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Taliesin, Il Bardo

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view post Posted on 3/12/2011, 16:24
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Cardine
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Incanto la spada corta "Fabula" a livello epico, con 1600 gold.
Dell'incanto se ne occuperà Majo_Anna, già contattata via MP.
Grazie e buon lavoro :sisi:


EDIT: artefatto d'ambientazione, of course :sisi:
EDIT2: da bravo cretino ho editato sopra ciò che dovevo editare sotto. Chiedo scusa.

Edited by Hole. - 17/6/2012, 20:01
 
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view post Posted on 10/12/2011, 17:02
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Like a paper airplane


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Spero ti piaccia ^^

Aggiorno i conti.

CITAZIONE

FABULA
Delle mirabolanti et inimitabili avventure di un eroe. Un vero eroe.

Una spada normalissima, direte voi, una spada uguale a decine di altre, signori e signore.
E invece no. O forse sì.
Forse le mani che l'hanno forgiata erano callose mani di un comune armaiolo, forse il mercante che l'ha venduta era solo uno squallido speculatore, desideroso di liberarsi di quell'acciaio squallido e insignificante. Ma, si sa, il potenziale di un'arma dipende da chi la impugna, l'abito fa il monaco, la fabula modifica la storia.
Dite che una farfalla sbatte le ali in oriente, e in occidente interi regni si sentiranno minacciati.
Colui che maneggia questa lama altri non è che il Bardo, il cantastorie, il mentitore, l'abile inventore, il creatore di illusioni. Che voi siate ingenue dame, ricchi signori, servi sfruttati nelle cucine, egli saprà regalarvi un attimo di pura magia. E tutti sarete splendide principesse, valorosi cavalieri, re di tempi ormai scomparsi. Protagonisti di una vera epopea, in cui l'eroe è proprio lui, in cui la sacra arma divina è proprio quella, di volta in volta diversa, di volta in volta più epica.
E quindi perchè negare che l'acciaio sia più brillante, forse irradiato di segreto potere? Perchè non vedere con altri occhi il reale e misterioso potenziali celato tra l'elsa e la punta, sul filo tagliente, là dove interi eserciti si sono infranti?
Sì, perchè non fu un nemico, non fun una sola epoca, ma interi millenni sono stati segnati da questa fulgida combattente, pronta ad eleggere il proprio campione. Perfino la terribile Demonblade di Nurgle è stata spezzata da un solo, tremendo colpo.
Sto esagerando, signori? Forse. O forse no. Ma dopo tutto cosa importa? Per questo spettacolo avete già pagato.
Con il sangue.


Di come sempre fulgida sarà Fabula, et bellissima et inimitabile.
Una spada come questa non potrà mai soccombere al peso degli anni e delle lunghe battaglie. E nemmeno essere limitata ad un unica forma. Essa sarà la sciabola del corsaro dall'anima incancrenita, la lunga lama del crociato dal cuore purissimo, il sottile stiletto della fedifraga regina, la punta della freccia del giustiziere. Essa sarà tutti e non sarà altro che se stessa. Agli occhi di chiunque la guardi apparirà un'arma meravigliosa, diversa a seconda del gusto dell'osservatore. Solo al proprio possessore apparirà nel proprio vero aspetto. Si tratta di una tecnica illusoria passiva.
Protagonista di epiche imprese, di decine di battaglie, di conquiste e spargimenti di sangue, e squartamenti e decapitazioni di giganti, essa non è mai perita. Non è mai stata nemmeno scalfita dai colpi che le venivano inferti. È giunta fino ai giorni nostri, nelle mani del valente guerriero che la impugna, così come l'antico forgiatore l'ha generata direttamente dalle fornaci di Vulcano. Non guardatemi così, ora. Potrebbe essere una montatura, d'accordo. Ma ciò non toglie che Fabula sia totalmente indistruttibile. E questo ben vi sta. [Passiva]

Di come l'importante sia crederci
Quale che sia il motivo, quale che siano le sue origini, nemmeno voi potrete dubitare dei meravigliosi poteri di quest'arma dopo averli visti. Non c'è spazio per lo scetticismo quando la signora delle spade entra rapida in azione. Comunuqe la si veda, essa fenderà l'aria con l'eleganza di una danza, pronta a portare la propria giustizia sugli avversari.
Caricando il successivo colpo di un consumo pari a Basso, si potrebbe liberare la prima delle arti del bardo, o forse della spada, dono di chissà quale guerriero sulle paludi dell'ade, o sulle piane battute dal sole di un deserto lontano. Nel momento in cui il nemico venisse colpito, egli crederebbe di aver subito una ferita molto più grave, poiché la vedrebbe sanguinare in maniera abnorme. In realtà nulla di ciò sarebbe reale, ma semplicemente un'illusione confonderebbe la vista del malcapitato per la durata di un turno.
Narra il bardo che la sua spada venne donata ad antichi cavalieri da una dama nascosta nelle acque purissime di un lago. Forse la storia non è delle più originali, ma lo è sicuramente la dama, dalle chiome nere come la notte e dalla pelle color dell'ebano. E anche il lago, un'oasi ai limitari del mondo ove avventurieri d'ogni genere si erano recati senza mai carpirne il segreto. E della dama la spada conserva il tocco e la suadente magia. Colui che la porta potrà spendere un consumo Medio. Per due turni chiunque guardi il portatore lo vedrà nell'aspetto della bellissima fanciulla ottentotta. Tra le sue mani, anziché la spada, un elegante scettro d'oro purissimo, che però non perderà le proprie potenzialità offensive. Al nemico scegliere se attaccare o meno una simile visione, di rara purezza. Perchè, si sa, il bardo non è mai bello come lo si dipinge.
La spada passò anche per le mani di un boia, uno di quegli individui con la morbosa passione per uccidere. Ebbene sì, signori, ve lo potrei giurare, uno di quei grossi uomini corpulenti portava questa bellezza al fianco. Normale, dunque, che essa abbia da lui imparato l'amore per la morte. O forse semplicemente un buon bardo non può che divertirsi ad illudere il proprio spettatore della propria fine. Ma non in verità, non sia mai! Lo spettatore serve vivo! Quindi, con un consumo Medio, il guerriero punterà la spada in avanti, nell'aria. Il nemico verrà colpito da una psionica che lo illuderà di essere stato trapassato da parte a parte per il tempo di un turno. Ma il suo danno sarà solo psichico, niente più che un'esperienza da ripetere ancora e ancora. Per quelli dai gusti più insoliti, signori, per quelli che vogliono provare un brivido e sono disposti a sborsare per farlo.
Non bisogna poi dimenticare che la spada appartiene al bardo, al più grande affabulatore della corte. Sì, a me medesimo in persona, signori. E chi meglio di un bardo può – mi si perdoni il neologismo – disbardare la realtà? Basterà un fendente nell'aria, qualora sia presente un'illusione ambientale per un valore pari a Medio, per distruggerla completamente. Si tratta di una difesa che solo un bugiardo potrebbe attuare perchè, signori, nessuno può ingannare un uomo dalla mente tanto sottile quale quella di un cantore.

Di come un bardo è bene, e due bardi...beh due bardi vuol dire che uno è morto.
Grande è il potere di colui che brandisce Fabula. Essa è vissuta nei millenni e nelle storie e in un secondo ha concentrato in sé la storia. Mille mani, mille realtà. E lasciate che vi narri ancora un poco di queste storie. Aprite bene le orecchie. E naturalmente chiudete gli occhi, così da poter portare alla mente in maniera migliore i miei racconti. Non ci riuscite? Avete forse paura? Allora lasciate che vi dia una mano. Colui che brandisce la spada può menare una spazzata trasversale e spendere un consumo Alto. Egli lancerà così verso il nemico una tecnica psionica in grado di mostrargli un'altra realtà per due turni. Questa sarà scelta dal caster e del tutto svincolata dal mondo in cui si trova il corpo fisico del nemico. Gli altri sensi percepiranno il mondo reale, rendendo questa tecnica una prigione particolarmente insidiosa per lo sguardo. Come si orienterà il nemico? Come potrà far fronte agli attacchi? Con al fantasia, miei signori, con la fantasia.
Ma un bardo non può che pagare il prezzo di stringere in mano un'arma simile. Infatti, fintanto che egli la stringerà o la porterà al fianco, chiunque lo ascolti percepirà le sue parole come fallaci o poco credibili. Perchè chiaramente un bardo racconta solamente fandonie. E. Sì. Mi sono fatto la tua donna. Ma è soltanto una bugia, non ti preoccupare.


CODICE
<p align="center"><table border="0" width="600">

<tr>
<td><p align="center">[size=6]<b>FABULA</b>[/size]
[size=2]<i>Delle mirabolanti et inimitabili avventure di un eroe. Un vero eroe.</i>

Una spada normalissima, direte voi, una spada uguale a decine di altre, signori e signore.
E invece no. O forse sì.
Forse le mani che l'hanno forgiata erano callose mani di un comune armaiolo, forse il mercante che l'ha venduta era solo uno squallido speculatore, desideroso di liberarsi di quell'acciaio squallido e insignificante. Ma, si sa, il potenziale di un'arma dipende da chi la impugna, l'abito fa il monaco, la fabula modifica la storia.
Dite che una farfalla sbatte le ali in oriente, e in occidente interi regni si sentiranno minacciati.
Colui che maneggia questa lama altri non è che il Bardo, il cantastorie, il mentitore, l'abile inventore, il creatore di illusioni. Che voi siate ingenue dame, ricchi signori, servi sfruttati nelle cucine, egli saprà regalarvi un attimo di pura magia. E tutti sarete splendide principesse, valorosi cavalieri, re di tempi ormai scomparsi. Protagonisti di una vera epopea, in cui l'eroe è proprio lui, in cui la sacra arma divina è proprio quella, di volta in volta diversa, di volta in volta più epica.
E quindi perchè negare che l'acciaio sia più brillante, forse irradiato di segreto potere? Perchè non vedere con altri occhi il reale e misterioso potenziali celato tra l'elsa e la punta, sul filo tagliente, là dove interi eserciti si sono infranti?
Sì, perchè non fu un nemico, non fun una sola epoca, ma interi millenni sono stati segnati da questa fulgida combattente, pronta ad eleggere il proprio campione. Perfino la terribile Demonblade di Nurgle è stata spezzata da un solo, tremendo colpo.
Sto esagerando, signori? Forse. O forse no. Ma dopo tutto cosa importa? Per questo spettacolo avete già pagato.
Con il sangue.[/size]

[size=1]<i>Di come sempre fulgida sarà Fabula, et bellissima et inimitabile.</i>
Una spada come questa non potrà mai soccombere al peso degli anni e delle lunghe battaglie. E nemmeno essere limitata ad un unica forma. Essa sarà la sciabola del corsaro dall'anima incancrenita, la lunga lama del crociato dal cuore purissimo, il sottile stiletto della fedifraga regina, la punta della freccia del giustiziere. Essa sarà tutti e non sarà altro che se stessa. Agli occhi di chiunque la guardi apparirà un'arma meravigliosa, diversa a seconda del gusto dell'osservatore. Solo al proprio possessore apparirà nel proprio vero aspetto. Si tratta di una tecnica illusoria passiva.
Protagonista di epiche imprese, di decine di battaglie, di conquiste e spargimenti di sangue, e squartamenti e decapitazioni di giganti, essa non è mai perita. Non è mai stata nemmeno scalfita dai colpi che le venivano inferti. È giunta fino ai giorni nostri, nelle mani del valente guerriero che la impugna, così come l'antico forgiatore l'ha generata direttamente dalle fornaci di Vulcano. Non guardatemi così, ora. Potrebbe essere una montatura, d'accordo. Ma ciò non toglie che Fabula sia totalmente indistruttibile. E questo ben vi sta. [Passiva]

<i>Di come l'importante sia crederci</i>
Quale che sia il motivo, quale che siano le sue origini, nemmeno voi potrete dubitare dei meravigliosi poteri di quest'arma dopo averli visti. Non c'è spazio per lo scetticismo quando la signora delle spade entra rapida in azione. Comunuqe la si veda, essa fenderà l'aria con l'eleganza di una danza, pronta a portare la propria giustizia sugli avversari.
Caricando il successivo colpo di un consumo pari a Basso, si potrebbe liberare la prima delle arti del bardo, o forse della spada, dono di chissà quale guerriero sulle paludi dell'ade, o sulle piane battute dal sole di un deserto lontano. Nel momento in cui il nemico venisse colpito, egli crederebbe di aver subito una ferita molto più grave, poiché la vedrebbe sanguinare in maniera abnorme. In realtà nulla di ciò sarebbe reale, ma semplicemente un'illusione confonderebbe la vista del malcapitato per la durata di un turno.
Narra il bardo che la sua spada venne donata ad antichi cavalieri da una dama nascosta nelle acque purissime di un lago. Forse la storia non è delle più originali, ma lo è sicuramente la dama, dalle chiome nere come la notte e dalla pelle color dell'ebano. E anche il lago, un'oasi ai limitari del mondo ove avventurieri d'ogni genere si erano recati senza mai carpirne il segreto. E della dama la spada conserva il tocco e la suadente magia. Colui che la porta potrà spendere un consumo Medio. Per due turni chiunque guardi il portatore lo vedrà nell'aspetto della bellissima fanciulla ottentotta. Tra le sue mani, anziché la spada, un elegante scettro d'oro purissimo, che però non perderà le proprie potenzialità offensive. Al nemico scegliere se attaccare o meno una simile visione, di rara purezza. Perchè, si sa, il bardo non è mai bello come lo si dipinge.
La spada passò anche per le mani di un boia, uno di quegli individui con la morbosa passione per uccidere. Ebbene sì, signori, ve lo potrei giurare, uno di quei grossi uomini corpulenti portava questa bellezza al fianco. Normale, dunque, che essa abbia da lui imparato l'amore per la morte. O forse semplicemente un buon bardo non può che divertirsi ad illudere il proprio spettatore della propria fine. Ma non in verità, non sia mai! Lo spettatore serve vivo! Quindi, con un consumo Medio, il guerriero punterà la spada in avanti, nell'aria. Il nemico verrà colpito da una psionica che lo illuderà di essere stato trapassato da parte a parte per il tempo di un turno. Ma il suo danno sarà solo psichico, niente più che un'esperienza da ripetere ancora e ancora. Per quelli dai gusti più insoliti, signori, per quelli che vogliono provare un brivido e sono disposti a sborsare per farlo.
Non bisogna poi dimenticare che la spada appartiene al bardo, al più grande affabulatore della corte. Sì, a me medesimo in persona, signori. E chi meglio di un bardo può – mi si perdoni il neologismo – disbardare la realtà? Basterà un fendente nell'aria, qualora sia presente un'illusione ambientale per un valore pari a Medio, per distruggerla completamente. Si tratta di una difesa che solo un bugiardo potrebbe attuare perchè, signori, nessuno può ingannare un uomo dalla mente tanto sottile quale quella di un cantore.

<i>Di come un bardo è bene, e due bardi...beh due bardi vuol dire che uno è morto</i>.
Grande è il potere di colui che brandisce Fabula. Essa è vissuta nei millenni e nelle storie e in un secondo ha concentrato in sé la storia. Mille mani, mille realtà. E lasciate che vi narri ancora un poco di queste storie. Aprite bene le orecchie. E naturalmente chiudete gli occhi, così da poter portare alla mente in maniera migliore i miei racconti. Non ci riuscite? Avete forse paura? Allora lasciate che vi dia una mano. Colui che brandisce la spada può menare una spazzata trasversale e spendere un consumo Alto. Egli lancerà così verso il nemico una tecnica psionica in grado di mostrargli un'altra realtà per due turni. Questa sarà scelta dal caster e del tutto svincolata dal mondo in cui si trova il corpo fisico del nemico. Gli altri sensi percepiranno il mondo reale, rendendo questa tecnica una prigione particolarmente insidiosa per lo sguardo. Come si orienterà il nemico? Come potrà far fronte agli attacchi? Con al fantasia, miei signori, con la fantasia.
Ma un bardo non può che pagare il prezzo di stringere in mano un'arma simile. Infatti, fintanto che egli la stringerà o la porterà al fianco, chiunque lo ascolti percepirà le sue parole come fallaci o poco credibili. Perchè chiaramente un bardo racconta solamente fandonie. E. Sì. Mi sono fatto la tua donna. Ma è soltanto una bugia, non ti preoccupare.[/size]</p></td>
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view post Posted on 10/12/2011, 19:23
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Cardine
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Fantastica, fantastica! Non potevo chiedere di meglio. Si tratta di una bugia, ovviamente. O forse no? Amo il malus da impazzire :8D: Grazie di cuore, sul serio.
 
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view post Posted on 15/6/2012, 18:01
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Cardine
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Mi ripresento.
Poiché ora non c'è un limite agli oggetti incantabili, richiedo un artefatto di livello avanzato, per la cifra di ottocentosessanta (860) gold. L'oggetto dell'incantamento sarà un piffero (sì, come quello del pifferaio magico ). Dell'incanto se ne occuperà / chi ha voglia e tempo in quantità.
E dopo questa rima, scappo.


EDIT: artefatto d'ambientazione, of course :sisi:

Edited by Hole. - 17/6/2012, 20:01
 
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view post Posted on 22/6/2012, 17:35

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Ecco il tuo artefatto, spero che ti piaccia. Dato che odio il termine "piffero" :v: l'ho chiamato "flauto", ma ciò non implica alcuna differenza, l'ho descritto come un flauto diritto intagliato con raffinatezza in una canna di bambù.
Ho inserito un background prendendo spunto da una leggenda orientale, ma l'ho lasciata generica per evitare di condizionarti: Taliesin potrà conoscerne o meno l'origine, non è importante.

Naturalmente sei assolutamente libero di cambiare layout e immagine!
Per qualunque domanda, mandami pure un mp.

CITAZIONE

Il Flauto della Palude Nera

C'era una volta una melodia arcana che scivolava lenta e misteriosa su boschi e villaggi di un'antica e dimenticata regione orientale. Si diceva che provenisse dal centro di una palude inospitale immersa nel fitto della foresta, un luogo maledetto che solo gli avventurieri più audaci e dissennati osavano attraversare in cerca della fonte della musica, per non fare più ritorno alle proprie case.
Gli abitanti dei villaggi circostanti presero l'abitudine di rinserrarsi nelle loro capanne quando il flauto risuonava dolce e malinconico nella luce incerta del tramonto, e le madri stringevano a sé i bambini scrutando ansiose il cielo sopra gli alberi.
Ma un giorno venne un giovane mercante che volle attraversare la Palude nera per raggiungere più rapidamente i villaggi limitrofi: inutili furono raccomandazioni e proteste, poichè lui, scettico di natura, conosceva il mondo e non prestava orecchio a superstizioni e fantasticherie.
E così si addentrò laddove molti prima di lui avevano invano cercato la bella ninfa della palude, trovando solo la morte. La sirena volle irretirlo con la melodia malefica del suo flauto, ma con grande sorpresa scoprì che le note stregate non avevano effetto alcuno su di lui, poichè non era venuto da lei spinto dalla brama di conoscere il suo segreto. L'offesa cedette il posto alla curiosità, e volle mostrarsi al giovane coraggioso.
- Aspetta! - esclamò. L'arcana creatura si mostrò in tutta la sua bellezza, una fanciulla meravigliosa dalla pelle verdastra e gli occhi d'ambra.
Il giovane le sorrise e le ore trascorsero senza che se ne accorgesse, immerso in piacevole conversazione con la ninfa dagli occhi d'oro. A sera tuttavia decise di rimettersi in cammino, e la bella fanciulla, rapita dal giovane senza paura, gli porse come pegno il suo flauto. Era uno strumento semplice, ma intagliato con estrema raffinatezza da lei stessa ricavandolo da una delle lunghe canne della Palude nera.
- Suona per me - gli disse. Ma lui dovette partire, spinto dal dovere.
- Allora conservalo, e promettimi che al tuo ritorno verrai a suonare per me.
Egli promise. E partì.
Conclusi gli affari, decise che non fosse il caso di tornare nei pressi della palude: c'era qualcosa di estremamente affascinante e allo stesso tempo spaventoso nella fanciulla, che lo attraeva morbosamente eppure lo ripugnava.
Decise di girare al largo, e si imbarcò su una piccola chiatta che percorreva il fiume, insieme a un piccolo gruppo di viaggiatori. Ma dopo poche ore il cielo si oscurò paurosamente, e un temporale senza pari si scatenò sul fiume minacciando di spezzare tra i flutti la barca, ridotta a un guscio di noce tra onde mai viste.
- Gli dei sono irati! - esclamò il barcaiolo terrorizzato - Il fiume chiede un tributo: gettate il vostro avere più prezioso in acqua, e pregate con me.
Vennero gettati nel fiume anelli e monili, libri e borse d'oro. Ma quando il giovane mercante buttò in acqua il flauto della ninfa, accadde l'arcano. Lo strumento prese a vorticare sul pelo dell'acqua, circonfuso da una luce verdastra, e il barcaiolo gridò: - E' lui! Lui è maledetto dagli dei, e non sopravvivrà nessuno se continuerà a viaggiare con noi!
Tra grida e spintoni, il giovane non ebbe altra scelta che buttarsi in acqua, ma il fiume non lo accolse. Pervaso di arcana luce verde, il giovane seppe quasi inconsciamente cosa andava fatto. E si allontanò, camminando sul pelo dell'acqua mentre i flutti lo avvolgevano sempre di più, chiamandolo a sé.
Nessuno ne seppe più nulla.
C'è chi dice che al chiarore dei lampi scorgesse per l'ultima volta la ninfa tradita, prima di sprofondare senza scampo nell'acqua stagnante della palude. E c'è chi narra invece che, raggiunta la Palude nera, vi abbia trascorso il resto dei suoi giorni, a suonare il flauto per la ninfa. Ma i più lo dimenticarono, e il flauto maledetto cadde insieme a lui nell'oblio.

jpg


Confondere gli animi, annichilire la volontà e sfasare la percezione: il Flauto della Palude Nera rivela in ogni suo aspetto il suo passato intriso d'ombra e mistero.
La sua melodia risuona nell'aria come proveniente da un luogo lontano, distorta come un'eco del passato, o come se provenisse dalle profondità di uno stagno: chiunque oda il suo suono cadrà in preda a uno stato di profonda insicurezza, come se gli mancasse il terreno sotto i piedi e non avesse più al mondo alcuna certezza, arrivando a dubitare di se stesso, della propria vita e della propria missione [Passiva]. Sentirsi mancare il terreno sotto i piedi tuttavia non è nulla, se paragonato alla certezza di non averlo più. Perdere il controllo del proprio corpo e la percezione naturale della gravità, sapersi un fantoccio senza fili alla mercè di un burattinaio senza scrupoli. In termini di gioco, con un consumo pari a Basso l'avversario subirà l'illusione di trovarsi capovolto a testa in giù, con i piedi appesi nel nulla: imprigionato nell'illusione, crederà di non potersi muovere, nel terrore di cadere nel vuoto. Può essere contrastata con un'adeguata difesa psionica [Abilità psionica Bassa]. Perdere il controllo del proprio corpo può essere scioccante, ma perdere quello della propria volontà? Dietro un consumo Basso, chiunque ascolterà la melodia stregata proverà un immediato senso di svuotamento e prostrazione, perdendo la voglia di agire e vivere. Annichilimento e apatia lo pervaderanno, rendendolo una preda debole e vile. In termini di gioco, si tratta di una tecnica psionica contrastabile come tale della durata di un turno [Abilità psionica Bassa]. La prova più terribile per chiunque però è affrontare se stessi. Chi mai sarebbe in grado di attaccare e ferire un avversario con le sue stesse sembianze? Nato dalle acque mefitiche della Palude Nera, dalle mani subdole di una Sirena dai mille volti, il flauto illude l'incauto ascoltatore di trovarsi di fronte a se stesso: il suonatore assumerà infatti le sembianze dell'avversario, e sarà identico in tutto e per tutto a lui, dalle movenze all'espressione del viso, come se si trovasse di fronte a uno specchio. In termini di gioco, si tratta di un'illusione della durata di un turno contrastabile con un'adeguata difesa psionica; nel caso in cui l'illusione non venisse dissolta e l'avversario decidesse di attaccare comunque, al termine del suo turno riceverà sul suo corpo le stesse ferite inferte al suo doppio, per un totale pari a Medio (anche nel caso in cui il primo si difendesse) [Abilità psionica Media]. Ma il flauto non è solo maledizione e tormento: è anche conforto e salvezza, se usato con consapevolezza e criterio. Ci sono momenti in cui la realtà diventa tanto pesante da risultare insostenibile, i pensieri troppo opprimenti, e la mente schiacciata da un peso troppo grande lotta per liberarsene; suonando lo strumento incantato sarà possibile trovare, seppur per poco, una profonda pace interiore, un dolce oblio che fungerà da vero balsamo alle sofferenze della mente. In termini di gioco, spendendo un consumo pari a Medio sarà possibile lenire i danni di carattere psionico per un totale pari a Basso [Abilità curativa Media]. Ma in tale condizione di pace forzata, la mente del suonatore sarà leggermente obnubilata, tanto da perdere per un po' coscienza dei propri più profondi principi morali e di se stesso, agendo spinto solo dall'istinto del momento: come se le proprietà curative del flauto dovessero temporaneamente succhiare parte dell'anima del possessore, per avere effetto. [Malus che avrà effetto nel turno in cui la precedente abilità venga attivata - se attivata a inizio turno - o in quello successivo - se attivata a fine turno -]. Il flauto della Palude nera dona un grande potere, ma può anche riprenderselo: un abuso delle sue proprietà porterà il suonatore a percepire una sgradevole sensazione di malessere, come se i miasmi mefitici del luogo da cui prende il nome si riversassero nel corpo e nella mente del suo possessore, causando in lui una profonda depressione, nausea e apatia [Malus - per abuso si intende un utilizzo di più di due volte per giocata].



 
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view post Posted on 4/5/2013, 15:59
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Artefatto di caratterizzazione, livello Epico.
1650 gold + 750 gold di sovrapprezzo, per un totale di 2400 gold.
Se ne occuperà Coldest Heaven.

Grazie mille!
 
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view post Posted on 30/6/2013, 12:57
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Hai aspettato a lungo, ma sai perché, quindi tutti siamo felici :8D: ai fini della pericolosità bisogna aggiungere una passiva, tre basse, due alte, una media e una nulla. Persino i miei artefatti sono wallpost, già, ma in fondo sai che non ti ho scritto tanto un artefatto quanto una storia.

WESfzNb


"Il mantello di un viaggiatore è tessuto da lana, storie da narrare e polvere da scuotere.
Ecco perché questo straccio ti sembra risplendere come quello di un re."

―Sconosciuto


La gente finì di sedersi ai tavoli, chi iniziando a bere e chi già pulendosi con le maniche la bocca colma di schiuma. I bambini si erano sdraiati, pancia a terra e gomiti puntellati al pavimento di pietra della taverna per reggere la testa. Gli ubriachi ronfavano, i gatti andavano a reclamare il pizzo al proprietario arrampicandosi lungo il bancone. Fuori era una pioggia tremenda, ma lì dentro il tepore era accogliente come non mai. Quella era una delle notti più calme e belle nella vecchia Stamberga dei tre corvi, questo tutti lo avrebbero confermato. Un momento di pace, accompagnato dalle corde di liuto pizzicate dall'uomo seduto sul bordo della finestra, una gamba penzolante e l'altra distesa lungo il davanzale. L'attenzione della gente era catalizzata sul suo volto affilato incorniciato da boccoli biondi legati in una treccia, e dalla sua voce dolce come il miele che mormorava una melodia rilassante. "Allora?" ruppe infine l'attesa uno dei bambini, scalpitante, facendo ondeggiare le gambe. "Di cosa parli stasera?" e il bardo smise di accordare lo strumento, concedendo un largo sorriso al bambino. "Avete mai sentito parlare di Samarrien, detto Capparossa?" Alcuni scossero il capo, ma uno dei presenti - un uomo corpulento avanti con gli anni, un'iride strabica e colpita da cataratta - annuì battendo il boccale sul tavolo, ad un soffio dalla testa di uno degli avventori mezzi addormentati che sobbalzò. "Certo, il diavolo!" disse, e l'uomo accanto gli diede ragione con un cenno del capo. Invece una bambina dai capelli spettinati e gli abiti lerci, una mendicante probabilmente, protestò: "Non è vero! La mia mamma mi diceva che è lo spirito buono di un ragazzo cattivo che ora vuole redimersi!" "Beh, tua madre è una bugiarda allora" replicò il bambino che le stava accanto, guadagnandosi uno spintone rabbioso della piccola. "Non è vero!" "Sì invece!" Ma il suono della corda più acuta chetò la cagnara in un baleno, attirando l'attenzione dei due infanti proprio come avrebbe fatto lo schiarirsi della gola di una madre in procinto di rimproverare. Eppure non v'era severità negli occhi dorati del musicante, bensì il suo solito caldo sguardo capace di sciogliere il cuore di una fanciulla. "Buono e cattivo? Sono facce di una stessa moneta, miei piccoli, e starà a voi giudicarlo. Io, personalmente, definirei il principe Samarrien un individuo affascinante."

All'udire quel titolo, inaudito, alcuni si scambiarono occhiate stranite - e l'uomo alla finestra se ne accorse, compiacendosene. Le dita scorsero sulle corde dello strumento, lasciando nell'aria le prime note della sua storia. "È vero, Samarrien è famoso per via della sua bella cappa. Rossa come le foglie d'autunno, tessuta dalle dita della primavera come velo per separare la rabbiosa estate dal triste inverno. Questo ci dice la leggenda. Fu proprio Samarrien, poltergeist schiavo della propria vanità, a rubare quella cappa e farla sua, rendendo le estati tanto ardenti e gli inverni tanto freddi, a dispetto delle altre due stagioni a far da intramezzo." Il camino scoppiettante venne riattizzato dal proprietario della stamberga, che una volta pulitosi le dita sul grembiale si unì alla folla. "Quindi è grazie a quel bastardo che ho persino le stalle piene in quei periodi?" chiese, scatenando ilarità nella sala. E il bardo pure sorrise, inclinando di lato il capo. "Certo, così ci dice la leggenda. Ma gli dei furono meno contenti di te di questo gesto, e decisero di inseguirlo sino ai termini del Midgard ed oltre, in posti scoperti o meno da noi umani. Quando vediamo qualcosa, e poi voltandoci non lo scorgiamo più, noi diciamo 'Capparossa' perché stiamo avvertendo gli dei che il miserabile ladro è qui. Nevvero?" Molti annuirono, tranne la bambina che rimase crucciata. Ma il bardo, grattandosi il mento con una mano e poggiando il liuto sul proprio grembo con l'altra, non aveva finito. "Io ho sentito diversamente, però."

Lanciò una furtiva occhiata alla folla, e rimase soddisfatto nuovamente dell'interesse della gente. Nuovamente imbracciò il liuto, sfiorando le iniziali incise in cima con fare pensoso, prima di tornare a suonare lo stesso motivo di prima - ma leggermente più lento, diverso dal tono allegro di prima. Un suono volto a far volare con la mente i presenti, più in alto che mai. "La storia che io conosco dice che Samarrien era un uomo come tutti noi, bellissimo e dotato di una lingua arguta. Secondo alcuni un principe, esiliato spontaneamente per fuggire dal padre tiranno; la cappa non l'aveva tessuta altri che l'amata, una contadina della quale s'era invaghito da ormai tanto." "E si sposarono?" chiese la bambina, ma l'espressione che il giovane le riservò fu quella volta triste. Gli occhi si socchiusero, ma la musica rimase a rimbalzare saldamente nelle pareti del locale, tanto convinta che parve quasi che le gocce cadessero solo per complementare gli accordi. "Gli dei furono crudeli anche con questo Samarrien, e gli derubarono la popolana malata. Il padre di lui non la aiutò, anzi allontanò il figlio dalla fanciulla, forse persino accelerando la sua dipartita." Esalò un sospiro, scuotendo il capo, per poi riprendere. "Samarrien partì il giorno successivo al suo ultimo fiatare, portando solamente con sé quel mantello, prezioso a nessuno fuorché lui. Non ori, né armi affilate ad accompagnare il suo viaggio, ma solo quel drappo scevro da fronzoli. A quel punto nessuno avrebbe potuto riconoscerlo come principe, no?" Ridacchiò, ruotando il capo a guardare di fuori i viali bagnati e battuti dalla brezza della notte che stava soltanto iniziando. "Troppo triste per mettere in mostra il proprio fascino, egli teneva il cappuccio alzato a coprire il proprio viso - ed è risaputo che nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente."

["Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente"; Passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.]

"Ma anche tu hai un mantello!" disse un bambino, tirando un lembo della cappa, scura e rattoppata che avvolgeva il bardo per poi penzolare assieme alla gamba. Lui parve per un momento contrariato, strappandogli di mano il lembo repentinamente, poi si ricompose con il suo solito sorriso all'espressione sorpresa del piccolo. "Ah, ma io sono felice di lasciare che le belle fanciulle mi ammirino" si giustificò, ammiccando alla giovane cameriera che lo aveva fissato sino a quell'istante, la quale arrossì nascondendosi dietro agli altri "Però il povero Samarrien, lui aveva un volto fin troppo riconoscibile. Vedete, la stirpe del principe aveva occhi speciali: l'occhio destro era del colore del padre, quello sinistro era uguale a quello della madre - sempre e comunque - e i loro capelli erano sempre neri come le piume di un corvo, tanto da non riuscire quasi a distinguere le ciocche! E il giovane non voleva esser visto come il figlio di suo padre, per ripicca e per timore che il popolo oppresso si vendicasse. Egli cambiò il proprio nome, e con esso lasciò che le ombre del mantello creassero un nuovo viso e mostrassero un corpo nuovo, tramite artifici e mezze menzogne, dando vita ogni giorno ad una nuova persona." "Ma quindi non gli piaceva dire la verità?" chiese la bambina, e il bardo rimase qualche attimo in silenzio prima di risponderle: "A volte, vedi, esistono tante verità. Come le facce della luna, che cambiano ogni notte, o la faccia mostrata dalla moneta. Puoi chiamarti Faldin o Luder, ma ciò non cambia ciò che sei, no?" ma ella non parve convinta. "Tu dici sempre la verità?" Lui sfiorò le corde del liuto, occhi vacui a fissare le profondità della notte. "Quella che vedo come tale."
["Quella che vedo come tale"; Bassa: il personaggio riesce con il semplice potere della sua voce e/o della sua dialettica a convincere un qualsiasi bersaglio di ciò che sta dicendo, a prescindere da ciò che è verificabile semplicemente guardando la realtà, a meno che non ci si difenda con un'adeguata tecnica. Natura psionica, malia.]

Le note si affievolirono per un istante, per poi vibrare serenamente ancora una volta ad allietare le orecchie della folla, chi già adagiatosi fra le bracci di Orfeo sotto quelle note e chi ancora deciso ad ascoltare la novella sino alla fine. "La verità che io vi narro è che Samarrien che vaga ancora su questa terra, ammantato di rosso, non è un ladro per propria crudeltà o cupidigia. Egli sì, amava appropriarsi di ciò che egli non possedeva di proprio diritto, ma lo faceva perché non aveva modo diverso di vivere. Egli era divenuto un vagabondo privo di casa, un viandante seguito dall'ombra scarlatta come le sabbie aspre dell'Akerat - e nessuno più di lui sarebbe stato in grado di armarsi meglio di quei viaggi. La sua astuzia era la sua arma, poiché mai s'era dilettato nel governar spada o arco, e lì dove nemmeno le magie delle fate avrebbero potuto aiutarlo lui aveva sempre qualcosa in tasca, qualcosa che gli sarebbe inevitabilmente servito, avendolo lui già trovato prima ancora che il problema si proponesse. Le sue tasche erano piene, colme di ogni bene che potesse aiutarlo." "Non si stancava mai di portarsi dietro tutto quanto?" chiese polemico un bambino, ma il bardo lo fissò con occhi dorati perplessi. "Che senso avrebbe avuto per lui portare al proprio seguito ciò che non gli sarebbe servito più del benestare del proprio fondo schiena?" La faccia del giovane spettatore si tinse di un rosso pregno di vergogna per quel dubbio sì sciocco.
["Qualcosa che gli sarebbe inevitabilmente servito"; Nulla: il personaggio tira fuori da una delle tante tasche del mantello un oggetto a sua scelta, anche non posseduto. Nel mantello ci sono oggetti comodi per ogni situazione e risorse spesso inaspettate, sebbene mai armi non possedute e/o troppo grandi, oppure oggetti magici sempre non posseduti. Ci si rimette al giudizio del Qm per un utilizzo improprio di questa tecnica, oppure in caso questi trovi giusto che un determinato oggetto utile alla scena sia in possesso del personaggio all'utilizzo della tecnica. Non è impiegabile in combattimento.]

"Davvero ne aveva per ogni occasione?" insistette la bambina, e l'uomo annuì dando tregua alle proprie dita. "Per ogni occasione, piccola mia." Lei si sporse appena in avanti, gli occhi sgranati "E sapeva utilizzare tutto ciò che portava con sé?" "Tutto." "Tutto tutto?" e il bardo annuì di nuovo, solennemente. "Tutto."
["Per ogni occasione"; Alta: il personaggio tirerà fuori dalle tasche degli oggetti, che scaglierà contro il nemico per ferirlo. Ciò provocherà danni Medi da contusione o taglio a seconda della natura degli oggetti stessi, oltre a danni Medi alla psiche dovuto allo shock per una mossa talmente imprevista e ridicola. Gli oggetti potranno essere anche innocui, come sassolini da lanciare in faccia o biglie da gettare in terra perché gli altri vi scivolino - subendo al fine di tutto quanto niente più che i danni pattuiti. Va affrontata come una tecnica Alta di natura fisica.]

La pioggia non dava cenno di voler dar tregua alla compagnia della mezzanotte riunita nella locanda, ma pochi erano granché intenzionati a varcare la soglia. Lo stesso locandiere aveva deciso di non scacciar nessuno, forse troppo beato dal calore e dalla musica per voler infrangere quelle scene tanto rare. "Samarrien visse per tanto tempo lontano dalla sua terra, amò tante donne, ma mai ebbe la stessa passione che provò per colei che gli aveva dato l'ombra: v'era qualcosa che continuava a sopire nella più recondita delle pieghe nel suo cuore, e quella altro non era che il dolore d'aver subito un torto mai meritato, e di aver dato forse lui stesso la morte a colei che gli aveva dato una vita. E la gente che giorno per giorno lo riconosceva smetteva di odiarlo per chi lo aveva generato e lo compativano per ciò che era, per poi infine glorificarlo per ciò che teneva nel petto: un battito che spergiurava un pareggio di conti che troppo a lungo era rimasto sigillato. Giunse il dì in cui adombrò la soglia della corte del padre, ancora aspro tiranno, ma non si presentò come Samarrien." Il bardo sentì lo sguardo ripieno di rimprovero della bambina, indi si girò a fronteggiarla con la sua solita bocca piegata gentilmente. "Perché sapeva che il padre non aveva gradito la sua fuga, e ciò che non lo aggradava veniva punito con la morte. Un uomo dal cuore così malvagio mai avrebbe potuto avere come prole un ragazzo dal cuore tanto dolce, eppure -lo sappiamo- gli dei sanno creare l'eccezione più assurda nel più improbabile dei luoghi. Egli si proclamò Maràs, o Capparossa come dicevano le voci nei bassifondi del regno, venuto a portare notizie del figlio. Disse che egli era defunto, ma il padre non gli credette - al ché egli gli fece notare il colore della cappa, e le guardie la riconobbero. Un silenzio tristissimo calò nella sala, giacché il figlio era ancora amato persino dopo la sua scomparsa. Il padre versò una lacrima solitaria, ma poi ordinò che gli venisse restituito il mantello poiché ultimo nonché unico memento di colui che era stato suo figlio. Samarrien era titubante, in quanto non era sua volontà separarsi da quel dolce oggetto, ma al di là di ciò sapeva che esso era l'unica cosa che gli avrebbe permesso di mantenere viva quella menzogna. Si era dimenticato di quanto suo padre non avesse mai apprezzato i rifiuti, e quella fu la sua rovina: ordinò alle guardie di catturarlo e gettarlo nelle segrete, riportandogli il mantello." "E cosa successe?" incalzò uno dei bambini, snervato dall'improvviso silenzio dell'uomo - che si stava rinfrescando la gola arsa dal racconto, come se fosse stato lui stesso in quei regni immersi della sabbia rovente. In realtà stava aspettando che qualcuno gli implorasse di continuare, e prontamente calò il boccale sul davanzale e si aggiustò meglio. "Le guardie si avventarono su di lui, ma egli gettò a terra una strana biglia rubata ad un alchimista prima che potessero raggiungerlo. E tanta fu la loro sorpresa! Perché nessuna di loro aveva sospettato l'esistenza di altre tasche ben più recondite in quel maledetto mantello."
["Nessuna di loro aveva sospettato l'esistenza di altre tasche ben più recondite in quel maledetto mantello." Bassa: il personaggio ottiene due biglie per il resto della giocata. Queste biglie, decise al momento dell'utilizzo della tecnica, dovranno essere scelte fra gli oggetti offensivi in Erboristeria. Anche se non utilizzate non saranno inseribili in scheda. Le biglie, da quel momento della giocata in poi, saranno utilizzabili come se fossero stati acquistati regolarmente - non avranno valenza di tecnica né consumeranno slot o energie oltre a quanto richiesto dall'attivazione di questa abilità, la quale ha lo scopo di evocarle. Natura magica.]

"Ma una guardia fu più lesta, ritraendosi dalla nuvola di fumo e intercettando l'incappucciato ch'era in procinto di scagliarsi contro il sovrano, e lo tirò per il mantello - tanto arrestando la sua corsa che quanto rivelando la sua vera identità. Al riconoscerlo gli astanti trattennero il fiato, confusi da quello che stava succedendo, e il tiranno stesso rimase paralizzato per qualche primo istante sul suo trono nello scorgere le fattezze di un figlio tanto cresciuto, e un'espressione tanto indurita nei suoi confronti. Esigeva una spiegazione, era chiaro nonostante stesse farfugliando con il volto paonazzo, ma il suo unico figlio non gliene diede alcuna. La mano da sotto il mantello rosso tirò fuori una spada, quasi dal nulla, e ciò fece trasalire i presenti: solo dopo la sentinella che poco prima l'aveva afferrato si rese conto che era la sua, sottrattagli dal fodero senza che se ne fosse minimamente accorto."
["E ciò fece trasalire i presenti"; Bassa: il personaggio utilizza il mantello per celare una singola azione, tecnica o meno, perché nessun occhio umano possa realizzare cosa accada al di sotto di esso. Conta come malia di distrazione di livello basso, dalla quale bisogna difendersi in maniera consona. Natura psionica, causa danni bassi.]

"Doppia fu la collera del genitore, che ordinò nuovamente alle guardie di sottometterlo, ma quella volta esse non si mossero di un passo. Solo una timidamente tentò di prenderlo alle spalle, ma il principe gli gettò addosso il mantello - ed esso come una rete appesantita dagli oggetti che conteneva lo lasciarono dimenarsi come un folle, con un rigonfiamento nell'ampissima cappa che mimava i suoi comici tentativi di liberarsi." Il bardo lanciò un'occhiata al bambino che prima si era lamentato, e questi si nascose dietro un tavolo per sfuggire a quello sguardo dorato.
["Come una rete appesantita"; Media: il personaggio getta l'ampio mantello in faccia all'avversario, avvolgendolo e derubandolo per l'intero turno della vista e rendendo goffi e faticosi i suoi movimenti; in termini tecnici conta come un'illusione che rabbuia la vista e attutisce i suoni, a cui si somma un rallentamento parziale dei movimenti di entità bassa. Va considerata una tecnica fisica da affrontare come tale. Non cagiona danni.]

Soddisfatto, l'uomo continuò a pizzicare le corde sempre più lentamente, come per sincronizzarsi al respiro teso degli spettatori ancora rimasti desti. "Egli era benvoluto, sicuramente preferito al presente sovrano, e questo divenne chiaro a quest'ultimo quando le guardie lasciarono cadere le loro armi per terra e si inginocchiarono di fronte al giovane Samarrien. Colto dall'odio più profondo per il proprio seme, il tiranno estrasse la propria sciabola e lo aggredì. Ma la lama oltrepassò il mantello, e quando Samarrien si spostò con un piccolo balzo indietro, nemmeno una goccia del suo sangue lordava l'acciaio del padre. Egli partì all'assalto ancora, più e più volte, ma il mantello era troppo grande ed ampio, e il figlio era divenuto troppo magro perché egli riuscisse a colpirlo: perché era come combattere semplicemente guardando una testa muoversi, priva di corpo, e il padre non sapeva dove colpire. Quando riuscì a farsi coraggio e tentò di decapitarlo, però, fu troppo tardi: Samarrien gli si avventò improvvisamente contro con una spallata infida, facendolo cadere all'indietro, e gli puntò la spada contro. Era finita."
["Era come combattere una testa muoversi, priva di corpo"; Alta: per due turni il personaggio riesce a rendere imperscrutabili i movimenti del proprio corpo sotto il proprio mantello, ergo impedendo ad un avversario colpirlo tramite attacchi fisici - ergo sarà in grado di far mancare ogni colpo lasciando che passi lungo o attraverso il mantello pur lasciandolo intatto, schivando quasi senza che lo sembri. Durante la durata della tecnica il personaggio potrà contare su 2CS aggiuntive, assegnate ad una caratteristica scelta al momento dell'acquisizione dell'artefatto. In termini di gioco, dunque, la tecnica consiste in una difesa a 360° dagli attacchi fisici, a cui si aggiunge un power-up di potenza media suddiviso nei due turni. Natura fisica.]

"No!" esclamò la piccola, balzando in piedi. "Non deve ucciderlo!" "E perché? Se lo merita!" replicò il bambino al suo fianco, protestando. "Lui è buono! I buoni non uccidono i propri genitori!" Il bardo pizzicò le ultime corde, chiudendo la storia. La bambina si voltò, speranzosa "È vero che non lo uccide, signore?" L'uomo scese dal davanzale, pulendosi i pantaloni con qualche pacca, prima di incontrare i suoi occhi. "Samarrien odiava il padre, piccola mia. E lui gli aveva fatto del male. Era stato anche cattivo con il suo popolo." "Ma poteva chiedere scusa! Se avesse chiesto scusa..." ma lui la fermò poggiandole una mano sulla testa, una piccola carezza. "La verità è quella che vedi come tale." Lei rimase in silenzio per un attimo, i lineamenti nel volto a metà fra il confuso e l'assonnato che aveva tentato di mascherare sino ad ora. "Quindi...?" L'uomo annuì, ma prima che potesse dirle altro venne interrotto dal locandiere, pure lui assonnato ma abbastanza grosso da rimanere quasi spaventoso. Stava tendendo la sua mano grande. "La tua storia l'hai detta. Ora lo paghi il conto o no?"

Il bardo rimase in silenzio per un istante...poi elargì un sorriso enorme e una bomba di fumo esplose ai suoi piedi. Joran, il proprietario della stamberga, sibilò una bestemmia fra un colpo di tosse e l'altro, e si disse di non fidarsi mai più di un fottutissimo bardo. Mai più.

[Malus: le tecniche dell'artefatto hanno livello inferiore se utilizzate due volte sulla stessa persona nella stessa giocata.]

L'uomo l'aveva schermata col proprio mantello dall'ondata di cenere emanata dalla biglia, quindi l'aveva posata sul davanzale perché non si facesse del male e potesse respirare aria fresca. "Samarrien era buono" si limitò a dirle, i suoi occhi non più d'oro ma verdi, e i suoi capelli castani e più corti, e fuggì nella notte con il suo liuto e il suo mantello, rosso come le foglie dell'autunno. Un'ombra scarlatta che svaniva nel cuore della notte piovosa, lasciando come memento del passaggio del viandante solo le imprecazioni del proprietario - e una nuova storia nel cuore degli avventori della Stamberga dei tre corvi.



CODICE
<p align="center">[IMG=WESfzNb]http://i.imgur.com/ixGSjxg.png[/IMG]</p>
<p align="right">[size=0]"Il mantello di un viaggiatore è tessuto da lana, storie da narrare e polvere da scuotere.
Ecco perché questo straccio ti sembra risplendere come quello di un re."[/size]
<i>[color=#8A2908]&#8213;Sconosciuto[/color]</i></p>
<blockquote><p align="justify">[size=0][size=1]La gente finì di sedersi ai tavoli, chi iniziando a bere e chi già pulendosi con le maniche la bocca colma di schiuma. I bambini si erano sdraiati, pancia a terra e gomiti puntellati al pavimento di pietra della taverna per reggere la testa. Gli ubriachi ronfavano, i gatti andavano a reclamare il pizzo al proprietario arrampicandosi lungo il bancone. Fuori era una pioggia tremenda, ma lì dentro il tepore era accogliente come non mai. Quella era una delle notti più calme e belle nella vecchia <i>Stamberga dei tre corvi</i>, questo tutti lo avrebbero confermato. Un momento di pace, accompagnato dalle corde di liuto pizzicate dall'uomo seduto sul bordo della finestra, una gamba penzolante e l'altra distesa lungo il davanzale. L'attenzione della gente era catalizzata sul suo volto affilato incorniciato da boccoli biondi legati in una treccia, e dalla sua voce dolce come il miele che mormorava una melodia rilassante. "Allora?" ruppe infine l'attesa uno dei bambini, scalpitante, facendo ondeggiare le gambe. "Di cosa parli stasera?" e il bardo smise di accordare lo strumento, concedendo un largo sorriso al bambino. "Avete mai sentito parlare di Samarrien, detto Capparossa?" Alcuni scossero il capo, ma uno dei presenti - un uomo corpulento avanti con gli anni, un'iride strabica e colpita da cataratta - annuì battendo il boccale sul tavolo, ad un soffio dalla testa di uno degli avventori mezzi addormentati che sobbalzò. "Certo, il diavolo!" disse, e l'uomo accanto gli diede ragione con un cenno del capo. Invece una bambina dai capelli spettinati e gli abiti lerci, una mendicante probabilmente, protestò: "Non è vero! La mia mamma mi diceva che è lo spirito buono di un ragazzo cattivo che ora vuole redimersi!" "Beh, tua madre è una bugiarda allora" replicò il bambino che le stava accanto, guadagnandosi uno spintone rabbioso della piccola. "Non è vero!" "Sì invece!" Ma il suono della corda più acuta chetò la cagnara in un baleno, attirando l'attenzione dei due infanti proprio come avrebbe fatto lo schiarirsi della gola di una madre in procinto di rimproverare. Eppure non v'era severità negli occhi dorati del musicante, bensì il suo solito caldo sguardo capace di sciogliere il cuore di una fanciulla. "Buono e cattivo? Sono facce di una stessa moneta, miei piccoli, e starà a voi giudicarlo. Io, personalmente, definirei il <i>principe</i> Samarrien un individuo affascinante."

All'udire quel titolo, inaudito, alcuni si scambiarono occhiate stranite - e l'uomo alla finestra se ne accorse, compiacendosene. Le dita scorsero sulle corde dello strumento, lasciando nell'aria le prime note della sua storia. "È vero, Samarrien è famoso per via della sua bella cappa. Rossa come le foglie d'autunno, tessuta dalle dita della primavera come velo per separare la rabbiosa estate dal triste inverno. Questo ci dice la leggenda. Fu proprio Samarrien, poltergeist schiavo della propria vanità, a rubare quella cappa e farla sua, rendendo le estati tanto ardenti e gli inverni tanto freddi, a dispetto delle altre due stagioni a far da intramezzo." Il camino scoppiettante venne riattizzato dal proprietario della stamberga, che una volta pulitosi le dita sul grembiale si unì alla folla. "Quindi è grazie a quel bastardo che ho persino le stalle piene in quei periodi?" chiese, scatenando ilarità nella sala. E il bardo pure sorrise, inclinando di lato il capo. "Certo, così ci dice la leggenda. Ma gli dei furono meno contenti di te di questo gesto, e decisero di inseguirlo sino ai termini del Midgard ed oltre, in posti scoperti o meno da noi umani. Quando vediamo qualcosa, e poi voltandoci non lo scorgiamo più, noi diciamo 'Capparossa' perché stiamo avvertendo gli dei che il miserabile ladro è qui. Nevvero?" Molti annuirono, tranne la bambina che rimase crucciata. Ma il bardo, grattandosi il mento con una mano e poggiando il liuto sul proprio grembo con l'altra, non aveva finito. "Io ho sentito diversamente, però."

Lanciò una furtiva occhiata alla folla, e rimase soddisfatto nuovamente dell'interesse della gente. Nuovamente imbracciò il liuto, sfiorando le iniziali incise in cima con fare pensoso, prima di tornare a suonare lo stesso motivo di prima - ma leggermente più lento, diverso dal tono allegro di prima. Un suono volto a far volare con la mente i presenti, più in alto che mai. "La storia che io conosco dice che Samarrien era un uomo come tutti noi, bellissimo e dotato di una lingua arguta. Secondo alcuni un principe, esiliato spontaneamente per fuggire dal padre tiranno; la cappa non l'aveva tessuta altri che l'amata, una contadina della quale s'era invaghito da ormai tanto." "E si sposarono?" chiese la bambina, ma l'espressione che il giovane le riservò fu quella volta triste. Gli occhi si socchiusero, ma la musica rimase a rimbalzare saldamente nelle pareti del locale, tanto convinta che parve quasi che le gocce cadessero solo per complementare gli accordi. "Gli dei furono crudeli anche con questo Samarrien, e gli derubarono la popolana malata. Il padre di lui non la aiutò, anzi allontanò il figlio dalla fanciulla, forse persino accelerando la sua dipartita." Esalò un sospiro, scuotendo il capo, per poi riprendere. "Samarrien partì il giorno successivo al suo ultimo fiatare, portando solamente con sé quel mantello, prezioso a nessuno fuorché lui. Non ori, né armi affilate ad accompagnare il suo viaggio, ma solo quel drappo scevro da fronzoli. A quel punto nessuno avrebbe potuto riconoscerlo come principe, no?" Ridacchiò, ruotando il capo a guardare di fuori i viali bagnati e battuti dalla brezza della notte che stava soltanto iniziando. "Troppo triste per mettere in mostra il proprio fascino, egli teneva il cappuccio alzato a coprire il proprio viso - ed è risaputo che nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente."[/size]
[color=#8A2908]["<i>Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente</i>"; Passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.][/color]

[size=1]"Ma anche tu hai un mantello!" disse un bambino, tirando un lembo della cappa, scura e rattoppata che avvolgeva il bardo per poi penzolare assieme alla gamba. Lui parve per un momento contrariato, strappandogli di mano il lembo repentinamente, poi si ricompose con il suo solito sorriso all'espressione sorpresa del piccolo. "Ah, ma io sono felice di lasciare che le belle fanciulle mi ammirino" si giustificò, ammiccando alla giovane cameriera che lo aveva fissato sino a quell'istante, la quale arrossì nascondendosi dietro agli altri "Però il povero Samarrien, lui aveva un volto fin troppo riconoscibile. Vedete, la stirpe del principe aveva occhi speciali: l'occhio destro era del colore del padre, quello sinistro era uguale a quello della madre - sempre e comunque - e i loro capelli erano sempre neri come le piume di un corvo, tanto da non riuscire quasi a distinguere le ciocche! E il giovane non voleva esser visto come il figlio di suo padre, per ripicca e per timore che il popolo oppresso si vendicasse. Egli cambiò il proprio nome, e con esso lasciò che le ombre del mantello creassero un nuovo viso e mostrassero un corpo nuovo, tramite artifici e mezze menzogne, dando vita ogni giorno ad una nuova persona." "Ma quindi non gli piaceva dire la verità?" chiese la bambina, e il bardo rimase qualche attimo in silenzio prima di risponderle: "A volte, vedi, esistono tante verità. Come le facce della luna, che cambiano ogni notte, o la faccia mostrata dalla moneta. Puoi chiamarti Faldin o Luder, ma ciò non cambia ciò che sei, no?" ma ella non parve convinta. "Tu dici sempre la verità?" Lui sfiorò le corde del liuto, occhi vacui a fissare le profondità della notte. "Quella che vedo come tale."[/size]
[color=#8A2908]["<i>Quella che vedo come tale</i>"; Bassa: il personaggio riesce con il semplice potere della sua voce e/o della sua dialettica a convincere un qualsiasi bersaglio di ciò che sta dicendo, a prescindere da ciò che è verificabile semplicemente guardando la realtà, a meno che non ci si difenda con un'adeguata tecnica. Natura psionica, malia.][/color]

[size=1]Le note si affievolirono per un istante, per poi vibrare serenamente ancora una volta ad allietare le orecchie della folla, chi già adagiatosi fra le bracci di Orfeo sotto quelle note e chi ancora deciso ad ascoltare la novella sino alla fine. "La verità che io vi narro è che Samarrien che vaga ancora su questa terra, ammantato di rosso, non è un ladro per propria crudeltà o cupidigia. Egli sì, amava appropriarsi di ciò che egli non possedeva di proprio diritto, ma lo faceva perché non aveva modo diverso di vivere. Egli era divenuto un vagabondo privo di casa, un viandante seguito dall'ombra scarlatta come le sabbie aspre dell'Akerat - e nessuno più di lui sarebbe stato in grado di armarsi meglio di quei viaggi. La sua astuzia era la sua arma, poiché mai s'era dilettato nel governar spada o arco, e lì dove nemmeno le magie delle fate avrebbero potuto aiutarlo lui aveva sempre qualcosa in tasca, qualcosa che gli sarebbe inevitabilmente servito, avendolo lui già trovato prima ancora che il problema si proponesse. Le sue tasche erano piene, colme di ogni bene che potesse aiutarlo." "Non si stancava mai di portarsi dietro tutto quanto?" chiese polemico un bambino, ma il bardo lo fissò con occhi dorati perplessi. "Che senso avrebbe avuto per lui portare al proprio seguito ciò che non gli sarebbe servito più del benestare del proprio fondo schiena?" La faccia del giovane spettatore si tinse di un rosso pregno di vergogna per quel dubbio sì sciocco.[/size]
[color=#8A2908]["<i>Qualcosa che gli sarebbe inevitabilmente servito</i>"; Nulla: il personaggio tira fuori da una delle tante tasche del mantello un oggetto a sua scelta, anche non posseduto. Nel mantello ci sono oggetti comodi per ogni situazione e risorse spesso inaspettate, sebbene mai armi non possedute e/o troppo grandi, oppure oggetti magici sempre non posseduti. Ci si rimette al giudizio del Qm per un utilizzo improprio di questa tecnica, oppure in caso questi trovi giusto che un determinato oggetto utile alla scena sia in possesso del personaggio all'utilizzo della tecnica. Non è impiegabile in combattimento.][/color]

[size=1]"Davvero ne aveva per ogni occasione?" insistette la bambina, e l'uomo annuì dando tregua alle proprie dita. "Per ogni occasione, piccola mia." Lei si sporse appena in avanti, gli occhi sgranati "E sapeva utilizzare tutto ciò che portava con sé?" "Tutto." "Tutto tutto?" e il bardo annuì di nuovo, solennemente. "<i>Tutto</i>."[/size]
[color=#8A2908]["<i>Per ogni occasione</i>"; Alta: il personaggio tirerà fuori dalle tasche degli oggetti, che scaglierà contro il nemico per ferirlo. Ciò provocherà danni Medi da contusione o taglio a seconda della natura degli oggetti stessi, oltre a danni Medi alla psiche dovuto allo shock per una mossa talmente imprevista e ridicola. Gli oggetti potranno essere anche innocui, come sassolini da lanciare in faccia o biglie da gettare in terra perché gli altri vi scivolino - subendo al fine di tutto quanto niente più che i danni pattuiti. Va affrontata come una tecnica Alta di natura fisica.][/color]

[size=1]La pioggia non dava cenno di voler dar tregua alla compagnia della mezzanotte riunita nella locanda, ma pochi erano granché intenzionati a varcare la soglia. Lo stesso locandiere aveva deciso di non scacciar nessuno, forse troppo beato dal calore e dalla musica per voler infrangere quelle scene tanto rare. "Samarrien visse per tanto tempo lontano dalla sua terra, amò tante donne, ma mai ebbe la stessa passione che provò per colei che gli aveva dato l'ombra: v'era qualcosa che continuava a sopire nella più recondita delle pieghe nel suo cuore, e quella altro non era che il dolore d'aver subito un torto mai meritato, e di aver dato forse lui stesso la morte a colei che gli aveva dato una vita. E la gente che giorno per giorno lo riconosceva smetteva di odiarlo per chi lo aveva generato e lo compativano per ciò che era, per poi infine glorificarlo per ciò che teneva nel petto: un battito che spergiurava un pareggio di conti che troppo a lungo era rimasto sigillato. Giunse il dì in cui adombrò la soglia della corte del padre, ancora aspro tiranno, ma non si presentò come Samarrien." Il bardo sentì lo sguardo ripieno di rimprovero della bambina, indi si girò a fronteggiarla con la sua solita bocca piegata gentilmente. "Perché sapeva che il padre non aveva gradito la sua fuga, e ciò che non lo aggradava veniva punito con la morte. Un uomo dal cuore così malvagio mai avrebbe potuto avere come prole un ragazzo dal cuore tanto dolce, eppure -lo sappiamo- gli dei sanno creare l'eccezione più assurda nel più improbabile dei luoghi. Egli si proclamò Maràs, o Capparossa come dicevano le voci nei bassifondi del regno, venuto a portare notizie del figlio. Disse che egli era defunto, ma il padre non gli credette - al ché egli gli fece notare il colore della cappa, e le guardie la riconobbero. Un silenzio tristissimo calò nella sala, giacché il figlio era ancora amato persino dopo la sua scomparsa. Il padre versò una lacrima solitaria, ma poi ordinò che gli venisse restituito il mantello poiché ultimo nonché unico memento di colui che era stato suo figlio. Samarrien era titubante, in quanto non era sua volontà separarsi da quel dolce oggetto, ma al di là di ciò sapeva che esso era l'unica cosa che gli avrebbe permesso di mantenere viva quella menzogna. Si era dimenticato di quanto suo padre non avesse mai apprezzato i rifiuti, e quella fu la sua rovina: ordinò alle guardie di catturarlo e gettarlo nelle segrete, riportandogli il mantello." "E cosa successe?" incalzò uno dei bambini, snervato dall'improvviso silenzio dell'uomo - che si stava rinfrescando la gola arsa dal racconto, come se fosse stato lui stesso in quei regni immersi della sabbia rovente. In realtà stava aspettando che qualcuno gli implorasse di continuare, e prontamente calò il boccale sul davanzale e si aggiustò meglio. "Le guardie si avventarono su di lui, ma egli gettò a terra una strana biglia rubata ad un alchimista prima che potessero raggiungerlo. E tanta fu la loro sorpresa! Perché nessuna di loro aveva sospettato l'esistenza di altre tasche ben più recondite in quel maledetto mantello."[/size]
[color=#8A2908]["<i>Nessuna di loro aveva sospettato l'esistenza di altre tasche ben più recondite in quel maledetto mantello.</i>" Bassa: il personaggio ottiene due biglie per il resto della giocata. Queste biglie, decise al momento dell'utilizzo della tecnica, dovranno essere scelte fra gli oggetti offensivi in Erboristeria. Anche se non utilizzate non saranno inseribili in scheda. Le biglie, da quel momento della giocata in poi, saranno utilizzabili come se fossero stati acquistati regolarmente - non avranno valenza di tecnica né consumeranno slot o energie oltre a quanto richiesto dall'attivazione di questa abilità, la quale ha lo scopo di evocarle. Natura magica.][/color]

[size=1]"Ma una guardia fu più lesta, ritraendosi dalla nuvola di fumo e intercettando l'incappucciato ch'era in procinto di scagliarsi contro il sovrano, e lo tirò per il mantello - tanto arrestando la sua corsa che quanto rivelando la sua vera identità. Al riconoscerlo gli astanti trattennero il fiato, confusi da quello che stava succedendo, e il tiranno stesso rimase paralizzato per qualche primo istante sul suo trono nello scorgere le fattezze di un figlio tanto cresciuto, e un'espressione tanto indurita nei suoi confronti. Esigeva una spiegazione, era chiaro nonostante stesse farfugliando con il volto paonazzo, ma il suo unico figlio non gliene diede alcuna. La mano da sotto il mantello rosso tirò fuori una spada, quasi dal nulla, e ciò fece trasalire i presenti: solo dopo la sentinella che poco prima l'aveva afferrato si rese conto che era la sua, sottrattagli dal fodero senza che se ne fosse minimamente accorto."[/size]
[color=#8A2908]["<i>E ciò fece trasalire i presenti</i>"; Bassa: il personaggio utilizza il mantello per celare una singola azione, tecnica o meno, perché nessun occhio umano possa realizzare cosa accada al di sotto di esso. Conta come malia di distrazione di livello basso, dalla quale bisogna difendersi in maniera consona. Natura psionica, causa danni bassi.][/color]

[size=1]"Doppia fu la collera del genitore, che ordinò nuovamente alle guardie di sottometterlo, ma quella volta esse non si mossero di un passo. Solo una timidamente tentò di prenderlo alle spalle, ma il principe gli gettò addosso il mantello - ed esso come una rete appesantita dagli oggetti che conteneva lo lasciarono dimenarsi come un folle, con un rigonfiamento nell'ampissima cappa che mimava i suoi comici tentativi di liberarsi." Il bardo lanciò un'occhiata al bambino che prima si era lamentato, e questi si nascose dietro un tavolo per sfuggire a quello sguardo dorato.[/size]
[color=#8A2908]["<i>Come una rete appesantita</i>"; Media: il personaggio getta l'ampio mantello in faccia all'avversario, avvolgendolo e derubandolo per l'intero turno della vista e rendendo goffi e faticosi i suoi movimenti; in termini tecnici conta come un'illusione che rabbuia la vista e attutisce i suoni, a cui si somma un rallentamento parziale dei movimenti di entità bassa. Va considerata una tecnica fisica da affrontare come tale. Non cagiona danni.][/color]

[size=1]Soddisfatto, l'uomo continuò a pizzicare le corde sempre più lentamente, come per sincronizzarsi al respiro teso degli spettatori ancora rimasti desti. "Egli era benvoluto, sicuramente preferito al presente sovrano, e questo divenne chiaro a quest'ultimo quando le guardie lasciarono cadere le loro armi per terra e si inginocchiarono di fronte al giovane Samarrien. Colto dall'odio più profondo per il proprio seme, il tiranno estrasse la propria sciabola e lo aggredì. Ma la lama oltrepassò il mantello, e quando Samarrien si spostò con un piccolo balzo indietro, nemmeno una goccia del suo sangue lordava l'acciaio del padre. Egli partì all'assalto ancora, più e più volte, ma il mantello era troppo grande ed ampio, e il figlio era divenuto troppo magro perché egli riuscisse a colpirlo: perché era come combattere semplicemente guardando una testa muoversi, priva di corpo, e il padre non sapeva dove colpire. Quando riuscì a farsi coraggio e tentò di decapitarlo, però, fu troppo tardi: Samarrien gli si avventò improvvisamente contro con una spallata infida, facendolo cadere all'indietro, e gli puntò la spada contro. Era finita."[/size]
[color=#8A2908]["<i>Era come combattere una testa muoversi, priva di corpo</i>"; Alta: per due turni il personaggio riesce a rendere imperscrutabili i movimenti del proprio corpo sotto il proprio mantello, ergo impedendo ad un avversario colpirlo tramite attacchi fisici - ergo sarà in grado di far mancare ogni colpo lasciando che passi lungo o attraverso il mantello pur lasciandolo intatto, schivando quasi senza che lo sembri. Durante la durata della tecnica il personaggio potrà contare su 2CS aggiuntive, assegnate ad una caratteristica scelta al momento dell'acquisizione dell'artefatto. In termini di gioco, dunque, la tecnica consiste in una difesa a 360° dagli attacchi fisici, a cui si aggiunge un power-up di potenza media suddiviso nei due turni. Natura fisica.][/color]

[size=1]"No!" esclamò la piccola, balzando in piedi. "Non deve ucciderlo!" "E perché? Se lo merita!" replicò il bambino al suo fianco, protestando. "Lui è buono! I buoni non uccidono i propri genitori!" Il bardo pizzicò le ultime corde, chiudendo la storia. La bambina si voltò, speranzosa "È vero che non lo uccide, signore?" L'uomo scese dal davanzale, pulendosi i pantaloni con qualche pacca, prima di incontrare i suoi occhi. "Samarrien odiava il padre, piccola mia. E lui gli aveva fatto del male. Era stato anche cattivo con il suo popolo." "Ma poteva chiedere scusa! Se avesse chiesto scusa..." ma lui la fermò poggiandole una mano sulla testa, una piccola carezza. "La verità è quella che vedi come tale." Lei rimase in silenzio per un attimo, i lineamenti nel volto a metà fra il confuso e l'assonnato che aveva tentato di mascherare sino ad ora. "Quindi...?" L'uomo annuì, ma prima che potesse dirle altro venne interrotto dal locandiere, pure lui assonnato ma abbastanza grosso da rimanere quasi spaventoso. Stava tendendo la sua mano grande. "La tua storia l'hai detta. Ora lo paghi il conto o no?"

Il bardo rimase in silenzio per un istante...poi elargì un sorriso enorme e una bomba di fumo esplose ai suoi piedi. Joran, il proprietario della stamberga, sibilò una bestemmia fra un colpo di tosse e l'altro, e si disse di non fidarsi mai più di un fottutissimo bardo. Mai più.[/size]
[color=#8A2908][Malus: le tecniche dell'artefatto hanno livello inferiore se utilizzate due volte sulla stessa persona nella stessa giocata.][/color]

[size=1]L'uomo l'aveva schermata col proprio mantello dall'ondata di cenere emanata dalla biglia, quindi l'aveva posata sul davanzale perché non si facesse del male e potesse respirare aria fresca. "Samarrien era buono" si limitò a dirle, i suoi occhi non più d'oro ma verdi, e i suoi capelli castani e più corti, e fuggì nella notte con il suo liuto e il suo mantello, rosso come le foglie dell'autunno. Un'ombra scarlatta che svaniva nel cuore della notte piovosa, lasciando come memento del passaggio del viandante solo le imprecazioni del proprietario - e una nuova storia nel cuore degli avventori della Stamberga dei tre corvi.[/size][/size]</p></blockquote>


Spero ti piaccia. Scalo la somma dal conto, se hai bisogno di fugare dubbi in merito allo stesso puoi usare questo topic o vie private se ti trovi più comodo.
 
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view post Posted on 30/6/2013, 15:26
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Cardine
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Coldest, davvero, non so come ringraziarti. È magnifico.
 
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Cardine
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Con immenso dispiacere vendo Fabula, diventata purtroppo quasi inutile dopo la patch.
È un artefatto epico di ambientazione, ai tempi costatomi 1600 gold. Sono 800 gold, insomma.
Tengo però l'arma, ovvero fabula in sé, poiché ho intenzione di giustificarne la perdita on game, e magari incantarla di nuovo in un futuro non troppo lontano.

Grazie.
 
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view post Posted on 6/8/2013, 17:32
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Cardine
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CITAZIONE (Hole. @ 15/6/2012, 18:01) 
Mi ripresento.
Poiché ora non c'è un limite agli oggetti incantabili, richiedo un artefatto di livello avanzato, per la cifra di ottocentosessanta (860) gold. L'oggetto dell'incantamento sarà un piffero (sì, come quello del pifferaio magico ). Dell'incanto se ne occuperà / chi ha voglia e tempo in quantità.
E dopo questa rima, scappo.


EDIT: artefatto d'ambientazione, of course :sisi:

A malincuore mi separo dall'artefatto qui sopra. Sarebbero 430 gold, link al conto.



Edit: per via di un profondo riassetto tecnico e interpretativo, mi separo anche dall'artefatto "Scarabio", ottenuto nella quest Forbidden Wishes. Ringrazio sia yu che zaide - vi prego, non odiatemi ç_ç

Sono 1430 gold in tutto, se la matematica non mi inganna (?)

Edited by Hole. - 10/1/2014, 22:35
 
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Cardine
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Poiché mi sento tremendamente in colpa quando mi separo da artefatti scritti da altri e dal momento che adesso ne ho la possibilità, mi son deciso a farmene uno da me! Richiedo quindi un artefatto preconfezionato e vorrei sapere preventivamente il valore del seguente oggetto.


Si tratta di un piccolo e antico Dao (spada corta orientale leggermente ricurva, un po' come una sciabola). È un'arma molto antica, sostanzialmente inutilizzabile in combattimento, ma che ha un valore "cerimoniale" perché appartenuta a grandi generali del passato. E dal momento che le armi ormai non hanno costo, per effetto puramente scenico descriverei che, qualora fossero stati utilizzati i suoi poteri, essa tornasse per qualche attimo ad essere integra ed affilata come un tempo - senza vantaggi veri e propri, se non quelli di un arma. Che ciò si possa fare o no, tutto l'artefatto si basa sul rievocare le cose dal passato. Il lore che ci sta dietro, al quale ho accennato, verrà sviluppato on game nel giustificare l'entrata in possesso dell'oggetto tramite un autoconclusivo.
Riporto le abilità in modo estremamente schematico, che sarà comunque molto simile a quanto inserirò in scheda. I nomi si basano sul sistema di numerazione cinese (uno, due... fino al dieci e poi cento, mille e diecimila) e la disposizione delle abilità è legata al numero (la guarnigione di dieci soldati corrisponde a SHI, il numero dieci.
Se sono ancora capace di contare ci sono 3 passive con 3 utilizzi ciascuna, 1 abilità nulla, 2 basse, 3 medie, 2 alte e una critica, più un malus che limita l'uso delle tecniche. Le tre passive possiedono anch'esse un malus - semplicemente non funzionano con evocazioni esterne a quelle dell'artefatto.
Nome e descrizioni (nulla di tecnico) potrebbero essere modificati in corso d'opera.



D A O
from yesterday



LI Tecnica di evocazione di natura magica a consumo critico, per metà di energie e per metà ancora bipartito tra mente e corpo. Un guerriero di potenza leggendaria, il campione e generale dell'antico esercito, appare di fianco allo stratega. Durata due turni, resistenza alta, 8 cs totali (2 in forza, 2 in maestria, 2 in velocità e 2 in costituzione).
LI, IL GENERALE
Turno x di 2
Resistenza: 20%
CS: 8 (2 in forza, 2 in maestria, 2 in velocità e 2 in costituzione)
ER Tecnica di evocazione di natura magica a consumo basso di energie. Due soldati di terracotta, armati di falcione ed arco, appaiono di fianco allo stratega. Durata 1 turno, resistenza complessiva bassa e potenza di 1CS (maestria) a testa.
ER, I GUARDIANI
Turno x di 1
Resistenza: 5%
CS: 1 (maestria) a testa
SAN Tecnica di evocazione di natura magica a consumo medio di energie. Un carro da guerra di terracotta, trainato da due cavalli e guidato da tre guerrieri armati di lance e archi, appare di fianco allo stratega. Durata 1 turno, resistenza media e potenza di 4 cs (2 in maestria, 2 in velocità).
SAN, IL CARRO
Turno x di 1
Resistenza: 10%
CS: 4 (2 in maestria, 2 in velocità)
SI Abilità passiva, 3 utilizzi. Le evocazioni richiamate tramite il Dao ed esse soltanto, consumando un uso di questa passiva, possono utilizzare le tecniche attive di Josiah e farsi tramite di esse, le quali consumeranno comunque le risorse dello stratega.

WU Tecnica di evocazione di natura magica, a consumo basso di energie. Un drappello di fragili soldati semplici di terracotta (5), armati con spade e scudi, appare di fianco allo stratega. Durata quattro turni, resistenza complessiva bassa e potenza di 0 CS.
WU, IL DRAPPELLO
Turno x di 1
Resistenza: 5%
CS: 0
LIU Abilità passiva, 3 utilizzi. Le evocazioni richiamate tramite il Dao ed esse soltanto, consumando un uso di questa passiva, disporranno di una CS aggiuntiva in disciplina (capacità simile a maestria).

KI Abilità passiva, 3 utilizzi. Qualora richiamasse un'evocazione tramite il Dao, consumando un uso di questa passiva, lo stratega disporrà di una CS aggiuntiva in determinazione.

BA Tecnica di natura magica a consumo alto di energie. Una guarnigione (8) di guerrieri di terracotta ben equipaggiati si formerà attorno a Josiah per due turni. Contano come una difesa media per il primo turno e una difesa media per il secondo turno, che attueranno frapponendosi tra lo stratega e la minaccia, fisica o magica che sia. Non conta come un'evocazione e non ha capacità offensive.

JIU Tecnica di natura psionica a consumo medio bipartito tra energia e mente. Un antico stendardo si innalza dinnanzi allo stratega, rinfrancando e guidando lui e i suoi alleati. Conta come un power up ad area di 2 CS in calma e disciplina (non ha effetto sulle evocazioni, nemmeno quelle del Dao).

SHI Tecnica di evocazione di natura magica a consumo alto bipartito tra energie e mente. Una guarnigione (10) di soldati di terracotta, simili ai guardiani, appaiono di fianco allo stratega. Durata 2 turni, resistenza bassa, 2 CS totali (forza e maestria), invulnerabilità agli attacchi fisici per 2 turni.
SHI, LA GUARNIGIONE
Turno x di 2
Resistenza: 5%
CS: 2 (forza, maestria)
Potere passivo: invulnerabili agli attacchi fisici.
BAI Tecnica di natura psionica a consumo medio di energie. Un gran numero di soldati di terracotta, pur essendo mere illusioni, appare di fianco allo stratega, squillando trombe, colpendo tamburi e innalzando gli stendardi. L'apparizione come un attacco psionico ad area che danneggia le energie sotto forma di fiaccamento e demotivazione.

QUIAN Tecnica nulla di player killing, utilizzabile solo in accordo con gestore della giocata. Lo stratega è in grado di richiamare un numero enorme di soldati di terracotta, tramite un rituale tanto complesso quanto più numeroso sarà l'esercito.

WAN Malus. I soldati di terracotta più semplici hanno una debolissima volontà propria, e sono pertanto incapaci di compiere azioni particolarmente complesse che non siano attaccare, difendersi e marciare; inoltre qualora fossero evocati in gruppo non sarebbero in grado di dividersi. Queste limitazioni non valgono per LI ed ER, ma per SAN, WU e SHI. E qualora lo stratega ricorresse al Dao agendo però in modo vile non conforme all'arte militare, o ricorresse a due tecniche attive dell'artefatto oppure tre passive dell'artefatto nello stesso turno, una guarnigione di soldati traditori apparirebbe al suo fianco, attaccandolo. Si tratta di una sorta di ritorno di fiamma, un attacco automatico che va sempre a segno e che cagiona un danno basso al fisico.
 
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view post Posted on 30/6/2015, 10:31
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L'artefatto è ok, tranne che per questa tecnica:

CITAZIONE
WU 五 Tecnica di evocazione di natura magica, a consumo basso di energie. Un drappello di fragili soldati semplici di terracotta (5), armati con spade e scudi, appare di fianco allo stratega. Durata quattro turni, resistenza complessiva bassa e potenza di 0 CS.

WU, IL DRAPPELLO
Turno x di 1
Resistenza: 5%
CS: 0

Se il consumo di energie è Basso, anche se avesse 0CS un'evocazione di resistenza Bassa potrebbe durare al massimo 2 turni, non 4.
Il valore dell'artefatto è di 2900G. È un artefatto potente e non sarebbe male aggiungerci un altro malus, almeno.
 
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view post Posted on 30/6/2015, 18:05
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Cardine
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Aggiungerò volentieri un malus anche consistente, poiché non è mia intenzione sgravare, ma per Wu mi sono ispirato a una pergamena dello Sciamano "Richiamo comune esteso". Mi rendo conto però della disparità; ridimensionerò volentieri la tecnica a due turni.
Penso al malus e nei prossimi giorni confermo l'acquisto!
 
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14 replies since 3/12/2011, 16:24   767 views
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