| Lenny. |
| | Faustus' Dream ~ la mano del destino III - RotteNhaz tum! tum! tum!
«Avanti, si gioca ancora! » Con un'espressione sardonica stampata in volto, Roth riprese a muovere i tre bicchierini sul tavolo, non prima d'aver fatto scivolare con destrezza il sassolino dentro la manica della giubba. E l'imbroglio messo in pratica tante volte nel corso della serata si svolse ancora tale e quale, senza nessun impedimento, nessuna interruzione da parte dei presenti. tum! tum! tum! Solo Roth si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto. Sentiva qualcosa di strano nell'aria, come un tonfo sordo e cupo che si ripeteva ogni quattro, cinque secondi. Un rumore innaturale, che inspiegabilmente gli mise i brividi. Aveva la strana sensazione che andasse crescendo nel tempo, addirittura che si stesse avvicinando.
tum! tum! tum!
Le birre poggiate sui tavoli iniziarono a tremolare, a formare continue onde concentriche dal centro dei boccali verso l'esterno. Fu allora che Roth si affrettò ad ammucchiare e infilare in tasca le vincite guadagnate, per andare a parlarne con gli altri. _______
«Niente da fare, non è proprio serata. » Borbottò Konrad, alzandosi dal tavolo. Si frugò nelle tasche in cerca di qualche spicciolo, magari qualcuno dimenticato lì prima che Roth arraffasse tutto il resto con quel maledetto giochetto dei bicchierini. Nulla, era rimasto a secco. Cosa fare? Beh, lo sfortunato e ingenuo Konrad era anche un rinomato donnaiolo: trovò subito di che fare. Una mora stava prendendo posto al bancone, ed era troppo attraente per non tentare l'unico colpo che quella sera poteva andargli bene. Senza farsi tanti problemi le si accostò, squadrando da più angolature cosa la mercanzia avesse da offrire. Non che per uno come lui avesse fatto tanta differenza: se avesse avuto ancora un po' di conio l'avrebbe certamente sperperato in dolce compagnia. Ma la ragazza in questione non aveva affatto l'aria di essere una di quelle..
« ..osa consiste e dove si svolge??? » Approfittando subito dell'occasione, Konrad decise di non perdere tempo. «Eheh..davvero non conosci il Capodanno Rosso? » esordì, squadrando l'oste con uno sguardo che non avrebbe ammesso alcuna replica da parte sua. «Beh, è l'unica cosa per cui vale la pena mettere piede in questo schifo di città. Combattimenti quasi tutti all'ultimo sangue, parola mia. Domani vedrai, non ti voglio rovinare la sorpresa...tu ci vieni, vero? Tanto l'anfiteatro è vicinissimo, si vede anche da qui. » Si avvicinò all'entrata, e spalancò la porta verso l'esterno. Effettivamente, a mezzo centinaio di metri, era possibile scorgere la struttura a forma di medusa cava. Si ergeva tra le baracche di Dorham come un gigante in mezzo a dei nani. «Allora.. » continuò Konrad rivolgendo a Motoko un sorriso di denti marci. «..ci vieni con me, vero? »
No, il soldato semplice Joseph Konrad non avrebbe ammirato il Capodanno Rosso in compagnia della bella Motoko. Neanche ci sarebbe andato, al Capodanno Rosso. Non sarebbe andato con nessuno da nessuna parte, non più. Tutto ciò che restava di Konrad era un grumo di sangue scuro spalmato sul pavimento. _______
Nessuna delle persone che si trovava in quel momento per le straducole di Dorham poté dire sinceramente se aveva visto o no, quella cosa. Videro, forse, un ambiguo alternarsi di luce e ombra nel cielo. Videro una sagoma assolutamente impossibile coprire la luna; qualcosa che non poteva esistere, che non poteva avere nome, che non poteva essere descritta, e tuttavia in quel momento era lì, nella loro città. Un incubo enorme e mostruoso, camminava schiacciando qualsiasi cosa gli capitasse davanti senza nessuna distinzione. La morte piombava giù dal cielo, causata dalle sue quattro mastodontiche zampe nere. Case, baracche, uomini. Trasformati in macerie, polvere in meno, molto meno di un battito di ciglia.
La metà orientale della Virago Nera fu annientata, letteralmente. Parte di una enorme colonna di roccia nera, una delle quattro zampe della cosa era calata giù come un pestone, risolvendo tutto in un rapidissimo istante. I cuori di diciassette sfortunati che si erano trovati in quella zona della locanda si frantumarono ad un tratto, i corpi precipitati e ridotti in poltiglia, il sangue come sbalordito di ritrovarsi in libertà all'aria aperta. I cervelli sparpagliarono i propri ricordi preziosi ai piedi dei sopravvissuti prima di morire. Quindici prodi soldati della Falange di Villers, accompagnati all'inferno da un paio prostitute. Il loro unico errore era stato trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Lo spostamento d'aria rovesciò a terra tutti i presenti come pezzi di domino, alitandogli in faccia polvere e detriti. Sàrkan cadde carponi proprio sulla linea di confine tra la metà della Virago devastata e quella ancora intera. Ma benché si reggesse ancora in piedi, il resto della Virago era un mezzo agglomerato pericolante; non fu un caso infatti che pochi metri sopra la sua testa una trave tranciata a metà si incrino leggermente, per poi staccarsi completamente dal soffitto. Precipitò giù quasi subito. Pochi istanti, e il cranio di Sarkàn avrebbe cessato di esistere, proprio come era successo a metà della Virago. A pochi metri da lui, l'oste della Virago, un tizio basso e grassoccio, si contorceva a terra con le gambe spezzate sotto un'altra trave in legno. Cercava inutilmente di scostare la trave dal suo corpo, gridava aiuto col poco fiato che gli restava, ma nessuno dei presenti sembrava disposto ad aiutarlo. Forse perché troppo occupati o forse perché la trave era evidentemente troppo pesante per essere sollevata da un essere umano. O forse perché quei soldati erano pur sempre soldati della falange di Villers, e il nome diceva tutto.
Al piano soprastante non se la cavavano tanto meglio: gli scricchiolii e il crescente inclinarsi del pavimento verso il basso non lasciavano presagire nulla di buono. Metà delle colonne portanti della locanda erano letteralmente scomparse, e di lì a una manciata di secondi l'altra metà del locale sarebbe collassata su se stessa, precipitando su quella sottostante. Inutile dire che con sé si sarebbe portata le vite di tutti i presenti, compresi Lorencillo e Jumelle, che avevano appena raggiunto la camera prima che accadesse il disastro. Montag intuì il pericolo, e dopo un paio di suoi ordini lui e i suoi uomini corsero fuori dal locale appena in tempo. Subito dopo la struttura cedette, e la metà restante della Virago Nera rovinò disastrosamente al suolo, ridotta ad un cumulo di macerie. Contemporaneamente, i passi della cosa che li aveva schiacciati si facevano più deboli e lontani alle loro orecchie. Restarono solo i fragori delle baracche che crollavano al suolo, le urla disperate dei vivi, il murmure cupo dei morenti, e dinanzi ai loro occhi una città resa irriconoscibile da una cosa di nome RotteNhaz.
Torreggiava tra le macerie sfracellate dell'anfiteatro. Regina statuaria su un trono fatto di nodi gottosi di legno e faville di metallo infranto. Le enormi zampe erano già scomparse, conficcate nelle profondità della terra. Ciò che era visibile ricordava vagamente un mastodontico canino spezzato, per forma e aspetto. Un nero torrione alto decine e decine di metri come un braccio titanico proteso verso la luna. Le mura di cinta maestose come una testa sopra le cime del mondo, le torri come una condanna rivolta al cielo di Dorham, i bastioni come una minaccia diretta ai suoi abitanti. Finestre a sesto acuto, mura di granito, pilastri di pietra. All'entrata, un nero portone squadrato alto oltre quindici piedi. Tutti videro. Tutti provarono lo stesso gelo nel vedere. Il portone era aperto. _______
«Ai ranghi, brutti figli di puttana! Ai ranghi ho detto! » La metà fortunata della Falange di Villers andò disponendosi su due file più o meno parallele, mentre Montag continuava ad abbaiare ordini come un mastino idrofobo. L'orso di ferro doveva capire come avesse fatto a perdere diciotto uomini in meno di un secondo. Doveva rimettere ordine tra le sue file. Doveva tagliare la gola a chi avesse causato tutta quella cagnara - un colpevole c'è sempre dietro tutto, e se non c'è lo si trova - ma prima di tutto doveva chiamare con sé gli altri centottantuno uomini. Doveva fare un sacco di cose, e il tempo non era generoso. Distolse lo sguardo dagli uomini, per posarlo sulla fortezza nera. Fino a qualche minuto prima, lì c'era un anfiteatro. E se i suoi occhi non lo ingannavano, quella fortezza ci aveva camminato sopra, riducendolo ad un cumulo di macerie, prima di posarsi al suolo. Doveva scoprire a chi apparteneva quel bastione. Doveva scoprire anche perché, fissando quei cancelli spalancati verso l'esterno, avvertiva la strana sensazione che quel posto lo stesse chiamando a sé, che lo stesse invitando a entrare.
«Sergente Makoved! » La ragazza orba fece un passo avanti, schizzando sull'attenti. «Vai a fare rapporto a Gefferen di questo scempio. Digli di preparare tutti gli uomini.. » La voce di Montag tremava di rabbia. «..per un assedio. » Hilsa ingoiò duro. «Un...assedio, signore? » «Digli anche che noi saremo lì dentro. Andiamo in esplorazione. » gli occhi grigi di Montag caddero sui sopravvissuti al disastro. Da una parte i suoi soldati, ammaccati ma ancora in piedi. Dall'altra dei ragazzini, una fanciulla, il tizio che aveva fatto alzare dallo sgabello poco prima. «Se volete potete venire con noi. Siamo più che decisi a scoprire che cazzo sta succedendo in questa città. »
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QM POINT: Allora, andiamo con ordine. Name_less, hai commesso il tuo primo, grave errore (e infatti sei stato "punito" gdr on). Infatti hai tentato di usare una tecnica variabile (e le variabili già di per sé sono abilità istantanee) elementale di difesa/offesa come una tecnica di evocazione, e questo non va bene. Ad ogni modo, la situazione è questa: mentre vi trovate nel locale, circondati da una marea di voci e rumori, difficilmente riuscite a sentire i passi di RotteNhaz in avvicinamento, e quando li sentire è troppo tardi. Metà della struttura viene schiacciata da una delle sue gambe, così come un po' delle abitazioni di Dorham, prima che la fortezza errante si fermi laddove vi è - o meglio, vi era- l'anfiteatro. Adesso, più nello specifico:
Sakura Kyouko & Balancer: Non manca molto tempo prima che la metà restante della Virago vi crolli letteralmente a ridosso. Potete scappare subito come fanno i coraggiosi soldati della Falange, oppure aiutare l'oste intrappolato sotto la trave. Per sollevarla serve una PeRf pari a 300, oppure un dispendio energetico pari a Basso per un istantaneo power up di 25 punti alla PeRf, Medio per uno di 50, Alto per uno di 100 e Critico per uno di 200. Ovviamente potete tentare metodi di liberazione alternativi (in questo caso mandatemi la cosa via mp, e io vi scriverò cosa accade).
Name_less: Non manca molto tempo prima che la metà restante della Virago ti crolli letteralmente a ridosso. intanto, una trave precipita verticalmente sopra la tua testa, con un potenziale offensivo pari ad Alto. Affrontala come meglio credi.
Apocryphe: Non manca molto tempo prima che la parte della Virago dove vi trovate tu e la prostituta crolli letteralmente a ridosso dell'altra. Ti trovi nel piccolo monolocale della ragazza, e hai fatto appena in tempo a entrare prima che accadesse il disastro. Adesso sta alla tua inventiva un modo per salvarti - e salvare la ragazza? - prima che ti crolli il pavimento sotto i piedi. Conta che le scale sono scomparse assieme a metà del piano di sopra. Ci sono un paio di finestre rotte, e buttarsi giù da quell'altezza non significherebbe la morte - ma di certo non farebbe bene alla salute -.
Tutti: Terminate il post decidendo se andare o meno in esplorazione assieme alla Falange (avvertimento: una risposta negativa sancirebbe l'abbandono della quest). Tenete conto che osservando RotteNhaz, avvertite tutti la stessa strana sensazione provata da Montag: che la fortezza vi stia chiamando, che il portone spalancato sia un benvenuto riservato a voi, e a voi solo.
7 giorni di tempo per postare, turni liberi. Fisso la scadenza per le 11.30 di lunedì 9 Gennaio.
EDIT: sotto il secondo spoiler aggiungo una descrizione di Rottenhaz, così potete avere tutti le idee più chiare di che cosa si tratta. † RottenHaz ~ La Fortezza dei dannati ~
Dimmi una cosa, amico mio. Danzi mai col diavolo nel pallido plenilunio?
Fa attenzione a ciò che desideri, a ciò che la tua mente perdutamente agogna e poi vergognosamente si affanna a nascondere, poiché un giorno, quant'è vero che i miracoli accadono così come gli abomini, qualcuno potrebbe assolvere alla tua richiesta, ed estrapolare dalla tua anima tale pensiero inconfessabile, tale brama imperdonabile. Così, nell'attimo prima della fine, nel Crepuscolo di ciò che era e che mai più sarebbe stato, il Dio concesse a Viktor un Dente Spezzato, un marcio canino del ghigno sardonico cui egli, troppo a lungo, si era fatto vanto. Un moncone asciutto, scuro di umori e greve di suoni, latrante sbeffeggio alla bellezza di un sorriso, alla beltà di un Maniero. Malgrado il tradimento, il Re Buono diede al suo bieco servitore ciò che egli più bramava, una fortezza capace di attrarre, racchiudere e non per ultimo rinchiudere la volontà del Beccaio. Una struttura con propria voce e pensieri, costantemente condannata ad errare per Asgradel e mai capace di sostare in un unico luogo. Non vi è silenzio dentro RotteNhaz, non vi è pace per coloro che malauguratamente fanno il loro ingresso attraverso i cancelli sempre spalancati, fauci bramose, e che spinti dall'inganno o dalla curiosità prendono ad aggirarsi per le sue sale buie, per i corridoi irti di arazzi e dipinti di epoche sconosciute. Senza un perché o una ragione plausibile, per loro la via sarà smarrita in un attimo, prigionieri di labirinti e vicoli ciechi della loro mente, oscuramente suggeriti dalla voce sibillina della Fortezza che tutto brama e nulla concede. Da quel momento in poi RotteNhaz sarà la loro casa e il Beccaio il loro signore e padrone. Dapprima uomini, elfi e comuni individui, i servi di Viktor smarriranno di anno in anno e sempre più il loro aspetto originario acquisendo caratteri ferini e bestiali, demoniaci o mostruosi, a seconda del suo piacere. E non un anno, non un giorno segnerà il loro volto, così che essi possano rimanere sempre giovani e forti, pronti ad assecondare in tutto e per tutto il volere più alto. Di pari passo con la mutazione fisica, anche quella mentale seguirà un graduale processo di conversione e indottrinamento: senza mai forzature od effettive imposizioni, il loro pensare verrà lentamente supportato, deviato, re-indirizzato fino a quando, inconsapevoli di tutto, essi infine smetteranno di essere ciò che erano. Creature nuove e vergini di qualunque passato, i servi di Viktor non saranno tuttavia affatto stupidi o inebetiti: come può una volontà arguta come quella del Beccaio indottrinare allievi imbelli? Essi saranno guerrieri, strateghi, spie e assassini e il solo baricentro del loro mondo sarà Viktor. Nessuno di coloro cui il processo educativo sia giunto a compimento ricorderà il proprio passato e desidererà la libertà. Solo i più giovani, gli individui appena inoltratisi nella fortezza possiederanno ancora tali brame, eppure sapranno che, nell'esatto momento in cui la soglia fu varcata, la maledizione di RotteNhaz avrà già posto su di loro un unico, inviolabile veto: senza la volontà del Padrone, chi lascia la fortezza viene sedutastante mutato in cenere. Cos'è dunque, la Fortezza? Una prigione vagante? Una reggia di dannati? Cosa impedirebbe di pensare all'Olandese Volante, nave costretta a vagare in eterno fra acque immortali? Nulla, infatti, salvo che Viktor non è prigioniero del suo dono, e costantemente può separarsi da esso e ritornarvi in un attimo, semplicemente volendolo, quasi egli possedesse il dono dell'ubiquità (utilizzabile sono gddristicamente). Unico veto, se per qualunque ragione RotteNhaz dovesse smettere di spostarsi per un intero ciclo lunare, sedutastante sotto di essa si spalancheranno gli abissi dell'inferno che la inghiottiranno e con essa, il Beccaio.In termini tecnici, Viktor ha a disposizione una fortezza semovente, il cui movimento non sarà rivendicabile al semplice levitare ma quanto più ad un autentico "prendere vita" della stessa quasi che essa, immenso animale, potesse fare delle proprie torri, mura delle zampe e gambe su cui poggiarsi per avanzare. All'interno non si avvertirà in alcun modo il movimento, avendo la piena sensazione di essere immobili. Ospiti della Fortezza saranno i servi del Beccaio, a conti fatti il suo esercito composto sia da umanoidi che da ibridi e bestie. Essi possiederanno qualunque energia si desideri, purché non superino quella del Beccaio, da gestirsi liberamente in quest e scene di vario tipo. Naturalmente, la fortezza vagherà alla ricerca di nuovi schiavi da attrarre, spostandosi vicino a centri abitati o villaggi, salvo che Viktor non le imponga un diverso percorso.
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