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Sacramento di Unica Vera Fede

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Ikit89
view post Posted on 11/4/2012, 11:53 by: Ikit89




CITAZIONE
Legenda:

Narrato
(Fotogrammi visivi)
Pensato (Marchosias)
« Parlato (Marchosias) »
« Parlato (Shakan) »
"Parlato telepatico (Marchosias)"
« Parlato (Dalys) »

« Una volta ci ho ballato. »

La funzione è appena volta al termine e Dalys esordisce con una frase gettata lì sbadatamente, fuori dal contesto. Marchosias si arroga la presunzione di averne compreso il senso, nonostante interloquire con reggente d'Oriente significhi spesso per lui interrogarsi sui reali significati delle sue parole allusive e avvolte dal sarcasmo. Adesso la bellissima dama sembra proprio voler in qualche modo negare alla cerimonia parte della propria sacralità. A prescindere dall'avere inteso o meno le idee di Dalys, l'Artefice condivide in buona parte questo pensiero. Perchè mai veneare un'entità che era arrivata a rivoltare il mondo sotto il proprio volere, portando egoisticamente distruzione e sfacelo? Avevano loro tutti davvero bisogno di una figura superiore e trascendente alla quale affidare le proprie speranze? Eppure sotto la volta della cattedrale, genuflessi in preghiera, ecco gli uomini più straordinari, capaci delle imprese più impossibili e di perseguire i propri scopi senza bisogno dell'intervento di nessun dio. Marchosias stesso, il più mediocre degli eroi, era stato capace di piegare il proprio destino e di ingannare la morte. Per quanto voglia rimanere avvinghiato alla propria natura umana, non può adesso definirsi lui stesso - almeno in parte - un'entità che trascende la definizione di "uomo"? Non solo qualcosa di diverso, ma qualcosa di più. Nessuna figura divina era intervenuta per salvarlo e nessun essere superiore l'aveva fatto diventare ciò che è adesso: aveva ottenuto tutto da sè, facendo uso dei propri mezzi mortali, della propria arte. Anche durante la fuga, rifugiandosi in cerca dell'ala protettiva del clan Toryu, fu più la moltitudine delle loro forze e non quella del singolo sovrano ad attirarlo. Loro - gli uomini e le altre creature mortali - non sono meno degni di gloria della figura che si venera tra queste mura. Ma come può trasmettere a Dalys tutti questi pensieri? Si accontenta di qualche parola, consegnata direttamente alla sua mente, come è solito fare quando non vuole attirare inutilmente le attenzioni da chi lo circonda.

"Neanche a me va a genio tutto ciò. Ma forse abbiamo davvero bisogno di credere in qualcosa - qualcunque cosa, accontentandoci anche dei ricordi - per tenere insieme genti così diverse."

[...]

« I Canti d'oriente intonano delle tue grazie, Regina....
...posso omaggiarti dei miei complimenti?
»

Una figura familiare si fa avanti e non ci sono dubbi: si tratta dello Spettro. Il suo tono è quasi squillante quando rivolge la paola a Dalys mentre avanza. Shakan, che pare aver preso sotto la sua mano i territori del Nord. Marchosias non conosce i dettagli della sua impresa ma non si stupisce del risultato: nell'incubo che è stato l'Asylum egli stesso è stato testimone della determinazione e delle capacità di quest'uomo, e sa bene di dovergli in parte la vita. Al suo fianco lo segue un ragazzo che è poco più di un fanciullo. Forse di tratta di un individuo fidato, una sentinella personale, proprio come Marchosias stesso. Elementi del suo aspetto ricordano a Marchosias alcuni monaci asceti propri dei territori orientali: il capo rasato e le vesti semplici, la postura composta. Il giovane occhieggia il costrutto con lo stupore di chi vi posa gli occhi per la prima volta, e forse è un lampo di allerta che è appena trapelato dal suo sguardo.

« Temo di non meritare tanti complimenti, Lord Shakan.
Non quando le leggende dei bardi sulle tue imprese sono giunte fino alle mie orecchie.
»


(Dalys che porta una mano alla bocca)

« Una cerimonia commovente, non trova?
Stavo giusto per far notare al mio seguito come lacrime di commozione siano sfuggite agli occhi di tutti quanti.
»

Stavolta è interamente una recita, ne è sicuro. Un'altra esibizione di Dalys, l'attrice consumata. L'Artefice non può evitare di chiedersi quante tra tutte le anime sotto queste navate hanno intravisto la creatura - fragile e sincera - nascosta accuratamente dagli atteggiamenti stratificati. Per lei sembra davvero indispensabile circondarsi di questa corazza fatta di gesti e parole studiate quanto lui stesso ha bisogno di abitare il proprio corpo costrutto. Comunque sia, il fatto che vi sia cattivo sangue o meno tra la Rosa e lo Spettro è un mistero per Marchosias, che non riesce comunque a decifrare del tutto le reali maniere con le quali i due si stanno ponendo l'un l'altro. Siscuramente desidera saperne di più a riguardo. Decide di rivolgersi a lei in un momento di calma durante il ritorno, ponendole la questione. Per ora si limita ad un sincero saluto allo Spettro, non considerandosi un individuo ingrato, soprattutto verso una persona che fino ad ora è stata degna di stima. Parla con la voce atona e bassa del costrutto che, per quanto egli stesso detesti, è invece un utile espediente per suggerire al ragazzino che un'entità senziente abita il corpo forgiato da materiali inerti.

« Salute a voi, Shakan, e lieto di vedervi sano, soprattutto dopo i fatti che ho udito. La mia via ha invece condotto me e questo simulacro di corpo in Oriente, come mi pare appaia chiaro... »

(La testa del costrutto volta verso Aang)

« ...e a quanto sembra ogni potente ha scelto il proprio secondo. Spero solo tu sia vigile quanto giovane. »

Stolto, ecco le parole affrettate.
Non farti ingannare dalle apparenze.
TU, più di chiunque altro dovresti avere imparato.
TU che continuamente sei confuso con ciò che non sei.



Edited by Ikit89 - 11/4/2012, 14:27
 
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