Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Illidan Deus ex machina vs. Aspid Tentenna

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Aspid
view post Posted on 3/5/2012, 22:10 by: Aspid




CITAZIONE
Legenda:
pensato
parlato
pensato Mary
parlato Mary
pensato "Regina"
parlato "Regina"
voci esterne

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Abbassò lo sguardo sulle mani curate, stringevano un piccolo rettangolo di carta dorata. Anonimo quanto prezioso.
Perchè sarebbe dovuta andare a Yoshiwara?
Eppure non aveva più sognato.
Notti insonni, trascorse ad annusare l'aria tiepida dell'estate, sotto un cielo di stelle.
Sonni agitati, caratterizzati da continui movimenti e inconsci lamenti appena percettibili.
Occhi chiusi, serrati e poi aperti, stanchi, vacui, dovuti a fatidiosi dormiveglia che spossavano la mente ed il corpo. Niente di tutto questo aveva dovuto subire da quando si era stabilita a Basiledra. La sensazione di familiarità che l'avvolgeva mentre percorreva le strade acciottolate, la lenta processione che accompagnava il pellegrinaggio di fedeli verso la Cattedrale,
persino la noia che allungava le giornate senza particolari attività contribuivano ad infonderle una calma che non aveva mai conosciuto davvero. Tuttavia il suo posto non era quello. Desiderava spazi aperti, strade polverose, paesaggi diversi, persone diverse, erano quelle le priorità che si erano, da sempre, posizionate al vertice della sua scala di valori.
Che la sua vita stesse subendo un cambiamento drastico?
Mary era al settimo cielo. La sua voce appariva più squillante e mielosa di sempre, voleva una casa e l'aveva ottenuta. Voleva un ambiente facilmente riconoscibile ed eccolo lì, un centro abitato statico ma vitale. La città per eccellenza. Di contro, la "Regina" aveva un diavolo per capello. Odiava Basiledra, le rinfacciava il modo con cui si era appropriata di quel pezzo di mondo, ripudiava un giuramento sacrilego, vedeva di mal'occhio i corvi e la loro tribù di fedeli offuscati nel midollo. Doveva sforzarsi più del solito per mantenerla nei ranghi, la sua voce mellifua e carica di sarcasmo stava diventando un tarlo che avvelenava le giornate. Non aveva più incubi la notte - ne conveniva - ma il tormento di giorno le solleticava la lingua come fiele.

Perchè dovrei far visista alla citta insonne, proprio adesso che ho iniziato a dormire come un ghiro?

In verità vi erano tanti motivi.
Per placare la propria curiosità tanto per cominciare. Si narrava che Yoshiwara fosse una città bellissima, ricca di colori, piena di vita, pulsante come il cuore di una donna sofferente d'amore.
Per muovere le chiappe, in secondo luogo. Se anche aveva deciso di stabilirsi a Basiledra - scelta peraltro non definitiva - un giretto ogni tanto doveva farlo.
Per sfruttare il pass che aveva sorprendentemente ottenuto.
Per vantarsi di esserci stata.
Per far contenta Mary.
Per dare un dispiacere alla Regina.
Perchè si

________________________________________

Qualcuno la stava osservando.
Non vedeva niente, aveva le palpebre serrate come saracinesche, fluttuava nel buio più totale ma quello che, fino ad allora, era stato un contorno nero come la pece stava assumento un colorito grigiastro. Si sentiva quattro paia di occhi addosso e sentiva anche caldo, un caldo infernale. Si girò di fianco, insinuando entrambe le mani sotto la guancia, il sudore le colava dalla nuca, solcava il collo e finiva sotto il corpetto niveo, proseguendo la sua discesa lungo la schiena. Un odore acuto, dolce, inebriante di fiori le solleticò le narici, si strofinò il naso mentre la bocca si apriva per dar sfogo ad un lungo sbadiglio. Lentamente sbattè le palpebre, una, due, più volte, nel tentativo di mettere a fuoco un'immagine, dare un senso a quel profumo soave, ma la luce accecante del sole le trafisse dolorosamente le iridi costringendola a pararsi la visuale con una mano. Dischiuse le dita mentre constatava il lento avanzare di un mal di testa feroce. In quello stato catatonico frugare nel miasma di ricordi per recuperare quelli utili a capirci qualcosa costituiva un'impresa ai limiti del possibile, si limitò a piazzare la pupilla nell'incavo delle dita, digrignando i denti. Non si era sbagliata, quattro occhi a mandorla la fissavano, erano incastonati in due volti incipriati, le guance innaturalmente rosee e la bocca rossa come il sangue appena sgorgato. Sorridevano, facendole cenno di alzarsi, i denti bianchi parevano fiocchi di neve su petali di rosa, i capelli neri raccolti morbidamente sulla nuca e fissati con uno spillo decorato incorniciavano quelle che parevano bambole di porcellana. Sgranò gli occhi e tolse la mano, incapace di discernere la realtà dalla finzione: era sveglia o stava ancora sognando?
No, lei non sognava più. Dormiva e basta. E avrebbe dovuto dormire secoli per recuperare le notti insonni passate a contare le pecore.

Sono principesse.

Sono prostitute!

Si alzò a sedere, ora perfettamente sveglia. Inclinò la testa di lato, sforzandosi di interpretare i sorrisi ed i gesti delle due donne, indossavano kimoni dalle larghe maniche decorati finemente, un tripudio di colori che stuccavano. Ancora si sforzò di ricordare, ricavandone un pressante martellamento delle tempie.

Al diavolo.

Che cosa c'era da capire? Aveva dormito all'aperto, come era solita fare, probabilmente si era ubriacata, il minimo che si potesse auspicare a Yoshiwara, la città insonne. Null'altro le importava. Si alzò in piedi, premunendosi di lisciarsi la giacca ed i capelli arruffati, provava un po' di vergogna per come doveva apparire ma decise di seguire docilmente le due donne. La strada principale era deserta. Le lanterne rosse, spente, fluttuavano come tanti palloncini sospesi a mezz'aria, monili decorativi che, di giorno, perdevano gran parte del loro suggestivo fascino. Era contenta che non vi fosse nessuno in giro, agli occhi degli altri sarebbe apparsa come una detenuta in attesa di essere giustiziata. Con nonchalance si inumidì le punte dei polpastrelli, passandoseli sugli occhi, si sentiva meglio rispetto a prima, l'aria mattutina, seppur calda, le stava donando nuovo smalto. Il tragitto fu breve, non fu difficile tenere il passo delle due donne, i lunghi kimoni fasciavano le loro gambe costringendole a compiere piccoli passi. Giunsero in una stanza con poca luce, ebbe la sensazione che fosse una sorta di anticamera. Fra un inchino e un sorrisetto serafico, riuscì a capire il motivo della sua presenza lì.
Il Leviathan.
Una parola che ebbe un effetto tonificante. Improvvisamente si sentì colma di energia, vogliosa di combattere, onorata per l'annunciata presenza della Signora di Yoshiwara, timorosa di non figurare come avrebbe voluto, incuriosita dal proprio avversario. Tante sensazioni diverse fra loro che prendevano via via forma, disvelate dalle espressioni che si susseguivano sul suo volto.
E poi vide loro. I Corvi. A prescindere dalle considerazioni personali su ciò che quelli aspiravano a rappresentare, sentiva la forza mistica che emanavano, non era difficile comprendere il sentimento di fede e di aspettativa che la gente nutriva nei loro riguardi, chi aveva una coscienza da pacare ed una famiglia da mantenere doveva poter credere in qualcosa. Quancosa di grande, di forte. Di effimero. Lasciò che le impartissero la loro benedizione, parole cariche di significati e foriere di un orgoglio che sarebbe stato riservato al vincitore di quello scontro. Si limitò a serrare le labbra, asciugando il sudore che le bagnava la pelle con un panno umido.

«No, non mi serve. Tienilo per te, forse potresti iniziare a piangere una volta che avrò fracassato le sue ossa.»

Solo allora si accorse di lui. Lo osservò senza replicare, aveva un volto anonimo, come quello delle sue parole. Era così abituata a suscitare tale tipo di reazione nella gente che si sarebbe meravigliata se il senso della frase fosse stato diverso. Fece spallucce, disinteressandosi totalmente del proprio avversario, ne ignorò il sorriso beffardo, ebbe quasi dispiacere nel biasimare la sua visuale limitata, tutta presa ad assaporare gli istanti appena precedenti l'entrata in scena. Si sarebbe battuta fra pezze di morbida stoffa rossa e profumi di rosa e ciliegio. Quella era Yoshiwara, la città peccaminosa; lì si riversavano gli istinti ed i desideri più proibiti dell'uomo.
Sarebbe riuscita ad esaudire il suo?



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"Un brivido gelido scorre lungo la schiena, fino a dissolversi lentamente.
Lascia spazio all'emozione sempre più incalzante che ti avvolge,
ti abbraccia, ti accarezza,
ti stringe in una dolce morsa, in balia di un respiro in affanno.
Si apre il sipario, il fascio di luce si riflette sul timido volto,
impaurito ed incredulo,
immobile sul palco.
L'ultimo pensiero lucido prima di indossare una nuova veste.
Un viaggio in un'altra dimensione, in un nuovo corpo
ma profondamente coinvolto e presente.
Frammenti di storie vissute e forse mai raccontate.
Sono gli stati d'animo che prendono forma e si rivelano agli altri.
Uno spazio senza tempo ci avvolge.
In scena è la vita"




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Status fisico ~ illesa
Status psicologico ~ calma
Energia ~ 100%
Armi ~ boomerang legato alla cintola ~ spada Snow Queen nel fodero ~ ombrello scudo
Passive in utilizzo
~ I n e r z i a [abilità razziale Controllo Energetico]
~ M a n i a [Discerimento di illusioni e tecniche psioniche - 1° livello dominio Mente Lucida)
~ A c c a n i m e n t o [Difesa psionica passiva, protegge da ammaliamenti psionici passivi - 2° livello dominio Mente Lucida]
~ To r m e n t o [Immunità al dolore psionico, il possessore può mantenere sempre la propria lucidità - 3° livello del dominio Mente lucida]
~ Cristallo della Conoscenza [abilità passiva di metagame, permette l'utilizzo del 3° livello del dominio]

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ReC 350 ~ AeV 200 ~ PeRF 150 ~ PeRM 225 ~ CaeM 225
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Note ~ Eccomi, nessun problema per gli insulti, ci mancherebbe!
I biscotti al cioccolato, invece, mi attizzano.
Ottima l'ambientazione, ci divertiremo senz'altro. In bocca al lupo!!
La Poesia è "Vita sul Palcoscenico" di Monia Cacciero.

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10 replies since 26/4/2012, 19:49   497 views
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