere con così tante trappole era impossibile, figurarci per uno come Verel poi, che s'interessa sempre di tutto ciò non lo annoia.
E le cacce al tesoro non annoiano mai.

Sembra quasi un clichè, ma
accadde tutto in un lampo.
La galleria da cui erano venuti si sigillò, intrappolando i tre nella nuova sezione della grotta. Ma Verel non cadde nel panico, anche vedendosi chiusa l'unica uscita: l'entrata principale si era già richiusa su sé stessa, ed era abbastanza confidente che quello stupido buco di roccia fosse abbastanza coerente da lasciarli liberi una volta preso il tesoro, oppure di crollare su sé stesso, come in un romanzo d'avventura. E come ogni buon racconto, i protagonisti l'avrebbero scampata.
Quando Verel si rivoltò verso le tre gallerie, notò qualcosa.
O meglio, notò che mancava qualcosa.
Sgranò gli occhi, quindi si passò la manica sul volto, cercando di eliminare qualsiasi ostacolo o sortilegio che gli impediva la vista. Ma non aveva nulla in faccia.
Strange ed Easley erano spariti. Puf, come se non fossero mai esistiti, in un battito di ciglia non c'erano più.
Ora, Verel dovette cedere un po della sua lucidità al panico.

" Strange! Easley! Dove diavolo siete?! Hei! "

Attese qualche secondo, ma nessuna risposta risuonava tra le gallerie, tutto rimaneva immerso nel silenzio. Il ragazzo dovette sforzarsi di pensare alla situazione per mantenersi saldo e pronto a tutto. La grotta li stava mettendo alla prova? Stava cercando di dividerli? Eppure non ci fu da pensare troppo. Il cunicolo centrale si chiuse, rendendo impossibile per tutti entrarci. Forse Strange o Easley erano entrati dentro?
Con ancora troppe domande per la testa, Verel scelse di proseguire.

Per me si va ovunque ed in nessun posto,
senza destinazione è il viaggio nascosto:
senza capacità che siano solo tue
attraverserai incubi senza tempo o sogni che non hai fatto mai.


Non seppe precisamente quale delle due gallerie scegliere. L'iscrizione di sinistra, però, recitava parole che risuonarono familiari tra i pensieri del ragazzo. Viaggio, sogni e incubi. Era come un avvertimento, ed era uno dei peggiori.

Incubi senza tempo.
Chiuse gli occhi mentre un altro brivido scalava la sua pelle da testa a piedi.
Varcò la soglia del cunicolo di sinistra,
con la speranza di conservare la luce della sua torcia per tutto il percorso,
così da rischiarare qualsiasi terribile sogno che gli si parava davanti.


Energia: 89% Slot tecnica utilizzati: 0/2
Condizioni: Fastidio doloroso in tutto il corpo, alto {Psion}
ReC: 225 AeV: 125 PeRf: 250 PeRm: 250 CaeM: 175

Abilità Passive
● Cuore di carta: le pagine ingiallite, usurate e stropicciate del quaderno sono il suo cuore, l'inchiostro che le attraversa è il suo sangue e le emozioni che racconta sono la sua anima. Si potrebbe dire che un libro non sia troppo diverso da un sentimento, quasi un'incarnazione di emozioni. Verel ha scritto tutto ciò che si sentiva in cuore sul diario, che ora è diventato il suo tesoro ma anche il suo specchio, dove poter osservare quanto si è cambiati e cosa si è diventati. Ma è anche una lente per guardare gli altri. Fintanto che Verel possiede il diario, sarà in grado di percepire le emozioni di chi gli sta intorno, scalfendo la superficie degli animi altrui, verso il loro cuore di carta.
Riassunto azioni: poche ciance, prendo il cunicolo di sinistra. :v
 
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42 replies since 30/8/2011, 03:53   1777 views
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