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Sacramento di Unica Vera Fede

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~ D a l y s
view post Posted on 8/4/2012, 20:44 by: ~ D a l y s




Era in piedi nel mezzo di due dame truccate come geishe, guardie del corpo personali che l’avevano accompagnata lungo il viaggio. Dietro di lei la rappresentanza dei suoi samurai, dei suoi dignitari, dei suoi prediletti. Era arrivata nella capitale al mattino, con occhio critico aveva valutato i cambiamenti intercorsi nel tempo della sua assenza. Con un piacere sottile, di quelli che si condensano in un pizzicore sotto la gola, aveva scoperto che qualcuno ricordava ancora il suo nome e il suo aspetto. Credevano sarebbe arrivata vestita come un’esotica emigrata, che avrebbe rivendicato la propria estraneità.
Ancora una volta si era divertita con loro.
Le mani coperte dai guanti neri lisciarono le gale della lunga gonna. Nessuna dama d’Occidente avrebbe potuto essere elegante quanto lei. Rose di tessuto candido nel nero di pizzi stratificati, il corpetto di tessuto intrecciato, una rosa dipinta d’oro tra i lunghi capelli lasciati sciolti. Nulla lasciato al caso, nulla nel trucco, nella cura dei movimenti e degli sguardi.
La mano del costrutto l’aveva guidata per le strade, alle spalle dei Sacri rappresentanti del culto del sovrano, i Corvi. Aveva pregato con loro, si era inchinata con loro, aveva chinato lo sguardo all’ingresso nel grande duomo, collocandosi pazientemente al proprio posto. La penombra l’aveva avvolta, discreta, nascondendo i suoi occhi d’acciaio alla folla che li circondava.
Loro, i prediletti ammessi quel giorno nel luogo più sacro. Loro, divisi eppure riuniti sotto un unico dio, un unico impero, un unico potere.
Non aveva mai creduto negli dei, nella fedelà, nella trascendenza. Aveva sempre pensato che la religione fosse il miglior mezzo per assoggettare i popoli. E ora si trovava nel mezzo del rito più sfarzoso, con l’espressione più compunta possibile, a ripetere frasi toccanti scritti dai migliori poeti. Guardava Zeno, valutando quanto potesse essere realmente pericoloso. Si domandava cosa avrebbe detto Ray vedendoli in quel momento.
La luce investiva il celebrante solo di striscio, e quasi credette che sarebbe stato assiso al cielo. Per un attimo pensò che tutti loro lo stessero vedendo, il volto di Ray impresso in quel volto. Per un attimo credette che sarebbe successo veramente. E fu totalmente partecipe, assorbita, inesistente. Fu il Sovrano e la sua corte, fu il Consiglio e smise di essere Fleurdalys.
Fu solo un attimo, poi il suo sguardo carezzò uno dei dignitari del regno meridionale. Ammiccò, prima di inclinare la testa verso Marchosias, in piedi alla sua sinistra.



Una volta ci ho ballato”.



Sottintesi. Ironia. Vuote memorie.
Appena un sussurro, e tornò a chinare il capo di nuovo.
Un sorriso sarcastico le aleggiava sulle labbra, apparendo e scomparendo così come i giochi del sole sulle sue guance d’ambra.




Edited by Majo_Anna - 8/4/2012, 21:53
 
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