Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

King's Doawn ~ L'Alba delle Tenebre

« Older   Newer »
  Share  
Lul~
view post Posted on 3/12/2011, 10:15 by: Lul~




{I}

L'ALBA DELLE TENEBRE


un anno prima ~

La guerra si era fermata quasi di colpo. Ray, il Re Che Non Perde Mai, finalmente era stato ucciso. L'orda dell'Asgradel si disperse nel vento in una sera di fuoco e di vendetta. La vittoria, diritto innato del Toryu, sembrò allora alla portata. Il Re era morto, sì, ma gli eroi dell'Asgradel furono costretti alla fuga dall'esercito che - vistosi privato del proprio Sovrano - s'era affidato alla furia dei propri generali, eroi anch'essi, ma con una motivazione in più: vendicare il Monarca, vendicare il Re.

Quasi un anno era passato da quella notte, ma l'antica faida si rivelò restia a seguire il Re nella tomba. Benché i guerrieri del Toryu si fossero ritrovati inferiori nel numero, la guerra si era fatta più pericolosa e tremenda, vogliosi com'erano di espandere i territori del nuovo sovrano, Sennar Sighvat. I Gerarchi si erano mossi alla testa di varie legioni dell'esercito. Le armi si erano evolute, ma gli ordini restavano gli stessi: dare la caccia ai ribelli e sterminarli dal primo all'ultimo. La campagna aveva successo. Forse, troppo successo. Per quelli come il Cousland, che stava vivendo una nuova vita, avrebbe potuto significare la fine di un'era. Come le armi di un secolo prima, sarebbe diventato obsoleto anche lui. Peccato, perché non viveva che per quello.

~ ~ ~


Ebbe la possibilità di scegliere, il Cousland. Continuare a servire il Sovrano a Basiledra, la Capitale, o seguire uno dei Gerarchi nelle campagne di espansione dell'Impero. La scelta cadde sulla seconda opzione per svariati motivi. In primis, non vedeva in Sighvat una figura alla pari del Re Invincibile: ci sarebbe voluto del tempo prima che egli sarebbe potuto - ai suoi occhi - essere anche solo paragonato a ciò che era Ray. Altro fattore, non meno importante, era la possibilità di combattere in nome e per conto di quella che tutti chiamavano la Nera Signora o - più teatralmente - il Cerbero. Lui, nella piana, l'aveva vista combattere e sbraitare per difendere il Re. L'aveva vista schiacciare i nemici. L'aveva vista respingere gli invasori. Nutriva per lei una profonda ammirazione, e non si fece scappare l'opportunità di poterla seguire anche fino nel Perwaine, per mettersi in luce ai suoi occhi.

Fu proprio il giorno che decise di arruolarsi nel suo esercito che ritrovò - tornando nella propria abitazione con la lettera recante l'appuntamento per la partenza verso la prima destinazione della campagna - un orologio da tasca, recante sullo sportellino un atipico bassorilievo, raffigurante una falce di luna e - vicino a lei, al centro - una stella di cui solo i bordi erano riconoscibili. Lo intese come un segno del destino, il Cousland, e raccolse quel segnatempo - fermo - ponendolo nel taschino della maglia che usava portare sotto l'armatura. Cominciò a pensare che fosse un dono di qualcuno. Di Rekla, forse. O del Re, ormai leggenda. O - infine - del demonio stesso.

Nell'anno in cui fu al soldo della Nera Regina imparò ad osservarla e a capirne lo stile di guerra. Forse per emulazione, o forse perchè ne sentiva la necessità, decise di comprare un gauntlet da indossare sul braccio sinistro, quello libero da Leonia, in modo da potersi difendere da attacchi fisici senza ricorrere alla spada, o generare improvvise offensive volte ad aprire il ventre del nemico utilizzando l'acciaio temprato delle lame sulle nocche del guanto d'arme. Gli fu possibile utilizzarlo subito, nella guerra che l'armata combattè per accaparrarsi quell'avamposto che dava sulle terre dell'est. Una piccola milizia s'era stanziata in quelle terre subito dopo aver sentito che il re era morto, convinta forse che i suoi Cavalieri fossero periti con lui. Fu in quella battaglia che per la prima volta il gauntlet si macchiò di sangue umano. Molte altre battaglie furono combattute in quell'anno, anche per conquistare un solo centimetro alla volta. L'Impero andava allargato. Il mondo doveva sapere che il Toryu era tornato più forte e assetato di sangue che mai. Lionet - insieme ad altri guerrieri del Toryu - cominciò a farsi un nome fra le fila dell'esercito, e fu con questi nominato comandante di un manipolo di soldati. Non era molto, ma abbastanza per l'ego d'un ragazzo che era stato cavaliere cortese, e si ritrovava ad essere spietata macchina di morte. Fu in una di quelle guerre che uno sporco ciccione cominciò ad irretirlo, cercando di portarlo dalla sua parte.

« E già che ci sei, chiediti se vale la pena di crepare per l'ammirazione di una donnaccia »

Tsk. Poveraccio. Poteva insultare tutti, anche il Re Sennar. Ma non lei, non la Nera Regina che il Cousland stimava così tanto. Diede la propria risposta, e ad ogni frase corrispondeva una carezza di Leonia all'intestino di quello schifoso.

« Di crepare, per lei »

« Di ammazzare, per lei »

« Di bruciare all'Inferno, per lei »


~ ~ ~


due giorni prima ~

Sapeva che qualcosa stava per accadere. C'era sempre un nonsocchè di elettrico nell'aria in quei momenti, un fattore non meglio precisabile che aumntava la frenesia dei lavori e l'adrenalina prodotta dalle ghiandole. Non si sbagliava. Ormai conosceva la guerra, conosceva ciò che succede ancor oggi in ogni accampamento. Vennero dei messi a chiamarlo, dicendogli che la Nera Regina avrebbe presto parlato ai suoi comandanti davanti alla sua tenda, su quel blocco di granito che aveva sempre utilizzato come piedistallo. Si mise in cammino, il Cousland, guardando i messi svoltare a sinistra dopo la seconda tenda, probabilmente alla ricerca dei suoi parigrado.

Quando tutti furono raccolti, la Nera Signora, bella e - al contempo - terribile - uscì dal proprio alloggio, salendo sul granito e indicando - con fare teatrale - il picco che s'ergeva dietro il campo.

« Non mi dilungherò in troppe chiacchiere, quindi vedete di starmi a sentire »

Decisamente un incipit da Rekla, quello. Forte, dura, stizzita dal mondo.

« Oltre quelle montagne c’è l’ultimo ostinato nemico dell’impero. Mi è giunta notizia che, durante un mandato di esplorazione, un manipolo di nostri commilitoni è stato catturato e reso prigioniero da un certo Asaad, comandante e leader di questi sudici ribelli. Il nostro obiettivo è liberarli ed espugnare la cittadina da chiunque osi resistere alla nostra impresa.
Due di voi prendano subito ciò riescono a raccattare tra le cianfrusaglie dell’esercito: il vostro compito è infiltrarvi nell’accampamento sotto mentite spoglie di mercanti pellegrini. Partirete entro un’ora da adesso, e vedete di essere credibili. Un nostro uomo, un certo Iskandar, vi attenderà lì.
Gli altri tre, invece, si preparino alla battaglia: lascerete l’accampamento fra due giorni
»

Non esisteva. Non aveva la voglia, nè le capacità per infiltrarsi nelle fila nemiche travestendosi da mercante. Conosceva bene le proprie caratteristiche, limiti compresi. Poi - sicuramente rendeva meglio come macellaio, che come ingannatore. Se si fosse trattato di gettarsi in mezzo alla linea nemica, solo, a combattere menando le armi, non avrebbe esistato un solo momento ad accettare.
Ma quello no. Vincere con l'inganno non era affatto divertente. Fu per quello che rimase in silenzio, ad aspettare che qualcuno - al posto suo - si facesse avanti.

Parlarono in due, e Lionet non aveva intenzione alcuna di infiltrarsi come mercante nelle fila nemiche. Qualcuno doveva pur andare: far incazzare la Nera Regina non era cosa buona e giusta, nè - tantomeno - conveniente. Aveva imparato a conoscere gli altri comandanti, il Cousland, ma con uno di loro, Lux, ripeteva un gesto prima di ogni missione scomoda, per decidere chi dei due - quella volta - dovesse fare il lavoro sporco.

« S a s s o ! »

Sorrise quando vide l'indice e il medio del collega aprirsi in una V, segno che - quella volta - era stato lui, a vincere.

« Ci vediamo fra due giorni, Lù! »



Li vide allontarsi mentre il Sole stava tramontando. Due figure stagliate contro quel semicerchio arancione, avvolte dal calore del fuoco. Fiamme già divampavano nell'accampamento davanti alla Fortezza. Era il momento di cominciare a bruciare la legna er farne brace. Vitelli e maiali erano già stati fatti a pezzi per divenir cibo dei soldati.
Volse un ultimo sguardo alla catena montuosa. Le due figure erano in cima al picco, che stavano per scavalcare. Presto non sarebbero state più in vista. Per ventisei ore avrebbero dovuto cavarsela da soli.

~ ~ ~

« It's the moment of truth and the moment to lie
The moment to live and the moment to die
The moment to fight, the moment to fight
to fight, to fight, to fight »

~ ~ ~


Presente • accampamento Toryu ~

Il giorno dell'offensiva era arrivato, forse. Avrebbe staccato teste, aperto toraci, versato sangue. E se anche in dieci fossero arrivati contro di lui, tutti sarebbero morti. Tutti avrebbero assaggiato il ferro di Leonia e avuto l'onore di soccombere feriti dal Nero Leone, Cavaliere della Nera Regina. Percorse le vie dell'accampamento dell'armata - disposto intorno alla tenda della Nera Regina - con incedere rapido e deciso. Prima di andare a raccattare Leonia nella propria tenda, doveva passare dal comandante della cavalleria leggera, che avrebbe caricato il nemico dal fianco destro, subito dopo la sua sortita. Decise di dirgli giusto quella frase che gli ripeteva sempre, per evitare che la dimenticasse. Era la tattica che aveva permesso sempre loro di tagliare in due l'esercito nemico.

« Mi raccomando, siate pronti a schiacciarli non appena mi aprirò un varco sulla destra! »


Gli poggiò una mano sulla spalla, prima di recarsi nel proprio alloggio. Lì, sul proprio giaciglio, tutto ciò di cui aveva bisogno per affrontare la pugna. Da sinistra verso destra, osservò uno ad uno gli strumenti che facevano di lui il Nero Leone dell'Impero. Per primo l'orologio, quel segnatempo ritrovato davanti la cattedrale di Basiledra e recante incisioni tutto sommato alquanto misteriose. Lo ripose nel taschino della propria maglia di lino. Poi la cotta dell'armatura, con quegli spallacci dalla forma di fauci leonine, ragione e causa del suo soprannome. La indossò con grazia, nonostante ne avesse smesso ogni traccia dal giorno in cui il Re Invincibile cadde per mano di quei bastardi. Fu la volta di Leonia, ormai dalla foggia orientale, riforgiata dall'acciaio della prima Leonia e di Sanguinante, entrambe inutilizzabili in seguito della guerra del Crepuscolo. Era un'arma nuova. Più leggera, più letale. Ma soprattutto, viva. La rinfoderò e assicurò l'involucro alla cinta, sulla sinistra, in modo di poterla rapidamente estrarre con la mano desra in caso di bisogno. Per ultimo il gauntlet, che avrebbe reso difficoltose le precedenti fasi di vestizione. Un pezzo unico, comprato proprio in vista di quella campagna di espansione. Resistente, figo, leggero. Tutto ciò che un guerriero può volere o sognare.

Poi fu il momento dell'adunata. Richiamò i proprio soldati, il Cousland, e li fece schierare davanti la sua tenda. La Nera Regina era nella roccaforte nemica, a far finta di trattare coi ribelli. Nemmeno lei voleva farlo, ne era sicuro. Probabilmente lei stessa non vedeva l'ora di sciogliere i propri cani, dando fuoco al mondo solo per avanzare di qualche metro. La conquista era tutto, e doveva essere perseguita con ogni mezzo. Meglio se questo mezzo implicava ferro e sangue, beninteso. Lionet - di suo - passò in rassegna il manipolo di uomini che la Nera Regina gli aveva affidato. Li guardò ad uno ad uno.

« Una nuova era sta per cominciare. Un'era di dominio, un'era che vedrà il Toryu ergersi sul mondo.
E tutti sapranno che sono stati i miei uomini a dare la vita per costruirla!
»


Non era nuovo a questo genere di discorsi. Quando era nella Guardia Insonne era a capo di molti più uomini. Fomentarne un numero così esiguo era davvero molto semplice, per lui. Poi - guardiamo i fatti - con la Nera Regina impegnata - poteva permettersi di alzare un poco la cresta. Era pronto, comunque. Lui e i suoi uomini erano bardati per la battaglia. Guerra, pane per i suoi denti. Pugna, sollievo per le zanne d'acciaio di Leonia. Fu a lei che si rivolse, con il sorriso di un bambino che vede realizzato il proprio sogno di giocare con un palloncino.

« Si entra in scena, bella »



« E ricordate: tenete il conto.
Chi ne uccide di meno, paga da bere!
»



CITAZIONE
Note a Margine
Bene, uno dei migliori post che io abbia mai scritto con Lionet - credo. Mi piace un sacco, davvero. Anyway, l'ho diviso in tre spezzoni.

Il primo riguarda l'anno passato al servizio di Rekla come membro dell'armata. Ci ho infilato qualche acquisto - in modo di giustificare anche in game l'aggiunta della nuova arma.

Il secondo non corrisponde ad altro che alla prima parte del post di J!mmy, così come - di contro - la mia terza parte corrisponde al suo secondo spezzone.

Per quanto riguarda il siparietto della morra cinese fra Lionet e Lux. Ne ho parlato con Lud, ci sembrava carino fare qualcosa di inconsueto. Quì - tanto - non si parla di sportività, abbiamo deciso di far controllare all'altro un minimo il personaggio altrui per dar vita a questa simpatica scenetta. A proposito, do lui il permesso per muovere Lionet a tal fine, nel suo prossimo post.

Le stats le inserirò dal prossimo turno, non ho nulla di rilevante da precisare in una situazione come questa.

Piuttosto, divertiamoci.


Edited by Lul~ - 3/12/2011, 10:41
 
Top
54 replies since 2/12/2011, 00:51   2067 views
  Share