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Conquistadores - Invasione, Main Quest - Goryo

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The Grim
view post Posted on 4/4/2012, 20:01 by: The Grim




Conquistadores,
Hell on Purgatory







L'aria fremeva nella nave volante, per la serie di eventi che la stavano travolgendo, per le promesse che quella notte sembrava custodire. Voci di ogni genere e tonalità che si intrecciavano in un arazzo di puro Caos, alcune inebriate, molte spaventate, altre ancora deluse; la parola Libertà rimbalzava eccitata da una parte all'altra della prigione.

« BASTA! »

Tuonò la montagna di acciaio e muscoli, zittendo la pittoresca platea ed attraendo sul suo volto duro tutti gli sguardi e le attenzioni.

« Noi vi abbiamo dato la libertà, e voi ci ripagate col disonore? »

I suoi occhi di ghiaccio passarono in rassegna la feccia che lo circondava, alla ricerca di dissidenti, di prigionieri talmente folli da sfidarli. Di un corpo con cui creare le fondamenta della propria Autorità. Fu velocemente accontentato.

Un prigioniero avanzò, pronto a reclamare la propria libertà e Montag lo accontentò, in una maniera che l'uomo non sembrava apprezzare, dimenandosi e contorcendosi mentre la morsa di freddo acciaio si chiudeva sulla sua gola. Urlando coi polmoni pieni di terrore mentre le sue ossa scricchiolavano, ed infine si spezzavano



« Se non volete seguire gli ordini di von Falkenberg,
andatevene subito fuori dai coglioni.
»

« Io sto col Beccaio.
E non farò uscire vivo da qua nessuno che non faccia altrettanto.
»





Non c'era nulla di sotteso nei loro discorsi: crude e dirette minacce. Nessuna fuga dalla Purgatory, solo un esercito di carne da gettare al macello nello scontro con Hyena: caricare i carcerieri poteva ucciderti, non farlo ti avrebbe ucciso di sicuro. Jace deglutì cercando di non far trasparire la propria inquietudine, ricacciando i propri pensieri in profondità; preparandosi al peggio.

ɲ Ɏ ɳ


La platea è immobile, congelata nell'attimo della morte del prigioniero, immobile mentre il cadavere si perde nelle profondità della nave. La realtà pareva essersi fermarsi, o forse essa continuava a scorrere ma la Fat Whore era stata strappata al suo fluire.
Una voce rauca, sgradevole, infranse quest'immobilità, cercando di guadagnarsi il favore dei conquistatori. La creature sembrava calzare a pennello con la situazione: un teschio a ricordare la morte che avrebbe danzato mille volte quella stessa sera, un demone per ricordare che tra quelle passerelle si muovevano solo anime dannate; nessun redento, nessuno da salvare. Una figura spettrale che teatralmente avrebbe incitato delirio e massacro.

E così fu. Il braccio batteva ritmicamente sul petto, tamburo a richiamare le truppe alla guerra. Calava e si rialzava, sempre più frenetico, sempre più potente, come a voler distruggere se stesso; come a voler abbattere la flebile barriera della ragione che ancora frenava la folla. Ed il moto si sparse, catturando molti tra i prigionieri che iniziarono a stendere anche loro il braccio ed a batterlo al proprio petto.
Jace stesso lo fece, non per frenesia, non perché credesse in quell'onda umana; anzi proprio perché non gli credeva. Per dimostrare di essere come gli altri, una pedina pronta alla battaglia.
Solo un'altra goccia che innaffiava il rosso fiore del Massacro.



« Uomini! »

La voce, talmente spettrale da far guizzare un brivido sulla schiena dello stregone, distrusse di nuovo l'atmosfera che egli stesso aveva creato. L'eccitazione della folla era ancora palpabile, quasi visibile nell'aria, ma ormai nessuno più batteva il proprio pugno sul petto; tutti guardavano fisso quel tetro teschio.

«Oggi siete qui per un obiettivo comune: la libertà!
Ma questi traditori...
»

La mano del demone si mosse, nuovamente. I suoi gesti erano volti ad incitare la folla, ancora una volta. Le falangi indicavano il gruppo di chi non era ancora stato convinto, di chi non si era fatto coinvolgere, di chi voleva la fuga; di chi voleva sopravvivere.

« ... vogliono rubarvela prima ancora che ve la possiate godere!
Uccideteli.
»

ɲ Ɏ ɳ


Quello che gli si chiedeva non era una battaglia, non era un combattimento ma puro assassinio, una strage di individui disarmati ed in fuga, feccia delle fogne più misere, priva di qualsiasi valore o qualità. Vigliacchi, ladruncoli, ratti della più infima delle specie, denutriti, maltrattati, patetici. Jace scrutava quelle schiere domandandosi a cosa servisse tutto quel casino: si sarebbe potuti lasciare fuggire quella marmaglia e la conquista della prigione da parte dei Falkenberg Korps del Beccaio non sarebbe stata indebolita; ucciderli sembrava solo uno spreco di energie. Poi un barlume di intuizione lo folgorò: quei fuggitivi non servivano a nulla, ma la loro uccisione poteva essere utile. Quel sangue versato sarebbe stato il battesimo dei conquistatori, un modo per unirli, per compattarli, per evitare che la paranoia li facesse impazzire; per permettere loro di fidarsi, anche se poco, l'uno dell'altro. Per prepararli a battaglie ben più impegnative.


Lo Stregone non si trovava a suo agio ad agire in quel modo. Era stato addestrato ad assassini pianificati, a fidarsi unicamente delle proprie capacità. Un combattimento di due moltitudini, così caotico, così rumoroso, così diverso da Jace. Tuttavia si sarebbe dovuto adeguare, per farsi notare, per evitare che il suo aiuto passasse inosservato; poiché lui doveva essere considerato importante e non una mera pedina. I gruppi di reietti gli sembravano tutti uguali, tutti insulsi, così corse verso una decina di uomini che correvano compatti verso un'uscita, con la cappa blu che si stagliava sgargiante tra i prigionieri. Una carta, uno degli Arcana Minori, gli scivolò tra le mani, e lasciò che le mani tastassero la carta, indugiando sui motivi stampati sul retro della stessa. Sentiva l'energia fluire all'interno di essa, dimenarsi alla ricerca di una via d'uscita, cercare disperatamente un modo per liberarsi; glielo concessi.
E così la carta volò verso i fuggitivi, fendendo l'aria come una lama - cosa che in realtà era - ed arrivata a pochi passi da essi, fu libera, ed una vampata di fiamme lì investì, scaraventandoli per terra. Gli uomini non erano morti, ma si rialzarono a fatica, con i vestiti bruciacchiati e la pelle esposta coperta da bolle ed ustioni; gli occhi rossi dalla rabbia e dal sangue. Jace sorrise, facendo scioccare la frusta come un serpente velenoso, facendola volteggiare una, due, tre volte mentre si avvicinava loro. Anche se feriti e stanchi il Cartomante sapeva benissimo che non si sarebbero arresi ma che avrebbero gettato le loro vite, avrebbero messo ogni briciolo di loro stessi nel tentativo di ucciderlo; illusi da una vaga speranza di libertà.
O troppo disperati per non farlo.

Il primo prigioniero - un omone calvo alto quasi due metri un tempo sicuramente massiccio - si scagliò rabbiosamente verso lo Stregone, senza nemmeno pensare a cosa stesse facendo; forse impazzito dal dolore. Crollò a terra con un lampo di incomprensione fisso negli occhi, la gola squarciata che riversava un fiume di sangue; gli altri indietreggiarono intimoriti davanti ad una morte tanto rapida. Jace sorrise soddisfatto, fissando gli uomini sporchi e cenciosi come un predatore con le proprie prede terrorizzate; troppo concentrato sull'obbiettivo per accorgersi dell'uomo che lo gettava per terra. Ruzzolò, mentre la frusta scivolava via dalla sua mano e sembrava disarmato come quegli uomini, abbassandosi al livello delle prede secondo i loro occhi. Lo caricarono tutti assieme, pronti a pestarlo a morte, agendo come una mandria impazzita anziché approfittandone per scappare; e questo fu il loro errore. Appoggiandosi sulla spalla e con un colpo di reni lo Stregone fu di nuovo in piedi, a pochi metri da loro. Due carte volarono rapide dalle sue mani, senza alcun potenziale esplosivo, ma bastò la loro anima d'acciaio per aprire un sorriso vermiglio nel ventre di altre due di quegli insulsi avversari. I due corpi senza vita avanzarono maldestri, e nella loro caduta portarono con sé quasi tutti gli altri membri del gruppo; soltanto l'uomo che aveva raccolto l'arma di Jace resto in piedi. Era un uomo basso, magrolino, nel cui unico occhio sano si riflette un barlume di follia, figlio dell'ustione che si agita viva sull'altra metà del suo volto. La stretta sulla frusta è forte, quasi essa fosse un talismano capace di proteggerlo dalla furia dello Stregone che invece con un gesto si copre di una strana aura. I suoi movimenti perdono di senso e consistenza, appaiono sfasati e distorti quasi non appartenessero allo stesso presente dei fuggitivi; quasi non appartenendo a quello stesso mondo. La macchia aliena balza rapida verso il monocolo, che un forte dolore al bassoventre getta a terra; la suola di uno stivale preme e rompe il cranio dell'uomo. La frusta ritorna nelle mani del suo proprietario, strappata ad una presa ormai debole e fredda.

Il resto del gruppo è lento a rialzarsi, ed ogni fuggitivo ha tempo solo di vedere una macchia distorta prima di venire falciati dalla lama della frusta, uno dopo l'altro. È un azione meccanica, svolta senza passione, senza odio, soltanto un qualcosa che l'uomo deve fare per poter continuare a vivere; per non essere ucciso anche lui. Non digrigna i denti dalla rabbia, non sorride, non si preoccupa quando uno schiva il suo affondo - più per fortuna che per capacità; la lama affonda nella sua schiena al secondo tentativo, lasciando una scia rossa disegnata sulla sua schiena. Ha solo un breve sussulto quando due, che si eran finti morti riescono ad alzarsi e scattare in due direzioni opposte, uno stratagemma che non salva nessuno dei due; una carta d'acciaio affiora nella nuca di ognuno dei due cadaveri come fosse una strana pianta esotica.

ɲ Ɏ ɳ


Jace si guarda attorno, domandandosi quanto tempo sia ormai passato. Lo scenario è desolante in tutto il resto della nave: corpi, sangue e distruzione ovunque. Alcuni uomini sono eccitati, altri delusi, altri ancora stanchi; lui rientra nell'ultima delle tre categorie. Non c'è gioia od eccitazione in quel che ha fatto, solo un vuoto freddo che sente spargersi per tutto il suo corpo mentre controlla che non sia ferito, mentre ripone la sua frusta arrotolata sul fianco. Una parte di lui - molto piccola in verità - è delusa per il combattimento, troppo semplice e senza pericoli, una semplice strage, un'altra invece ne è contenta, proprio per la scarsa pericolosità; prega perché tutto continui in questa maniera.
La speranza è una vana illusione, ma l'uomo non può che stringersi ad essa con forza.





R&C: 350 - A&V: 200- P&Rf: 100 - P&Rm: 325 - Ca&M: 225
Costi energetici: Critico 40% | Alto 20% | Medio 10% | Basso 5% | Costi Illusioni: Critico 35% | Alto 15% | Medio 5% | Basso 1%
Passive in Uso: Nessuno svenimento al 10% di energie, nessun tempo di concentrazione per le tecniche illusorie, risparmio energetico del 5% sulle illusioni, le tecniche illusorie fanno un danno di un livello più Alto;
Stato Fisico: Illeso; | Stato Psicologico: Lievemente spossato/annoiato; | Energia: 100 - 10 - 10 = 80 %
Arcana minori: 5 su 20 usati;
Tiro Esplosivo: 1 su 3 usati;


Riassunto Post:Anche Jace partecipa al massacro.

  1. Jace nota un gruppo di Infimi. Usa su di loro un'Arcana Minore potenziato da Tiro Esplosivo, ferendoli gravemente;

  2. Un primo prigioniero carica verso di lui, e cade con la gola tranciata dalla lama della frusta;

  3. Un prigioniero si aggiunge al combattimento gettando a terra Jace e disarmandolo;

  4. Il resto del gruppo si lancia verso di lui, che si rialza con una capriola e ne elimina 2 usando altrettanti Arcana minori;

  5. Il gruppo cade, terminando la propria carica, e Jace usa la pergamena Sfocatura;

  6. Jace atterra con un calcio all'inguine uno dei prigionieri, gli schiaccia il cranio usando la pergamena Affondo e si riprende l'arma;

  7. Jace uccide i primi quattro prigionieri mentre si rialzano con la frusta, poi uccide gli ultimi due con un Arcana minore mentre fuggono;


CITAZIONE
Sfocatura: I movimenti del ninja divengono improvvisamente confusi, tanto che per l'avversario diviene impossibile prevederli, come se la sua figura fosse divenuta sfocata.
La tecnica ha natura magica e genera un effetto sul corpo del ninja che impedisce al nemico di discernerne i movimenti: tale può essere interpretato come una sfocatura, come se il corpo del caster fosse avvolto nell'oscurità, come se apparisse in maniera intermittente o simili. E' una tecnica di difesa, che impedisce al nemico di colpire il ninja con qualsiasi tipo di attacco fisico - siano essi i fendenti di una spada o i missili di un lanciarazzi. La tecnica dura per due turni totali compreso quello d'attivazione, potendo essere dissolta prima del termine nel caso in cui il caster lo desiderasse.
Consumo di energie: Medio

Affondo: Il ninja affonda la propria arma nel corpo del nemico, causandogli una ferita perfettamente circolare e molto profonda, seppur di diametro ristretto.
La tecnica ha natura fisica. Il caster compie un unico, rapido movimento per affondare la propria mano, un proprio dito o una propria arma da mischia nel corpo del nemico, nel tentativo di provocargli un danno molto profondo, ma estremamente localizzato alla zona colpita - a seconda della personalizzazione è possibile utilizzare qualsiasi parte del corpo e qualsiasi arma, purché queste ultime siano da mischia. La tecnica ha potenza Media e provoca un danno Medio; la sua efficacia si basa sulla rapidità con la quale viene eseguita il gesto, tramite la quale è possibile penetrare più o meno in profondità; dunque, sulla AeV del caster, piuttosto che sulla PeRm.
Consumo di energia: Medio



Note tecniche: Mi dispiace ma non sono proprio capace con i combat contro i mostri, sopratutto se sono 10 Png [per quanto scarsi] ^^
 
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45 replies since 20/3/2012, 23:23   3140 views
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