Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Orme di Sangue, {Teschi nella neve}

« Older   Newer »
  Share  
Caccia92
view post Posted on 7/2/2012, 18:57




Orme di Sangue
~
{Teschi nella neve}



L'uomo si avvicina al cadavere della ragazza. Lo guarda.
La testa della giovane è separata dal resto del corpo, gli occhi vitrei sono fissi nell'ombra. Non c'è nessuno ad osservare la macabra scena nella tempesta di neve. Non c'è nessuno che può vedere la mano stringere quei capelli scuri e il pugnale lacerare la pelle sulla fronte. Il suono della morte si perde nel vento.
L'uomo strappa le labbra, i bulbi oculari e le orecchie. L'uomo strappa il naso e la carne sulle guance. Non rimane più niente ad identificare la bellezza della ragazza sul teschio bianco; il corpo è lasciato a marcire.
Resta un alone di sangue e orme rosse che si allontanano.
L'uomo non c'è più.




———————————— Pianura ghiacciata
{Luogo del ritrovamento}


La landa si estendeva ai piedi delle montagne del Midgard. Ogni cosa, dagli arbusti più piccoli alla roccia più grande, era rivestita da uno spesso strato di ghiaccio. Il vento ululava come un branco di lupi, trasportando fiocchi bianchi e pianti silenziosi.
German osservava inquieto la scena. Se non fosse stato per i bei vestiti, non avrebbe mai riconosciuto il cadavere della sua Jii. Alcuni mercanti, di ritorno dalle terre lontane, avevano segnalato alle guardie un corpo sepolto nella neve a pochi passi dal villaggio. Erano subito accorsi, perché sua figlia non era rientrata a casa quella notte.
« Chi...chi può aver fatto questo? » chiese sconcertato uno dei sottoposti.
German scosse la testa. Nemmeno lui conosceva la risposta all'orrore che si parava davanti al suo sguardo. La perdita di Jii lo aveva gettato in un limbo di lacrime, ma a stento riusciva a percepire qualcosa di umano in quel cadavere martoriato; era come se sua figlia non fosse mai esistita. Come se l'assassino, il mostro, avesse cancellato ogni ricordo che aveva di lei. German scosse di nuovo la testa.
« Non lo so Hide...non lo so... » rispose.
Perché uccidere una giovane ragazza avvenente? Cosa si nascondeva dietro quell'omicidio? Volevano minare la sua posizione? German aveva molti dubbi per la testa e si rese conto di non possedere nemmeno una risposta. Improvvisamente si sentì molto stanco. Voleva solo tornare a casa, voleva abbandonarsi sulla poltrona di pelle di orso e dormire per un decennio. Forse, in quel modo, avrebbe dimenticato quella maledetta notte e quelle orme di sangue che si allontanavano nella pianura. La sua Jii. Morta.
Una lacrima fredda rigò il volto di un padre distrutto. La rabbia cominciò a montare nel cuore di German. Lui non voleva andare a dormire, voleva prendere a pugni qualcuno. Gli avevano tolto la persona a cui teneva di più al mondo e si erano portati via persino un pezzo di memoria; non avrebbe più rivisto il volto della sua bambina, non avrebbe più rivisto il sorriso bianco e le guance rosse. Che crudeltà, che ingiustizia! Chi era in grado di compiere una cosa simile meritava di bruciare all'inferno per l'eternità!
German posò una mano sulla grossa spalla di Hide. Era incrostata di ghiaccio.
« Andiamo. » disse.
Si mossero insieme, lui e i suoi uomini. Camminavano tutti a capo chino, pestando con forza la neve fresca che si era posata sul sentiero. German aveva deciso di dare la caccia all'assassino: era l'unica cosa che poteva fare in ricordo di Jii, ma aveva bisogno di un aiuto esterno. Le sue guardie dovevano presidiare le porte del villaggio e lui non ce l'avrebbe mai fatta da solo. Sì, aveva sicuramente bisogno di aiuto. Come attirare avventurieri e mercenari in quella ricerca pericolosa? Cosa avrebbe potuto offrire in cambio della testa di un soggetto psicopatico? La risposta era ovvia: oro.




———————————— Pianura ghiacciata
{Villaggio dei Nomadi Bianchi}


Non era un misero villaggio di baracche quello dei Nomadi Bianchi. Si spostava di continuo, veniva disfatto e ricostruito almeno quattro volte all'anno, ma la sua grandezza e la sua bellezza restavano intatte ogni volta. La palizzata esterna era sempre fatta di legno fresco, nuovo, e cingeva le tende imbottite di pelliccia come le braccia di una madre amorevole. Nel cuore dell'insieme si stanziavano capanne di fabbri, artigiani e mercanti di passaggio. Gli allevatori, invece, restavano ai margini, pronti a spostare greggi e mandrie quando arrivavano il gelo e la neve.
Quell'anno il villaggio era paralizzato. La notizia della morte del capo dei nomadi era viaggiata veloce attraverso anziane tessitrici e timorosi garzoni, portando inquietudine e confusione nelle tende e intorno ai falò serali. Alcuni vecchi pazzi, impauriti, lasciavano la proprie famiglie professando di un destino nefasto e pieno di atrocità. L'assassino poteva tornare, poteva seminare ancora morte e distruzione nei loro cuori; i padri stringevano più forte i corpi delle figlie.
German fissava la sua gente e si chiedeva se stava facendo la cosa giusta. Bloccare un intero villaggio per le sue esigenze di vendetta non gli sembrava affatto una buona mossa, ma i suoi doveri di capo gli imponevano di fare giustizia. E poi, quel dolore che gli spaccava il petto e l'anima era troppo forte per essere ignorato. Non poteva lasciar perdere.
« Inviate messaggeri in tutto il regno. Qualcuno verrà. » ordinò ai soldati.
I cavalli partirono al galoppo quella stessa mattina. Ogni uomo portava un manifesto che indicava il premio in denaro per la cattura dell'assassino; più sotto, scritto in piccolo, si stabiliva ora e luogo dell'incontro. German sapeva che molti sarebbero stati scoraggiati leggendo la parola "Midgard", tuttavia sperava fortemente in qualche animo buono o - persino lui provava disgusto - in qualche mercenario assetato di gloria e ricchezza. Non importava la natura della visita, ogni individuo intenzionato a cacciare il "mostro" sarebbe stato ben accetto.






QM POINT————————————
Benvenuti nella quest! Come avrete capito, è stato ritrovato il cadavere - senza testa - della figlia del capo dei Nomadi Bianchi. Il bando di cattura dell'assassino è stato inviato in ogni parte del mondo e verrà esposto nelle piazze o appeso all'entrata delle taverne. La prima parte del post è assolutamente libera, potrete descrivere a vostro piacimento motivo/luogo/circostanza in cui venite a conoscenza dell'accaduto.
Nella seconda parte, quella del viaggio verso il paese dei nomadi, vi addentrerete nella zona più fredda del Midgard e sarete esposti ad una piccola bufera di neve. Copritevi come si deve! Qui dovrete fare anche la prima scelta della quest: ognuno di voi, durante il tragitto, si imbatterà in un teschio umano mezzo sepolto nel ghiaccio. Lo potete recuperare o lasciarlo semplicemente per terra. In base alla vostra decisione ci saranno diversi sviluppi in futuro.
Punto di arrivo: Villaggio dei Nomadi Bianchi.
Avete quattro giorni di tempo. Per domande o chiarimenti vi rimando al topic di confronto. Buon divertimento!
 
Top
Aspid
view post Posted on 8/2/2012, 17:39




CITAZIONE
Legenda:
pensato
parlato
pensato Mary
parlato Mary
pensato "Regina"
parlato "Regina"

jpg



Dunque era vero.
Aveva udito la notizia da un gruppo di donne, intente a far vedere i loro tesori ai cavalieri che passavano lungo la via ciottolosa. Un vicolo da evitare, senza ombra di dubbio, vi era capitata per puro caso, mentre inseguiva un gattino arruffato, color della nebbia. Era stata Mary a costringerla, a lei neanche piacevano i gatti. Da giorni si sentiva stranamente irrequieta, era ormai trascorso molto tempo da quando aveva varcato le bianche mura di Basiledra e la staticità della vita cittadina non era riuscita ad interessarla. Le piaceva il posto, stabilirsi lì significava, per lei, dare un senso al giuramento che aveva fatto il giorno dell'arrivo, davanti alle bianche mura. Non aveva mai visto il re, circostanza quella che le provocava fastidio, poichè era la nota dolente su cui la "Regina" continuava a tormentarla, accusandola di essersi venduta.

E se anche fosse?

La reazione le venne spontanea mentre usciva dal vicolo. Il sole apparve improvviso da dietro le guglie dei palazzi, costringendola a pararsi il volto con una mano.

Che posto terribile, e che giorno infausto quello in cui vi siamo giunte!

La "Regina" si era destata dal torpore pomeridiano, riprendendo a macinare rabbia e rancore. Aspid si chiedeva spesso perchè dovesse trascinarsela dietro ma non riusciva a trovare una risposta plausibile nel magma nebuloso dei ricordi. Ma ora, davanti a quel manifesto rovinato dalla pioggia, si rese conto che Basiledra cominciava a starle davvero stretta.

Non vorrai davvero portarci laggiù vero?

La vocina di Mary tintinnò come un campanello. Sbattè le palpebre guardandosi furtivamente intorno, la piazzetta era gremita di gente ma nessuno sembrava prestare attenzione ad una giovane donna un po' tocca che si era fissata di fronte ad un palo. Allungò rapida un braccio, strappando il manifesto.
Più tardi, nel cupo silenzio della camera, lo srotolò adagiandolo sul tavolo. Aveva sentito parlare di Midgard, terra inospitale, candita di bestie feroci e tribù violente. Non era allettata dall'oro ma dall'idea di muoversi, tornare a vagabondare per il mondo, giungere finalmente alla linea dell'orizzonte di cui Mary tanto parlava, per dimostrarle che non sarebbero cadute nell'abisso ma avrebbero camminato ancora, su altre terre. Fu una notte turbolenta, le voci continuavano a produrre suoni che la sua mente percepiva come ronzii di scomodi insetti e più cercava di estraniarsi, più queste aumentavano di intensità, fino a costringerla ad alzarsi definitivamente. La mattina giunse quasi inattesa e la trovò seduta al piccolo tavolo, con i gomiti sul piano, intenta a rileggere per l'ennesima volta il manifesto rubato.

Dunque ce ne andiamo da questo postaccio, finalmente! Care ancelle, accendete per me un cero nella chiesa più grande.

La "Regina" indirizzava ordini ad immaginari servi mentre la giovane si preparava per lasciare Basiledra. Nessun tappeto rosso fu srotolato, con evidente disappunto della Snow Queen, solo il rumore di passi incerti sulla via polverosa, con le spalle rivolte alle mura cittadine, sempre più piccole.
Nessuno era venuto a salutarla. Non aveva amici a Basiledra.

_________________________________________________

Non ricordava di essere stata così "leggera" negli ultimi mesi. Anche mentre camminava in mezzo al nulla, e l'aria si faceva inesorabilmente più fredda, si sentiva libera da vincoli e legami ed il giuramento che tanto l'aveva disturbata al suo arrivo a Basiledra, faceva ormai parte di un retaggio che si era lasciata alle spalle. Sarebbe tornata dinanzi alle bianche mura un giorno. Forse.
Il freddo non le faceva paura, quando la "Regina" aveva preso in ostaggio il suo corpo era vissuta in luoghi impervi, dominati dalla neve, dove il sole non osava farsi vedere per molti mesi. Aveva recuperato un lungo cappotto bianco, di pelliccia d'orso, e gli stivali lasciavano orme più grandi del suo piede nella neve che infestava il sentiero. Il suo continuo peregrinare da un posto all'altro aveva temprato l'insano carattere ponendola, spesso, di fronte a situazioni difficili, da cui ne era sempre uscita quasi integra. Si era imbattuta in carcasse di animali di grossa taglia, segno che qualcosa o qualcuno poco incline al dialogo si nascondeva nei pertugi delle pareti rocciose, in attesa di altre possibili prede. Probabilmente si sarebbe trovata di fronte a gruppi di predoni se non fosse stata colta da una tempesta di neve.
Non era facile mettere un passo dietro l'altro muovendosi controvento, il cappotto svolazzava sferzando l'aria con sonore botte ed il cappuccio a testa di orso tremava sotto la tormenta, sfuggendole dalla testa più di una volta. Era impossibile proseguire con quel tempo, la gola sibilava come strizzata da due mani di gigante e la neve cadeva copiosa, impedendo la visuale. Trovò un incavo nella roccia ormai imbiancata e vi si rifugiò dentro, accucciandosi alla parete con le mani intorno alla testa.

Suvvia, torniamo fuori, non lo sentite il profumo della neve?

Tu sei una donna malata, dovrebbero rinchiuderti da qualche parte e buttare via la chiave.

Le voci ripresero vigore ora che se ne stava rintanata nel buco. Le parve di assistere ad un triste dejà-vu e rimase a fare i conti con i suoi pensieri fino a che la tempesta non esalò l'ultimo respiro. Era abituata ai battibecchi fra Mary e la "Regina" e spesso lasciava che si districassero da sole, cercando di mantere un minimo di controllo ma ne ricavava soltanto dei pesanti mal di testa.
Possibile che fosse l'unica ad aver letto quel manifesto?
Se lo chiese mentre riprendeva il cammino, non era neanche più certa che l'offerta fosse davvero reale o se, al contrario, solo frutto della sua immaginazione. Un semplice pretesto per rimettersi in moto. Aveva superato la gola e la neve stava lentamente diminuendo. Il cielo terso non prometteva niente di buono ed il freddo smorzava il respiro ma l'incedere riprese vigore. E riapparve la terra ciottolosa, un miscuglio di sassi e fango che minava l'equilibrio. Si aiutò appoggiando le mani sul ghiaccio che ricopriva le pareti di roccia. Fu allora che lo vide. Non si sarebbe accorta di niente se non vi avesse piazzato la mano sopra. Allungò il collo trovandosi a fissare qualcosa che pareva un sasso rotondo ma, ad uno sguardo più attento, si accorse di avere fra le mani un teschio umano. Aveva incontrato carcasse ed ossa di animali lungo il cammino ma quell'affare non le piaceva per niente.

Non lo toccare!

Sciocca ragazzina, non vedi che l'ha già toccato?

Sbuffò. A volte agognava la vita solitaria, il pensiero di doversi dividere fra una donna odiosa che si credeva una regina e una ragazzina ingenua che faceva domande retoriche e credeva nelle fate era estremamente faticoso.

E' un teschio umano. Non avete mai visto un teschio umano prima d'ora?

Nessuno rispose. L'avevano lasciata di fronte ad un bivio, come facevano sempre. Tante chiacchiere ma quando si trattava di decidere le vigliacche si dileguavano. Osservò il teschio, inclinando la testa di lato. Non seppe dire per quanto tempo rimase a fissare gli occhi incavati ed il "sorriso" inquietante ma quando riprese il cammino non aveva più niente fra le mani. Il teschio rimase lì, dove le era apparso, alla mercè di qualche altro avventore.

_______________________________________________

Aveva i piedi freddi quando intravide le prime capanne.
Non era stato facile trovare il villaggio, aveva sbagliato strada due volte, ritrovandosi nel punto in cui era già passata tempo addietro. Il clima rigido le era stato nemico e nessun essere umano dotato di buon senso avrebbe affrontato il freddo per lasciare il calduccio della propria dimora. Aveva incontrato solo uno storpio, perdendo un mucchio di tempo per tentare di spiegarsi e quello le aveva fatto fare un giro pesca interminabile. Raggiunse la palizzata semi coperta dalla neve e si spinse all'interno dello stanziamento, constatando che i Nomadi Bianchi tanto male non se la dovessero passare. Il viaggio era giunto al termine e poteva fare due considerazioni: era in lieve anticipo rispetto all'orario indicato sul manifesto. Era sola.

 
Top
view post Posted on 8/2/2012, 19:24
Avatar

Studioso
····

Group:
Member
Posts:
1,189

Status:


Numar fissò il sole nel deserto. La sua luce rifletteva sulla sabbia di quel luogo desolato. Quel riflesso si diramava in mille variazioni di colore. Una visione paradisiaca in un luogo infernale come quello...
Un movimento sotto di lui lo distolse dai suoi pensieri.
Sbuffò. "Ma vuoi stare un pò fermo ?". Diede un leggero pugno alla nuca all'uomo su cui stava seduto.
Il corpo di quello giaceva insanguinato ed esanime nella polvere. Ma era ancora vivo. Numar aveva voluto così.
L'uomo mugugnò qualcosa. "Non te la prendere con me ! La colpa di ciò è solo tua ! Finalmente sto un pò lontano da quella stramaledettissima nave e tu mi disturbi chiedendomi indicazioni ?!".
L'uomo non disse nulla. Probabilmente non riusciva a parlare a causa dei tagli sulla gola che il mezzodemone gli aveva inflitto.
Numar iniziò a frugare nella bisaccia del viaggiatore. "Vediamo un pò cosa ti ha portato qui... ah interessante...".
Aveva trovato un foglio di carta. Un manifesto. Parlava di un assassino che stava spargendo terrore a Midgard. Si parlava anche di una grossa taglia per la cattura del "mostro".
"Mmmh...". La possibilità di guadagno lo attirava molto di più da quando era entrato tra i Goryo. Sarà per lo splendido ambiente i cui devo vivere ogni giorno...
E poi il soldato sotto di lui era la prima preda da molto tempo ormai. Lui voleva altra carne. Lui aveva bisogno di altra carne...
"Molto bene, sistemerò questo tipo !". Si rivolse poi al soldato sul quale è seduto. "Non preoccuparti : hai fatto giungere il tuo messaggio e alla persona più indicata per risolvere la situazione.
Peccato però che non potrai godere dei frutti del tuo successo...".
Detto questo, alzò due dei suoi artigli metallici,simili a quelli di una belva, e li conficcò nel collo dell'uomo.
Quello si mosse ancora per qualche instante ma poi si calmò. Ora non era che un cadavere, pronto ad essere divorato dalla sabbia implacabile del deserto...
Numar portò le due dita alla bocca e ne leccò via il sangue. Frugò ancora nella bisaccia del defunto e trovò un mantello nero e pesante. Probabilmente l'uomo se l'era tolto durante la traversata del deserto.
Meglio prenderlo! Da quel che ho sentito dire Midgard non è esattamente un luogo assolato.

Il vento ululò di nuovo. Pareva un branco di lupi affamati per quanto faceva rumore. Gli ricordava la sua famiglia...
La neve cadeva fitta e si scontrava contro il volto di Numar. Socchiuse gli occhi per poter vedere meglio dove andare. Purtroppo tutto ciò che vedeva davanti a lui era il bianco impenetrabile di quel luogo. Cadde in ginocchio e, colto da una rabbia improvvisa, gridò al gelo gelido il suo disprezzo.
Sono sopravvissuto ad un deserto di fuoco e ora mi faccio mettere in ginocchio da un deserto di ghiaccio !
Il furore che si era acceso in lui gli diede la forza necessaria a rialzarsi. Mentre lo faceva, ululò come era solito fare nelle solitarie notti al chiaro di luna.
Fece un profondo respiro per rimettersi a camminare. Qualcosa lo attirò. Un'odore strano, quasi pungente.
Si accovacciò a terra e si mise a cercare la fonte di quel odore aromatico.
Non impiegò molto tempo per fare ciò. Un pezzo di neve rotondo abbastanza solido pareva ad una prima occhiata.
Lo afferrò con una mano e subito sentì due buchi nei quali cui infilò le dita. Lo pulì dalla neve finchè non riuscì a distinguerne i lineamenti.
Un sorriso comparve sul suo volto. Tra le mani teneva un teschi umano. Forse si trattava di una delle vittime del fantomatico mostro oppure era un poveraccio che era morto assiderato.
Lo fissò con attenzione. Gli occhi del mezzodemone fissi nello sguardo ormai perso del teschio.
Allungò la lingua e la fece passare su di esso dall'angolo della bocca fino alla nuca.
Il freddo aveva conservato il sapore della carne alla perfezione.
Dopo essersi leccato le labbra, mise il teschi all'interno della tasca del mantello.
Messa al sicuro quel gustoso "dolciume"si rimise in marcia.

Dopo aver camminato per quasi più di un'ora finalmente trovò delle tracce.
Orme di piedi. Quasi cancellate dalla neve ma ancora visibili.
Decise di seguirle.

snow-h1

Quindici minuti dopo stava osservando le tende che riempivano l'accampamento.
L'odore di tutta quella gente ammassata gli dava alla testa.
Appena entrato notò una ragazza dai capelli bianchi. Probabilmente era venuta fin lì per la taglia.
Infatti possedeva un'aria combattiva. E lui adorava le ragazze combattive. Erano persino più tenere delle altre.
Numar fece comparire un sorriso sul volto e si avvicinò a lei da dietro le spalle.
"Salve,anche tu qui per la "caccia"?"

ReC : 200 AeV : 250 PeRf : 300 PeRm : 75 CaeM : 200

Condizioni fisiche : illeso
Conidzioni mentali : Affamato ma speranzoso
Energia : 100%
Passive :
-Indifferenza animale - Di tutte le razze, i mezzi demoni sono senz'altro quelli più denigrati, allontanati e scacciati di tutti. Proprio per questo, quindi, hanno dovuto imparare a cavarsela da soli e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. A forza di crescere in questo modo, i mezzi demoni si sono abituati a gente che tenta di intimorirli, minacciarli o irretirli e hanno sviluppato quella che potrebbe definirsi una particolare "Abilità razziale". Sono infatti parzialmente immuni alle influenze psicologiche. Non a tutte, si intende, altrimenti risulterebbero atoni e privi d'emozioni, ma senz'altro, a differenza di tutte le altre razze, si lasciano intimorire meno facilmente e persuadere con notevole difficoltà.
Il timore provocato dalla vista di demoni o angeli, ad esempio, non avrà su di loro effetto.
Sensazioni profonde come forti paure, o tanto grandi, però, avranno comunque effetto. Quest'abilità è una normale difesa psionica di livello passivo.
-Olfatto(Mannaro)-Al primo stadio di unione, il Mannaro non risentirà particolarmente degli effetti della propria condizione, apparendo in tutto e per tutto simile ad un comune essere umano: la coesistenza di uomo e animale non sarà che un particolare trascurabile della sua vita quotidiana. Malgrado le apparenze, tuttavia, qualcosa sarà già mutato nel portatore e i suoi effetti, pur nascosti, non mancheranno già di renderlo una persona fuori dal comune: uno dei cinque sensi avrà infatti subito un'evoluzione tale da discostarlo dai comuni parametri umani per renderlo un super-senso. La scelta dello stesso starà alla discrezione e alla coerenza dell'utente che potrà prediligere, per esempio, l'olfatto per un uomo lupo (così da poter sempre avvertire l'odore del nemico) o la vista per una donna falco (per consentirle di vedere a grandi distanze) o, ancora, il gusto per un uomo rettile (in modo da percepire le vibrazioni dell'aria). Il super-senso del Mannaro sarà in grado di arrivare sempre laddove la natura normale non potrebbe, ma ciò non varrà per contrastare effetti magici o condizionamenti psionici. Dunque una super-vista non potrà violare una tenebra illusoria o un super-udito non potrà contrastare un silenzio magico.
 
Top
view post Posted on 8/2/2012, 20:58
Avatar

Ad Agio Nel Disagio
·········

Group:
Member
Posts:
17,462
Location:
Torino

Status:




Il torbido liquido dorato, tempestato di gioiose bollicine, sembrava risplendere di luce propria dietro il vetro sporco. L'uomo si concentrò di più sulla schiuma biancastra che pareva quasi strabordare dal boccale scheggiato, ignorando urla, roche risate, musica e clamore. Tamburellò con le dita sul tavolo in radica, con calma infinita, ammirando lo scoppiettare della spuma che sfrigolava rivelando come - in fin dei conti - il boccale non fosse pieno di birra come gli era parso.
Chiuse gli occhi chiari, buttando la testa all'indietro. Seduto piuttosto scompostamente in quel tavolo d'angolo, illuminato appena dalla luce tremolante delle candele, aveva sott'occhio quasi tutta la lurida bettola in cui aveva deciso - a malincuore - di trascorrere la serata. Non che ci fosse nulla di interessante in quella massa chiassosa di porci e puttane.
Per un istante si chiese se il suo giudizio sugli ospiti del delizioso tugurio non fosse troppo avventato. Aprì gli occhi appena in tempo per scorgere, a qualche metro di distanza, quella che pareva esser stata una bottiglia infrangersi contro la parete in una pioggia di schegge. Decise che in fondo la natura della clientela non era affar suo e, con rinnovato interesse, riprese a sviscerare le profondità cromatiche della sua consumazione.
Da quando era entrato a far parte del clan Soyra era passato...del tempo. Non avrebbe saputo definire esattamente quanto. Era stata certamente una fortunata coincidenza e lui non aveva voluto, almeno in quel frangente, tentare troppo la sorte; dopo una brevissima visita al luogo che sarebbe dovuto esser la sua nuova casa, Lazarus aveva lasciato le accoglienti spire dei resti di Vesta in favore di lidi più comuni. Le folle gioiose di campagnoli...quale luogo più adatto per sentirsi parte della grande bestia chiamata Umanità se non l'unica taverna di quel ridente paesino tanto lontano dalle tenebre fasulle del Gorgo? Ed aveva davvero vagato a lungo, l'avventuriero, prima di lasciarsi dietro l'opprimente peso delle parole di Xandra; tanto a lungo da capitare, per caso o per volere del fato, non troppo distante dal confine con il Regno degli Uomini. Una meta che, a dirla tutta, non era tra le sue priorità.
La priorità unica e impellente, invece, era un altra: non la sua compulsiva ricerca di anime bensì un bisogno più comune e banale: denaro! Se voleva evitare di soccombere in quel nuovo mondo appena scoperto di certo gli sarebbe servito denaro, e una forza superiore ai suoi piccoli balocchi. Ma per ottenere la seconda aveva deciso di attendere che fosse il mondo a suggerirgli il metodo migliore.
Si convinse che per quanto quel liquame fosse di infima qualità in fondo l'aveva pagato, ed era quindi conveniente non lasciarne neppure una goccia. Portò alle labbra il bordo del boccale, trangugiando qualche sorsata di birra. Orribile. Accantonò rapidamente quel che rimaneva della sua scriteriata spesa extra in un angolo del tavolo, meditando di concludere quella tortura per il gusto più tardi, e prese a scrutare con scarso interesse la fauna locale. Gli occhi grigi guizzavano penetranti di volto in volto, ma la mente del negromante era ancora intrappolata nel suo fin troppo leggero portamonete.

Forse avrei dovuto rivedere la mia idea di fedeltà coniugale sulla passerella di marmo con quella guardiana ninfomane.

Si sorprese della biascicata affermazione che era uscita dalle sue labbra. Imprecò a bassa voce. Quel posto lo stava lentamente incattivendo, e stranamente quel suo peggioramento non gli dispiaceva poi così tanto.
In ogni caso, probabilmente sarebbe stato lui a venir rapidamente infilzato da Xandra piuttosto che il contrario. Ghignò, annuendo appena.
Si, stava proprio cadendo in basso, con il corpo e lo spirito. Spirito, più che altro con la mente: il suo spirito più in basso di così non poteva trovar sistemazione.
Fu allora che, alzando lo sguardo, scorse il piccolo gruppo. Erano una mezza dozzina: paesani, avventurieri e qualche donna di bassa risma, tutti intenti a cercare di decifrare il bando infisso ad una delle colonne portanti del malandato locale.
Li osservò per qualche minuto, assistendo al piccolo via vai e sostituirsi di curiosi. Chi si allontanava scuotendo la testa, chi fissava a bocca aperta il foglio lercio, chi zampettava nervoso attendendo che qualcheduno più colto di lui si degnasse di legger ad alta voce quelli che gli parevano solo strani simboli. Lazarus afferrò il boccale, si fece forza e lo svuotò del tutto, per poi avvicinarsi tranquillo al variegato crocchio di curiosi.
Superato qualche tavolo e una cerchia di danzatori fradici di liquore finalmente riuscì a sentire i primi mormorii e, pochi attimi dopo, si trovava al fianco di un anziano macilento, intento a leggere il bando.
Scorse brevemente le poche righe malamente stampate su pergamena ingiallita. Se non altro, quello squassato foglietto ne aveva fatta di strada! Non conosceva molto bene la geografia del continente,ma era quasi certo di aver letto da qualche parte che le Midgard non fossero esattamente il posto migliore dove passare gli anni migliori della propria esistenza. Ma in fondo chi era lui per giudicare i gusti del mandante riguardo all'acquisto di immobili...fuori mano?
Si guardò attorno. L'espressione "Cacciatore di Taglie" gli si era marchiata a fuoco nel cervello e sembrava non voler più andare via, almeno al pari di "conto in rosso". Si schiarì la gola e, con un movimento fluido, superò gli ultimi villici arrivando proprio davanti al manifesto.

Signori, a qualcuno di voi interessa intraprender questo magnifico viaggio nelle idilliache terre gelate delle Midgard?


Attese giusto un secondo. I suoi compagni di avventura non sembravano molto propensi a seguirlo; a dire il vero, un paio di loro stavano probabilmente ancora cercando di capire da dove saltava fuori quello strano tipo dai lunghi capelli color rame.

No? Allora spero non dispiaccia a nessuno se prendessi il bando: per non perder la strada e farmi riconoscer all'arrivo, ovviamente.

Con agilità e cura l'uomo staccò la pergamena dalla trave di legno,si esibì in un mellifluo inchino e si congedò, trotterellando verso l'uscita dell'osteria canticchiando allegramente.

Soldi soldi soldi soldi! ♫


___________________________________________



Freddo freddo freddo freddo!


Le deliziose distese gelate delle Midgard centrali offrivano all'infreddolito giocattolaio una grande scelta di divertimenti. Subito era rimasto incantato dalle montagne innevate che, come bianche lame di coltelli, svettavano poco incoraggianti in lontananza, avvolte dalle nubi e dal riverbero della neve. Avanzando sui sentieri impervi si era lasciato rapire dalle distese di rocce gelate e nevi perenni che accoglievano i viandanti e aveva letteralmente adorato gli stretti sentieri a strapiombo nel vuoto scivolosi per il ghiaccio. Ed ora, dopo che con il favore di chissà quale divinità montana era riuscito a raggiungere la zona indicata - o almeno, così pareva a lui - si era ritrovato nuovamente a malebenedire la sua fortunata scelta di intraprendere quel viaggio in cerca di fama e bisognosi a cui prestar soccorso.
E soldi. Ah! Soprattutto di soldi. In fin dei conti, stava soffrendo le pene dell'inferno anche sulla terra dei vivi solo per maledette monete d'oro.
Aveva rimediato qualche cosa da metter sotto i denti alla frontiera, assieme ad un equipaggiamento quantomeno più adatto al clima di quei luoghi. Una squallida e consunta pelle di un indefinito animale del posto, conciata e tagliata per assomigliare vagamente ad un indumento - che nonostante tutto faceva il suo dovere, riparandolo dal freddo; un paio di guanti e di calzature che impedissero alle sue preziose dita di spirare a metà viaggio, lasciandolo in preda ad un nefasto destino; e infine, per l'appunto, qualche tozzo di pane e della carne secca, che aveva scoperto con disappunto esser diventati entrambi persino più duri di quando li aveva comprati. Il che era tutto dire.
Era ormai da diverso tempo incappato in una piccola tormenta di neve. Fortunatamente quell'imprevisto non aveva assunto le bibliche proporzioni che ci si sarebbe aspettati in un luogo tanto ostile e l'uomo, anche se con passo più lento e misurato, aveva continuato la sua avanzata verso il villaggio dei nomadi.
D'un tratto una fitta di dolore percorse il piede sensibile per il freddo intenso, risalendo la sua colonna vertebrale fino ad erompere in una pacata serie di colorite bestemmie che ricamavano - attorno a figure demoniache ben note al negromante - diverse appassionate narrazioni su pratiche poco ortodosse che i bravi diavoli erano soliti esercitare con il basso ventre.
Prima di chinarsi con odio sulla fonte del suo dolore, Lazarus pensò che in fondo c'era molto più gusto in quelle imprecazioni sapendo che la sua anima era già la sotto ad arrostire lentamente, e si congratulò con se stesso per essersi sfogato a voce sufficientemente bassa da non causare una valanga.
Si stupì alquanto nel ritrovarsi tra le mani quello che era senza ombra di dubbio un teschio umano. Non era certo il tipo che si impressionava di fronte a simili ritrovamenti, ma ammise che in effetti un singolo teschio tanto pulito sepolto appena sotto qualche centimetro di neve nel bel mezzo di una montagna non era cosa comune da vedersi. Si rigirò il teschio tra le mani.

E' proprio un bel teschio, non c'è che dire. Vorrei averlo io un teschio così. Forse cel'ho, in effetti. Bha, ci sarà un tempo anche per scoprirlo prima o poi.

Non era mai stato un tipo particolarmente sano di mente,ma il freddo e la solitudine di quel viaggetto non dovevano aver certo fatto bene al negromante. In fondo, i teschi gli piacevano non poco. Li trovava...solari. Altrimenti avrebbe certo scelto un mestiere diverso.
Poggiò il cranio su di una roccia poco distante, osservandolo meglio come se stesse guardando un opera d'arte. Si sfregò le mani, chinandosi nuovamente sul punto dove aveva ritrovato lo strano souvenir e cominciando a scavare sommariamente, gettando di lato la neve fresca.

Ci volle qualche minuto prima che l'uomo si rialzasse in piedi, guardando compiaciuto la sua opera. Nessuna traccia del resto del corpo a quanto pareva, almeno ad un esame sommario della zona. E poi, le gambe iniziavano ad intorpidirsi.
Il negromante decise che quell'intermezzo di grottesca goliardia era durato abbastanza. Già era abbastanza assurdo trovare un teschio senza alcuna traccia di parti molli negli strati superficiali di neve, l'assenza di un cadavere era poi una scoperta ancor peggiore. Quell'affare non doveva avere una bella storia alle spalle. E poi non aveva una sacca abbastanza grande per portarselo dietro.
Con rammarico riprese tra le mani il cranio.

Au revoir mon ami! Anzi, a dire il vero spero proprio di no.

Scandì con enfasi, lasciando cadere il cranio nella neve all'incirca nel punto dove l'aveva trovato. Senza complicare ulteriormente l'assurda selva di orme che si stava lasciando dietro,Lazarus riprese il suo viaggio,ripulendo i guanti dalla neve e stringendosi addosso la pelliccia. Avrebbe mentalmente annotato quel punto, per quanto fosse possibile orientarsi tra le rocce e la neve candida, nel caso gli fosse mai servito un teschio umano così evocativo. Magari come suppellettile.

___________________________________________




Finalmente i picchi e gli strapiombi si fecero meno invadenti, i pendii si addolcirono e, quasi fosse uscito all'improvviso da un labirinto di roccia e ghiaccio, Lazarus si ritrovò in vista del villaggio dei Nomadi Bianchi. Una palizzata di legno coperta in cima da poche dita di neve fresca accolse il viandante, salvando il pover'uomo dall'atroce dubbio di aver sbagliato strada. Oltre alla fenditura che costituiva l'accesso al paese e sopra il bordo della recinzione si potevano scorgere grandi tendaggi di pelo e cuoio, quasi fossero vele di una nave immaginaria pronta a salpare per lidi lontani.
Con un profondo sospiro di sollievo, l'infreddolito avventuriero riprese il suo incedere; ritornato nella civiltà sembrava aver recuperato almeno in parte il suo passo sicuro. Oltrepassò l'entrata dell'insediamento salutando con un sorriso affabile le guardie, dirigendosi verso la parte più interna del paese in cerca di qualcuno che potesse indicargli a chi rivolgersi per ottenere qualche informazione in più sulla misteriosa richiesta d'aiuto.
Alcuni nomadi passavano veloci per le strade gelate ma, a quanto pareva, tutti preferivano rimanere nel caldo tepore dei tendaggi di pelo che passare la giornata al freddo della Pianura Ghiacciata.
Ci volle un pò prima che Lazarus notasse la ragazza dalla pelle candida; quasi ella fosse tutt'uno con la neve fresca sul terreno non gli era parso di scorgerla fino a quell'ultimo istante, forse troppo preso nell'osservare le titaniche tende degli abitanti. Sembrava impegnata a conversare con un uomo, ma da quella posizione poteva solo scorgere neri capelli ispidi.
Esaminò di sfuggita i due dall'aspetto tanto inusuale, ma il suo interesse scemò presto e rivolse lo sguardo altrove. Non poteva certo esser l'unico ad essersi messo in viaggio per quel luogo dimenticato da dio; si limitò a sistemarsi meglio la pelliccia addosso, scrutando con poco interesse la zona. Dopo tanto camminare, un pò di riposo non lo disdegnava di certo.


[Rec: 250] [AeV: 150] [Perf: 75] [Perm: 225] [Caem: 150]



Ferite Accumulate:
Nessuna.

Status Psicologico:
Perfetto

Energia Residua:
100%

Abilità Passive:
- Should I be Afraid? - Chissà per cos'è stata usata quella luminosa e guizzante fiammella. L'anima di Lazarus,intendo. Non che a lui importi dove sia finita,sia ben chiaro,ma di certo a qualcosa servirà. A lui,è servita come pagamento per quell'arte che trova così sua,tra corpi inanimati e anime senza corpi - e la differenza non è poca,badate - perciò perchè curarsene? E quella piccola mancanza non è poi così male dopotutto. Non sono molte le cose che possono scuotere Lazarus nè quelle che possono intaccare la sua mente. Vale come difesa psionica passiva.
[Abilità Personale 1°]

- Can the Darkness Hide you Soul? - Negromante sì,ma prima di tutto artigiano, artista, tecnico, meccanico e,in origine,di stirpe elfica. Quante notti passate a lavorare su parti infinitesimalmente piccole, su delicati ingranaggi di carillon o a rifinire volti intagliati alla luce delle candele! La vista di Lazarus è eccellente,tanto che alcun impedimento - come l'oscurità,la nebbia o effluvi di qualsiasi genere se reali - possono ostacolare il suo sguardo. Puoi nascondere la tua anima?
[Passiva Razziale Mezz'elfo: Scurovisione]

- My Finger aren't Just to Please Woman - Un secondo. Rapidità,precisione,concentrazione,le qualità dell'artista diventan quelle dell'evocatore,e il negromante non ha bisogno di perder tempo per scatenare i suoi adorati omuncoli sull'avversario. Uno schiocco di dita per un esercito?
[Passiva di Dominio Lv 1]

Abilità Attive:


Note:



 
Top
Caccia92
view post Posted on 9/2/2012, 14:28




Orme di Sangue
~
{Teschi nella neve}



L'uomo cammina nella neve.
Ora ha il primo elemento di cui parla il libro: un teschio di una vergine di sangue reale. Deve recuperare ancora degli oggetti per completare il rituale, ma quel lavoro iniziale l'ha fatto bene e in fretta. Presto, molto presto, avrebbero iniziato a dargli la caccia. È sicuro di questo. Eppure non sembra avere fretta mentre si sposta tra le lande ghiacciate, mentre attraversa il valico e i fitti boschi bruni del Midgard. Tutto procede come previsto.
L'uomo sorride e si ferma davanti alla palizzata.




———————————— Pianura ghiacciata
{Villaggio dei Nomadi Bianchi}


Erano passati diversi anni da quando German camminava tra le mura del suo castello. In un tempo ormai perduto, le sue ricche vesti si intonavano perfettamente con la sfarzosa sala dei banchetti, con il trono intarsiato d'oro e le decine di servitori che si prodigavano per servirlo. Aveva guerrieri, aveva fama e gloria, aveva una moglie amorevole e un futuro assicurato nella ricchezza. Ora, nella pianura di ghiaccio, cosa gli restava? La sua gente e i suoi braccianti, alcuni uomini che conoscevano l'arte della guerra e un poco di oro per comprare pane e pellicce. Ma l'antica casata dei Bauster sembrava essersi dissolta come neve al sole, tutta la nobiltà che impregnava quel nome era scomparsa nelle baracche del villaggio dei Nomadi Bianchi. La sua stirpe era stata spezzata con il sangue sul ghiaccio del Midgard, dilaniata dalla furia omicida di un uomo senza volto e senza ombra.
« Signore...sono arrivati. » disse Hide.
German si riscosse dal limbo di ricordi e sollevò lo sguardo dai tappeti consumati della sua tenda. Alla fine qualcuno aveva accolto la sua disperata richiesta di aiuto. Qualcuno aveva abbandonato la propria calda dimora per recarsi in quel posto maledetto. Cosa li aveva attirati? Il desiderio di far luce sull'omicidio? Il bisogno di giustizia? La sete di gloria? In fondo non aveva importanza il pretesto. I cacciatori erano giunti per colmare quel vuoto che aveva attanagliato il suo cuore di padre. Erano giunti per dare battaglia alla follia di un assassino senza scrupoli. German si sentiva pieno di nuove energie e, soprattutto, di speranza. Prese il pesante mantello di pelliccia e seguì il suo soldato fuori dalla capanna.
Faceva molto freddo e la gente preferiva restare al caldo, piuttosto che dedicarsi ai lavori nel villaggio. Non c'era molto da fare, le bufere di neve e le incrostazioni di ghiaccio costringevano fabbri, artigiani e mercanti ad abbandonare il proprio posto e le proprie occupazioni. Gli allevatori se ne erano già andati per cercare nuove terre verdi lontano dal Midgard. Tutto giaceva nel silenzio e German lo sapeva. Tuttavia, a malincuore, non poteva certo abbandonare il suo progetto proprio in quel momento: ci sarebbe stato il tempo per rimettere a posto ogni cosa, per ripulire e lavare la sofferenza dai volti della sua gente.
« Siate i benvenuti! » disse.
Erano in tre, meno della metà di quanto sperava. Un uomo dai capelli ramati, di bell'aspetto e con la sicurezza che trapelava dallo sguardo; un ragazzo moro, alto, forte e dall'espressione lupesca; una ragazza dalla pelle candida e dai tratti fini. Loro erano i suoi valorosi guerrieri, erano il suo desiderio di vendetta. Portavano delle armi e sembravano determinati a compiere la missione per cui avevano attraversato a piedi la Landa Ghiacciata. German non poteva ritenersi insoddisfatto, così sorrise e strinse a tutti la mano.
« Venite, il nostro druido vuole parlarvi. »
Li condusse attraverso le basse baracche, le fucine e gli arcolai. Seguirono un piccolo sentiero che si inoltrava nel cuore del villaggio, verso uno spiazzo completamente libero e spoglio. Al centro dello spiazzo si trovava la tenda di Hyrowet, un telone nero e sporco fissato a terra con delle aste di ebano. German, con un gesto cavalleresco, scostò il primo lembo di stoffa per lasciare entrare la ragazza, poi invitò gli altri due ad accomodarsi. All'interno c'era un odore amaro di erbe bruciate sul fuoco; ogni angolo era occupato da qualche strano oggetto metallico o da fasci di radici e pietre dal discutibile valore; un fumo denso e scuro saliva dal calderone posto sulla sinistra, mentre un vecchio dalla barba lunga e bianca russava sonoramente sopra un tavolino immerso nelle cianfrusaglie. L'anziano, dopo uno scatto da infarto e un urlo acuto, si ridestò dal sonno. Occhi sciupati e grigi sondarono il volto dei tre avventurieri che stavano al principio della sua casa. Non sembrò sorpreso nel vederli, ma imprecò a bassa voce mentre faceva spazio tra la confusione. Spostò qualche oggetto a casaccio, poi invitò German e il trio a sedersi sul pavimento lercio.
Improvvisamente il druido assunse un atteggiamento molto serio.
« Io sono Hyrowet, custode dei segreti del Midgard... » aveva una voce stridula e agghiacciante « ...e vi ho convocati per darvi un avvertimento. Conoscete il Libro dei Morti? »
Attese con impazienza una risposta che non arrivò e sembrò molto scocciato.
« Non lo conoscete, immagino. Poco male...dunque, questo libro è la chiave per la negromanzia. Ci sono diverse formule scritte sulle sue pagine antiche, alcune talmente potenti da fare impallidire persino i cadaveri... » sorrise, compiaciuto dalla sua battuta « ...e me lo hanno rubato un paio di giorni fa. »
German scattò da terra e spalancò gli occhi. Il druido non gli aveva riferito del furto, non gli aveva detto della scomparsa del prezioso manufatto. Se il Libro dei Morti cadeva in mano a qualche ignorante, i demoni della notte avrebbero preso il sopravvento, rilasciando un male indicibile nella Pianura ghiacciata. Il libro era la colonna portante di tutte le stregonerie della vecchia casata dei Bauster, un'arma dall'incredibile potenza. Come diavolo avevano fatto a rubarlo nel bel mezzo del villaggio?
German prese a sudare e una strana inquietudine gli attraversò lo sguardo. Hyrowet gli fece cenno di restare calmo.
« Io sono convinto che l'abbia preso il vostro uomo. Per questa ragione, ho deciso di aiutarvi... » sorrise « ...se mi riporterete indietro il libro. »
Il druido si affaccendò nella ricerca di qualche cosa tra le pile di cianfrusaglie. Frugò per un paio di minuti, bestemmiando e maledicendo la sfortuna. Poi esultò mentre estraeva una corta spada dalla lama brillante. Sull'elsa nera era inciso il muso ringhiante di un grosso lupo. La tese a Numar.
« Per te, la Daga del lupo. »
Si tuffò nuovamente nella confusione, con lo stesso fervore di un minatore che cercava oro nelle caverne. Dopo un po' di tempo, recuperò una bella corona fatta di cristallo trasparente. Era finemente lavorata con ghirigori e piccoli fiocchi di neve. La porse con riverenza ad Aspid.
« Per lei, signorina, la Corona del ghiaccio. »
Riprese ancora a cercare. Imprecò ad alta voce quando un mestolo gli cadde in testa. Alla fine, riuscì nel suo intento e consegnò a Lazarus uno strano tomo rilegato in pelle ingiallita. Sembrava molto vecchio e presentava, in copertina, strane incisioni in una lingua sconosciuta.
« Le Memorie del druido. Ti sarà molto utile... » annuì con sicurezza « ...che la fortuna vi accompagni! Io vi suggerisco di cominciare la vostra ricerca sulle montagne o alla città degli orchi. Non sono molto ospitali, ma i loro stregoni possono indicarvi la strada. »
Il vecchio fece una pausa e German si mise una mano sul volto. Era imbarazzante il comportamento del druido e i suoi ordini non erano degni dell'ospitalità che voleva riservare ai tre avventurieri. Ma lui cosa poteva farci? Sperava solo che Hyrowet conoscesse tutti i dettagli della morte di sua figlia e che non bramasse soltanto il ritorno del prezioso libro di negromanzia.
« Cosa fate lì impalati? Muovetevi! »
German scosse la testa e si scusò.






QM POINT————————————
Un altro pezzetto di storia rivelato. Come avrete già intuito, all'inizio di ogni scritto c'è qualche indizio su cosa sta facendo l'assassino.
Ma passiamo a noi: German vi conduce dal druido del villaggio, il quale vi spiega che il Libro dei Morti è stato rubato dalla sua tenda. Pare che sia un manufatto importante e il vecchio sembra sicuro che il vostro bersaglio sia il ladro. Per la missione vi vengono consegnati tre oggetti di supporto.
CITAZIONE
Numar: hai la Daga del lupo. Si tratta di una spada corta con l'elsa lavorata in modo da rappresentare il muso del feroce cacciatore dei boschi. La spada ti permette di spendere un consumo pari ad Alto per infliggere un danno Alto da lacerazione. La puoi utilizzare solo una volta durante la quest.
Aspid: hai la Corona di ghiaccio. Un oggetto prezioso e riccamente decorato con piccoli fiocchi di neve. Se la indossi e spendi un consumo pari a Medio, potrai diventare completamente invisibile per un turno di combattimento o per un giro di post; potrai mantenere attiva la tecnica muovendoti lentamente e senza produrre eccessivo rumore. La puoi utilizzare solo una volta durante la quest.
Ødin: hai le Memorie del druido, un libro vecchio e consumato. Nelle sue pagine ci sono degli strani segni e delle lettere sconosciute, con affianco un'accurata descrizione delle stesse. Ti permetterà di decifrare antichi codici della Landa Ghiacciata. Puoi utilizzarlo per tutta la durata della quest.

Si presenta la seconda scelta della missione: dove iniziare le ricerche? Il druido vi ha indicato due posti plausibili: le montagne a Nord o il villaggio di orchi ad Est. Decidete dove andare, potete restare insieme o separarvi.

Punti di arrivo:
-Montagne: se imboccate questa strada, il vostro turno finisce davanti all'entrata di una grotta.
-Villaggio di orchi: se imboccate questa strada, il vostro turno finisce davanti ad un posto di blocco degli orchi, vicino ad un ponte che attraversa un precipizio. Se volete descriverli, sono due grossi guerrieri dalla pelle marrone e dagli occhi minuscoli. Portano armature a piastre e due asce da combattimento.

Avete quattro giorni. Per domande e chiarimenti, vi rimando nel topic di confronto!
Buona fortuna!
 
Top
Aspid
view post Posted on 11/2/2012, 12:07




CITAZIONE
Legenda:
pensato
parlato
pensato Mary
parlato Mary
pensato "Regina"
parlato "Regina"

jpg



Si trovava lì per la caccia?
Osservò l'uomo dai capelli neri come se si trovasse di fronte un fantasma, mentre le parole scritte sul manifesto presero a turbinarle davanti agli occhi. Non aveva pensato al reale scopo di quel viaggio, la sua unica "missione" era quella di lasciarsi alle spalle una vita caratterizzata dall'abitudine, che non le si confaceva. Ma adesso, in mezzo alle tende dell'accampamento il motivo della sua presenza lì la trafisse come un dardo infuocato. Evidentemente si, era lì per la caccia. Qualcuno aveva pregato affinchè il grido di dolore si spandesse per il mondo conosciuto, volto ad accarezzare il cuore di coraggiosi paladini della giustizia o le tasche di scaltri mercenari in cerca di denaro. Non si sentiva parte di nessuna delle due categorie, era l'insana e come tale capace di tutto. Anche di lanciarsi sulle tracce di un feroce assassino.
Non ebbe comunque il tempo di rispondere, un uomo coperto da una spessa pelliccia comparve all'orizzonte, accompagnato da una guardia. Strinse la mano ad altri due avventori oltre a lei - non si era accorta della figura dai capelli ramati - ma la sua attenzione si riversò su chi li aveva accolti. Un uomo sopraffatto dal dolore, il volto esprimeva delusione per la magra raccolta ma la bocca si allungò in un sorriso di benvenuto. Rimase in silenzio, si sentiva stranamente abbandonata, le voci che
albergavano nella sua mente non avevano manifestato un solo sussurro da quando era giunta a destinazione. Si strinse nella pelliccia d'orso e seguì, docile, la figura che si muoveva sicura fra le baracche, addentrandosi nel cuore del villaggio. Si fermarono di fronte ad una tenda nera, che contrastava con le altre imbottite di pelliccia. Entrò per prima, incrociando appena lo guardo dell'uomo che le scostò il sudicio telo per consentirle l'accesso. Immediatamente un odore di erbe bruciate la costrinse a portarsi la mano alla bocca, nel vano tentativo di mitigarne gli effetti penentranti. Probabilmente proveniva da un calderone fumante, impossibile capire che cosa contenesse. Niente di buono comunque.

Siamo finite in casa di Mago Merlino!

Ecco che la vocina squillante di Mary tornò a farsi sentire, intrisa di allegro stupore. Alcune volte le pareva di trovarsi in compagnia di un bimbo dagli occhi luccicanti, che allungava le piccole e cicciose braccia incerte di fronte alla sua prima, vera scoperta. La tenda era piena di strani oggetti, di certo veicoli di rituali magici visto l'arredamento della dimora ma del tutto inutili ai suoi occhi. Si dilungò nella panoramica, inquadrando un vecchio dalla lunga barba bianca che se la dormiva beatamente con la testa poggiata su una distesa di cianfrusaglie. Una visione tremenda, attendeva rassegnata il giudizio impietoso della "Regina" ma questa, forse scossa dall'urlo del druido, non si fece sentire. Ad ogni modo avrebbe convenuto con lei, la sensazione era proprio quella di trovarsi di fronte ad un vecchio squilibrato. Sedette sul pavimento, più per educazione che per altro, sforzandosi di prestare attenzione alle sue parole. A quanto pareva il vecchio lamentava la sparizione di un libro. Il nome non le era del tutto nuovo ma non riusciva ad afferrarne un ricordo preciso, forse qualcosa che aveva a che fare con la reincarnazione in cui crevevano gli antichi egizi. dovette comunque costatare come la situazione, che pareva limpida all'inizio, si stesse lentamente ingrabugliando.

Quindi, riassumendo, dobbiamo recuperare questo libraccio dalle grinfie dell'assassino. E' strano se ci pensate ... siamo capitati in questo posto lugubre per offrire aiuto e ora il vecchio squilibrato vuole aiutare noi!

La sintesi di Mary era ancora più incomprensibile della situazione in cui si trovava. Non fece caso alla forsennata ricerca del druido ma quando si ritrovò fra le mani la Corona del ghiaccio, la "Regina" sgomitò per farsi spazio.

Oh, che meraviglia. Lo sapevo, questo vecchio ha la vista lunga!

Aspid dovette fa leva su tutta la sua concentrazione per resistere all'impulso di indossarla seduta stante. Con immenso disappunto della Snow Queen. Era un oggetto veramente molto bello, decorato con piccoli fiocchi di neve. Se lo rigirò fra le mani con estrema attenzione prima di farlo scomparire all'interno dello zaino Il piccolo mamba di pezza avrebbe ringraziato per l'inattesa compagnia.

Come si dice, cara Regina ...lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

Con la distribuzione dei pani e dei pesci terminò la lezione educativa del vecchio squilibrato. Non restava altro da fare che decidere il luogo da cui iniziare le ricerche. Per la prima volta da quando aveva fatto ingresso in quella tenda, si voltò per osservare i suoi "compagni di viaggio". Ognuno di
loro aveva affrontato un lungo viaggio, combattendo contro il rigido clima del Midgard e facendo i conti con la neve ed il gelo, spinto da personali motivi. Si sarebbe accucciata volentieri davanti al fuoco per ascoltare le loro storie ma il tempo incalzava ed era ora di rimettersi in marcia.

"Bene"

Esordì guadagnando anche troppo rapidamente l'uscita dalla tenda. Il vento gelido le penetrò nelle narici smorzandole il respiro ma non ne fu infastidita. Sentiva la necessità di ripulire la vie respiratorie, eliminando l'odore amaro che le si era incollato addosso.

"Siamo tre e LUI è uno. A prescindere dal motivo per cui ognuno di noi si trova qui, credo sia saggio mantenere questa posizione di vantaggio. Io sono Aspid e vengo da Basiledra"

Le faceva un certo effetto parlare del luogo da cui proveniva, era la prima volta che capitava, di solito non ricordava neanche i posti da cui era passata. Si portò una mano al petto, orgogliosa di presentarsi per ciò che realmente era. Per una volta decise di non attingere al repertorio fiabesco che si era accumulato col tempo e di recitare la sua vera parte.

"Siete d'accordo se procediamo verso nord? Gli orchi non hanno il senso dell'umorismo"

Si voltò verso il sentiero che l'avrebbe condotta alle montagne e dopo un rapido cenno del capo in segno di riverente saluto alla volta di German, prese a muoversi decisa, il cappuccio a forma di testa d'orso adagiato sulle spalle ed i capelli svolazzanti che danzavano ad ogni folata di vento. Sperava che gli altri l'avrebbero seguita, procedere insieme, forse, avrebbe allungato le ricerche ma dividersi significava correre dei rischi. Il viaggio non fu particolarmente lungo e terminò all'imboccatura di una grotta. La giovane donna inclinò la piccola testa di lato, fissando l'apertura che pareva invitarla ad entrare.



Status fisico: illesa
Status psicologico: tranquilla
Energia: 100%
Armi: boomerang legato alla cintola - spada Snow Queen nel fodero - ombrello
scudo nascosto dalla pelliccia
Oggetti: piccola Armonica a bocca - zaino di pelle che contiene un mamba di pezza - borsello legato alla cinta contenente dei sassolini di fiume dalle diverse tonalità del bianco
Corona del Ghiaccio: un oggetto prezioso e riccamente decorato con piccoli fiocchi di neve. Indossandola e spendendo un consumo pari a Medio, fa diventare completamente invisibili per un turno di combattimento o per un giro di post; si può mantenere attiva la tecnica muovendosi lentamente e senza produrre eccessivo rumore. da utilizzare solo una volta durante la quest.
Abilità razziale: Controllo Energetico
Passiva di II° dominio: Mente Lucida, difesa psionica che protegge da ammaliamenti psionici passivi
ReC 350 - AeV 200 - PeRF 150 - PeRM 225 - CaeM 225
 
Top
view post Posted on 11/2/2012, 16:00
Avatar

Studioso
····

Group:
Member
Posts:
1,189

Status:


Numar stava aspettando una risposta dalla ragazza dai capelli bianchi quando uno strano odore lo attirò.
Non voltò la testa ma immaginò chi fosse : per via dell'odore pungente non poteva essere una donna; probabilmente era un nomade che tornava dalla caccia.
Tornò a concentrarsi sulla ragazza ma fu distratto di nuovo.
Un'altro uomo si stava avvicinando accompagnato da una guardia. Indossava una spessa pelliccia, adatta al clima rigido del luogo.
Era sicuramente un nomade e da come si rivolgeva a loro era anche quello che li aveva chiamati con gli avvisi di taglia.
Solo allora capì che l'uomo che aveva percepito grazie al proprio naso faceva parte di quel piccolo gruppo finalizzato alla caccia all'uomo.
Era un tipo dai capelli rossi e Numar non notò nulla di particolare in lui. Tuttavia se era arrivato fin lì doveva pur valere qualcosa.
Tutti e tre furono condotti ad una tenda dal colore scuro. La ragazza entrò per prima, seguita subito da Numar.
Quasi si strozzò quando fece il primo passo là dentro. Nella tenda dominava un fetore di erbe bruciacchiate. Se per un uomo comune quell'odore era fastidioso, per uno con il suo olfatto era addirittura insopportabile.
Nonostante ciò, grazie al suo autocontrollo, riuscì a mantenere un comportamento dignitoso.
Osservò meglio il luogo : strani oggetti e libri erano sparsi lì intorno. Sicuramente appartenevano ad un mago.
A questo pensiero fece un ringhio sordo. L'unica magia che sopportava era quella che prevedeva un attacco diretto.
La restante parte dell'arte arcana era completamente disprezzata da Numar. Perchè usare inutili illusioni quando si può sgozzare un nemico. Troppo complicati questi maghi !
Fu distolto dai suoi pensieri da un gridò. Indirizzò il suo sguardo verso la fonte.
Un vecchio si era risvegliato dal sonno. Il druido si presentò come Hyrowet e parlò loro di un certo libro dei morti. Roba molto potente a sentire lui.
Il manufatto era stato rubato e lui pensava fosse stato proprio l'uomo a cui davano la caccia i tre.
Aggiunse inoltre che voleva aiutarli e, dopo aver cercato per un paio di minuti tra pile di cianfrusaglie, porse un spada corta a Numar.
Il mezzodemone sorrise a quel dono, mostrando i denti innaturalmente aguzzi dovuti alla sua natura demoniaca.
Sull'elsa era inciso il muso di un lupo che sembrava ringhiare di rimando al sorriso di Numar.
"Che strana coincidenza ..." disse e se la legò al fianco.
La ragazza ricevette una corona e il rosso un libro.
Il druido suggerì loro due differenti percorsi : le montagne o la città degli orchi.
Poi fu la ragazza a prendere la parola. Si presentò e suggerì di stare uniti. Lei sarebbe andata alle montagne.
Numar decise di intervenire. "Bhe io sono Numar e vengo da un luogo in cui è meglio non andare".
Infatti era meglio stare alla larga dal clan Goryo...
"Anch'io sarei propenso per le montagne...vi assicuro che gli orchi hanno un cattivo sapore!".
Senza salutare il nomade e il druido, come aveva fatto la ragazza, ed uscì dalla tenda dopo di lei.


Il sentiero era molto più visibile di prima. La tempesta doveva essere cessata.
Era tutto tranquillo a parte gli ululati dei lupi in lontananza. Solitamente quel rumore era gradito a Numar ma ora in quel momento di concentrazione non riusciva ad apprezzarlo. Anzi voleva che smettesse subito !
All'improvviso si fermò e alzando la testa al cielo emise un ululato basso e profondo che risuonò per la valle.
Gli ululati cessarono di colpo. Sorridendo, riprese la marcia finchè non arrivarono davanti ad una grotta.
Il luogo era lugubre ed oscuro, inoltre pareva inadatto alla vita umana.
"Ahhh...mi ricorfatanto casa mia !"esclamò allegro.


ReC : 200 AeV : 250 PeRf : 300 PeRm : 75 CaeM : 200

Condizioni fisiche : illeso
Conidzioni mentali : tranquillo
Energia : 100%
Passive :
-Indifferenza animale - Di tutte le razze, i mezzi demoni sono senz'altro quelli più denigrati, allontanati e scacciati di tutti. Proprio per questo, quindi, hanno dovuto imparare a cavarsela da soli e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. A forza di crescere in questo modo, i mezzi demoni si sono abituati a gente che tenta di intimorirli, minacciarli o irretirli e hanno sviluppato quella che potrebbe definirsi una particolare "Abilità razziale". Sono infatti parzialmente immuni alle influenze psicologiche. Non a tutte, si intende, altrimenti risulterebbero atoni e privi d'emozioni, ma senz'altro, a differenza di tutte le altre razze, si lasciano intimorire meno facilmente e persuadere con notevole difficoltà.
Il timore provocato dalla vista di demoni o angeli, ad esempio, non avrà su di loro effetto.
Sensazioni profonde come forti paure, o tanto grandi, però, avranno comunque effetto. Quest'abilità è una normale difesa psionica di livello passivo.
-Olfatto(Mannaro)-Al primo stadio di unione, il Mannaro non risentirà particolarmente degli effetti della propria condizione, apparendo in tutto e per tutto simile ad un comune essere umano: la coesistenza di uomo e animale non sarà che un particolare trascurabile della sua vita quotidiana. Malgrado le apparenze, tuttavia, qualcosa sarà già mutato nel portatore e i suoi effetti, pur nascosti, non mancheranno già di renderlo una persona fuori dal comune: uno dei cinque sensi avrà infatti subito un'evoluzione tale da discostarlo dai comuni parametri umani per renderlo un super-senso. La scelta dello stesso starà alla discrezione e alla coerenza dell'utente che potrà prediligere, per esempio, l'olfatto per un uomo lupo (così da poter sempre avvertire l'odore del nemico) o la vista per una donna falco (per consentirle di vedere a grandi distanze) o, ancora, il gusto per un uomo rettile (in modo da percepire le vibrazioni dell'aria). Il super-senso del Mannaro sarà in grado di arrivare sempre laddove la natura normale non potrebbe, ma ciò non varrà per contrastare effetti magici o condizionamenti psionici. Dunque una super-vista non potrà violare una tenebra illusoria o un super-udito non potrà contrastare un silenzio magico.
 
Top
view post Posted on 11/2/2012, 19:14
Avatar

Ad Agio Nel Disagio
·········

Group:
Member
Posts:
17,462
Location:
Torino

Status:



Non passò molto tempo prima che, da una delle tende che affiancavano lo spiazzo gelido, emergesse l'uomo che stavano aspettando.
Accompagnato da una guardia, il loro cliente era coperto da vestiti caldi - certamente più caldi dei suoi - e nonostante la relativa povertà di quelle zone e il volto segnato dalla fatica e dal dolore era ammantato da un'aura di discreta sacralità; doveva trattarsi di un personaggio di spicco di quella società di viaggiatori.
Sorrise, accogliendoli e stringendo la mano a tutti e tre. La stretta forte e l'ardore che aveva negli occhi erano testimonianza tangibile di quanto il loro arrivo fosse per lui fonte di nuova vita. Meditò sull'ironia del mondo: erano li per uccidere e questo bastava per far rivivere un uomo distrutto; sicuramente, non sarebbe bastato per porre rimedio ai danni già fatti dalla loro preda.
In fondo che gli importava? Sorrise affabile, ricambiando la stretta con vigore e fermezza. Apparire era l'imperativo!

« Venite, il nostro druido vuole parlarvi. »

Lazarus mantenne il suo fare cortese e seguì l'uomo assieme agli altri due, facendo attenzione al suolo: la recente nevicata avrebbe potuto nascondere lastroni di ghiaccio e l'ultima cosa che voleva era farsi un bello scivolone proprio davanti al suo finanziatore. Attraversarono il villaggio, superando tende di ogni colore, foggia e fattura, seguendo sentieri candidi dove le poche orme degli abitanti spiccavano nitide. Finalmente giunsero in uno spiazzo quasi del tutto sgombro ove, sorretta da pali neri, una tenda lercia e consunta dello stesso colore si ergeva inquietante sullo scenario avorio.
Pochi passi ancora e l'uomo scostò la tenda permettendo ai tre di entrare, per poi richiuderla alle sue spalle.

Aggrottò le sopracciglia. Era abituato ad odori inusuali - il suo laboratorio era un ricettacolo di solventi e vernici, per non parlare dell'odore acre di sangue e ruggine - ma doveva ammettere che quel piccolo padiglione ospitava dei sentori che avrebbero fatto rabbrividire anche la cuoca della taverna dove aveva alloggiato fino a qualche giorno prima. E non era poco.
Ma...che ambiente! Superato lo shock iniziale, il negromante si lanciò in un appassionata catalogazione del chaos che si spiegava davanti ai suoi occhi. Impossibile definire la natura di quegli oggetti: cianfrusaglie metalliche, erbe, rocce e pietruzze, libri e fogli che spuntavano da sotto cumuli di robaccia, ossa e persino le estremità consunte di quelle che potevano essere vecchie armi...o forse solo attrezzi da giardino, chi avrebbe potuto dirlo. In un angolo, sormontato da fumi poco rassicuranti, la fonte di quel fetore ribolliva in un paiolo ammaccato.
Riuscì a stento a trattenersi dallo scattare quando, con un urlo stridulo, un vecchio emerse da dietro il mucchietto di roba che copriva quasi del tutto un tavolo tarlato. Doveva essersi svegliato con il loro arrivo. Li scrutò; il volto segnato da rughe profonde e la barba lunga e aguzza faceva gridare allo stereotipo la mente guizzante di Lazarus, ma data la situazione si esentò dal ghignare divertito.
Il vecchio imprecò, liberando alla meno peggio uno spiazzo per terra ed invitandoli a sedere. I quattro si accomodarono. Che altro potevano fare, trascinati nella spirale folle di quel vecchio bacucco? Lazarus, dal canto suo, era divertito da quell'ometto così particolare. Adorava osservare i tipi umani.
Con voce stridula, il druido li ammonì. Un ottimo inizio. Nominò un libro, la chiave per la necromanzia dei Nomadi Bianchi a quanto potevano intendere, e con naturalezza li informò che il tomo era sparito.
Il loro ospite scattò in piedi, gli occhi spalancati. Quell'affare doveva essere davvero molto importante a giudicare dalla sua reazione: il giocattolaio iniziò a prender in considerazione l'idea che forse quel vecchio folle non era il solito ciarlatano che cura con decotti e sanguisughe i compaesani in cambio di un pò di pane. Calmò l'uomo, continuando a raccontare.

E così il nostro uomo, oltre ad essere un assassino, è anche un ladro. E cosa ancor più importante, un negromante.

Mentre Lazarus rimuginava su ciò che gli era appena stato rivelato, il druido si gettò in una compulsiva ricerca di qualcosa tra i cumuli di robaccia. Si stava proprio domandando che cosa mai potesse emergere da quella sottospecie di bottega da rigattiere quando l'anziano riemerse, consegnando al giovane dai capelli neri una specie di daga con inciso il ghigno di un lupo. Spostò gli occhi sul suo compagno di caccia, annotando con interesse l'espressione che scorse sul suo volto. Non aveva ancora avuto occasione di osservare gli altri due, ma di certo i denti aguzzi del giovane non li avrebbe dimenticati presto.
Ancora una volta dal cumulo di artefatti uscì fuori un oggetto inconsueto: una corona di vetro, finemente decorata, giaceva tra le mani candide dell'altra cacciatrice. Infine, gli arti grinzosi di Hyrowet si protesero verso di lui, porgendogli un libraccio ingiallito; la copertina era solcata da rune sconosciute.
A quanto pareva ognuno aveva ricevuto un dono che apprezzava. Osservò incuriosito i glifi, rigirandosi tra le mani con attenzione il tomo polveroso mentre la sua testa iniziava già ad elucubrare riguardo sul suo contenuto. Si trattenne dall'aprirlo, sapendo che se l'avesse fatto non si sarebbe probabilmente fermato finchè non avesse estrapolato da quei segni più informazioni possibili. Con delicatezza aprì la sacca, tirandone fuori un lembo di tela e avvolgendovi il libro per poi riporre il tutto.
L'uomo che li aveva arruolati sembrava imbarazzato;all'ultimo ordine del druido si alzarono, uscendo fuori dalla tenda. Come gli altri, anche Lazarus evitò di salutare il vecchio: per Hyrowet probabilmente il discorso era chiuso e ogni secondo perso l'avrebbe solo fatto infuriare.

Ormai avvezzi al tepore della tenda e al suo sgradevole olezzo, i tre ci misero qualche istante per abituarsi di nuovo al freddo dell'esterno; perlomeno ora gli intrugli del druido non li avrebbero più appestati.
La giovane cerulea parlò per prima, proponendo di dirigersi verso le montagne; anche il ragazzo-con-i-denti-a-punta sembrava della stessa opinione e in fondo avevano entrambi ragione.

Ahahahahah d'accordo, allora ci terremo lontani da questi orchi dallo scarso senso dell'umorismo e dal...humm...cattivo sapore.
Il mio nome è Lazarus e vengo dall'Eden.

In fondo, non serviva sapere altro. Erano tutti e tre li per lo stesso motivo e uniti avrebbero certo avuto più possibilità di ritrovare la loro preda. Mentre gli altri due tiravano dritto lui si attardò, rassicurando brevemente l'uomo che li aveva assunti, più che per buoncuore per apparenza. Infine anche lui si incamminò verso nord, seguendo i suoi compagni.

___________________________________________



Rune. Un glifo, il suo significato. Pagine e pagine di simboli.
Un fottutissimo dizionario.
Il giocattolaio avanzava sulla neve fresca. Per i tratti più facili da percorrere si affidava ai suoi compagni e alla sua visione periferica, leggiucchiando il tomo che gli era stato donato dal vecchio. Certamente avrebbe trovato molti simboli da tradurre, nelle nevi perenni! Oh, si!
L'ululato dei lupi iniziò a farsi insistente. Con disappunto richiuse il libro intenzionato a riporlo nella sacca quando il suo compagno di viaggio piantò un latrato lungo e profondo, del tutto simile alla cantilena che l'aveva infastidito, facendolo sobbalzare. Il sottofondo che li aveva accompagnati fino ad allora cessò di colpo.

Hei uomo-lupo, quella roba era atroce! La prossima volta avverti prima,cazzo!

Sogghignò, divertito. Quei due erano davvero strani, sarebbe stato un viaggetto interessante per tutti e tre.

Poco dopo la strada che stavano percorrendo si interruppe, lasciandoli davanti all'entrata scura di una grotta. Per l'ennesima volta l'uomo ringraziò di avere una vista più che eccellente, scrutando all'interno del pertugio. La ragazza sembrava incantata a fissare l'antro, la testa graziosamente inclinata da un lato. D'altro canto il ragazzo commentò divertito che quel posto lo faceva sentire a suo agio. Alzò un sopracciglio.

Perciò...si va?






[Rec: 250] [AeV: 150] [Perf: 75] [Perm: 225] [Caem: 150]





Ferite Accumulate:
Nessuna.

Status Psicologico:
Incuriosito

Energia Residua:
100%

Abilità Passive:
- Should I be Afraid? - Difesa psionica passiva [Abilità Personale 1°]

- Can the Darkness Hide you Soul? - [Passiva Razziale Mezz'elfo: Scurovisione]

- My Finger aren't Just to Please Woman - [Passiva di Dominio Lv 1]

Abilità Attive:

Oggetti Extra: Memorie del druido, un libro vecchio e consumato. Nelle sue pagine ci sono degli strani segni e delle lettere sconosciute, con affianco un'accurata descrizione delle stesse. Ti permetterà di decifrare antichi codici della Landa Ghiacciata. Puoi utilizzarlo per tutta la durata della quest.


Note:



 
Top
Caccia92
view post Posted on 12/2/2012, 21:38




Orme di Sangue
~
{Teschi nella neve}



L'uomo si addentra nelle viscere della montagna.
Nessuno lo ha ancora intercettato e il suo passo è tranquillo e disinvolto. Guarda le ossa.
La stanza è grande, la stanza è bianca e rossa. Rivoli di sangue rappreso scendono dalle pareti.
L'uomo prende il teschio della vergine e lo posiziona sul cerchio di pietra. Apre il libro e comincia a leggere.
Parole oscure si diffondono nell'aria.




———————————— Pianura ghiacciata
{Villaggio dei Nomadi Bianchi}


German stava ancora scuotendo la testa. Aveva offerto un'orrenda ospitalità ai tre avventurieri. Poteva fornirgli cibo, pellicce, armi o qualsiasi cosa che potesse servire nella ricerca...e cosa era riuscito a concludere? Niente. Erano partiti in silenzio, fatta eccezione per qualche parola scambiata fra di loro. Un tempo - un tempo ormai dissolto - la sua reggia imbandiva ricche tavolate per viaggiatori e compagni di ventura, preparava le migliori stanze per coloro che venivano a difendere il regno dagli assalti nemici. Quanto gli mancava quel passato. Poteva disporre de migliori druidi e stregoni del Midgard per decifrare le antiche profezie e fortificare i suoi soldati con la magia del ghiaccio. Hyrowet rappresentava la decadenza della casata Bauster.
« Permette una parola? » gracchiò il druido.
German si voltò. Non ne poteva più dell'odore di erbe bruciate e del calore che fuoriusciva dal pentolone; non ne poteva più delle frasi impregnate di avidità di quel vecchio dalla barba lunga e dal sorriso sdentato. Che cosa aveva fatto per meritarsi quell'incapace?
La lama del pugnale gli trafisse il cuore. Il capo dei Nomadi Bianchi crollò a terra con lo stupore fissato nello sguardo vitreo.




———————————— Midgard Centrale
{Miniera Garta}


La Miniera Garta attraversava l'entroterra delle massicce montagne del Midgard. Una serie di cunicoli che si diramava nella roccia e nel ghiaccio, percorrendo tortuose venature che si addentravano nel sottosuolo della Landa Ghiacciata. L'aria che si respirava nei tunnel poteva ghiacciare i polmoni e intorpidire i muscoli. Si narravano strane storie sulla miniera: nonostante fosse ricca, ricchissima di oro, nessun piccone aveva mai scavato in quelle gallerie gocciolanti di acqua gelida. Superstizione e leggenda intrecciavano racconti di esseri mostruosi e privi di sentimento umano, di custodi alle porte della grotta senza fine. Tutte le ricchezze del mondo non valevano una visita in mezzo alla vita brulicante e famelica di Garta.
Eppure, mentre il sole tentava invano di riscaldare le colline a Nord, tre avventurieri avanzavo a passo deciso verso l'entrata dell'inferno oscuro. Tre personaggi dall'aria insolita e agguerrita, completamente ignari dei pericoli che si nascondevano dentro la miniera. Nessuno, nemmeno il più temerario dei nomadi aveva scoperto cosa si celava dall'altra parte del labirinto naturale. Chi era stato tanto sciocco da entrare, non aveva più rivisto la luce flebile dell'esterno. Massacrato, si diceva; dilaniato, si sussurrava. Quale creatura masticava cadaveri dentro Garta? La curiosità era forte, l'istinto di sopravvivenza più forte ancora.
Il trio attraversò l'entrata. Il buio aveva già inghiottito ogni cosa e il suono ovattato di colpi frenetici giungeva minaccioso attraverso le vibrazioni della terra. Stalattiti e stalagmiti consolidavano la propria presa in quel dedalo di ghiaccio e cristallo trasparente. Ombre colorate e ingannevoli abbagliavano le pupille e i sensi in attesa.
Qualcosa gridò da qualche parte.
La galleria proseguiva retta, priva di alternative, scendendo sempre di più verso le viscere del Midgard. Presto i tre viaggiatori si ritrovarono ad avanzare a tentoni, incollati alle pareti ruvide e piene di sporgenze. Occhi scrutavano il loro percorso nell'oscurità, pazienti prima di lanciarsi all'attacco. Ancora un poco, ancora un altro passo verso la morte. Erano seguiti da vicino o, forse, era la fervida immaginazione di qualcuno del gruppo. Poi, all'improvviso, una luce azzurra e tremolante rischiarò la miniera: torce accese dalla fiamma bluastra erano incastrate nella nicchia naturale alla fine del percorso.
Numar, Aspid e Lazarus si bloccarono dinnanzi al vero accesso di Garta. Un portone di pietra bloccava il passaggio, un portone alto e largo dall'aria antica. Niente serratura, niente maniglia, niente di utile per spingere. Solo tre piccole aperture interrompevano la monotona superficie grigia, tre fori abbastanza grandi da poterci infilare comodamente la testa. Era chiaro ciò che dovevano fare: mettere il capo in quelle strane rientranze e attendere un miracolo o una magia. Dovevano sbrigarsi, i versi della creatura si stavano avvicinando. Non potevano vederla nel buio della grotta, ma era palese che il guardiano della miniera avesse deciso di dare il benvenuto ai nuovi minatori. E, in quel momento, alla luce delle torce, si potevano finalmente intravedere i corpi spolpati che giacevano sul pavimento irregolare. I tre viaggiatori non avevano calpestato rocce o cristalli mentre proseguivano il cammino; avevano calpestato vertebre, costole, scapole e ossa di ogni genere. Tuttavia, nella moltitudine bianca, non si vedevano le orbite vuote dei teschi delle vittime. Un nuovo ruggito alle loro spalle...

...e orme cremisi che si perdevano oltre il portale di Garta.






QM POINT————————————
German è stato pugnalato a morte dal suo druido, ma questo è un particolare che a voi - per ora - non interessa. Quello che dovrebbe richiamare la vostra attenzione è la Miniera Garta. Potete aggiungere particolari alla descrizione della galleria, dialogare, fare quello che volete; tuttavia, nelle viscere della montagna, vi sentirete perennemente osservati fino all'arrivo al portale. Il portale ha tre fori dalla forma circolare in cui potete inserire solo la testa. Dietro di voi, nel frattempo, giungono versi e un incessante raspare.
CITAZIONE
• Aspid e Odin:
- Se infilate la testa nei "lucchetti", subite un danno Alto da ustione e potete attraversare il portone. Una volta eseguito il gesto, un pannello si aprirà davanti a voi e vi inoltrerete nella seconda parte di galleria.
- Se decidete di voltarvi, dovete affrontare il guardiano della miniera. Si tratta di un ragno zombie: ha brandelli di peluria nera che penzolano dalle zampe, buchi pieni di vermi in ogni parte del corpo e gli mancano un paio di occhi. Il ragno è un'energia Rossa, pericolosità B e sfrutta tecniche di veleno. Se optate per affrontarlo, dovete descrivere le vostre azioni di difesa e, eventualmente, di attacco. Lui tenterà di uccidervi entrambi - quindi colpirà una volta Aspid e una volta Odin - con questa tecnica:
CITAZIONE
Veleno dei cadaveri: il guardiano di Garta spruzza veleno dalle sue mandibole per uccidere gli sprovveduti avventurieri. La tecnica infligge un danno Critico da ustione, che sarà visibile per le bruciature scure e i bubboni viola sulla pelle.

• Numar: puoi infilare il teschio che hai raccolto nella neve per passare indisturbato attraverso il portone. Come per gli altri, si aprirà un pannello e ti addentrerai nella seconda parte di galleria. Puoi comunque - se vuoi - aiutare i tuoi compagni ad affrontare il guardiano, qualora decidessero di combattere

Questo è tutto. Avete quattro giorni, per domande o altro vi rimando, come sempre, al topic di confronto. Buona fortuna!
 
Top
Aspid
view post Posted on 13/2/2012, 17:26




CITAZIONE
Legenda:
pensato
parlato
pensato Mary
parlato Mary
pensato "Regina"
parlato "Regina"

jpg



Non mi piace.

No, neanche a lei piaceva. E l'affermazione inquieta di Mary di fronte a quell'antro oscuro la scosse ancora di più. Di solito le piacevano le caverne perché rappresentavano il preludio di qualche paese fantastico ma nessun bianconiglio frettoloso si era fatto vedere, allettandola con inseguimenti fiabeschi. Studiò di sottecchi l'uomo dai capelli corvini ed inspidi, la dentatura aguzza e gli ululati cui si era lasciato andare lungo il breve percorso costituivano indizi di un'umanità bestiale che poteva sfociare in pericolose azioni irrazionali. L'altro avventore si era presentato come Lazarus, pareva un uomo fatto e finito ma - Aspid lo sapeva bene - le apparenze si rivelavano quasi sempre errate.
Respirò a pieni polmoni, incamerando aria. Il freddo le solleticava la gola, non era una sensazione piacevole ma una volta dentro il buco la mancanza dell'esterno si sarebbe fatta sentire. Non sapeva dire per quanto tempo se n'erano rimasti lì fermi ad osservare l’entrata, le sembrava una grossa bocca in procinto di inghiottirli per sempre.

"Andiamo"

Ripose all'uomo dalla chioma rossiccia, quanto era trascorso dalla formulazione della sua domanda? Minuti probabilmente. Un ultimo sguardo alla caverna prima di compiere i pochi passi che l'avrebbero allontanata dai confini del certo.




_____________________________________
Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate …




Si sentì come inghiottita in un sol boccone, mantenne lo sguardo attento davanti a sé, in attesa che gli occhi si abituassero all’oscurità. Il buio le era sempre stato avverso, temeva ciò che si celava fra le sue oscure spire, diffidava del dolce sapore dell'oblio, ne avvertiva tutta la sua forza ammaliatrice. Anche il sonno era diventato una tortura. Chiudere gli occhi significava piombare nell'incubo, strani sogni le impedivano di riposare decentemente e la cosa tremenda era il non riuscire a ricordarne neanche uno. Il significato del suo status insofferente le rifuggiva continuamente, lasciandola confusa, frastornata e arrabbiata. Potè presto constatare come il freddo pungente che albergava all'esterno sembrava niente in confronto al gelo che si respirava lì dentro. Dovette tirarsi il cappuccio del cappotto sopra la testa, zigzagando fra guglie di ghiaccio che fuoriuscivano dal terreno mentre le pareti cristallizzate generavano ombre di ogni forma e colore. Si sentiva i muscoli intorpiditi dal freddo e sveltì la camminata, fino a quando i cunicoli glielo permisero. Giunse alla strettoia con il fiatone.

“Di questo passo arriveremo al centro della terra”

La caverna ridusse drasticamente le proprie dimensioni, dovette rallentare e procedere con cautela, rasentando le fredde pareti. Il buio non consentiva di avere una visuale di ciò che li aspettava e in alcuni casi dovette portare le braccia in avanti per evitare di andare a sbattere. Un grido parve giungere da qualche parte lì dentro, si fermò appena drizzando le orecchie.

Non mi piace

La voce piagnucolosa di Mary contribuì ad aumentare il senso di inquietudine che l'attanagliava da quando aveva varcato l’entrata della grotta. Si sentiva osservata ma non sapeva dire se quella fosse una sensazione reale o, piuttosto, uno scherzo della sua fervida immaginazione.

Certo che voi due siete davvero di grande aiuto.

Mi hai privato del monile che mi competeva, tu dammi la corona e io vedrò di elargirti qualche prezioso consiglio

Scosse la testa rabbiosa, confidando che l'oscurità avrebbe nascosto quel gesto agli occhi dei suoi compagni di viaggio. Qualcuno o qualcosa li stava davvero tenendo d’occhio? Si guardò intorno ma non vide altro che buio, l'umidità ed il gelo le stavano penetrando così a fondo che si sentiva
intorpidita anche nella formulazione dei pensieri. Poi, come se qualcuno fosse sceso sulla terra per esaudire il suo muto desiderio, il cunicolo nel quale stava procedendo, in testa al gruppo, si rese visibile e una luce azzurra e tremolante, proveniente da alcune torce incastrate alla parete, illuminarono una spessa porta di pietra che sbarrava il cammino.

“Fine della corsa”

Si scostò appena, per consentire agli altri di visualizzare la porta. Non avevano fatto molta conversazione fino a quel momento, al di là di qualche frase di circostanza, nessuno di loro sembrava avere molta voglia di parlare. Era liscia, non vi erano serrature per infilare ipotetiche chiavi né maniglie da abbassare, solo tre fori circolari.

Non mi piace

Il contributo di Mary le increspò le labbra in un sorriso sarcastico mentre allungava il collo in avanti, per avvicinare gli occhi ad una di quelle fessure. Ne seguì il bordo con un dito, constatando che il diametro era largo abbastanza per poterci infilare la testa. La scoperta la colpì negativamente, si sforzò di riflettere per addivenire ad una soluzione bonaria della questione, che le mantenesse la testa ben ancorata al collo ma la forte sensazione di sentirsi in trappola le impediva di elaborare pensieri sensati. Si voltò verso i due avventori mentre qualcosa di indefinito si agitava dietro di loro, versi inumani giungevano alle sua orecchie, segno che qualche creatura si sarebbe presto palesata.

“Che diavolo facciamo?”

Si sentì dire, la voce irrequieta di chi ha poco tempo per agire. Poggiò i palmi delle mani sulla nuda pietra, facendo forza, ne percorse rapidamente le etremità, alla ricerca di qualche meccanismo nascosto. Lo sguardò si abbassò e mucchi di ossa sparse luccicarono al chiarore delle torce, segno che quel portone aveva segnato la fine di molti sciocchi viaggiatori. Come loro.
Mangiati, letteralmente. O morti di freddo. Feriti, in cosciente attesa della morte.

Infila la testa.

Infila la testa!

Strano come fra quelle montagne di ossa umane non vi fosse alcun teschio. Le si parò davanti agli occhi un momento preciso del lungo viaggio, si vide fluttuare con qualcosa fra le mani, le parve un grosso sasso bianco. Chinandosi rapidamente infilò le mani fra quella poltiglia di resti, raspò freneticamente, reprimendo un conato di vomito, alla ricerca di una testa.

Infilala!

Si rialzò, rassegnata ed impaurita, fissando con occhi sbarrati la porta che sembrava deriderla. Cercò di racimolare un minimo di autocontrollo, evitando di voltarsi. Non aveva alcuna voglia di scoprire la fonte dei ruggiti che le raschiavano le spalle, si sentiva un topolino intrappolato in un angolo, senza alcun buco dove infilarsi.

“Il buco. Infila la testa nel buco”

Era l’unica cosa sensata da fare. La sua voce le arrivò da lontano, come se a parlare non fosse stata lei. Non era in condizione di affrontare uno scontro con la “cosa” che scalpitava dietro, la lucidità mentale l'aveva abbandonata ormai da diversi minuti. Era in preda al terrore, in balia degli eventi, in
procinto di abbandonare quella vita. Chinò il busto, tirò giù il cappuccio ed infilò la testa dentro al buco che le competeva, confidando che gli altri avrebbero fatto lo stesso.

Un dolore lancinante le diede la certezza della morte. Gridò mentre il collo avvampava, smorzandole la voce. Sentiva la gola bruciare e, d'intinto, tolse la testa da quel buco, lasciandovi attaccati lembi di pelle. Si portò entrambe le mani alla gola, impiastricciando le dita con gli umori della ferita mentre un forte odore di pelle bruciata la costrinse a serrare le palpebre. Cadde in ginocchio, la mente stranamente vuota. Non seppe dire quanto tempo passò in quella posizione, forse brevi secondi in cui il lume della ragione parve spegnersi del tutto. Poi aprì gli occhi, lasciandosi sopraffare dalla realtà mentre la consapevolezza di aver superato la prova cresceva piano piano, irrorandola di nuova speranza. Si mosse carponi, sgattaiolando oltre la porta che si era aperta. L'ustione al collo pulsava dolorosamente. Era quella ad averla riportata in vita.



La sofferenza: questa è infatti l'unica causa della consapevolezza.
(F. Dostoevski)



Status fisico: forte ustione al collo
Status psicologico: affaticata e provata dal dolore e dalla situazione ma l’aver superato la porta le infonde nuova speranza
Energia: 100%
Armi: boomerang legato alla cintola - spada Snow Queen nel fodero - ombrello
scudo nascosto dalla pelliccia
Oggetti: piccola Armonica a bocca - zaino di pelle che contiene un mamba di pezza - borsello legato alla cinta contenente dei sassolini di fiume dalle diverse tonalità del bianco
Corona del Ghiaccio: un oggetto prezioso e riccamente decorato con piccoli fiocchi di neve. Indossandola e spendendo un consumo pari a Medio, fa diventare completamente invisibili per un turno di combattimento o per un giro di post; si può mantenere attiva la tecnica muovendosi lentamente e senza produrre eccessivo rumore. da utilizzare solo una volta durante la quest.
Abilità razziale: Controllo Energetico
Passiva di II° dominio: Mente Lucida, difesa psionica che protegge da ammaliamenti psionici passivi
ReC 350 - AeV 200 - PeRF 150 - PeRM 225 - CaeM 225
 
Top
view post Posted on 16/2/2012, 19:02
Avatar

Studioso
····

Group:
Member
Posts:
1,189

Status:


Ululati riempirono la mente di Numar. La memoria lo riportò a quando usciva dalla propria dimora con i propri fratelli e sorelle. Il loro branco compatto che si divideva per poi puntare all'unisono alla preda. La carne che si lacerava, le ossa che si rompevano, le grida di dolore...
La bava, che aveva iniziato a colargli dalla bocca semi aperta, lo riportò alla realtà.
Si passò il dorso della mano sulle labbra. Lo sguardo perso ancora nel buio.
La caverna sembrava richiamarlo alla sua vecchia vita. Una vita fatta di famiglia e caccia.
Scosse la testa a quel pensiero. Ormai il suo passato non aveva più importanza. Ora era tra i Goryo. Ora poteva uccidere senza preoccuparsi delle conseguenze.
Adesso doveva rimanere lucido e concentrarsi su quella missione. Dopotutto chi può ammazzare un assassino se non un altro assassino...
La ragazza dai capelli bianchi fece qualche passo. Aspid,quello era il suo nome. Lei entrò per prima nella caverna.
Numar si tirò giù il cappuccio del mantello e la seguì, facendo segno al rosso,Lazarus, di fare altrettanto.




Buio. Nient'altro si poteva vedere in quella caverna.
Fortunatamente il suo fiuto gli permetteva di non perdere i suoi compagni. Ma c'era qualcos'altro. Ne era certo...
Tuttavia non riusciva a fiutare niente poichè l'aria del luogo copriva ogni altro odore, ad eccezione di quello dei suoi compagni. L'aria possedeva un odore familiare ma che Numar, a causa del buio, non riusciva a ricordare.
Ad un certo punto la strada cominciò ad abbassarsi. Numar, abituato fin dall'infanzia a camminare sulle zampe, si abituò presto.
Avanzava così a quattro zampe quando qualcosa attirò la sua attenzione. Un urlo disumano era appena risuonato da qualche parte in quella caverna.
Digrignò i denti. "Meglio muoversi in fretta o quella cosa ci raggiunge..." disse ai suoi compagni.
Detto questo, riprese ad avanzare ancora più velocemente di prima. O almeno quanto gli era consentito dato che Aspid era davanti a lui.




Luce finalmente. Certo fioca e tremolante ma pur sempre luce.
Si ritrovarono davanti ad un gigantesco portone di pietra. Con disappunto di Numar non vi erano porte o serrature.
Non potevano neanche sperare di spingerlo viste le dimensioni di quella porta.
"Qualcuno ha idea di come fare ad aprirlo ?!" chiese innervosito alla ragazza e al rosso.
Non si sentiva sicuro. Era certo che qualcuno li stesse seguendo. Qualcuno...o qualcosa.
Il suo sguardo si poggiò a terra. Non riuscì a trattenere un sorriso. Il pavimento era coperto di cadaveri spolpati.
Allungò la mano sinistra verso un piccolo osso. Lo portò alla bocca e gli diede qualche morso. Aveva perso quasi ogni sapore, essendo stato spolpato da qualcun'altro. Ma restava comunque una grande leccornia. Ne staccò un pezzo con la bocca e lo inghiottì. Gettò via l'altra metà. Era sporca di polvere...
"Questo spiega il buon odore che ci ha accompagnati fin qui ma rimane sempre il problema del portone...".
Solo a quel punto notò tre strani buchi, grandi quanto una testa umana, scavati nel muro. Aspid si stava avvicinando ad essi. Non riuscì a comprenderne le intenzioni finchè non ficcò la testa in uno di quei buchi.
La ragazza urlò quasi subito, Numar accorse per aiutarla ma lei si era già tirata fuori da sola. Sul collo presentava una grave ustione.
Una piccola porta si era aperta sulla parete. "Quindi dobbiamo ficcare la testa lì dentro ?!". Chi aveva creato quel marchingegno era un ignobile sadico...e per questo meritava il rispetto di Numar.
Tuttavia lui non aveva intenzione di rimetterci il collo. Deve pur esserci un altro modo...
La mano scivolò lungo il mantello fino ad arrivare ad un piccolo rigonfiamento.
Gli venne un'idea. Tirò fuori dalla tasca la leccornia che aveva trovato nella neve. Il teschio lo fissava con i suoi occhi vuoti mentre si avvicinava a uno dei fori.
Arrivato lì, infilò il teschio spingendolo con la mano destra. Percepì un lieve calore.
Poco lontano da lui una porta nascosta si aprì. Sorrise.
Un urlo alle sue spalle. Il sorriso com'era venuto, sparì. "Meglio sbrigarsi !".




ReC : 200 AeV : 250 PeRf : 300 PeRm : 75 CaeM : 200

Condizioni fisiche : illeso
Conidzioni mentali : tranquillo
Energia : 100%
Passive :
-Indifferenza animale - Di tutte le razze, i mezzi demoni sono senz'altro quelli più denigrati, allontanati e scacciati di tutti. Proprio per questo, quindi, hanno dovuto imparare a cavarsela da soli e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. A forza di crescere in questo modo, i mezzi demoni si sono abituati a gente che tenta di intimorirli, minacciarli o irretirli e hanno sviluppato quella che potrebbe definirsi una particolare "Abilità razziale". Sono infatti parzialmente immuni alle influenze psicologiche. Non a tutte, si intende, altrimenti risulterebbero atoni e privi d'emozioni, ma senz'altro, a differenza di tutte le altre razze, si lasciano intimorire meno facilmente e persuadere con notevole difficoltà.
Il timore provocato dalla vista di demoni o angeli, ad esempio, non avrà su di loro effetto.
Sensazioni profonde come forti paure, o tanto grandi, però, avranno comunque effetto. Quest'abilità è una normale difesa psionica di livello passivo.
-Olfatto(Mannaro)-Al primo stadio di unione, il Mannaro non risentirà particolarmente degli effetti della propria condizione, apparendo in tutto e per tutto simile ad un comune essere umano: la coesistenza di uomo e animale non sarà che un particolare trascurabile della sua vita quotidiana. Malgrado le apparenze, tuttavia, qualcosa sarà già mutato nel portatore e i suoi effetti, pur nascosti, non mancheranno già di renderlo una persona fuori dal comune: uno dei cinque sensi avrà infatti subito un'evoluzione tale da discostarlo dai comuni parametri umani per renderlo un super-senso. La scelta dello stesso starà alla discrezione e alla coerenza dell'utente che potrà prediligere, per esempio, l'olfatto per un uomo lupo (così da poter sempre avvertire l'odore del nemico) o la vista per una donna falco (per consentirle di vedere a grandi distanze) o, ancora, il gusto per un uomo rettile (in modo da percepire le vibrazioni dell'aria). Il super-senso del Mannaro sarà in grado di arrivare sempre laddove la natura normale non potrebbe, ma ciò non varrà per contrastare effetti magici o condizionamenti psionici. Dunque una super-vista non potrà violare una tenebra illusoria o un super-udito non potrà contrastare un silenzio magico.
 
Top
view post Posted on 17/2/2012, 19:23
Avatar

Ad Agio Nel Disagio
·········

Group:
Member
Posts:
17,462
Location:
Torino

Status:




Si aspettava che Aspid si riscuotesse rapidamente dal suo torpore, invece attese fin troppo a lungo prima che la ragazza si accorgesse della sua domanda. Che compagni interessanti!
Con calma, pronti a tutto, i tre varcarono la soglia della miniera, addentrandosi nell'oscurità.


___________________________________________



Gli ci vollero pochi secondi per abituarsi all'oscurità. Avanzando per il corridoio di roccia, il piccolo gruppo sembrava addentrarsi minuto dopo minuto nelle viscere della terra stessa. E pareva davvero di venir risucchiati nel ventre di un essere vivente; Lazarus sfiorava le pareti umidicce e bitorzolute per orientarsi la sotto dove, a dire il vero, la sua formidabile vista era del tutto assorbita dalla schiena di Numar che lo precedeva. Aspid apriva il cammino, dunque a lui non restava altro da fare se non seguire i compagni, cercando di non perderli di vista. E coprirgli le spalle, ovviamente.
Lo scricchiolare di ciottoli e detriti sotto i suoi piedi era rassicurante: il silenzio innaturale della grotta avrebbe potuto esser addirittura più snervante della solitudine delle montagne ghiacciate. Discendevano, in religioso silenzio, per quella che pareva una rampa naturale scavata nella montagna, ignari.

Un picchiettare dolce, ovattato. L'uomo sollevò appena la testa, incuriosito, all'erta. Che cosa mai poteva abitare in quel posto? L'umidità si condensava sul soffitto delle gallerie, scivolando giù per le stalattiti e accumulandosi in punta, speranzosa: come faceva da centinaia di anni la goccia si allungava in modo innaturale, pareva impossibile che un liquido potesse ostentare una forma con tanta convinzione, e infine cedeva alla gravità, precipitando nel vuoto fino a infrangersi sulla stalagmite sottostante, lasciando che il suo piccolo fardello calcareo si depositasse sulla roccia.
Così, da secoli.
Per centinaia di gocce.
Nel silenzio della grotta.
Già. Perchè adesso, dopo essersi lasciati alle spalle la luce del sole da diversi minuti, l'antro pareva molto meno silenzioso d quanto si erano aspettati. L'infinita pioggia d'acqua che risuonava in quell'ecosistema millenario era solo il primo dei suoni che li avrebbero accompagnati, e di certo era il più rassicurante.
Impossibile definire cosa ci fosse attorno a loro. Le poche volte che gli occhi del negromante si soffermarono sull'ambiente in cerca della fonte dell'ultimo suono trovavano ad attenderlo solo ombre. Infine, scoraggiato e più inquieto di prima, l'uomo tornava a concentrarsi nell'ardua impresa di mettere un piede dietro l'altro su quel terreno infido e incostante.

Per poco non scivolò sulla roccia umida, sobbalzando. Da qualche parte, nella caverna, era scaturito un urlo inumano; il rimbombo greve risuonava ancora nelle loro orecchie, rifrangendosi nei grandi ambienti che si erano lasciati alle spalle. Si pentì del suo comodo ruolo di retroguardia.

...qualcuno vuole far cambio?

La domanda si perse nel vuoto, coprendo gli ultimi riverberi del verso, mentre tutto ricadeva nel silenzio. Si sentì sollevato nel constatare che la comitiva aveva accelerato non poco il passo.

___________________________________________



La luce verdognola gli fece socchiudere gli occhi già dalla sua prima, flebile comparsa, un riverbero che si specchiava nei cristalli infissi nelle pareti. Di nuovo dovette attendere che gli occhi si abituassero al nuovo ambiente, ma quello che gli si parò davanti agli occhi non era esattamente ciò che sperava: non l'uscita dall'odiosa montagna, bensì un portale di roccia, immenso.
Avanzarono circospetti, finalmente liberi di muoversi con un pò più di libertà dopo l'ultimo stretto condotto. Il portale non presentava serrature nè maniglie, solo tre fori circolari grandi come...
...una testa umana. La giovane aveva introdotto la testa nel buco, urlando pochi istanti dopo, ferita ma viva. Mentre Numar si dilettava con il mare di ossa che copriva il terreno, Aspid era riuscita a trovare il modo per andare avanti! In compenso, nè lui nè il ragazzo-lupo sembravano intenzionati a seguire il suo esempio.
Fu allora che Numar tirò fuori dal suo bagaglio un teschio umano. Lazarus si rammaricò non poco, ricordando quel bellissimo cranio che aveva trovato, sepolto nella neve, durante il suo viaggio. Anche la seconda porta si aprì.

Sono sicuro che c'è un altra soluzione per questa serratura, insomma, per terra non c'è neppure un teschio, magari il terzo foro è diverso dagli altri ed è mortale! Vi sembra che dovrei rischiare?

Un altro urlo, ben più vicino del precedente, rispose al posto dei suoi compagni. Con un sospiro l'uomo si avvicinò al foro, inserendovi la testa.
Dapprima non sentì nulla; poi, una vampata di calore lo investì mentre la pelle bruciava, sollevandosi, accartocciandosi sulla carne ferita. Con un urlo di dolore e rabbia cacciò il capo fuori dal quella maledetta serratura, precipitandosi nella terza porta, arrabbiato. Più che il dolore subito, quello che non accettava era il non aver potuto cercare una soluzione più...ragionevole.
Oltrepassò anche lui il piccolo uscio di pietra; appena si fossero accertati che il pericolo era scampato, si sarebbe occupato del suo collo.


[Rec: 250] [AeV: 150] [Perf: 75] [Perm: 225] [Caem: 150]





Ferite Accumulate:
Ustione semicircolare al collo da danno Alto.

Status Psicologico:
Irato.

Energia Residua:
100%

Abilità Passive:
- Should I be Afraid? - Difesa psionica passiva [Abilità Personale 1°]

- Can the Darkness Hide you Soul? - [Passiva Razziale Mezz'elfo: Scurovisione]

- My Finger aren't Just to Please Woman - [Passiva di Dominio Lv 1]

Abilità Attive:

Oggetti Extra: Memorie del druido, un libro vecchio e consumato. Nelle sue pagine ci sono degli strani segni e delle lettere sconosciute, con affianco un'accurata descrizione delle stesse. Ti permetterà di decifrare antichi codici della Landa Ghiacciata. Puoi utilizzarlo per tutta la durata della quest.


Note:



 
Top
Caccia92
view post Posted on 18/2/2012, 20:16




Orme di Sangue
~
{Teschi nella neve}



Ora deve solo attendere.
Non sente rumori all'esterno, non sono ancora vicini. Saranno nella caverna.
Avranno incontrato il guardiano? Quale sofferenza li accompagnerà durante il viaggio?
L'uomo osserva la lama colorarsi di nero. Sorride, perché il rituale procede.
Ancora gocce di sangue sulla pietra, ancora un volto senza vita che lo osserva.
Orme di morte si fondono con il desiderio.




———————————— Pianura ghiacciata
{Villaggio dei Nomadi Bianchi}


Il druido era sparito quella mattina, lasciando un cadavere nella propria tenda e una serie di strani oggetti sparsi sul pavimento. Le guardie, allarmate dalla sparizione di German, avevano incominciato a perlustrare la zona circostante il villaggio, senza trovare niente nella neve e nel ghiaccio. Era comprensibile l'inquietudine e la frenesia della loro ricerca: l'assassino poteva essere ancora nei paraggi. Non potevano sapere che l'omicidio era avvenuto all'interno delle mura dei Nomadi Bianchi.
Perché, allora, Hyrowet aveva aiutato i tre stranieri? Forse la pazzia lo aveva inebriato a tal punto da indurlo a commettere un gesto tanto folle, costringendolo poi alla fuga per paura della sentenza. Ma non c'era terrore nei suoi occhi mentre camminava di buon passo verso le montagne del Midgard...solo la decisione di chi sapeva bene dove andare e cosa fare.


———————————— Midgard Centrale
{Miniera Garta}


Il ruggito della creatura immonda si perse oltre i pannelli di pietra scorrevoli. Il sentore dolce dei cadaveri scomparve nell'aria gelida della caverna, mentre suoni raspanti si attutivano contro una roccia troppo dura per essere scalfita. Garta permetteva alla sofferenza di avanzare e di imprigionarsi da sola nelle sue viscere buie e senza fine. Gli uomini - forse pazzi - avevano oltrepassato l'ingresso del sepolcro dei minatori, lasciandosi alle spalle un guardiano ancora affamato. Niente ossa sul pavimento di sassi e cristalli, niente corpi oltre l'inizio della galleria. Erano loro i primi ad entrare...forse.
Ancora la miniera si districava dentro le montagne del Midgard, un serpente ondulante rinchiuso nella sua tana in fondo alla terra. Il pavimento, privo di qualsivoglia mutamento, sembrava scendere come una strada verso il basso, verso la gola vera e propria di quel luogo rintanato nelle profondità. I tre avventurieri camminavano piano e con cautela, pronti a cogliere ogni avvisaglia di pericolo o di presenza tra le ombre della grotta. Ben presto si trovarono ad avanzare nuovamente in fila indiana, stretti nel cunicolo come topi in gabbia, sudati e feriti dalla prima prova di Garta. Il dolore li avrebbe accompagnati sempre, un dolore necessario per proseguire quel cammino impervio. Quali pensieri attanagliavano la mente di Aspid, regina del ghiaccio? Quali odori percepiva Numar, figlio dei lupi? E che tipo di congetture passavano nella testa di Lazarus, negromante decaduto? Non c'era abbastanza tempo per sondare ogni prospettiva, perché Garta si apriva ai loro occhi quando meno se lo aspettavano. Un nuovo ostacolo prendeva forma oltre l'ultima curva nella roccia, una visione tanto spiacevole nella speranza di un tragitto rettilineo e senza deviazioni: il tunnel si diramava in tre nuove vie, tre imboccature nere tutte uguali. Tuttavia, il gruppetto non ebbe nemmeno il tempo di valutare le diverse alternativa. Un urlo - parole o grugniti - rimbombò dalla spaccatura sulla sinistra.
Rimasero in ascolto.

« Chi essere? Aiutare Krong, imploro! »

Chi domandava aiuto dentro Garta? Qualcuno era riuscito a superare il portone prima di loro, qualcuno che era caduto in una trappola o si era perso nel labirinto di pietre. Eppure il dubbio rimaneva instillato nei viaggiatori, il dubbio che quella fosse solo una farsa e un'esca per attirarli dove la morte regnava. C'era davvero una creatura in pericolo?
Lazarus concentrò in quel momento le sue attenzioni sui simboli che sormontavano l'apertura centrale. Un linguaggio runico e privo di significato apparente, l'unico indizio che si poteva permettere. Le lettere - se lettere erano - assomigliavano vagamente ad altri caratteri impressi in pagine ingiallite dal tempo. La memoria lo avrebbe aiutato e l'enigma sarebbe scomparso dal suo sguardo curioso. Un barlume nella piena oscurità.

« Aiuto prego! Qui, qui! »

Ancora grida dalla sinistra.
E Numar, con il suo olfatto sviluppato oltre misura, avvertì improvvisamente l'odore di cane bagnato. Era un puzzo noto ai suoi sensi, lo stesso sentore che invadeva il suo naso ogni volta che incontrava un suo simile. Voltò il capo verso destra, dove la galleria assumeva una pendenza ripida verso l'ignoto e l'oscurità. Che cosa avrebbe realizzato? Un mannaro si nascondeva a Garta o era solo un lupo smarrito?






QM POINT————————————
Bene, andiamo avanti! Siete passati oltre il portale e potete proseguire dentro la grotta. Tuttavia, poco dopo, vi imbattete in un ostacolo ben più difficile del primo: la strada si dirama in tre aperture differenti. Ora vi spiego meglio cosa succede:
CITAZIONE
Aspid, Numar e Odin: Tutti e tre sentite le grida che implorano soccorso dalla via sulla sinistra. Sono urla grottesche e profonde, ma nella voce si avverte chiaramente la paura.
Odin: noti delle scritte sullo "stipite" della via centrale. Se decidi di decifrarle con il libro, i simboli dicono "Catacombe dell'oltremondo".
Numar: avverti un odore di lupo dalla via sulla destra.

Decidete cosa fare e quale strada imboccare. Per domande, vi rimando al topic di confronto. Avete quattro giorni!
Buon divertimento!
 
Top
view post Posted on 21/2/2012, 13:53
Avatar

Ad Agio Nel Disagio
·········

Group:
Member
Posts:
17,462
Location:
Torino

Status:




Bestemmiò forte, maledicendo quel posto dimenticato da dio. Superata la porta si era preso un attimo di pausa per controllare le condizioni del suo collo; dalla carotide sinistra fino alla nuca e poi ancor oltre per qualche porzione di collo una ferita deturpava la pelle dell'uomo, lasciando scoperta all'aria la carne rossa, bruciacchiata a tratti in croste nerastre. Il dolore iniziale andava affievolendosi e i rischi d'infezione dovevano esser praticamente inesistenti, ma quell'affare bruciava terribilmente ad ogni minimo movimento rendendo il negromante di pessimo umore.
Più arcigno e silenzioso, pareva aver di nuovo perso la sua maschera di sicurezza e cavalleria, assorbito completamente nel maledire la strada che il trio stava percorrendo. Questa era completamente diversa dai cedevoli cunicoli che avevano incontrato prima del portale di pietra: quasi del tutto liscia, scavata nella roccia come unico corridoio che potesse portare nelle profondità dell'antro, stretta quasi tanto da costringerli a chinarsi, sembrava promettere finalmente una via ininterrotta per il loro obbiettivo.
Ma erano davvero sulla strada giusta? L'entrata della grotta li aveva privati definitivamente della luce del sole; nel primo tratto, "qualcosa" aveva rivelato al gruppetto che quel luogo nascondeva di certo tesori - e pericoli - ben più grandi di quanto potessero immaginare. Il portale aveva sparso il loro sangue sulla pietra millenaria, li aveva feriti e indeboliti, ma nessuno di loro era intenzionato a cedere; avevano seguito le orme scarlatte che si intravedevano appena sul terreno fin oltre il cancello, ma chi poteva assicurare che quelle macchie rosse fossero le tracce lasciate dalla loro preda?
Preda...a parte il ragazzo-lupo, la comitiva di cacciatori era stata solo sballottata e ferita; più che predatori, sembravano esser loro le prede. Contro il loro uomo avrebbero probabilmente trionfato ma la forza sopita in quella miniera - ormai era innegabile che Garta nascondesse qualcosa di spaventoso, antico quanto la roccia stessa - li stava poco a poco consumando. Quante prove avrebbero ancora dovuto superare, quanti passaggi angusti e corridoi senza fine dovevano attraversare?
Improvvisamente Lazarus fu assalito da un dubbio: e se l'intera grotta non fosse altro che un vicolo cieco,un immensa sacca di follia nelle viscere della montagna? L'umido budello di pietra stava diventando opprimente, claustrofobico!
Non potè continuare le sue paranoie. Aspid si era fermata, e con lei Numar. Lazarus si sporse oltre i due - la via pareva effettivamente allargarsi appena - per controllare cos'avesse portato la ragazza a inchiodare di colpo.
Bestemmiò nuovamente - tanto per cambiare.
La strada si divideva in tre distinti cunicoli pressoché identici, bui e poco invitanti. Sospirò. Forse stavolta si sarebbero davvero divisi.

« Chi essere? Aiutare Krong, imploro! »

Urla e strepiti risalirono le pareti di basalto del cunicolo a sinistra, accompagnate da una richiesta gutturale. A parte lo stupore - chi mai poteva essersi avventurato la sotto, e perchè? - Lazarus si trovò a pensare che quei versi e quel nome non dovevano provenire da un essere completamente umano. Si ricordò delle parole del vecchiaccio che gli aveva affidato il libro: la città degli orchi non doveva essere poi tanto distante. In ogni caso, di qualunque creatura - o tranello - si trattasse, era abbastanza cinico e intenzionato ad uscire intero da quella storia da escludere a priori quella via.
Alzò gli occhi, incontrando la volta ruvida e butterata, i minerali affogati nella pietra...e, incisi nel dislivello tra l'apertura centrale e il tratto che avevano appena percorso, rune familiari. Sgranò gli occhi, stupito: non avrebbe mai pensato di incontrare in quel postaccio qualche segno di quel linguaggio! Senza dar spiegazione agli altri si tolse di spalla la sacca logora, tirando fuori l'involto contenente il vecchio tomo e sedendosi a gambe incrociate sul pavimento, aprendolo. Doveva sembrare pazzo. Sfogliava le pagine febbrilmente alzando spesso lo sguardo verso l'incisione, anche più volte per ogni simbolo. Finalmente, dopo le prime sillabe, spostò la sua attenzione sui compagni.

Si? Ah giusto, scusatemi. Quei ghirigori sopra il corridoio centrale sono presenti nel libro che mi ha dato il vecchiaccio, è una specie di dizionario, abecedario, chiamatelo come volete. Datemi solo un minuto.

Ignorò completamente qualsiasi commento, tornando ad immergersi nella traduzione.

Una manciata di secondi appena e Lazarus chiuse il libro, sospirando ancora. Ripose il volume nella sacca dopo averlo avvolto negli stracci che lo proteggevano, alzandosi di nuovo in piedi. Ci aveva messo molto meno del previsto a dire il vero, il libraccio gli era servito solo per fugare qualche dubbio. Non che questo lo tirasse su di morale più di tanto.

C'è scritto "Catacombe dell'Oltremondo".

Non aggiunse altro. In un altro frangente avrebbe probabilmente sdrammatizzato, ma quel nome evocava qualcosa di abbastanza oscuro e opprimente da render quella frase fin troppo fatalista. Nel buio, un nuovo urlo rieccheggiò fino alle loro orecchie: il loro compagno di disavventure implorava aiuto.

Sentite, io non rischio. Il nostro obbiettivo è davanti a noi, per quanto inquietante possa essere ciò che ci aspetta. Per esperienza posso dirvi che Negromante più Catacombe non è un bell'accostamento.
In compenso, da solo non ci vado di certo. Che intenzioni avete?

Osservò i volti dei suoi compagni. Numar sembrava interessato all'ultimo cunicolo, annusava l'aria curioso. Aspid invece gli sembrava più sensibile ai lamenti della creatura. Deglutì. Finchè quell'affare aveva la forza di chiedere aiuto aveva anche la forza di combattere.

___________________________________________



Si era appena lasciato alle spalle l'entrata del corridoio; il fiuto di Numar li guidava e la sua vista li avrebbe protetti da eventuali minacce...inodori. Si rammaricò per l'ennesima volta di aver lasciato la ragazza da sola, forse avrebbe cambiato idea all'ultimo momento e li avrebbe seguiti! In ogni caso, presto si sarebbero ritrovati tutti e tre - o forse quattro, se non cinque - di nuovo all'ingresso delle catacombe. Si augurò che eventuali richieste d'aiuto fossero udibili da entrambi i cunicoli mentre, circospetto, avanzava nella grotta.


[Rec: 250] [AeV: 150] [Perf: 75] [Perm: 225] [Caem: 150]





Ferite Accumulate:
Ustione semicircolare al collo da danno Alto.

Status Psicologico:
Preoccupato per la compagna di viaggio, circospetto.

Energia Residua:
100%

Abilità Passive:
- Should I be Afraid? - Difesa psionica passiva [Abilità Personale 1°]

- Can the Darkness Hide you Soul? - [Passiva Razziale Mezz'elfo: Scurovisione]

- My Finger aren't Just to Please Woman - [Passiva di Dominio Lv 1]

Abilità Attive:

Oggetti Extra: Memorie del druido, un libro vecchio e consumato. Nelle sue pagine ci sono degli strani segni e delle lettere sconosciute, con affianco un'accurata descrizione delle stesse. Ti permetterà di decifrare antichi codici della Landa Ghiacciata. Puoi utilizzarlo per tutta la durata della quest.


Note:





Edited by Ødin - 21/2/2012, 14:24
 
Top
Aspid
view post Posted on 21/2/2012, 22:12




CITAZIONE
Legenda:
pensato
parlato
pensato Mary
parlato Mary
pensato "Regina"
parlato "Regina"
voci esterne

jpg



Era ancora seduta con la schiena contro la nuda roccia, il respiro affannato di chi è riuscito a superare il traguardo, qualunque sia la pozione di arrivo. Il collo le bruciava e constatò di provare un po' di invidia nei riguardi dello spilungone moro, il teschio che lei aveva lasciato a ghiacciare nella neve era servito a lui per superare indenne la porta di pietra. Si portò la mano alla ferita, sforzandosi di modulare il respiro. Il cuore aveva ripreso il battito normale e l'ambiente intriso di ruggiti e membra umane aveva lasciato il posto alla semplice e umida terra.

Dannata sciocca, hai deturpato il mio candido collo con un'ustione di primo grado, ti frusterei volentieri se solo potessi disporre di un gatto a nove code!

Si alzò a fatica, aiutandosi con le mani. L'unica cosa che voleva evitare era quella di rimanere lì a subire gli sproloqui di quella inutile donna, voleva ricacciarla nei meandri bui della psiche ds dove era venuta fuori. Iniziava ad accusare la stanchezza, aveva le membra intorpidite dal freddo e il dolore le pulsava nelle tempie, rallentando anche quella poca lucidità che le era rimasta. Non le piaceva quel posto, la serie di cunicoli e gallerie sotterranee, piene di rumori e di odori rancidi cominciava a darle il voltastomaco, oltre che un dannato senso di oppressione. Si sentiva come schiacciata dal peso della terra. Osservò i volti dei suoi compagni di sventura. Il moro le dava la nausea, aveva qualcosa di inumano, si era sgranocchiato un osso con la stessa, gustosa contentezza di un bambino di fronte ad un gelato alla cioccolata.

Mmm ... gelato. Mi andrebbe proprio un bel gelato.

Mary aveva il difetto di palesarsi sempre nel momento sbagliato con frasi infelici. Tipo quella. Si concentrò su Lazarus. di certo era quello che più si avvicinava alla sua idea di avventore mercenario, era quasi sicura che si trovasse lì per il denaro. Ed il fatto che avesse subito il suo stesso supplizio gli faceva guadagnare punti.

Gentaglia!

Scosse appena la testa, scalciando un minuscolo sasso contro la parete, in un gesto di stizza. Non c'era tempo per riposare sugli allori, per rimpiangere il cielo terso, per imprecare, per immaginare di trovarsi altrove. Gli altri si erano nuovamente incamminati lungo il cunicolo che si apriva davanti a loro, celando la sua parte più nascosta. La sostanza non cambiò, la strada procedeva in discesa, incuneandosi su se stessa come uno scorpione circondato dal fuoco, il procinto di suicidarsi. Il buio tornò a far da padrone e, ancora un volta, dovette avanzare a tentoni, chiedendosi se il gioco valesse davvero la candela.

Non era quello che volevo?

Aspid difficilmente provava rimorsi o rimpianti per ciò che era stato. Non tornava quasi mai su una decisione presa perchè si fidava delle motivazioni che l'avevano spinta a scegliere in quel modo. Ed anche in quel frangente la sua mente non era rivolta al pentimento. Forse avrebbe dovuto, seguire le indicazioni di uno sciamano squilibrato non l'aveva condotta in una gran bella situazione. Ma almeno non era sola.Di tanto in tanto il pensiero correva alla "cosa" da cui erano riusciti a fuggire, lecito era domandarsi di che razza di natura fosse l'autore dei ruggiti. Un quesito che si sgonfiò, perdendosi nella nebbia, non appena superata l'ultima curva, sopraffatto da una nuova realtà che suscitava più di un dubbio. La caverna si diramava in tre cunicoli perfettamente identici.

E' il gioco delle tre carte! Quale scegliamo, la uno, la due o la tre?

"Dannazione!"

Un'imprecazione spontanea che non ammetteva repliche o aggiunte. Le voci dentro di lei si ammutolirono, lasciando un fastidioso eco.

La uno, la due o la tre?

Sobbalzò perdendo l'equilibrio. Se non ci fosse stata la parete sarebbe rovinata a terra come una pera matura. Dal pertugio a sinistra si elevarono, chiarissime, delle grida di aiuto.

« Chi essere? Aiutare Krong, imploro! »

Krong? Lentamente si avvicinò al cunicolo affacciandosi con cautela, i lunghi capelli argentei che sfioravano il terreno.

"Avete sentitro anche voi?"

Una domanda retorica, senza dubbio. Non che non fosse sicura del proprio udito ma la circostanza pareva inverosimile. Chi mai poteva trovarsi lì ed essere ancora vivo? Qualcuno aveva superato la porta di pietra prima di loro e, per qualche particolare motivo, si era arenato in quel cunicolo. Aggrottò la fronte, spinta dal desiderio di buttarsi a capofitto dentro l'apertura per accorrere una persona in difficoltà. Si sforzò di reprimere l'istinto cercando di ragionare sulla circostanza. Voltandosi verso i suoi compagni si concentrò su Lazarus, che aveva tirato fuori il libro donatogli dallo squilibrato mago del villaggio e lo stava sfogliando febbrilmente, come fosse posseduto da una forza sconosciuta. Solo allora si accorse degli strani segni che sormontavano l'apertura centrale. Attese seppur impaziente, solo lui era in grado di decifrare quegli strani simboli e dispiegare il loro oscuro significato.

« Aiuto prego! Qui, qui! »

Le grida continuavano a martellarla, aumentando il suo senso di frustrazione. Voleva lanciarsi nel cunicolo di sinistra ma, nello stesso tempo, qualcosa dentro di lei opponeva resistenza, facendo leva sulla sensazione di dejà-vù che la riportava ai ruggiti da cui era riuscita faticosamente a fuggire. Nè Mary nè la "Regina" si fecero sentire, la responsabilità della scelta era tutta sulle sue spalle. Fissò l'entrata che le si parava davanti, mentre rimuginava sulla frase che Lazarus aveva tradotto per loro. Catacombe dell'Oltremondo, il nome non prometteva niente di buono. Probabilmente il rosso aveva ragione, era quella la via da seguire ma se si fosse lasciata alle spalle una richiesta di aiuto, come ne sarebbe uscita dal confronto con la sua coscienza? Trovare l'assassino non era prioritario per lei, non aveva nessuna fretta ed i soldi non erano mai stati una necessità per lei.

"Vi rifiutate di aiutare qualcuno in difficoltà?"

Piantò lo sguardo sulla schiena del negromante, che si stava già avviando verso il cunicolo di destra. Anche il moro pareva intenzionato a prendere quella direzione. Alzò la testa, malcelando una espressione indignata che comunque nessuno avrebbe visto e si incamminò in senso contrario, imboccando il buco di sinistra. Tutto taceva dentro la sua mente, si sentivano solo i prepotenti battiti del suo cuore mentre si avventurava nelle viscere della terra, confidando in un istinto forse troppo poco lucido.



Status fisico: forte ustione al collo
Status psicologico: tesa
Energia: 100%
Armi: boomerang legato alla cintola - spada Snow Queen nel fodero - ombrello
scudo nascosto dalla pelliccia
Oggetti: piccola Armonica a bocca - zaino di pelle che contiene un mamba di pezza - borsello legato alla cinta contenente dei sassolini di fiume dalle diverse tonalità del bianco
Corona del Ghiaccio: un oggetto prezioso e riccamente decorato con piccoli fiocchi di neve. Indossandola e spendendo un consumo pari a Medio, fa diventare completamente invisibili per un turno di combattimento o per un giro di post; si può mantenere attiva la tecnica muovendosi lentamente e senza produrre eccessivo rumore. da utilizzare solo una volta durante la quest.
Abilità razziale: Controllo Energetico
Passiva di II° dominio: Mente Lucida, difesa psionica che protegge da ammaliamenti psionici passivi
ReC 350 - AeV 200 - PeRF 150 - PeRM 225 - CaeM 225
 
Top
36 replies since 7/2/2012, 18:57   852 views
  Share