Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Hajime, l'Inizio

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view post Posted on 11/4/2012, 18:55




( 天の山, Monti Dhera, Pyat )

« Corri Sakoro! »



Lampi di luce tagliavano la chiara ombra creata dall'intricato tetto di fronde verdi. Il sole, incuneandosi tra le foglie, cercava di accecare il ragazzo monaco, tigendo il sentiero sterrato di un oro maculato. Ma nonostante i bagliori della primavera, Raan continuava a muoversi a velocità spropositata, ridendo come un forsennato.
Il rado sottobosco non riusciva ad impedire la corsa del giovane, i cui passi parevano più leggeri di quelli di una belva felina, di quelle tigri che abitavano le foreste meridionali.

« Raan, non arriverai mai prima di me! »

E Sakoro, in effetti, gli stava effettivamente dinanzi: agile e potente, l'amico discepolo balzava da un ramo all'altro degli enormi alberi Jaian, colossi vegetali che ricoprivano come un mantello color smeraldo i pendii dei monti Dhera. Raan riusciva ancora a scorgere il compagno, una decina di metri avanti, mentre si gettava, braccia aperte, sul successivo "gradino" di quel sentiero aereo.
Strinse i denti: non poteva perdere quella gara!

Abbandonò il sentiero, sgusciando lungo il pendio; praticamente spinto dalla forza di gravità, si lasciò attrarre dalla discesa che si faceva sempre più ripida. Un errore sarebbe potuto costar loro l'osso del collo, ma quella folle corsa era un gioco perfezionato in anni e anni di libera spensieratezza - e di disciplina, fisica e mentale.
La sagoma scura del monaco sfrecciava tra i possenti tronchi, accompaganto dal canto di volatili sconosciuti. Nonostante la concitazione della competizione, i numerosi animali che abitavano la verdeggiante foresta sottostante il monastero non sembravano affatto disturbati, o intimiditi: la leggiadrìa nei movimenti dei due era tale che la natura stessa non pareva spaventata dal loro passaggio.

« Hai perso, Raan! »

Non credo, pensò il giovane.
Non vedeva più Sakoro, ma la cosa non lo preoccupava: aveva un'autentica autostrada, davanti a lui.
L'enorme radice di un Jaian si slanciava lungo il precipizio, abbastanza larga perchè un cavallo potesse camminarvi tranquillamente sopra. La ripidità era un problema, certo, ma Raan stava scendndo, dopotutto.
Gettatosi su di essa, il monaco sfruttò lo spesso strato di muschio per scivolarvi sopra, lanciandosi così a velocità pazzesche in prossimità del dirupo, là dove la foresta terminava sopra il grande lago incastrato tra i macigni erranti di Fan Dhera e dove l'altissima Cascata Celeste cadeva a strapiombo.
« WOOOOAH », ululò, sordo persino al mugghiare infinito dell'acqua.
Il vento fischiava fortissimo nelle sue orecchie, sferzandogli il viso illuminato da un sorriso ribelle; mentre la sua lunga treccia rossa veniva gettata oltre le spalle dall'incredibile velocità, Raan in cuor suo seppe di aver vinto la sfida.

« Il traguardoooo! »

Raccolse potenza nelle gambe, sfruttando al caduta; il sole lo colpì nel momento in cui la radice si fermava, restìa a gettarsi nel vuoto là dove il bosco finiva.
Nello stesso istante, Raangard balzò.
Allungò le braccia, lanciato nel vuoto a decine e decine di metri sopra il lago: la meta era lì, bellissima, sorridente ed immobile, appesa a testa in giù al lungo cavo con il quale venivano portare le provviste per il monastero.

Hime teneva le braccia larghe, e in entrambi i pugni stringeva un lungo nastro azzurro.
In quell'attimo di tempo sospeso, mentre Raan volava cercando di agguantare quel pezzo di stoffa allungando la mano, comprese.
Si era innamorato di Hime.

« Non ti lascerò vincere, Raan! », esclamò lei, ridendo, alzando il braccio destro proprio quando il monaco stava ad un soffio dalla vittoria.
« EEEH?? »

Fu un istante di panico, ma la sua mano afferrò solo aria.
Così non vale, pensò cadendo dritto dritto nel lago; scorse la sagoma di Sakoro, ugualmente in volo, mentre afferrava il nastro della vittoria.
Il contatto con la gelida acqua di montagna fu violento, ma innocuo: un mare azzurro che conosceva fin troppo bene, la cui natura aveva imparato ad amare e che mai, mai avrebbe potuto fargli del male. Quando emerse, muovendo le muscolose gambe, inspirò profondamente l'aria pregna di sapori e odori, selvaggia, sì, ma vicina nello spirito a quella del giovane Jellbraxi.
Raangard guardò verso l'alto, verso Hime, sorridendo radioso.
Questo, almeno, fino al momento in cui Sakoro non gli piovve addosso.

( 高ピーク修道院, Monastero Alta Vetta, Monti Dhera, Pyat - Due anni dopo )

Respirò affannosamente, una mistura confusa di singhiozzi e dolore.
Il suo corpo era stremato, ferito in più punti: perdeva sangue da una profonda ferita alla coscia sinistra, un'altra al costato; aveva abrazioni ovunque, lividi e tagli a non finire. I capelli rossi gli scivolavano sul volto giovane, resi sporchi dal fumo e dal sudore, incollati alle tempie dal sangue rappreso.
Ma erano gli occhi di Raan, i suoi occhi azzurri ad essere più provati del suo corpo: stava piangendo.
E ad un monaco di Jellbrad non è permesso piangere.

« Sakoro... »

Inginocchiato, tra le sue braccia, giaceva esanime il corpo del suo migliore amico.
I corti capelli mori erano attraversati da uno squarcio, come se una pesnate alabarda l'avesse colpito di striscio, ma abbastanza profondamente da togliergli la vita; la divisa nera da monaco era strappata, mostrando i muscoli rigidi nella morte. Il puzzo di morte e di liquame pervadeva l'aria, perchè Sakoro non era caduto da solo: con lui v'era un'altra mezza dozzina di confratelli, egualmente periti.
Le iridi dell'amico erano spente, spalancate dinanzi ad un colpo che non era riuscito a parare.
Le labbra, probabilmente, dischiuse in un grido.

E Raan non era stato con lui.

Improvvisamente, gli tornò l'udito.
Altre urla, il clamore della battaglia, esplosioni.
V'erano ancora Jellbraxi in vita, e i Nataren non sembravano volerlo permettere.

« Infami bastardi. », imprecò, rialzandosi e lasciando Sakoro all'oblio. Se fosse sopravvissuto, avrebbe onorato le sue esequie più tardi: ora doveva trovare Maestro Hirako, difendere gli apprendisti e portarli al sicuro lungo il sentiero nascosto nelle caverne sotto la Cascata Celeste.
La sua mente, tuttavia, pensava ad una cosa sola.
Hime.

Corse per gli ampi corridoi del monastero, scansando le mischie che incontrava - l'avrebbero rallentato. Perchè non riusciva a trovarla? Era già caduta?
Trascorsero minuti che parvero ore; Raan stava cominciando a disperare, anche per via del fatto che il suo corpo non sembrava più avesse intenzione di dargli retta. Si sentiva stanco, terribilmente stanco...
Sangue, pensò in un lampo di razionalità. Ho perso molto sangue...

Poi la vide. Fu un battito di ciglia, ma gli parve di scorgere i suoi fantastici capelli castani, quella morbidissima chioma setosa... Ed era già scomparsa.
Caracollò in quella direzione, appoggiandosi pesantemente al Jidō Kasa. Più svelto. Più svelto, pregò.
Seppe di trovarsi nella Sala del Sogno solo quando i suoi occhi cominciarono a lacrimare dall'intensissimo bagliore sprigionato dal globo dell'As-Grad El, lo Specchio sui Mondi, al centro della sala. In realtà lui stava fissando Hime, sconfitta, tenuta per il collo da un comandante Nataren. Le esili dita della guerriera stavano cercando di graffiare la possente mano del suo aguzzino, ma senza forza alcuna, quasi egli fosse un invincibile titano e lei l'ultima degli agnelli in un debole gregge.



Raan impazzì.

« FERMOOOOOOOO »



Con un solo colpo, Raan afferrò il volto del bruto e lo schiantò contro il pavimento, polverizzandolo.
In preda ad una furia omicida, non s'avvide della schiera che stava giugendo per farlo a pezzi - accecato dall'ira, dalla preoccupazione per la sua amata, non se ne accorse neppure.
Devastò il volto di un soldato, pronto a ucciderlo.
Non vide la lancia che lo trafisse all'addome.
Scaraventò metri più in là due mostri che stavano per finire il corpo scomposto della giovane ragazza.
Non vide l'ascia che stava per decapitarlo.
Diede una testata contro il petto corazzato di un Nataren, poi ne abbattè un altro dietro di lui.
Non gli importava più nulla... Non più.

Ma ad Hime, sì.

Raan si sentì afferrare per la collottola, trascinato da una forza incredibile.
« Cos-- »
Non capì, non capì neppure all'ultimo.
Vide solo il volto triste di Hime, della sua amata Hime, che lo lanciava all'interno del globo dell'As-Grad El.

« Addio, Raan. »

Poi, più nulla.

( 越えて, As-Grad El, Akerat, distesa di Plakard )

Quando aprì gli occhi, il primo dettaglio che la sua mente registrò fu il calore.
Non era solo un caldo secco, inclemente - era abituato a ben altre temperature, ma non era quella la sensazione che il suo cervello aveva notata prima di ogni altra.
La sua guancia poggiava su un terreno riarso, rossiccio come i suoi capelli. I microscopici granelli di polvere cremisi che si levavano dalla desolazione stavano scavando piccoli solchi bastardi sul suo viso, quasi fosse stato sdraiato interi eoni su quella terra dimenticata dalle divinità.
Il caldo che percepiva era quello del suo sangue.

Era ferito; non sapeva quanto, ma quelle macchie che punteggiavano un terreno a secco di liquido da chissà quanto tempo doveva proprio essere la sua linfa vitale - la qual cosa non lasciava spazio a notevoli speranze.
Impiegò minuti ad alzare il torso, levandosi sulla mano destra. La spalla sinistra era andata, sul petto e sull'addome mostrava lacerazioni ben lontane dall'essere guarite, ma in qualche modo l'attraversamento del globo aveva arginato la mortalità dei colpi che aveva ricevuto.
« Hime... », mormorò, febbrilmente. Aveva sete, e ogni sussurro sembrava distruggere le sue labbra screpolate.
O, forse, era solo il suo sangue rappreso che si spezzava ad ogni movimento.

« As-Grad El. », disse, piano.
Sapeva dov'era. Un altro mondo, un'altra dimensione, forse, ma gli astrologi Jellbraxi conoscevano vagamente quel luogo.

« Ak-- »
Tossì, sputando sangue.
Trascinò il proprio corpo offeso, un centimetro alla volta, una marcia ossessiva che parve durare milleni, ogni secondo una tortura.
« Akerat. »

L'inferno.
Certo, era all'inferno - ma non era ancora morto.
Non ancora, si ripetè.

Un metro, ancora uno, poi un altro ancora.
L'unica sua speranza era un grido, un'invocazione ai demoni stessi.
Non era nella condizione di poter chiedere favori agli dèi.

« GORYO! »


Ok, questo è un wallpost. In sintesi, i primi due tronconi raccontano una parte della vita del giovane monaco prima, e poi in concomitanza, al suo arrivo su Asgradel. Conto di approfondire la sua storia con giocate future e contest. Arriva da un'altra dimensione (il mondo di Pyat), avendo già una conoscenza base di come funzionano le cose da questa parte. Semplicemente, ci arriva moribondo =D
Nel prossimo post elencherò eventualmente in spoiler tutti dati tecnici del caso. Per ora sta solo crepando. Grazie in anticipooooo!

Edit 14/04: rihostata un'immagine andata deletata.


Edited by Drag. - 14/4/2012, 23:08
 
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Andre_03
view post Posted on 20/4/2012, 21:48




Una scia di sangue sulla roccia.
Poi passi strascicati come di un uomo che si trascina verso la propria tomba. Vibrazioni nell'aria: un respiro affannoso, in direzione della nave. Era debole. Moribondo, forse. Una preda facile per chiunque passasse da quelle parti - o qualunque cosa si aggirasse tra gli spuntoni di pietra. I denti dell'Akerat, che l'avevano già accolto: il Plakard aveva preso un altro povero disgraziato. Di viandanti che cercavano di raggiungere Purgatory e finivano cadaveri per il deserto vulcanico era lastricato l'intero sentiero che conduceva alla nave del Goryo. Quella sarebbe stata solo un'ennesima lapide senza nome e senza dimora. Una tomba vuota per un uomo perduto.
Qualcosa scosse la quiete per due volte. Dapprima debolmente, quindi con fermezza.
Non gli diede peso: disturbi del genere erano comuni. Un animale poteva aver ruggito o la terra emesso il tiepido lamento della lava in procinto di eruttare da qualche parte, in uno dei tanti calderoni ardenti della zona.

« GORYO! »



Dave McKean sorrise e la sua pelle grigiastra si contrasse in una smorfia mostruosa.
Tra le rughe un lieve tremolio involontario gli fece manifestare l'eccitazione che si portava dentro: aveva perso il controllo del suo corpo fatto di suono per appena un millisecondo. Meno che un battito di ciglia o una palpitazione. L'istante in cui nella sua testa aveva realizzato che c'era del lavoro sporco da fare, là fuori. Un'anima persa da trascinare all'ovile con la forza degli argomenti - o da gettare al macello a calci nel culo.
Abbottonò il pastrano scuro, si infilò una sigaretta tra le labbra e l'accese.
Ai suoi piedi il suolo tremò e lui si fece onda; divenne suono, sua forma naturale. Scomparve seguendo quella vibrazione forte, quell'urlo disperato che invocava i demoni - e li aveva trovati.

« Fossi in te abbasserei la voce, ragazzo. » come un miraggio che prende forma, il Guardiano riapparve qualche metro davanti al giovane;
« Gira della brutta gente da queste parti. Gente a cui non piacciono i rumori forti. »

Dave lo aveva raggiunto a poche centinaia di metri dalla nave, che era ben visibile nel cielo alle sue spalle.
Il ragazzo sembrava conciato piuttosto male, quasi avesse già assaggiato l'ospitalità tipica del Plakard e non volesse ripetere l'esperienza. Eppure c'era qualcosa in lui che incuriosiva il carcerato/carceriere. Aveva tutta l'aria di essere una miniera di fottute sorprese.
E lui adorava le sorprese.

« Banditi? » fece un cenno con la testa in direzione del sangue rappreso sui vestiti dell'altro.
Una boccata di fumo gli uscì dalle labbra raggrinzite, coprendo in parte il suo viso allo sguardo.
Fino a che il silenzio non scese di nuovo sul Plakard e sul suo mondo,
con una lenta dissolvenza del sonoro.



Scusa il ritardo, bel biondino. ♥
Per farmi perdonare ho trovato un modo di mettere Skrillex all'interno del post. Spero non sia troppo fuori luogo - no, in realtà non me ne frega niente: ci stava bene punto e basta. Il guardiano che hai la fortuna (?) di avere davanti è Dave McKean, un allegro figlio di puttana che manipola il suono. Quindi aspettati altro WUB WUB sparso in giro per la giocata.
Mano a mano che le sue abilità serviranno, ne specificherò l'utilizzo. Per ora limitiamoci a ruolare senza vincoli di turni e post aggressivi.
Divertiamoci. 8D
 
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Drag.
view post Posted on 21/4/2012, 17:35




Non devo cedere, pensò. Non devo farlo, l'ho promesso.
Ma ciò che pensava e ciò che faceva sembravano correre su binari diversi.
Il giovane monaco impiegava più energie a convincere il proprio corpo di poter avanzare ancora qualche metro, piuttosto che muoversi davvero. Ogni fibra del suo spirito era concentrata sul suolo ad una spanna dal suo volto, un orizzonte rossastro che lentamente, in secondi che duravano secoli, stava divenendo l'intero suo mondo.
Stava quasi per abbandonarvisi. Era confortevole, dopotutto. Monotono, ripetivivo, una continuità che sembra promettere tranquillità e riposo.

Riposo - sì, ma non un semplice sonnellino.
Se si fosse lasciato andare, sarebbe morto - e Raan non poteva permetterselo.
Non temeva davvero l'abbraccio gelido: i monaci Jellbraxi non credevano davvero nell'aldilà, o quantomeno non l'oltretomba di pensiero comune. Raangard sarebbe tornato nel Tutto che circonda Yggdrasil, e lì... Lì non sarebbe riuscito a reggere lo sguardo del maestro Shouyou. Non dopo quella promessa, non dopo che Hime si era sacrificata per potergli permettere di adempierla.

« Ugh... »

Nell'istante in cui gli sfuggì un lamento, nel momento in cui la sua volontà fu sul punto di spezzarsi, qualcosa s'insinuò nel suo mondo desolato.
Era un suono e un miraggio - doveva esserlo. Gli occhi azzurri del monaco faticavano a mettere a fuoco la sagoma di un uomo reso tremolante dal calore sprigionato dal terreno. Era confuso, quasi spaventato: l'alieno si stava intrufolando, invasivo, nel suo rassicurante calvario; la mente di Raan, in bilico sul baratro della disperazione, non sembrava più capace di voltarsi e ripensare al balzo estremo verso il non ritorno.

Poi il miraggio parlò.



Fu come una secchiata d'acqua gelida.
Nonostante il dolore, Raan tornò ai suoi sensi; sgranò gli occhi, alzando lo sguardo verso un uomo vestito di un pastrano scuro, il volto distorto dalle leggere volute di una stecca da fumo. Proprio il viso dello straniero, tuttavia, scosse Raan dal torpore letale: era come se qualcuno avesse ritratto la faccia di un uomo su una tela stirata, disegnato con semplice carboncino nero. Era un volto senza espressioni e con molte ombre, solcato dalle rughe della vita e delle vicissitudini.
E gli aveva parlato.

« Banditi? », ripetè, incerto.
Quell'uomo era il primo abitante di As-Grad El che gli avesse rivolto la parola.
Se non fosse stato mezzo morto in un deserto dimenticato, sarebbe stato sicuramente emozionato.
« No. », rispose con un sorriso incredibile.

« Negligenza, mancanza di disciplina.
E più di un traditore. E' una storia a cui non crederesti.
»

Era pura fantasia come le parole gli riuscissero semplici, nonostante il gran numero di ferite che il suo corpo soffriva. Forse era stato il suono, quella canzone decisa che galoppava nel suo cuore ad aver finalmente distrutto le catene della disperazione, allontanando l'oblio.

Si voltò supino, dando il volto riarso al sole.
Sospirò piano, cercando riparo dai raggi inclementi con la mano sana.

« Dimmi che non sei frutto della mia mente,
e che non mi sto rendendo ridicolo parlando al vento.
»

Tossì nuovamente, esausto.
Suonava speranzosa, come preghiera.


Skrillex e Andre <3 Bè, non posso lamentarmi, no no. BANGARANG!
 
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Andre_03
view post Posted on 26/4/2012, 17:01




Secca, aspra e raspante la risata di Dave fu l'unica risposta che il ragazzo ricevette.
Un miraggio: questa definizione di sé lo appagava come poche altre, dovette ammetterlo. Eppure non lo era, non letteralmente. Il Guardiano serrò due dita attorno alla sigaretta e l'allontanò dalle labbra per un istante. Sembrava incuriosito dalla figura distesa del giovane, per nulla intenzionato ad aiutarlo - ma nemmeno a finirlo. Quella era, per lui, un'occasione di fare qualcosa di differente entro i limiti concessi dalla Fedeltà che doveva alla Iena e al fottuto Purgatorio volante.
Decise di prendersela comoda prima di replicare.

Uno sbuffo di fumo, qualche passo attorno allo straniero e poi un grugnito: « Sembra una gran brutta storia. »
Sentiamola - avrebbe chiesto un altro, ma al buon McKean non fregava un cazzo delle storie altrui.
« A giudicare dalle tue ferite -- » inspirò una boccata di nicotina.
« - potresti non superare questa notte. »

Lo annunciò con la tranquillità che si usa quando si parla del clima.
Senza grande interesse se non quello del momento. E sorrise, pure. Quella sua faccia scura si contrasse in una smorfia strana, di divertimento malsano. Gli occhi si piantarono su quelli del ragazzo, azzurri come il cielo. Cercò in lui una traccia della disperazione che si aspettava di vedere. Ma prima che potesse trovare quell'emozione - o qualsiasi altra - un ululato non troppo distante attirò la sua attenzione. L'aria vibrò per l'eccitazione degli animali in arrivo: qualcosa aveva fiutato la scia di sangue lasciata dal giovane e ora la stava seguendo.
Dave ghignò con più intensità: le sue previsioni si sarebbero avverate presto.

« Oh. Abbiamo compagnia. » si piegò sulle ginocchia facendo peso sulle punte dei piedi;
« Prima che i nostri amici a quattro zampe arrivino, toglimi una curiosità... »
di nuovo quel suo sguardo glaciale:
« che vuoi tu dal Goryo? »



Scusa il ritardissimo vecchio mio, non sono stato a casa in questi giorni. :v:
 
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Drag.
view post Posted on 28/4/2012, 16:48




Già, doveva aspettarselo: i demoni non ascoltano preghiere.
La risata che ricevette fu eloquente quanto un intero sermone. Quel gioco a cui il monaco stava partecipando aveva una posta in palio molto alta, e il miraggio sembrava più che altro domandarsi se valesse per lui la pena di giocarvi.
Il braccio infermo ebbe uno spasmo, mentre una lacrima inumidì l'angolo dei suoi occhi socchiusi.
Ma Raan non stava piangendo per paura.
Aveva trascorso una vita intera praticamente recluso; il suo unico scopo era sempre stato sopravvivere, imparando, combattendo e meditando.
L'ordine di Jellbrad non perseguiva la religione, ma il miglioramento.
Ma in che cosa era migliorato, lui?
Non aveva mai preso tutto il suo addestramento sul serio, non aveva mai imparato a stare al suo posto. Era stato manchevole. Tutta la sua abilità non era stata sufficiente a proteggere coloro che amava, nè prevedere quale sarebbe stato il corso degli eventi; destino assurdo, era finito lontano nel tempo e nello spazio, salvato da colei che aveva giurato di salvare, sepolto dalla sua stessa autocommiserazione.
Ma stava pagando per i suoi errori - con la sua morte.

Udì distintamente l'ululato di bestie in caccia, mostri affamati i cui sensi erano concentrati sulla preda zoppa ed indifesa in bilico tra la vita e l'oblio. La mano sinistra, che prima riparava le iridi azzurre dai raggi infami di quel sole assassino, crollò a terra apparentemente esausta.
Sapeva di avere poco da vivere: se ne era accorto quando quella lancia gli aveva trafitto il costato, spezzandogli le costole e ferendogli un polmone. Faticava a parlare, a ragionare, persino, nonostante sprazzi di lucidità gli regalassero inquieti attimi di pace in cui era riuscito a conversare con quello straniero nero pece.

Raan stava morendo,
ma non poteva permetterselo.

« ... »

Nessuna parola fuoriuscì dalle sue labbra spaccate.
Le dita si mossero dapprima titubanti, poi presero ad artigliare il terreno, scavando solchi nella terra rossastra resa ancor più scura dal sangue scaturito dai polpastrelli spellati.
Il monaco digrignò i denti, stringendo con forza le palpebre come se provasse un acuto dolore - ma la sofferenza già aveva abbandonato le sue sensazioni.
Cosa vuoi tu dal Goryo?
Era una domanda che si era posto lui stesso, eco di un deja vù riesumato dal suo dimenticato passato.
Aveva chiamato quel nome - che fosse un uomo, un popolo o un'organizzazione poco gli importava - semplicemente per paura della morte? Per cercare sollievo, cura?
Era davvero così patetico?

No.

Ringhiò sommessamente, raccogliendo tutto il proprio essere in quella che doveva essere la sua ultima, grande bravata.
Il braccio spezzato fece da perno, mentre l'altro voltava nuovamente il corpo esangue del giovane ragazzo. Ogni gesto era compiuto lentamente, accompagnato da un sinistro suono di ossa frantumate e cicatrici riaperte.

No, si convinse.
Non sono così patetico.
Che venissero, quei lupi cacciatori. Che cercassero di azzannarlo e reclamare la sua carne.
Avrebbero scoperto che quell'agnello ferito aveva ancora qualche arma con cui offendere.

Cosa vuoi tu dal Goryo?

Serrò i pugni, sollevando il torso da terra, quasi avesse perso l'uso delle gambe e non potesse far altro che inarcare la schiena per mostrare il volto al suo interlocutore.
Poi, alzò lo sguardo, cercando con i suoi occhi quelli scuri e tratteggiati dell'altro.
Non colmi di disperazione, ma carichi di determinazione, e rabbia.
L'espressione di un guerriero, di un uomo ora ben lontano dall'abbandono.

Cosa vuoi tu dal Goryo?



« UNA POSSIBILITÁ. »


Figurati, so perfettamente che hai millemila cose da fare, non c'è bisogno che ti scusi!!
 
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Andre_03
view post Posted on 1/5/2012, 19:39




Aveva visto altre volte negli occhi di uomini morenti.
Vi aveva letto emozioni talvolta contrastanti: la paura, commista a disperazione e rassegnazione alla fine imminente. E poi il furore, col rifiuto dell'inevitabile in un ultimo spasmo di forza inumana. Era uno spettacolo sempre diverso e affascinante, che Dave non disdegnava d'osservare quando ne aveva l'occasione. Quel ragazzo gli offrì il gusto nuovo di un ennesimo cazzotto rifilato alla nera signora - in pieno stomaco, là dove torce le budella e fa mancare il respiro. Sorrise, il Guardiano; sorrise alla determinazione che lesse in quegli occhi azzurri. Non che tifasse per lo straniero, anzi: aveva appena guadagnato altri minuti di passatempo, che promettevano spettacolo.
Dalle rocce circostanti cominciarono a muoversi ombre a quattro zampe.
Le schiene arcuate, irte di peli grigi sozzi e incrostati, di un branco di canidi simili a lupi - ma con le orecchie più basse, i musi accorciati e la dentatura da tritacarne. Erano come grosse iene, solamente più scattanti e molto meno inclini alla risata.
McKean si sollevò in piedi, trasse un'altra boccata di fumo e fece un passo indietro. Poi un altro, e ancora fino a che le bestie non furono più spaventate dalla sua presenza. Allora si fecero avanti, guardinghe. Chiusero il giovane monaco in un cerchio di morte.
Schiumavano di rabbia e fame, pronte a tutto per strappare dei brandelli di carne fresca da quella preda ferita.

« Eccola, la tua possibilità. » sussurrò in un sogghigno.
« Non sprecarla. »



Ok, il post è breve e in grande ritardo. Sei libero di prendermi a schiaffi -dopo l'arrivo. ;D

Ho pensato di darti una manciata di avversari da affrontare, perché sono una brava persona. Cinque bestie di quelle descritte brevemente nel post (a te la libertà di fornire ulteriori dettagli a piacimento) ti accerchiano e si preparano a combattere. Più o meno ne hai una a destra, una a sinistra, due dietro e una davanti. Non attaccano, quindi puoi fare la prima mossa. Non essere autoconclusivo e gestisci la situazione come preferisci.
 
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Drag.
view post Posted on 3/5/2012, 19:29




Ormai Raan non ragionava più.
L'adrenalina aveva cominciato ad avere il sopravvento sulla coscienza, il sordo dolore aveva attutito le sensazioni di paura che attanagliano l'uomo prossimo al collasso. Con un ringhio feroce degno del leone più indomabile, il giovane monaco abbattuto piegò un ginocchio, poi l'altro, sollevandosi e facendo perno su di essi. Alla fine, dopo una lenta ma inesorabile fatica, si ritrovò eretto.
Teneva le spalle in avanti, parzialmente gobbo, gravato dalla spossatezza e dal peso del braccio mancino, praticamente inerte. L'articolazione della spalla sinistra non sembrava rispondere correttamente ai suoi comandi, e ogni movimento era una stilettata di dolore al cervello - quasi quanto ogni respiro, come se qualcuno di molto, molto pesante stesse premendo contro il lato destro del suo costato e volesse schiacciarlo a tutti i costi.
Ma, nonostante tutto, la mente di Raangard restava aggrappato a quell'unico, ferreo pensiero:
la sua possibilità.

Raan non amava giocare ai dadi con la morte; apprezzava la battaglia, il confronto e la sensazione di tensione e paura che ne deriva. In quello spiazzo rossastro strappato da un pianeta arido, però, il monaco non sapeva che farsene di tutta quella cornice da duello. Non era sui larghi pavimenti di frassino intrecciato del dojo, non si stava allenando con i suoi compagni discepoli.
Era vivere o morire, per quell'unica possibilità.

« Vediamo di non sprecarla. », sussurrò, appena percettibile.
Vide lo straniero allontanarsi con deliberata innocenza, mostrando a quei mostri totale campo libero perchè potessero banchettare sul suo corpo offeso. In altri frangenti avrebbe avuto molto da domandare a quell'individuo assurdo, ma adesso, pensò, non poteva dire di non essere stato onesto con lui.
Raan aveva chiamato il Goryo - egli aveva risposto.
Il monaco aveva chiesto una chance - e lui gliel'aveva data.
Tutto qui.

Eccola lì, dunque. Ben cinque, a dir la verità. Cinque luridi, grigi mastini famelici.
Lo Jellbraxi non sapeva nulla delle capacità fisiche di quegli esseri, strani incroci tra lupi e coyote della steppa. Lo scrutavano con degli occhietti malevoli, circondandolo cautamente; forse erano malvagi per indole, forse no - Raan non aveva dubbi su chi fosse al pedice della catena alimentare in quel momento, quindi poco importava.
Sopravvivere: quella era la sua possibilità.

(Pressione Spirituale)

E il discepolo di Jellbrad, Raangard, proveniva dal campo di battaglia stesso.
Lui stesso era Sopravvivenza.

« Seishin-Tekina Atsuryoku. »

L'energia spirituale raccolta nel palmo della mano destra calò improvvisamente a poche spanne dai suoi piedi, liberando una tremenda onda d'urto il cui suono somigliava al tuono di una cannonata. L'intento del monaco era sollevare una densa nube di pulviscolo e ghiaia che disorientasse le bestie e gli consentisse di compiere la prima mossa; poichè gli era impossibile distinguere le fiere l'una dall'altra - soprattutto quando si di tratta animali sconosciuti di un mondo sconosciuto -, l'unica sua ancora di salvezza stava nello spezzare l'accerchiamento e colpirne uno a caso, augurandosi fosse il capobranco. Se non lo fosse stato, avrebbe comunque dovuto combattere contro un mostro in meno.
Non appena ebbe terminato il gesto, Raan balzò in avanti con tutta la velocità che le sue ferite gli consentivano. Strinse i denti, ingoiando le grida di dolore che i mille granelli aguzzi del mare cremisi dell'Akerat stavano provocando mentre scavavano sul suo volto gettatosi dritto e oltre l'esplosione di detriti.
Non era certo se potesse fare affidamento sul suo pugno destro, essendo il costato danneggiato. Con uno scatto bruciante, quindi, s'appressò alla iena che gli stava dinanzi e levò la gamba mancina all'altezza del suo muso deforme, tentando di assestare un poderoso calcio con il collo del piede - un colpo potenzialmente capace di spezzarne le vertebre e mandarlo a miglior vita. Se lo augurava.

La forza degli Jellbraxi era la loro determinazione;
c'era un certo qual buon gusto nel mostrare ad As-Grad El quel che il leggendario ordine monastico di Pyat era capace di fare.



«« ReC: 175 AeV: 175 PeRf: 225 PeRm: 100 Caem: 175 »»

Status.
    Ulna dell'avambraccio sinistro spezzata, lussazione della spalla mancina; sesta costola destra incrinata, lesione al polmone sottostante; lacerazione di entità medio-bassa alla coscia destra.
    25% d'energia rimanente (-12%, 1xMedio).
Passive da Considerare.
    Senzo no tsuyo-sa, la forza degli antenati: Prima passiva del dominio Forza del Toro.
    Shikkari to shita teikō, ferma resistenza: Passiva razziale, non sviene sotto il 10%.
Tecniche Utilizzate.
    Seishin-Tekina Atsuryoku, Pressione Spirituale: Tecnica basilare tramandata nel credo guerriero Jellbraxi; questa forma di combattimento porta la lotta senz'armi alla sua più alta vetta evolutiva: i colpi fisici del monaco sono così potenti e decisi da valicare il semplice confine materiale, sconfinando nell'etere. La tremenda pressione dei colpi scaricata sul reale si materealizzerà attraverso onde d'urto dal peso insostenibile, contenute nelle dimensioni e limitate nelle distanze a seconda dell'energia profusa, ma ugualmente temibili. Poichè è proiezione dei colpi fisici, si basa sulla PeRf. [utilizzato Medio]
Equip.
    Nessuno.
Note e Sunto.
    Raan si rialza con fatica, consapevole della sua debolezza. Ragiona sulla sua inferiorità numerica e sulla sua impossibilità a combattere al meglio, così colpisce il suolo con la Pressione Spirituale tentando di sollevare un gran polverone per disorientare le bestie e permettergli di fare la prima mossa. Si getta così sull'esemplare che ha di fronte, caricandolo alla bell'e meglio con un calcio sinistro sul muso (forte della sua passiva di dominio Forza del Toro).
    Ho valutato le bestie secondo la scala dei mostri "Diabolismo e Demonologia", classe Randagi. Ho fatto partire Raan con una riserva energetica del 37% (40% all'inizio dell'arrivo, ma strisciare così ferito lo ha stancato), questo dovuto ovviamente alla battaglia sostenuta precedentemente su Pyat. Per lo stesso motivo, ho considerato perduto il suo equip (o comunque non in possesso attualmente - i guanti d'arme sono arrivati su Asgradel con lui, ma sono stati gettati più indietro per poter strisciare...).
    Andre, se ti scusi un'altra volta ti picchio. Ognuno fa quel che può nel tempo che ha, quindi non-ti-devi-preoccupare!! E' già tanto che mi dai tu il benvenuto.
 
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Andre_03
view post Posted on 7/5/2012, 08:36




Il tuono, la polvere e l'inizio.
Una sola cosa importava a quel punto: sopravvivere. Dave si domandava se sarebbe stato il ragazzo stremato a prevalere, oppure le bestie affamate in cerca di una preda facile. Non era un combattimento equo, ma in natura le cose raramente rispettavano dei rigidi canoni di tutela reciproca. Per stare al mondo era necessario sapersela cavare in qualsiasi situazione. Per avere a che fare col Goryo - e farne parte - c'era bisogno di un pizzico di abilità in più. Quella che faceva la differenza tra la vita e la morte contro ogni avversità.
I Guardiani esistevano per quello scopo, come strumenti della Iena e del Clan: mettevano gli aspiranti carcerieri a confronto coi loro limiti e li spingevano a superarli. In caso di successo, la Grassa Puttana volante guadagnava un nuovo amante; altrimenti solo un figlio da trattenere dietro sbarre di ferro o piangere sotto un tumulo pietroso.
Quel giovane senza nome appariva senz'altro intenzionato ad aggrapparsi alla vita con le unghie e con i denti. McKean dovette riconoscerlo. Dopo il rombo scatenato dal suo palmo con una capacità speciale molto simile alla sua - annotazione mentale che lo fece sorridere - si scagliò contro uno degli aggressori, con le movenze di chi sa danzare la danza del combattimento. Un potente calcio mancino e la prima bestia fu tramortita, forse uccisa.

« Fuori una. »

Fece Dave, traendo un bel respiro di nicotina.
La sua sigaretta si era quasi consumata del tutto, ma lui pareva non curarsene.
Seguiva la battaglia nonostante la coltre di polvere, usando i suoni per dare forma alle cose e orientarsi. Aveva gli occhi socchiusi anche quando le bestie capirono di potersi affidare all'odorato per raggiungere la vittima. Abbassò lentamente le palpebre mentre quelle snudavano i denti, aggirando il monaco ferito a grandi balzi. Serrata la vista fu cieco, ma vide con estrema chiarezza l'assalto disperato degli animali.
Uno si gettò sulla preda da destra, saltandogli alla giugulare con un ringhio.
Due cercarono di mordere fugacemente il torso e la gamba sinistra provenendo da mancina e da tergo.
Il quarto, leggermente più grosso degli altri, stava in attesa come un re ad un banchetto in cui i servi debbano ancora servire la portata principale.



Bene, sono soddisfatto di quest'ultimo turno. Ora fammi vedere come sopravvivi (se sopravvivi :v: ) all'attacco delle bestie. 8D

Il salto alla giugulare conta come tecnica fisica (può uccidere), i morsi come attacchi Bassi.
 
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Drag.
view post Posted on 12/5/2012, 13:37




L'impatto tra il collo del suo piede e il muso della bestia dipinse un sorrisetto sadico sul volto del monaco.
Probabilmente non sarebbe andato molto lontano; forse, molto semplicemente, non sarebbe riuscito a cogliere l'opportunità che lo straniero gli offriva. Aveva delle scusanti, ferite e spossatezza, ma in cuor suo Raan sapeva che non avrebbero retto il confronto con la sconfitta - disfatta che avrebbe ucciso tutte le fatiche compiute sino a quel momento. Sarebbe morto senza pagare il proprio debito con Hime, senza rivederla un'ultima volta. Sarebbe perito spezzando la promessa pronunciata a Shouyou, mentre lo trascinavano via in catene quella notte di luna piena.

Gridò.
Urla di furore e vendetta.

Magari non ce l'avrebbe fatta, ma avrebbe dimostrato la propria determinazione ad As-Grad El stesso, perchè il sogno divenisse realtà.
Se ne accorse subito dopo il poderoso calcio: la sua gamba sinistra scendeva con lentezza esasperante, come se il tempo avesse deciso di prendersi una pausa lunga un respiro e tutto ne venisse rallentato. L'aveva già sperimentato: quella commistione di fattori chimico-psicologici che in battaglia sembrano giocare con i secondi, decidendone la velocità con il capriccio di un bambino.
L'ansia colse la mente del monaco, la quale indirizzava ai suoi arti continui messaggi di preghiera: più veloce, più rapido, ti prego, forza!
Sapeva che gli altri predatori non sarebbero rimasti inerti, nonostante l'esplosione di detriti: non poteva farci molto, poichè la stanchezza lo stava provando visibilmente e le ferite sembravano voler riscuotere anzitempo il tributo che il suo corpo doveva loro.
Dalla massa informe di polvere e ghiaia intravide le fauci spalancate di una iena, balzata dalla sua destra, dritta dritta alla sua gola: era stato talmente repentino il loro adattarsi al suo precedente attacco che Raan non fu capace di schivarlo; forse vi sarebbe riuscito nel pieno delle sue forze, ma, complice la visualità ridotta, non potè far altro che frapporre il suo braccio destro in extremis. Il gesto fu accompagnato dal raccogliere le forze per trasformare la sua pelle in una fortezza invalicabile, esprimendo con rapidità sorprendente l'antica tecnica monastica che gli avrebbe permesso di reggere quel genere di attacchi ancora per qualche istante.
Le zanne della bestia si serrarono sul suo avambraccio, senza produrre il minimo danno.

Il dolore esplose invece in due nuovi punti: i denti aguzzi dei suoi cacciatori dilaniarono leggermente il suo fianco e la sua gamba sinistra, serrando i suoi muscoli in una morsa ferrea che difficilmente sarebbe riuscito a spezzare.
Lo Jellbraxi era sull'orlo del collasso: la sua gola era secca, e avrebbe sicuramente sbavato esausto dalla bocca se avesse ancora avuto saliva, asciugata dal calore infernale dell'Akerat.
Era sofferente e distrutto, ma non ancora piegato: come una colonna di indistruttibile granito, restava caparbio in piedi, rifiutando l'idea stessa di gettare la spugna, per quanto potesse essere allettante, ora.

« No. »

Le sue parole furono appena mormorate.
Era una negazione stessa all'evidenza e alla realtà.
Una puttanata che non importava più.

Aveva finalmente notato il capobranco - doveva esserlo.
L'avrebbe distrutto. Per il suo orgoglio e le sue promesse.

« NO! »

Riuscì a compiere due passi, probabilmente trascinandosi dietro i mostri ancora fissi sulla loro preda moribonda. Non era rilevante, non più. Il suo unico obiettivo era quella belva sogghignante dinanzi a lui.
Raccolse ogni forza rimanente, chiedendo alle fibre del proprio essere di dare il massimo, e superare i propri limiti. L'energia spirituale si ingigantì nel pugno destro, l'unica arma rimastagli.
Le lacerazioni sulle gambe sprizzarono sangue, mentre i quadricipiti si gonfiavano.
Raan balzò sul carnefice.

Il pugno si levò, pronto a calare la propria irresistibile pressione sul muso del nemico.
L'avrebbe schiacciato, gli avrebbe fatto esplodere gli occhi e le cervella.
Poi, sarebbe morto.

La mia...
« ...possibilità. »



«« ReC: 175 AeV: 175 PeRf: 225 PeRm: 100 Caem: 175 »»

Status.
    Ulna dell'avambraccio sinistro spezzata, lussazione della spalla mancina; sesta costola destra incrinata, lesione al polmone sottostante; lacerazione di entità medio-bassa alla coscia destra; lacerazioni da morso al fianco e alla gamba sinistra di entità bassa. Ancora in piedi per grazia divina e la passiva razziale.
    7% d'energia rimanente (-18%, 1xMedio, 1xBasso).
Passive da Considerare.
    Senzo no tsuyo-sa, la forza degli antenati: Prima passiva del dominio Forza del Toro.
    Shikkari to shita teikō, ferma resistenza: Passiva razziale, non sviene sotto il 10%.
Tecniche Utilizzate.
    Ryū No Kawa, pelle di drago: il guerriero riesce a rendere la propria pelle più resistente del normale, così da poter resistere a piccole armi da lancio. La tecnica ha natura fisica. Il guerriero circonda il proprio corpo di un alone rossastro, indurendo la resistenza della propria pelle. A seconda della personalizzazione è possibile che l'indurirsi della pelle provochi un certo mutamento in essa, sebbene non tale da impedire il riconoscimento del soggetto. In questo modo il guerriero potrà resistere a colpi di piccole armi da lancio, come shuriken, kunai, proiettili di piccolo calibro o simili. La tecnica vale come una difesa a 360° contro i normali colpi fisici per il tempo di due turni. Si basa sulla PeRf del possessore e non sulla sua PeRm. [Medio]
    Seishin-Tekina Atsuryoku, Pressione Spirituale: Tecnica basilare tramandata nel credo guerriero Jellbraxi; questa forma di combattimento porta la lotta senz'armi alla sua più alta vetta evolutiva: i colpi fisici del monaco sono così potenti e decisi da valicare il semplice confine materiale, sconfinando nell'etere. La tremenda pressione dei colpi scaricata sul reale si materealizzerà attraverso onde d'urto dal peso insostenibile, contenute nelle dimensioni e limitate nelle distanze a seconda dell'energia profusa, ma ugualmente temibili. Poichè è proiezione dei colpi fisici, si basa sulla PeRf. [utilizzato Basso]
Equip.
    Nessuno.
Note e Sunto.
    Che faticaccia con poche tecniche e i consumi così elevati! Dunque, Raan si difende con Pelle di Drago dall'attacco della bestia alla giugulare frapponendovi il braccio sano (quello destro), ma, complice la stanchezza, le ferite e il polverone alzato precedentemente, non può nulla contro i morsi di livello Basso (che bucano facilmente la Pelle di Drago). Individua poi nell'esemplare più grande il capobranco e tenta di abbatterlo in tutti i modi: avanza così presumibilmente trascinandosi dietro le bestie (forse ancora attaccate al suo corpo) e, spiccato un balzo con tutte le sue forze, cerca di colpirlo da media distanza con un pugno potenziato dalla Pressione Spirituale (livello Basso, altrimenti non ne avevo più per il prossimo turno e già è sull'orlo del collasso), con l'intento di ridurre il suo muso a... bè, si capisce.
    I riferimenti al sogno sono basati sulla concezione che gli abitanti di Pyat hanno di Asgradel, nella loro lingua "il sogno vivente" (come scritto nel contest di aprile).
    Perdonami per il ritardo, periodo di studi.
 
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Andre_03
view post Posted on 13/5/2012, 14:06




Gli ultimi rivoli di cenere scivolarono dal mozzicone che Dave teneva tra le labbra.
Mentre le bestie azzannavano il ragazzo decretandone la sconfitta, il Guardiano prese quel moncherino di tabacco residuo e lo gettò per terra, calpestandolo con la suola dello stivale. Lo spettacolo era finito, certamente. Vedeva già quel monaco crollare in ginocchio ammettendo la propria disfatta, gridando al cielo un perdono che non avrebbe ricevuto. In molti invocavano qualcosa sul ciglio del precipizio. In tanti perdevano invece la fede, rivelandosi per quel che erano: bastardi senza Dio. Lui li aveva visti. Era stato l'ultimo testimone di molte vite, così tante che gli era impossibile enumerarle anche mentalmente. Quella gli sembrava solo l'ennesima di un lungo elenco.
Fece per girarsi, senza nemmeno un cenno di commiato.
Era finita, per il ragazzo. Ma la giornata del carcerato carceriere continuava.

« NO! »



Si volse a guardare e ciò che vide gli strappò un sorriso.
La volontà di combattere, quella scintilla che il Clan Goryo pretendeva dai suoi affiliati; il potere indomito che solo le bestie senza più niente da perdere hanno, unico comun denominatore dell'intera progenie del Purgatorio volante. Dave aveva dato al ragazzo un muro su cui posare le spalle e un branco per costringerlo ad arretrare. Ora quello straniero si stava aprendo la strada con le unghie e con i denti, tirando fuori la forza dal suo più recondito abisso primordiale di istinti e passioni.
Fu abbastanza.

« Ma tu guarda... » ghignò;
« Questo sì che è interessante. »

L'istante stesso in cui il pugno del ragazzino si abbatté sulla bestia, il mondo intorno a loro vibrò.
Un'onda furiosa si propagò dai piedi del Guardiano mentre quello scompariva, materializzandosi di fianco al capobranco di quei famelici canidi. Prima che quello potesse reagire all'attacco della sua presunta preda, Dave gli fece esplodere il ventre con un calcio. Gli altri animali semplicemente scomparvero: dapprima si gonfiarono poiché soverchiati da una pressione sonora esagerata, poi si disfecero in una pioggia miasmatica di viscere e sangue. Immacolato come per miracolo, McKean si trovò in piedi - di nuovo - dinnanzi al giovane esanime.
Accese una seconda sigaretta, traendola dal pacchetto che teneva in una tasca interna del pastrano.

« Bella prova, ragazzino. » sbuffò un alito di fumo dalla bocca.
« Hai appena guadagnato la possibilità di servire il Clan Goryo. »
Rise con quella sua voce roca: « Che ti piaccia o meno. »



Ho come la sgradevole sensazione di non averti accolto con una giocata degna di nota, e mi piacerebbe rimediare al più presto. Ma per non allungare troppo i tempi di questo arrivo (per cui hai aspettato abbastanza) e sbloccarti il PG, preferisco chiudere qui.

A molti potrebbe far storcere il naso l'assegnazione di una Verde dopo così pochi post di valutazione, però io ritengo di aver visto abbastanza. Sotto il profilo della scrittura non si discute: per quanto tu sia un biondo la Gialla ti starebbe stretta come quei tuoi vestiti attillati un po' da truzzo (). Passando alla sportività, ho lanciato l'esca di un combattimento apposta per vedere come avresti considerato il tuo PG: qualcuno di meno onesto avrebbe potuto ignorare la condizione precaria del personaggio facendolo combattere con 100% di energie o limitandosi a toglierne una manciata. Tu hai interpretato bene la situazione e ti sei messo dei malus coerenti - forse anche troppo grossi - con le attuali condizioni di salute del PG. Non per questo sei stato carente sotto il profilo della strategia: hai fatto quello che hai potuto con le tecniche e le energie a tua disposizione, contro nemici di potenza ignota.

Ripeto, sono soddisfatto di quanto ho visto e molto meno di quanto ho dato. Per questo ti do appuntamento a una prossima occasione - sperando che ci sia prima del Comics, in alternativa diciamo che ti offro una birra per farmi perdonare. XD

Ah dimenticavo, ti becchi 1000 gold e io ne avrò 400 in più a fine mese.
 
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9 replies since 11/4/2012, 18:47   407 views
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