Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Oltre la Libertà, [Campagna] "I Misteri di Cagliostro", Capitolo Secondo

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view post Posted on 15/10/2011, 00:13
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CAPITOLO SECONDO
OLTRE LA LIBERTA'

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{ Conqueror: Quadro degli Ufficiali }
« Da qualche parte nei cieli di Babilonia - Ora del Vespro »
POV - zell; lucien; fangorn

La candela posta sul tavolo traballò, rischiando di rovesciarsi; la fiamma tremula proiettò un gioco di luci ed ombre sul volto del nanerottolo che ai tre era stato presentato come l'Ammiraglio de Rognac, a capo della Marina Imperiale di Reuxerreille.
« Signori, la situazione è questa » esordì, tornando a sedersi, la fronte corrucciata al punto che le cespugliose sopracciglia finivano col toccarsi sopra il naso.
« Tre uomini del mio equipaggio, guidati dal mio Primo Ufficiale, sono stati presi prigionieri dalla peggiore feccia che questo continente abbia mai ospitato: i Flagelli dell'Overworld, con la loro flotta. »
Si fermò, facendo segno al secondo ufficiale di dispiegare la carta geografica disegnata poche ore prima dal cartografo di bordo; estremamente imprecisa ed approssimativa, copriva una pergamena spropositatamente grande.
« Noi ci troviamo approssimativamente qui » proseguì l'ammiraglio, indicando un punto imprecisato tra Gerico e Babilonia, « ma grazie alla capacità della nostra nave di solcare i cieli oltre che gli oceani, abbiamo scovato alcuni degli avamposti occupati dai pirati in questa regione. »
Prese a disporre piccoli spilli dalle capocchie nere sulla carta, indicando luoghi remoti e per lo più isolati dai centri abitati più importanti, ma comunque abbastanza vicini a villaggi e fiumi da permettere un costante approvvigionamento di viveri ed acqua.

« Per lo più si tratta di forti abbandonati da almeno cinquant'anni, vecchie torri mezze diroccate e baraccamenti pronti ad ospitare non più di una ventina di persone. Fra tutti questi, però, ci sono due eccezioni. »
Ancora una pausa, per indicare con estenuante lentezza la capocchia di spillo posta più a nord, nel cuore dei territori settentrionali.
« Il Castello di Nerocriso Camposanto Visconte di Malombra, una fortificazione ancora ben robusta, occupata dal capo della feccia: Michel du Grammont. »
Il dito quindi passò ad indicare un altro punto, semi-nascosto fra le aspre montagne del Midgard, la cintura che divideva i territori interni dal mare.
« Il Forte Rosso, un tempo sede dell'Armata di Sangue. »

« E' proprio qui che sono rinchiusi i miei uomini, e dove vi recherete. Non possiedo forze sufficienti a operare un assedio, ancor meno posso permettermi di rischiare le mie poche forze in un'azione tanto pericolosa. Ciò non di meno, quegli uomini vanno salvati -in special modo, il mio Primo Ufficiale. »
Fece ancora una breve pausa, stavolta soppesando con sguardo assente il contenuto del calice di ferro che teneva nella mano sinistra, incrostato di sbalzi cesellati.
« Per questo andrete voi tre. Un quarto uomo vi accompagnerà, un ex-pirata facente parte di quello stesso gruppo, un uomo che si è...err--, diciamo che si è redento, ecco. »
Fece un cenno verso un omuncolo che fino a quel momento si era tenuto in disparte; questi si fece avanti, facendo un breve inchino, mentre l'Ammiraglio socchiudeva gli occhi pronunciando il suo nome, come se stesse facendo una cosa estremamente sgradevole.
Quando devi andare a letto con una brutta donna, chiudi gli occhi e fai il tuo dovere più in fretta che puoi.
« Catrim Axenhoor. »

Ad un nuovo cenno dell'Ammiraglio, il Secondo Ufficiale ripiegò la carta geografica, dopo aver accuratamente tolto gli spilli, mentre il pirata redento usciva della cabina del quadro ufficiali, toccandosi la falda del cappellaccio in segno di saluto.
« Partirete immediatamente. Per le quattro del mattino sarete al Forte Rosso. Avrete circa due ore per arrivare alle carceri, liberare i miei uomini e uscire incolumi. All'alba, al cambio della guardia, si accorgeranno certamente della vostra presenza. »
E non impiegherebbero più di dieci secondi ad uccidervi tutti.

« I miei saluti, signori. »
Il Secondo Ufficiale accompagnò il terzetto fuori dalla cabina, conducendoli fino al ponte di comando, dove si unirono alla loro guida, quindi tornò indietro a riferire della partenza all'Ammiraglio.
Trovò de Rognac ancora seduto al tavolo, stringeva nella mano destra una carta da gioco sbrindellata e sporca di sangue.
« Non gli ha parlato del Fante di Cuori, Signore. »
« Non l'ho fatto, Raimmond. »

« Dovevo metterli in guardia, non terrorizzarli. »

_____ ___ _ _ ___ _____


{ Il Forte Rosso: la Piattaforma }
« Cuore del Midgard Centrale - Ora del Mattutino »
POV - zell; lucien; fangorn; catrim

ilforterosso

Ci sono uomini destinati a grandi cose, imprese che riecheggeranno nei secoli. Ma voi non siete fra questi.
Per voi il destino ha scritto una storia con la grafite, una storia proiettata in un cono d'ombra, dove il confine tra coraggio e codardia è impercettibile, forse inesistente. Sarete i fantasmi, esseri condannati a compiere qualcosa d'impensabile senza che nessuno venga mai a saperlo, sarete i sussurri negli angoli bui delle taverne, sarete il racconto ignorato da tutti di un vecchio davanti al fuoco, sarete il ricordo pronto a funestare le notti di chi vi incontrerà.
Voi siete fantasmi. Eterei portatori di vendette non vostre, siete capaci di cose terribili e fantastiche. Siete stati scelti per un'impresa che non verrà mai raccontata. Sarete eroi sconosciuti, senza morte e senza nome.
Nessuno si ricorderà di voi, nessuno piangerà sulla vostra tomba, nessuno vi renderà onori militari se perirete.
Siete fantasmi. Divisi soccomberete, uniti riuscirete a prevalere.
_______ ___ _ ___ _______



L'odore della notte è fastidioso, come di roba putrescente. Le note della luna sono calme, una melodia lenta e senza acuti.
Il quartetto fantasma si trovava sulla piattaforma quadrangolare posta ai piedi del Forte Rosso. Nascosti dietro una palizzata di legno mezza divelta, i Fantasmi contemplavano la scena che si prospettava di fronte ai loro occhi.
Sui ballatoi danzavano fiaccole accese, la luce delle fiammelle si rifletteva su alcuni stendardi bianchi con ricamato un cuore sanguinante che garrivano alla dolce brezza proveniente dal mare. Poche persone su quegli spalti, la maggior parte delle sentinelle si era addormentata al secondo giro di rum, i pochi ancora svegli si tenevano allegri borbottando vecchi motivi marinareschi.

Dalla piattaforma rettangolare in cui si trovavano si dipartiva il muro orientale del piccolo maniero, che andava scalato, visto che non c'erano altri accessi alla piazzaforte vera e propria. La piazzaforte.
Un oppidum sapientemente costruito, tre differenti cinte murarie si innalzavano, scavate direttamente sulla nuda roccia; l'accesso tra un livello e l'altro consentito da una serie di ponti scoperti, sospesi nel vuoto. Centinaia di metri più in basso, spuntoni di roccia latori di una morte certa quanto orribile e dolorosa.
Durante il viaggio, Catrim aveva spiegato agli altri che la cinta muraria esterna, la più vicina a loro, era composta da un quadrilatero molto largo; ad ogni angolo corrispondeva una diversa cella per i prigionieri.
E non era quella la cosa peggiore: la torre costruita a nord del forte, che dominava tutto lo scenario circostante, era nettamente staccata dalla complessa struttura, e armata da quattro scorpioni, due dei quali puntati verso lo stesso forte. All'alba, se non si fossero già trovati oltre la cinta muraria, sarebbero stati facili bersagli per gli artiglieri.

Un rintocco lontano li avvertì che l'ora era giunta, erano le quattro del mattino. Le fasi convulse del cambio della guardia -certo la disciplina non era la prima caratteristica dei pirati- gli avrebbe concesso qualche minuto, necessario per scalare la parete ed accedere alla prima cinta muraria.
Erano fantasmi. Ed era suonata la loro ora.

Iniziava l'assedio nascosto.


Note del Quest MasterCapitolo Secondo della Campagna. Benvenuti. Per questa particolare avventura, mi avvarrò della collaborazione di ben due Co-QM. Quello ufficiale, lo sapete, è l'impagabile Anna. Veniamo al sodo.

Sono le quattro del mattino, avete tempo -in game- fino alle sei per portare a termine la vostra missione che consiste nel penetrare in modalità stealth (cioè facendosi notare il meno possibile) nel forte, recuperare i 4 prigionieri -l'incolumità di Jocelyn, il Primo Ufficiale del vostro datore di lavoro, è di primaria importanza- e uscire prima dell'alba. All'alba, con la luce del sole e il raddoppiamento delle pattuglie sareste bersagli fin troppo facili. Come già detto nel post, avete un png che vi farà da guida; non conosce tutti i segreti, ma almeno può condurvi per la cinta muraria esterna.

Il limite per postare è segnato per le ore 23:00 di giorno 19. Se avete bisogno di proroghe, chiedetele via mp, penserò io a notificarle nel bando. Fate i bravi ragazzi. In caso di ritardo senza previa richiesta di proroga -che vi ricordo, è di 3 giorni- il vostro pg perderà un arto e/o pezzo del corpo a totale discrezione dei QM, secondo la loro poliedrica inventiva.

Mi pare che non ci sia altro. Se avete domande, potete usare il bando della quest. Esauriti i convenevoli, non mi resta altro che augurarvi buon divertimento.
 
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£eo
view post Posted on 16/10/2011, 16:36




o l t r e l a l i b e r t à.

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Ascoltava in silenzio il discorso dell'Ammiraglio de Rognac, mentre la nave beccheggiava nel cielo.
Mai Fangorn si era trovato a tanta distanza dai suoi alberi, né tantomeno aveva immaginato di poter volare come un uccello a bordo di un'imbarcazione; lo stupore che lo aveva accolto prima di salire a bordo e nei minuti successivi, durante il primo tratto di navigazione, aveva come sempre lasciato posto ad una sentita indifferenza. Lui era un Pastore di Alberi: navi e cielo non rientravano nelle sue priorità.
Tuttavia, era in procinto di avviarsi in missione; una missione che, a quanto pareva - almeno dalle scarne informazioni che erano in grado di dare a lui e ad altri due avventurieri, avrebbe richiesto prudenza e abilità.
...approssimativamente qui. – disse l'Ammiraglio, indicando la loro posizione attuale e continuando a disporre spilli neri sull'enorme cartina dispiegata sul tavolo. Si muoveva con estrema lentezza, il suo indice, di capocchia in capocchia, indicando prima – il Castello di Nerocriso Camposanto, occupato da du Grammont... – e poi – il Forte Rosso, dove sono rinchiusi i miei uomini e dove vi recherete.

Tre uomini, tra cui il Primo Ufficiale del Conqueror, la nave a bordo della quale si trovavano Fangorn e gli altri due, erano stati catturati e fatti prigionieri, celati in una delle segrete del Forte. Cosa dovevano fare, loro? Semplicemente salvarli, in due ore di tempo, senza farsi scoprire in alcun modo.
Fangorn inarcò le sopracciglia, come a soppesare la precarietà del piano ordito dall'Ammiraglio. Doveva averci pensato in tutta fretta, non con calma come un Ent; un piano da Umano; e probabilmente non aveva neanche detto loro tutto.
L'unica notizia interessante, ai fini della missione, era che al loro gruppo di tre si aggiungeva un pirata redento, tale Axenhoor, che li avrebbe aiutati a penetrare la fortezza, guidandoli oltre le mura e nelle prigioni, per poi fuggire silenziosamente con i tre uomini a carico.

De Rognac diede loro congedo e furono accompagnati sul ponte, dove la guida li attendeva, per partire.
Il cielo era ormai scuro quando si misero in viaggio.



Li avevano lasciati su una piattaforma alla base del Forte Rosso, dove una cinta muraria saliva verso la roccaforte, inerpicandosi attraverso la roccia: un'opera maestosa, a fare intendere che entrare - e uscire - da quel luogo non era un impresa da tutti. Si trovavano dietro una palizzata, Fangorn e gli altri due, con Catrim Axenhoor a indicare i punti sulla muraglia dove stazionavano le sentinelle assopite o in procinto di esserlo.
Il momento convenuto era poco dopo il cambio della guardia, nel concitato e svogliato muoversi degli uomini assonnati per il troppo alcol ingurgitato.
Fangorn guardava il muro e poi le sue mani: era in forma umana e finché non fosse stata l'alba non avrebbe potuto trasformarsi in Ent, cosa che gli avrebbe reso molto più semplice scalare i muri di pietra e aiutare i suoi compagni; ecco, forse sarebbe stato alquanto strano il materializzarsi di un albero nel bel mezzo del nulla, proprio vicino alla prima cinta, e le sentinelle non avrebbero esitato ad accorrere alla vista dello strano fenomeno.
Tutto sommato, Fangorn si strinse nelle spalle: meglio così, per ora.

Lontano, suonarono le quattro del mattino e le guardie cominciarono a muoversi.
Fangorn aveva bene in mente le informazioni che Axenhoor gli aveva dato: tre cinte murarie, separate da ponti sospesi su baratri ricolmi di rocce aguzze; pochi minuti per scalare e trovarsi di fronte alla prima cinta. Ad ogni angolo delle mura, una cella per i prigionieri.

Cominciamo, mhr...
Fangorn si sarebbe avvicinato alle mura e avrebbe cominciato a scalare, mettendo le mani umane tra le fessure della pietra, leggermente bagnata dal mattino; era fresca, lo sentiva sui polpastrelli. I compagni lo avrebbero seguito, presumeva.
Avrebbe voluto canticchiare mentre saliva, ma la situazione non era favorevole.
Dunque si promise di fare silenzio, lui albero che penetrava nel covo nemico.


Mi sono preso la libertà di far cominciare a Fangorn la scalata, proprio a lui che da Neutrale Puro non gliene cala ne tanto ne poco ma solamente del buon esito della missione. Perdonatelo, non è molto loquace.
Dato che è ancora notte, sfortunatamente Fangorn non può trasformarsi (sennò ci saremmo messi d'accordo per prendervi e appoggiarvi direttamente al di là del muro).
Comunque, buona quest a todos!
 
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Alist3r
view post Posted on 19/10/2011, 18:50






« Oltre la Libertà »
Sneaking Around



Tutto quel navigare e ondeggiare gli avevano fatto venire la nausea; non poteva vedersi in viso, ma era abbastanza certo di apparire come un straccio bianco appena lavato nonostante tentasse di non dare nell'occhio. Come se quella non fosse abbastanza una scocciatura, la salsedine lo assaliva ormai da giorni, rendendo la sua pelle secca in alcuni punti e appiccicosa in altri; i capelli ormai ridotti ad una forma "pagliericcia", ispidi e appiccicosi anch'essi.
D'altra parte non era abituato alla vita da marinaio e quelle poche volte a cui ci aveva fatto su qualche pensierino se l'era immaginata decisamente diversa: solcare i mari era affascinante, poter andare ovunque, avere una donna in ogni città esplorata. E invece aveva scoperto che si faticava come dei muli.

« Tre uomini del mio equipaggio, guidati dal mio Primo Ufficiale,
sono stati presi prigionieri dalla peggiore feccia che questo continente abbia mai ospitato:
i Flagelli dell'Overworld, con la loro flotta. »



Ed ecco la loro missione. Esatto, "loro". Perchè non era da solo, si era infilato in quella situazione insieme ad altri tre prodi compagni, pronti a tutto (forse) pur di eseguire gli ordini dell'Ammiraglio de Rognac, che non era nient'altro che colui che guidava la nave sulla quale si trovavano in quel momento.
Il suo discorso fu diretto, sparato alle loro orecchie, senza diritto di replica, passando prima a segnalare la loro posizione su una vecchia carta geografica illuminata da qualche candela, poi sempre sulla stessa passò a puntare con il bitorzoluto dito indice la loro meta:

« Il Forte Rosso, un tempo sede dell'Armata di Sangue. »



Che fantasia. L'armata del sangue aveva chiamato la loro sede "forte rosso". Visto che c'erano potevano chiamarla "forte rosso sangue", sarebbe sembrata meno una presa per i fondelli.
Proprio come sembrava una presa per i fondelli il fatto che a "guidarli" fosse un ex-pirata, che per quanta esperienza potesse avere e per quanto potesse diventare utile non avrebbe di certo esitato ad eliminarli, o tradirli. Ma tanto gli era stato dato e tanto si sarebbero presi.
Gli fu spiegato che sarebbero arrivati al forte prima dell'alba, intorno alle ore quattro e che avrebbero avuto non più di due ore per entrare e liberare i quattro uomini, dando precedenza assolita al Primo Ufficiale, se non volevano finire ammazzati.

...come se i gradi contassero qualcosa... si tratta pur sempre di uomini...



Non si prospettava una cosa facile facile, anzi sembra una missione abbastanza rischiosa, in particolare se si pensava che si stavano per infiltrare nella base dei Flagelli dell'Overworld; però era contento, contento e rincuorato perchè finalmente, una volta a terra, quella dannata nausea sarebbe scomparsa.

_ ___ _______________ ___ _



Alle quattro del mattino il sole era solamente pronto ad apparire all'orizzonte, che, da quella posizione si presentava come un linea luminosa orizzontale immersa nell'oscurità. Le uniche altre fonti di luce erano la luna e le fiaccole sui ballatoi del forte che rappresentavano più o meno i punti in cui vi erano sentinelle.
La brezza del mare era fredda, tanto che ripetuti brividi percorsero in lungo e in largo tutto il suo corpo. Erano esposti al vento, perché si trovavano dietro una palizzata su di una piattaforma ai piedi del Forte Rosso.
Erano come chiusi in una morsa, da una parte il mare, dall'altra una ripida parete. Non avevano molta scelta: scalare.
Era quella l'idea, ma nessuno disse nulla, nessuno voleva parlare, era troppa la paura di attarre l'attenzione delle guardie su di loro. Regnava il silenzio, accompagnato solo dal sottile e sonnolento rumore delle onde marine.
Poi alcuni rintocchi.
Erano le quattro. Era il cambio della guardia, il miglior momento per agire.
E loro avrebbero agito, veloci, invisibili come fantasmi.

« Cominciamo, mhr... »



Fangorn aveva gia iniziato a scalare senza farsi troppi problemi.
Forse nemmno aveva guardato come fosse fatto quel muro, nemmeno aveva visto quanto era alto, era partito e basta.

« Immagino non ci sia proprio altra alternativa vero? »



Sussurrò quasi, rivolgendosi a Catrim Axenhoor, la loro guida pirata.
Non si aspettava una risposta positiva, era piuttosto una domanda retorica, ma qualora gli avesse dato disponibile un'altra via di entrata avrebbe sempre fatto in tempo a tornare indietro.
Così anche lui iniziò la scalata: stando attento ad ogni dettaglio, valutando con attenzione ogni appiglio, ogni pertugio utile all'arrampicata. Era rischioso, veramente troppo e lo sarebbe stato di gia in condizioni normali ma a quell'ora della notte quel muro era dannatamente umido e ad ogni centimetro rischiavano di poter precipitare inesorabilmente a terra e lasciarci le penne.

 
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C h a r l e s
view post Posted on 27/10/2011, 00:11




Oltre la Libertà
Atto I



Il vento fresco spirava leggero sul ponte della nave volante. Niente sembrava poter turbare quel momento di pace, di quiete notturna; il mondo sembrava fermo, immobile ad ascoltare il respiro del mondo che si riposa dopo una giornata di duro lavoro. In tutta quella quiete però, ci sono uomini che ancora si danno da fare, che non si danno per vinti, che continuanoa lottare per la loro libertà, per i propri principi, per le loro idee.
Sono pochi, indubbiamente, ma le pene che stanno soffrendo le loro anime equivalgono a quelle di centomila persone: sono preoccupati per dei loro simili, o almeno dovrebbero esserlo, visto che alcuni non lo danno propriamente a vedere. Caso vuole, che tutti quegli uomini siano tutti radunati sul ponte di quella nave, la quale continua a galleggiare alta nel cielo, incurante delle preoccupazioni degli uomini.

" Signori, la situazione è questa.
Tre uomini del mio equipaggio, guidati dal mio Primo Ufficiale, sono stati presi prigionieri dalla peggiore feccia che questo continente abbia mai ospitato: i Flagelli dell'Overworld, con la loro flotta. "


La voce era del capitano de Rognac, Ammiraglio della Marina Imperiale di Reuxerreille: era dura, preoccupata, e il viso tirato ne era la chiara testimonianza. Gesticolava, la fronte corrucciata tendeva a formare strane pieghe sulla sue pelle, non riusciva a trovare una sistemazione comoda: in piedi, poi seduto, nuovamente in piedi. La situazione era tragica, ma quell'ometto paffuto risultava essere parecchio esilarante per il povero Balthier.
Come al solito, non era stato capace di tirarsi indietro: non appena aveva sentito parlare di navi volanti, si era precipitato ad offrire i propri servigi alla Marina di quello strano posto. Non erano affari che lo riguardavano, ma il suo passato da Pirata del Cielo lo spingeva ogni volta ad arrampicarsi fin lassù, tra quei cieli rarefatti dove l'aria era pulita e pungente. Non sapeva esattamente a cosa stesse andando incontro: fino a quando i suoi occhi potevano ammirare quella meraviglia della tecnologia, fino a quando le sue mani potevano carezzare il legno levigato della balaustra... lui era felice!
Ed ora, nonostante in quella cabina l'aria fosse piuttosto tesa, quasi ferma ed irrespirabile, lui riusciva lo stesso ad essere felice; forse le parole del capitano arrivavano distorte ai suoi orecchi, forse la sua attenzione era tutta per l'uomo che aveva davanti. Era impossibile dirlo. Fatto sta che sul suo viso era ben stampato un sorriso ebete, impossibile da cancellare.
L'ammiraglio de Rognac, nel frattempo, continuava ad esporre i problemi che affliggevano la sua ciurma: la scomparsa di quattro dei suoi uomini - tra cui il Primo Ufficiale - lo aveva gettato in uno stato d'ansia molto preoccupante. Quegli uomini, infatti, non erano semplicemente scomparsi: erano stati catturati da una delle bande più pericolose che solcavano quei cieli. Flagelli dell'Overworld, così si facevano chiamare, una marmaglia composta dalla peggior feccia che l'intero continente avesse mai visto.
Perchè quei malandrini avessero rapito quegli uomini, non era dato loro saperlo.
L'importante era capire la grande volontà del capitano di riportare i membri del suo equipaggio sani e salvi su quella nave.
Il cecchino si limitava ad osservare: ora una grande cartina - per giunta malamente disegnata - era stata allargata sul tavolo in legno presente al centro della cartina. Piccoli spilli puntellavano quella mappa geografica in vari posizioni; torri, castelli, e piccole fortezze occupate da provvigioni facenti capo a Michel du Grammont, il bastardo a capo di quel sequestro. L'attenzione di tutti venne però catalizzata su due punti ben precisi.

" Il Castello di Nerocriso Camposanto Visconte di Malombra, una fortificazione ancora ben robusta, occupata dal capo della feccia: Michel du Grammont. "

Il dito dell'ammiraglio scivolò leggero sulla carta.

" Il Forte Rosso, un tempo sede dell'Armata di Sangue. "

La situazione iniziava a farsi più chiara e il ragazzo iniziava a capire la pericolosità della missione a cui aveva deciso di partecipare. Una scoglio tra le montagne, una fortezza inespugnabile che avrebbero dovuto assaltare in ben tre persone, tutte coadiuvate da un reietto al quale Balthier stentava a credere.
Gli era stato descritto come un pirata, anzi, un ex-pirata che aveva intrapreso la strada della redenzione; ovviamente la fiducia del cecchino nei suoi confronti era pari a zero. Lui stesso, tanto tempo prima, era stato un pirata che solcava i cieli, e sapeva benissimo che quando si nasce pirata si muore pirata. Affidarsi alle indicazioni di un tizio - che tra l'altro nemmeno conosceva - che tempo prima faceva comunella con i suoi attuali nemici... indubbiamente non era il massimo.
I suoi compagni però non sembravano nutrire i suoi stessi dubbi: loro avevano seguito passo passo il discorso del capitano, senza perdersi nemmeno una parola, dando immediatamente piena fiducia alla loro guida. Che Balthier si stesse sbagliando sul conto di quel Catrim Axenhoor? Non era di certo la prima volta a sbagliarsi su qualcuno: purtroppo per lui le prime impressioni erano state sempre molto importanti.
Poco male, se veramente avesse meritato la sua fiducia, il buon vecchio Cat se la sarebbe conquistata durante l'invasione segreta del Forte Rosso!
Il capitano smise di parlare, tutte le istruzioni erano state date, nulla più vi era da aggiungere; con un gesto della mano, invitò i quattro ad uscire dalla sua cabina. Quando la porta si aprì, la fresca aria di quei cieli investì il volto del ragazzo: alzando gli occhi al cielo, si soffermò ad ammirare le prime stelle che iniziavano a puntellare la volta celeste. Stava scendendo la notte, l'ora prestabilita sopraggiungeva veloce; inspirò profondamente.
Quella poteva tranquillamente essere l'ultima notte stellata che i suoi occhi avrebbero visto.

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Si trovavano su una piattaforma dalla forma quadrata, leggermente rialzata rispetto al terreno, letteralmente a ridosso delle alte mura che circondavano la cittadella fortificata. Nascosti dietro una palizzata, i quattro avventuerieri attendevano l'ora X - le quattro del mattina - per iniziare la loro invasione silenziosa. Giunti in quel luogo, per loro ormai era impossibile ritirarsi: due erano le sole opzioni plausibili.
Scalare la ripida roccia a mani nude.
O tuffarsi nelle acque gelide del mare notturno.
Stranamente, era la prima opzione quella a suscitare maggiore approvazione: d'altronde, gettarsi in quelle fredde acque equivaleva a morte certa. La luce della luna non illuminava abbastanza da potersela cavare a nuoto, e la possibilità di sfracellarsi contro uno scoglio era particolarmente alta. Se solo ci fosse stato il sole; peccato fosse notte fonda, anzi per la precisione le quattro del mattino.
Era giunta l'ora.
Balthier smise di guardare le onde del mare infrangersi contro la banchina rocciosa, concentrandosi finalmente sul suo vero obiettivo: la parete di roccia. Era più alta di quanto il suo mento potesse sollevarsi, più ripida del fianco della montagna più alta del mondo, più liscia della pelle levigata del ragazzo con fucile. Purtroppo non vi erano altre vie, la guida era stata chiara. Scalare la cinta muraria - la prima - per poi dirigersi velocemente verso la seconda, attraversando uno stretto pontile in legno.
E poi, via! Verso la terza.
Una missione impossibile, considerato anche il numero di torce che illuminava i bastioni sopra le loro teste: fortunatamente di rumori non ve ne erano molti - forse erano tutti coperti dal rumore delle onde - ma ciò lasciava sperare che la maggior parte delle guardie fosse ormai a dormire. Il rum, forse, poteva essere la loro unica speranza, la loro salvezza. Quale guardia notturna non cede alla tentazione di un goccetto o due? Nessuna.
Con un gesto, Catrin li esortò a muoversi: il sole, lontano dietro l'orizzonte, rischiarava debolmente il mare lontano. Le stelle iniziavano a sparire, il chiarore della luna non illuminava più di tanto la zona. Il momento più propizio era giunto: sfruttando il cambio della guardia, i quattro avrebbero trionfato nella loro impresa. Si sarebbero intrufolati nel Forte senza far allarmare le guardie - il problema magari, sarebbe sopraggiunto in seguito, quando ne sarebbero dovuti uscire.
Balthier continuava a non fidarsi del loro capo: più guardava il muro che gli si parava dinanzi, più diventava scettico nei suoi confronti. Possibile che non vi fosse altra via d'accesso, magari più sicura e meno faticosa?
Gli altri due però erano fin troppo fiduciosi; il primo ad andare fu Fangorn, uno strano uomo che incuteva timore solo a stargli vicino. Non era la prima volta che un simile stato d'animo si impadroniva del cuore del ragazzo: davanti ad altre creature, all'apparenza umane, era indietreggiato spaurito. Infatti poi si rivelarono essere potenti demoni da cui stare alla larga. Che quel ragazzo fosse anch'egli uno di essi? Allora perchè non trasformarsi immediatamente e radere al suolo l'intera fortezza?
Il suo segreto doveva essere un altro.
Subito dopo di lui, il secondo compagno sembrò prendere coraggio: Zell, seppur con titubanza, si avvicinò alla cinta muraria e, lentamente, iniziò a scalarla.
Balthier rimase qualche attimo a fissare i due ragazzi appesi alla parete: sembravano delle scimmie che si arrampicavano su un albero alla ricerca di banane, solo molto meno aggraziate. Peccato che adesso fosse giunto il suo turno. La guida lo spinse in avanti, cercando di dargli coraggio: con le mani strette a pugno, si porse esattamente alla base del muro, cercando di non iniziare la scalata sotto ad uno degli altri due. In questo modo, se fossero caduti non lo avrebbero colpito; una semplice precauzione abbastanza intelligente.
La mano destra fu la prima a toccare la roccia. Fredda come il ghiaccio. Le dita si aggraparono a quei pochi appigli consentiti, poi fu la volta delle gambe. Prima la sinistra, poi la destra, si sollevarono dal terreno.
La scalata era iniziata, e subito un forte dolore attanagliò le sue mani.
Se fosse riuscito ad arrivare fino in cima, sicuramente si sarebbe ritrovato con delle ferite alle mani. Le sue bellissime, perfette mani rovinate per un coglione di grande calibro.
Borbottò qualcosa tra sè e sè durante la salita.

" Se vengo a sapere di un'altra entrata, ti faccio fare un volo da lì sopra.
Maledetto infame. "


 
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Catrim Axenhoor
view post Posted on 28/10/2011, 18:26




Il silenzio degli assalti nascosti.
Da quanto tempo non riusciva a respirare l'aria della notte, mischiata a quella sensazione di pericolo e paura di essere scoperti? Eccitazione per un'azione da pirata; non riusciva a sentire cose come quella da quando aveva tradito tutti i suoi amici. Catrim Axenhoor, capitano della famigerata flotta dei pirati di ghiaccio, ora era membro della marina.
Respirò a fondo, ricordando Geled. Il suo migliore amico, una persona che lo aveva aiutato sin da quando era bambino, il suo maestro di pirateria. Avrebbe tanto voluto evitare la sua condanna, eppure lui era un pirata d'onore, uno di quei pirati che seguono alla lettera ogni tacita legge della sua specie.
Lui era un pirata che non tradiva per rubare un tesoro, anche se era uno dei più grandi tesori che il mondo dei pirati avesse mai visto. Il forte rosso era però un baule fin troppo grande per Catrim.
Non aveva più i suoi amici, e nemmeno un tesoro per rimpiangerli e pentirsi.
Non aveva nulla.
Era solo.


Scacciò via i pensieri che lo tormentavano ormai da giorni.
Non avevano molto tempo, e Catrim aveva il compito di guidarli. Li vide salire tutti e tre, uno dopo l'altro; invogliati dalla sola moneta, sembravano essere quasi più pirati di lui. Digrignò i denti alla minaccia dell'ultimo dei tre mercenari.
« .. dovresti sperare almeno di superare questa, di entrata. » lasciò intendere il discorso per qualche secondo, per poi passare alle spiegazioni, al suo lavoro.
« Voi tre.
Non pensate che questa sia una semplice fortezza dove potete fare quello che volete, nel modo in cui volete. Io stesso la conosco ben poco, quindi cercate di tenere gli occhi aperti.
.. non voglio morti sulla coscienza.
»
Non altri tre.
Iniziò a scalare il muro che attorniava l'intera fortezza.
« Alla fine di questo muro ci sarà un'entrata.
Il problema è che è protetta da una .. magia.
Voi hombres la chiamate così, no?
»

Avrebbero constatato con i loro occhi quanto sarebbe stato difficile portare a termine la loro missione. In fondo, Catrim lo sapeva fin troppo bene.

 
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Worldgorger
view post Posted on 4/11/2011, 03:25




Sangue, dolore e fatica.
E' il prezzo che si paga -sempre- quando ci si cala nel pozzo, quando si decide di entrare nel ventre di quelle favole sconosciute chiamate avventure. Tutti lo sanno, o almeno tutti coloro che hanno tentato, nelle loro vite, di affrontare l'ignoto. La ricerca dell'estremo, la volontà indomabile, il volersi spingere sempre un passo oltre. Che sia questo a guidare quei quattro, o la semplice promessa di una forte somma di denaro, è ininfluente.
Tutti sanno che senza un po' di tagli e di ferite non c'è gloria.
Tutti, perfino i fantasmi.

La scalata terminò dopo parecchi minuti di tensione. Ogni tanto il rumore distante di qualche sentinella che crollava addormentata sul basalto faceva irrigidire i muscoli degli improvvisati scalatori, ma poi era sempre la quiete a trionfare.
Scavalcata la merlatura, si trovarono all'interno di uno spazio quadrangolare che andava interrompendo la monotonia dei ballatoi; forse un tempo, quando ancora l'Armata di Sangue risiedeva lì, in quel piccolo terrazzamento scolpito nella roccia erano appostati scorpioni, balestre e catapulte. L'unica cosa certa, d'altra parte, era che il pesante portone che si parava loro innanzi era decisamente più nuovo rispetto al resto della costruzione; perfino le due alte colonne rinforzate che raccordavano il portone alle mura avevano un colore più vivido, meno opaco, rispetto al resto della struttura. Il dolore alle mani e alle giunture che i quattro provavano a causa della scalata si fece improvvisamente più intenso, quasi volesse avvertirli di un imminente pericolo.

A pochi passi dal portone, una sentinella.
Accasciata al suolo, semi-svenuta e con le vesti sporche di vomito e piscio, ronfava sonoramente, a tratti annaspando. Ad occhio e croce non rischiavano di svegliarla: non sarebbe bastata una carica di cavalleria pesante per riportare quella vecchia carcassa nel mondo cosciente; però ad osservare da vicino quell'ammasso scomposto di carne ed ossa, si poteva notare con facilità come non avesse indosso nessun mazzo di chiavi, nulla che potesse consentire un accesso facile.
Sopra il portone, incisa nella roccia, una scritta brillava alla luce pallida della luna.

« Ih-Daasha Zin: E Nah-Daekar thra Athan. »
Parole arcane che li ammonivano. Il portone prese ad indorarsi di un debole lucore, come se decine di fuochi fatui stessero aleggiando al suo interno, bruciandolo e risplendendo attraverso la cruda corteccia. Venature dorate si aprirono il passaggio come crepe nel legno scuro.
La scritta sopra il portone brillò nuovamente, con più forza -più convinzione.

Il portone chiedeva loro una parola d'ordine.


Note del Quest MasterAnzitutto, scusate per il ritardo nel postare, ma il dolore al ginocchio mi ha seriamente messo in difficoltà da questo punto di vista; tuttavia, d'ora in poi vedrò di non funestarvi oltre, d'altra parte dopo questo turno entrerete nel vivo della quest. Allora, sta a voi, gentiluomini.

Avete superato la scalata -per quanto sia stata una scelta molto poco apprezzata dal QM, non mi sentivo di uccidervi al primo turno per così poco. Quindi, eccovi di fronte al portone magicamente protetto. Non vi dirò, per ora, in che lingua è la scritta sopra il portone. Vediamo se ci arrivate voi. Non mi sembra di dover dare indicazioni particolari, ma se avete domande da fare potete tranquillamente postare nel topic del bando.

Considerato che abbiamo accumulato un ritardo mostruoso (anche per colpa mia), pongo il limite per postare alle 23:00 di giorno 7. Per questo turno non mi aspetto post mirabolanti, ma qualcosa di snello che ci consenta di proseguire.
 
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Alist3r
view post Posted on 6/11/2011, 16:13






« Oltre la Libertà »
Magic Words


Arrivarò in cima proprio quando sentiva che il metro successivo avrebbe ceduto. Scalare quel dannato muro era stata davvero una prova ardua per il suo fisico, a maggior ragione del fatto che non si trovava a dover scalare una muraia tutti i giorni. Oltre che alla superficie viscida, man mano che salivano, ci si era messo anche un forte vento ad ostacolare la loro scalata che rischiava di scaraventarli giu proprio come cadono le foglie in autunno dai rami.
Ma erano arrivati.
Un sospiro profondo non appena mise i piedi a terra.
I muscoli delle gambe e delle braccia erano indolenziti e sentiva che le sue povere falangi si sarebbero staccate dal resto del corpo da un momento all'altro. Si massaggiò una spalla, facenadola poi roteare, sperando che l'articolazione si rimettesse per bene in funzione, mentre osservava l'ambiente.
Uno spazio quadrato, vuoto. Gli unici due punti di interesse erano un grosso portone e una sentinella ubriaca e dormiente (o forse svenuta) che, evidentemente, non stava eseguendo i suoi ordini nel modo giusto. Regnava il silenzio.
Con passi leggeri si diresse verso la grande porta.
Era sicuramente stata installata in quel posto di recente e apparentemente non v'erano serrature. Si voltò poiverso la guardia. Puzzava, puzzava terribilmente ed era sporca di vomito; disgustato tornò ad osservare il portone.

" Ih-Daasha Zin: E Nah-Daekar thra Athan. "



Erano le parole incise sul portone che brillavano sotto la luna.
Fu subito chiaro che quello non era un normale portone; era necessario conoscere quella lingua o perlomeno la parola esatta da pronunciare e lui non conosceva ne quella lingua ne la parola d'ordine.
Gli parve abbastanza chiaro cosa avrebbe dovuto fare.
Si avvicinò deciso alla guardia e con uno strattone del mignolo fece scattare il meccanismo nascosto nel cinturino che stringeva il suo braccio sinistro e obbediente una lama spuntò fuori da sotto l'avambraccio.
Poi, dopo essersi accovacciato, portò il palmo della mano destra verso la bocca della sentinella e la lama subito sotto il mento. Era pronto a zittirla o ad ucciderla qualora ci fosse stato bisogno.


« A meno che non conosciate questa lingua... »
parlava a voce bassa mentre indicava l'incisione con un cenno della testa
« ... credo che dovremmo chiedere a questo tizio di farci dire la parolina magica.
Io sarò pronto ad ogni evenienza, provate a svegliarlo. »




 
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£eo
view post Posted on 7/11/2011, 18:56




Le giunture gli dolevano, come se immediatamente tutti gli anni soverchiassero le giovani spalle della sua forma umana. Il muro in se si era rivelato ingannatore e sdrucciolevole, ma non impossibile da valicare: dopo alcune manciate di minuti si sporsero su un piccolo terrazzamento, le mani intirizzite dalla fatica e dal freddo mattutino.
Davanti a loro, un portone corredato dall'immancabile sentinella - che non appariva per nulla vigile, addormentata a terra, bavosa e russante.
Fecero per avvicinarsi all'apertura, i quattro, notando sulla roccia del portone un'incisione che li ammoniva:
Ih-Daasha Zin: E Nah-Daekar thra Athan.

Fangorn squadrò la scritta, che luccicava vagamente, mentre si andavano intessendo venature dorate sulla superficie dell'ingresso, inequivocabile segno della presenza di un incantesimo. Il problema rimaneva la scritta: quale era il suo significato? In quanto Ent, cominciò a scervellarsi sul linguaggio ignoto, cercando nel passato, ma era tutto inutile: se ne conosceva la traduzione, al momento il ricordo non gli perveniva; e più si sforzava, più sentiva il ricordo sfuggirgli. Doveva essere una lingua molto antica - o, paradossalmente, talmente recente da non avere per lui alcuna importanza.
Vide uno dei compagni, un ragazzo massiccio dai capelli rossi, accovacciarsi e muoversi silenziosamente verso la sentinella ronfante, bisbigliando verso di loro: « A meno che non conosciate questa lingua, credo che dovremmo chiedere a questo tizio di farci dire la parolina magica. » Poi estrasse una lama: « Io sarò pronto ad ogni evenienza, provate a svegliarlo. »

Fangorn si sentì colto dal dubbio: svegliare la guardia poteva portare a conseguenze disastrose per la missione? Oppure potevano contare sul fatto che era ubriaca fradicia e quasi incapace di intendere e di volere, per liberarsene subito dopo ottenute le informazioni desiderate su come accedere alla fortezza? Fece qualche passo avanti, ponendosi a sinistra del compagno già accanto alla guardia: c'era poca scelta, probabilmente.

Guardò il loro capo spedizione, Axenhoor, in cerca di un segno di assenso o di diniego: in base a quello avrebbe agito. Se non avesse detto nulla, Fangorn avrebbe scosso l'uomo con violenza, sbattendo la sua testa contro il pavimento fino a destarlo - se necessario. Poi gli avrebbe domandato, con tutta la calma del mondo, come se fosse una normalità: « Scusi se la svegliamo per così poco, ma potrebbe... mbrr... gentilmente dirci come entrare da questo... mrh... portone? »
I suoi occhi verdi avrebbero lasciato poco scampo alla guardia, così come l'eredità antica che trasudava dalla sua persona: era un Ent e non c'era uomo conosciuto, che non provasse timore e reverenza di fronte a lui.


f a n g o r n
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Forma umana: ReC (200) ; AeV (100) ; PeRf (125) ; PeRm (250) ; CaeM (100)
Ent: ReC (200) ; AeV (75) ; PeRf (325) ; PeRm (350) ; CaeM (75)

Stato fisico: Illeso.
Stato psicologico: Illeso.
Energie: 100%
Dominio: Absolute Defense (I-II)

Consumi utilizzati nel turno: -
Equipaggiamento: -
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ABILITA' PASSIVE IN USO

P a s t o r e d e g l i a l b e r i
La presenza degli Ent sul creato è voluta da una qualche divinità: spaventata per la sorte della natura in genere e degli alberi in particolare, Yavanna (così chiamata colei che li generò) volle porre a guardia del verde esseri tali che potessero opporsi alle asce dei boscaioli e alle creature malvagie senza rispetto. Per questo, i Pastori degli alberi possiedono una sorta di apparenza mistica, divina, che incute timore reverenziale in chiunque li osservi. A causa della loro indole placida e disinteressata, tuttavia, questa sorta di abilità si manifesta solamente su creature pari o inferiori a loro; non ha effetto su Ent o altre creature divine.

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ABILITA' ATTIVE IN USO

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Note: Il post fa schifo, ma almeno possiamo andare avanti (sempre che non ci rimettiamo la pelle).
 
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C h a r l e s
view post Posted on 7/11/2011, 20:37




Oltre la Libertà
Atto II



La scalata fu più complicata del previsto. Il vento che sferzava quella mastodontica costruzione in cemento batteva in continuazione su di esso e, ovviamente, sui quattro scalatori. Per loro fortuna, la muraglia corrosa dalle intemperie mostrava parecchi appigli ai quali sorreggersi, sia con le mani che con i piedi.
Balthier, d'altro canto, non era mai stato un abile scalatore. Anzi, a dire la verità, quella era la sua prima volta. Avanzava a tentoni nella notte buia illuminata esclusivamente dalla luna. Ogni passo che compiva verso l'alto generava dentro di lui un'angoscia crescente: continuava a ripetersi di non guardare in basso, di puntare i suoi occhi verso quella torcia appesa al camminatoio proprio sopra di lui. Ma a volte era costretto ad appiattirsi contro il muro, spaventato da una folata troppo forte o da una presa poco stabile.
Nel giro di qualche metro, le sue dita iniziarono a perdere sensibilità: le unghie raspavano contro la superficie ruvida della roccia, e in poco tempo persero la loro antica bellezza. Del sangue iniziò a scorrere, colando verso il basso, macchiando la camicia bianca di un tetro colore cremisi. Avrebbe voluto iniziare a correre, ad arrampicarsi a perdifiato su quella superficie verticale, senza preoccuparsi di eventuali guardie e nemici. Togliersi da quella pericolosa posizione, ecco il suo unico desiderio.
Poggiare nuovamente i piedi per terra, sulla solida roccia.
Ma ovviamente non poteva: probabilmente era meglio un pò di sangue tra le dita che combattere tutte le guardie della Forte Rosso. Dovette procedere lentamente, buttando sempre un occhio verso l'alto, aspettando quando una guardia ubriaca passava qualche metro sopra le loro teste, sempre senza accorgersi di nulla.
A lui parve che fossero passate ore quando, finalmente, la sua mano trovò il vuoto sotto di sè: era giunto in cima, finalmente. Si tenne forte con la sinistra sul muretto in cemento, fece forza con le gambe e infine anche la destra trovò un buon appiglio. Si tirò su con tutta la forza che gli rimaneva: sentiva i muscoli tesi all'inverosimile. Il suo intero corpo dolorante, le braccia indolenzite, la schiena a pezzi e le gambe intorpidite. Avrebbe tanto voluto sdraiarsi lì, su quella pietra fredda e lamentarsi, in modo che tutti potessero ascoltare il suo dolore.
Non poteva, ovviamente. Sopportare quel dolore sarebbe stato indubbiamente preferibile a soccombere sotto le brutali spade delle guardie. Inoltre, se si fosse fatto scoprire, anche i suoi compagni avrebbero risentito di quella disgrazia.

Non appena anche i suoi compagni ebbero valicato il parapetto in cemento del camminatoio, la loro guida disse loro dove andare.
Diritti, sempre diritti, fino a quando non si sarebbe trovati davanti ad un portone sigillato magicamente. La notte era ancora giovane, il Sole all'orizzonte ancora non faceva capolino. Se solo fossero stati in grado di volare, indubbiamente avrebbero sprecato molto meno tempo. Però non bisognava affatto disperare: la missione non era affatto fallita anzi, avevano già ottenuto un buonissimo risultato essendovi penetrati silenziosamente.
Per loro fortuna non incontrarono alcuna guardia durante il cammino: non era la prima volta che il cecchino si infiltrava di nascosto in un luogo, quindi era abituato a camminare senza produrre alcun rumore, anche se non era nelle proprie corde. Lui amava presentarsi al suo nemico, mostrare la sua presenza in modo da far conoscere al suo avversario il nome di chi lo avrebbe sconfitto. Comportamento da megalomane, indubbiamente.
Ma lui era fatto così, che poteva farci?
La gloria andava oltre qualsiasi cosa, perfino della sua salute fisica.
Cos'era un taglio, una contusione in confronto alla gloria eterna? Se avesse dovuto scegliere, avrebbe tranquillamente donato la sua stessa vita in cambio di una statua d'oro massiccio nella piazza principale della capitale. Magari con una bella insegna sotto, scolpita nel marmo del basamento.


" A Balthier, il più grande guerriero che la città abbia mai visto. "

I suoi occhi brillarono, e fu facile notare la sua aria pensante stampata sul volto. Quando tornò alla realtà, si ritrovò su un ponte sospeso sotto il quale migliaia di spuntoni bramavano le sue carni.
Si costrinse a guardare ritto dinnanzi a se, cercando di non pensare al baratro che si apriva sotto i suoi piedi e al ponte decisamente poco stabile che stava attraversando.
Per sua fortuna tutto andò per il meglio: tutti e quattro riuscirono ad arrivare dall'altro lato del ponte e, finalmente, trovarono la tanto famosa porta. La loro guida li istruì sul da farsi. Quel portone che stava sbarrando loro il cammino era stato intriso di potere magico: una potente magia era stata gettata su di esso ed ora era impossibile aprirlo con la sola forza bruta. Era richiesta una specie di parola magica, o forse un segno, o magari una determinata magia per aprirlo.
Loro ovviamente non sapevano minimamente che cosa fare; e purtroppo nemmeno il caro Axenhoor.
Il portone, legno spesso come un tronco, alto il doppio di un uomo normale, era invalicabile - almeno per il momento. Balthier si prese qualche minuto per osservarlo meglio: riluceva di una strana aura, segno evidente della magia che era stata lanciata su di esso. Al centro, una scritta a caratteri minuti e ricamati, recitava parole incomprensibili, scritte in una lingua che il cecchino mai aveva visto in tutta la sua vita.

" Ih-Daasha Zin: E Nah-Daekar thra Athan. "

Non era di certo un topo di biblioteca, questo era vero, ma adorava spendere qualche ora della sua giornata a leggere un bel libro. D'altronde di tempi morti sulla nave ve ne erano parecchi, per cui spesso e volentieri riusciva a trovare del tempo per sè, che amava dedicare alla lettura. Specialmente da quando si era messo in testa di aspettare i novizi giù alla torre di guardia, di tempo ne aveva da perdere. Quella parole però non gli ricordavano nulla, nessun carattere a lui già noto, neanche una parola familiare.
Come attraversare quell'ostacolo tanto arduo?
Forse uno dei suoi compagni aveva trovato la situazione adatta.
Di fianco alla porta, una sentilla totalmente ubriaca dormiva un sonno profondo. Svegliarla sarebbe stato un lavoro arduo perfino per un cannone, ma magari loro sarebbero riusciti nell'impresa. Zell, il nome del giovane ideatore, la raccolse da terra riuscendola a porre in verticale. Gli passò dietro e, dopo un leggero click, poggiò una sottile lama fuoriuscita dal suo avambraccio contro la gola della guardia inerme.
Balthier lo capì al volo: svegliare la guardia nel tentativo di scoprire il modo di passare oltre il portone. Inutile sprecare parole sul rischio che l'azione stessa comportava: purtroppo, anche lui ritenne che fosse l'unica opzione plausibile.
Si mise dinanzi alla guardia, prima un forte scossone, dopodichè due bei schiaffoni su quelle guanciotte rosse per il troppo alcool.
La mano destra stretta sul calcio di una delle due Regine, pronta a colpire il marrano nel caso in cui avesse urlato troppo forte.
Se si fosse svegliata, Balthier non avrebbe aspettato un secondo di più nel costringerla a parlare. Se era stata messa a guardia di quella porta, almeno lei doveva sapere come aprirla.
E loro lo avrebbero scoperto, volente o nolente.

 
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Catrim Axenhoor
view post Posted on 8/11/2011, 18:00





« Certo che non è il massimo dell'accoglienza, puntare il coltello alla gola di un
uomo ubriaco, soprattutto se è un pirata.
» Lo sapeva bene, lui.
Axenhoor non era una persona molto diplomatica; la violenza era il mezzo che usava più spesso. Diceva che era rapido, e metteva tutti d'accordo senza lasciare a nessuno i tanti "se". La legge della giungla, dove il più forte vince. In fondo, da pirata, non avrebbe potuto scegliere che quella.
Eppure - lo sapeva bene -, avevano proprio bisogno di essere diplomatici, in quella situazione.
« Potrebbe essere l'unico a sapere la parola d'ordine, o comunque la solucion dell'enigma. Se dovesse svegliarsi ed iniziare ad urlare, potreste ucciderlo, precludendovi la possibilità di giungere ad una risposta.
Cabeza dovrebbe avervi informato di quanto tempo abbiamo, no?
»
Chissà da quanto tempo aveva imparato a parlare in quel modo; quasi non sembrava lui, il pirata
che era sempre voluto essere.
Si avvicinò a passi lenti all'uomo accasciato a terra. Era ridotto abbastanza male, ma sicuramente doveva conoscere la soluzione di quell'enigma; Catrim aveva letto la frase incisa sul portone solo per qualche secondo, rendendosi conto della sua ignoranza a proposito. Non era un tipo che amava studiare, non lo era affatto.
« Cabrón, siamo una squadra di pattuglia del forte rosso.
Identificati, e lasciaci passare. Non vorrai avere problemi con il capo, spero..
»
Avvicinò la bocca al suo orecchio destro.
« .. e con noi. »
Se i suoi amici lo avessero visto, lo avrebbero di sicuro deriso.
Trattare con una sentinella, senza l'uso di armi alcune..
era diventato la vergogna dell'intera pirateria.
 
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Worldgorger
view post Posted on 16/11/2011, 00:52




L'uomo, seppure a fatica, parve svegliarsi.
Gli occhi arrossati dall'alcol, dal sonno e dal freddo, saettarono in rimbalzi poco lucidi da un volto all'altro, cercando una traccia, una voce o un volto conosciuto, mentre le membra iniziavano a tremare -probabilmente per la paura. Essere svegliati a suon di schiaffi non è mai un'esperienza piacevole, specialmente quando ti addormenti nel bel mezzo di un turno di guardia. Già, perché per chi si addormenta durante il turno di guardia la pena è la morte, e questo dovrebbe saperlo un vero pirata.

Quell'uomo, tuttavia, era troppo intontito per avere un tale guizzo d'ingegno: il suo unico desiderio era tornare a dormire, e se proprio dovevano ucciderlo che si dessero una mossa, magari senza svegliarlo. Stava facendo un sogno così bello...
Provò a richiudere gli occhi, un po' per negare a sé stesso la situazione di merda in cui si era cacciato e un po' perché era stanco, e voleva urlare a quella pattuglia di andare a prenderselo in quel posto insieme ai fottutissimi mozzi. E poi da quando c'erano pattugliamenti esterni supplementari? Oh, al diavolo!
« An-Athan-Athi » berciò, raschiando la gola e sputando a terra subito dopo.
« E ora fanculo, lasciatemi dormire. »
Senza aggiungere altro si voltò sul fianco, appoggiandosi al muro, e in pochi istanti era già tornato a ronfare.
In compenso, la scritta sopra l'unico accesso si spense, perse il suo colore acceso, e per alcuni istanti rimase così, buia. Poi il riverbero si ripresentò, accentuato, e le porte si aprirono, rivelando un passaggio estremamente ampio; non appena il quartetto ebbe superato quell'uscio, le porte si richiusero alle loro spalle. Di fronte a loro un muro: si trovavano alla metà esatta di un corridoio largo un paio di metri e tanto alto da non riuscire a scorgerne il soffitto.

Fiaccole legate alle pareti, posizionate a una distanza di circa cinque metri l'una dall'altra, illuminavano fiocamente e con ballonzolanti giochi di luce ed ombra il camminamento. Prima ancora che uno dei tre potesse parlare, Caitrim fece segno di prendere a sinistra.
Camminarono per alcuni minuti, funestati da incessanti stridii e l'eco dello squittio di topi pronti a litigarsi un tozzo di pane e qualche goccia di rum, pronti a pascersi nei liquami di quell'armata che bivaccava tra una bottiglia e l'altra facendo finta di avere uno scopo. Il pirata ravveduto spiegò brevemente ai suoi compagni che si trovavano all'interno della cinta muraria più esterna, di forma quadrangolare; ad ogni angolo era incassata nella roccia una piccola cella che poteva contenere non più di un paio di detenuti. Di sicuro in uno degli angoli avrebbero trovato le persone che stavano cercando, c'era solo da sperare che non avessero rinchiuso nessuno sotto l'agurejo ultimo, l'angolo posto sotto le fondamenta della Torre di Vuelta, la piazzaforte d'appoggio esterna al forte: quel posto era chiamato così, il buco ultimo, perché storicamente nessuno ne era mai venuto fuori.

Camminavano ormai da quasi quindici minuti, quando Caitrim intimò loro di fare silenzio, indicando subito dopo un punto nell'oscurità. Circa dieci metri più avanti il muro prendeva una diversa inclinazione, nascondendo in una leggera curvatura l'ingresso alla cella del primo angolo.
Sembrava esserci una sola guardia, si riusciva a intravedere una sciabola d'arrembaggio scintillare alla luce delle torce; dava loro le spalle, forse stava parlando con i prigionieri -o forse con un'altra guardia. Impossibile dirlo da quella distanza, quasi al buio com'erano.
Eppure, il redento fece un cenno assai chiaro -passandosi l'indice sulla gola:
andate ed uccidete.


Note del Quest MasterAnzitutto, scusate per il ritardo nel postare -lo sò, sono ripetitivo. Colpa della febbre. Da qui spero di non dover funestare oltre la quest e voi partecipanti con i miei reiterati problemi di salute.

Bhè, che vi devo dire? Superato con successo la prima 'prova', adesso siete in una situazione un po' più difficile: pare ci sia una sola guardia (ma potrebbero essere due, la visibilità è scarsa), a circa dieci metri da voi; vi da le spalle, e il vostro obiettivo -chiaramente- è metterla fuori gioco senza fare troppo casino. Ci riuscirete? Spero di si.
Pleonastico specificare che non è ammessa alcuna autoconclusività.

Il limite per postare è fissato alle ore 23:00 di giorno 20.
Non sentitevi obbligati a post enormeschi: è una quest stealth, siate stealth anche voi. La lunghezza giusta di un post è quella che vi rende possibile divertirvi mentre lo scrivete :v:
 
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C h a r l e s
view post Posted on 23/11/2011, 02:29




Oltre la Libertà
Atto III



L'intervento di Caitrim fu provvidenziale. Non appena la sentinella si svegliò, prese in mano le redini della situazione, inscenando una commedia perfetta: per un attimo, Balthier e gli altri avventurieri divennero guardie della Fortezza che stavano compiendo una ronda straordinaria. Indubbiamente un ottimo pretesto affinchè quella sentilla ubriaca svelasse loro il modo di aprire quella porta.
L'ubriacone, restio in un primo momento, non ci mise poi tanto a capire la situazione in cui si era cacciato: colto a dormire durante il suo turno di veglia. Se loro fossero stati veramente dei suoi superiori, lo avrebbero indubbiamente passato a fil di spada; per sua fortuna, loro erano gli invasori e nulla gli sarebbe accaduto quella sera. Ma egli non lo sapeva e - quasi in preda al panico - si sbrigò a pronunciare le parole segrete. Una lingua oscura, rude e gretta come quella incisa sulla porta.
L'insegna si spense, il portone magico prese ad aprirsi.
L'inganno aveva funzionato alla perfezione, la guardia non aveva sospettato di nulla ed era tornata a dormire sonni tranquilli. Il cecchino decise di lasciarla dormire, d'altronde doveva pur godersi la sua ultima notte. Quando i suoi capi avrebbero scoperto la sua negligenza, la forca non gliel'avrebbe tolta proprio nessuno a quell'idiota.
Con un sorriso stampato sul volto, conscio di aver superato la prima di tante difficoltà, Balthier si addentrò insieme agli altri in quello che sembrava proprio uno stretto corridoio che tagliava la cinta muraria dall'interno. L'aria fetida e l'estremo calore che si percepiva lì dentro fece venire immediatamente il voltastomaco al ragazzo: preferiva di gran lunga l'aria fresca che si poteva respirare fuori. L'unica nota positiva era che lì dentro difficilmente li avrebbero potuti scoprire: le guardie potevano arrivare solamente da una direzione, e sarebbe stato facile per loro zittirle prima dell'allarme.

Caitrim guidava il gruppo, silenzioso e sempre vigile, pronto a cogliere qualsiasi suono diverso dal costante squittio dei topi che sembravano abitare quegli angusti spazi.
Mentre avanzavano, fece anche il punto della situazione.
Si trovavano all'interno della cinta muraria esterna - proprio come Balthier aveva ipotizzato appena messo piede in quell'inferno - e con una buona dose di fortuna avrebbero trovato i prigionieri nelle celle poste ognuna ad un angolo della piattaforma. Ne avrebbero dovuta fare di strada per visitarle tutte e tre, ma se l'esplorazione fosse continuata senza alcun intoppo - come fino a quel momento - sarebbero stati fuori molto prima dell'alba.
Però!
Vi era un però.
Esisteva una cella, chiamata l'agurejo ultimo, posta esattamente sotto la torre centrale dalla quale si diceva fosse impossibile scappare - o almeno così disse il pirata. La faccenda si sarebbe fatta molto spinosa nel caso in cui avrebbero dovuto salvare qualcuno dei prigionieri dall'ultimo buco. Per il momento - forse - era meglio non pensarci; la loro avventura era iniziata al meglio, erano riusciti ad addentrarsi nelle viscere della roccaforte senza che nessuno li notasse.
D'un tratto Caitrim svoltò a sinistra, imboccando un altro corridoio. Il cecchino ringraziò gli Dei per aver mandato quell'uomo in loro aiuto: senza di lui, difficilmente sarebbero riusciti a venir fuori da quel labirintico intreccio di corridoi, tutti uguali l'uno con l'altro. Incredibile - tra l'altro - come ancora riuscisse a ricordare alla perfezione il percorso. Balthier - probabilmente - se lo sarebbe dimenticato dopo neanche tre giorni.
Infine, dopo tanto camminare, giunsero dinanzi alla prima cella; o meglio, quasi dinanzi!
Si, perchè una leggera curvatura del corridoio impediva la visuale ai quattro avventurieri; una voce roca proveniva dalla svolta, e Caitrim decise di fermarsi un istante a ragionare. Balthier si accorse dello scintillio di una lama inondata dalla luce delle fiaccole: un baluginio dorato, proveniente dalla sciabola posta alla cintola di una guardia. Era giunto quindi il momento di combattere: però, come l'ex pirata stava per dire, vi era un problema - di cui il cecchino si era già accorto.
Se la guardia non fosse stata da sola?
D'altronde, loro sentivano una voce soltanto, quella della guardia che riuscivano ad intravedere: ma essa stava parlando con i prigionieri o con dei suoi compagni?
Una domanda a cui bisognava trovare una risposta: attaccare senza conoscere il numero preciso di nemici che andavano a fronteggiare equivaleva a gettarsi ad occhi chiusi in un baratro. Avrebbero potuto cavarsela, ma la situazione poteva tranquillamente sfociare in un dramma. Caitrim rimase impassibile: con un gesto secco della mano invitò i tre a muoversi, passandosi poi il pollice sulla gola, da sinistra verso destra. Un gesto eloquente.
Fu Balthier a prendere in mano la situazione: muovendosi prima degli altri, avanzò per poi bloccarsi e girarsi verso di loro. Allungò la mano in avanti, imponendo ai suoi compagni lo stop; poi si battè leggermente il petto per due volte, come per dire ci penso io. Chiuse gli occhi per un paio di secondi, atto a concentrarsi.
Poi svanì nel nulla.
Divenne invisibile agli occhi di tutti: uno stratagemma perfetto per divincolarsi da quella situazione indubbiamente difficile da affrontare. Estrasse la Silenziosa Regina e iniziò ad avanzare cautamente verso la guardia: cercò di non fare alcun rumore, camminando lentamente anche per non tornare visibile. Una volta giunto in una posizione più consona, avrebbe fatto un segno agli altri tre, in modo da indicare loro il numero di guardie presenti.
Ovviamente, nel caso ce ne fosse stata una sola, non ci avrebbe messo molto a piantare un proiettile nella sua testa e a liberare gli ostaggi.
L'adrenalina iniziava ad entrare in circolo, ad ogni passo si sentiva sempre più il leader di quella spedizione: si, Caitrim poteva conoscere a menadito ogni singolo anfratto di quel luogo lugubre, ma senza di lui non avrebbe mai passato la prima prova e avrebbero attaccato alla cieca quell'ignara sentinella.
Restava solamente di racimolare qualche informazione in più.
Poi i primi ostaggi sarebbero stati liberi.




Combat Log
[ReC ~ 225]
[AeV ~ 200]
[PeRF ~ 125]
[PeRM ~ 200]
[CAeM ~ 450]
¤ Energia 100-7= 93%
¤ Status fisico Perfetto
¤ Status psicologico Teso
¤ Danni Illeso
¤ Fomalhaut Riposto
¤ Mary Stuart Estratta
¤ Lady Ginevra Riposta

¤ Abilità passive
~ Instancabile Riduzione consumi del 3% + Passiva Razziale Umana
~ Il passo di una regina Colpi silenziosi della Mary Stuart
~ Lo sguardo di una dama Capacità visiva aumentata + Scurovisione

¤ Abilità attive
CITAZIONE
Invisibilità ~ E se la battaglia sembra andare in un verso sbagliato? La migliore delle idee è di abbandonare la battaglia, nascondersi e prepararsi ad una eventuale fuga. Diventare invisibile agli occhi di tutti è indubbiamente un'ottima mossa evasiva. Concentrandosi per qualche secondo, Balthier svanirà lentamente, e da quel momento fino alla fine del turno successivo nessuno riuscirà più a scorgerlo. Ovviamente, per non rompere l'incanto, il cecchino sarà costrettoa muoversi con passi lenti e calcolati, senza compiere brusche mosse e senza attaccare nessuno. Non potrà nemmeno subire ferite, altrimenti tornerà immediatamente visibile. Una tecnica versatile, in quanto facilmente utilizzabile in quest per infiltrazioni o spionaggi. [Medio]

¤ Note Non avendo capito come comportarmi riguardo alla Patch, ho evitato di mettere le passive riguardo il Dominio. Tanto per ora non penso di averne bisogno. Comunque, semplice e lineare: mi casto l'invisibilità e giro l'angolo per osservare quello che ci aspetta, pronto a fare segni agli altri due compagni.

 
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Worldgorger
view post Posted on 26/11/2011, 03:19




I movimenti di Balthier parvero rimanere nascosti alle sentinelle, perché mentre si apprestava a seguire la svolta decisa dal muro nulla accadde. L'uomo invisibile -in quel momento più simile che mai ad un fantasma- poté così accorgersi che in realtà gli uomini che davano loro le spalle erano due, appartati verso l'angolo sinistro, quello vicino alla porta della cella. Si guardavano di sottecchi, e parlottavano a basa voce, tanto che gli riuscì di afferrare solo brevi stralci di conversazione.

« ...insomma, lo sai anche tu...gli ordini »
« frega assai...uccidere... »
« ...entriamo...solo... »

Più avanti, oltre le sbarre, il corpo di un uomo si accasciava contro il muro. Balthier non avrebbe saputo dire se fosse solo svenuto o del tutto morto, il suo corpo comunque aveva assunto una posa vagamente innaturale -certamente era stato pestato dai suoi aguzzini.
La cella era sorprendentemente grande, ma era facile notare come la cattiveria dei pirati si fosse riversata su quell'infelice: da una catena appesa alla parete sinistra pendeva inclinata una piccola brocca di terracotta, traboccante d'acqua. A giudicare dall'odore, il prigioniero aveva fatto i suoi bisogni in un angolo, quello opposto al mucchietto di paglia che doveva fungergli da cuscino. Il rumore di sorci e scarafaggi che si pascevano nei liquami era ributtante -così come la presenza di una scodella rovesciata a terra, e poco distante un tozzo di pane raffermo.
I carcerieri lanciavano a terra il rancio, un amaro pasto che il carcerato doveva difendere da quegli stessi animali che con lui dividevano l'abitazione.

In quell'istante, si sentì un rumore metallico, lo scatto della chiave nella serratura. La cella era aperta, e i due uomini entrarono rapidamente. Entrambi si avvicinarono al prigioniero ed iniziarono a tastargli il corpo, infilandogli le mani nelle tasche.
Fu facile intravedere il riflesso argentato delle chiavi della cella, rimaste appese alla serratura.

Ormai era questione di secondi: i due sarebbero usciti di lì, e sicuramente avrebbero notato il gruppo.


Note del Quest MasterOk, non ho molto da aggiungere alla descrizione fatta, è praticamente tutto ciò che Balthier riesce a vedere avvicinandosi senza essere notato. Direi che è giunto il vostro momento -e vi suggerisco di non essere eccessivamente prudenti, la virtù sta nel mezzo no?

Detto questo, posto il termine per postare alle ore 23:00 di giorno 29.
Ve ne prego, siate puntuali.
 
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C h a r l e s
view post Posted on 29/11/2011, 19:45




Oltre la Libertà
Atto IV



L'idea di andare in esplorazione era stata veramente lucrosa. Balthier scoprì infatti a cosa si sarebbero dovuti preparare sia lui che i suoi compagni: due guardie ben armate che facevano la guardia ad una cella. Dentro di essa, il corpo di un uomo veramente messo male: quegli sporchi aguzzini avevano sicuramente abusato di lui, lo avevano pestato indubbiamente - forse qualcosa di più. Ora quel povero cristiano se ne stava sbracato sul suolo umido della sua prigione, riverso nei suoi stessi liquidi in una posa del tutto innaturale.
Non riusciva a vederlo in faccia ma, anche se ci fosse riuscito, di certo non avrebbe potuto riconoscerlo. Era uno degli uomini per cui erano venuti? Bisognava assolutamente scoprirlo: probabilmente era morto, ma forse vi era ancora una speranza per quel corpo maciullato e privo di ogni segno vitale - almeno all'apparenza.
Innanzitutto doveva avvertire gli altri tre delle guardie: restando immobile, fece un gesto con la mano destra. Alzando indice e medio, voleva indicare loro il numero di guardie che avrebbero dovuto affrontare. Rimase per qualche istante in quella posizione, ma i suoi compagni non fecero alcun gesto. Scosse leggermente il capo, le pupille si dilatarono, sudori freddi iniziarono a colargli lungo la schiena seguendo il percorso della sua colonna vertebrale
Perchè non riuscivano a vederlo?

Idiota!

Così come non riuscivano a vederlo i suoi nemici, nemmeno i propri alleati ne erano in grado! Era inutile restare lì, immobile come un ebete, a gesticolare. Non lo avrebbero visto mai, almeno fino a quando non fosse tornato visibile. Dove trovare una soluzione, e alla svelta! Le due guardie erano appena entrate nella cella e, magari anche ignorando dei precisi ordini, stavano frugando il corpo del povero prigioniero. Difficilmente avrebbero trovato qualcosa di valore e con tutta probabilità non sarebbero rimasti lì dentro a lungo.
Bisognava agire in fretta.
Lentamente, il cecchino si abbassò fino a poter toccare il pavimento con la mano: la dura roccia, sgretolata in più punti, aveva lasciato parecchi sassolini su quel pavimento duro e freddo. Minuscoli frammenti del muro che sarebbero stati infinitamente utile al ragazzo: ne raccolse un paio, proprio come le guardie, e con un gesto secco del polso li lanciò verso i commilitoni. Nel vederli, perchè li dovevano vedere, avrebbero capito quante guardie bisognava mettere fuori gioco.
La maggior parte del lavoro sporco, per loro fortuna, l'avrebbe fatta Balthier. D'altronde era lui quello meglio posizionato, in grado di poter compiere diverse azioni: poteva rinchiuderli nella cella, d'altronde le chiavi ancora tintinnavano nel buco della serratura - si, ma poi come avrebbero liberato il prigioniero? Oppure poteva prendere alle spalle una delle due guardie, piantargli un proiettile in fronte - e se poi l'altra fosse scappata a causa di un intervento non proprio tempestivo dei suoi compagni?
No, bisognava occuparsi di entrambe i tizi contemporaneamente. Possibilmente senza fare troppo macello. Attirare sguardi indiscreti nel corso di una missione d'infiltrazione non era di certo il massimo, inoltre in quel corridoio così stretto erano facili prede delle guardie di sorveglianza: avrebbero potuto chiudere loro qualsivoglia via d'uscita da un momento all'altro. Balthier sapeva cosa fare, fortunatamente.

Si avvicinò lentamente alla porta in ferro, posizionando la destra sulla Maria Sanguinante, pronto ad eliminare una delle due guardie. Ma non avrebbe subito sparato un colpo, prima di tutto avrebbe reso impotenti i due signori. Allungò la sinistra in avanti, la mano aperta che si caricò all'istante di energia: un alone violaceo si espanse dalle punte delle sue dita, dopodichè un cerchio nero si manifestò sotto i piedi delle due guardie.
Non era più invisibile, aveva attaccato rompendo infine l'incanto che lo aveva tenuto al sicuro fino a quel momento. Mai idea fu più utile: non solo era riuscito ad ottenere informazioni cruciali in totale sicurezza, ma anche ad attaccare senza il pericolo di un contrattacco letale. La trappola era attivata, di lì a poco i due tizi avrebbero perso l'uso della vista sicuramente cadendo vittima di paure e tremori. Il cecchino non li avrebbe fatti soffrire per molto: uno - almeno uno - di loro sarebbe caduto subito.
Velocemente, estrasse la pistola dal fodero: un chiaro raggio di luce proveniente dalla fiaccola appesa al muro scintillò sul ferro lucido della Signora. L'aria si dilatò innanzi a essa, permettendo ad uno dei suoi bambini di passare. In totale silenzio, il proiettile fuoriuscì dalla canna della pistola, dirigendosi rapido verso la testa di una delle due guardie. Il suo lavoro lo aveva compiuto, adesso non restava che aspettare i suoi compagni, d'altronde non poteva fare tutto lui! Un minimo di collaborazione era d'obbligo: se poi avesse consumato tutte le sue energie subito, come sarebbe tornato a casa?




Combat Log
[ReC ~ 225]
[AeV ~ 200]
[PeRF ~ 125]
[PeRM ~ 200]
[CAeM ~ 450]
¤ Energia 100-7= 93-17= 76%
¤ Status fisico Perfetto
¤ Status psicologico Determinato
¤ Danni Illeso
¤ Fomalhaut Riposto
¤ Mary Stuart Estratta
¤ Lady Ginevra Riposta

¤ Abilità passive
~ Instancabile Riduzione consumi del 3% + Passiva Razziale Umana
~ Il passo di una regina Colpi silenziosi della Mary Stuart
~ Lo sguardo di una dama Capacità visiva aumentata + Scurovisione

¤ Abilità attive
CITAZIONE
Trappola Annullante ~ Come tutte le trappole, il metodo di attivazione risulta essere sempre lo stesso. Portando due dita verso l'alto, il cecchino genera sotto i piedi dell'avversario un cerchio colorato, il quale attiva subito dopo la trappola. Nel caso in cui il colore del cerchio fosse nero - leggermente violaceo - la trappola in questione sarà in grado di privare della vista chiunque entrerà nel suo raggio d'azione. Essa, ovviamente, non causa alcun danno nè al corpo nè alla mente: la cecità momentanea sarà un semplice attacco psionico constrastabile con difese adeguate. L'effetto svanirà solamente al termine del turno successivo all'attivazione; l'area d'effetto è tridimensionale, quindi anche eventuali creature volanti resteranno coinvolte nell'offensiva. [Alto]

¤ Note Scusate il post schifoso, ma non sapevo cos'altro scrivere, veramente. Vabbè, utilizzo la tecnica sopra citata e sparo ad una delle due guardie un semplice proiettile, mirando alla testa in modo da farla fuori subito. Mi spiace essere riuscito a postare solo oggi, lasciandovi ben poco tempo per postare: purtroppo l'università mi ammazza in questo periodo dell'anno.

 
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Alist3r
view post Posted on 29/11/2011, 22:07






« Oltre La Libertà »
Ambush


Camminarono a lungo senza intoppi tra quelle mura. La loro guida pareva sapere esattamente dove dirigersi anche se dopo una decina di minuti di cammino gli venne qualche dubbio se fosse effettivamente così.
Del resto era difficile orientarsi: sembrava tutto uguale, corridoi grigi, illuminati da fiaccole regolarmente disposte lungo ambo i lati. Se fosse stata un'altra persona avrebbe avuto i brividi.
Cercavano di muoversi silenziosamente, producendo il minor rumore possibile, persino i loro respiri sembravano trattenuti. E facevano bene, perché ad un tratto l'ex pirata li bloccò con un cenno e poi gli indicò più avanti: un rientranza nella parete indicava la prima delle quattro celle. Come ci era stato spiegato ve ne era una ad ogni angolo delle mura esterne e quella era la prima che avevano incontrato. Ma si dovettero fermare perché dava loro le spalle quella che aveva tutta l'aria di essere una guardia.
Per la verità era un po lontani e per di più l'oscurità rendeva la visibilità limitata; non avevano idea di cosa si nascondesse dietro l'angolo, dovevano essere cauti, silenziosi e colpire velocemente. I gesti ti Caitrim la dicevano lunga: morte.
Non ebbe nemmeno tempo di pensare a come muoversi che sopravanzò da dietro Balthier.

... che cavolo vuole fare!?!?...


Si voltò, battendo il pugno sul petto e poi sparì nel nulla. Si esattamente nel nulla, era sparito. Invisibilità? Teletrasporto? Chi poteva saperlo se non lui.

... poteva almeno degnarsi di dirci cosa diavolo ha in mente...


Passarono secondi, che parvero ore. La tensione, insieme all'adrenalina, crescevano e a fatica riusciva a respirare con regolarità. Il cuore martellava dentro il petto, quasi volesse uscirne fuori. Era pronto. Era pronto a qualsiasi cosa: un segno, un gesto, un movimento.
Sapeva benissimo che da un momento all'altro qualcosa sarebbe accaduto.
Così quando sentì il ticchettio di qualcosa che cadeva sulla pavimentazione gli prestò, molta, molta attenzione. I suoi occhi saltellarono da destra a sinistra, avanti e indietro in cerca di qualcosa, non lo sapeva nemmeno lui cosa...
... poi eccoli!! Due sassolini!!

... due ...


Un mezzo sorriso si dipinse sul suo volto. Sperava di aver capito correttamente, anzi DOVEVA aver capito correttamente e aveva pochi istanti per agire. Non poteva vedere il suo compagno quindi doveva agire senza potersi coordinare con lui. Difficile ma non impossibile, confidava nei buoni riflessi di Balthier.
Pochi passi avanti, quel che bastava per entrare in contatto visivo con la guardia, poi prese la mira, puntò il braccio tenendolo teso e sforzandosi di caricare energia. Tremava e sentiva scosse lungo tutto l'arto scuotendolo, ma non sentiva dolore, anzi era eccitante.
Cariche elettriche sarebbero fuoriuscite, veloci e silenziose. Non lo avrebbero ucciso, ma sarebbero state sufficienti a stordirlo o meglio tramortirlo in modo che poi gli avrebbero potuto dare il colpo di grazia senza problemi, sempre che lo avesse colpito. Se questo fosse accaduto o meno non poteva permettere che la guardia fuggisse impaurita, quindi sarebbe andato avanti pronto a colpirla di nuovo.

png

« REC ~ 170 AEV ~ 200 PERF ~ 335 PERM ~ 375 CAEM ~ 225 »
Basso ~ 2% Medio ~ 7% Alto ~ 17% Immenso ~ 37%




« ENERGIA » 100% - 7% = 93%
« STATUS FISICO » Illeso
« STATUS PSICOLOGICO » Concentrato.

~ ABILITA' PASSIVE

IO DOMINO L'ELETTROMAGNETISMO » Permette di maneggiare un'arma (metallica) senza impugnarla
IO DOMINO L'ELETTROSTIMOLAZIONE » Resistenza al dolore
IO DOMINO L'INTELLETTO » Consumi ridotti del 3%
PASSO DI RAME » +100 AeV / -75 ReC
IO DOMINO LA FORZA » +100 PeRF / -75 AeV


~ ABILITA' ATTIVE

IO DOMINO L'IMPATTO » Questo tipo di tecnica può essere adattata anche per colpire l'avversario ad una distanza più ampia. In questo caso però occorrerà qualche secondo in più di concentrazione e l'energia si manifesterà sotto forma di scarica elettrica. Questa può essere generata dai palmi delle mani o semplicemente a un dito e si dirigerà a grande velocità verso il bersaglio di Zell, anche se comunque più lenta della luce o del suono, dopo aver consumato un quantitativo di energie pari a Medio (Offensivo). Il voltaggio sarà abbastanza alto da shockare l'altro, e provocargli qualche ustione, per un totale di un danno fisico e psicologico di livello medio.

• /// »


~ AZIONI E NOTE





 
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