Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Illidan Deus ex machina vs. Aspid Tentenna

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Chomp
view post Posted on 1/5/2012, 15:31 by: Chomp
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Memento mori.
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La città insonne la chiamavano, dove non vi era ne giusto ne sbagliato, sede di peccatori ed amanti della bella vita. Una fenice che al mattino risplendeva, unendosi al sole, per poi morire al crepuscolo giusto qualche attimo - il tempo di accendere le lampade - e risorgere dalle sue nere ceneri, proprio come nelle leggende.
Ogni giorno la stessa routine
la stessa
fottuta
routine


Aveva sentito molto parlare di questa città da oste, commilitoni ed anche da Colonius.
Tutte le loro definizioni erano riassumibili in una sola parola : Divertente, lo stesso aggettivo che poteva descrivere il modo in cui Illidan aveva ottenuto il pass per questa metropoli del peccato, usando il timore che incuteva ad ogni persona per estorcere il biglietto ad un soldato dell' armata di Rekla.
Estorcere, che gran parola. Al massimo preso in prestito con un po' di bravura nel far paura pensava, guardando il cielo, sperando che gli desse una descrizione della prossima giornata, sperando di non aver fatto il passo più lungo della gamba.

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«La città insonne, sede del divertimento numero uno: Questo è il capolinea, buon soggiorno nella tua nuova dimora. » Si interruppe un attimo, cercando qualcosa tra le tasche della sua tuta, per poi tirar fuori un bigliettino plastificato color oro. «Ecco a te, sopra ci sono scritte tutte le informazioni, che la fortuna giri dalla tua parte!i» disse, mentre portava il pass tra le mani di Illidan Fatti i cazzi tuoi avrebbe voluto dirgli, ma il signore che guidava la carovana sembrava troppo robusto per poter permettere alla sua forma umana di comportarsi in tale maniera.
«Non è il capolinea, questa è solo una delle mie tante fermate» Disse quindi deciso, quasi appagato dal fatto di aver finito quell' estenuante viaggio, scendendo con un balzo da quella specie di carrozza su cui si sedeva poco prima.


Poco dopo esser sceso sul poco fertile terriccio che circondava la città rieccole, le dannatissime urla, tutti quei dannati non avevano intenzione di smetterla, tutti quei dannati che lo accompagnavano da una vita erano ormai insaziabili. Si diede due colpetti alla testa con il tamburo revolver vuoi per farle smettere, vuoi per far qualche gesto scaramantico prima di entrare in città.

«Ridammi mio figlio, merda bavosa!» ormai ci era abituato, gli bastava solo ignorare quei lamenti, avrebbero smesso, come al solito.
Dopo essersi stiracchiato la schiena ed il collo posò il suo sguardo sul pass per la cittadina.
«Ah...» Quindici quarantaquattro tre: Erano i numeri che succedevano la voce "Abitazione" . «Questa me la pagheranno, veramente.» disse tra se e se, senza scomporsi.

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Era mattina, non aveva idea di quanto aveva dormito ne di che ora fosse, poteva solo vedere un sadico sole disturbargli la visuale con i suoi stupidi raggi di luce.

«Si alzi, si alzi! Oggi è una grande giornata per lei!»

Aprì gli occhi con una calma quasi sovrannaturale per poi ritrovarsi a pochi centimetri dalla faccia una dama dal viso truccato che gli scuoteva il letto nel tentativo di svegliarlo.
Ebbe il tempo per balzare in aria dallo spavento, sia mai che Illidan venga svegliato in piena mattina in tal modo.

«Non ho mai avuto visite a quest'ora, dimmi chi sei e cosa vuoi.» Disse quindi, ancora con il cuore che batteva alla velocità della luce e gli occhi ormai spalancati.

«Io sono incaricata di portarla alla miglior sala da ballo che questa città possa offrire, del resto un vero cavaliere si porta sempre appresso una dama.» Disse la geisha con estrema naturalezza, ammiccando al bell' addormentato. Io credevo di dover combattere pensò, facendo cenno alla dama di uscire per qualche momento, così da poter vestirsi.

...

«Ce ne è voluto di tempo!» Disse la signora, squadrando dalla testa ai piedi Illidan, sorridendo. Cos'è, sono vestito male? La dama lo guardò negli occhi, mentre lui cercava le imperfezioni nascoste negli angoli più remoti del suo abito, quando notò che la cerniera dei pantaloni che si portava appresso era aperta, lasciando intravedere le sue bianche mutande.
Stupido corpo umano pensava, tirandosi su la patta con le guance ancora rosse per l' imbarazzo.
«Sarà un segreto, non se ne preoccupi.» Disse, ammiccando di nuovo ad Illidan. Del resto gli aspettava un arduo combattimento, i vestiti in cui il suo guscio era relegato erano la sua ultima preoccupazione.

La dama lo portò per le strade dell' insonne città, tra sguardi maliziosi e piccole mance che passavano dalle mani degli uomini più stupidi benestanti. Non diede interesse per ciò che diceva la donna, per quanto attraente fosse, pensava all' incontro che stava per venire, pensava a delle strategie ottimali per annichilire il suo avversario, chiunque fosse.
Neanche il tempo di finirne due o tre che erano già arrivati al capolinea, di nuovo. Davanti a lui si ergeva una grossa galleria, illuminata da varie lampade, che portava alle quinte sotterranee della sala da ballo.

«Quando sei pronto esci pure dalla seconda porta a sinistra.» Lasciò il tempo che uno sguardo di intesa connettesse i due, per poi prendere un suo bacio e mandarlo ad Illidan. «Buona fortuna, cavaliere.» Cavaliere, eh? Quella maschera che indossava da fin troppo tempo iniziava a piacergli.
Ogni cosa ha i suoi vantaggi.

Seguì la galleria, per ritrovarsi in una grande stanza dentro alla quale vi erano sì molte dame, ma altrettante vesti soffici, molte color rosso sangue, altre color oro. Illidan rimase a squadrarne qualcuna, le più belle, le più subdole, le più provocanti. Le più ...
Un sibilio lo raggiunse, veniva dalla seconda porta a sinistra, era un uomo incappucciato, probabilmente un corvo.

«Forza, vieni! Stanno aspettando tutti che tu salga sul palcoscenico.»
Palco...scenico?!
Non era mai salito su un palco prima di quel momento, doveva combattere sotto gli occhi di probabilmente oltre un centinaio di persone.
Sorrise, sorrise senza motivo scuotendo il capo e socchiudendo gli occhi, mentre il Corvo gli passava un asciugamano e sentenziava parole incomprensibili.
«No, non mi serve. Tienilo per te, forse potresti iniziare a piangere una volta che avrò fracassato le sue ossa.» Disse, indicando la sua avversaria, senza degnarla di uno sguardo.
Mentre saliva le piccole scale che portavano sul palco Controllò il tamburello della rivoltella. Pieno.
Guardò il tendone di color sangue che filtrava la luce solare. Nessun problema
Squadrò i volti di chi li osservava. Ipocriti.
Osservò poi la sua avversaria dalla testa ai piedi.
Sorrise senza motivo, di nuovo.
Morta
«Infedeli... Tutti uguali.»




Scusa per il ritardo. Lo specchietto lo inserirò al prossimo turno, quando inizieranno le danze :8D: .
Per ora ti auguro un buon post e che questa giocata ci riservi tanto coccolosissimissimo divertimento.
E magari qualche biscotto al cioccolato.
Ah si, gli insulti son da pg a pg, e le minacce son solo sceniche.
 
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10 replies since 26/4/2012, 19:49   497 views
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