Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Morpheus Somniorum Illusio Caeli et Draconem, Il sognatore

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Lud†
view post Posted on 8/3/2012, 23:59 by: Lud†

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La storia di Nailat il drago perde le tracce nelle nebbie della ragione, si confonde nel verosimile e guida il sogno al punto che di esso rimane il solo alone dell'incubo. Era un drago, e dissero di lui più di quanto lui fosse per davvero, più di quanto lui mai disse di loro, perché per lui: v'era solo lei. Un'immagine dai connotati di fuoco, avvolta da passioni violente come le onde dell'oceano sulle aspre scogliere settentrionali, un lento e inesorabile sprofondare in acque scure, il cosciente abbandono della ragione in virtù dell'ineffabile desiderio di piacere. Splendidi capelli corvini in morbidi flutti filati dalla stessa sorella notte, occhi prodighi nell'arte di ammaliare, scuri come l'insondabile averno ed espressivi quanto i rubini ardenti delle miniere meridionali. Ogni dettaglio in lei viveva e pulsava di vita propria, ci si perdeva nei suoi tratti delicati, ancor prima che una sola parola potesse piegarne le labbra, sottili e malgrado ciò morbide, di chi osa pur senza sporgersi al di là di un abisso di arrendevole naturalezza. Jenevieve era il suo nome, ma per il giovane Nailat il nome era nulla o ancora meno di fronte al tormento più genuino che avesse mai sperimentato. E glielo insegnarono in un passato che stentava a riaffiorare, e lo ricordò nel momento stesso in cui scorse quel piccolo e fragile frammento di perdizione. “Rifuggi dall'uomo, scappa! O altrimenti uccidilo, strangolalo con le tue stesse mani, perché la nostra eternità talvolta invidia la brevità e l'intensità delle esistenze loro.” Ma non resistette a quella passione, al sussurro ammaliante di una voce senza parole che narrava di qualcosa che poteva solo accettare, al di là di ogni logica indulgenza. Giorno per giorno, nello struggersi di quel pensiero ciclico e continuo, divenne preda di spire attraverso le quali giungeva sempre a lei, scoprendosi più vulnerabile di quanto avesse mai immaginato. E né le dure scaglie o i possenti artigli della forma ancestrale parevano difenderlo, neppure l'alito di fiamma ne consumava l'untuoso torbidume. Nei panni di uomo la avvicinò, ed anche se tremulo e lento era il suo passo - innocente quanto quello di un infante - ella fuggì ai suoi occhi di diavolo; l'odore di Nailat ricordava lo zolfo, pervaso di quella terribile aura di distruzione che circondava gli individui della sua antica stirpe. Malgrado ciò non si dette per vinto. La accostò nella taverna in paese, mentre fattasi manto di fatale fascino intratteneva gli avventori con i folcloristici canti di eroi e beoni, attirando attenzioni e sguardi che respingeva con ben finto pudore. La sorprese anche un mattino d'inverno nella selva in riva al fiume, mentre lavava i panni nelle gelide acque dei rigagnoli meno profondi, e travolta da un singulto dello stesso istinto, da una sensazione profonda di paura ed orrore fuggì via senza un chiaro perché. Nel silenzio, nella quiete della natura fu investita dall'inconfondibile potere del drago che ruggiva nel petto di Nailat, un'energia tanto antica quanto terribile; l'orrore nell'aria, e vibrava di una sua forza come il tuono tra la pioggia, al seguito di un lampo che spaventa con la sua fugacità. Un istante per tremare. Un attimo appena per fuggire.

“Ricorda che anche un drago conserva una seppur labile traccia di umanità.
Poiché come una cicatrice permane sulla pelle malgrado il tempo che possa scorrere,
così il drago ha tanto convissuto con l'uomo da averne compreso la natura,
ed averne assimilato i tratti.”

Nailat, sconvolto, giunse alla decisione più infelice cui potesse giungere. Nei decenni trascorsi in un inappagante peregrinare aveva appreso molto del mondo, di chi lo abitava, degli oscuri poteri celati negli angoli più remoti del continente, nonché di culti e cerimonie tanto antiche da essersi perse nei meandri del tempo. Ricorse quindi ad un primitivo rituale sepolto nelle sabbie del mito, di un popolo la cui tradizione si era consumata e mescolata nel profondo meridione, una scelta che gli costò l'anima stessa - o una parte di essa - dolorosa quanto una coltellata in pieno petto. Per amore rinnegò la natura di drago, epurò l'antico sangue che gli scorreva in corpo, restituì all'eternità racchiusa nei due secoli vissuti la consapevolezza della follia alla quale andava incontro. Ai suoi occhi di uomo, non più attraverso il sogno, apparve il drago che era; un'entità finalmente disgiunta e priva ormai della più misera traccia di umanità - così come lui non saggiava più l'inarrestabile brama del drago dentro di lui. L'ispida livrea di un cremisi spento striato d'oro, attraversato da venature scure come pece; poderose fauci irte di denti acuminati, e artigli tra cui mai sarebbe voluto finire. Ebbe paura - paura di se stesso per quanto assurda ritenne quella sensazione. Si palesava un conglomerato di istinti e violenza che non esitò un istante ad attaccarlo; la conseguenza di chi, respinto e ferito nell'orgoglio, aggredisce la fonte del rifiuto nella più naturale delle espressioni possibili. E schivò, parò, contrattaccò colpo su colpo, saggiò il calore delle fiamme di un drago, affrontò la robustezza di scaglie spesse quanto un dito. Fu schiacciato dal peso di una vigoria senza freni, si sentì debole a confronto, ma se l'abominio vantava il potere racchiuso nella brutalità, così l'uomo che era divenuto - che era rimasto - nutriva la più ferrea volontà di vivere, vincere quello scontro per anche solo avvicinare la bella Jenevieve. Così ancora brandì la spada attingendo a risorse quali volontà e coraggio, e senza alcuna remore per la propria incolumità balzò sul muso della bestia quando con un morso tentò nuovamente di azzannarlo. Con la mancina si tenne stretto ad una protuberanza cornea sul suo capo, mentre con l'altra calò fendenti, più di quanti riuscì a contarne, ne lacerò l'arcata ciliare sino a perforare uno dei due grandi occhi di rettile. In un ruggito assordante poi spiccò il volo, un unico balzo ferino seguito da un semplice sbattere d'ali. Nailat resse a stento il guizzo della bestia, penzoloni nel vuoto, ma ancora saldo al precario punto d'appiglio. Librati nel cielo il drago si contorse in preda al dolore, spasmi incontrollati e privi di ogni coordinazione; l'uomo provò ad assecondarne i movimenti e fu in un istante di lucido raziocinio, tra il timore di perdere la vita in una prova d'amore oltre l'immaginabile, che intravide la sua unica speranza di salvezza. Strinse la spada al punto da imbianchire le nocche, la tirò a sé e con ogni stilla di energia residua la affondò nell'orbita ormai vuota. Il drago ruggì con ancora più forza gridando finalmente la propria debolezza, e Nailat ne approfitto per conficcare l'arma fino al guardamano. I due precipitarono rovinosamente al suolo, ma l'uomo riuscì a farsi scudo col corpo del drago attutendo la caduta, nonché un imbarazzante epilogo per una storia ancora da concludere. Eppure, nonostante il trionfo conquistato, non poté non versare una lacrima di fronte alla carcassa del drago; e non furono le ferite riportate o i lancinanti dolori che lo percuotevano senza pietà, più semplicemente perché quella bestia era lui, assassino di se stesso.

La storia di Nailat il Mezz'anima termina senza un finale che possa così definirsi. I più romantici sostengono che egli trovò finalmente la pace inseguita coronando quel sogno d'amore alla base di tante vicissitudini. I bardi - noti amanti dell'ironia e dello scherno - narrano invece di come tornando dopo tempo al villaggio di Jenevieve la trovò con un altro uomo; tanto a lungo aveva sofferto per l'incantevole Jenevieve, e tanto aveva lottato per epurare il suo sangue, che il tempo - percettiva diversa dall'uomo - sfuggì al senno ammorbato dai fumi di amore e dolore. C'è chi sostiene che dal villaggio uscì con due anime in più, folle d'ira, altri che lo rase interamente al suolo in un impeto di rabbia che credeva finalmente represso con l'estinzione della sua metà bestiale - inconsapevole che un uomo può, nella rabbia e nella cattiveria, ardere più della fiamma di un drago. I dotti e i filosofi infine, sostengono che Nailat morì poco dopo aver ucciso il drago, poiché un'anima incompleta non ha modo né la possibilità di esistere. Quale sia la verità non è dato sapere, ciò che è certo però, è che da quel giorno circola sul continente un'armatura di scaglie di drago, rossa come il sangue raggrumato e d'oro sui finimenti, e che indossandola è possibile percepirne il ruggito e l'antica fiamma. E quello stesso istinto sepolto e sconfitto risentirà dell'anima dell'indossatore, come se il sangue versato possa rigenerarsi dalla volontà di uno spirito affine. Sarà così che, indossando l'armatura e raggiungendo l'ancestrale forma draconica, questa si trasformerà in un'arma naturale aggiuntiva alle normali tre disponibili. In termini di gioco, la scelta dell'arma andrà affrontata nel primo momento in cui si farà ricorso al potere, ed una volta effettuata non potrà più essere modificata in un secondo momento. {Abilità passiva} Un oggetto all'apparenza inanimato, un'armatura di pregio per un guerriero il cui passato ha il suono e l'odore del sacrificio. Ma se ad indossarla è un individuo nelle cui vene scorre l'antico e nobile sangue draconico, essa risveglierà i propri istinti, elargendo lui ciò che Nailat rifiutò con spregio. Il portatore, ogni qualvolta dovesse trovarsi in situazioni di pericolo, avvertirà una forma di inquietudine e nervosismo che lo indurrà ad essere più vigile e a temere per il peggio. L'abilità concede i propri benefici come un senso aggiuntivo, ma non starà ad indicare né la direzione e né l'entità di eventuali attacchi in arrivo, così come non chiarirà la natura effettiva del pericolo al quale il portatore va incontro. {Abilità passiva}

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L'armatura a scaglie di Nailat - soprannominato da quel giorno il Mezzanima - conserva le tracce dell'uomo e del drago, come residui mai sedimentatisi, mai inerti e sempre vivi, agitati da quell'esistenza ai limiti del possibile in un limbo di tormenti e pentimento. Un'anima a metà che risuona della forza di un drago, e l'altra che vibra dell'intensa volontà dell'uomo; così come egli fu costretto ad operare scelte probabilmente fuori dalla razionale capacità di giudizio, così il portatore - nell'utilizzo dei suoi arcani - si troverà a far fronte a scelte forse estreme, ma non di minore importanza. Ogni abilità possiederà una duplice forma, risuonando della natura duplice del portatore; su di esse andrà operata una scelta all'acquisizione della prima o della seconda, e andrà affrontata nel momento in cui ne verrà compiuto il primo utilizzo. Essa si legherà al caster rendendo definitivamente inutilizzabile la gemella. Fino al momento in cui non verrà operata questa scelta, la tecnica non potrà essere annoverata nel calcolo della pericolosità; una volta effettuata, essa conterà come una tecnica di pari potenza come di norma. {Malus}


Defense ~ forma umana: l'armatura diverrà quasi una seconda pelle per il portatore, cedendo la stessa prestanza fisica e agilità che permise a Nailat di evitare le terrificanti offese del drago. Per mezzo di un consumo energetico Medio, il portatore potrà evitare qualsiasi offesa rientri nella categoria degli attacchi fisici per due turni di gioco; indipendentemente dalle circostanze saprà come reagire, un istinto guidato dalla suprema volontà di sopravvivere alle dure leggi del mondo.
Offense ~ forma draconica: l'arma naturale manipolata attraverso l'anima insita nell'armatura, non solo avrà facoltà di reggere gli urti o infliggere gravi pene sugli avversari, ma potrà divenire l'ariete di sfondamento per nemici forse difficili da affrontare - persino per un drago. Ad un consumo Medio di energie, l'arma acquisirà infatti la proprietà di scaraventare via gli avversari per due turni di gioco; persino il nemico più grosso, anche un gigante risentirà dei potenti urti dell'arma. Sarà possibile mettere in pratica uno di questi attacchi per turno, non avranno valenza di tecnica e i danni derivati dalla spinta consisteranno in un Basso, che si aggiungeranno al normale danno inflitto dall'attacco fisico; l'attivazione di questa tecnica non pregiudica la normale regolamentazione sulle Capacità Straordinarie.

Bewitch ~ forma umana: un'armatura a scaglie di drago è motivo di vanto e orgoglio per il possessore, perché sarà riconosciuto come un uomo dalle inconfondibili doti di battaglia, o parimenti di prestigio e ricchezza per un acquisto di così grande valore. La riverenza, l'ansia, la trepidazione è ciò che paralizza e soggioga gli istinti umani, ed è con un dispendio Medio di energie che esso potrà essere percepito con vividezza, concretezza quasi tangibile. Chi abbastanza vicino da lasciarsi influenzare dalla tecnica, oltre a subire danno Basso alla mente, non si mostrerà più ostile nei confronti del portatore, ma anzi sarà bendisposto ad aiutare un uomo all'apparenza distinto e brillante.
Frighten ~ forma draconica: l'arma naturale nella cui tempra è imbrigliata l'anima di Nailat risuona dell'indomabile ruggito di una bestia dai tratti leggendari. Un drago non scuote gli animi, ma li percuote con forza e prepotenza; non è il timore a riecheggiare negli astanti ma un terrore più genuino e puro, che ha radice nell'eterna lotta fra preda e predatore. Incline a questa natura, e spendendo un Medio in energie, per il portatore sarà possibile instillare terrore puro in chi lo circonderà. Oltre al danno Basso subito alla mente, essi reagiranno assecondando la propria indole; l'eroe guerriero vedrà il drago come unico obiettivo da abbattere, il pavido paesano fuggirà con l'unica preoccupazione di mettersi in salvo dalla più truce calamità mai avvistata.

Humanity ~ forma umana: così l'uomo sconfisse un drago facendosi manto dei sentimenti e delle passioni in grado di infiammare un cuore già troppo umano. Nailat fu l'esempio di come la volontà possa spingersi oltre la soglia del buonsenso, di come in nome della felicità ci si possa ferire sino all'annientamento. Spendendo un consumo Basso di energia, per due turni di gioco, le offese di natura psionica del portatore infliggeranno danno di un livello superiore alla potenza; allo stesso modo, così estremo sarà il dono ricevuto, dal divenire più vulnerabile alle offese di natura magica e subire danno per un livello superiore al normale.
Bestiality ~ forma draconica: malgrado in questa storia si narri della rovinosa sconfitta di un drago, chiunque invidia - e talvolta brama - la potenza che un cuore così antico e un sangue così nobile possa originare. Grazie ai doni ceduti da Nailat attraverso l'uccisione del drago, sarà sufficiente un dispendio energetico Basso per vantare un potere prima precluso. Per due turni di gioco le offese di natura magica infliggeranno danno di un livello superiore alla potenza; allo stesso tempo e nello stesso modo però, subirà danno di un livello superiore al normale dalle offensive di natura psionica.

Will ~ forma umana: Nailat, nell'affrontare la metà della propria anima, fu costretto a dar sfoggio delle proprie capacità, attingendo da una risorsa spesso ignorata e sottovalutata: la volontà. Volontà di vivere, resistere, la folle perseveranza nel porre fine ad ogni tormento. Qualunque sia la spinta che dia luogo al verificarsi di tali condizioni, per il portatore sarà sufficiente un consumo Alto di energia per difendersi da un attacco di potenza Media e spingersi oltre i limiti normalmente concessi da un corpo forse troppo debole, ottenendo per lo stesso turno di gioco 4CS alla Volontà.
Brutality ~ forma draconica: per mezzo dei poteri concessi, degli strumenti di morte che natura e destino gli hanno fatto dono, il portatore riuscirà ad esprimere al massimo delle proprie possibilità la forza e l'inarrestabilità di una bestia temuta in ogni dove. Per mezzo di un consumo Alto di energia, il portatore sarà in grado di sferrare un attacco di potenza Media attraverso l'arma naturale concessa dall'incanto, e per l'intera durata del turno di gioco potrà godere di 4CS alla Brutalità.

Offer ~ forma umana: un segno di rispetto di fronte al massimo sacrificio, un obolo per chi ha infranto la propria anima contro la dura parete del desiderio nel tentativo di abbatterla, un attimo di silenzio per tormenti affilati come lame appena molate. Sarà grazie ad un consumo Alto di energie che il portatore raccoglierà a sé gli alleati elargendo loro quella convinzione che ha pulsato in Nailat, il vecchio proprietario. Ad eccezione del portatore, ognuno degli alleati vedrà le proprie capacità acuirsi, tanto da guadagnare 4CS da attribuire alla caratteristica di spicco fra quelle annoverate, proprio come la cima di una montagna mai abbastanza alta, imponente, austera: mai abbastanza.
Dominate ~ forma draconica: se l'uomo può spingersi oltre i limiti, così la bestialità può gridare la propria supremazia, la voce di un dominio dove il più forte vince sul debole fin dall'alba dei tempi. Un regno di paura e sottomissione, un ordine però assolutamente legittimo e giusto - nella sua crudeltà - nell'ottica della sopravvivenza. Al portatore sarà sufficiente un consumo energetico Alto per imporre la propria legge, e così ogni individuo che egli potrà annoverare tra i nemici ne sarà inevitabilmente soggiogato, tanto da subire un decremento di 2CS alla propria capacità di spicco e ricondurlo a vette ben più accessibili. L'offensiva ha natura psionica e ci si può schermare con opportune difese; i danni derivati permangono fino alla conclusione della giocata in atto.

Ramhat
- Dono del cielo -




Scartabellando fra i documenti sulla storia del continente troveremmo senza dubbio riferimenti a personaggi ed eventi straordinari. Si leggerebbe di eroi e popoli di cui oggi sopravvive a stento il ricordo; di mirabili creature e abominevoli mostruosità nei meandri più nascosti; di armi, armature e oggetti dalle virtù portentose, e tant’altro ancora - invero troppo da poter mettere per iscritto negli annali, timidi accenni di un ché di più grande. Alcuni avvenimenti sono stati infatti obliati dalla cronistoria di una terra troppo ricca di episodi da riportare, in costante mutamento politico, in crescente conflitto. Quel che resta viene narrato di padre in figlio, di bocca in bocca ingigantendosi di volta in volta; come di una cometa nel lontano Akerat, nella regione di Dorham. Accadde in una notte cupa, in cui dal manto nebuloso che separava asfissiante cielo e terra non filtrava che un pallido surrogato di quella che chiamiamo luce. Nel cuore di una tenebra quasi solida, silenziosa al pari di una belva in procinto di predare - unica sua vocazione - un ammasso informe di polveri, ghiaccio e roccia precipitò in una foresta ai margini di uno dei tanti piccoli villaggi. Nessuna vittima, nessun danno reale se non lo sconcerto di molti, di tutti coloro i quali, destati dal roboante fragore di un corpo celeste in picchiata sulla terra, si erano catapultati fuori dalle abitazioni, tra l’allarme e la curiosità. Un segno del cielo, dissero alcuni, presagio di morte e sventura. Il figlio di un nuovo dio in prossimità di mostrarsi all’uomo, dissero altri, constatando la natura divina di una simile comparsa. Catastrofisti, bigotti e plebe di campagna guerreggiavano con opinioni fuor di senno, in rude conflitto con la realtà che si palesava agli occhi. Obiettivamente quel cumulo di detriti cosmici non era più di comune roccia, terra e frantumi luccicanti; ma cosa significava in realtà? Perché lì? E più in particolare: perché loro? Il caso tuttavia non necessita di spiegazioni logiche, quanto più dell’arrendevole constatazione del dato di fatto. Presto fu giorno e la domanda sorse spontanea: cosa farne, venerarlo o distruggerlo finché ancora in tempo? Non con poca difficoltà fu tirato su dal cratere nella quale era sprofondato per poi essere trasportato ai margini del villaggio. Lì lo depositarono, lo lavarono delle scorie che vi si erano incrostate sulla superficie fino a scoprirvi il cuore di metallo all’interno, perfettamente levigato se non per sistematiche estroflessioni che si ripetevano in sequenza, come spuntoni, l’arma di un titano d’altri mondi. Lo sconcerto di quella prima notte crebbe ancora, il fanatismo divenne più di un ragionevole dubbio, tanto che la popolazione locale vi costruì attorno un magnifico edificio di culto, dove pregare la salvezza della propria anima e la protezione di un cielo prima disconosciuto.


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“Gli attribuirono un nome. Così lo chiamarono.”
I giorni si susseguirono rapidi, così come si succedettero le settimane, i mesi e gli anni. Ma è al volgere del dì che gli accadimenti più inspiegabili hanno luogo, come piccole creature notturne, pronte a sgattaiolare via ammantate d’ombre - e fu in una delle tante che quella gigantesca sfera sparì. In preda a folle esaltazione alcuni giurarono di aver visto un titano venire a riprendersi il suo tesoro, altri di aver udito come di sbatter d’ali, ma di un’intensità tale da appartenere a un altro mondo. La sparizione di quell’oggetto fu forse più misteriosa della sua caduta dal cielo, ma se davvero qualcuno era riuscito a riprenderne il possesso, il solo timore di affrontarlo gelò i più impavidi degli animi.


– Zip fastener.
Una cometa che viaggia nello spazio interstellare cosa è se non un labile bagliore e un timido sibilo? Eppure una simile accozzaglia di residui metallici lanciati nelle profondità del vuoto è in realtà un commisto di potenza e fragore, un paradosso quindi, un’incognita che sprofonda nella relatività delle cose. Mediante un consumo energetico pari ad Alto e impiegando Ramhat nell'offesa, quest'ultima brillerà di luce propria liberando un flash accecante. La sua traccia sarà appena distinguibile, tanto da poter ingannare i sensi ed eludere qualsiasi abilità passiva di percezione, per poi scagliarsi potente sull’obiettivo ignaro di quanto stia affrontando. La potenza dell’attacco risultante è Media, ha natura magica. {Tecnica di potenza Alta}

– Turn-out.
Al cospetto delle cose del cielo e dell’universo chiunque è per certo piccolo e misero. Dalla terra ogni cosa pare tuttavia lontana e insignificante, troppo distante affinché possa divenire fonte di preoccupazione, ma la sola vastità di quel che si rivela allo sguardo dovrebbe essere già indizio importante, spesso trascurato. Ma quando un corpo celeste precipita in tutta la solennità che gli è possibile, cosa fare? Spendendo un quantitativo Medio di energie, e mediando un’offesa con Ramhat, si riuscirà ad instillare nell’avversario una sensazione di panico e impotenza, come se non potesse far nulla per contrastare l’arma che veemente si abbatte su di lui. La tecnica ha natura psionica, infligge danni alla mente per un ammontare pari al consumo e può essere contrastata mediante opportune difese psioniche. {Tecnica di potenza Media}

– Impact.
Un’arma di queste proporzioni non potrebbe essere impugnata da nessuno che non possegga una forza straordinaria. Il suo peso è considerevole, la lega metallica che lo compone è di una densità tale da non rassomigliare ad alcuna già presente sul continente. Ma chiunque riuscirà a far uso di un’arma simile, saprà certamente come utilizzarla. Ad essa è infatti legata una catena, e sfruttando principi basilari della fisica come forza centrifuga e gravità, fintanto che l'arma viene impugnata dal proprietario essa dona 1 CS aggiuntivo alla potenza fisica. {Abilità passiva}

– Chasm.
Una cometa o un asteroide che precipita al suolo libera una quantità d’energia quantificabile matematicamente ma irriproducibile, tremenda. Con un consumo energetico pari a Critico e facendo uso dell’arma, il caster sarà in grado di scatenare un evento non dissimile. Nell’attrito con l’aria Rahmat assumerà tinte rossastre, surriscaldata dalla tensione esercitata, e una volta che impatterà sull’obiettivo scaricherà una potenza tale da distruggere qualsiasi cosa nel raggio di una decina di metri circa. Il terreno verrà prima percorso da fenditure sempre più larghe e profonde, fino a cedere e scavare un cratere profondo alcuni metri. A un occhio attento e analitico il punto d’impatto si troverà al centro di una bolla di distruzione senza pari, dove roccia diventerà polvere e polvere sedimenti ancor più fini. La tecnica ha natura magica, provoca danni Critici. {Tecnica di potenza Critica}

– Outburst.
Un’arma che vaga al pari di una cometa, che perfora nembi siderali attraversando realtà diverse e sconosciute, un oggetto non identificato che ha visto più di quanto essere vivente possa mai fare in cento vite, e tutto ciò nell’arco di un attimo neppure calcolabile. Se forza potesse mai reggere un simile sforzo, se corpo e muscolatura possa ripetere simile prodigio, Ramhat potrebbe ripetersi. Con un consumo energetico pari ad Alto e usufruendo della sfera di metallo, il caster potrà dar vita a un fenomeno portentoso. Una volta giunto a contatto con l’obiettivo dell’offesa si vuoterà della forza cumulata, per poi liberare un’onda d’urto che investirà chiunque e qualsiasi cosa nel raggio di qualche decina di metri e a trecentosessanta gradi. In termini di gioco il bersaglio primario della tecnica subirà un colpo di potenza Media, dopodiché un’onda d’urto dipanerà investendo qualsiasi cosa nel suo raggio d’azione, che si troverà a far fronte ad una forza repulsiva di potenza Bassa. La tecnica ha natura fisica. {Tecnica di potenza Alta}

– Tail.
Nonostante ciò, Ramhat è tutto meno che poco visibile. Un diametro di tre metri di ineguagliabile metallo, una catena così robusta da poter reggere forze e tensioni impressionanti. Così come uno stocco è agile e maneggevole per merito di forma e peso, così una sfera di tali proporzioni sarà poco pratica nonostante la forza di cui si possa godere. Le traiettorie che percorrerà fino a impattare sull’obiettivo saranno lineari e quasi prevedibili all’occhio di un eventuale avversario, che avrà così il tempo di rizzare una difesa più o meno stentata. Questo malus agisce sulle tecniche e gli attacchi fisici portati con Ramhat, a meno che non vengano occultati a loro volta da particolari tecniche. Forza bruta a determinabilità, uno scambio più che equo. Dopotutto ogni cometa ha la sua coda. {Malus}



STORMBRINGER
Primo tra i draghi, ultimo tra gli Dei



Un cristallo talmente puro da apparire come acqua zampillante. Mai tanta purezza potè essere ammirata in natura, né mai alcun orafo ebbe la capacità di modificarne la forma o le dimensioni. Tanta perfezione era intoccabile e appagava tanto l’occhio quanto lo spirito. La spada che lo conteneva prese il nome di Stormbringer, e la leggenda volle che ogni qualvolta i condottieri ne gridassero il titolo in battaglia, una fitta pioggia scintillante si riversasse sulla terra. Dicevano fossero le lacrime dei draghi, il loro rombante canto di morte per ricordare il compagno perduto. Il Primo tra i Draghi, il più lungimirante e il più antico, che aveva sacrificato se stesso per ottenere la pace. E l’Ultimo tra gli Dei, tra gli uomini immortali simili alle creature primordiali, che con il proprio sangue aveva macchiato la lama, rendendola uno strumento di morte. Nessun nemico affronterebbe il portatore di questo oggetto a cuor leggero. Prima ancora di un’arma esso è un talismano di vittoria, vestigia di un tempo al quale non sarà possibile tornare, in cui le creature dei cieli e quelle della terra erano unite da un unico sogno di benessere e di pace. Ora solo il suono della tempesta, il roboante tuono, il sapore salato e il profumo muschioso della pioggia ricordano il tempo trascorso. Ora solo il lucido acciaio segna lo scorrere delle infinite ore di guerra, il gocciolare del sangue scandisce la fine di una vita. Ora non c’è più onore sui campi di battaglia e ben pochi potrebbero dirsi degni di impugnare la spada della promessa. Il potere del drago, raccontano le voci popolari, è tanto grande da concedere al cristallo di scegliere chi dovrà portarlo, da quali fianchi dovrà pendere il fodero. Ed è talmente impietoso da punire chiunque ne tradisca i principi, rendendolo un monito per tutti gli altri. Portare Stormbringer, raccontano i Corvi, non è una benedizione: è una condanna alla quale si può sfuggire solo con la morte.






Behold my true form.
Il Cristallo che ha dato potere a Stormbringer originò dal corpo di un drago, ma la sua lama si macchiò del sangue dell’ultimo uomo immortale. Due creature unite da una stessa promessa e da uno stesso destino, capaci di scegliere la morte. Alla presenza di ciò che resta del loro patto i draghi, gli angeli e i demoni potranno solamente inchinarsi, poiché nessuno di loro è all’altezza di coloro che li hanno preceduti. Sarà quindi impossibile per costoro assumere la forma draconica o la forma di avatar fintanto che Stormbringer sarà fuori dal fodero [Passiva]
Qualora poi il portatore della lama decidesse di stringere egli stesso una promessa con altri coraggiosi, essi dovrebbero poggiare entrambi il dito indice sulla pietra incastonata nell'elsa. Una luce azzurra brillerà e da questo momento in poi il loro legame diverrebbe indissolubile. Per un istante sui loro polpastrelli si proietterà un alone celeste che subito scomparirà, ma non per sempre. Al momento di ottemperare al patto, infatti, la punta del dito si illuminerà nuovamente, fino al momento in cui il contraente non compirà la propria scelta. E qualora questi si rivelasse un traditore, il suo polpastrello rimarrebbe macchiato d'azzurro per l'eternità, senza alcuna possibilità di lavare la macchia simbolo della sua onta. [Consumo Nullo. Tecnica puramente scenica, che se usata con personaggi giocanti necessita del loro consenso.]

Power flows through me. Il guerriero scelto dalla spada sarà riconosciuto sul campo per il proprio coraggio e la propria prodezza. Il suo grido di guerra risuonerà nei cuori degli avversari facendo sì che tremino come bambini di fronte a una storia di spettri. La lama, infatti, nasconde segreti inenarrabili dalle anime più fragili. Con uno consumo Medio essa verrà avvolta da una corrente d’aria vorticante in modo che diventerà invisibile. Non sarà possibile determinarne con precisione estensione o lunghezza per un intero turno e sarà distinguibile solo grazie al movimento più intenso dell’etere intorno ad essa, come se un continuo soffio o un vento misterioso si agitasse attorno alla spada. Questa aria magica non potrà comunque infliggere alcun danno e avrà solo lo scopo di rendere più difficile all’avversario comprendere il vero potenziale del cristallo dei draghi.
Ma il vero terrore giungerà nel momento in cui il guerriero deciderà di impugnare la spada e sollevarla verso l’alto, l’elsa puntata al cielo. Con un consumo Medio il cristallo risplenderà di una luce azzurrata tutto intorno a sé. Chiunque la guarderà o ne sarà colpito proverà per un turno immediato terrore nei confronti del portatore di Stormbringer. [Si tratta di una tecnica psionica, influenza ad area a livello Basso che farà danno Basso alla psiche. È contrastabile come tale]

They have faced nothing like me. La lama della promessa è stata anche una lama di morte. Il cristallo è l’ultimo ricordo di una vita, il sangue dei draghi e degli uomini è stato versato su questo acciaio per ottenere la pace. E ricomincerà a sgorgare ogni qualvolta la violenza sarà necessaria per ristabilire le sorti del mondo. Con un consumo pari ad Alto, la lama prenderà a grondare sangue. Puntandola contro un avversario essa si frammenterà in una scarica di piccole scheggie di metallo tagliente che gli si dirigeranno addosso, per infliggergli un danno complessivo pari ad Alto. E poiché la spada uccise un immortale, i danni prodotti da questa tecnica sulle creature che non possono trovare morte origineranno cicatrici permanenti.
Non solo la lama però nasconde mortali segreti. Con un consumo Alto sarà il cristallo questa volta a mostrare il proprio potenziale. Esso si illuminerà e il guerriero potrà compiere un movimento che simuli l’attacco da portare al nemico. Pochi secondi dopo un’evocazione del tutto simile al caster apparirà alle spalle dell’avversario, compiendo il medesimo gesto in maniera speculare per infliggere un danno pari a Medio. Entrambi gli attacchi dunque porteranno danno Medio. La tecnica è contrastabile con opportune difese.


Edited by Lud† - 21/9/2013, 11:36
 
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