Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

King's Doawn ~ L'Alba delle Tenebre

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J!mmy
view post Posted on 2/12/2011, 01:04




King's Doawn ~ L'Alba delle Tenebre
cCCwK

Due giorni prima
____________

Era passato un lungo e sanguinoso anno dall’epilogo dell’Apocalisse che aveva sconvolto l’intera faccia del continente e raso al suolo quanto rimaneva del fantomatico Clan Toryu. In pochi erano sopravvissuti, ma in altrettanti avevano inforcato le armi al servizio d’un nuovo vessillo, d’un nuovo nome: Sennar. Il Re che non perde mai era perito valorosamente, nella divina fossa ch’egli stesso aveva osato scavarsi, e quello che oramai indugiava a svanire di lui non era che il ricordo sbiadito del più potente sovrano del Mondo Umano.
Quel giorno, il caldo sole del sud divorava in un stretta morsa il tagliente vento dell’oriente, sovrastandone l’impetuosità con esilarante leggerezza. Le spigolose terre meridionali offrivano un placido riparo a cammellieri e pellegrini, uomini disdegnati dalle loro stesse dimore, dalle loro stesse famiglie, uomini che non avevano più nulla a cui aggrapparsi, disperati e pazzi come sozzi mendicanti succhia-danaro.
In mezzo all’arida steppa del Feroer, tra spuntoni di roccia rossa come sangue e fitti nugoli di sabbia rovente, l’accampamento dell’imperioso Clan Toryu torreggiava furente e trepidante nell’attesa che il segnale d’avvio venisse lui concesso come un pasto bramato al predatore, una predatore subdolo, devastante, letale. L’intero perimetro del campo era un perenne accavallarsi di tendopoli militari che prosciugavano miglia e miglia di terreno incontaminato. Ai bordi risiedevano i soldati semplici e, via via che ci si avvicinava al centro, il numero di padiglioni si riduceva esponenzialmente, mentre le loro dimensioni si ampliavano: gli alloggi degli strateghi, degli armaioli, dei consiglieri e – al cuore di tutto – la sua, la tenda della generalessa Rekla, distanziata d’una decina di metri dai dintorni per mera mania di sdegnante superiorità.
Quel dì, però, gli alloggi del cavaliere erano vuoti.

«Muovete il culo, voi
Si udì la voce di uno dei veterani sbraitare su due reclute più giovani, intente com’erano a scommettersi una pinta d’idromele su qualche assurdo perditempo da locanda; pezzenti privi di alcun senso nella loro lurida esistenza che avevano trovato nella guerra l’unica fonte di reale sussistenza ed indomabile divertimento, ometti stanchi persino di scoparsi la stessa puttana per due giorni di fila, che ora coglievano nello spargimento di sangue un gioco in cui essere il migliore, in cui essere il più forte.

«La Nera ci vuole pronti!»
L’uomo diede un violento calcione sulle natiche del più corpulento e svanì tra grugniti e lamenti sull’essere comandante di una flotta di scansafatiche e rammolliti.
Questi erano gli uomini al soldo del Cerbero, giacché questi erano coloro i quali nulla avevano da perdere e nulla avrebbero temuto, neppure la morte.

«Non mi dilungherò in troppe chiacchiere, quindi vedete di starmi a sentire.»
Sulla cima di un improvvisato piedistallo di granito rosso pallido, la Nera Regina guardava i propri comandanti con aria severa, gelida e decisa: sul volto della donna, una lieve cicatrice ne macchiava i lineamenti delicati e morbidi, imbrattandone la tempia destra dal sopracciglio allo zigomo: il dono dell’ultima incontrastata quanto sadica spedizione.
Allungò lentamente il braccio alle proprie spalle, tendendo dunque l’indice in direzione di un’immensa collana di cime cupe e vertiginose, talmente elevate da sfiorare il cielo, le quali ricreavano una sorta d’invalicabile muraglia tra loro e quanto ne stanziava al di là.
«Oltre quelle montagne c’è l’ultimo ostinato nemico dell’impero. Mi è giunta notizia che, durante un mandato di esplorazione, un manipolo di nostri commilitoni è stato catturato e reso prigioniero da un certo Asaad, comandante e leader di questi sudici ribelli. Il nostro obiettivo è liberarli ed espugnare la cittadina da chiunque osi resistere alla nostra impresa.»
Abbassò lo sguardo su alcuni di loro, occhi provati dalla guerra, osservando i loro volti contorcersi dal dubbio.
«Due di voi prendano subito ciò riescono a raccattare tra le cianfrusaglie dell’esercito: il vostro compito è infiltrarvi nell’accampamento sotto mentite spoglie di mercanti pellegrini. Partirete entro un’ora da adesso, e vedete di essere credibili. Un nostro uomo, un certo Iskandar, vi attenderà lì.
Gli altri tre, invece, si preparino alla battaglia: lascerete l’accampamento fra due giorni
» sibilò con assenza, smontando dal proprio misero sostegno di pietra ed inoltrandosi a passo svelto per i nodosi insediamenti di pelle e corda «Abbiamo ancora del sangue da spargere.»

[...]

Presente • Fortezza di Rockwhite
____________


«Fammi passare, feccia immonda!»
Le lance legnose e acuminate delle due statuarie guardie a difesa dell’imponente porta d’olmo e ferro si incrociarono all’unisono nell’esatto istante in cui Rekla Estgardel li raggiunse. Erano passate ventisei ore, ventisei strazianti ore di viaggio da quando aveva ordinato all’esercito disposto poc’oltre le montagne rosse di attendere il suo ritorno da un incontro di cui tutti, invero, conoscevano già l’esito.
Si udì un comando dall’interno dell’edificio e subito le lance delle sentinelle si ritrassero in posizione verticale, con una rapidità ed una decisione tipica dei guerrieri meridionali.
La Nera attraversò con grazia e severità al contempo il pesante uscio dell’alloggio del capo dei ribelli, per poi sollevare il palmo prima che questi osasse aprir bocca e darvi fiato inutilmente.

RsOui

«Finalmente ci rivediamo. E’ un peccato non potermi però dilungare nei convenevoli. Perché tu sai perché sono qui... vero Asaad?» sputò aspra e greve come solo una mercenaria in cerca d’un po’ d’oro o fama poteva dir di saper essere: deformazione professionale, la chiamava. Impinguò il petto, dunque, e sollevò il mento con orgoglio e fierezza.
«In nome del Clan Toryu, per ordine del sovrano del Mondo Umano Sennar Sighvat, ti invito a desistere dalla riluttanza e a sottometterti al potere dell’impero. Inchinati al nuovo regno e non vi verrà fatto alcun male.»
Parole ridondanti, memorizzate a forza, pronunciate controvoglia decine e decine di volte.
Era la prassi, dopotutto: accettare la resa o assistere alla conquista forzata.
Che non si dicesse, poi, che Rekla Estgardel non fosse misericordiosa.


CITAZIONE
[QM Point]
Bene, innanzitutto do il mio caloroso benvenuto a tutti voi questanti.
Spero che quest'avventura si riveli divertente e appagante per tutti noi. Sia i miei post che quelli di Oblivion saranno tendenzialmente brevi ma, spero, adeguatamente esaustivi. Ciò è volto a garantirvi la massima chiarezza e comprensione, pur lasciandovi altrettanta libertà d'espressione e descrittività.

Indicazioni • siete nell'esercito di Rekla da poco più di un anno, anno trascorso dal fantomatico Valzer al crepuscolo e relativa scomparsa del vecchio e rinomato sovrano, Ray. Ognuno di voi è liberissimo di narrare quanto accaduto durante questo lungo lasso di tempo, purché siate coerenti tanto col bg di "conquista" quanto tra voi stessi: in linea di massima avete assistito all'occupazione di quasi completamente le terre a metà tra il sud e l'est, tutte acquisite con la violenza e la forza dell'armata di cui fate parte. Al momento siete arroccati oltre un'imponente catena montuosa, come da descrizione, ove risiede l'immenso accampamento militare del Toryu. Siete liberi di fare quello che più desiderate, purché veniate tutti chiamati a rapporto ed assistiate nello stesso momento alle direttive della Nera Regina. Questa, nello specifico, vi chiede di suddividervi in due gruppi ben distinti: il primo (2 membri) dovrà travestirsi da mercanti con ciò che trova all'accampamento e partire immediatamente alla volta dell'insediamento ribelle (fermatevi al momento in cui chiedete di entrare); il secondo, invece, deve semplicemente prepararsi alla battaglia. Per quest'ultimi, il mio consiglio è quello di interagire con le differenti figure militari (consiglieri, strateghi, comandanti, armaioli) per meglio raffigurare la reale "preparazione" bellica.
Turnazione • Questanti - Oblivion.
Tempi di risposta • 5 giorni di tempo da adesso, e cioè fino alla mezzanotte di mercoledì 7 dicembre. Per domande, insulti o commenti usate la discussione in confronto.


Edited by J!mmy - 2/12/2011, 01:32
 
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Lul~
view post Posted on 3/12/2011, 10:15




{I}

L'ALBA DELLE TENEBRE


un anno prima ~

La guerra si era fermata quasi di colpo. Ray, il Re Che Non Perde Mai, finalmente era stato ucciso. L'orda dell'Asgradel si disperse nel vento in una sera di fuoco e di vendetta. La vittoria, diritto innato del Toryu, sembrò allora alla portata. Il Re era morto, sì, ma gli eroi dell'Asgradel furono costretti alla fuga dall'esercito che - vistosi privato del proprio Sovrano - s'era affidato alla furia dei propri generali, eroi anch'essi, ma con una motivazione in più: vendicare il Monarca, vendicare il Re.

Quasi un anno era passato da quella notte, ma l'antica faida si rivelò restia a seguire il Re nella tomba. Benché i guerrieri del Toryu si fossero ritrovati inferiori nel numero, la guerra si era fatta più pericolosa e tremenda, vogliosi com'erano di espandere i territori del nuovo sovrano, Sennar Sighvat. I Gerarchi si erano mossi alla testa di varie legioni dell'esercito. Le armi si erano evolute, ma gli ordini restavano gli stessi: dare la caccia ai ribelli e sterminarli dal primo all'ultimo. La campagna aveva successo. Forse, troppo successo. Per quelli come il Cousland, che stava vivendo una nuova vita, avrebbe potuto significare la fine di un'era. Come le armi di un secolo prima, sarebbe diventato obsoleto anche lui. Peccato, perché non viveva che per quello.

~ ~ ~


Ebbe la possibilità di scegliere, il Cousland. Continuare a servire il Sovrano a Basiledra, la Capitale, o seguire uno dei Gerarchi nelle campagne di espansione dell'Impero. La scelta cadde sulla seconda opzione per svariati motivi. In primis, non vedeva in Sighvat una figura alla pari del Re Invincibile: ci sarebbe voluto del tempo prima che egli sarebbe potuto - ai suoi occhi - essere anche solo paragonato a ciò che era Ray. Altro fattore, non meno importante, era la possibilità di combattere in nome e per conto di quella che tutti chiamavano la Nera Signora o - più teatralmente - il Cerbero. Lui, nella piana, l'aveva vista combattere e sbraitare per difendere il Re. L'aveva vista schiacciare i nemici. L'aveva vista respingere gli invasori. Nutriva per lei una profonda ammirazione, e non si fece scappare l'opportunità di poterla seguire anche fino nel Perwaine, per mettersi in luce ai suoi occhi.

Fu proprio il giorno che decise di arruolarsi nel suo esercito che ritrovò - tornando nella propria abitazione con la lettera recante l'appuntamento per la partenza verso la prima destinazione della campagna - un orologio da tasca, recante sullo sportellino un atipico bassorilievo, raffigurante una falce di luna e - vicino a lei, al centro - una stella di cui solo i bordi erano riconoscibili. Lo intese come un segno del destino, il Cousland, e raccolse quel segnatempo - fermo - ponendolo nel taschino della maglia che usava portare sotto l'armatura. Cominciò a pensare che fosse un dono di qualcuno. Di Rekla, forse. O del Re, ormai leggenda. O - infine - del demonio stesso.

Nell'anno in cui fu al soldo della Nera Regina imparò ad osservarla e a capirne lo stile di guerra. Forse per emulazione, o forse perchè ne sentiva la necessità, decise di comprare un gauntlet da indossare sul braccio sinistro, quello libero da Leonia, in modo da potersi difendere da attacchi fisici senza ricorrere alla spada, o generare improvvise offensive volte ad aprire il ventre del nemico utilizzando l'acciaio temprato delle lame sulle nocche del guanto d'arme. Gli fu possibile utilizzarlo subito, nella guerra che l'armata combattè per accaparrarsi quell'avamposto che dava sulle terre dell'est. Una piccola milizia s'era stanziata in quelle terre subito dopo aver sentito che il re era morto, convinta forse che i suoi Cavalieri fossero periti con lui. Fu in quella battaglia che per la prima volta il gauntlet si macchiò di sangue umano. Molte altre battaglie furono combattute in quell'anno, anche per conquistare un solo centimetro alla volta. L'Impero andava allargato. Il mondo doveva sapere che il Toryu era tornato più forte e assetato di sangue che mai. Lionet - insieme ad altri guerrieri del Toryu - cominciò a farsi un nome fra le fila dell'esercito, e fu con questi nominato comandante di un manipolo di soldati. Non era molto, ma abbastanza per l'ego d'un ragazzo che era stato cavaliere cortese, e si ritrovava ad essere spietata macchina di morte. Fu in una di quelle guerre che uno sporco ciccione cominciò ad irretirlo, cercando di portarlo dalla sua parte.

« E già che ci sei, chiediti se vale la pena di crepare per l'ammirazione di una donnaccia »

Tsk. Poveraccio. Poteva insultare tutti, anche il Re Sennar. Ma non lei, non la Nera Regina che il Cousland stimava così tanto. Diede la propria risposta, e ad ogni frase corrispondeva una carezza di Leonia all'intestino di quello schifoso.

« Di crepare, per lei »

« Di ammazzare, per lei »

« Di bruciare all'Inferno, per lei »


~ ~ ~


due giorni prima ~

Sapeva che qualcosa stava per accadere. C'era sempre un nonsocchè di elettrico nell'aria in quei momenti, un fattore non meglio precisabile che aumntava la frenesia dei lavori e l'adrenalina prodotta dalle ghiandole. Non si sbagliava. Ormai conosceva la guerra, conosceva ciò che succede ancor oggi in ogni accampamento. Vennero dei messi a chiamarlo, dicendogli che la Nera Regina avrebbe presto parlato ai suoi comandanti davanti alla sua tenda, su quel blocco di granito che aveva sempre utilizzato come piedistallo. Si mise in cammino, il Cousland, guardando i messi svoltare a sinistra dopo la seconda tenda, probabilmente alla ricerca dei suoi parigrado.

Quando tutti furono raccolti, la Nera Signora, bella e - al contempo - terribile - uscì dal proprio alloggio, salendo sul granito e indicando - con fare teatrale - il picco che s'ergeva dietro il campo.

« Non mi dilungherò in troppe chiacchiere, quindi vedete di starmi a sentire »

Decisamente un incipit da Rekla, quello. Forte, dura, stizzita dal mondo.

« Oltre quelle montagne c’è l’ultimo ostinato nemico dell’impero. Mi è giunta notizia che, durante un mandato di esplorazione, un manipolo di nostri commilitoni è stato catturato e reso prigioniero da un certo Asaad, comandante e leader di questi sudici ribelli. Il nostro obiettivo è liberarli ed espugnare la cittadina da chiunque osi resistere alla nostra impresa.
Due di voi prendano subito ciò riescono a raccattare tra le cianfrusaglie dell’esercito: il vostro compito è infiltrarvi nell’accampamento sotto mentite spoglie di mercanti pellegrini. Partirete entro un’ora da adesso, e vedete di essere credibili. Un nostro uomo, un certo Iskandar, vi attenderà lì.
Gli altri tre, invece, si preparino alla battaglia: lascerete l’accampamento fra due giorni
»

Non esisteva. Non aveva la voglia, nè le capacità per infiltrarsi nelle fila nemiche travestendosi da mercante. Conosceva bene le proprie caratteristiche, limiti compresi. Poi - sicuramente rendeva meglio come macellaio, che come ingannatore. Se si fosse trattato di gettarsi in mezzo alla linea nemica, solo, a combattere menando le armi, non avrebbe esistato un solo momento ad accettare.
Ma quello no. Vincere con l'inganno non era affatto divertente. Fu per quello che rimase in silenzio, ad aspettare che qualcuno - al posto suo - si facesse avanti.

Parlarono in due, e Lionet non aveva intenzione alcuna di infiltrarsi come mercante nelle fila nemiche. Qualcuno doveva pur andare: far incazzare la Nera Regina non era cosa buona e giusta, nè - tantomeno - conveniente. Aveva imparato a conoscere gli altri comandanti, il Cousland, ma con uno di loro, Lux, ripeteva un gesto prima di ogni missione scomoda, per decidere chi dei due - quella volta - dovesse fare il lavoro sporco.

« S a s s o ! »

Sorrise quando vide l'indice e il medio del collega aprirsi in una V, segno che - quella volta - era stato lui, a vincere.

« Ci vediamo fra due giorni, Lù! »



Li vide allontarsi mentre il Sole stava tramontando. Due figure stagliate contro quel semicerchio arancione, avvolte dal calore del fuoco. Fiamme già divampavano nell'accampamento davanti alla Fortezza. Era il momento di cominciare a bruciare la legna er farne brace. Vitelli e maiali erano già stati fatti a pezzi per divenir cibo dei soldati.
Volse un ultimo sguardo alla catena montuosa. Le due figure erano in cima al picco, che stavano per scavalcare. Presto non sarebbero state più in vista. Per ventisei ore avrebbero dovuto cavarsela da soli.

~ ~ ~

« It's the moment of truth and the moment to lie
The moment to live and the moment to die
The moment to fight, the moment to fight
to fight, to fight, to fight »

~ ~ ~


Presente • accampamento Toryu ~

Il giorno dell'offensiva era arrivato, forse. Avrebbe staccato teste, aperto toraci, versato sangue. E se anche in dieci fossero arrivati contro di lui, tutti sarebbero morti. Tutti avrebbero assaggiato il ferro di Leonia e avuto l'onore di soccombere feriti dal Nero Leone, Cavaliere della Nera Regina. Percorse le vie dell'accampamento dell'armata - disposto intorno alla tenda della Nera Regina - con incedere rapido e deciso. Prima di andare a raccattare Leonia nella propria tenda, doveva passare dal comandante della cavalleria leggera, che avrebbe caricato il nemico dal fianco destro, subito dopo la sua sortita. Decise di dirgli giusto quella frase che gli ripeteva sempre, per evitare che la dimenticasse. Era la tattica che aveva permesso sempre loro di tagliare in due l'esercito nemico.

« Mi raccomando, siate pronti a schiacciarli non appena mi aprirò un varco sulla destra! »


Gli poggiò una mano sulla spalla, prima di recarsi nel proprio alloggio. Lì, sul proprio giaciglio, tutto ciò di cui aveva bisogno per affrontare la pugna. Da sinistra verso destra, osservò uno ad uno gli strumenti che facevano di lui il Nero Leone dell'Impero. Per primo l'orologio, quel segnatempo ritrovato davanti la cattedrale di Basiledra e recante incisioni tutto sommato alquanto misteriose. Lo ripose nel taschino della propria maglia di lino. Poi la cotta dell'armatura, con quegli spallacci dalla forma di fauci leonine, ragione e causa del suo soprannome. La indossò con grazia, nonostante ne avesse smesso ogni traccia dal giorno in cui il Re Invincibile cadde per mano di quei bastardi. Fu la volta di Leonia, ormai dalla foggia orientale, riforgiata dall'acciaio della prima Leonia e di Sanguinante, entrambe inutilizzabili in seguito della guerra del Crepuscolo. Era un'arma nuova. Più leggera, più letale. Ma soprattutto, viva. La rinfoderò e assicurò l'involucro alla cinta, sulla sinistra, in modo di poterla rapidamente estrarre con la mano desra in caso di bisogno. Per ultimo il gauntlet, che avrebbe reso difficoltose le precedenti fasi di vestizione. Un pezzo unico, comprato proprio in vista di quella campagna di espansione. Resistente, figo, leggero. Tutto ciò che un guerriero può volere o sognare.

Poi fu il momento dell'adunata. Richiamò i proprio soldati, il Cousland, e li fece schierare davanti la sua tenda. La Nera Regina era nella roccaforte nemica, a far finta di trattare coi ribelli. Nemmeno lei voleva farlo, ne era sicuro. Probabilmente lei stessa non vedeva l'ora di sciogliere i propri cani, dando fuoco al mondo solo per avanzare di qualche metro. La conquista era tutto, e doveva essere perseguita con ogni mezzo. Meglio se questo mezzo implicava ferro e sangue, beninteso. Lionet - di suo - passò in rassegna il manipolo di uomini che la Nera Regina gli aveva affidato. Li guardò ad uno ad uno.

« Una nuova era sta per cominciare. Un'era di dominio, un'era che vedrà il Toryu ergersi sul mondo.
E tutti sapranno che sono stati i miei uomini a dare la vita per costruirla!
»


Non era nuovo a questo genere di discorsi. Quando era nella Guardia Insonne era a capo di molti più uomini. Fomentarne un numero così esiguo era davvero molto semplice, per lui. Poi - guardiamo i fatti - con la Nera Regina impegnata - poteva permettersi di alzare un poco la cresta. Era pronto, comunque. Lui e i suoi uomini erano bardati per la battaglia. Guerra, pane per i suoi denti. Pugna, sollievo per le zanne d'acciaio di Leonia. Fu a lei che si rivolse, con il sorriso di un bambino che vede realizzato il proprio sogno di giocare con un palloncino.

« Si entra in scena, bella »



« E ricordate: tenete il conto.
Chi ne uccide di meno, paga da bere!
»



CITAZIONE
Note a Margine
Bene, uno dei migliori post che io abbia mai scritto con Lionet - credo. Mi piace un sacco, davvero. Anyway, l'ho diviso in tre spezzoni.

Il primo riguarda l'anno passato al servizio di Rekla come membro dell'armata. Ci ho infilato qualche acquisto - in modo di giustificare anche in game l'aggiunta della nuova arma.

Il secondo non corrisponde ad altro che alla prima parte del post di J!mmy, così come - di contro - la mia terza parte corrisponde al suo secondo spezzone.

Per quanto riguarda il siparietto della morra cinese fra Lionet e Lux. Ne ho parlato con Lud, ci sembrava carino fare qualcosa di inconsueto. Quì - tanto - non si parla di sportività, abbiamo deciso di far controllare all'altro un minimo il personaggio altrui per dar vita a questa simpatica scenetta. A proposito, do lui il permesso per muovere Lionet a tal fine, nel suo prossimo post.

Le stats le inserirò dal prossimo turno, non ho nulla di rilevante da precisare in una situazione come questa.

Piuttosto, divertiamoci.


Edited by Lul~ - 3/12/2011, 10:41
 
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view post Posted on 3/12/2011, 18:07
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Memento mori.
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A nation in despair, weakened by war, defeated.
Lost their pride in the death of a leviathan
The prince rise to power in the Toryu
Rebuilding an army
Make the clan proud
Remove the weaks
Start the war machines
THE TORYU WILL RISE!!!

To last a thousand years...






Atto 1, Capitolo 2
No man, no land!



Un anno, un bellissimo orribile anno da quando il Re che non perde mai ha trovato la sua morte nel mondo plasmato dalle sue stesse mani.
Il Toryu ha perso molti territori dopo la caduta del Leviatano.
La gente è sconvolta dall' avvenuto.
Ma un nuovo governante si è imposto in questo periodo di crisi : Sennar, Il principe.
Gli uomini del Re, le più potenti unità del Toryu hanno preso il controllo degli eserciti.
Ma essi hanno un motivo in particolare che li spinge a continuare a combattere.
Completare l' opera del Re, conquistare tutto il continente.
E l' Asgradel, la più potente fonte di potere conosciuta.

Perchè non approfittare di questa mobilitazione per assorbire altri cadaveri ed arrivare sempre più vicino ai ranghi alti del Toryu, così da soddisfare l' insaziabile fame di potere che provava l' Inferi Sententia?

Deus Ex Machina si unì senza indugiare all' esercito del clan, nelle unità sotto il comando di Rekla, la Nera regina, famosa per la sua empietà in battaglia ed il suo carattere da barbara.
L' abominio ebbe l' opportunità di conoscere i commilitoni che scalavano i ranghi dell' armata insieme a lui:
Lux e Lionet, uno un formidabile necromante e l' altro un forte guerriero. Tra di loro vi era un solido legame.
Vi era anche Jack Crow, umano d'aspetto e mostruoso d'anima.
E infine vi era Godrik vonTabark, soprannominato dall' Inferi Sententia "Gik" .

Nell' armata si raccontavano storie su tutti e cinque, in particolare su Deus Ex Machina, che si faceva chiamare Illidan.
C'era chi diceva che la notte usciva a divorare animali e chi diceva che di giorno seppelliva i cadaveri dei nemici uccisi e ci urinasse sopra.
Ma su una cosa erano tutti d'accordo : non era normale.
Gli unici che sapevano veramente chi fosse erano i suoi colleghi comandanti.

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Due giorni fà...



Deus Ex Machina si svegliò prima dei suoi compagni, come di consueto.
Era tardo pomeriggio, L' inferi Sententia si grattò i capelli biondi e si stiracchiò la schiena. Notava una certa agitazione nella base, Rekla stava parlando con un comandante dell' accampamento mentre i soldati di basso rango oziavano nella parte più vicina alle fortificazioni.
Illidan, così si faceva chiamare, si alzò e uscì dalla tenda dirigendosi verso le milizie.
Mentre si avvicinava ad un gruppo di soldati venne interrotto da un suo subordinato.

B-buongiorno signore! Rekla vorrebbe parlare con tutti i capitani.

Deus Ex Machina si rivolse al soldato con uno sguardo annoiato.
Cosa diavolo vuole quella donna? Ha le sue cose?
Doveva assumere il carattere degli umani che tanto disprezzava per potersi confondere tra gli uomini della Nera Regina.

No signore, non so cosa voglia. Mi ha chiamato verme e mi ha solo detto di chiamarla al suo cospetto insieme ai suoi compagni.

Deus Ex Machina sbuffò e dopo aver rivolto lo sguardo al cielo e farfugliato qualche parola si recò alla tenda di Rekla, sicuro che i suoi compagni fossero stati avvisati.
Durante il cammino fece cenno ad un soldato di prestargli la sua spada, nel caso si fosse trattato di un assalto in puro stile Toryu.

La Nera Regina risiedeva su un punto rialzato dell' accampamento, guardando i comandanti del plotone con aria di disprezzo mista a superiorità.

Non mi dilungherò in troppe chiacchiere, quindi vedete di starmi a sentire.



Alzò il grazioso braccio verso una catena montuosa che risiedeva a qualche ettometro dall' accampamento.

Oltre quelle montagne c’è l’ultimo ostinato nemico dell’impero. Mi è giunta notizia che, durante un mandato di esplorazione, un manipolo di nostri commilitoni è stato catturato e reso prigioniero da un certo Asaad, comandante e leader di questi sudici ribelli. Il nostro obiettivo è liberarli ed espugnare la cittadina da chiunque osi resistere alla nostra impresa



Niente di più semplice, I tentacoli della vera forma di Deus Ex Machina potevano mietere moltissime vittime in pochi secondi. L' operazione sarebbe durata qualche ora.

Due di voi prendano subito ciò riescono a raccattare tra le cianfrusaglie dell’esercito: il vostro compito è infiltrarvi nell’accampamento sotto mentite spoglie di mercanti pellegrini. Partirete entro un’ora da adesso, e vedete di essere credibili. Un nostro uomo, un certo Iskandar, vi attenderà lì.
Gli altri tre, invece, si preparino alla battaglia: lascerete l’accampamento fra due giorni


Detto questo Il cerbero si avviò verso l' accampamento nemico.

Deus Ex Machina si voltò verso i suoi compagni e indicò Rekla, che era ormai lontana.
Io parto tra un ora, come ha detto la signorina voce graziosa.

Si avviò verso la zona dei soldati semplici e raccattò vestiti, spade e gingilli che all' occhio sembravano preziosi ma che probabilmente avevano lo stesso valore degli escrementi di elfo. Se ne tenne comunque uno in tasca, nel caso gli servisse qualcosa da lanciare in faccia alle guardie dell' accampamento nemico.

Una volta tornato al piedistallo improvvisato di Rekla notò che Lux e Lionet stavano decidendo chi dovesse accompagnare l' inferi sententia tramite un loro strano quanto stupido rito.
Lux venne scelto per accompagnare Deus Ex Machina.

Ragazzo, è ora di oltrepassare quelle montagne.
L' inferi sententia si avviò verso la catena montuosa, sapendo che Lux lo avrebbe seguito.

divider_by_canzeda-d41w92p



Aces in Exile prevails



That beautiful day...



Arrivarono di notte, alle porte della città.
Rekla era già arrivata, si sentivano le guardie sibilare e parlottare a proposito della Nera regina e di una probabile annessione dell' accampamento senza spargimenti di sangue.
Menzogne, niente di più.
Ora i due dovevano attendere l' arrivo di Iskandar.
Deus Ex Machina era impaziente, voleva sentire ancora la dolce sinfonia di migliaia di corpi in agonia.

Primo post concluso.
Non credo ci sia da elencare niente in particolare oltre agli insulti rivolti alla Rekla.

Passive attive:

I'm a systematic error!!! :
L' avatar assorbito da Deus Ex Machina era di stampo demoniaco, incuteva timore alla gente nonostante avesse un aspetto umano.
Dopo aver assorbito l' avatar in modo eccellente, L' inferi sententia ha guadagnato questa abillità. La gente di certo non sentirà una presenza demoniaca, ma comunque sentirà qualcosa nella sua forma umana. Qualcosa di inumano e primordiale



Edited by Chomp - 3/12/2011, 21:58
 
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view post Posted on 5/12/2011, 01:30

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Cielo e Terra dicono qualcosa
l'uno all'altro nella dolce sera.
Una stella nell'aria di rosa,
un lumino nell'oscurità.


Flebile è la vita che scivola via come acqua tra le dita. Flebile è la reminiscenza di quella giornata situata in uno scorcio temporale all'imbrunire del dì, saluto gioioso del sole che scompare ove oltre l'occhio non può scorgere.
Disteso in terra sanguinante, di schiena poggiato e di occhio fisso al cielo, adagiato su un morbido letto di cloache amaranto, Lux fissava la sublime bellezza di quel sole nero che s'attardava a tramontare. Sangue zampillante che ancor fresco sgorgava dalle sue ferite. Il viatico nella sua testa donato solo da una nenia assordante di festanti campanellini che intonavano un molesto bordello insieme alle grida assordanti di Iblis Naylah che, sbeffeggianti, lo ridicolizzavano nella sacralità del suo io. Corpo e mente trafitti da pene passeggere che trovavano sfogo nella fragile ed effimera condizione umana, occhi in grado di guardare il collassare di quel mondo impuro. Nessun cavaliere errante sarebbe mai giunto a salvare quel mondo ingrato. Non ci sarebbe stato più nessun futuro in cui divenire. E lui, come un'inerme spettatore, non poté far altro che assistere al finale della sua storia e a quella del mondo intero. Quando il globo scuro avrebbe vibrato e tuonato per un ultima volta, inglobato quel mondo in un esplosione senza scampo.
Il rintocco finale fu dato dall'uomo che venne espulso fuori dal globo così come un anticorpo rigetta un infinitesimale batterio dall'organismo. Lo vide volare lì in alto nelle fattezze di un uccello al quale erano state tarpate le ali, precipitare verso il suolo e poco dopo venir investito dal miasma dell'esplosione.
Lux sbatté le palpebre con lentezza, un rigagnolo sgorgò dai suoi occhi, lacrime bagnarono le guance incrostate di poltiglia di fango e sangue, la pelle secca dolé quasi quando venne bagnata dalla purezza delle sue lacrime, e gli occhi bruciarono come immersi in lava. Infine li chiuse, immergendosi nel buio dei suoi pensieri. Improvvisamente la distruzione del mondo non gli parve più come quel dolce nettare vitale che aveva rallegrato le sue tristi nottate. Bensì gli si palesò in tutta la sua inutilità, nessuno avrebbe potuto imparare dall'errore di quella distruzione. Qualsiasi forma di vita avrebbe cessato di esistere. E tutto fu triste. E mentre il calore di quell'esplosione lo investiva, tutto divenne repentinamente nero.
ddddjn
Era passato ormai più di un anno da quel giorno, del vecchio maniero non era rimasta più traccia, distrutto come l'ideale che lo animava, distrutto dalla follia distopica del suo stesso sovrano. Il Leviatano che s'era ripromesso di proteggere quell'ideale, s'era trasformato in un serpente pronto a stritolare ogni cosa, innalzato al pari di un Dio, il Re che non perde mai alla fine cadde sconfitto.
In pochi furono a conoscenza di quello che accadde realmente quella sera, difatti solo i sei generali dei due eserciti assisterono alla fine di Ray, per gli altri invece fu tutto confuso, nessuno seppe con certezza che fine fece quel Re, voci di corridoio noiosamente si susseguirono nelle più disparate teorie, ma tutte avevano un unico filo conduttore. Il Re era morto.
Forse per sua scelta, forse gli Asgradelliani avevano vinto, o forse furono gli stessi generali del Leviatano a fermarlo nella sua pazzia.
Nessuno seppe in realtà cosa accadde, ma avvolto nel pallido alone di mistero, la figura di Ray non conobbe sconfitta, e trapasso così per come era vissuta, senza mai conoscere sconfitta.
Intanto un nuovo sovrano si proclamò, il fu principe Sennar, primo erede al trono nella linea di successione in mancanza di eredi, e il Re non aveva generato nemmeno un bastardo, prese il potere. In molti videro in lui il baluardo di una nuova speranza, un principe amato dalla gente in grado rialzare il reame e ridargli nuovo splendore. In molti la pensavano così, e avevano immediatamente donato la propria spada al suo servizio, altri invece si erano ribellati e ora stavano conoscendo la furia del Toryu. Per Lux fu diverso, lui non aveva giurato fedeltà a un'idea né a un'istituzione, bensì a Ray, e ora, che il re non c'era più, il suo giuramento era come caduto. Terminato nel momento stesso in cui il sovrano spirò il suo ultimo respiro. Tuttavia badò bene dal far trapelare questa sua decisione, era diventato forte si, ma non invincibile. Ma tuttavia non avrebbe mai concepito in Sennar Sighvat, la figura del nuovo Re. Nel frattempo Lux, per tutta la durata di quel sanguinoso anno, non ricevette più chiamate da parte di Satana, né la bestia assopita dentro di lui tornò a farsi prepotentemente sentire, per un lungo periodo semplicemente visse come il fu ragazzo che era stato e che troppo precocemente era stato strappato alla vita, e per la prima volta nella nuova vita prese una decisione che non fu dettata da nessuno, cosciente del suo ritrovato libero arbitrio decise di unirsi alle forze d'assedio della Nera signora, Rekla Estgardel. Per tutto un anno, spazzarono via maniero dopo maniero da est fino a sud, liberando il regno dai ribelli. Fu un anno intenso, l'esercito partito da Basiledra, la capitale del mondo umano, era accresciuto a ogni castello sottomesso fino a divenire una carovana di parecchie migliaia di persone, non solo guerrieri, ma come ogni carovana che si rispetti vi erano mercanti pronti a vender la propria madre per buon danaro, necrofagi pronti a lucrare sui morti, mercenari in cerca di gloria e, attardate di qualche passo, puttane che allietavano le notti dei guerrieri. Negli oltre trecentosessantacinque giorni di marcia e di guerra, varie donne s'erano avvicendate nella tenda del comandante Lux, e ben presto il suo nome tra le mignotte divenne ricercato sia per le doti che per la sua generosità nei pagamenti. Voci di corridoio, le stesse che vociavano del Re, volevano che ogni baldracca al seguito della carovana aveva beneficiato della magnanimità del comandante.
Quel giorno, tuttavia, non ci fu nessuna meretrice nella sua tenda, l'accampamento Toryu era tutto un avvicendarsi di uomini indaffarati negli ultimi preparativi, tutti in trepidante attesa dell'inizio della battaglia. E le donne, così come tutti gli altri parassiti che sgobbavano alle spese della tendopoli, si tennero alla larga dal fulcro dell'accampamento. Lì dove a dieci metri distanti dalle tende vuote dei comandanti, vi era, proprio nel cuore, la dimora della Nera signora, seduta su uno scranno rosso con i suoi sottoposti ai propri piedi. In quel giorno, di caldo afoso che annientava l'ultimo spiraglio di vento orientale, rinchiusi nel deserto stepposo dalle montagne, ci fu l'ennesimo consiglio di guerra.

«Non mi dilungherò in troppe chiacchiere, quindi vedete di starmi a sentire.»


Ci fu un periodo in cui Lux credette che Rekla fosse una ragazza normale, un periodo in cui credette che quella ragazzina fragile agli occhi del mondo, non fosse in grado di governare un plotone di migliaia di uomini, ma ben presto dovette ricredersi. Rekla non era solamente nata per comandare, per molti tratti, Rekla, gli ricordava il fu Re che non perde mai, come se incarnasse qualcosa di lui, come se lei fosse la degna erede. E di certo, nel suo portamento fiero come quello di un leone, la figura di Ray tornava improvvisamente viva, come se effettivamente mai avesse smesso di regnare su quelle terre. E dopo un anno, Lux non ebbe più alcun dubbio a chi avrebbe giurato fedeltà.
Non al principe, non alla principessa, né a nessuno dei duca, no.
Solo a lei, Rekla.


«Oltre quelle montagne c’è l’ultimo ostinato nemico dell’impero. Mi è giunta notizia che, durante un mandato di esplorazione, un manipolo di nostri commilitoni è stato catturato e reso prigioniero da un certo Asaad, comandante e leader di questi sudici ribelli. Il nostro obiettivo è liberarli ed espugnare la cittadina da chiunque osi resistere alla nostra impresa.»


Lux sorrise, sapeva bene che Asaad aveva i giorni contati, nessuno di loro durava in quella dura lotta, tutti perdevano al gioco del trono.

Due di voi prendano subito ciò riescono a raccattare tra le cianfrusaglie dell’esercito: il vostro compito è infiltrarvi nell’accampamento sotto mentite spoglie di mercanti pellegrini. Partirete entro un’ora da adesso, e vedete di essere credibili. Un nostro uomo, un certo Iskandar, vi attenderà lì.
Gli altri tre, invece, si preparino alla battaglia: lascerete l’accampamento fra due giorni»


Lux cadde in ginocchio, con la spada piantata nel terreno e la mano sinistra che impugnava l'elsa, con il volto fieramente alzato guardava con ammirazione il generale.

«Abbiamo ancora del sangue da spargere.»

Si rialzò in piedi facendo leva sulla spada, come un vero cavaliere quale mai era stato, come un fedele mastino al capezzale del proprio padrone abbaiò il suo consenso. Cantilena strozzata a memoria, sommessa litania in cui lentamente aveva finito per credere REALMENTE, come se DAVVERO fosse diventato quel cane ammaestrato che tutti osservavano.

« Come lei desidera, mia signora. »

Voltando le spalle al generale, abbandonò la tenda e s'immerse nuovamente nel marasma della tendopoli.

« Cousland, porta il tuo culo qui, ce lo giochiamo di nuovo. »

Il suo tono era solo fintamente offensivo, da quando la belva sopiva dentro di lui, era riuscito persino a farsi qualche amico, e il leone, era uno di quelli. Il loro gioco era molto semplice, popolare tra i bambini dell'oriente avevano visto questa strana usanza da due uomini condannati a morte che si giocarono a sorte chi doveva crepare per primo, e da quel divertente siparietto i due decisero di fare loro il rito. Il gioco era articolato in una semplice mossa, che consisteva nell'imitare, con il solo ausilio della mano, un oggetto tra sasso, carta e forbice.
Ove, sasso batte forbice ma non carta, forbice batte carta ma non sasso e carta batte sasso ma non forbice, e solo chi faceva la designazione corretta sconfiggeva l'avversario.
« Sas-...so...car-...ta...for-...bi-...ce! »
Entrambe le mani dondolarono in maniera ridicola e al "ce", contemporaneamente i segni della loro decisione presero forma.
« Porc... »
La sua mano si aprì a V in un segno di vittoria che rimase solo figurativo, poiché il leone mostrò il pugno chiuso. Sasso batte forbice, nessuno obiezione.
« A quanto pare tocca a me fare il mercante, dannazione. »
Lux afferrò una spada adagiata su di una botte e la lanciò a Lionet che prontamente l'afferrò al volo.
« Preparati alla battaglia, a quanto pare a me non serve. »
Raccattò qua e là qualche vestito da mendicante, vecchi stracci consunti e logori dal tempo, in qualche modo avrebbe dovuto coprire le sue vesti, altrimenti rischiava di essere scoperto ancor prima di attraversare le porte. Afferrò un bastone di legno e si alzò il cappuccio della veste sopra la testa. Prima di salire sulla collina, dove già lo aspettava il suo compagno, si rivolse per un ultima volta al suo “amico”.
« Ah... Cousland, ricordati che tocca a me ammazzarti. »
Il sorriso si spense nell'ombra del cappuccio.
« Ci vediamo fra due giorni, Lù! »
Quarantotto ore, che saranno mai?
Pensò fra sé e sé.

« Ragazzo, è ora di oltrepassare quelle montagne. »

« Andiamo. »

Qualche ora più tardi...

Arrivarono alle porte della città quando il sole era ormai già calato oltre le montagne, la notte imperversava in tutto il meridione, la luce delle stelle e della luna illuminavano il loro cammino, grilli e altre creature notturne accompagnavano con il loro cantare i due mercanti. Uno di questi zoppicava appoggiandosi a un logoro bastone di legno, nessuno avrebbe negato il conforto di una notte sotto un tetto e in un caldo letto a uno storpio viandante consumato dalla guerra. Dinanzi al loro, un imperiosa cinta muraria era intervallata solamente da un grosso portone in legno di mogano, con grossi battenti in acciaio e una feritoia grande abbastanza da poggiarci gli occhi per guardare oltre lo spesso legno.

Don Don
Don


« Siamo due mercanti pellegrini in fuga da Est, la nostra carovana è stata attaccata da barbari del Re. » Il bussare si interruppe per un momento, come a voler lasciare spazio a chi faceva la guardia di poter decidere se aprire o meno. « Chiediamo solo di ospitarci dietro compenso in una vostra locanda. » Un sorriso si squarciò nella penombra e morì senza esser visto da nessuno.
« Niente più. »
Intanto la bestia era ancora assopita nel suo petto, ancora non scalciava, ancora non urlava, ancora non cercava di liberarsi.
Era cauta.

072p

Ksha...

Ma chissà per quanto.


CITAZIONE

Lux


ReC: 325 | AeV: 225 | PeRf: 150 | PeRm: 300 | CaeM: 225[/size]


Energia: 100%
Status Fisico: Illeso
Status mentale: pensieroso
Equipaggiamento: Kurikara riposta;
Abilità attive:

Abilità passive:

La bellezza di un Diavolo
Sei la fotocopia di tuo padre.
Questa è la cosa che più gli hanno detto da quando ne ha ricordo. Infatti il giovane Lux risulta essere una fotocopia più giovane del padre, ma oltre a questo lui è molto di più. Lui è un ragazzo di diciotto anni, capelli neri sempre scomposti come quelli di suo padre, e i soliti occhi azzurri come il ghiaccio che solo osservandoli potresti innamorarti di lui. Al contrario del padre però, non apprezza molto quei vestiti che lui definisce "antichi" bensì il suo vestiario comprende un taglio molto più giovanile, una camicia e un paio di jeans, niente di più sportivo e al contempo elegante, e le scarpe, beh quelle si abbinano a seconda del Look. Il fisico lo potremmo definire magro, ma in realtà il suo corpo non è esageratamente mostruoso, ha un altezza leggermente superiore alla media, raggiunge il metro e ottantasei, il suo fisico è ben delineato e slanciato, i muscoli assomigliano più a quelli di una statua greca che ai colossi palestrati.
Come il padre risulta piacere alle ragazze, ma stranamente piace proprio a tutti, non c'è nessuno che incrociando il suo sguardo o sentendone semplicemente il profumo, non venga ammaliato.
Tutti, uomini e donne lo trovano attraente, nessuno escluso.
[Descrizione fisica + Tecnica di ammaliamento passiva.]

Le diversità di un Diavolo
Lux è l'incarnazione umana del diavolo, e come tale ci sono cose che lo differenziano da un normale umano, lui non è forte fisicamente, ma è instancabile, raziona le sue energie, non le spreca e non sverra quasi mai.
In termini di gdr ogni sua tecnica illusoria, di manipolazione o di evocazione illusoria, avrà il costo abbassato del 5%. Se una tecnica scendesse al di sotto dello 0%, il costo sarà automaticamente dell'1%. Questo effetto non è cumulabili ad eventuali altre tecniche di risparmio energetico,e per tutte le altre tecniche avrà un consumo energetico del 3%, inoltre non ha bisogno di tempo, nemmeno sfiorare l'avversario, gli basta anche solo guardarlo, la sua mente potrà attivare all'istante qualsiasi tecnica illusoria. Lux al 10% non sverrà, ma al 20% proverà comunque fatica e allo 0% morirà.
Inoltre la sua abilità magica non ha eguali, e gli permette di conoscere illusioni che altri comuni mortali normalmente non conoscerebbero. In termini di gdr Lux ha accesso a livello del dominio successivo.
l'abilità illusoria è tale che le tecniche castate saranno di una potenza inaudita. In termini di gioco, ogni sorta di tecnica illusoria o manipolatoria utilizzata, sarà di un livello superiore. Una tecnica a costo alto, varrà per esempio come una tecnica di costo critico. Tecniche di costo critico invece avranno una potenza superiore ad altre tecniche di costo critico, a parità di PeRm.
[Passiva Domino I-II-III, Raziale umana, Cristallo della conoscenza]

Favore delle tenebre: Questa tecnica agisce sul negromante come un'abilità passiva, quindi non ha consumi di energia ed è sempre attiva. Il suddetto, nel momento stesso in cui entrerà in un'ombra che potrà coprirlo totalmente, diverrà completamente invisibile a qualsiasi tipo di occhio. Potrà muoversi all'interno dell'ombra come meglio crede, ma se anche solo un dito fuoriuscirà da essa, diverrà completamente visibile.
Se l'ombra, inoltre, venisse dissolta per qualche ragione, il negromante tornerebbe visibile.
Una tecnica utilissima per nascondersi e attaccare a distanza senza essere scorti.
La tecnica non è un'illusione, ma semplicemente una mimesi, in quanto il negromante si rende identico all'oscurità, tramite un processo magico. La potenza dell'invisibilità è minima, e quindi è contrastabile da qualsiasi tecnica di livello superiore.
Consumo di energia: Passiva

L’abito fa il monaco
Il demonio non si presenta sotto un unico aspetto. Come potrebbe? Egli deve convincere ognuno, deve piacere a tutti. E per questo deve mostrarsi loro nelle vesti che più li rassicurerebbero, che più li convincerebbero ad avere fiducia in lui.
Non c’è quindi da stupirsi se anche suo figlio è quindi in possesso di una tale facoltà. Non lui, ovviamente, perché mai potrebbe eguagliare il padre, bensì i vestiti che furbescamente indossa. Essi, infatti, appaiono ad ogni interlocutore nella forma che sarebbe più utile a rassicurarlo e farlo sentire a proprio agio. Ognuno dei presenti vedrà Lux indossare un indumento differente e nessuno potrà dire di aver visto la reale forma di queste miracolose vesti. [Passiva_ e' una difesa psionica e come tale può essere bypassata]
L’eleganza è essenziale
Queste vesti, che appaiono così ordinarie agli occhi di tutti, sono in realtà state intessute dell’essenza stessa del Portatore di Luce. Ne costituiscono un’emanazione, un pericoloso artiglio teso verso il mondo dei mortali. Sono, come colui che le ha volute, uniche e insostituibili. Per questo motivo non è possibile che la volgare mano dei mortali possa in alcun modo danneggiarle o distruggerle.
Le vesti di Lux saranno indistruttibili per qualsiasi colpo d’arma o d’incanto, che si limiterà a passarvi attraverso senza in alcun modo macchiarle o danneggiarle. I colpi ovviamente, se non opportunamente deviati, andranno però a colpire il corpo del giovane, provocandogli normalmente dei danni. [Passiva]

Punirò il peccatore non il peccato
I vestiti blackstati concepiti per Lux e per lui solo. Il padre, signore degli inferi, ha scelto che solo suo figlio potesse indossarli e sfruttarne il vasto potere. Nessun mortale potrà mai permettersi di appropriarsi di queste vesti. Nemmeno se riuscisse a sottrarle a principe degli inganni, nemmeno se in qualche modo egli se ne privasse. Chiunque diverso da Lux indossi le vesti le sentirà divenire sempre più strette. Se non riuscisse a spogliarle prima ne finirebbe irrimediabilmente stritolato. [Passiva]
And you... I wish I didn't feel for you anymore...
Compassionevole e Kurikara. Essa ama colui che la usa per combattere e desidera salvarlo dall’ultimo, tremendo viaggio. Colui che la stringe forse non sa, o forse non si interessa, a ciò che lo aspetta. Una volta morto la sua anima sarà per sempre risucchiata nella spada e mai libera, mai capace di fluire nell’onda cosmica dell’infinito.
Per questo motivo la spada porta attorno a sé l’aura oscura del demonio pur non essendo né pia né malvagia, ma semplicemente compassionevole. Chiunque la veda proverà immediatamente un senso di angoscia e di oppressione, a cui sarà estraneo solamente colui che la possiede. [Passiva]
Malus:
Il Peccato non ha volto
Le vesti di Lux appaiono agli occhi di chi lo vede come le più adatte a convincerlo. Esse hanno lo straordinario potere di nascondere e ingannare. Ma ad una cosa non possono sfuggire: la realtà che viene dal Padre, lassù, nel Paradiso. Per questo motivo quando l’immagine del giovane si trovasse riflessa in uno specchio o in qualsiasi altra superficie, essa rimanderebbe agli occhi di tutti la visione della verità, supremo bene per gli uomini. Il Peccato, si sa, non è onnipotente. E così essi potrebbero vedere riflesso Lux con indosso stracci grondanti di sangue, di inumano peccato, laceri e consunti, ben diversi da quelli che con i propri occhi gli vedono addosso.
Questo è l’unico modo in cui Dio, dall’alto, cerca di proteggere i propri figli. [Malus]


Note: Bene bene, sono mediamente soddisfatto di questo post, alla fine non è nemmeno uscito tanto lungo, sono riuscito ad essere sintentico. U.u speriamo la qualità ci sia.



Edited by Lud† - 5/12/2011, 11:26
 
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Xord Gik
view post Posted on 5/12/2011, 20:33





il fine giustifica i mezzi?
stronzate


L'interno della tenda era straordinariamente semplice a confronto con quella degli altri gerarchi. Un pagliericcio perennemente intonso, una cassapanca vuota, un piano di lavoro sgombro. Nessun effetto personale, nessun oggetto utile, niente di niente... come se quella stanza dalle pareti di tela fosse vuota, ancora in paziente attesa di un occupante. Eppure l'impressione che si aveva non era di un luogo asettico anche se accogliente, pronto a congiungere la sua storia con quella di un nuovo milite, ma di una sottile ostilità: occhi che sbirciano bramosi alle spalle, sussurri maligni appena accennati nel vento.
La tenda apparteneva a Godrik vonTabark.

Non c'era persona nell'accampamento che non lo avesse visto di persona, una volta o l'altra: egli aveva infatti l'abitudine di girare spesso per l'accampamento, ispezionando personalmente i reparti di giorno o semplicemente facendosi un giro di notte. Parlavaun po' con tutti, senza far troppe differenze fra soldati semplici e gerarchi, distinguendosi su tutti per un certo non-so-ché nel portamento che implicitamente diceva 'sono migliore di tutti voi, ma non me ne curo'. Non era mai scortese e rispondeva alle battute con ironia sottile, mostrando un certo carisma un po' spaventevole che non attirava le amicizie ma il timore reverenziale della plebaglia - quello riservato alla bestia feroce che ti gira attorno, giocando con te come il gatto col topo per far passare la noia.
Giravano voci su di lui, mai in sua presenza. Alcuni ancora credevano che fosse un vampiro, dopo più di un anno che girovagava gioviale al sole di mezzogiorno, altri non riuscivano a non pensare che fosse un demone di una specie solo un po' più affabile del solito. Dicevano che si era unito all'esercito del Cerbero per fama, soldi, potere, pura sete di sangue. Lui non smentiva né confermava; i suoi motivi erano suoi e solo suoi. E sorrideva, sempre sorrideva: un mezzo sorriso beffardo e sinistro.

Era forse lui un demone assetato di sangue?
Oh, ma assolutamente si~
e non era il solo!



«Non mi dilungherò in troppe chiacchiere, quindi vedete di starmi a sentire.»

Un angolo delle sue labbra si arricciò, unico segno del sorriso trattenuto dal vonTabark: non si dica mai che i soldati non sanno usare le parole! Il tempo in cui Reika Estgardel era una semplice soldatessa era finito da un pezzo, terminato con la morte del primo Leviatano; combattere era ancora ciò che sapeva fare meglio, ma a ciò si erano aggiunti molti altri talenti. Talenti che servivano al Toryu, e talenti che servivano a lui.
Il Cerbero doveva vincere.

«Oltre quelle montagne c’è l’ultimo ostinato nemico dell’impero.» sibilò la Nera, l'indice teatralmente puntato nella direzione. «Mi è giunta notizia che, durante un mandato di esplorazione, un manipolo di nostri commilitoni è stato catturato e reso prigioniero da un certo Asaad, comandante e leader di questi sudici ribelli. Il nostro obiettivo è liberarli ed espugnare la cittadina da chiunque osi resistere alla nostra impresa.»

Pausa, occhiata e un ottimo tempismo.
Da lui nessun mutamento d'espressione.

«Due di voi prendano subito ciò riescono a raccattare tra le cianfrusaglie dell’esercito: il vostro compito è infiltrarvi nell’accampamento sotto mentite spoglie di mercanti pellegrini. Partirete entro un’ora da adesso, e vedete di essere credibili. Un nostro uomo, un certo Iskandar, vi attenderà lì.
Gli altri tre, invece, si preparino alla battaglia: lascerete l’accampamento fra due giorni. Abbiamo ancora del sangue da spargere.
»

Congedati. Così, su due piedi, come il gerarca con sottoposti d'infimo ordine. Cosa che di fatto erano.
Questa era la prima delle cose che doveva cambiare. Per i suoi piani aveva bisogno di considerazione, e la considerazione si poteva raggiungere in due modi: facendosi un nome e dimostrando un'assoluto potere. Due cose abbastanza facili da esibire in una battaglia campale - la battaglia campale, quella che avrebbe deciso il pieno successo della missione. «Sangue da spargere» aveva detto Reika.
Non aveva specificato quanto.

Osservò la schiena della generalessa svanire nel labirinto di tende con un vago sorriso sulle labbra, i suoni familiari della piccola sfida fra Lionet e Lux nelle orecchie. Loro erano quelli che importavano, nell'esercito: il Cousland, Crow, il raffinato Lux, 'Illidan' e lui. Gli altri erano carne da macello, per quanto non completamente sacrificabile: le percentuali delle loro perdite erano il grado di misura del loro successo. Uccidi il nemico prima che uccida te. Resta vivo mentre il tuo nemico muore.
Era ciò che faceva ad Asghabard, prima di diventare un Nessuno.

Si voltò verso Jack e Lionet, gli unici due rimasti. Doveva trovare mappe della fortezza e del territorio dai consiglieri di Reika, una lista delle scorte dal furiere e tutti i rapporti delle spie su cui avesse potuto mettere le mani, poi controllare l'organico dei due gruppi di soldati al suo comando, un'ispezione generale e un giro di birra la notte prima dell'assalto, magari un salto dall'armiere per recuperare una probabilmente inutile spada e pugnale... erano molte le faccende che dovevano essere sbrigate prima della battaglia. L'attesa - quel particolare momento ansimante, sospeso fra la fragile calma dell'inizio del combattimento e la frenetica sovraeccitazione sanguinaria del cuore della battaglia: particolare come esitare sul ciglio di un baratro, sapendo di dovercisi buttare dentro e senza sapere se si sarebbe sopravvissuti. Adrenalina pura. Non l'aveva mai sopportata, da umano: era la parte peggiore dell'essere un soldato.
Come sensazione ora era... peculiare.

« Si inizia. » disse a Jack e Lionet, sogghignando felice.

« Si inizia. »



« Rockwhite, signori. » annunciò, canalizzando l'attenzione dei soldati con un rilassato gesto della mancina. « L'ultima resistenza di questo angolo di mondo al dominio dell'impero.... »
Sorrise mentre si voltava a guardarli, instillando in loro il timor dei Toryu con un sol sguardo.
« ...fino ad oggi. »

Fece scorrere lo sguardo sugli uomini, sui suoi uomini: fanti e arcieri le cui vesti, armi, armature e stendardi erano completamente nere. Erano feccia dal primo all'ultimo, quando aveva assunto il comando, ma ora si presentavano come dei veri soldati - sanguinari e disciplinati. Il primo era un talento naturale, il secondo acquisito con un paio di 'dimostrazioni'. Quegli uomini avrebbero obbedito a qualunque suo ordine, perché conoscevano la spietatezza che si celava sotto la sua affabile maschera.

« La Nera Signora è al loro quartier generale, a... parlamentare. Sapete tutti come vanno a finire questi negoziati, presumo » aggiunse, scatenando un coro di risate « si arrendono tutti, dopo averli distrutti. »

Sogghignò, lasciando che gli istinti più bestiali degli uomini si scatenassero in urla, ruggiti e battere selvaggio di spade e picche contro gli scudi. Li voleva forti, li voleva carichi di furia sanguinaria, voleva che il loro morale fosse alle stelle prima della battaglia. Il barile di birra che aveva fatto circolare la notte prima li aveva elettrizzati senza farli ubriacare, ma ora ci voleva un piccolo richiamo.
(oltre al terrore del loro comandante, beninteso)

« E sarà proprio ciò che faremo: li distruggeremo! »
Alzò la spada al cielo, suscitando di nuovo le loro grida - se proprio doveva indulgere in simili cliché,
allora lo avrebbe fatto fino in fondo.
« Quindi forza, signorine... »

« ....ricordiamo a questa feccia cos'è il Toryu! »

Un ultimo ruggito corale, poi fece un cenno ai suoi luogotenenti e loro iniziarono a disporre i soldati. Gli arcieri misero le corde agli archi di tasso, quasi più lunghi di loro, e controllarono le faretre; gesto inutile, lui stesso si era premurato che avessero nuove frecce e faretre di riserva, ma apprezzato. Gli uomini di Robert furono più rapidi: prima un muro di fanti armati di pesanti scudi a torre, poi file di picchieri a sporgere le loro lunghe armi - creando strato dopo strato un muro invalicabile di lance, acciaio e morte. Nessun viso si scorgeva in quella scogliera nera, nessun cenno di pietà o indecisione
Loro erano i Mostri.

Uscirono dall'accampamento in fila, già pronti per combattere; il messaggio più chiaro possibile: 'noi vogliamo massacrarli'. Erano schierati alla sinistra del Leone Nero, con cui ogni tanto aveva scambiato quattro chiacchiere sulla sua passata vita come Guardia Insonne - giusto per escludere il rischio di un pugnale alle spalle. Nessun rischio: quell'uomo era divorato dall'odio, non era meno feroce di lui. Una persona di cui fidarsi per assicurare il suo fianco destro... e per reindirizzare eventuali attacchi ai fianchi. Niente di personale, per carità! Lo salutò con un cenno, sorridendo come senza cruccio alcuno.

« Un buon giorno per combattere. » gli disse.

Aveva studiato le mappe di Rockwhite prima della battaglia.
Quella non sarebbe stata una battaglia facile.



~
open your heart...



T e n e b r a · P r o f o n d a


Status fisico ≈ Illeso
Status psicologico apparente ≈ ???
Status energetico ≈ 100%
Consumi impiegati ≈
Riassunto ≈

Note ≈

Armi&Co. ≈
Dark Armour ≈
Armatura leggera forgiata in ferro sidereo e Oscurità;
Animofago ≈
Arma da taglio forgiata in Oscurità;
??? ≈
???


D a r k n e s s · i n s i d e · u s ≈
{ tecnica di dominio elementale offensivo ≈ consumo variabile ≈ istantanea }
{ passiva e bonus iniziale: +275 PeRm, -150 Caem ≈ passiva: casting da magie, Heartless e oggetti }
Sensi Oscuri ≈
{ passiva: auspex }
Razza: Nobody
{ passiva razziale demoniaca: timore }


Tecniche ≈












Basso 5%Medio 10%Alto 20%Critico 40%
ReC 250AeV 100PeRf 75PeRm 500CaeM 25




Note di quest ≈
Al comando ho due reggimenti, chiamati 'Mostri': uno di fanteria pesante e l'altro, alle sue spalle, di arcieri; i comandanti sono rispettivamente Robert Frelaware e Adamo Jordan. L'equipaggiamento standard del fante pesante è coltello, spada, armatura completa, elmo a celata e -a seconda della posizione- uno scudo a torre o una picca molto lunga. Archi lunghi, adeguato numero di faretre di riserva, armatura di cuoio e coltello da caccia per gli arcieri. Sono famosi per i loro vessilli completamente neri e per l'apparire (chissà perché! :guru: ) di evocazioni nere nei momenti più cruciali.
Il morale è saldo - anche grazie al giro di birra la sera prima della battaglia.
_
Godrik ha controllato le mappe della roccaforte, ogni dato utile riguardo Rockwhite e i suoi difensori, i piani della battaglia e dello schieramento. Non avendo (off-gdr parlando) tali dati a disposizione, li ho solo accennati (in-gdr parlando).
In bocca al lupo a tutti! :mrgreen:




 
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balancer
view post Posted on 6/12/2011, 13:44




R E V O L U T I O N


apocalisse

Il Re era tristemente deceduto pochi giorni dopo l'ingresso di Jack nel clan, ormai era passato da quel giorno quasi un anno, e da quasi un anno il clan e le sue terre si erano trasformati in una polveriera, gli sciacalli erano usciti allo scoperto. Ovunque ribellioni e rivendicazioni di varia natura dovevano essere sedate nel sangue. Pure la situazione all'interno del clan non sembrava ancora così chiara. Crow non ci aveva mai capito molto di politica, a differenza di suo fratello che grazie a misteriosi inciuci aveva acquisito in quel anno di fermento sempre più potere e una posizione rispettabile. Non che Jack fosse stupido, ma semplicemente quel genere di cose non era il suo forte, dopo un anno ancora non aveva imparato a convivere perfettamente con le usanze umane, nonostante il fratello gli abbia fatto da maestro, e non era stato capace di assimilare tutti i concetti e le machiavelliche strategie per dominare il nuovo mondo. E certo non aveva appreso l'arte del compromesso. Era riuscito, ormai come al solito, a sopravvivere. Aveva avuto la fortunata idea di schierarsi col più forte, o almeno quello che gli era parso tale, e di non esporsi eccessivamente. Insomma, aveva cercato di mantenere un profilo basso. Così era finito nell'esercito di Rekla. Lì pian, piano, battaglia dopo battaglia il giovane demonio si era fatto le ossa e un nome. Le battaglie a cui aveva partecipato al fianco della Nera ormai erano innumerevoli ma in tutti quegli spargimenti di sangue Jack non rischio quasi mai di perdere la vita, l'esercito era un rullo compressore al cui passaggio non restava che una scia di sangue. Con ferocia e prepotenza nel giro di un anno ormai Rekla e i suoi avevano riconquistato immensi territori ma ancora la fine dei conflitti sembrava lontana.

L'esercito era accampato su delle aspre montagne nelle riarse terre del sud. Quel giorno sembrava esserci fermento fuori dal tendone di Jack, ma lui non se ne curava, preferiva starsene in panciolle a lucidare la sua spada sorseggiando un bicchiere di whisky e grattandosi la pancia nel suo piccolo mondo. D'un tratto una luce fortissima e accecante si diffuse nell'alloggio bruciandogli gli occhi.

B..Boss... mi-mi scusi...

Così si faceva chiamare dai suoi sottoposti, i titoli non gli piacevano come tutte le altre norme militari. In effetti, se aveva ottenuto quel ruolo all'interno doveva essere solo grazie alle sue doti belliche e ai morti su cui si era pulito le suole delle scarpe. Del resto funzionava così nell'esercito della Nera.

Orco boia! Che c'è?!

La mano sbatté violentemente sul tavolino facendo riversare lo shot sul tavolino. Aveva gli occhi iniettati di sangue, la barba incolta, una brutta cera e un orribile alito.

La Nera sta per fare il suo discorso... e gli altri ufficiali sono quasi tutti già al loro posto.

Sbam!
Il bicchierino si frantumò sulla fronte del povero soldato.

Cazzo, cazzo, cazzo... dovevi venirmi a chiamare prima, idiota!!!

Jack si alzò di scatto, si sistemò i pantaloni e bevve un sorso d'acqua dalla sua fidata borraccia, fece due gargarismi e la risputò sul povero soldato.

Dai dannazzione, corriamo o stavolta Rekla s'incazza!

Il soldato basito si ripulì il viso dallo sputo e dalle schegge di vetro infilzate nella carne.

Dice sul serio?

No. Ti stavo solo prendendo per il culo, comunque è l'ora di andare.

Con passo tranzollo Jack, seguito dalla sua vittima del giorno, attraversò l'accampamento sino a raggiungere lo spiazzato dove era il resto dell'esercito. I due si misero in riga e dopo un paio di minuti di attesa apparve la Nera.

Non mi dilungherò in troppe chiacchiere, quindi vedete di starmi a sentire.

A Crow piaceva quella donna, non si perdeva in stupide chiacchere come tutte le femmine, era un vero maschio e non era nemmeno tanto male, nonostante lo sfregio in volto una bottarella gliel'avrebbe data con piacere prima o poi...

Oltre quelle montagne c’è l’ultimo ostinato nemico dell’impero. Mi è giunta notizia che, durante un mandato di esplorazione, un manipolo di nostri commilitoni è stato catturato e reso prigioniero da un certo Asaad, comandante e leader di questi sudici ribelli. Il nostro obiettivo è liberarli ed espugnare la cittadina da chiunque osi resistere alla nostra impresa

Jack si accorse che Rekla stava per puntare lo sguardo su lui e gli altri ufficiali, appena in tempo per distogliere il suo dal seno della generalessa.

Due di voi prendano subito ciò riescono a raccattare tra le cianfrusaglie dell’esercito: il vostro compito è infiltrarvi nell’accampamento sotto mentite spoglie di mercanti pellegrini. Partirete entro un’ora da adesso, e vedete di essere credibili. Un nostro uomo, un certo Iskandar, vi attenderà lì.
Gli altri tre, invece, si preparino alla battaglia: lascerete l’accampamento fra due giorni.


La scelta era facile, avrebbe lasciato ben volentieri a due suoi compagni l'operazione d'infiltrazione.

Passarono due giorni relativamente tranquilli per Jack, meno per il resto dell'esercito. Quel giorno Rekla era andata a negoziare con quel tizio... quell'Asaad. Ma era tutta scena. Tutti sapevano perfettamente come sarebbe finita. Le condizioni della Nera erano sempre le stesse: La resa incondizionata. E i ribelli erano troppo poco furbi per accettare.
Nell'esercito ognuno si preparava come poteva secondo la propria indole, c'era chi pregava, chi iniziava a pianificare le strategie d'assedio, chi aveva solo il prurito alle mani e chi si ubriacava e andava a prostitute sperando che quella non fosse l'ultima volta della loro breve vita. Jack preferiva starne solo fino all'ultimo, tranquillo. Odiava l'isteria generale di quei momenti ma non aveva proprio voglia di far qualcosa per renderla un pò più ordinata, nemmeno nel suo settore che ovviamente era il più caotico. Raggiunse i suoi all'ultimo momento utile, come di routine. Molti ufficiali pompavano i loro con pomposi discorsi, come se ce ne fosse bisogno, Jack si limitò a dire:

Chi è d'intralcio, è morto.

rrrbb



Perdonate l'attesa e il post non particolarmente eccelso, ma questa settimana ho avuto un pò di casini :glare: Comunque dovrebbe essere tutto ok :look:
 
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view post Posted on 12/12/2011, 19:57
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Esempio
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Nell'aria regnava un bruciante lezzo di umidità e putrefazione.
Le catacombe della cittadella avevano una storia plurisecolare; il loro nome compariva in ogni racconto di guerra del Sud ma, a dispetto della loro a volte cruciale importanza, la loro presenza nella storia risaltava come un invisibile puntino bianco in una tela di paesaggi variopinti. Un asso della manica noto ad ogni mercenario che si rispetti, un segreto abilmente nascosto agli estranei ma una tradizione universalmente nota nella larga cerchia della criminalità del Sud. Tunnel simili attraversano il territorio per chilometri e chilometri, rendendo il meridione quasi un gigantesco formicaio, e hanno ciascuno uno sbocco nelle più note città; erano usati spesso come vie di fuga e come nascondigli, ma la loro fama li aveva fatti cadere in disuso in quanto assi nella manica prevedibilissimi. Nel fu regno di Asad, ormai ridotto ad un'ultima roccaforte, gli unici ad entrare e conoscere quei tunnel erano i profughi religiosi che il sultano aveva relegato nelle profondità della terra, che li avevano trasformati -appunto- in un immenso cimitero sotterraneo dove gli alloggi per i corpi erano scavati sulle pareti. In essi, i defunti erano lasciati liberi di... prendere aria.
«...Asad nemmeno contemplerà la possibilità che possa essere attaccato attraverso un posto così ovvio... e così repellente, per di più» era stato spiegato ai cinquanta uomini che ora si muovevano lungo quei lugubri tunnel, accalcandosi come una folla dinanzi ad un mago di strada per depredare i cadaveri dei tesori del loro corredo funerario: posate d'argento, denti d'oro e altre moderate preziosità che però, moltiplicate per ogni tomba presente, avrebbero fatto gola a chiunque. Nonostante tutto il frastuono che cinquanta soldati potevano produrre, nessuno li avrebbe uditi; il rumore sarebbe rimasto intrappolato in quelle porose pareti di roccia, incapace di propagarsi.
Una mano lorda di sporcizia si sollevò alla luce delle fiaccole e fece cenno verso una fessura che si intravedeva appena in lontananza. «Più veloci, più veloci» disse uno dei generali presenti «il passaggio verso l'esterno non è lontano, ma dobbiamo arrivare prima che il sole sor--»
«Non così in fretta, cani» sibilò una voce grave e tonante. Per un attimo la grotta sembrò tremare della sua forza; e per quanto le torce potessero illuminare l'angusto antro, nessuno sapeva dire da dove provenisse, né chi avesse parlato.
«Consegnatevi adesso senza combattere o renderò la vostra resa molto dolorosa.»
In risposta, un simultaneo sibilo di spade. Un'orchestra di cinquanta lame che con una spaventosa coordinazione scivolavano fuori dai foderi e puntavano, sprezzanti, verso il nulla.
«L'avete voluto voi.»
Asad comparve all'improvviso alla luce delle fiaccole, mostrandosi nella sua spaventosa imponenza. Ma fu solo una visione breve e fugace; d'improvviso, un'impetuosa volata di vento si insinuò nei meandri della grotta sotterranea, spegnendo le fiaccole dei cinquanta guerrieri.
E fu il buio.



A differenza di quanto ci si sarebbe aspettato, nessuna feritoia nella porta si aprì per i due falsi mercanti. La frase del giovane Lux venne lasciata a vagare per lidi lontani, trasportata dall'eco del deserto; forse l'ironia della sorte, forse la distrazione non permisero ad entrambi di vedere o sentire, sopra di loro, un gruppo di arcieri sporgersi dalle feritoie dei merli con le corde degli archi tese verso i due obiettivi. Poiché proprio in quel momento il sibilo di una freccia avrebbe rotto il silenzio, fendendo l'aria e precipitando rapida verso il suo bersaglio; solo un'irrisoria distanza separò il dardo dal volto dello stesso Lux, che voltandosi avrebbe potuto vederne la punta conficcata nella sabbia alle sue spalle.

inuyasha375407

«Siete sotto tiro. Abbandonate le armi e non muovetevi, se ci tenete alla vita» proferì impetuosamente il medesimo arciere che aveva palesato le intenzioni ostili della fazione di Asad. «Avete fatto un errore a cercare rifugio qui; non avete possibilità di salvarvi la pelle, qui, che siamo noi o i cani del Toryu ad uccidervi.»
Fu allora che, tra le feritoie, comparve una figura alta e slanciata. Le vesti variopinte di seta pregiata con fregi d'oro ne indicavano significativamente la provenienza sociale, così come il volto ruvido e solcato da profonde rughe ne indicava l'esperienza e l'età; un grande e maestoso turbante conteneva i lunghi capelli neri sopra la testa, mentre la lunga e folta barba scendeva giù selvaggia lungo il petto dal mento prominente, sormontata da due lunghi ed esili baffi arricciati.
«Abbassa le armi, idiota» disse Iskandar all'arciere, spostando l'arco dalla portata dei bersagli con pacata e principesca freddezza. «Quei due sono miei.»
«Ancora con i tuoi loschi affari, Iskandar?» l'arciere abbassò lentamente l'arco, sparendo insieme agli altri dove i due attori non potevano vederlo, ma solo a malapena sentirlo. «I tuoi sotterfugi sono noti a tutti tranne al Re: prima o poi verranno alla luce, sappilo.»
«Provalo, se ci riuscite: fino ad allora assisterete quotidianamente ai miei cosiddetti loschi affari.»
Il cavaliere scomparve e, poco dopo, dall'interno delle mura s'udì un suono stridente di meccanismi, e le porte si aprirono quanto bastava perché due persone vi sgusciassero dentro. Prima che i due potessero capire chi avesse aperto, la mano rugosa di Iskandar comparve dalla feritoia, invitandoli nervosamente ad affrettarsi.
«Muovetevi, fulminacci» sussurrò piano «siete in ritardo, molto in ritardo. In questo momento Asad avrà già incontrato Rekla; non abbiamo tempo per indugiare oltre, quindi ci dirigeremo direttamente nelle segrete di palazzo. Se avete domande fatele, altrimenti state zitti. E non guardatevi in giro ma seguitemi senza farvi notare. »
E si avviò camminando a passi felpati.




C'era una tragica ironia nel fatto che colei che la donna che aveva un tempo malmenato venisse ad ordinargli la resa. Tragica ironia che, purtroppo, Asad aveva difficoltà a cogliere; tutto ciò che vide nella proposta di Rekla fu un'umiliante grazia, grazia che non poteva sopportare né dall'uomo che aveva ottenuto tutto dal nulla né da chiunque lo servisse. Per quanto volesse distruggerla con le sue mani, però, Asad volle riservarle una sconfitta più umiliante... più crudele.
«In questa sala nessuno vuole che io accetti questa proposta, Rekla. Vattene e torna con il tuo esercito: voglio vederti solo soccombere.»
«E' finita, per voi» fu concisa la risposta del generale, che disparve in un cumulo di ombre, lasciando nuovamente Asad nella sua solitudine.



CITAZIONE
[QM Point]
Indicazioni • Limitatamente a Lud e a Chomp: siete ufficialmente separati dal resto del gruppo. Subito dopo il mio post subentrerà Jimmy con un post esplicativo per l'altra squadra e per il proseguimento della quest in generale; sarà dopo il suo post che potrete postare. Potete iniziare a preparare il post, se volete; è un post di transizione, in fondo. Sostanzialmente dovrete seguire Iskandar che si muoverà per i vicoli malfamati della città, parlando con persone varie -dall'aspetto poco raccomandabile- come se cercasse qualcosa. Potete fargli tutte le domande che volete, avete libertà d'azione. Come lui ha detto, però, dovete seguirlo senza farvi notare, come se lo pedinaste. Quando è solo (cioè non sta parlando con nessuno) potete avvicinarvi e parlargli. Potete anche descrivere la città, fermarvi anche voi a parlare con qualcuno e così via. Siete in una città e il vostro unico obbligo è non farvi scoprire e non perdere di vista Iskandar; per il resto, potete fare qualsiasi cosa vogliate, nei limiti del buon senso. Divertitevi. Il vostro post finisce con Iskandar che si ferma in un vicolo cieco :sisi:
Turnazione • Jimmy - Questanti
Tempi di risposta • 5 giorni di tempo a partire dal post di Jimmy.




Edited by Oblivion - 12/12/2011, 20:19
 
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J!mmy
view post Posted on 12/12/2011, 20:42




Tutto riflette il colore del male,
stanotte che la luna muore trafitta
dalla falce del suo ultimo spicchio.

E le stelle in quel buio
sembrano lacrime sul volto del cielo,
solo sospiri velati e inquietanti
portati dal vento che gela anche il sangue.

Il mare nero s'infrange sul buio
come per spingerlo via dalla terra.
Ma non è ancora tempo di luce,
regna sovrana la notte su noi.

~


bwmGt

Presente • Accampamento delle Tenebre
________________


Mai sfidare la morte, ti dicevano.
Non tentare di lottarla: le fiamme ti prenderebbero comunque.
Non evitarla, non supplicarla, non implorarla: non servirebbe.
Queste erano le prime parole che sarebbero sbocciate nella mente di un comune essere umano, poiché questa era stata la lezione impartitogli dal principio.
Queste erano le ultime parole che sarebbero sbocciate nella mente di ciascuna Tenebra, giacché “morte” non era che il blasone del vessillo sotto il quale essa combatteva, estirpando gli ostacoli con l’audacia e la perversione che più d’ogni altro schiavo di guerra poteva vantare.
Le Tenebre non temevano nulla.
Le Tenebre erano incarnazione e sangue della fine stessa.
Le Tenebre avevano armature di magma, lame di fiamma e cuori di pietra.
Le Tenebre: questo il nome con cui tutti battezzavano l’armata della Nera Regina, un’accozzaglia di cani rabbiosi, teschi privi d’ogni vena diplomatica, rigonfi di oscenità e rabbia, eretti su fondamenta di empietà e vendetta. Servire l’impero non era che una scusante, la giusta causa per omicidi più facili, stermini pendenti dall’acuminato filo di spade ed asce che impugnavano senza alcuna grazia o virtù.
Nessuna regola, in guerra;
nessuna ragione;
nessuna pietà.

Tra farneticazioni e inutili stizze, la Nera Regina venne respinta e cacciata dalla fortezza.

«E’ finita, per voi» aveva sentenziato con un ghigno agghiacciante tra le labbra.
Il corpo si era tramutato in ombra, poi in densa coltre color notte. Svanì nel nulla, così, come il riflesso sbiadito d'uno spettro premonitore, dissolvendosi dunque nella oramai mefitica atmosfera della Roccia Bianca - mausoleo denigrante -, un’atmosfera destinata presto ad essere infranta dalle urla della sua stessa gente, impunita e ignobile come secca erbetta in un manto di splendidi arbusti.
Rekla si ricompose tra le fila del proprio esercito, a più d’un giorno di cammino; un intruglio di scalpi che capì fin da subito l’esito del colloquio, disponendosi quindi in riga perfetta con estrema rapidità.
Linee precise e solide, impenetrabili a tal punto che il braccio di uno sfiorava l’arma dell’altro.
Volti comuni, volti devastati, volti piegati dalla guerra ma insaziati dalla sete.
Gli ultimi volti che i ribelli avrebbero scongiurato prima di perire sotto i possenti colpi del Toryu.

«Mie Tenebre, la morte ci sfida ancora e il fato minaccia le nostri sorti.»
Parlò solenne, dispotica, autoritaria. Il petto infuori e la mancina sull’elsa ne delineavano l’inevitabile volontà sanguinaria, mentre uno spesso elmo nero e due ardenti corna color cremisi arricciate ai lati scivolavano lenti e prematuri sulla cute unta ed altrettanto scura della Cacciatrice.
«Ma abbiamo forse noi timore della morte?!
Credete che il fato possa forse ostacolarci?!
»
Sfoderò la Constantine, la issò al cielo fino a che questa non ne assimilò il grigiore, cosicché tutti potessero ammirare.
Poi urlò incalzante.
«Tenebre!!
Voi siete la morte che inghiotte!
Voi siete il fato che sentenzia!
E ora marciamo, perché quest’oggi l’inferno giunga a riscuotere i propri debiti!
»
Un ululo di obbedienza, un ruggito di belve atte ad agguantare la preda, come mastini del diavolo sopiti nel tempo e oramai ridestati al fine di trucidare, sterminare, annientare.
La Nera Regina si volse e balzò agile sulla sella in cuoio castano: lo stallone nero dagli occhi arroventati e scalpitante tra le cosce dure, l’armatura sfolgorante di cupa lucentezza avvinghiata a carne pallida e fredda come neve di pieno inverno. Il destriero sfrigolò i denti in un mostruoso nitrito, impennando una e una sola volta; poi discese poderoso per l’arida steppa che era stata sua breve dimora: gli zoccoli affondavano pesanti sul terriccio sterile - imprimendovi l'enorme peso - le narici fumavano aria calda, incadescente come vapore di lava, la folta criniera color pece raccolta in più trecce dondolava furente, cadenzata, energica. Infine, al di là del Cerbero, la sconfinata armata d’ombre volgeva al culmine della tanto attesa guerriglia.
Ai lati dell’esercito i tamburi tuonavano all’unisono, fatali e ridondanti riecheggiavano i comandi di marcia per l’ampia successione di roccia e quiete. Le rosse montagne facevano loro da scudo, convogliando il suono stipato di rancore e guidato dall’ira sui volti trafitti della fatua avanzata di moribondi e derelitti, di coraggiosi e subdoli, di mercenari e ladri, di chiunque avesse tanta incoscienza e fermezza da inforcare una qualunque arma al soldo della folle gerarca dimenticata, violata nel profondo persino dalla sua stessa mente.
Come una macchina da guerra incontrastabile sospinta dal solo complesso intricarsi di futili ingranaggi, come una selvaggia fiera aizzata dal furente e indelebile battito del proprio stesso cuore, le Tenebre si mossero con roboante foga, battendo con le else sugli scudi sfregiati allo smodato ritmo di corni e grancasse, violando la pace che fino ad allora aveva straripato in quelle desolate lande meridionali.
Il suolo stesso si divelse ai loro passi, le nubi si squarciarono per illuminare loro il cammino, le roventi fiamme dell’oblio avvolsero i loro taciti lamenti di gioia e castigo, accompagnando il lento e frenato ansimare dei loro fiati, come bestie in cattività pronte a devolvere con inaudita violenza tutta la collera che - spudorata - attanagliava da tempo i loro animi, mutandoli in brandelli di depravazione vomitati dalle stesse viscere del pianeta.
Non essi paventavano la morte,
giacché la morte paventava il loro incedere.

Questi erano gli uomini della Nera,
uomini fieri e logorati dall’ingordigia,
uomini vuoti e al contempo ricolmi di ogni vana sensazione,
che caotica corrompeva le loro menti, bugiarda e violentatrice come una calda e viscida troia tra le braccia dell’amante:
Rekla ne era la reincarnazione, Rekla ne era la madre, Rekla ne era la sovrana.
Quel dì, ancora una volta, l’uomo avrebbe infine avuto di che temere.


itOBZ


~

Tamburi di guerra sulla torre,
tra gli archi dell'arena,
tra le guglie della chiesa.
Tremate, tremate figli di Dio,
le Tenebre si sono destate
e la terra trema per la loro rabbia.
Non basteranno lame ad arrestarne la marcia,
né scudi a difendere le vostre famiglie.
I tamburi inneggiano alla guerra.
Tremate.
Tremate.

CITAZIONE
[QM Point]
Dunque, da questo momento la situazione si fa nettamente più contorta, quindi vi prego di starmi a sentire per bene.
D'ora in avanti i due gruppi si snoderanno separatamente, oltre che fisicamente anche cronologicamente.

Indicazioni • Tra l'accampamento del Toryu e la fortezza di Rockwhite vi sono, come spero si sia notato, circa 26 ore di viaggio. Questo lasso di tempo crea un effettivo divario temporale fra i due gruppi. Il gruppo A (mercanti) è infatti partito quasi immediatamente, mentre il gruppo B (guerrieri) si è semplicemente preparato alla battaglia. In questo turno, invece, la situazione varia: il gruppo A si trova ancora a Rockwhite, 26 ore dopo essere partito dall'accampamento delle Tenebre (soprannome dell'esercito), al momento esatto in cui chiede di entrare e viene fatto passare per opera dell'infiltrato Iskandar; il gruppo B, di contro, si trova ancora nell'accampamento, sempre circa 26 ore dopo la partenza dei due. Il fatto che vediate spuntare Rekla da nient'altro che un cumulo di ombre è dovuto alla tecnica "Settimo Vizio dell'Animo - Illusione" usata con poteri da Qm. Al momento, dunque, vi trovate nuovamente sullo stesso asse temporale, ma in luoghi differenti.
Ora passiamo alle singole direttive:

Gruppo A • Complimenti! Siete riusciti ad entrare a Rockwhite. Il vostro compito è di indagare sulla cattura del manipolo di esploratori. Siete liberi di incontrare qualunque png per vostra iniziativa, ma le risposte alle vostre domande arriveranno da noi Qm nei rispettivi post. E' poco più tardi dell'alba e il sole è scarsamente visibile.
Gruppo B • Si comincia! Mentre i vostri compagni sono a Rockwhite, voi vedete letteralmente condensare Rekla davanti ai vostri occhi, e subito l'esercito si dispone al suo cospetto quasi meccanicamente. Le descrizioni sono le medesime indicate nel post, niente più, niente meno. Rekla fa il suo bel discorsetto, poi ordina la marcia. Avete totale libertà coi png, purché nei limiti del buonsenso. La marcia non finirà in questo stesso turno, ma dovrete terminare il post poco prima l'attraversamento delle Montagne Rosse, alle loro pendici: Rockwhite non sarà visibile da quel punto. Anche per voi, al momento della partenza, è poco più tardi dell'alba. Dopo circa 19 ore vi troverete ai piedi della catena montuosa; per allora sarà più o meno il crepuscolo, e lì dovrete chiudere il post.

Spero di esser stato chiaro, anche se mi rendo conto di quanto questo sia forse il turno più delicato e contorto fra i primi in scaletta.
Confido, tuttavia, nella vostra diligenza e intelligenza, nonché sulle vostre capacità.

Turnazione • Questanti - Oblivion.
Tempi di risposta • 5 giorni di tempo da adesso, e cioè fino alla mezzanotte di sabato 17 dicembre. Per domande o altro, al solito, la discussione in confronto. :sisi:
 
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view post Posted on 17/12/2011, 11:55
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Memento mori.
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Con gli artigli del Clan
Con gli artigli dei loro avi
Con le urla dei loro nemici
loro erano pronti a combattere.
Le loro lance rieccheggieranno nella storia
Cambiando il corso di essa.
Tra le ali della storia loro torneranno a casa
Per vivere eternamente
vagando tra i campi di battaglia.



png



Era alba ormai, il sole stava per uscire dalla sua fossa situata ad ovest del mondo.
Il sole era nemico delle ombre, delle impurità. Portava la giustizia nel mondo, annientava i vili.
Che senso ha esser giusti in un mondo dove i parassiti ti decompongono, rendendoti loro schiavo il più forte uccide il più debole? Perchè non sfruttare una falla nemica come un ginocchio danneggiato per vincere un duello?
Stupida morale. Quando morirete nelle vostre tane insieme al sole per colpa mia non avrete più scampo.
Siete solo amici cibo, niente di più.


Una freccia si conficcò vicino a Lux bel viso. illidan si sorprese di come fossero ostili le guardie in quell' accampamento. Del resto dei mercanti avrebbero anche potuto rivelare il numero di unità nemiche e l' ora dell' attacco.
Che gente stolta.



Non mi sarei mai aspettato un accoglienza del genere. Non è che vi servono delle frecce nuove?


Illidan cercava di dare meno nell' occhio possibile per via della paura che causava naturalmente a chiunque gli stesse intorno.
Un uomo piuttosto anziano si avvicinò alla feritoia della porta, portava con se dei vestiti pregiati per quanto ne potesse capire l' inferi sententia.
Non riuscì a captare il significato di tutte le parole che disse, però sembrava che fosse Iskandar, colui che Lux e Illidan avrebbero dovuto seguire.

L' uomo dopodichè rivelò la sua faccia e parlò ai due pseudo mercanti

Muovetevi, fulminacci siete in ritardo, molto in ritardo. In questo momento Asad avrà già incontrato Rekla; non abbiamo tempo per indugiare oltre, quindi ci dirigeremo direttamente nelle segrete di palazzo. Se avete domande fatele, altrimenti state zitti. E non guardatevi in giro ma seguitemi senza farvi notare.



La porta si aprì abbastanza da far passare due persone, senza indugiare Illidan ci passò attraverso scattando.
Iskandar si mosse a passo felpato dopo aver ordinato di farsi seguire dai due.
Illidan seguì l' obiettivo, abbastanza distante da non dare nell' occhio.
La città -o almeno i quartieri che venivano attraversati dai due- erano poveri.
Le baracche erano più sporche di un maiale uscito da una rotolata nel fango e le strade erano appena battute. Vi era gente che chiedeva la carità a destra e a manca tranne qualche uomo che pareva benestante.
Iskandar sembrava irritato, si avvicinava a persone con il volto per lo più coperto chiedendo di un determinato luogo di cui Illidan non aveva mai sentito parlare.
Il sacco cominciava a pesare: Era il momento di assumere le parti del mercante che non accetta un no.
Illidan si diresse verso un uomo dalle vesti di seta che teneva un piccolo sacco di monete in mano e si guardava attorno.
Ad Illidan pareva che l' uomo fosse sulla quartantina d'anni.

png



Buongiorno signore, vorrebbe commerciare le sue monete in modo più che onesto con me? Vengo da molto lontano e ho merci esotiche.
Tirò fuori la collana che teneva in tasca e la fece vedere al possibile compratore.
Per esempio questa collana: Apparteneva al potente Re che non perde mai, la cedette ad un suo figlio illigettimo che morì anch'esso sotto le lance dei guerrieri del clan Sorya.
Sapeva di raccontare storie alle quali qualunque guerriero con un minimo di cultura avrebbero fatto ridire ma sperava che il povero compratore abboccasse.
Se mi dice quanto ha da offrire qui e ora possiamo benissimo metterci d'accordo. Sto fallendo e questo è l' unico gingillo che mi potrebbe permettere di sfamare la mia famiglia.
Ormai era sicuro che avrebbe racimolato qualche soldo.
Iskandar si fermò poco dopo davanti ad un vicolo cieco, Illidan lo scorse con la punta dell' occhio e rimase concentrato su Lux , nel caso venisse attaccato.
Status fisico: Illeso
Status mentale: Divertito
Passive attive:

passiva razziale: L' avatar assorbito da Deus Ex Machina era di stampo demoniaco, incuteva timore alla gente nonostante avesse un aspetto umano.
Dopo aver assorbito l' avatar in modo eccellente, L' inferi sententia ha guadagnato questa abillità. La gente di certo non sentirà una presenza demoniaca, ma comunque sentirà qualcosa nella sua forma umana. Qualcosa di inumano e primordiale

Note: Ora ho capito come si sentono i vù cumpra XD .
 
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view post Posted on 17/12/2011, 16:41

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Quella roccaforte non era poi molto diversa dalle altre incontrate nel meridione.
Il lezzo acre di morte che aleggiava oltre le mura della città era uguale a quello di molti altri, arroccati a difesa dell'ultimo baluardo di speranza dietro al granito vi erano epidemie e carestie, guerra e morte. Quattro cavalieri dell'Apocalisse che attentavano lo sterile equilibrio di quel loco lontano dal paradiso idilliaco che gli abitanti inneggiarono durante la loro ribellione.
Perché non erano le tasche rigonfie dei ricchi a pagare il prezzo di una guerra, erano i poveri contadini depauperati delle braccia forti dei figli a pagarla, i ricchi sedevano comodamente dietro a uno scranno d'ottone e si divertivano a muovere le pedine di un folle gioco per incoronarsi Re.
E loro, le pedine di quel gioco, venivano gettati nella mischia come carne da macello, trattati alla stregua della peggior feccia presente nella Fat Whore. Loro, costituenti dell'esercito della Nera signora, affrontavano la morte con la strafottenza di un adolescente davanti alla legge. Perché dalla vita quegli uomini non avevano più nulla da chiedere. Loro erano la morte stessa, il “Pale horse” dell'apocalisse, quello che in alto portava il vessillo della morte. E il fu Lux, deceduto nel giorno del sole nero, avrebbe raso al suolo quell'ammasso di sterco deambulante e avrebbe utilizzato il cranio dei soldati come coppa da vino. Ma non il Lux che pianse davanti alla visione della morte, non quell'uomo che d'un tratto capì la gioia di vivere degli esseri umani. Il nuovo Lux non era nient'altro che un'ameba senza spina dorsale. Era sterile e flaccido. Non mosse un dito quando una freccia gli carezzò il volto, la riconquista di quelle terre era più importante del suo egoismo. Rimase fermo e impassibile, ostentando ancora quella falsa recita da mercanti. Bloccato dalla paura recondita della morte. E intanto nelle sue viscere, una bestia in silenzio s'agitava, quatta nell'oscurità con disgusto osservava quella scena. Presto o tardi sarebbe tornata a dimenarsi prepotentemente, a reclamare ciò che era suo.
E Lux non avrebbe potuto fermare la sua ira.
Di seguito un rumore di ingranaggi squarciò il silenzio notturno, il portone di legno s'aprì davanti ai loro occhi quanto bastava per farli passare all'interno, evidentemente la loro talpa aveva calmato gli animi abbastanza per farli entrare dentro. Dapprima s'intravide soltanto una mano rugosa che l'invitò a entrare, di seguito, una volta dentro le mura, poterono osservare l'uomo che li aveva salvati da quella carneficina.
Era, evidentemente, un uomo di alto lignaggio. Vestiti di variopinta seta cadevano morbidi sul suo corpo fregiati in oro, un maestoso turbante raccoglieva i lunghi capelli neri, e il volto, tipicamente meridionale, era ricoperto da una lunga barba nera.

« Muovetevi, fulminacci siete in ritardo, molto in ritardo. In questo momento Asad avrà già incontrato Rekla; non abbiamo tempo per indugiare oltre, quindi ci dirigeremo direttamente nelle segrete di palazzo. Se avete domande fatele, altrimenti state zitti. E non guardatevi in giro ma seguitemi senza farvi notare. »

Seguirono l'uomo all'interno della città, passarono vicoli bui e malfamati in cui nessuna persona sana avrebbe mai messo piede. Barboni e mendicanti dormivano sul duro pietrisco, mignotte senza denti s'addentravano nell'oscurità pronte ad ammicare a ogni passante. Stupratori e assassini camminavano con sguardo teso e sempre all'erta. Queste erano le persone che la ribellione aveva creato, queste erano le persone che stavano contaminando come un cancro quella città.
La roccaforte si sviluppava in un continuo crescendo, al fondo della città, vicino alle mura, vi erano ampi stradoni e campi d'arare, man mano che si saliva, le strade diventavano cunicoli claustrofobici, case sempre più strette e ammassate l'una sull'altra. In quel labirintico e intricato borgo ben presto Lux perse l'orientamento, dove prima si intravedeva il palazzo che svettava in alto davanti a loro, immersi in quella foresta di pietra ogni spicchio di cielo era lambito dal grigiore delle case e dei tetti che, come tentacoli di un Kraken, stritolavano quella parvenza di libertà che oramai era andata perduta.
Marciarono per molto tempo, e Lux badò bene a non fuoriuscire dall'ombra nel quale si sentiva al sicuro, come protetto da un velo magico diventava invisibile a occhi indiscreti.
Infine, dopo molto incedere per le strade della città, l'uomo entro in un vicolo cieco, privo di persone e immerso nell'oscurità. Il suo compagno si fermò a vendere qualche strano gingillo per raccattare qualche moneta che a nulla sarebbe servita. Evidentemente s'era calato fin troppo nella parte.

« Non siamo qui per fare soldi, rammenta la tua missione. »

Come un'ombra nell'oscurità gli passò accanto, la voce flebile non era nient'altro che un sussurro all'orecchio che solo lui avrebbe potuto udire.
E come un fantasma entrò nel vicolo, stette attento che nemmeno un pelo del suo corpo fuoriuscisse dall'oscurità, e quando fu abbastanza vicino all'uomo parlò con lo stesso tono con il quale parlò al suo compagno. Ma era molto più tagliente, molto più minaccioso.

« Dove ci hai portati, Iskandar? »

Perché non si fidava di quell'uomo e tanto meno si fidava dei doppio giochisti in genere, erano pronti a vendere anche loro madre al giusto prezzo. Figurarsi due sconosciuti. Ma decise di fidarsi, di fidarsi per una volta degli esseri umani, e le ultime parole furono quasi amichevoli, accompagnate da un sorriso nascosto nell'oscurità.
E la bestia, ancora disgustata, si teneva pronta per le danze.

« Sono stanco di camminare. »


CITAZIONE

Lux


ReC: 325 | AeV: 225 | PeRf: 150 | PeRm: 300 | CaeM: 225[/size]


Energia: 100%
Status Fisico: Illeso
Status mentale: pensieroso
Equipaggiamento: Kurikara riposta;
Abilità attive:

Abilità passive:

La bellezza di un Diavolo
Sei la fotocopia di tuo padre.
Questa è la cosa che più gli hanno detto da quando ne ha ricordo. Infatti il giovane Lux risulta essere una fotocopia più giovane del padre, ma oltre a questo lui è molto di più. Lui è un ragazzo di diciotto anni, capelli neri sempre scomposti come quelli di suo padre, e i soliti occhi azzurri come il ghiaccio che solo osservandoli potresti innamorarti di lui. Al contrario del padre però, non apprezza molto quei vestiti che lui definisce "antichi" bensì il suo vestiario comprende un taglio molto più giovanile, una camicia e un paio di jeans, niente di più sportivo e al contempo elegante, e le scarpe, beh quelle si abbinano a seconda del Look. Il fisico lo potremmo definire magro, ma in realtà il suo corpo non è esageratamente mostruoso, ha un altezza leggermente superiore alla media, raggiunge il metro e ottantasei, il suo fisico è ben delineato e slanciato, i muscoli assomigliano più a quelli di una statua greca che ai colossi palestrati.
Come il padre risulta piacere alle ragazze, ma stranamente piace proprio a tutti, non c'è nessuno che incrociando il suo sguardo o sentendone semplicemente il profumo, non venga ammaliato.
Tutti, uomini e donne lo trovano attraente, nessuno escluso.
[Descrizione fisica + Tecnica di ammaliamento passiva.]

Le diversità di un Diavolo
Lux è l'incarnazione umana del diavolo, e come tale ci sono cose che lo differenziano da un normale umano, lui non è forte fisicamente, ma è instancabile, raziona le sue energie, non le spreca e non sverra quasi mai.
In termini di gdr ogni sua tecnica illusoria, di manipolazione o di evocazione illusoria, avrà il costo abbassato del 5%. Se una tecnica scendesse al di sotto dello 0%, il costo sarà automaticamente dell'1%. Questo effetto non è cumulabili ad eventuali altre tecniche di risparmio energetico,e per tutte le altre tecniche avrà un consumo energetico del 3%, inoltre non ha bisogno di tempo, nemmeno sfiorare l'avversario, gli basta anche solo guardarlo, la sua mente potrà attivare all'istante qualsiasi tecnica illusoria. Lux al 10% non sverrà, ma al 20% proverà comunque fatica e allo 0% morirà.
Inoltre la sua abilità magica non ha eguali, e gli permette di conoscere illusioni che altri comuni mortali normalmente non conoscerebbero. In termini di gdr Lux ha accesso a livello del dominio successivo.
l'abilità illusoria è tale che le tecniche castate saranno di una potenza inaudita. In termini di gioco, ogni sorta di tecnica illusoria o manipolatoria utilizzata, sarà di un livello superiore. Una tecnica a costo alto, varrà per esempio come una tecnica di costo critico. Tecniche di costo critico invece avranno una potenza superiore ad altre tecniche di costo critico, a parità di PeRm.
[Passiva Domino I-II-III, Raziale umana, Cristallo della conoscenza]

Favore delle tenebre: Questa tecnica agisce sul negromante come un'abilità passiva, quindi non ha consumi di energia ed è sempre attiva. Il suddetto, nel momento stesso in cui entrerà in un'ombra che potrà coprirlo totalmente, diverrà completamente invisibile a qualsiasi tipo di occhio. Potrà muoversi all'interno dell'ombra come meglio crede, ma se anche solo un dito fuoriuscirà da essa, diverrà completamente visibile.
Se l'ombra, inoltre, venisse dissolta per qualche ragione, il negromante tornerebbe visibile.
Una tecnica utilissima per nascondersi e attaccare a distanza senza essere scorti.
La tecnica non è un'illusione, ma semplicemente una mimesi, in quanto il negromante si rende identico all'oscurità, tramite un processo magico. La potenza dell'invisibilità è minima, e quindi è contrastabile da qualsiasi tecnica di livello superiore.
Consumo di energia: Passiva

L’abito fa il monaco
Il demonio non si presenta sotto un unico aspetto. Come potrebbe? Egli deve convincere ognuno, deve piacere a tutti. E per questo deve mostrarsi loro nelle vesti che più li rassicurerebbero, che più li convincerebbero ad avere fiducia in lui.
Non c’è quindi da stupirsi se anche suo figlio è quindi in possesso di una tale facoltà. Non lui, ovviamente, perché mai potrebbe eguagliare il padre, bensì i vestiti che furbescamente indossa. Essi, infatti, appaiono ad ogni interlocutore nella forma che sarebbe più utile a rassicurarlo e farlo sentire a proprio agio. Ognuno dei presenti vedrà Lux indossare un indumento differente e nessuno potrà dire di aver visto la reale forma di queste miracolose vesti. [Passiva_ e' una difesa psionica e come tale può essere bypassata]
L’eleganza è essenziale
Queste vesti, che appaiono così ordinarie agli occhi di tutti, sono in realtà state intessute dell’essenza stessa del Portatore di Luce. Ne costituiscono un’emanazione, un pericoloso artiglio teso verso il mondo dei mortali. Sono, come colui che le ha volute, uniche e insostituibili. Per questo motivo non è possibile che la volgare mano dei mortali possa in alcun modo danneggiarle o distruggerle.
Le vesti di Lux saranno indistruttibili per qualsiasi colpo d’arma o d’incanto, che si limiterà a passarvi attraverso senza in alcun modo macchiarle o danneggiarle. I colpi ovviamente, se non opportunamente deviati, andranno però a colpire il corpo del giovane, provocandogli normalmente dei danni. [Passiva]

Punirò il peccatore non il peccato
I vestiti blackstati concepiti per Lux e per lui solo. Il padre, signore degli inferi, ha scelto che solo suo figlio potesse indossarli e sfruttarne il vasto potere. Nessun mortale potrà mai permettersi di appropriarsi di queste vesti. Nemmeno se riuscisse a sottrarle a principe degli inganni, nemmeno se in qualche modo egli se ne privasse. Chiunque diverso da Lux indossi le vesti le sentirà divenire sempre più strette. Se non riuscisse a spogliarle prima ne finirebbe irrimediabilmente stritolato. [Passiva]
And you... I wish I didn't feel for you anymore...
Compassionevole e Kurikara. Essa ama colui che la usa per combattere e desidera salvarlo dall’ultimo, tremendo viaggio. Colui che la stringe forse non sa, o forse non si interessa, a ciò che lo aspetta. Una volta morto la sua anima sarà per sempre risucchiata nella spada e mai libera, mai capace di fluire nell’onda cosmica dell’infinito.
Per questo motivo la spada porta attorno a sé l’aura oscura del demonio pur non essendo né pia né malvagia, ma semplicemente compassionevole. Chiunque la veda proverà immediatamente un senso di angoscia e di oppressione, a cui sarà estraneo solamente colui che la possiede. [Passiva]
Malus:
Il Peccato non ha volto
Le vesti di Lux appaiono agli occhi di chi lo vede come le più adatte a convincerlo. Esse hanno lo straordinario potere di nascondere e ingannare. Ma ad una cosa non possono sfuggire: la realtà che viene dal Padre, lassù, nel Paradiso. Per questo motivo quando l’immagine del giovane si trovasse riflessa in uno specchio o in qualsiasi altra superficie, essa rimanderebbe agli occhi di tutti la visione della verità, supremo bene per gli uomini. Il Peccato, si sa, non è onnipotente. E così essi potrebbero vedere riflesso Lux con indosso stracci grondanti di sangue, di inumano peccato, laceri e consunti, ben diversi da quelli che con i propri occhi gli vedono addosso.
Questo è l’unico modo in cui Dio, dall’alto, cerca di proteggere i propri figli. [Malus]


Note:Post scarno, d'altronde non è che ci fosse poi molto da fare. Decido di rimanere nell'oscurità finché arriviamo al vicolo, poi mi avvicino al nostro uomo.



Edited by Lud† - 18/12/2011, 11:06
 
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Xord Gik
view post Posted on 17/12/2011, 20:38





adoro la sensazione delle vesciche che spuntano sui miei piedi, davvero.


Fu il brusio improvviso di esclamazioni improvvise a farlo accorgere dell'odore: tenebra, pura e semplice, il profumo di un demone greve di malvagi intenti. E sorrise, poiché sapeva che Rekla Estgardel era tornata.

~

Il discorso del Cerbero fu folle e sfrenato, privo di ogni logica. Fu inebriante e appassionato, pieno di fervore, e ciò caricò gli uomini come mai dall'inizio della campagna - come mai lui avrebbe potuto fare. Gli svantaggi del non avere emozioni: era difficile valutare ciò che non si conosceva più. I soldati ruggirono ed ulularono, batterono i piedi a terra e le armi contro gli scudi, tutti assieme si mossero come un'immenso mostro composto da mille teste e mille voci mugghianti, mentre i tamburi scuotevano con la loro nota profonda le ossa e i cuori. Naxe sarebbe sopraffatto dal fiume di emozioni commentò lui, unico in tutta quella masnada ad essere imperturbabile come prima. Sverrebbe, assediato dal potere di migliaia di fiammelle guizzanti di Odio e Rabbia. E quel Nessuno era persino più potente di lui...
Un sospetto gli passò per la testa, ma lo accantonò.
Per il momento.

Si voltò e raggiunse Robert Frelaware, il sergente a capo della fanteria. « Disponi gli uomini a quadrato! » urlò per farsi sentire sopra il frastuono. « Scudi al perimetro, picche alle file dietro, arcieri e salmerie all'interno. »
Quello si tolse l'elmo e lo guardò truce, il timore alla sua presenza che albergava nei suoi occhi scuri contrastato dall'euforia indotta dalla Nera e dal sospetto. « Che cos'è questa storia? » ringhiò. « Problemi? »
Sorrise appena quando notò il soldato cercare istintivamente di farsi più grande, chinandosi su di lui come volesse sovrastarlo con l'altezza e il fisico superiore al suo. « Semplice prudenza. » disse, snudando appena i denti. « Sempre meglio stare all'erta che ritrovarsi con la gola tagliata, no? »
Il brillio di paura ricomparve nei suoi occhi, assieme ad una cauta prudenza che non doveva mai allontanarsi da lui. « No, immagino di no... »
« Bene. » lo interruppe. « Trova Adamo e spiegagli la situazione. Noi ci accodiamo alle truppe del Cousland. » Si voltò senza dargli tempo di riprendersi, facendo tre passi contati prima di fermarsi ancora e guardarlo da sopra una spalla. « Ah, Robert... »
Con un pizzico di malizia lo vide scrutarlo senza dire niente, le mani appena appena serrate attorno alle impugnature di spada e scudo.
« ...non guastare l'umore delle truppe, d'accordo? » disse cortesemente, prima di riprendere il suo avanzare.

Era bene che le truppe fossero euforiche e i comandanti bene all'erta. Era un viaggio di ventisei ore fino alla fortezza, e se lui fosse stato il comandante dell'esercito assediato avrebbe colpito non appena i soldati di Rekla si fossero messi in moto, sfinendoli con attacchi mordi-e-fuggi e incursioni per distruggere scorte, colpendo al centro per spezzare la fiumana di corpi in due tronconi incapaci di aiutarsi a vicenda. Non voleva sorprese - non dovevano esserci sorprese: Rekla doveva vincere, schiacciare, distruggere ogni nemico.
E perché no, ricordarsi di chi era stato abile a portare a compimento i suoi piani...

~

Ventisei ore di marcia. Era quasi l'alba, quindi ne erano passate diciottotto, forse diciannove... o forse si sbagliava di grosso, che ne sapeva. Non sapeva di preciso che ore erano quando la Nera aveva ordinato l'avanzata: per misurare lo scorrere del tempo era abituato a palmari, dispositivi elettronici, tecnologia... e anche al teletrasporto commentò malamente, cambiando posizione sulla sella. Cose inanimate che non lo guardavano storto come faceva la giumenta sotto di sé, perfettamente capace di percepire la stanchezza, il nervosismo e la scarsa esperienza del suo 'cavaliere'. E meno male che gli animali non dovrebbero essere intelligenti!
Cercando senza troppa convinzione di rabbonirla, gli diede qualche pacca sul collo prima di guardarsi intorno e controllare con inesauribile paranoia gli uomini e l'esercito, senza farsi scoprire.

Erano arrivati ai piedi dei Monti Rossi.



~
open your heart...



T e n e b r a · P r o f o n d a


Status fisico ≈ Illeso
Status psicologico apparente ≈ ???
Status energetico ≈ 100%
Consumi impiegati ≈
Riassunto ≈

Note ≈

Armi&Co. ≈
Dark Armour ≈
Armatura leggera forgiata in ferro sidereo e Oscurità;
Animofago ≈
Arma da taglio forgiata in Oscurità;
??? ≈
???


D a r k n e s s · i n s i d e · u s ≈
{ tecnica di dominio elementale offensivo ≈ consumo variabile ≈ istantanea }
{ passiva e bonus iniziale: +275 PeRm, -150 Caem ≈ passiva: casting da magie, Heartless e oggetti }
Sensi Oscuri ≈
{ passiva: auspex }
Razza: Nobody
{ passiva razziale demoniaca: timore }


Tecniche ≈












Basso 5%Medio 10%Alto 20%Critico 40%
ReC 250AeV 100PeRf 75PeRm 500CaeM 25



 
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Lul~
view post Posted on 19/12/2011, 18:21




{II}

L'ALBA DELLE TENEBRE


accampamento delle Tenebre ~

Gli ultimi fuochi bruciavano lenti. Da qualche ora i soldati addetti al mantenimento delle fiamme non avevano alimentato il serbatoio di legna. Rekla stava per tornare. Lo sapevano. Nessuna delle sue ambasciate prima delle battaglie era durata a lungo. La proposta era una, ed una soltanto. La resa incondizionata, lasciare che le Tenebre, piano piano inghiottissero ogni singolo buco di quel borgo, di quel maniero, di quella città. Le strade che si aprivano, per i nemici, erano a quel punto soltanto due. Arrendersi, e forse far salva la vita. Decidere di combattere, e perire per i ferri delle Tenebre.

In un solo anno le cose erano cambiate parecchio. La schiacciante superiorità dei diavoli al soldo di Rekla Estgardel aveva fatto sì che le cartine geopolitiche dovessero essere continuamente ri-colorate dai geografi, dovendo aggiornare, mese dopo mese, i confini dell'Impero, che lentamente ma inesorabilmente stava riprendendosi territori persi nel Tempo del Crepuscolo e appropriandosi di nuovi.

Come un'evanescente figura che aleggia nell'aere, così la Nera Regina in pochi istanti prese forma e colore, materializzandosi in mezzo alle proprie armate da un cumulo d'ombre, quasi a voler incutere ai suoi stessi uomini più timore di quanto non ne provino verso il nemico. Nessuno dei suoi guerrieri doveva aver paura, in battaglia. Nessuno dei suoi guerrieri poteva permettersi di far trasparire alcuna smorfia di incertezza.
La coscienza d'essere guidati dal Cerbero rendeva gli uomini sicuri di sopravvivere, e questa certezza dava loro forza e superiore razionalità. La possibilità di fallimento non era contemplata, la paura della sconfitta nemmeno immaginata.

« Tenebre!!
Voi siete la morte che inghiotte!
Voi siete il fato che sentenzia!
E ora marciamo, perché quest’oggi l’inferno giunga a riscuotere i propri debiti!
»


Non avrebbe potuto fare di meglio. Come sempre, la Nera Regina aveva saputo fomentare le truppe con poche sillabe, trasformando in sicurezza prole roboanti e gesti alquanto teatrali. La partenza fu pressocchè immediata. Come colti e mossi da una mente comune, i soldati si mossero insieme, come sempre avevano fatto al cospetto della Signora, disponendosi alle sue spalle, pronti alla marcia. Gli scudieri portarono i cavalli alle persone di spicco dell'esercito. Il Cousland diede una pacca sul culo del proprio destriero, nero come tutti gli altri. Montò con un gesto rapido, migliorato negli anni. Sollevò la spada come prima, in precedenza, aveva fatto la Nera Regina. Castor - il cavallo - impennò. Una figura maestosa e temibile.

« Lux ed Illidan - da soli - non resisteranno per molto tempo a Rockwhite.
Andiamo a riprenderceli
»

~ ~ ~


Verso Rockwhite, marciamo. Nello stretto corridoio, marciamo. Dove i numeri di Asaad non contano niente. Guerrieri del Regno, cittadini soldati, schiavi liberati, tutti i Toryu coraggiosi. Fratelli, padri, figli, marciamo. Per l'onore, per il dovere, per la gloria, marciamo.1

Diciannove, lunghe ore di marcia. Passo dopo passo, sussurro dopo sussurro, urlo dietro urlo. I soldati avevano camminato, i comandanti avevano cavalcato. Castor, il nero destriero datomi in dotazione per gli spostamenti in questa campagna, aveva ormai imparato ad uniformarsi al passo dei fanti. I miei uomini, i Cani Bradi, chiamati così dal resto delle truppe per il passato che il mio cognome porta con sè, erano proprio dietro le truppe personali della Regina, pronti a scartare a destra nonappena ci fosse stato dato l'ordine di disporci per la battaglia. Le mie truppe occupavano il fianco destro, pronte a creare il varco nel quale la cavalleria leggera si sarebbe infilata, spezzando l'esercito nemico in due. Una manovra semplice ed efficace, soprattutto perchè Leonia stava bevendo il sangue di tanti di quei porci come non faceva da tempo.

Nella bocca dell'inferno, marciamo.1

Finchè le Montagne Rosse non sono in vista, finchè il sentiero che si inalbera su quelle alture non ci invita, marciamo.
Finchè il Sole non tramonta, marciamo.
Finchè non è il tempo del Crepuscolo, marciamo.

E Rockwhite non è ancora in vista.


CITAZIONE
Note a Margine
Come credo debba essere un post di transizione, snello e diretto, con qualche descrizione, per lo più paesaggistica e/o di circostanza. Dall'apparizione della Nera Regina è un crescendo di trepidante attesa per la battaglia.

1Ultima parte, stranamente - per me - in prima persona, è un chiaro riferimento a 300. Scusate, ci stava troppo bene :asd:
 
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balancer
view post Posted on 19/12/2011, 20:22




Noia, noia mortale...
La noia può portare davvero alla morte nell'esercito di Rekla. Tutti la temevano e rispettavano terribilmente. L'attesa non era stata lunga ma in tutto quel tempo nessuno si era permesso di battere la fiacca o di lasciarsi in atteggiamenti svogliati. Sapevano che la Nera avrebbe potuto fare la sua comparsa in qualsiasi momento, come un tuono a ciel sereno, e nessuno voleva irritarla mentre era di cattivo umore.. visto che, certo, doveva esserlo. Nessuno, o quasi, accettava mai i suoi patti e lei non conosceva l'arte della negoziazione, o se li conosceva questi non rientravano nei suoi orizzonti.

Infatti, la sua bella figura non si fece attendere. Come un il dispiegarsi nella materia di un oscuro incubo la giovane guerriera si condensò da una nube di fumo nero.
Di solito il tuono precede il lampo, non stavolta. Un fortissimo e vibrante suono metallico, di armature e spade, si diffuse istantaneamente. Tutti i soldati si mossero con precisione e sincronismo meccanico, come se fossero privi di anima.
Jack sorrise...

Tenebre!!
Voi siete la morte che inghiotte!
Voi siete il fato che sentenzia!
E ora marciamo, perché quest’oggi l’inferno giunga a riscuotere i propri debiti!


Lapidaria e diretta.
Molti si esaltavano a quelle parole. Jack, no. Due forze contrapposte erano presenti in lui; da una parte il desiderio di aumentare la propria potenza ed esperienza, dall'altra la consapevolezza che i nemici si sarebbero rivelati inadatti persino per un allenamento e la voglia di restare in tenda a ubriacarsi aspettando che quella dannata guerra avesse fine visto che stava divenendo ogni giorno più fastidiosa.

L'esercito si mosse in fretta.
Pochi istanti e già l'armata si muoveva all'unisono verso il condannato. Un avanzata sostenuta e inesorabile di ben 26 ore per terreni impervi... E per di più percorsi in parte nella notte. Una marcia non adatta a tutti, inoltre bisognava stare attenti visto la geografia del luogo, particolarmente adatta a imboscate. Cosa a cui l'esercito oscuro era ormai abituato visto che per lo più i ribelli sfruttavano strategie di guerriglia.

Attenti ai lati e alle cime... mi raccomando procediamo come fantasmi. Chi non sarà come loro lo dovrà diventare.

Dopo circa diciannove ore ecco l'imponente catena montuosa delle Montagne Rosse, uno degli ultimi ostacoli a dividerli da Rockwhite. Questa era certo la tratta più impervia e in cui bisognava procedere con cautela. Del resto ormai era giunto il crepuscolo, e di lì a poco sarebbe arrivata la notte. Jack Scrutò quel maledetto sasso fuori scala con astio, sicuro che già in quel luogo alcuni dei suoi sottoposti avrebbero iniziato a farsi ammazzare. L'imboscata la dava per scontata... Quei luoghi erano ben conosciuti dal nemico e le diciannove ore gli dovevano essere state più che sufficienti per preparare qualche sorpresina poco simpatica. Poco male, si sarebbe fatto bastare i sopravvissuti.

 
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view post Posted on 21/12/2011, 18:03
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L'angusta viuzza che i tre avevano imboccato era immersa nel silenzio e nel buio nella sua totalità, come se l'ambiente in cui si erano precedentemente mossi fosse improvvisamente cambiato. Con l'inoltrarsi della notte il frenetico viavai della cittadella, già minacciato dal clima di guerra che si respirava nell'aria, s'era fatto più rado; la strada battuta, per di più, sembrava allontanarsi gradatamente dal cuore pulsante della città, ritornando lungo il confine e spogliandosi di ogni vitalità. Man mano che proseguivano il cammino si faceva più sinuoso e il vicolo, stringendosi, serpeggiava intorno case e palazzi abbandonati. Ne animavano le mura fatiscenti solo i ratti che, squittendo debolmente, osservavano sgomenti dalle loro iridi cremisi. Dove il vicolo si concludeva sulla via si sollevava un elevato e spesso muro di pietra, inghiottendo la luna tra le fessure dei suoi mattoni.
«Siamo arrivati. La parte in cui si cammina è finita; da qui si arriva alle segrete del palazzo di Asad, dove sono tenuti i nostri uomini. Aspettate e vedrete» fece Iskandar flemmatico, non preoccupandosi di fendere il silenzio con la sua voce squillante. «Potete sedervi sui topini, se siete stanchi» e indicò un punto non ben precisato nel buio.
Il guerriero si avvicinò con estrema cautela alla parete di pietra, tastando il terreno con la punta dei piedi ad ogni passo e tenendosi in equilibrio con le braccia distese. Il suo sospetto crescente divenne quasi visibile ai due attori, se non condiviso e palpabile; e per quanto volesse avvertire i due ospiti, neanche Iskandar stesso sapeva cosa temesse, ma sentiva dentro di sé di dover temere qualcosa.
Quando fu abbastanza vicino da toccare il muro, fu allora che si fermò improvvisamente e sollevò l'indice, avvicinandolo con un'ansiosa lentezza alla parete.

Toc.
D'improvviso, un cerchio di luce prese vita sulla parete oscura, illuminando a giorno l'intero vicolo: la figura circolare era costituita da un elaboratissimo intricarsi di figure geometriche tra di loro, intercalate da innumerevoli caratteri di origine ignota.

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«Toh, un sigillo--! Avrei dovuto prevederlo, fulminacc--» e in un tonante liberarsi di energia, Iskandar fu scagliato contro la parete opposta, infrangendola; il cerchio scomparve così come era venuto, e il buio tornò padrone indiscusso della notte.






«Mio signore, spero di non disturbare alcuna vostra attività» il Corvo attraversò l'uscio con estrema calma e disinvoltura, silenzioso come uno spettro; indugiò un'istante scrutando malinconico il nulla, sinché non s'inchinò dinanzi al Re.
Asad era già stato avvisato della venuta del sacerdote, in realtà, e aveva interrotto il consueto svolgimento delle sue mansioni per attendere la sua venuta. Avrebbe avuto sempre tempo per uno dei corvi; la loro attività aveva saputo unificare un regno nascente, pieno di contrasti politici ancora aperti, almeno dal punto di vista religioso. D'altronde non esisteva uomo di cui non potesse fidarsi più di uno di loro: quella religione neonata propugnava valori di caparbietà, impegno e soprattutto fedeltà, e i suoi membri, i corvi, avevano in più occasioni dimostrato di credere saldamente in essi. Il loro impegno, seppur principalmente religioso, risultava in benefici anche fuori di quell'ambito, risultando il sacerdote corvo un uomo dall'eclettico lavoro.
«Mi è stato comunicato che hai cattive notizie, Kadmon» fu la risposta di Asad. «Hai tutta la mia attenzione.»
«Ebbene, signore, alcuni fratelli affermano di aver visto uomini sospetti girovagare per la città in compagnia di Iskandar» Kadmon sollevò lo sguardo crucciato. «Non sarebbe una novità per quanto riguarda quell'uomo losco - se non fosse che il sigillo di una delle entrate delle catacombe è stato distrutto appena un istante fa. Non conosco le intenzioni di Iskandar né di chi li accompagna, ma suggerisco di--»
Asad balzò immediatamente in piedi e batté i pugni sul tavolo ligneo, furioso; la sedia, alle sue spalle, precipitò fragorosamente a terra.
«Credono davvero che io sia fesso a tal punto? Non hanno ancora capito con chi hanno a che fare» urlò il Re al Corvo e alle guardie ch'erano accorse udendo il frastuono. Che quella fosse la premessa della minaccia fattagli da Rekla? Era un attacco troppo avventato per avere buoni esiti, e troppo semplice per funzionare da diversivo. Benché ossessionato dall'impressione che qualcosa continuasse a sfuggirgli, Asad si convinse che si trattasse semplicemente di una mossa azzardata; dentro di lui, tuttavia, continuava a non trovare pace.
«Li batteremo sul tempo» decise allora, con ritrovata calma. «Voi tre, fate in modo che una legione sia mandata ad incontrare quei tre disperati all'entrata delle catacombe; catturateli vivi e imprigionateli. Ma fateli soffrire.»
Le guardie, senza proferir parola, scomparvero dall'uscio.
«Io credo di non essere più di alcuna utilità qui, mio signore; se permette, tornerei dalla mia gente.» il corvo, sollevatosi, fece un breve inchino al Re.
«Va' pure, Kadmon» rispose Asad compiaciuto dalla sua infallibile efficienza «...e continua così.»
«Ovviamente, mio signore» concluse il sacerdote, allontanandosi con la stessa grazia con cui era entrato, come ignaro che uno sconvolgimento di ignote proporzioni stesse per investire le quattro mura e la cittadella entro cui Asad, cocciuto, perseverava nel difendersi rinunciando alla resa.
«Che il dio Ray, dall'alto della sua immutabile ed eterna perfezione,
benedica la vostra anima
.
»






Dopo l'ennesimo tentativo di rompere il sigillo finalmente Iskandar riuscì a rompere il sigillo; anziché respingerlo il sortilegio rispose al suo incantesimo aprendo una breccia nel muro, consentendo così di scrutare direttamente nelle profondità delle catacombe.
Iskandar voltò il capo verso i due giovani e sorrise loro.
«Farà un po' puzza. Ma vi ci abituere--»

D'improvviso l'addome di Iskandar si tinse d'un cremisi più scuro delle sue vesti variopinte; gli bastò un breve sguardo per capire che una freccia, scoccata alle sue spalle, gli aveva attraversato il fegato.
«Dietro di vo-voi» furono le ultime parole del vecchio combattente, indicando ai due falsi mercanti il pericolo alle loro spalle. Erano circondati; e stavolta per davvero.
E prima che uno dei due potesse reagire, due archi tesero le loro corde e scoccarono i loro dardi: sui loro sguardi calò allora un nuovo buio.
Un buio che nemmeno le luci del giorno potevano illuminare.



CITAZIONE
[QM Point]
Indicazioni [Lud & Chomp only]that's it. In cambio di un post di transizione eccovi un po' di piccoli colpi di scena. Il sigillo è posto all'entrata delle catacombe che quegli stessi cinquanta prigionieri avevano percorso per attaccare la città dall'interno: attraverso le catacombe, quindi, potete arrivare alle segrete e dalle segrete si può attaccare il palazzo dall'interno, come i cinquanta prigionieri pensavano di fare. Asad viene tuttavia a scoprire l'attacco, grazie ad un membro di questa religione dei "corvi", e vi manda un manipolo di soldati; Iskandar viene apparentemente ucciso e voi venite solo addormentati e trasportati nelle segrete.
Le stesse segrete in cui sono nascosti i cinquanta.

Vi risvegliate infatti in una prigione angusta scavata nella roccia, legati a delle catene, dopo qualche ora; manca poco all'alba. Avete subito entrambi un danno Medio (autoconclusivo) alla mente che vi ha causato il sonno improvviso, e ne sentite ancora gli effetti sotto forma di una forte emicrania.
Le catene possono essere rotte con un attacco di livello basso (o con 200+ di PeRf), mentre le sbarre della cella con un attacco medio (o applicandovi una forza di 300+ pt di PeRf).
In questo post avete poco da fare: dopo esservi liberate troverete i vari cinquanta guerrieri imprigionati dentro le varie celle, e starà a voi liberarli pian piano. Potete conversare con loro (vi risponderò con dei PnG) o tra di voi e preparare un da farsi. Le segrete hanno l'aspetto di una grotta dove l'unico elemento umano sono le sbarre metalliche che separano i vari antri-prigioni dal corridoio principale, creando così delle celle vere e proprie.
Di Iskandar nessuna traccia.
Turnazione • Chomp e Lud in ordine sparso - Jimmy.
Tempi di risposta • 5 giorni.

 
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view post Posted on 23/12/2011, 11:52
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Memento mori.
·········

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Be Fearfull fearless_



Illidan non venne ascoltato dall' uomo, probabilmente era sordo oppure molto intelligente.
Iskandar stava camminando cautamente avvicinandosi sempre di più alla parete, probabilmente vi erano nascoste delle trappole.
Bastò un tocco al muro per far scattare il tranello.
Si formò un grosso sigillo di luce i cui caratteri non erano noti all' Inferi sententia.
Iskandar si ritrovò scaraventato verso una parete, creando una crepa abbastanza grande da poter essere visibile dalla posizione di Illidan.

Dopo vari tentativi la guida dei due mercanti riuscì a spezzare il sigillo, sfondando una parte dell' imponente muro che ne faceva da base.

Farà un po' puzza. Ma vi ci abituere--



Illidan sorrise all' affermazione di Iskandar dato che era il più abituato a vivere nel fetore.
Non ebbe il tempo di imitare altre emozioni umane che una freccia gli sfiorò l' avambraccio, finendo nel petto di Iskandar.

Dietro di vo-voi



Illidan si voltò; lui e Lux erano circondati da delle guardie.

Quindi...



Per la prima volta capì cos'era la paura. Quel sentimento che fino a qualche ora fa considerava solo un metodo per indebolire il nemico ed un vile ostacolo.
La paura è un amica da tenere sotto controllo. Può aiutare ad essere cauti di fronte ad un pericolo.
Ma nel caso prendesse il totale controllo del soggetto esso non si muoverebbe più, non reagirebbe.
Diventerebbe una mummia.

Non reagì come uno sciocco umano, era sicuro che se fosse morto le spore contenute nel suo cadavere avrebbero terminato il lavoro che lui aveva iniziato trovando un ospite.

Quindi sorrise, niente di più.

È così che-



Illidan venne colpito da un dardo sul braccio, guardò negli occhi il suo aggressore per pochi secondi dopodichè girò molto lentamente la sua testa verso Lux, anche lui era stato colpito.

Buio.


png



Quando aprì leggermente gli occhi, Illidan si ritrovò a condividere una cella dalle pareti rocciose con Lux.
Sì alzò e sentì una forte emicrania, le urla all' interno di Illidan iniziavano ad essere più forti.

Tacete


disse con un lieve sospiro non curandosi del fatto che Lux avrebbe potuto sentirlo.

Sì girò e notò delle sbarre che bloccavano l' uscita al corridoio.
Tutto ciò che poteva scorgere erano altre celle dove erano rinchiusi altri prigionieri.
Era tornato nella marmaglia, non che gli dispiacesse.
Anche Lux si era alzato, lo notò dall' altra parte della cella.

Erano tutti e due incatenati come dei cani fuori di casa.

Merda, io qui dentro non posso nemmeno trasformarmi. Tu puoi fare qualcosa?



Dopodichè si appoggiò alle sbarre, guardando in faccia qualunque prigioniero potesse scorgere da qualsiasi angolatura.

Ragazzi, siete pronti ad ammazzare quei figli di puttana che vi hanno incatenato?



Urlò con un tono incoraggiante, lui e Lux dovevano sfruttare al massimo le loro risorse per poter fuggire da lì ed uccidere che li aveva incatenati.

Ma il diavolo tende molti scherzi.
Ora però ci divertiamo noi

Status fisico: Addolorato per il sonno nella caverna
Status psicologico: Forte emicrania (danno medio)

Passiva razziale attiva:
L' avatar assorbito da Deus Ex Machina era di stampo demoniaco, incuteva timore alla gente nonostante avesse un aspetto umano.
Dopo aver assorbito l' avatar in modo eccellente, L' inferi sententia ha guadagnato questa abillità. La gente di certo non sentirà una presenza demoniaca, ma comunque sentirà qualcosa nella sua forma umana. Qualcosa di inumano e primordiale

Note: Dato che non posso trasformarmi e nella forma umana non ho ne abbastanza forza ne le tecniche per distruggere le sbarre mi limito a "caricare" i prigionieri.


Edited by Chomp - 25/12/2011, 17:22
 
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