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Sacramento di Unica Vera Fede

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J!mmy
view post Posted on 9/4/2012, 21:25 by: J!mmy




Il male non ha volto, né nome, né ragione.
Il male è tersa astrazione reificata nella paura dei popoli, un sussurro gelido che ti pervade la schiena, una corona di spine adagiata al puro scranno di un innocente. Il male è il grigio più profondo che sfibra l’anima dell’indeciso, corrompendolo nelle sue mille strade, nelle mille sfaccettature dell’essere. Il male è tutto, è dovunque, è in ognuno.
Il male è illusione e sostanza al contempo.
Eppure, qualcuno avrebbe persino giurato che esso avesse l’aspetto di un’avvenente fanciulla, l'indole indomita di una fiera, un nome graffiante nel cuore, ma secco e freddo come un tizzone nella neve: Rekla Estgardel.
Ma il male, quel giorno, aveva il capo chino e i gomiti posati sulle ginocchia. Una fitta armatura nera di piastre di cristallo sembrava scricchiolare a ogni suo respiro, a ogni sussulto che l’abietta lode delle campane in cima provocava in quel suo ampolloso picchiare frenetico. Ogni dong era un conato di vomito, come una lama infilzata nello stomaco che, punzecchiandola ancora e ancora, ridestava il più intimo sdegno esasperandola. Socchiuse le palpebre, forzandosi ad assumere la più serena delle espressioni, fingendo come solo una donna era capace di fare, evitando di dare agli stolti figli di puttana che avevano osato invitarla in una chiesa la soddisfazione di vederla marcire di rabbia, asservita dalla sudicia empietà che l’ammorbava.
Ray non l’avrebbe vista soffrire, non di nuovo.

«Cazzo! Come fate a sopportarlo?!»
Il Lord Assassino era stravaccato affianco alla donna, portava una bianca veste di lino bordato d’oro e argento e su di esso un robusto corpetto in pelle nera al cui centro spiccavano i duri lineamenti di un teschio glabro e a fauci spalancate: il vessillo delle Tenebre.
Duevite stringeva le dita vigorose all’elsa della mietitrice, mentre la mancina tentava invano di premere su un orecchio per impedire che quei sacri canti gli perforassero le tempie e lo sventrassero con il loro nauseante tocco di religiosità.
Una nuova nota lo travolse, e Nicholas schiacciò più forte.

«Non lo faccio» replicò caustica la Nera.
Gli occhi si schiusero come antichi reliquiari che racchiudevano un tesoro tanto raro quanto venefico e minaccioso. Lo sguardo roteò per l’intero perimetro della Cattedrale, serpeggiando tra un volto deformato dalla devozione all’altro. Schiavi, questo erano tutti costoro. Schiavi di un uomo che aveva ardito sacrificarli per la futile brama di potere; per svago.
Lei quell’uomo lo aveva visto, lo aveva sentito, lo aveva odiato.
Ma ora che si trovava a guardarli dritti in faccia provava grossa pena per tutti loro, burattini spogli di ogni misero straccio di dignità, terrorizzati dall’idea stessa del terrore, avvinghiati come puttane ingorde all’unica luce di speranza che vedessero nella povera esistenza che il mondo aveva potuto donare loro.
Provò ribrezzo per una tale debolezza.
Dopotutto, però, quanto in fondo era diversa?
Sparsi tra le bianche colonne della basilica, ingollati dalla luce che al di là delle navate giungeva debole e frammentaria, uomini abbigliati di nero vigilavano sulla sala con fare inquietante, esseri le cui molte maschere ben riproponevano i mille volti del fu Sovrano, dio di perdizione, egoismo, avidità, inganno e opportunismo. Ray era tutto ciò che sperava di diventare un giorno, ma odiava con ogni vena finanche udirne il solo nome.
Ad assecondare il moto tetro e inquisitorio dei Corvi, Rekla riconobbe anche visi noti, ciascuno dei quali appesantito dalle sferraglianti squame di armature nere come la notte ed elmi turpi raffiguranti le più feroci delle bestie: draghi, lupi, leoni, aquile, tori. Era come se la natura stessa, selvaggia, avesse preso il sopravvento sulla civiltà. Il Cerbero sorrise amaro alla vista dei suoi soldati confondersi alla folla.
Poi lo vide.
Ebbe come la sensazione che una picca le si conficcasse a tradimento tra le scapole, come se le viscere le si gelassero nel ventre trattenendo un lunghissimo respiro di attesa. Scattò in piedi, vuoi per puro istinto omicida, vuoi per il desiderio che tutti la notassero, che lui la notasse.
Shakan Anter Deius, il traditore del regno.
Sentì l’alito mefitico del Bastardo soffiarle sul collo, e il petto stringersi violentemente prima di affogare in un cupo oceano di memorie. Rammentò l’ora dell’Apocalisse, l’astio e il dolore che era stata costretta a sopportare, l’oltraggio patito.
Digrignò i denti in un sommesso ruggito di belva.
L’ultima cosa che si sarebbe mai aspettata era di vedere proprio quell’essere e proprio lì,
nel santuario di un dio che costui aveva osato tradire.

«… è lui?»
Eppure, alla fine, neppure lo Spettro era così lontano dalla Nera: anche lei aveva tentato di ucciderlo, anche lei era una traditrice, anche lei aveva inveito e ripudiato l’onore dell’essere umana; quello che realmente la tormentava, invero, era che quell’omuncolo da quattro soldi fosse riuscito laddove lei aveva fallito.
No, questo non riusciva affatto a tollerarlo.
«Tenete pronte le armi» bisbigliò Varry al capo della guardia alla sua destra.
«Ho idea che assisteremo ad una festicciola alquanto movimentata.»
Rekla tacque, le dita della mano beccheggianti frenetiche sul brando della Constantine.

«Ego sum primus et novissimus et vivus. Sed semper vivus et fui mortuus, et potestatem mortis et inferni.»
«Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi.»
Un sussurro, labile come un soffio di vento.
Quindi un ghigno, raggelante e lugubre.
«Apocalisse 1,17.»


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Sacramento di Unica Vera Fede

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Non ho nulla da aggiungere, se non: provate a mettere un demone in chiesa e vedrete ciò che accade. :v:
L'ultima frase di Varry è diretta a Lionet ovviamente, essendo quest'ultimo divenuto capo della guardia a seguito della quest "L'Alba delle Tenebre".
Spero vi sia gradito. Enjoy! 8D
 
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37 replies since 8/4/2012, 07:17   1773 views
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