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Conquistadores - Collisione

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view post Posted on 15/5/2012, 21:34
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C a t a r s i

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C O N Q U I S T A D O R E S


Nonostante gli inganni e i tradimenti cui erano stati sottoposti tutto il gruppo dei carcerieri rimasti fedeli al Goryo si era dimostrato più determinato di quanto Shivian immaginasse. Quando aveva ideato quello stratagemma indispensabile per rivelare le parti corrotte di quel gruppo si era preparato anche nel caso di uno scontro molto più complesso.

Senza quasi nessuna opposizione degna di nota e senza che nessuno di quelli realmente fedeli cercasse di affrontarlo in uno scontro aperto era stato quindi particolarmente facile prenderne le redini conducendo tutti loro verso quell’infernale zona d’aria. Le urla di quel luogo sembravano aver raggiunto l’apice segno che lo scontro stava giungendo rapidamente al suo apice più violento. Gli uomini che ora lo seguivano sarebbero stati il peso necessario a far pendere dalla loro parte l’esito finale della guerra.
Tutti loro avrebbero presto dovuto combattere, avrebbero sputato altro sangue e ancora una volta lui non sarebbe potuto essere al loro fianco. Non era ancora giunta la sua ora di scendere in campo come protagonista, altri attori dovevano prima fare la loro comparsa e, solo nel momento finale, la sua presenza si sarebbe finalmente fatta sentire.

Il suo corpo, ancora instabile per la materializzazione di prima, iniziava ora lentamente a disgregarsi frammento dopo frammento, passo dopo passo per dissolversi infine una volta giunto all’ingresso della immensa arena sconvolta in un inferno di fuoco e ghiaccio. L’ultimo sguardo rivolto al proprio gruppo mostrava la stessa motivazione di pochi attimi prima in cui aveva loro promesso il suo intervento in quella guerra imminente.

« Andate ora! Tornerò con l’uomo che tanto aspettavate »





SPOILER (click to view)
Eccoci alla parte finale della Quest di Conquistadores. Dopo una lunga attesa siamo finalmente pronti per il tanto atteso scontro finale.
Ciascun utente delle diverse Quest è stato accoppiato con uno o più utenti dell'altro gruppo. Il vostro compito ora non è necessariamente quello di prevalere l'uno sull'altro ma sopratutto di creare una scena particolarmente bella ed interessante da leggere. A differenza di un duello ufficiale non ci sarà nessun turno di presentazione ma potete e dovete iniziare subito con il confronto diretto. Considerata l'importanza della parte scenica trovo quindi particolarmente importante una sorta di accordo con l'avversario per il miglior proseguimento della serata. Questo però non cancella però l'importanza di una vittoria in game in quanto l'andamento generale della guerra sarà ora anche influenzato direttamente dalla prevalenza o meno di una fazione sull'altra.

Prima dello scontro finale ho dovuto fare qualche riequilibrio generale dell'energia dei vari partecipanti sia che permettesse uno scontro quanto più possibile equo sia che riflettesse anche il diverso impegno degli utenti nei vari turni della Quest.

Gli accoppiamenti quindi sono:

Caccia92 67% VS Alchimista

Hole. 65% VS Ravenau De Lussan Gialla 89%

Numar 65% VS Vikisix Gialla 50%

‡Ulysses‡ 55% VS Leonhart Gialla 50%

Karnia 60% VS Lud† Verde 55%

.Azazel 55% VS Orf

Robin Good Fellow 50% VS The Grim Verde 40%

Vaalin 45% & Caitlin 45% VS Nomen nescio 75%

L'energia segnata è ovviamente quella con cui partirà ciascun utente (ove non è segnata si tratta di un PNG o dovete proseguire con quella posseduta all'ultimo turno attivo fatto). Nel caso qualcuno dei partecipanti non desideri partecipare a questo turno è pregato di avvisare me il prima possibile così che possa effettuare le giuste modifiche agli accoppiamenti in modo da permettere a tutti di partecipare e divertirsi.
Per qualsiasi altra domanda contattate me tramite messaggio privato.

Prima di postare aspettate il prossimo intervento del QM.

Il termine ultimo per postare è il 21 maggio alle 23.59.


Edited by Shivian - 16/5/2012, 19:44
 
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view post Posted on 16/5/2012, 10:43

Esperto
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« C O N Q U I S T A D O R E S »
f r o z e n h e l l

cocito-1




Il sangue sgorgava fumante e copioso dalla giugulare recisa.
Caronte stringeva per il collo un colosso ricoperto di graffi e cicatrici, tenendolo sospeso a mezz'aria: i piedi della vittima si dibattevano alla disperata ricerca di un appoggio, ma erano lontani una spanna di troppo da un'improbabile salvezza, e a ogni battito sempre più fievole del suo cuore gli arti si agitavano un poco di meno. Forse il combattente si illudeva di avere ancora una residua possibilità di salvarsi, ma si sbagliava: era morto già da tempo, da quando il demone infero l'aveva intravisto tra le fiamme ondeggianti e le grigie volute a spirali. L'arena si era ormai trasformata in un calderone arroventato e ribollente di fluidi e liquami, il caldo mutato in arsura mutata in sofferenza. Lingue di fuoco divampavano fra le pile di cadaveri sventrati e i guerrieri ancora in vita, il metallo del ponte era incandescente e brillava di una tenue luminescenza cremisi, il fumo disegnava per aria spettri di un passato cupo e di un futuro ancora peggiore, e sopra ogni cosa calava un velo di cenere morta dal sapore della dannazione. Caronte era a sua agio in quell'atmosfera torrida e soffocante, fra le cortine e i vapori asfissianti e i lamenti dei moribondi che cercavano invano di ricacciare le viscere nei loro addomi o di arginare le fontane rosse e tiepide che zampillavano dagli arti recisi: gli sembrava di essere a casa. Eppure non poteva fare a meno di sentirsi assetato. La potenza distruttrice del fuoco gli aveva sradicato dalle membra ogni stilla di liquido corporeo; la poca carne che ricopriva le sua ossa stava avvizzendo e se ne distaccava a brani, grumi neri e incancreniti che toccando terra sfrigolavano come un animale bollito vivo. In qualche modo, doveva placare la sua sete.
Fu in quel momento che gli capitò a tiro la montagna semovente che ora serrava per la gola: un corpo così vasto doveva contenere dei veri fiumi di sangue! Lo agguantò con le dita scheletriche e affondò la testa nel collo dello sventurato: il sangue sprizzò in alto, ruscellò fra le fauci del Traghettatore e lordò il pallido teschio con chiazze vermiglie. Scorrendo sul piano irregolare del cranio, il liquido si raccolse nelle piccole depressioni e avvallamenti del teschio, lungo le intaccature nell'osso e le concavità nivee sotto gli zigomi, nei crateri che si aprivano al posto del naso, e disegnò sulla superficie eburnea intricati grovigli di lacrime cremisi che scorrevano sul volto scarnificato come gocce di pioggia rossa.
Quando ebbe saziato la sua sete, Caronte scagliò via l'uomo come una bambola di pezza. Il cadavere dissanguato rovinò dentro a un rogo lì vicino e le fiamme ruggirono in risposta, quasi ringraziando il demone. La vampa garrì più forte, più in alto, alimentata dal nuovo combustibile, mentre nell'aria si diffondeva quel piacevole odore dolciastro della carne bruciata e di una vita che avvizzisce. Il Traghettatore rimase a contemplare assorto il braciere per qualche momento, cercando di seguire con lo sguardo le evoluzioni della carogna: prima collassò a terra in un ammasso voluminoso e ingombrante, poi - mano a mano che la pelle divampava e i muscoli bruciavano e gli organi si incenerivano - il cumulo informe diminuiva di dimensioni e spariva dietro i riflessi ramati delle fiamme. Infine, dell'uomo non rimase che un mucchietto d'ossa annerite.

Caronte si volse ad osservare la battaglia che infuriava sul ponte. Il manipolo di uomini che aveva guidato fin lì si era scagliato contro i due guardiani fedeli a Hyena e il loro gruppo di combattenti, e la lotta continuava. Avevano ucciso un gran numero di nemici, ma adesso - dopo la devastazione provocata dall'onda sonora del vecchio perverso - altri tre individui si erano fatti largo nell'orda per scagliarsi contro i suoi. Con un sorriso arricciato sulle labbra che non aveva, assistette alla mattanza. Il primo era un mostro d'uomo, alto e possente, dai bicipiti gonfi e l'espressione stolida. Un ragazzo attirò la sua attenzione, mentre il pazzoide con il bullone conficcato in testa lo aggirò da dietro, attivò la sua motosega dentellata con uno scoppio e affondò l'arma rotante nella schiena del colosso. Lo schiocco secco della colonna vertebrale spezzata si udì fin sopra il fragore dei combattimenti: il gigante si accasciò al suolo, mentre la lama scavava sempre più a fondo nel corpo squarciato, e non smise neanche quando era ormai chiaro che fosse morto, neanche quando tutte le interiora erano già fuoriuscite infradiciando il terreno.
Il secondo era l'omuncolo agile e strisciante che si muoveva a scatti fra i nemici, occhi verdi e acquosi sempre in movimento, si spostavano con frenesia senza mai concedersi un attimo di sosta. Puntò il giovane con la tunica celeste, e uno dei suoi pugnali sibilanti lo raggiunse alla spalla. Aveva scelto il nemico sbagliato: il giovane dovette materializzare una qualche illusione nella testa del viscido avversario, perchè quello si girò di scatto e iniziò ad agitarsi come un forsennato; l'altro ne approfittò per raggiungerlo dopo aver srotolato la frusta, e lo sferzò con foga. Nello stesso tempo, anche il ragazzo drago confluì verso di lui, e con un fendente gli mozzò di netto la testa. Ma il suo obiettivo era un altro: il guardiano che rispondeva al nome di Dave McKeane, fuori però dalla sua portata. L'uomo era rimasto nelle retrovie, affianco al corpo smisurato e senza vita della cuoca. Caronte intravide la carcassa contorcersi con un ultimo spanno, eppure Big Lucy era già morta: la pelle verde bile stava scolorendo in un giallognolo malsano, il gigantesco mestolo era serrato in una presa ferrea, fin troppo per appartenere a un vivo, e la carne flaccida e cascante di petto e addome aveva smesso di sollevarsi al ritmo dei respiri soffocati dal lardo. Dave si portò le mani alle tempie - il Traghettatore non sapeva se per disperazione o per qualche altro motivo - e arretrò traballante verso uno squarcio dai bordi aguzzi nelle paratie alle sue spalle. Sparì in quel pozzo buio, e l'oscurità si richiuse su di lui.
Rimaneva un ultimo avversario, fra i più pericolosi: lo spadaccino alto e dinoccolato avanzava nella calca, senza che nessuno inizialmente gli badasse. Si stava preparando ad attaccare, quando lo schermidore fu risucchiato dalla fiumana in delirio: un braccio lungo e snodato volteggiò sopra le teste sprizzando sangue dall'estremità recisa, poi di lui non rimase più niente.

I rivoltosi erano sul punto di avere la meglio, ma proprio in quel momento dagli sportelli d'accesso divelti, dalle pareti sradicate e da ogni punto di ingresso disponibile sciamarono nell'arena nuove forze a rimpolpare la resistenza, il grosso delle truppe fedeli all'ordine precostituito. Si espansero sul campo come un incendio nella foresta, appiccando nuovi focolari di guerra in ogni angolo dell'Ora d'aria. Per Caronte, non rappresentavano che altra carne da macello.
Ma era un altro arrivo che attirò l'attenzione di tutti: una belva bastarda e corrotta, che tornava alla sua tana dopo una lunga battuta di caccia. Una fiera che si aggirava fra le rovine della strage, e si cibava delle carogne che marcivano sul terreno. Fedele alla sua natura, aveva lasciato che gli altri si scannassero fra di loro, prima di giungere a reclamare il suo macabro bottino. La Iena.
Calò il silenzio, e perfino il Traghettatore avvertì un brivido scuotergli le ossa. Un'orgia di sangue insozzò l'arena in fiamme, ma Caronte era troppo lontano per essere raggiunto. In realtà, era troppo lontano e basta. Non era quello il suo avversario: un altro spolpa cadaveri gli avrebbe conteso la carcassa putrescente dalla Purgatory, nella battaglia finale. Viktor von Falkenberg, il Beccaio.

Caronte distolse lo sguardo, e fu allora che udì la voce. Una voce strana e affascinante, una voce non umana. Non del tutto, almeno. Era il tono di chi nella vita ha visto di tutto e fatto di tutto, e non pensava certo di aver finito. Erano parole, poche semplici parole ma permeate di un orrore di fondo, come un sipario di sangue drappeggiato dietro falsi commedianti che mettevano in scena lo spettacolo di vite vuote e insignificanti. Caronte sentiva il dolore, in quella voce. Le sofferenze e le disgrazie, patite e inflitte, e tutto gli giungeva filtrato da un setaccio di strazio e disperazione. Si voltò.
L'essere era grigio e morto, cadaverico. La pelle aveva la stessa tonalità di un mattino tetro, quando la bruma della notte non si è ancora dissipata e offusca il mondo e lo precipita in una luce crepuscolare di incertezza e angoscia. Una lunga cappa nera ammantava l'intera figura, e il volto smunto e pallido era celato da una spessa bendatura e da una piastra metallica, come se la creatura volesse nascondere sotto le pieghe delle vesti quanto più possibile del suo corpo. Tuttavia Caronte poteva vedere i suoi occhi, occhi freddi e privi di vita, sepolti nel volto cinereo, e quando lui gli parlò e indicò con un gesto il massacro che li circondava, l'ampia manica della tunica scivolò in basso e mostrò per un attimo il braccio: l'arto era ricoperto di cicatrici, graffi e tagli trasversali, che intrecciavano sulla pelle un macabro ordito di solchi profondi e sfregi slabbrati. La carne era deturpata, quasi che una fiera selvaggia gli avesse afferrato il braccio per masticarlo fra le sue zanne. Per un istante credette si scorgere il luccichio del ferro, incastonato nella carne. Sotto il tabarro si intuivano profili irregolari e disumani, sbagliati.
Caronte sorrise, e il ghigno tremendo spaccò in due il teschio.

« Sì, è così. »

Rispose in modo ambiguo, mentre si prendeva ancora qualche secondo per esaminare l'ultimo arrivato. Il suo sguardo scivolava ora sulla figura funerea e straziata, ora sulla marmaglia infervorata che si dibatteva attorno a loro, ai cumuli di cadaveri cui qualcuno aveva appiccato il fuoco, al sangue che colava dalle ferite e imbrattava il pavimento. C'era un abisso - lo avvertiva con incrollabile certezza - fra lo sfregiato che lo squadrava e il resto dei pezzenti che si agitavano fra le fiamme. E a Caronte incominciavano a venire entrambi a noia - le fiamme e i pezzenti. Finchè aveva potuto, si era dilettato squarciando e sgozzando e lacerando, ma ormai i pesci piccoli non gli bastavano più: aveva lasciato il suo regno sotterraneo perchè stanco di imperversare sulle misere anime dei dannati, e si ritrovava ad avere a che fare con ombre d'uomini fin troppo simili ad esse. Sentiva l'impellente bisogno di una sfida più alta, di un trionfo più glorioso. Di un avversario più difficile da uccidere.
Le braci nei suoi occhi brillarono malevole quando prese la sua decisione.

« E in questo Inferno... »

Ruggì, la voce che sembrava risalire dalle viscere stesse della terra,

« ... c'è posto per un demone soltanto. »

Molti pensavano che Inferno era solo fuoco, fiamme e calore insopportabile, ma non era così. C'erano anche fiumi gorgoglianti, foreste di alberi deformi, paludi putrescenti e soprattutto il ghiaccio. Tanto ghiaccio, una distesa infinita e fredda, una landa che si estendeva per miglia e miglia e accecava gli occhi col suo fulgore azzurro. Nelle profondità della fossa oltremondana, là dove erano puniti i peccati più gravi e perversi, dove Lucifero in persona era imprigionato in una gabbia di gelido cristallo, si apriva la piana del Cocito. Un immenso lago luccicante completamente ghiacciato, dalla superficie fino ai suoi abissi indaco, nel quale erano incastonati come stelle nel cielo i dannati che si dimenavano e strepitavano invano, flagellati da raffiche incessanti che si sprigionavano dai poderoso battito d'ali del demonio. Fu a questo pensiero che Caronte si aggrappò, quando allungò un braccio spolpato verso il suo nuovo nemico, e dalla mano spalancata come grinfie di rapace si scatenò una bufera devastante.

ghiaccio2

Prima venne il freddo. Intenso, che mordeva la pelle e aggrediva la carne con uncini di vetro. Calò sul campo di battaglia come la notte alla fine del giorno, inesorabile e cupo. La luce si offuscò, la temperatura precipitò e nell'aria si diffuse l'alito glaciale della morte. Poi giunse il ghiaccio. Lucido e scintillante, duro come granito, rivestì ogni cosa con un manto invernale. I pochi macchinari ancora in funzione si spensero con un ronzio, il pavimento fu ricoperto da placche infide e traslucide, i propulsori della nave volante vennero soffocati dalla morsa del gelo. Caronte vedeva gli ammassi di cadaveri congelarsi in macabri monumenti, le fiamme pietrificarsi a mezz'aria, la brina ricoprire con un velo granuloso i morti riversi per terra e le budella e le lame spezzate e gli scudi infranti. Il sangue si cristallizzò, fiumi rossi che fendevano il ponte e si attorcigliavano e intrecciavano in arabeschi scarlatti. Si immaginava già le membra irrigidite dal freddo, i piedi saldati alla terra, le dita spezzate, si immaginava il colore bluastro e malsano dell'assideramento, i respiri mozzati dal gelo, gli arti intorpiditi fino all'apatia.
Infine, la tempesta. Il vento sgorgò dal palmo aperto del Traghettatore, una spirale di violenza e brutalità che avrebbe investito in pieno l'altra creatura. Sul ponte superiore della Purgatory, folate cariche di neve e grandine spazzarono la piatta distesa di combattimento, flagellarono le strutture lignee e squassarono l'aria e la terra, e poi rovinarono su quell'essere abominevole, intabarrato nel suo pesante vestiario: a niente gli sarebbe servito, contro la potenza sferzante del vento e del ghiaccio.

Un turbinio bianco di fiocchi e nevischio mulinò per un attimo nell'aria, offuscando la vista.
Quando il vortice si spostò, sulla carcassa bruciata della puttana obesa
era calata un'era glaciale.



C H A R O N «


» Info
    status fisico « illeso
    status mentale « illeso
    energie « 36% (75-33-6)
    stats « rec 300, aev 175, perf 150, perm 550, caem 150
    consumi « basso 2, medio 6, alto 15, critico 33

» Passive
    Capacità di riconoscere magie nascoste, trappole, incantesimi e illusioni sul campo di battaglia
    Influenza psionica di timore su tutti i personaggi di energia pari o inferiore, purchè non demoni
    Mantenimento della forma demoniaca in ogni situazione, anche alla luce del giorno
    Bruciatura di infima entità a chiunque entri in contatto con Caronte
    Casting di tecniche magiche a tempo zero

» Attive
    CITAZIONE
    Cocito « [...] Insieme al Flegetonte, è il fiume da cui Charon attinge la maggior parte dei suoi poteri e a cui deve la sua natura di demone di ghiaccio. Con un dispendio di energie « Medio » egli sarà in grado di materializzare nel suo pugno una lancia o una scheggia di ghiaccio, dai bordi affilati e la punta tagliente, che potrà scagliare contro il suo nemico per trafiggerlo e gelargli il sangue nelle vene. Sempre con un consumo « Medio » il Traghettatore richiamerà a sè la glaciale essenza del Cocito e congelerà l'ambiente circostante sotto uno spesso strato di ghiaccio; la vegetazione si cristallizza, i macchinari si inceppano, gli uomini tremano dal freddo. Tutte le tecniche di Charon fondate su questo elemento infliggeranno danni superiori al solito per due turni, e per lo stesso lasso di tempo i nemici saranno impacciati e goffi nei movimenti, quasi paralizzati dalla morsa del ghiaccio. Ma i poteri del demone si spingono ancora più in là, oltre limiti inconcepibili per i semplici essere mortali: con un dispendio « Critico » di energie egli sarà in grado di traslare l'Inferno stesso in terra, spazzando con raffiche gelate l'area davanti a lui proprio come Lucifero al centro del Cocito, e provocando così una glaciazione completa che immobilizzerà ogni cosa ed essere vivente. I suoi avversari vedranno le proprie carni colorarsi di una tonalità blu e malsana, la pelle irrigidirsi e le membra spezzarsi, proprio come i dannati immersi nel lago oltremondano [...]

» Note
    Ciao Caccia, e perdona l'accoglienza non proprio... calorosa :v:
    No, sul serio: mi sembrava opportuno aprire quest'ultima fase in modo degno, per cui - in accordo anche con la psiche di Caronte - non ho perso tempo in indugi e ti ho subito attaccato. Le tecniche usate consistono nella pergamena Campo Gelo, che per due turni congela l'area di battaglia e rallenta i movimenti degli avversari, oltre a potenziare i danni inflitti dalle tecniche di Ghiaccio, e poi Era Glaciale, che grazie alla combo può infliggere danno Mortale; la potenza, però, rimane Critica. Comunque se vuoi consultarla, la scheda di Caronte la trovi qua. Sono entrato anch'io in gioco con il 75% di energie, giustificabile per le forze spese nel corso della Quest. E' tutto, credo.

    Quanto agli altri utenti, come avete potuto notare lo scenario di battaglia è cambiato: almeno per un paio di turni, niente più fuoco e fiamme, ma una bella distesa gelida. Gli effetti diretti di Campo Gelo ed Era Glaciale ovviamente non influiscono su di voi, il nuovo campo non vi influenza più del precedente, per cui al massimo sentirete parecchio freddo e potreste essere un po' impacciati nei movimenti.
    Riguardo al turno precedente di Invasione, avreste potuto e dovuto organizzarvi meglio: pur essendo il doppio dei png, ne avete lasciato uno illeso senza attaccarlo. Tuttavia non vi penalizzo per non gravare sulla fase finale.
 
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Leonhart
view post Posted on 18/5/2012, 22:34




Il colosso cadde proprio davanti ai piedi di Ezekiel, la schiena squarciata dalla sega meccanica che Stein via aveva conficcato con tanta foga da far rabbrividire il peggiore dei chirurghi: strisce di carne e sangue, ossa e organi fuoriuscivano dal corpo abbattuto.
Ezekiel distolse lo sguardo e fece un segno verso Stein, che già si era allontanato.
Di nuovo, i ribelli erano tutti separati.

Degli altri due nemici comparsi dal nulla, non vi era più traccia: il drago e Jace si erano occupati di uno, lo spadaccino era caduto vittima della foga dei combattimenti e Dave... Dave se ne era andato, lasciando solo il corpo della cuoca, che si ergeva come un'isola sul mare stagnante del proprio pus.
Caronte non era lontano, Ezekiel finalmente poteva di nuovo vedere il mostro ergersi nell'Ora d'aria; non era una visione rassicurante, ma quantomeno non erano da soli a combattere.
Tuttavia, dovette strabuzzare gli occhi quando vide, vicino al traghettatore d'anime, un altro essere dalle fattezze ben poco umane: non un alleato, no, a giudicare dal modo in cui si era avvicinato, lasciando intendere che lo spettacolo non doveva essere di suo gusto. Caronte si apprestava a quella che doveva essere la sua sfida personale.
E fu con un semplice gesto che spazzò via tutte le fiamme finora sullo sfondo, creando una tempesta gelida che sembrò insediarsi nel profondo delle ossa di Ezekiel, che cadde carponi sotto le sferzate di vento;
mentre le fiamme e il caldo si attenuavano fino a sparire,
lasciando il posto a una distesa di ghiaccio trasparente, stalattiti e stalagmiti in tutta l'Ora d'aria, per l'atto successivo dello sventramento della Purgatory.

Persone fuoriuscirono dai portelli precedentemente chiusi, che avevano reso dell'Ora d'aria l'isolato campo di battaglia cosparso di cadaveri, camminando svelte verso tutti loro.
Erano le ultime speranze del Goryo, quei membri del Clan che erano rimasti fedeli a Hyena e che ora erano si sarebbero sporcati le mani con il sangue dei rivoltosi.
Ezekiel non ne fu certo finché un anziano, tra i tanti che erano arrivati, non gli si fece incontro, seguito al trotto da un ragazzino con un vestito a righe, magro tanto quanto era ben piazzato l'uomo barbuto.
A occhio e croce, lupo di mare con mozzo al seguito.
Posto sbagliato, una nave volante in una distesa desertica.
Si levò la giacca, lanciandola verso il giovane, lasciando intravedere peli bianchi e muscoli che si tesero quando mosse il collo, forse per scaldarsi. Ezekiel lo guardava quasi con disinteresse: dopo un gigante e due guardiani del Clan, ora un vecchio? Ma per favore.

« Dunque tu sei un'altra puttanella del beccaio. » disse, tirando di pipa.
Si limitò ad abbassare la testa, Ezekiel.
Non si era ancora rialzato dalla tormenta, e aveva osservato il vecchio per tutto il tempo restando in ginocchio, una mano sul pomolo della spada. Ora, quell'uomo era arrivato e già pretendeva di sapere tutto sulla sua scelta di aggregarsi alla ribellione; gli rispose con tono neutro: « Io non sono la puttanella di nessuno. »
E si mise in piedi, spazzolandosi di dosso i cristalli di ghiaccio e il sangue mossi dalla tecnica di Caronte. Poi asciugò l'impugnatura della spada nella camiciola lurida, lanciando uno sguardo al vecchio e al ragazzo. « Voi chi siete, rinforzi dei difensori? Un vecchio che non si regge in piedi e un... »
« Ne ho già massacrato uno grosso quattro volte te, da solo. »
Il vecchio lo disse con una tale verve da stupire Ezekiel: le sue parole risultavano credibili, ora che osservava meglio il corpo possente del capitano, temprato dalle vicissitudini delle scorribande per mare almeno come il suo fisico era stato temprato dalle lotte clandestine nelle arene; Ezekiel non sapeva con chi aveva a che fare e l'idea di rischiare la vita - di nuovo, ormai stava perdendo il conto - si riaffacciò nell'anticamera della sua mente.
« Avanti bastardo, fammi vedere quanto vale questa tua ridicola rivoluzione. »

Ezekiel combatté lo sguardo dell'uomo anziano, mentre gocce di sudore freddo gli imperlavano la fronte. In quella distesa gelata ognuno avrebbe combattuto per gli ideali, per la salvezza della Pugratory, di un Clan Goryo martoriato dall'interno, per le rispettive vite.
« L'unica vocazione in questa battaglia, » un passo, portando la spada più in alto,
« è quella di aver salva la pellaccia. »

La tecnica fu quella di sempre: un lampo di luce bianca si propagò da Ezekiel, mentre questi caricava a testa bassa il vecchio capitano, mirando un fendente da destra a sinistra verso il collo del capitano.
L'avrebbe decapitato seduta stante, approfittando della sua momentanea cecità;
poi sarebbe passato al ragazzo, se questi avesse solo osato frapporsi a lui.
Era stanco di quella battaglia senza fine.



ReC 275 ~ AeV 100 ~ PeRf 175 ~ PeRm 300 ~ CaeM 175

Basso 6% ~ Medio 11% ~ Alto 22% ~ Critico ~ 44%



Status fisico ~ Contusioni varie e al braccio destro, braccio sinistro pressoché inutilizzabile e squarcio al ventre (Alto, Medio)
Status psichico ~ Irrequieto per la presentazione di Achab, tuttavia determinato a farsi valere.
Energie residue ~ 50% – (6) = 44%

Passive

Stronghold: Ezekiel è un uomo come tutti gli altri, tenacemente attaccato alla vita al punto di non arrendersi quando le energie scarseggiano. A solo trent'anni, un vero uomo appena fatto, egli possiede un potere particolare che tutti vorrebbero: la difesa assoluta, ossia proteggere il proprio corpo in ogni situazione. La prima caratteristica di Ezekiel è la capacità di ricorrere alle proprie difese anche quando ciò sembra impossibile, quando l'offensiva del nemico sembra andata certamente a segno. Egli possiede la capacità di innalzare le proprie tecniche difensive in maniera istantanea, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione, anche nel caso in cui si trovasse a fronteggiare un attacco incredibilmente rapido o altrettanto inaspettato. Se poi per un uomo normale, lanciare una difesa che copra tutto il proprio corpo è molto più impegnativo che castare una normale barriera, lo stesso non si può dire per Ezekiel: qualsiasi difesa a 360° avrà una potenza pari al consumo impiegato per generarla, permettendogli di uscire indenne anche dagli scontri con più avversari o circostanze altrettanto pericolose.

Defence boost: Le difese di Ezekiel sono un concentrato di magia talmente elevato da risultare sovrumane, anche per gli altri possessori di questa particolare abilità. Per merito di neanche troppo lunghi periodi di allenamento, egli è in grado di erigere difese magiche aventi potenza di un livello superiore al consumo speso; tuttavia, tanta diligenza in questa branca del combattimento ha una conseguenza inevitabile: la potenza di tutte le tecniche offensive di natura magica sarà ridotta di un livello.

Attive

Sight's blind: Con un minimo dispendio di energie, Ezekiel produce dal proprio corpo o da una parte di esso verso l'esterno un flash di luce abbagliante, bruciando la retina degli occhi per pochi attimi, giusto il tempo di sferrare un attacco. Inoltre, la luce sarà talmente forte da riportare gli esseri demoniaci nella loro più debole forma umana, annullando la disparità di forze. (consumo Basso)

Note

Achab Vs. Ezekiel... FIGHT! :bastard:

Ok ok, nella prima parte del post c'è un po' di descrizione della situazione attuale dell'Ora d'aria: Dave è scomparso, i 3 png precedenti sono morti, Caronte è contro Caccia92 e tutto va bene.
Come concordato con Ulysses, inizio il combattimento. Sulle prime, i due pg si scambiano delle battute: Achab arriva e usa la pergamena "Non sono stato io" quando pronuncia le parole « Ne ho già massacrato uno grosso quattro volte te, da solo. » (Per i pignoli, abbiamo chiesto il permesso e l'abbiamo ottenuto: Achab usa uno slot tecnica durante il mio turno. Ma ve lo spiegherà Uly dopo, quindi non preoccupatevi. É tutto per fare una buona giocata!)
Ezekiel subisce la tecnica in pieno ma, pur avendo ora timore dell'uomo, non può fare a meno di attaccarlo e dimostrare la sua volontà di uscire vivo dalla situazione. D'altro canto, non può fare molto altro: se fugge, comunque verrà marchiato come traditore; tanto vale combattere fino alla fine.
Usa la pergamena "Flash abbagliante" e carica frontalmente Achab, cercando di ucciderlo sul colpo decapitandolo. Semplice.

Uly, a te! :qwo:

Edit: Corretti alcuni errori di battitura.


Edited by Leonhart - 20/5/2012, 14:30
 
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Vikisix
view post Posted on 20/5/2012, 12:58




La lama dentellata trapassò il malcapitato. Rubini sgorgarono come un fiume in piena, investendo tutto e tutti. Un delizioso profumo si levò e inebriò le radici di Stein.
Principessa continuò a cibarsi ininterrottamente. Il cremisi era completamente sparso per terra mischiato al grigio delle viscere.
Il dottore poteva sentire il calore del sangue che lasciava il corpo senza vita.
Sembrava un fottuto sadico. Il volto deformato in un ghigno di soddisfazione. Gli occhi brillavano di una scintilla di pazzia che sempre più aumentava. Il fuoco della follia divampava ininterrottamente. Brandelli di carne caddero a terra. Schizzi ovunque. Il camice completamente imbrattato e fradicio.
Non era più un chirurgo. Era diventato un macellaio.
Aveva i peli d’oca. Ogni singola volta si emozionava. Le mani completamente rosse. Si leccò le dite. Un buonissimo sapore. Lo conosceva fin troppo bene. Il sangue era la sua droga.
Era in una completa estasi, non si era accorto di nulla, quando accadde l’inevitabile.
La temperatura si abbassò drasticamente. Le fiamme si spensero. Tutto iniziò a ghiacciarsi. Il suo esperimento divenne pallido e completamente rigido. Il liquido vermiglio si congelò.
Tutto si fermò. Quel freddo sovrannaturale congelò anche le emozioni di Franken, o così parve a lui. Tutto si era bloccato. Stein era paralizzato.
Il respiro gli si mozzò di colpo. Era piegato in due. Le mani sullo stomaco. Immediatamente ogni respiro formava una leggera condensa.
Il sudore, ora, era completamente ghiacciato, così come il suo sangue e iniziò a tremare visibilmente. Odiava il gelo. Soprattutto da quando aveva Ardens.
Chi aveva osato interrompere l’opera di Stein?
Non importava, a breve avrebbe ripreso. Spense principessa che ormai era sazia e la imbracciò a due mani. Ormai la furia della battagli scorreva nelle sue vene. La guerra si era impossessata di lui. Ogni singola cellula fremeva per combattere e rivedere nuovamente quel magnifico spettacolo che è il sangue. Come mai? Non poteva fare più a meno di quella sensazione. Quando vedeva quel fluido cremisi uscire dalle membra sentiva un brivido lungo tutta la schiena. Un formicolio che pervadeva il suo corpo. Iniziava lentamente per poi allargarsi e ricoprirlo tutto con quella piacevole e dolce sensazione. Oltre a tutto ciò si aggiungeva l’adrenalina. Quella stupefacente sostanza chimica che lo faceva sentire più vivo. Doveva anche scaldarsi e l’unico modo che conosceva era bagnarsi con del sangue.
«Cosa facciamo?»
«Cerchiamo qualcuno da dilaniare per scaldarci... Il sangue dopotutto esce circa a 38 gradi Celsius.»
Ossessivamente si mise a ridere. Una risata fragorosa che rimbombò.
Osservò e finalmente trovò la sua nuova cavia. Un ragazzo abbastanza alto con occhi rossi come il sangue e denti aguzzi. Anche lui bramava il sangue dei nemici. Due creature affini in un certo senso. Lo si poteva capire dal mondo in cui stava sbranando un miserabile. Però era ancora inesperto nella sottile arte della sofferenza che Stein applicava con le vivisezioni.
Fece qualche passo nella sua direzione e attirò la sua attenzione.
«Piccola cavia che ne dici se ti faccio vedere come si fa una vera vivisezione?»
Un sorriso malefico. Con il medio si alzò gli occhiali ormai da buttar via.
«Sei inesperto, fai tagli troppo larghi e così muoiono troppo in fretta, ti faccio vedere io come si lacera la carne in modo sublime e artistico...»
Lasciò cadere principessa al suolo, abbandonandola. Ormai era piena, quindi non avrebbe voluto più mangiare. Ma per fortuna c’erano loro. I suoi cari amici. Non lo abbandonavano mai. I suoi bisturi ci sarebbero sempre stati nel momento del bisogno. Li estrasse rapidamente da due tasche del camice completamente rovinato.
«La tua carne!»
«Mi divertirò ad aprirti quelle cuciture...»
«Vedremo, ma prima dobbiamo scaldare un po’ l’ambiente! Non trovi che faccia troppo freddo?»
«La tua pelle mi riscalderà a sufficienza !»
Doveva essere prudente. Le ferite che aveva lo mettevano in netto svantaggio in un confronto fisico. Era meglio tenere la distanza.
Come prima cosa serviva un diversivo per poi attaccare.
Allungò la sinistra verso il nemico. Intanto la destra si infiammò.
Lo vedeva chiaramente il suo bersaglio. Stein cercò di entrare nella sua testa per disorientarlo momentaneamente con nausea e debolezza. Sarebbero bastati pochi secondi. Il tempo necessario per colpirlo con la palla di fuoco. Infatti, nel frattempo, una sfera infuocata volteggiava a mezz’aria dalla destra. E non appena sarebbe uscito dalla mente avversario l’avrebbe scagliata con rabbia nella sua direzione, urlando.
«Brucia!»
Come un insetto cercava di attirare la sua attenzione. Non voleva mai più sentirsi inferiore.
Già dopo questa semplice combinazione aveva il fiato corto. Indietreggiò di qualche passo per recuperare, ma sapeva perfettamente che non ne avrebbe avuto il tempo. Forse era il caso di smettere di fumare.




png
Dottor Franken Stein

~ Rec:275 ~ AeV:125 ~ Perf:125 ~ Perm:325 ~ Caem:175
~ Status Psicologico: Adrenalinico a causa del combattimento.
~ Status Fisico:Bruciature superficiali e tagli sulla parte sinistra del corpo( Danni pari a Basso)
Contusione più lacerazione alla gamba dx. Traumi da impatto sulla schiena e sulla parte frontale del corpo (Danni pari a Alto). Stanco.
~ Energia Residua: 50%-17%=33%
~ Energia Impiegata: 11%+6%=17%
~ Abilità Passive:
†Non sviene una volta raggiunto il 10% delle energie
†Lancia le difese istantaneamente [1°passiva Absolute Defense]
†Difese 360° stesso potenza dell'energia spesa [2° passiva Absolute Defense]
~ Abilità Attive[2/2] :
†Confusione:
Il negromante allunga una mano verso l'avversario e penetra nella sua mente; lì la sconvolge, costringendolo alle ginocchia e avvolgendolo in un potente senso di nausea e debolezza.
La tecnica è un attacco psionico che attacca la mente dell'avversario direttamente, provocandogli danno. Questo si manifesta nella vittima come un forte senso di nausea, debolezza e giramenti di testa, proprio come se il bersaglio fosse afflitto da una forte forma di influenza. Subire ripetutamente i danni provocati da questa tecnica può provocare conseguenze peggiori come l'attenuarsi della vista, l'incapacità di reggersi sulle ginocchia e simili. Per castare la tecnica è necessaria la percezione del proprio avversario, anche solamente visiva. La tecnica provoca un danno totale medio alla mente della vittima, ha potenza media, e può essere ostacolata solamente da opportune difese psioniche.
Consumo di energia: Medio

†SHOT A FIREBLOW .
La più semplice e comune delle abilità fra i piromanti è quella di creare sfere di fuoco, di solito non superiori ai venti centimetri di diametro, che vengono poi scagliate contro il nemico. Al contrario delle comuni palle di fuoco che si limitano a bruciare il nemico, quelle prodotte da Ardens sono fiamme eterne; ciò vuol dire che se non vengono fermate prima di arrivare a contatto con il nemico, inizieranno ad ardere il punto che hanno raggiunto. Per spegnerle, a quel punto, lo sfortunato opponente sarà costretto ad utilizzare un consumo energetico pari a Medio (senza occupare slot). In caso contrario, le fiamme continueranno ad ardere, inestinguibili, provocando un ulteriore danno basso per turno -finché non verranno estinte o non si sarà estinto l'oggetto del loro bruciare.
[Consumo Basso - palla di fuoco a bersaglio singolo].

~ Riassunto: Stein si inebria con il sangue della usa vittima e rimane lì a contemplarlo come un bambino. Poi Caronte congela tutto allora cerca altro sangue per scaldarsi. Attira la sua attenzione Numar. Parlano un po' ( Il dialogo è stato deciso via mp) e poi inizia lo scontro. Inizialmente attacco Numar con confusione per distrarlo, infatti l'attacco e seguito da una palla di fuoco ( Shot A Fireblow). Mantengo la distanza. A te la mossa.

~ Note: Via mp ci siamo concordati sul discorso che fanno i nostri due pg. Non c'è nient'altro da dire.

†Bisturi[16/20]

 
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Caccia92
view post Posted on 20/5/2012, 21:16






Erano ombre scure quelle che attraversavano il suo volto. Ombre di un passato squarciato da ricordi di dolore e da volti con denti aguzzi e dita sottili. La domanda era una e semplice: come? Il tempo trascorso ad uccidere e a violentare anime innocenti gli era servito per placare una sofferenza inimmaginabile, ma quel tipo di male continuava a tormentarlo. Sempre. Anche all'inferno, anche tra le fiamme di un mondo che non sapeva di candida ed innocua umanità. Cosa doveva fare per estirpare la sua malattia? Ferire, torturare, essere spietato anche con i demoni e i mostri di un abisso nero. Se la morte di un uomo valeva un battito del suo cuore marcio, la morte di un diavolo poteva farlo sprofondare in limbi di gloria e onnipotenza. In fin dei conti, il suo sogno e incubo era quello di spazzare via la vita dal continente maledetto di Asgradel. La sua visione aveva la forma e la dimensione di una landa desolata scossa da terremoti e frane, ricolma di montagne sgretolate e paludi infinite. Solo allora, solo quando nessuno avrebbe più potuto ferirlo...ci sarebbe stata pace. Una pace per lo spirito e per i suoi occhi sanguinanti.
La stanza interna della nave non era abbastanza ampia per contenere la paura che dilagava tra i combattenti. I corpi putrescenti e viscidi delle vittime otturavano le bocche di aspirazione che servivano al riciclo dell'aria, i canali di scolo venivano riempiti a più riprese da fiumi di sangue scuro. Le fiamme fondevano il metallo sulle pareti e la puzza di carne bruciata era dappertutto. La guerra si stava manifestando nella sua veste più crudele e magnifica. E nessuno, in quel momento, poteva pentirsi di essere sceso in campo...perché gli uomini, in fondo, erano solo maiali violenti e privi di misericordia, maiali che banchettavano sui cadaveri dei propri simili.
I ricordi erano così...vividi.


Spari. Fuoco e polvere, sciabole sguainate. Urla. Una madre che scappa dagli orrori del mattino, soldati in armatura. Ordini. Ancora spari e urla e fuoco. Gente uccisa per le strade, quella donna che mi tiene in braccio continua a correre e correre. Mi sussurra parole dolci mentre altre madri muoiono nelle loro case. Paura, fresca come la rugiada del mattino. Fa freddo, è un inverno rigido e cupo. Perché scappi mamma? Nessuno scappa. Non ci sono altre scelte.
« Perché non uccidi, mamma? »
Perché non uccidi quei bastardi?


Era alto il demone degli inferi, un teschio bianco e scarnificato che fluttuava all'interno di un mantello nero. Le dita lunghe e affusolate fremevano per il desiderio di lacerare e squartare, un ghigno privo di denti si apriva sui tratti inesistenti del volto. Nella stanza della Purgatory, divelta e sventrata come una carcassa, la morte pareva l'unica ospite gradita alla macabra festa. Il mostro osservava il mucchio di cadaveri avvolti dalle fiamme mentre, con calma, rispondeva a Rage.
« Sì, è così. »
La voce fredda e rimbombante. Era stato lui ad uccidere tutte quelle persone. Nelle orbite vuote e nere, l'assassino non scorgeva rammarico o gioia, non scorgeva ripensamenti o esultanza. Non scorgeva proprio nulla.
« E in questo Inferno... » il suo inferno « ...c'è posto per un demone soltanto. »
C'era posto solo per uno dei massacratori. Uno fra i tanti. Lo scontro era deciso, Rage avrebbe lottato per il titolo di demone. Lui, con le sue cicatrici profonde, con la sua rabbia nascosta e repressa in un corpo martoriato dalla malattia e dalle ferite. Lui, con la sete di vendetta che gli straziava il cuore. Demone? No, non era una creatura con il piede caprino o la lingua biforcuta. La sua essenza era qualcosa di incomprensibile e profondo, giustificata da un passato maledetto dal cielo e dalla terra. Demone? No.
Assassino. Uomo.

Giunse il freddo. L'inverno si espanse a velocità impressionante, il ghiaccio si arrampicò sui muri e sui cadaveri, la brina ricoprì le pire che ancora divampavano nel cuore della Purgatory. Il respiro di Rage divenne uno sbuffo bianco e vaporoso che svaniva nell'etere bianco; un manto glaciale e trasparente ricoprì l'intero pavimento della struttura. I pochi feriti rimasti morirono nel giro di qualche secondo, trasformati in statue di acqua solida. Un nuovo inferno avvolgeva la grassa puttana.
Sentiva i muscoli intorpiditi e le giunture della protesi cigolare con rinnovata forza. Aveva le labbra blu e la pelle rigida come cemento. Faticava a muovere le gambe e le braccia. I pensieri erano bloccati dentro la mente.
« Un abisso caldo e una tomba di ghiaccio... » sussurrò. I denti battevano.
Non era finita. Il vento, improvvisamente vivo, si sollevò dalle viscere della terra con un ruggito animalesco. Una bufera glaciale lo investì con l'immane potenza del diavolo, una tormenta fatta di raffiche ghiacciate che pungevano come aghi. Lo stavano punendo...lo stavano uccidendo.
« ...che solo i cadaveri vedranno. » terminò la frase.
Le ossa sbucarono dal sottosuolo intrecciandosi in arabeschi d'avorio. Teschi ghignanti, costole incrinate e sanguinanti, vertebre spezzate e arti piegati. Ogni pezzo era stato tolto dalla massa di corpi contenuta sotto il ghiaccio, ogni pezzo si elevava a difesa, si inerpicava come un serpente di marmo. Il muro di ossa si era costruito da solo per contrastare il tornado di neve. I morti risorgevano come barriera massiccia, ma l'inverno era pressante e infinito. Rage mostrò i denti da lupo quando il braccio venne serrato da una morsa ferrea e gelida. Il ghiaccio si condensava ogni secondo che passava, giungeva a blocchi e a più riprese per imprigionargli la carne sotto un pesante strato bluastro. Il dolore era insopportabile.
La bora terminò. Non avvertiva più la circolazione nella parte sinistra del corpo, non sentiva più nulla dalla punta del piede fino alla spalla. Era letteralmente assiderato.
« ...che solo i cadaveri vedranno. » sussurrò di nuovo. Era arrabbiato, l'odio scorreva più veloce del sangue nelle vene. La gloria sarebbe arrivata, la pace sarebbe giunta. Doveva solo uccidere, uccidere e uccidere. Lo sapeva...quello era anche il suo inferno. Era stato il suo inferno per tutta la vita.
Il demone sorrideva. Rage sollevò a fatica la mano.


Risorgi Dolore.
Risorgi Dolore.


jpg


Un boato, un rombo profondo, poi il ghiaccio mandato in frantumi da qualcosa di enorme. La terra tremò quando il colosso di ossa innevate si sollevò oltre il furore della battaglia. Un titano composto dalle parti di cadaveri del passato, un titano ricoperto da sangue nero e seccato da tempo. Il suo ruggito cavernoso echeggiò nella stanza della nave, vibrazioni fuoriuscite da una gola immensa. Risorgi Dolore. Tutta la sofferenza di Rage, tutti i dannati ricordi accumulati che si manifestavano attraverso una creatura mastodontica.
Il titano abbassò lo sguardo vuoto verso il demone dei ghiacci. Il suo pugno, grosso come un macigno, si scagliò con il fragore di un vulcano.






——— R a g e ———

ReC {275} ~ AeV {225} ~ PeRf {200} ~ PeRm {400} ~ CaeM {225}

Critico {33%} ~ Alto {15%} ~ Medio {6%} ~ Basso {2%}


Fisico: Danno Critico da congelamento.
Mente: Illeso.
Energia residua: 67% - (15% + 33%) = 19%

Passive ———
Prima Iride ~ Rennen: Riconoscimento di qualsiasi fonte magica e illusione ambientale. Occultamento nell'ombra.
Seconda Iride ~ Komat: Attivazione istantanea di tecniche magiche, nessun svenimento al 10% di energia.
Terza Iride ~ Tuer: Danno magico di un livello superiore al consumo speso, danno fisico di un livello inferiore al consumo speso.
Imputazione: acrimonia: Ammaliamento passivo che obbliga ad attaccare prima l'evocazione della Spolpa Cadaveri.

Attive ———
Ade ~ Teschi dell'Abisso: Le tecniche più potenti e più devastanti in possesso di Rage. Il regno del male si squarcia per consentire il passaggio alle ossa immortali. Con un consumo pari a Critico, l'assassino richiama un golem gigantesco costituito da teschi, vertebre, costole e femori umani; la creatura perdura sul campo di battaglia per due turni, ha un potenziale pari ad Alto e un livello energetico inferiore; non deve essere trattato autoconclusivamente. A consumo variabile, Rage può imbastire difese di qualunque tipo con le ossa dei demoni, creando armature, formando barriere, scudi, cupole, difese dirette o a trecentosessanta gradi. Tutte queste manifestazioni dovranno però avere lui come punto d'origine e non potranno perdurare sul campo di battaglia dopo aver compiuto ciò per cui erano state richiamate: le difese svaniranno dopo aver incassato il colpo, dunque. La potenza delle manifestazioni è variabile, pari al consumo speso per richiamarle, e di un livello inferiore al consumo se sviluppate a trecentosessanta gradi intorno all'assassino.
Consumo: Critico

Richiamo ~ Rabbia delle Ossa: La forza inesauribile delle braccia e delle gambe. Le ossa delle vittime compaiono dal terreno per proteggere il loro assassino contro la propria volontà. Ad un consumo pari a Medio, gli arti scheletrici spunteranno dal sottosuolo per afferrare il bersaglio e impedirne i movimenti; le evocazioni, una decina, avranno potenza Bassa e un livello energetico inferiore a quello di Rage; non provocano danno, non vanno trattate autoconclusivamente e perdureranno sul campo di battaglia per due turni. Con un consumo pari a Medio, braccia e gambe compariranno dal terreno e leviteranno a mezz'aria; le estremità degli arti saranno scheggiate, appuntite, e si scaglieranno a forte velocità contro il bersaglio designato; la tecnica ha natura offensiva e magica, si basa sulla potenza magica di Rage e provoca danni Medi da lacerazione. Con un consumo pari ad Alto, braccia e gambe si intrecceranno, partendo dal sottosuolo, per formare un grande muro di ossa dinnanzi a Rage; la tecnica è di natura magica, si basa sulla resistenza magica di Rage e ha potenziale difensivo pari ad Alto. A consumo Alto, l'assassino richiamerà dal sottosuolo uno o due scheletri guerrieri pesantemente armati. I cadaveri non andranno trattati autoconclusivamente, avranno potenza Media e un livello energetico inferiore all'evocatore. Resteranno sul campo di battaglia per due turni.
Consumo: Alto.

Riassunto/Note ———
Rage ha un flashback sulla guerra che ha visto insieme alla madre, quando era ancora piccolo. La sua convinzione è quella che gli uomini sono assassini a prescindere dalle proprie idee...lui è uomo e assassino. Si prepara alla battaglia contro Charon quando il ghiaccio inizia a farsi sentire nella sala: erge una difesa (il muro d'ossa) per contrastare la bufera, ma non riesce ad impedire che il braccio e la gamba sinistra si congelino.
Infine evoca un immenso golem composto da cadaveri per sferrare il suo attacco.
 
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view post Posted on 20/5/2012, 22:17
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Le luci lo abbagliarono per un istante. Poi finalmente vide.
I carcerieri e i rivoltosi combattevano fra loro. Ogni minuto qualcuno cadeva.
Il terreno era cosparso di cadaveri ed arti mozzati. Si rischiava di scivolare nel sangue tanto ce n'era.
Numar si abbassò. Pose la mano su una pozza di sangue. Sentì sul palmo il gelido liquido, vide la pozzanghera tremare al suo tocco finchè non levò l'arto da terra e lo avvicinò al volto.
Quando la lingua lo toccò, provò un brivido di piacere. Un sapore dolciastro gli pervase la bocca spingendolo a leccarsi avidamente la mano fino a ripulirla del tutto.
La voce dell'Undertaker risuonò,.

« Andate ora! Tornerò con l’uomo che tanto aspettavate »

Il licantropo si rimise in piedi e sorrise ai suoi compagni. Forse era per l'enorme quantità di sangue ma la piega delle sue labbra era sincera.
Fece schioccare le mani tenute dentro i guanti artigliati. Si voltò verso la battaglia in posizione d'attacco.

"Che questo sia il più grande massacro mai avvenuto in tutto il Plakard !"

Forse non ce l'avrebbero fatta, forse i loro cadaveri sarebbero stati calpestati dagli stivali di Falkenberg.
Ma qualunque fosse il loro destino, lui si sarebbe battuto.
Inoltre sarebbe stato felice di morire lì poichè mai in tutta la sua vita ha mai visto un paesaggio tanto paradisiaco e infernale al tempo stesso.
Con un ululato si gettò nella mischia.


La battaglia stava prendendo una piega decisamente interessante. Prima vi erano le fiamme, il calore, il profumo della carne bruciata; ora il ghiaccio, il freddo e il lento sussurro di una brezza gelata.
L'improvviso cambio di temperatura fece rizzare i peli sulle braccia di Numar.
Si guardò attorno. L'Ora d'Aria era diventata una landa ghiacciata. Provò a respirare e una nuvoletta si formò vicino alla sua bocca. Un basso ringhio gli partì dalla gola. Con quel freddo la carne dei cadaveri sarebbe stata immangiabile. Doveva trovarne di nuova. Bhè...questa non è un'impresa impossibile...
Uno dei rivoltosi gli dava le spalle. Una preda fin troppo facile.
I suoi guanti lo afferrarono da dietro per tirarlo sopra le sue spalle. Infine il nemico fu gettato a terra.
Numar si abbassò sul corpo dell'uomo dolorante sfregando gli artigli fra di loro. L'acuto rumore causato faceva presagire la fine ormai incombente del povero malcapitato.
La mano si infilò nel ventre con facilità, il rivoltoso gridò. Il moro si nutrì di quelle urla come fossero un antipasto saporito e infilò l'altro guanto nel foro allargandolo.
Si fermò quando il nemico smise di agitarsi tra gli spasimi di dolore. Tirò fuori entrambe le mani e guardò soddisfatto la sua opera : il ventre era completamente aperto e le sue mani erano grondanti di sangue.
Iniziò a leccarle levando io sangue in eccesso poi si gettò con il volto sul cadavere prima che diventasse troppo duro a causa del freddo.
Provò un piacere inimmaginabile quando la carne scese lungo la sua gola. Quello era un momento assolutamente perfetto...

«Piccola cavia che ne dici se ti faccio vedere come si fa una vera vivisezione?»

Quasi perfetto. Chi è l'idiota già morto che...
Fissò sorpreso la figura di fronte a lui. Un uomo dagli occhi verdi e i capelli grigi, ecco chi gli aveva parlato.
Numerose cuciture gli attraversavano il corpo così come un bullone gli attraversava la testa. In mano teneva una motosega.
Il licantropo inclinò la testa fissando quel nuovo arrivato.

«Sei inesperto, fai tagli troppo larghi e così muoiono troppo in fretta, ti faccio vedere io come si lacera la carne in modo sublime e artistico...»

L'espressione di curiosità sparì lasciando spazio ad un'espressione di pura furia. Numar poteva avere molti difetti ma di sicuro sapeva come tagliare la carne, e nessuno poteva permettersi di dargli lezioni su come farlo. Soprattutto non un umano, se così poteva essere definito, con la mania dell'autolesionismo.
Mostrò i denti e ringhiò verso il tipo che per tutta risposta fece cadere la motosega e tirò fuori dalle tasche del suo camice dei bisturi.

«La tua carne!»

La bocca di contorse in un sorrisetto malvagio. Dunque era questo ciò che il matto voleva.
Bene adoro quando combattono...stimola l'appetito...
Aprì gli artigli metallici, pronto ad attaccare l'avversario.

"Mi divertirò ad aprirti quelle cuciture..."

«Vedremo, ma prima dobbiamo scaldare un po’ l’ambiente! Non trovi che faccia troppo freddo?»

"La tua pelle mi riscalderà a sufficienza !"

Il nemico passò all'azione.
Indirizzò la mano sinistra verso di lui. Per qualche istante non accadde nulla, poi Numar sentì un ronzio nella sua testa subito seguito da un profondo senso di nausea. Il mondo girò intorno a lui estraniandolo dalla battaglia.
Si portò le mani alla testa nel tentativo di restare in piedi.
Parole ovattate giunsero alle sue orecchie. Lui non ne capì il senso ma vide una luce intensa viaggiare verso di lui.
Si gettò per istinto di lato ma non fu abbastanza veloce. Un bruciore intenso gli attraversò la spalla destra.
Numar fissò la fiamma che dilaniava la carne in attesa che si spegnesse ma con sua grande sorpresa essa non cessò ma continuò il suo lavoro infernale.
Proviamo con questo...
Indirizzò la potenza della propria bestia interiore alla mano sinistra che fu cosparsa da un aura cremisi e la posò sopra la fiamma spegnendola in un istante.
Si tirò in piedi. Quel tipo era più forte di quanto avesse immaginato ma lui non sarebbe stato da meno.
L'aura cremisi circondo i suoi guanti e gli artigli si allungarono di una decina di centimetri divenendo simili a dei pugnali.
Con un urlo si gettò contro il nemico allargando le braccia per far poi ricadere i guanti potenziati su di lui. Il sinistro l'avrebbe raggiunto orizzontalmente alla gola, il destro avrebbe puntato direttamente contro il petto.
Ma non se la sarebbe cavata solo con qualche taglio. I denti avevano già cominciato a crescere durante la corsa.
Subito dopo gli attacchi con i guanti si sarebbe lanciato alla spalla sinistra per dilaniarne la carne.
Vediamo qual'è il sapore del tuo sangue...





ReC : 200 AeV : 250 PeRf : 300 PeRm : 75 CaeM : 200

Condizioni fisiche : livido alla schiena e leggero dolore alla guancia, danno basso al braccio destro, danno medio alla spalla destra.

Conidzioni mentali : affamato ed estremamente infuriato, danno alto alla mente.

Energia : 65%-6%-11%-11%= 37%

Passive :

-Indifferenza animale : Di tutte le razze, i mezzi demoni sono senz'altro quelli più denigrati, allontanati e scacciati di tutti. Proprio per questo, quindi, hanno dovuto imparare a cavarsela da soli e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. A forza di crescere in questo modo, i mezzi demoni si sono abituati a gente che tenta di intimorirli, minacciarli o irretirli e hanno sviluppato quella che potrebbe definirsi una particolare "Abilità razziale". Sono infatti parzialmente immuni alle influenze psicologiche. Non a tutte, si intende, altrimenti risulterebbero atoni e privi d'emozioni, ma senz'altro, a differenza di tutte le altre razze, si lasciano intimorire meno facilmente e persuadere con notevole difficoltà.
Il timore provocato dalla vista di demoni o angeli, ad esempio, non avrà su di loro effetto.
Sensazioni profonde come forti paure, o tanto grandi, però, avranno comunque effetto. Quest'abilità è una normale difesa psionica di livello passivo.
-Olfatto(Mannaro) : Al primo stadio di unione, il Mannaro non risentirà particolarmente degli effetti della propria condizione, apparendo in tutto e per tutto simile ad un comune essere umano: la coesistenza di uomo e animale non sarà che un particolare trascurabile della sua vita quotidiana. Malgrado le apparenze, tuttavia, qualcosa sarà già mutato nel portatore e i suoi effetti, pur nascosti, non mancheranno già di renderlo una persona fuori dal comune: uno dei cinque sensi avrà infatti subito un'evoluzione tale da discostarlo dai comuni parametri umani per renderlo un super-senso. La scelta dello stesso starà alla discrezione e alla coerenza dell'utente che potrà prediligere, per esempio, l'olfatto per un uomo lupo (così da poter sempre avvertire l'odore del nemico) o la vista per una donna falco (per consentirle di vedere a grandi distanze) o, ancora, il gusto per un uomo rettile (in modo da percepire le vibrazioni dell'aria). Il super-senso del Mannaro sarà in grado di arrivare sempre laddove la natura normale non potrebbe, ma ciò non varrà per contrastare effetti magici o condizionamenti psionici. Dunque una super-vista non potrà violare una tenebra illusoria o un super-udito non potrà contrastare un silenzio magico.

Attive :

-Artigli penetranti: Numar fa fluire la potenza della propria bestia interiore verso i propri guanti artigliati.
L'energia scorre lungo gli artigli fino creare delle lame energetiche di 10cm.
La tecnica ha natura magica. Questa formerà un prolungamento crepitante d'energia, in grado di infliggere i medesimi danni dell'arma stessa, ad esempio taglienti nel caso di una spada e contundenti nel caso di una mazza. La potenza dell'arma non verrà aumentata. La tecnica dura due turni compreso quello di attivazione, ma può essere interrotta prima per volontà del caster.
Consumo di energia: Basso

-Zanne della bestia - Attraverso il Dominium Feracis, Numar convoglia la potenza della sua bestia interiore ai suoi denti che crescono fino a diventare lunghi come coltelli e altrettanto affilati.
In questo modo la potenza di una singola morso è notevolmente potenziata. Si basa sulla PeRf e non sulla PeRm.
Vale come danno Medio
Consumo energia : Medio


Armi :-Aegnor e Tuellov : due guanti provvisti di artigli metallici sulle dita creati durante il Rito; dentro Tuellov è presente il sangue del cacciatore ucciso durante la prova, dentro Aegnor è presente il sangue della sorella di Numar,Vitani.

Note : Subisco Confusione e a causa degli effetti che mi lascia subisco anche la palla di fuoco. Di entrambi gli attacchi subisco la regola del raddoppio. Spengo la fiamma con un consumo medio.
Dopodichè i lancio all'attacco mi lancio all'attacco con Artigli perforanti seguito subito dopo da Zanne della Bestia.
Sono messo male ma posso ancora farcela!... :cxz:
:v:


Edited by Numar - 21/5/2012, 17:26
 
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The Grim
view post Posted on 20/5/2012, 22:46




Conquistadores,
Two minutes to Midnight







Non aveva avuto nemmeno il tempo di riprendere il fiato, o di togliere il sangue dell'uomo appena decapitato dalla sua cappa, che Jace vide una nuova armata di carcerieri inondare quella discarica di cadaveri e fiamme. Quel fiume si riversò in ciò che rimaneva dell'Ora d'Aria pronta a cancellare i resti di quell'accozzaglia ch'era l'armata dei Ribelli,i seguaci del Beccaio. Lo stregone si guardò attorno, alla ricerca di qualcuno che gli ordinasse cosa fare, se ritirarsi, preparare qualche formazione o strategia particolare ma sembrava fossero stati lasciati a loro stessi, privi di qualsiasi direttiva. Sembrava che la disciplina tanto cara ai Falkenberg Korps fosse stata messa da parte per il puro impeto della cieca rabbia.
Fu Caronte a prendere l'iniziativa. Non guidò le truppe né le incitò, semplicemente spense quell'Inferno di lingue di fuoco ed vapori solforosi con un gesto, richiamando sull'arena in rovina una bora pungente, che congelò qualsiasi cosa il suo respiro si posasse - corpi o detriti che fossero. Subito dopo, notata l'ennesima presa, si gettò su di essa, pronto a cibarsi della sua linfa vitale; un gesto che incitava a combattere, non come un esercito, ma come uno stormo di feroci avvoltoi. Il cartomante sapeva bene che in una battaglia del genere, lasciati a loro stessi, non sarebbe sopravvissuto; aveva già tradito una volta, avrebbe potuto farlo nuovamente. E lo stregone avrebbe cambiato volentieri bandiera se non fosse che nessuno dall'altra parte gli aveva fatto alcuna offerta: poteva farlo per salvare la sua vita, ma che garanzie aveva di ricevere un trattamento di favore alla fine dello scontro? E se alla fine il Beccaio avesse comunque trionfato?
No, non voleva tentare questa strada. Decise semplicemente di sgattaiolare da qualche parte, nascondersi ai margini dello scontro, ed attendere l'esito finale. Era il panico o la paura a dettare quelle parole al suo cuore? Probabile, ma Jace non gli fece caso: stava già correndo.


ɲ Ɏ ɳ

I battiti del suo cuore erano tanto forti e frenetici che Jace se lo sentiva salire dal petto fino in gola, pronto a vomitarlo intero. Si strinse nella cappa cerulea, lacera e zozza di sangue, e si sedette sul pavimento freddo, nascosto dietro una pila di cadaveri carbonizzati ma ghiacciati assieme. Vedeva il fiato condensare davanti ai suoi occhi ed il freddo entrargli sotto la pelle, fin dentro le sue ossa. Si mise a fissare la mano e la nera spirale tatuata, ed i ricordi riaffiorarono fiochi e confusi: anche allora aveva sentito un freddo mortale entrargli dentro, ma tolto quello non ricordava altro, solo echi di sogni dimenticati e tanto - troppo - dolore. Un regalo della Purgatory, un ricordo del Goryo ed i suoi segreti. E se l'avessero imprigionato nuovamente ed usato come cavia per ulteriori esperimenti?
Jace non voleva in alcun modo ripetere quell'esperienza, per quanto fosse solo una vaga memoria nella sua testa. Non voleva nemmeno stare in una cella come un detenuto qualsiasi - accidenti. Aveva avuto il privilegio di osservarle dall'esterno e non invidiava la vita tra le sbarre: offese, umiliazioni, stupri a mai finire da parte di chi aveva una briciola di potere su chi invece ne era escluso. Detenuti che perdevano ogni voglia di vita, perché tanto torturati da non poterla chiamare tale; uomini talmente spezzati da desiderare la Morte - da procurarsela con le loro stesse mani. Uomini talmente deboli da non riuscire nemmeno a strapparsela, a subire la beffa finale, da essere traditi dal proprio stesso corpo e costretti a vivere un'eterna tortura. La vita nella torre dei Mastigos da cui era fuggito sembrava un piacevole paradiso a confronto. Cosa poteva fare?

Le parole del mezzorco, come una litania ispirata, fluirono nelle sua mente, un dolce consiglio: Libertà o Morte. Jace si ritrovò a capire perché quello si era gettato tra i nemici, conscio di morirne, in un ultimo impeto: non era stata fedeltà ad una causa, ma disperazione tanto profonda. Mormorò quelle parole a labbra serrate, assaporandone il dolce sapore, saggiandone la suggestività; e mentre si crogiolava nei suoi pensieri non si accorse di cosa stava accadendo ad un passo da lui. Soltanto quando la fredda canna metallica della pistola fu ad un soffio da lui, Jace si accorse della minaccia, che ai suoi occhi era sbucata dal nulla.


" Da che parte stai? "



La domanda, l'apparizione - o forse entrambe - colsero di sorpresa Jace, che sobbalzò. Furono i suoi anni di addestramento alla meditazione ad impedirgli di balzare in piedi e salvargli - probabilmente - la vita. Lo Stregone si voltò, con gesti lenti e calcolati, per guardare il suo predatore: non lo riconosceva. Se fosse stato un ribelle od un lealista, non avrebbe saputo dirlo ma la tensione cresceva nell'aria e doveva affrettare una risposta prima che quello decidesse di freddarlo.

" Dalla parte sbagliata di una pistola, a quanto pare. "


" Vedo che non hai perso la voglia di scherzare almeno... Lo ammiro, ma ora rispondi alla mia domanda. "



Avrebbe voluto rispondere, ma da che parte stava - lui - non lo sapeva bene; sapeva di stare dalla propria di parte. Ma come spiegarlo allo sconosciuto, senza finire con il cervello schizzato sul ghiaccio, quello gli sembrava un vero enigma. Non ricordava il pistolero fra gli altri ribelli, ma non era abbastanza sicuro da tentare un bluff. Rimaneva comunque la possibilità di sbagliarsi e sopratutto quella di non essere creduto: sarebbe bastata una piccola domanda a farlo capitolare. Decise per un approccio neutro, cercando di sfoggiare il più rassicurante dei sorrisi ed apparire sincero e disperato. In fondo avrebbe detto la verità, così come lo era stata quella battuta di spirito pronunciata un attimo primo. Unica cosa certa: Jace pur essendo un cartomante, non sapeva proprio prevedere il futuro.

" Compagno, cerco solo di salvarmi la pelle. Darti una risposta sincera potrebbe significare la fine per me, capiscimi. "



Le mani salirono davanti al petto, ben visibili allo sconosciuto, le parole sincere e calorose: gesti lenti, calcolati per non spaventare e mettere sicurezza. Lo scruta cercando di capire quale sarà la sua reazione, ma il cuore sta battendo troppo in fretta perché riesca a cogliere qualcosa. Anche l'altro mostrava uno sguardo sovraccarico di pensieri, immerso nel cosa dire e cosa fare; roso alla stessa maniera dal tarlo del dubbio. La tensione è alta, ogni mossa è decisiva e fatale, le scelte sono troppe, tutte carichi di rischi troppo alti per la posta in palio: la vita stessa; un bene che acquista molto più valore se circondati da cadaveri.

" Devi essere un pazzo - il pistolero sollevò l'arma, puntandola verso l'alto - O forse lo sono io. "


" Dovrei essere dalla parte dei Ribelli, ma sto solo cercando di sopravvivere. Di queste lotte di potere mi importa ben poco. Tu? "



Le parole uscirono dalla bocca di Jace spontaneamente. Non le voleva pronunciare, ma l'aveva fatto, forse per ricambiare la fiducia concessagli dal pistolere, forse un errore commesso dall'ansia. Fino a qualche momento prima il suo cuore ardeva, pronto a combattere fino alla morte, ed ora - tremante come una foglia - cercava di ingraziarsi il primo venuto, il più tenue barlume di potere. Non poteva essere libero, se prigioniero di sé e della propria codardia, pronto a strisciare per un vivere altro giorno da pecora.
Nient'altro che il più viscido dei codardi.

Lo sconosciuto assunse un'espressione indecifrabile, come se fosse assorto in qualche pensiero profondo. Forse soppesava la situazione, le informazioni così servilmente concesse.


" Io?
Io vorrei solo sapere che ci sto a fare qui... E anche perché non ti ho già sparato, o perché mai dovrei farlo.

Sai darmi una risposta?
"



Gli sguardi dei due si incrociarono. Gli occhi blu del Cartomante non mostravano rabbia né brillavano di sfida, pieni soltanto di rassegnazione; lo sguardo di uno sconfitto. La risposta la conosceva, danzava sulla punta della sua lingua, ma aveva troppa paura di pronunciare quelle parole. Una menzogna, anche la più banale, era molto più rassicurante, in linea con la maschera che voleva mostrare: un furbo, un arrivista interessato solo della propria incolumità.

" No, ma sia tu che io, anche se da parti opposte, siamo sulla stessa nave, che sta affondando. Vuoi uscirne salvo, con meno ammaccature, proprio come me. "


" No, non credo che tu possa capire. Ti auguro di trovare ciò che stai cercando, io ti posso dire solo: addio. "



ɲ Ɏ ɳ



Il pistolero volse le spalle allo Stregone, e si incamminò, pronto a lasciarlo da solo, per andare chissà dove. Non sembrava preoccupato, dopotutto si lasciava alle spalle nient'altro che un ragazzo inerme, un debole che giaceva spezzato davanti al potere; niente di pericoloso. Mentre questi pensieri velenosi serpeggiavano nella mente del Carotmante, qualcosa di più potente si agitava in lui, qualcosa che scorreva nelle sue arterie, che offuscava la sua vista: rabbia, figlia di impotenza e disperazione. In essa non stava alcuna ideologia, alcuna riflessione sul futuro, erano pugni chiusi tanto da far male e denti che digrignavano, la semplice voglia di vedere ottuso stupore sul viso dell'altro. Mille torti ed umiliazioni seppelliti nelle pieghe tra i muscoli che si facevano largo dai pori della pelle, che vedevano finalmente una via d'uscita.
Lo voleva fare e l'avrebbe fatto, non con la cieca violenza di uno spaccone, con la freddezza di un Mastigos; accettando lezioni che erano state scolpite sulla sua pelle e sui suoi nervi.
Inspiro profondamente, facendo entrare l'aria gelida nei polmoni così a fondo da sentirli pizzicare, da sentire un bruciore nella gola mentre espirava. Il bastardo era ancora vicino a sé, almeno abbastanza da essere un bersaglio, e lontano quanto bastava per non subire un'immediata ritorsione. Fece scivolare una piccola sfera di metallo nella destra e poi con un cenno del capo scatenò i suoi poteri.

Per prima cosa alterò il campo di battaglia con un'illusione: attorno al pistolero apparvero tre cerchi concentrici di ghiaccio spesso quanto un muro ed opaco, tra i quali restava un corridoio ampio a malapena per il passaggio di un uomo, sulla cima dei quali stavano corvi gracchianti; lo Stregone quindi scattò in avanti verso la sua preda. Giunto in prossimità di esso avrebbe lasciato cadere una biglia che al contatto col suolo avrebbe rilasciato una cortina di fumo denso, un semplice diversivo per la vera offesa del Cartomante che avrebbe approfittato del caos generato per scatenare il Tarocco del Giudizio. Se fosse riuscito anche solo a toccare il pistolero egli avrebbe visto il suo corpo congelare, la sua pelle spaccarsi, e bruciare per il freddo inteso; ed infine una decina di lame di ghiaccio conficcarsi in ogni parte del suo corpo.
Jace non sarebbe però rimasto immobile alla mercé di un possibile contrattacco, ma sarebbe immediatamente balzato prima sulla destra ed infine avrebbe fatto un piccolo scatto all'indietro, all'incirca dove finiva il secondo dei cerchi di ghiaccio illusori. E li avrebbe scrutato il suo avversario, con un ghigno di soddisfazione sul volto e - forse - molta meno rabbia in corpo.





R&C: 350 - A&V: 200- P&Rf: 100 - P&Rm: 325 - Ca&M: 225
Costi energetici: Critico 40% | Alto 20% | Medio 10% | Basso 5% | Costi Illusioni: Critico 35% | Alto 15% | Medio 5% | Basso 1%
Passive in Uso: Nessuno svenimento al 10% di energie, nessun tempo di concentrazione per le tecniche illusorie, risparmio energetico del 5% sulle illusioni, le tecniche illusorie fanno un danno di un livello superiore;
Stato Fisico:Abrasioni sul petto di entità Bassa, Contusioni su tutto il corpo di entità Media, Ferita alla spalla di entità Media [Alto + Basso]; | Stato Psicologico: Illeso;
Energia: 40 - 5 - -15 = 20 %
Arcana minori: 6 su 20 usati;
Tiro Esplosivo: 1 su 3 usati;


Riassunto Post: Jace incontra sul campo di battaglia Rèver. Dopo un breve dialogo tra i due, il secondo volta le spalle e inizia ad allontanarsi.
Evoca il Tarocco del Carro (Attiva del II livello di Dominio), generando l'illusione di tre cerchi concentrici di ghiaccio molto spessi.
Poi sarebbe scattato vicino a Réver lasciando cadere un fumogeno e cercando di toccarlo per usare il Tarocco del Giudizio (Attiva del III livello di Dominio).
Infine sarebbe scattato prima a destra del suo avversario ed infine indietro, all'incirca tra il secondo ed il terzo dei cerchi generati dall'illusione.


CITAZIONE
»Tarocco della Carro: A questo livello, con un consumo Medio, l'ingannatore sarà in grado di mutare a piacere l'ambiente che lo circonda per il tempo di due turni. Non potrà mutarlo fisicamente, ma semplicemente calarvi sopra una sorta di coperta illusoria, tramutandone le sembianze e l'apparenza a proprio piacimento. Solo lui sarà capace di percepire la realtà dell'ambiente mutato, mentre per l'avversario o chiunque altro presente nel campo sarà impossibile rendersi conto della differenza a meno di disporre un'apposita tecnica per dissolvere l'illusione ambientale.
Questo incanto potrà spaziare in ogni ambito, coinvolgendo tutte le visioni del reale e della follia, del sogno e della veglia, ma dovrà essere necessariamente fissa. Potrà però nascondere insidie quali dirupi o cadute, o al contrario mostrare falsi ripari, falsi scudi e confondere i sensi del nemico con tenebre o nebbie illusorie.
Anche qualora il nemico si rendesse conto di essere nel mezzo di un'immagine ambientale, egli non potrebbe in alcun modo liberarsene con la semplice consapevolezza.

» Tarocco del Giudizio: Pagando un costo Alto, l'illusionista potrà ora utilizzare la più devastante delle proprie tecniche. Egli infatti scaglierà contro l'avversario una potente illusione, rievocante un momento del duello, o una scena attinta dalla fantasia di colui che genera la malia. Lo svolgimento sarà a pura discrezione di chi l'ha creata: l'avversario rivivrà ogni particolare come se si trattasse di realtà. Per ogni dolore provato nel corso dell'illusione, nel fisico e nell'animo, egli verrà fortemente provato. Sul suo corpo si apriranno vere ferite, fino a un danno totale pari a Medio. A questo punto l'illusione si scioglierà da sola e lascerà come unico strascico un danno Medio alla psiche.
Per poter imprigionare in tal modo il nemico è però necessario il contatto fisico con esso.

Note tecniche: Il dialogo, così come il resto della scena, è stato concordato con Robin Good Fellow. Spero di aver fatto un buon lavoro. Il sottotitolo non è solo una citazione agli Iron Maiden, ma sopratutto ad un espressione ricorrente negli Stati Uniti della Guerra fredda per indicare il clima di tensione.
 
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Orƒ
view post Posted on 21/5/2012, 11:20




Conquistadores - Invasione
capitolo secondo; di come prese parte alla rivolta

Il puzzo di carne bruciacchiata e l'olezzo nauseante della morte giunsero violenti, seguendo l'invisibile controffensiva di Dave, rivelata solo dalla quantità di cianfrusaglia sollevate al suo passaggio e per una leggera distorsione dell'aria.
Non un semplice attacco agli occhi di Ludvic, ancora inebriato dai suoi deliri di onnipotenza dovuti al dolore sempre crescente delle cicatrici, bensì una prova per verificare se erano pronti a seguire il demonio fin nel suo castello, nelle profondità degli inferi.
Voleva verificare che il loro fisico e lo spirito fossero abbastanza temprati da proteggere il Falkenberg sempre e comunque: una sorta di battesimo del fuoco.
E Ludvic accettò di buon grado quella sfida.

Infilzò con un colpo netto la bastarda nel pavimento sfondando senza fatica il metallo in fiamme, aprì poi le braccia esponendo il petto difeso unicamente dall'armatura nero pece, pronto a ricevere il colpo del guardiano.
« Non ho alcun dubbio sulla strada che ho scelto, il mio cuore è in pace e non ho alcun rimorso sulla coscienza. »
Sussurrò tra sé e sé, aprendo improvvisamente gli occhi.
« Seguirò il Beccaio fin dentro gli inferi se ve ne sarà bisogno! »
E l'onda d'urto giunse impetuosa e potente, scaraventandolo lontano insieme alla spada e un'enorme quantità di cianfrusaglie.

• • •

Il guanto metallico tastò per qualche secondo il terreno, trovandolo stranamente più duro e freddo di quanto ricordasse. Anche l'aria si era fatta stranamente gelida e pregna di una tensione che avrebbe esasperato anche il più pacato comandante.
Aprì lentamente gli occhi riprendendo le funzioni del corpo, attanagliato da una misteriosa apatia.
Sul suo corpo, così come sul resto dell'Ora d'Aria, una spessa coltre di neve e ghiaccio si era fatta strada sovrastando l'incedere delle fiamme generate dagli invasori e che lui stesso aveva contribuito ad alimentare.
Quando si rialzò dal glaciale torpore, ad attenderlo vi era solo
il Cocito!



L'Ora d'Aria, prima lambita da favelle di fuoco, protuberanze dell'inferno stesso, ora appariva come un enorme ghiacciaio immerso nel nulla. Dapprima non fu chiaro chi o cosa avesse provocato quel cambiamento climatico così improvviso, anche se Ludvic avrebbe puntato sul demonio Caronte, il traghettatore.

Il giovane cavaliere riprese da terra la bastarda per rinfoderarla e scrollargli di dosso il nevischio accumulatosi. Si guardò attorno notando che nuovi volti si erano aggiunti alla scena, ma nessuno di loro, apparentemente, gli sembrava familiare. Alzandosi in piedi notò che il colpo di Dave lo aveva ferito in molti punti, e se il sangue non usciva, era solo grazie alle temperature proibitive che lambivano l'arena.
Il vento, nonostante prima non vi fosse mai stato, cominciava ad alzare granuli di ghiaccio, oscurando per pochi attimi la vista e impedendo al giovane di proseguire oltre.
Fu proprio in quell'istante che un'ombra dai contorni sfocati fece la sua apparizione, in una forma che Ludvic riconobbe, e per un secondo non poté fare a meno di ripensare al suo breve incarico come scorta di un esponente dei Corvi, un nobile del Clan Toryu, che necessitava protezione in un viaggio nei territori orientali.

« Raven... ? »
Esclamò, mostrando uno stupore che non gli apparteneva, così come non erano sue la furia e la scelleratezza mostrata poco prima dell'offensiva di Dave e scomparsa subito dopo.
« E' da molto che non ci si vede. Devo dedurre che vi siete unito a Hyena, tuttavia mi chiedo: cosa avrà potuto offrire a un mercenario come voi? »
Chiese il giovane poggiando la mano sull'elsa della spada, chiaramente non con intenti ostili.
Prima ancora che Raven potesse rispondere, il marchiato riprese parola:
« Dovete sapere che sono cambiato dal nostro ultimo incontro, e con me anche la mia visione del mondo: ora non combatto per mero denaro, bensì per un ideale che valga la pena di essere seguito! »
Tolse la spada del fodero conficcandola nel ghiaccio sotto di lui, poggiando entrambe le mani sull'estremità dell'elsa.

« Non seguo Viktor von Falkenberg per paura o per la sua forza, e nemmeno per una ricompensa; lo seguo perché io credo fermamente nel suo ideale!
Mi ha mostrato il marciume del Purgatorio e l’ha trasformato in Inferno, ora è tempo di farlo rinascere come Paradiso!
»
E d'impeto estrasse la spada dal ghiaccio staccandone una grossa lastra, rilasciando un leggero pulviscolo biancastro nell'aria. Puntò la lama al volto del mercenario, preparandosi a sfidarlo.

« Mi avete già dimostrato il vostro onore una volta, quindi non ho motivo di uccidervi. Ma le circostanze ci hanno messo uno di fronte all'altro, come nemici, anche se io preferisco definirci avversari. »
Prese dalla tasca una piccola moneta bucata all'interno, vi passò sopra il pollice per pulirla e la lanciò distrattamente in mezzo alla neve.
« Combatteremo, ma non ho intenzione di uccidervi. »
Improvvisamente, sul punto in cui Ludvic aveva lanciato la moneta, si formò un enorme varco sferico di colore viola da cui uscì un mostruoso essere.
Simile a un drago per fattezze e caratteristiche, ma la sua pelle nera come la pece e la pelle cadente lasciava intendere a una creatura affine alla progenie draconica, anche se in una forma più corrotta e malvagia:
un Dracolich!

Ludvic non aveva dubbi, di fronte ad una tale creatura anche Raven avrebbe dovuto concentrare i propri attacchi sull'essere e lasciare agire indisturbato il giovane marchiato.
In breve quest'ultimo si spostò di lato, proseguendo in quella direzione per qualche metro, ma doveva lasciare abbastanza spazio da attaccare.
Estrasse la Bocca di Fuoco e mirò alla spalla destra del mercenario, tirò indietro il cane con il pollice e con l'indice premette sul grilletto.
Un enorme polverone seguì il boato del colpo, mentre il pallino volava rapido sull'attaccatura tra braccio e busto di Raven.
Non voleva ucciderlo, ma solo farlo desistere dal combattere.

E partì ancora all'attacco, portando la lama poco dietro la spalla e menando un fendente all'altezza del braccio sinistro.
Non lo avrebbe ucciso, questa la sua promessa.


Ludvic Dmitri Greymoor
275 ~ 200 ~ 200 ~ 300 ~ 225
Consumi - 36 -10= 26%;
Status - Ferito leggermente su parti esposte (Basso), ferito gravemente in più punti del corpo (Alto); Deciso;

Cuore d'Ossidiana | la spada - Spada bastarda (estratta, dx);
Bocca di Fuoco | la pistola - Pistola a pietra focaia [4/5] (estratta, sx);
Anima d'Acciaio | l'armatura - Corazza di Piastre (indossata);
---
words can not say, words full of vile darkness - passiva razziale (immunità alle influenze psioniche passive), alzare difese istantaneamente in modo inconscio, difese 360° con potenza pari al consumo;
---
rakhâs buzun sulûn
consumo medio
CITAZIONE
Esprimere anche poche parole in Lingua Oscura è un rischio enorme, sia per chi le ascolta sia per chi le pronuncia. Venirne ammaliati e corrotti è facile, bastano appena pochi secondi, un attimo della propria vita, un'errore, e tutto cambia. Tra le poche parole che Ludvic conosce vi è la capacità di richiamare dai Piani Inferiori strane creature, capaci di calamitare tutta l'attenzione con la loro sola presenza. Un essere dalle fattezze distorte appare per poco tempo accanto al giovane Ludvic instaurando un forte senso di disagio in coloro che lo guardano, costringendoli a concentrare il prossimo attacco verso di lui, nel tentativo di ricacciarlo negli inferi che lo hanno rigettato. (esca)

---

Ok, nella prima parte prendo autoconclusivamente il colpo di Dave, che fa volar via e svenire il povero Ludvic. In questo modo non vede Caronte che trasforma tutto in ghiaccio e neve, ma si risveglia quando il campo è già stato modificato.

Successivamente vede Raven e ricorda di quando facevano da scorta al Corvo nella quest "I Racconti del Traditore".
Dopo aver parlato, Ludvic usa la pergamena esca per evocare un Dracolich per poi spostarsi di lato e sparare alla spalla di Raven. Subito dopo gli si getta contro menando un fendente diretto al braccio sinistro.

Senza il post di presentazione ho dovuto calcare un po' la mano sulla psicologia, ma spero possa piacere comunque.
 
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.Azazel
view post Posted on 21/5/2012, 17:06




Ω
{ C o n q u i s t a d o r e s }
— Ghiaccio e Fuoco —


~


Lucifero in persona sembrava aver alitato sopra il crudo ed efferato campo di battaglia ch'era l'Ora d'Aria, l'arena semovente della Grassa Puttana. Il fuoco e le fiamme lasciarono il campo ad una distesa di ghiaccio e freddo pungente in grado di penetrare le carni e raggelare il sangue. Fece qualche passo in avanti avvertendo l'aria gelida scivolare tagliente lungo il giubbotto e il mantello, sferzando quest'ultimo con veemenza.
L'odore di carne bruciata s'era affievolito e un brivido freddo percorse da capo a piedi il negromante: non seppe se per la bassa temperatura o per l'aver visto chi gli s'era parato davanti.
Forse entrambe le cose.
Ludvic, il guerriero che assieme a lui fece da scorta al Corvo dei Toryu e al nobile Takayanagi d'Oriente: un compagno d'avventure e disavventure, per così dire.

« Raven... ? »
Esordì con una punta di stupore nel tono di voce.
« Ludvic... quale onore. »
Ribattè impietrito il negromante. Capì immediatamente da quale parte degli schieramenti stavano, due pedine sull'enorme scacchiera del clan che presto si sarebbero scontrate l'una con l'altra.
« E' da molto che non ci si vede. Devo dedurre che vi siete unito a Hyena, tuttavia mi chiedo: cosa avrà potuto offrire a un mercenario come voi? »
Domandò mentre una mano andò ad impugnare l'elsa della sua lama con fare chiaramente ostile. Poi riprese la parola: « Dovete sapere che sono cambiato dal nostro ultimo incontro, e con me anche la mia visione del mondo: ora non combatto per mero denaro, bensì per un ideale che valga la pena di essere seguito! »
Abbassò la testa e la scosse solennemente a destra e sinistra in segno di disapprovazione.
Ideali.
C'era cosa più stupida nel mondo?
Forse si, forse no.
La spada del guerriero venne piantata a terra con violenza mentre cristalli di ghiaccio schizzavano dalla lastra trasparente dopo l'impatto con il metallo dell'arma.

« Non seguo Viktor von Falkenberg per paura o per la sua forza, e nemmeno per una ricompensa; lo seguo perché io credo fermamente nel suo ideale!
Mi ha mostrato il marciume del Purgatorio e l’ha trasformato in Inferno, ora è tempo di farlo rinascere come Paradiso!
»
Estrasse la spada dallo strato ghiacciato e puntò la lama di quest'ultima verso Raven con più che ovvie intenzioni ostili.
Aggiunse poi che non aveva intenzione di ucciderlo visto l'onore già dimostrato in passato in quanto compagno durante la missione nelle lontane terre d'Oriente.
La destra andò ad impugnare Adam, il lungo machete, per poi sfoderarlo con calma e lentezza, con fare ritualistico, come stesse eseguendo una cerimonia sacra.
Una moneta venne lanciata dall'avversario in mezzo alla neve dalla quale poi si generò un enorme varco sferico di colore viola: una specie di portale dimensionale dal quale vi uscì una creatura gigantesca color pece e dalla pelle decadente come se il processo di decomposizione delle carni e delle membra della creatura si fosse interrotto.
Una bestia spaventosa dalle sembianze draconiche.
La totale concentrazione di Raven si focalizzò immediatamente e istintivamente sull'enorme aniamle evocato, tant'è che si dimenticò per un istante del suo vero avversario.
Socchiuse gli occhi e li riaprì istantaneamente eludendo quella che doveva essere un'esca dedita a far indirizzare l'attenzione avversaria non più verso il vero obbiettivo ma verso un'altra creatura, per giunta nemmeno reale.
Ma non fu così rapido da poter erigere un'adeguata difesa all'offensiva vera e propria di Ludvic.
Avvertì un forte boato che gli rintronò per un breve istante nelle orecchie poi un picco di dolore sotto la spalla destra e infine una sensazione di calore improvviso. Un proiettile lo colpì in pieno bucando la leggera armatura: dal foro di entrata iniziò a scendere lentamente la linfa vitale del Reietto ch'andava a bagnare sempre più l'intera cotta di cuoio macchiandola e impregnandola del denso liquido cremisi.
Ma non aveva tempo per pensare o constatare l'entità del danno che dovette repentinamente difendersi da un altro attacco: il guerriero tentò di colpirlo al braccio sinistro ma il metallo della spada impattò violentemente con quello del lungo machete.
Fu come tentar di parare una mazzata con uno stuzzicadenti: riuscì a deviare il colpo verso l'esterno ma il cozzare fra le due armi fu così violento per il polso destro di Raven che perse inesorabilmente la presa con il coltello che cadde a terra fra la neve.
Si piegò rapidamente sulle ginocchia per raccoglierlo col braccio sinistro ancora integro e s'allontanò rapidamente di qualche metro dall'ex compagno, senza dargli le spalle.
La ferita sotto la spalla destra bruciava ma mai abbastanza quanto l'orgoglio del ragazzo che da sotto la maschera digrignava i denti come un mastino rabbioso.
Rinfoderò il machete con la stessa calma e lentezza con la quale lo estrasse.
Poi si rivolse a Ludvic.

« Tu parli troppo per i miei gusti »
Sibilò con un tono grave, tutt'altro che amichevole.
« Se hai voglia di giocare ti accontento subito... »
Esclamò allargando entrambe le braccia verso l'esterno e stringendo i denti per la ferita riportata all'arto destro che pulsava dolorosamente.
Dinanzi a lui si materializzò una bestia umanoide completamente nera e alta due metri, dai lineamenti impossibili da decifrare e da due grandi e sferici occhi totalmente bianchi e senza palpebre.
« ... però fa attenzione a non farti male »
Concluse sogghignando sinistramente; al termine della frase del padrone l'abominevole creatura si fiondò verso Ludvic tentando di lacerarlo all'altezza del petto con due spazzate, portate dai lunghi e possenti arti della creatura che terminavano con lunghe e taglienti lame, dall'alto verso il basso e dirette alle spalle dell'avversario.
Il campo di battaglia era congelato e l'aria gelida e pungente, ma risulta sempre pericoloso giocare con il fuoco.
Non si poteva mai sapere quando si sarebbe scatenato un altro Inferno.



Raven, il Reietto

Rec 325 ~ AeV 150 ~ PeRf 125~ PeRm 400 ~ CaeM 200

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia residua: 55% - 10% - 15% = 30%
Status Fisico: Infreddolito, ferita sotto la spalla destra dovuta alla penetrazione di un proiettile, polso destro indolenzito dopo il contraccolpo dovuto alla parata.
Status Psicologico: Stanco e infuriato.

Equipaggiamento in uso

Adam__Utilizzato per deviare un fendente ed in seguito rinfonderato.
Eva__Rubata. [º º º º º]

Abilità in uso

Tempra del Fantasma__Passiva razziale umana.
Azione 0__ Passiva Dominio Evocatore Lvl. 1
Equilibrio Biologico__ Passiva Dominio Evocatore Lvl. 2
Conoscenza Suprema__ Passiva Dominio Evocatore Lvl. 3

Attive Utilizzate

maschera nera
L'oggetto che ha più valore affettivo per il negromante. Una semplice e logora maschera che avvolge tutto il capo, proprio come un elmo, con tanto di respiratore; possiede due grandi lenti rosse piuttosto inquietanti. Veniva utilizzata dai superstiti del Vault mentre effettuavano ricerche nella desolata Zona contaminata. Usata per coprire il volto tumefatto e nasconderlo dalle angherie e dagli scherni dei suoi compagni, fu l'unica barriera che si frapponeva fra il bambino che era e le cattiverie che gli venivano sputate addosso come veleno durante il suo triste passato. Proprio per questo motivo, tramite un consumo Medio potrà proteggersi dagli infidi attacchi psionici del nemico di potenza eguale o inferiore. [Oggetto: Fascia Protettiva]

progenie oscura
Spendendo un consumo pari ad Alto Raven è in grado di generare dinanzi a sè una creatura insolita e ambigua, pressochè impossibile da incontrare nella Zona contaminata. Si dice che questa creatura completamente nera e silenziosa, poichè priva di bocca, sia uno spirito degli inferi incarnatosi in un un uomo appena defunto donandogli nuovamente "vita", per così dire. Questa creatura dalla fisionomia umana, alta due metri e dalle lunghe braccia dove all'estremità non sono presenti mani bensì veri e propri artigli taglienti come lame cercherà di falciare nel vero senso della parola il bersaglio con ampie spazzate. Una creatura alquanto inquietante a prima vista poichè l'unica somiglianza che ha con un umano è la presenza delle braccia e delle gambe mentre quella che dovrebbe essere la testa presenta solamente due grandi occhi bianchi senza palpebre. Andrà considerata come un'evocazione di potenza media, e resterà sul campo per un totale di due turni compreso quello d'evocazione, svanendo al termine del secondo, se non richiamata in precedenza. Non va trattata autoconclusivamente.
Attiva Dominio Evocatore Lvl. 2

Note: spero sia tutto chiaro. Utilizzo l'oggetto Fascia Protettiva per distogliere completamente l'attenzione dall'esca e annullarne quindi l'effetto sulla mente però non riesco, temporalmente parlando, ad evitare il proiettile che mi becca in pieno, aia-dolore-bestemmie :v:
Il fendente riesco a deviarlo verso l'esterno con il machete ma la differenza di potenza e di grandezza fra le due armi mi fa perdere il controllo su di esso, facendolo cadere a terra. Dopodichè spero sia tutto chiaro: mi chino, lo raccolgo e mi allontano il più velocemente possibile da Ludvic per poi evocare una creatura :sisi:

 
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CONQUISTADORES
Capitano su una nave, fuoco e ghiaccio, balletti.




Quando qualche fottuto ficcanaso mi chiederà “Ehi Edo, com'è andato il primo giorno sulla nave?”, giuro sulla tomba di quella buon'anima di mio padre di tagliargli la testa in quattro.
Fu la prima cosa che mi passò per la mente vedendo quella cazzo di arena, le luci che aspettavamo, l'astio che ricopriva di sudore, polvere e sangue quell'aria. Il fuoco e il ghiaccio, i morti e i vivi, guardie e ladri, alleati e nemici. La bravura stava nel distinguerli, capire chi fosse il fuoco e chi il ghiaccio, chi l'alleato e chi il nemico, chi il vivo e chi il morto. Yukatan non se ne curava, e quando lui non si cura di qualcosa vuol dire solo che è cagato a morte. Aveva estratto quella maledetta conchiglia dalla borsetta di cuoio, un blues di sottofondo tediava l'arena. La conchiglia con riflessi violacei, affusolata e rumorosa tra le mani del ragazzo; la osservava con interesse mentre ripeteva quel blues lento e cantilenante. L'avrei volentieri ridotta in mille pezzi, se non si fosse rivelata dannatamente resistente, e non era comunque quello il momento di ridurre in pezzi qualcosa. Beh, non radioline.
I compagni della resistenza si dispersero nelle polveri dell'arena, dai pannelli sgorgava una quantità esagerata di persone. Cominciavo ad avere paura, o a sentirmi eccitato, non so dare la risposta esatta. Cominciavo a sentire quel blues trapanarmi le orecchie, darmi un senso di ansia, confusione, rabbia, terrore. Un uomo grande, un ragazzo non troppo giovane e non troppo vecchio, non troppo bello e non troppo brutto. Ma di certo non l'avevo visto prima, ed era dunque un nemico, una preda del magnifico Achab. Ghignai, più per rassicurare me stesso che per terrorizzare l'ipotetico nemico. Tutti avevano preso la loro posizione, il loro rivale in quel che sarebbe stato l'ultimo atto di questa ridicola rivoluzione morta in partenza. Il beccaio, far trovare ai suoi piedi i cadaveri dei compagni sarebbe stata una soddisfazione tutta mia, personale. Mi avvicinai seguito da Yukatan, testa alta e spalle larghe, la Hook ben visibile nella mancina. Tirai una lunga boccata di pipa, nella polvere e nel fumo si andava delineando la figura dell'uomo. Alto ma non troppo, un cadavere come tanti altri in quell'arena, un cadavere armato di spada, ma comunque morto in partenza. Gli occhi si puntarono su di lui, la bocca abbandonò alla mano la pipa “Dunque tu sei un'altra puttanella del beccaio.”, berciai con sguardo truce e intimidatorio. Sono proprio un figo, non c'è che dire. L'uomo si limitò a scrutare il terreno per qualche attimo, forse stava riflettendo. Hai poco da riflettere, bastardello: ammettilo e tornatene nella cella prima che ti tagli quella testaccia piena di merda. Risollevò lo sguardo, la spada brillò. “Io non sono la puttanella di nessuno”, borbottò con tono sicuro. Tirai fuori le braccia dalle maniche della giacca azzurra, lanciandola a Yukatan che la afferrò goffamente. “Voi chi siete, rinforzi dei difensori? Un vecchio che non si regge in piedi e un...” Wo, wo. Frena la linguaccia piccolo bastardo, vecchio ci sarai tu! Non so cosa vuoi dire a quello scheletro anemico che mi porto dietro, ma vecchio un paio di cazzi. Credi di farmi cagar sotto? Ne abbiamo già massacrati due di voi, uno dei quali grosso il quadruplo di te “Ne ho già massacrato uno grosso quattro volte te, da solo.”. Beh sì, magari non proprio solo, ma le cose fighe le ho fatte io, gli altri hanno solo collaborato in minima parte però...No, perché ci sto riflettendo, tu sei già morto: non hai diritto a spiegazioni. Il tipo ebbe un sussulto. Eheh, ora ti caghi sotto, scommetto che ti sei ricordato di che razza di bestione ci avete mandato contro, e magari hai in mente l'immagine di quella montagna mutilata dai miei tentacoli.
Ma ora basta con i convenevoli “ Avanti bastardo, fammi vedere quanto vale questa tua ridicola rivoluzione.”, è ora di dare una lezione di morte a quel miserabile. Ma il suo sguardo tornò, denso, contro il mio. Sudore e polvere nelle narici, quattro pupille che facevano la loro piccola lotta interna. “L'unica vocazione in questa battaglia,” mosse un passo verso di me, sollevò la spada radente sul terreno portandola alla spalla. Faccia pure, sarà divertente spaccargli la faccia una volta vicino. “è quella di aver salva la pellaccia”. Beh, parole grosse dette da un morto che cammina, non pensi di MA COSA CAZZO

LUCE
LUCE
LUCE


Un sacco di luce, tantissima, troppa luce. Merda, non vedo una sega di niente, dove cazzo è andato? L'ho sottovalutato, ho perso il senno? No, no NO! Non finisce così, puttana troia, finisce come dico io. Ma i passi erano leggibili sul terreno, per quanto gli occhi non funzionassero. Stava arrivando, decisamente troppo in fretta. Un passo all'indietro, ma già sentii i suoi passi dannatamente vicini, e la spada fendere l'aria.

__________________ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __________________


A Yukatan, fidato compagno, lascio la mia giacca e tutti gli indumenti che non si sporcheranno col sangue della mia testa recisa.
A Kablys lascio la Hook, sperando che possa donarla a qualcuno degno di tenerla con se, pronto a sfidarlo di nuovo.
Saluto mio padre che raggiungo nella tomba, e mia madre che non vedo da tempo e spero stia bene e...Oh.


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Il colpo giunse, impattò sul collo producendo un leggero rumore metallico. Non ci credo. No, non è davvero possibile. “Ah. Ahah.” la radiolina passò su un pezzo da ballo, uno di quelli che la mia dannata ex moglie mi costringeva a ballare a ogni dannata festa. Oh, ok, chi prendo per il culo. Ero io a voler ballare, vado pazzo per questa musica. “AHAHAHAHAHAAHAHAHAHAAHAH, È DAVVERO TUTTO QUI, QUESTA SAREBBE LA TUA FORZA?!” Lanciai una risata sguainata che si abbinava perfettamente alla canzoncina in sottofondo, come se ne facesse parte. “Yukatan, alza il volume, mi divertirò un sacco col pibellino qui!” Yukatan guardò distrattamente, girando una delle tre manopole della conchiglia, la canzone si propagò per l'arena. Una vecchia canzone, poteva avere trent'anni. Per fortuna in quella radiolina c'era anche qualcosa di più movimentato di quelle iniezioni di noia che ascolta Yukatan. La spada ancora sul collo, mossi un passo di danza all'indietro “Bene, dammi giusto il tempo di un balletto”. Ancheggiai con la grazia di un ballerino provetto, muovendo mani e piedi all'unisono e battendole ogni tre passi. Un balletto semplice e probabilmente di dubbio gusto, di quelli da sfoderare alle feste di vecchi boriosi una volta ubriaco. Giusto un secondo o due, il tempo di divertirmi e riprendermi un po' dallo scontro di prima. “Piroetta!” e mi lanciai in una atletica piroetta. Il ballo, espressione di forza e di figaggine al pari del duello, del braccio di ferro e della corsa in monociclo -che nessuno faccia domande-. Sì, decisamente la cosa che amo di più dopo il mare e pestare i pibelli. Oh già, pestare i pibelli, quello dovevo fare, me l'ero dimenticato. “Attento bello, arrivano gli effetti col fumo!” La pipa liberò una quantità abnorme di fumo, in breve tempo tutta l'area ne era satura. Un gran bel palcoscenico quello, anche se il pubblico era un po' un mortorio *Da bum tss*. Ora sforiamo, mi sa che mi toccherà improvvisare qualche mossa. “Ed ora ecco i botti!” I piedi scattarono in avanti a passo di disco dance scadente, con la canzone che ancora suonava sempre più forte in sottofondo. La Hook alta sulla spalla, col filo rivolto all'interno, sorrisi. Eh no caro, sarebbe troppo facile ucciderti ora, è il momento di divertirsi un po' per il vecchio Edoardo. “Permettimi di dedicarti quest'ultima mossa, figlio di puttana!”. La hook menò un fendente col filo rivolto dal lato sbagliato. Gli avrebbe fatto proprio tanto male, ma spero almeno che rimanga in condizioni di combattere ballare un altro po'.
“CASQUET!” che non c'entra un cazzo, ma tutti i balli terminano in un casquet.


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RIASSUNTO
Le mirabolanti imprese del capitano
• ReC 150 • AeV 300 • PeRf 375 • PeRm 125 • CaeM 175





Stato Mentale: Confuso, determinato, divertito.
Stato fisico: Ferita bassa al braccio sinistro.
Passive: Immune agli attacchi fisici se la PeRf avversaria è minore della metà della propria - Tatto sviluppato - capacità di essere sempre allerta.
Attive utilizzate: Non sono stato io ogni affermazione detta con questa tecnica, se non contrastata, risulterà veritiera. Consumo Basso- Fumogeno densa nube di fumo che si propaga per due turni, solo il caster potrà vedere chiaramente in questa coltre nera. Consumo Medio
Armi: Capitan Hook (Spada lunga a una mano- nella mano sx) - Gennsab (Triboli x20-riposti in un borsello) - Fat Lady (Cannone-un solo colpo per giocata)
Energie residue: 38% (55-6-11)
Riassunto: Achab arriva all'ora d'aria con tutti gli altri. Lì, dopo un primo momento di esitazione, si dirige verso il suo sfidante. Nel frattempo dalla conchiglia/radio di Yukatan (Oggetto di Bg che presto inserirò in scheda) parte un leggero blues. Ha un breve scambio di simpatiche parole con Eze, e usa "Non sono stato io" per fargli credere di aver sconfitto da solo un tipo grosso quattro volte lui. A quel punto si leva la giacca e aspetta l'attacco dello sfidante, ma viene preso alla sprovvista da Flash abbagliante, rimanendo così disorientato. Sente avvicinarsi Ezequiel, in virtù della passiva, ma non riesce a schivare l'attacco. La spada colpisce dunque il collo di Achab, ma grazie alla passiva raziale non subisce danni, né sente dolore. A quel punto impazzisce in un delirio di superiorità, dalla radio di Yukatan parte un pezzo disco (Can't touch this :v:) e lui inizia un assurdo balletto, blaterando a Ezequiel. Dopo essersi ricordato che volendo dovrebbe anche combattere, usa fumogeno e sferra un colpo con il lato non tagliente della spada al collo di Ezequiel, proprio per potersi divertire il più a lungo possibile.
Ricordo che Achab è convinto che Montag sia morto, non sa che quello era un mutaforma :sisi:
IMPORTANTE: Chi dovesse leggere il post, è pregato di farlo con la canzone, è la parte centrale del post, oserei dire, e ricordo che si sente anche in game. Dunque...:v:
Ecco, avevo promesso che l'avrei fatto :v:
EDIT// Corretti alcuni errori di battitura.

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achabq





Edited by ‡Ulysses‡ - 22/5/2012, 23:36
 
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Robin Good Fellow
view post Posted on 21/5/2012, 18:42





Passò con il pollice il simbolo inciso sul calcio della pistola fregata al tizio svenuto. Mi ricorda quella volte con le streghe della Tessaglia, si disse, mentre il suo volto si dipinse d'un sorriso passeggero che svanì non appena ripensò al proprietario dell'oggetto che stringeva nella mano sinistra. Avrò fatto bene? Avrebbe potuto tranquillamente ammazzare quel traditore piantandogli un proiettile della sua stessa arma in fronte. Ma probabilmente non sarebbe stato necessario sprecare munizioni... Fissò quella cosa attaccata alla sua spalla della vaga forma di un braccio, ricordò la reazione che ebbe mentre frugava nel corpo immobile dell'uomo mascherato: uno scatto, aveva puntato al collo rapido come un cobra che morde la preda; se non altro quei movimenti improvvisi ed incontrollati gli avevano allenato i riflessi nel corso degli anni. All'ultimo istante era riuscito ad afferrare lo Scarlatto con la mano buona, salvando il mercenario da morte certa. Subito dopo aveva agguantato la pistola ed era scappato. Volevo veramente risparmiarlo? O è stata solo la paura ad allontanarmi?
Non sapeva cosa rispondersi. Per qualche minuto quella domanda gli tenne compagnia nella sua solitaria corsa verso l'ora d'aria ma, si sa, è meglio star soli che mal accompagnati. Fanculo, io non sono il mio braccio! I suoi occhi si ridussero a fessure mentre aumentò la velocità, seminando quei pensieri come un nugolo di fastidiosi moscerini.


Purgatory, Ora d'aria



Andate ora! Tornerò con l’uomo che tanto aspettavate

Babbo Natale?

Porco Giuda!

A nulla valse l'imprecazione di Rèver: quando finalmente il giovane raggiunse il gruppo dei carcerieri, all'ingresso dell'arena, il vicecomandante si era già dissolto in aria come una pozzanghera al sole del Plakard. Prima o poi avremo modo di fare due chiacchiere, stanne certo maledetto bastardo, pensò con frustrazione, il ricordo della sua Sgominaratti in pezzi ancora vivido nella sua mente come un'ustione. Fissò il varco dove terminava il corridoio e cominciava l'ignoto; un solo passo, solo uno, tra la vita e la morte.
Attraversando quella soglia, subito accecato dall'improvvisa abbondanza di luce, la prima cosa che percepì fu l'aria fredda. Una distesa ghiacciata e in rovina, ecco cos'era rimasto dell'Ora d'aria, il gelo mitigato unicamente dai numerosi focolai di guerriglia intestina e dai fiotti di sangue di coloro che, fino al giorno prima, avevano custodito quel luogo. E lui perché si trovava lì? Si era lasciato convincere dalle parole di Miya, forse ci aveva persino creduto, ma quella desolante vista aveva in qualche modo minato alle fondamenta le sue convinzioni.
Aggirò gli scontri, celato da occasionali macerie o pezzi di lamiera della nave che non avevano retto alle devastazioni di quella giornata, incerto su cosa fare. Maledizione, io non sono un soldato! Serrò i denti e strinse più forte la pistola. Potrei davvero uccidere qualcuno- Se lo trovò davanti all'improvviso: era di spalle, accucciato, nascosto dietro al riparo cortesemente offerto da corpi ammassati e senza vita; non più. -a sangue freddo? Puntò la pistola alla nuca di quell'individuo, cominciò ad avvicinarsi silenziosamente. Un colpo, basta solo un colpo- Porco Giuda, ma è un uomo, un uomo cazzo! O lui o me?- E se..! Un ulteriore pensiero s'aggiunse al turbine di incertezze che affollava la sua mente: e se non fosse un nemico? In effetti aveva passato così poco tempo -cosciente- tra i suoi alleati da non poterlo stabilire con certezza. Siamo tutti uguali...
Appoggiò la canna dell'arma sulla testa incappucciata dello sconosciuto, che trasalì, pronunciando quattro semplici parole.

Da che parte stai?

L'altro voltò lentamente il capo. Un volto come tanti, marchiato da un tatuaggio che scorreva sotto l'occhio destro. Tutti figli di questo mondo

Dalla parte sbagliata di una pistola, a quanto pare

Peccato, un vero peccato. In un'altra situazione lo avrebbe sicuramente preso in simpatia, ridendo sguaiatamente alla battuta. In un'altra situazione. Ora, l'unica cosa che gli uscì fu un sorriso quasi forzato dal quale traspariva il suo nervosismo.

Vedo che non hai perso la voglia di scherzare almeno... Lo ammiro, ma ora rispondi alla mia domanda

Era vero, lo ammirava: anche a lui sarebbe piaciuto possedere un simile spirito ottimista, in passato gli sarebbe stato molto utile in diverse occasioni. No, purtroppo non c'era posto per leggerezze simili in quel momento, quando bastava un nulla per ritrovarsi cadavere. Fece due passi indietro, mantenendo l'arma puntata.

Compagno, cerco solo di salvarmi la pelle. Darti una risposta sincera potrebbe significare la fine per me, capiscimi

Con quell'uscita lo colse di sorpresa. O si ritrovava nella sua stessa situazione, di non saper distinguere amici o nemici, oppure stava praticamente ammettendo di essere un ammutinato. Spara! Spara, porco Giuda! Sentiva l'indice tremare sul grilletto come la mano di un vecchio. Eppure qualcosa lo tratteneva, forse la simpatia innata che provava per quell'uomo, o magari la sua coscienza.

Devi essere un pazzo...

Sibilò, gli occhi attoniti fissi sul suo interlocutore. Lentamente, la pistola si sollevò escludendo quest'ultimo dalla sua linea di fuoco.

O forse lo sono io

Più probabile

Dovrei essere dalla parte dei Ribelli, ma sto solo cercando di sopravvivere. Di queste lotte di potere mi importa ben poco. Tu?

Adorava la spontanea sincerità di quell'uomo. Io? Era come lui, non gliene fregava niente. No, non è vero! Solo che... Anche se gliene fosse fregato qualcosa, evitava comunque di pensarci. Solo che... Non lo so

Io? Io vorrei solo sapere che ci sto a fare qui... E anche perché non ti ho già sparato, o perché mai dovrei farlo

Forse... Forse lui saprà rispondermi! Sollevò lo sguardo perso nel vuoto e lo fissò dritto negli occhi, in cerca di un appiglio, un barlume di luce, per salvarsi dal baratro oscuro in cui stava sprofondando.

Sai darmi una risposta?
No, ma sia tu che io, anche se da parti opposte, siamo sulla stessa nave, che sta affondando. Vuoi uscirne salvo, con meno ammaccature, proprio come me

Sorrise, un sorriso macchiato da un lampo di malinconia. Forse... O forse dovrei smetterla di cercare risposte negli altri

No, non credo che tu possa capire

Voltò le spalle, per lui quel breve incrocio di esistenze poteva anche esaurirsi così.

Ti auguro di trovare ciò che stai cercando, io ti posso dire solo: addio

Pochi passi, nemmeno sette, intorno a lui con il medesimo suono di crepe che si aprono in un vetro delle lastre di ghiaccio crebbero dal suolo circondandolo completamente. Quindi neri pennuti gracchianti planarono apparentemente dal nulla appollaiandosi sui muri gelati, quasi volessero deridere la sua sorte. Questo... non è reale! Era la prima cosa, distinguere illusione da realtà, che sua madre gli aveva insegnato. Tuttavia, nonostante si trattasse solo di una gabbia per la mente, saperlo non lo aiutava ad uscirne. L'incappucciato! Si voltò di scatto, con un misto di rabbia e delusione, ma in quel preciso istante una spessa coltre di fumo oscurò ogni cosa. Un'altra illusione- No, questo è autentico! Si portò l'avambraccio davanti al naso e alla bocca per evitare di respirare a pieni polmoni, mentre già dei colpi di tosse si facevano strada lungo la sua gola. Una figura emerse attraverso il grigio come un falco pescatore che si tuffa in acqua per afferrare la preda; Rèver non poté fare altro che sbarrare gli occhi per lo stupore mentre l'uomo, l'illusionista, non fece altro che toccarlo sul braccio sinistro: un solo, leggero tocco, la sua pelle perse colore e si congelò, staccandosi dalla carne, mentre lance acuminate di ghiaccio sbucate dal terreno gli ferivano le gambe, la schiena, il costato. Anche quella un'illusione, ma per esserlo era anche maledettamente reale. Cazzo! Aveva resistito come poteva a quello stupro mentale, me era avvenuto tutto troppo in fretta per permettergli di opporsi al meglio. Le ferite bruciavano, il cuore batteva come impazzito rimbombandogli nel cervello. Dove cazzo è finito quel bastardo!? Pensa alla situazione porco Giuda, pensa! Il fumo non accennava a diradarsi. Aspetta, se questa nube è reale, a differenza dell'illusione di prima, significa che forse nemmeno lui è in grado di vedermi al momento, pensò. Provava sentimenti contrastanti nei confronti del suo avversario, si sentiva quasi tradito da quell'inaspettato voltafaccia. Strinse forte la pistola sconosciuta. Farà un po' male... Spiccò un balzo in aria, mentre ogni singolo muscolo dei suoi arti inferiori urlava pietà, sbucando in pochi istanti dalla coltre grigia. Tre cerchi concentrici di ghiaccio, questa era la falsa immagine generata dall'incappucciato. Lo vide, si nascondeva fra il secondo ed il terzo a contemplare la sua opera: non sapeva se l'aveva visto a sua volta, se aveva dalla sua l'effetto sorpresa sperato. Perché? Perché hai dovuto farlo? Ma se ancora non l'aveva notato di sicuro si sarebbe accorto dei tre colpi di pistola che Rèver esplose in aria, al culmine del salto, mirati all'addome.



Rèver Wyrd


ReC: 400 ¬ AeV: 225 ¬ PeRf: 200 ¬ PeRm: 175 ¬ CaeM: 200


Danni fisici: Medio (ferite da taglio e perforazione più o meno superficiali, sparse)
Danni psionici: Medio
Energia: 50-10-5= 35%

Sgominaratti: 6/6 (esplosa)
M-A61: 1/1 (riposta, cinturone)
Eva: 5 2/5 (estratta, mano sinistra)

Legenda: Narrato - Pensato - Parlato
Note: Come affermato anche da The Grim, il dialogo e la scena precedente allo scontro vero e proprio erano stati concordati privatamente. Rèver subisce l'attacco psionico di Jace difendendosi parzialmente, tramite l'attiva di secondo livello del dominio citata sotto (barriera mentale), e così facendo subisce un danno di media entità sia alla mente che al corpo (subirebbe due danni bassi, ma con la passiva di Jace si aggravano di un livello). Quindi si mette a ragionare: grazie alla sua passiva "Discernimento" sa che le lastre di ghiaccio non esistono veramente, nonostante non possa comunque vederci attraverso, mentre non ha avvertito nulla riguardo al fumo e quindi crede che sia reale, supponendo che neppure Jace riesca a vedervi attraverso; il danno psionico non influenza minimamente la sua capacità di ragionamento grazie alla passiva "Lucidità". Forte di queste convinzioni, utilizza la tecnica "Balzo", sotto citata, per uscire dalla nube con un salto verticale: in aria individua lo stregone (non mi pare che le lastre oscurino la vista anche dall'alto, almeno da quanto ho capito) e, sfruttando quello che pensa essere un fattore sorpresa (sta a Grim stabilire se Jace lo nota oppure no, considerando tutte le variabili del caso) gli spara tre colpi con Eva una volta arrivato al culmine del salto, quando cioè si ferma per un istante nel quale prende la mira.

Passive


Discernimento: Passiva di discernimento illusioni e tecniche psioniche
Indifferenza: Difesa contro effetti psionici passivi
Lucidità: Passiva che consente di ignorare gli effetti dei danni psionici, ma non i danni stessi
Empatia animale: E' possibile utilizzare il proprio compagno animale in combattimento {Scarlatto: braccio destro/compagno animale}

Attive


Barriera mentale: Difesa psionica di potenziale medio
Balzo: Rèver sarà in grado di compiere un unico e rapido salto che gli permetterà di coprire, sia in altezza che in distanza, uno spazio molto superiore al normale. Questa tecnica può altresì essere utilizzata per schivare attacchi di ampia portata. {Tecnica a consumo e potenziale basso basata sull'AeV del caster}
 
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Boccaporto Principale della Purgatory .

Un numero sufficientemente elevato di persone tende a contenere individui d'ogni specie, razza o estrazione. Possono esserci persone particolarmente subdole, altre incredibilmente capaci -forse perfino qualche onesto, gente con dei valori da difendere. Quasi certamente ognuno di loro è in grado di discernere con precisione quale sia la via giusta e quale quella sbagliata, eppure la maggior parte sceglierà la seconda -perché più facile, o forse perché ritenuta più divertente o remunerativa.
In trentadue anni di onorata carriera, la Bestia di Pirate's Bay aveva incontrato un gran numero di persone -sebbene, escludendo quelli che non erano sopravvissuti al colloquio, il numero scendesse tragicamente. Briganti di più nobile stirpe lo avevano forgiato, rendendolo guardingo, insegnandogli a diffidare di chiunque,
lo avevano trasformato nell'adorabile figlio di buona donna che era. Lei invece -quella maledetta puttana che si ostinavano a chiamare Strega- lo aveva decisamente fatto incazzare.
Trentadue anni e nessuno -nessuno- aveva mai osato chiamarlo 'galoppino'.
C'è sempre una prima volta, dicono. Ma c'è sempre anche l'ultima.
_____________ _____ _ _____ _______________


YOU WERE BROUGHT UP WELL STILL IN SPITE OF IT ALL,
YOU'RE TOUCHED BY NOTHING WATCH A MAN FALL.
PUT A FOOT ON HIS BACK TO GET A BETTER VIEW
'CAUSE YOU'RE LOYAL TO NO-ONE, NO-ONE BUT YOU!



pDrZa



La visione di quei mostri volanti soppiantò per qualche istante qualsiasi altro dettaglio o sentimento albergasse nella mente e nel cuore del Demone Corsaro; che quella minaccia fosse perniciosa lo testimoniava il sorrisetto smaliziato della strega, ma Apocryphe non era certamente il tipo da fuggire di fronte a un pericolo -per di più un pericolo alato e starnazzante. Per lo meno, non finché il suddetto pericolo non appariva soverchiante: di certo non aveva intenzione di immolarsi per la causa, ma nemmeno voleva divenire il nuovo zimbello del Goryo, la storiella che si sarebbero raccontati nel refettorio i sopravvissuti di quella notte -quella notte lunghissima che aveva le stelle contate.
Rimase immobile per qualche istante, ignorando i movimenti devi altri due, concentrato solo sull'avanzare di quei mostri e su eventuali mosse di quella fattucchiera da due dobloni di plastica. In quel momento furono due cose a colpirlo, in maniera a un tempo fastidiosa e rincuorante. La duplice epifania gli rivelò sia un inusitato sentimento di terrore verso quelle donne alate che gli andavano incontro, sia quale fosso la loro reale natura; il fastidio per essere stato oggetto di un trucco tanto basso era equiparabile solo alla soddisfazione che avrebbe provato nello strappare il cuore ancora pulsante dal torace della sgualdrina. Sapeva che avrebbe potuto farlo, ma prima intendeva soddisfare un desiderio che -seppure rimasto inespresso- iniziava ad attanagliargli le viscere. A suo modo, Zaide riusciva a piacergli -anche se a dire il vero si trattava più che altro di una sorta di attrazione fisica che andava ben oltre la banale passione carnale, era più una vorace e atavica richiesta di lussuria e dominio. Doveva averla sotto di sé, a piangere e dimenarsi implorando che le venisse risparmiata la vita.
E lui, il Demone Corsaro, il Flagello dell'Ovest, si sarebbe mostrato misericordioso?

« Non credo proprio » rispose, a sé stesso
e a quegli abomini ormai pericolosamente vicini. Le Scaglie del Kraken brillarono,
l'intera figura della Bestia fu avvolta da una sorta di vapore, quindi i mostri scomparvero.

Ebbe appena il tempo di cogliere i movimenti dei cuccioli della strega, intenti ad attraversare il boccaporto alle sue spalle, prima che calasse una nebbia oscura come la notte e mille volte più profonda, impenetrabile.
Troppo a lungo si era distratto per dare a quelle arpie malriuscite una degna risposta, e quella distrazione la stava pienamente pagando: non riusciva a vedere nulla, nemmeno il suo stesso corpo avvolto da quella sfocatura grigia; qualcosa, come uno spesso velo, si era impadronito della sua mente fasciandola stretta, impedendole di servirsi degli occhi per vedere ciò che era oltre.
In quelle condizioni non poteva vedere la Strega, né tanto meno dove fossero finiti i suoi piccoli seguaci -ma di questo non si preoccupò, certo che qualcuno si sarebbe occupato anche di loro. Allo stesso modo poteva dirsi sicuro del fatto che, benché lui non fosse in grado di distinguere un granaio a dieci passi, Zaide doveva vederlo perfettamente. E lui cominciava quasi a divertirsi, il sapore sottile dell'ironia si era insediato fra lingua e palato, mitigando il gusto amaro della rabbia. Lo spingeva a fingere, a mostrarsi teatrale. Voleva dare a quella festa uno spettacolo che nessuno di loro avrebbe dimenticato per parecchi anni.
Prese a palparsi il corpo in maniera affettata, quasi stesse cercando qualcosa su di sé o volesse accertarsi d'esistere ancora, una pantomima ad uso e consumo esclusivo della fattucchiera, unico nemico rimastogli. Al contempo, il suo corpo andava ricoprendosi di falde grigiastre, una fiammeggiante aura monocromatica lo avvolse, danzando in un moto perpetuo che prima distanziava le fiammelle fra di loro per poi congiungerle, costringersi a raggrumarsi -e quelle eseguivano, piegandosi al volere del Flagello, accogliendo nuove tonalità più accentuate e scure, quasi completamente nere.

« Battaglia di Crownhill, 1351 » proferì, con voce improvvisamente suadente.
« La Marina Imperiale sferrò il primo assalto a Cagliostro. Più di trecento morti. »
Fece una breve pausa. Sorrise e si leccò le labbra che erano quasi del tutto scomparse dal volto rattrappito.
« E nessuno di loro aveva osato darmi del galoppino. »
Allargò le braccia con fare svagato, come fosse pronto a lanciarsi in una dissertazione assai più interessante dello scontro cui, probabilmente, la Strega si aspettava di andare incontro.
« Dicono che si muore soli » continuò, senza fretta, mentre l'aura fiammeggiante che lo avvolgeva iniziava lentamente a sollevarsi, sempre più unite le maglie della trama nera, gravitandogli intorno.
« Nel tuo caso sarà vero » affermò, come chi non ammette riserve.
« Nessun amico al tuo fianco, nessuna famiglia alle spalle. »
Ora l'aura lo contornava per intero, senza più fiamme o sfumature, era un'unica sfera nera d'oblio che lo ricopriva interamente, assomigliando in maniera paurosa ad una sorta di globo infernale, molto più grande di quanto non fosse la figura del demone in sé.
Sembrava che tutte le ombre di Asgradel si fossero date convegno attorno a quel corpo.
« Quanto a me » riprese, « non sono fedele a nessuno, se non a me stesso. »
Con un gesto improvviso e violento richiuse le braccia di fronte a sé, battendo le mani in uno schiocco che aveva il sapore d'un colpo di frusta -una scudisciata sulle speranze del Clan Goryo, una pioggia di ombre che si sarebbe democraticamente abbattuta su Iena come su Viktor.
Non si fanno differenze all'Inferno.

JOkj9

« Giant Dark Chariot! »

La sfera d'ombra sembrò collassare su sé stessa, diventando sempre più piccola. Pareva pronta ad implodere,
quando invece deflagrò in maniera improvvisa, allargandosi in ogni direzione come centinaia di spuntoni neri, composti della stessa sostanza dell'incubo, pronti a travolgere e dilaniare ogni cosa avessero trovato sul loro cammino.
Con aria lievemente contrita, mentre la nebbia che lo aveva ottenebrato iniziava mollemente a diradarsi, la Bestia di Pirate's Bay si pose in ascolto, pronto ad avvertire le grida di sofferenza della baldracca che aveva davanti -o una qualche risposta, certamente offensiva.
Non era nelle sue intenzioni devastare quell'angolo del Plakard, ma quella insolente non gli aveva lasciato altra scelta:
se non poteva vedere dove si trovava il nemico, non rimaneva che distruggere ogni possibile -inutile- nascondiglio.
E andasse in culo anche lei, insieme a quella nave e tutta la feccia che aveva all'interno.


Scourge of the West
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Forma Demoniaca: ReC (275) ; AeV (450) ; PeRf (175) ; PeRm (325) ; CaeM (100)

Stato Fisico: Illeso.
Stato Psicologico: Accecato.
Riserva Energetica: 57%
Dominio: Void Runner (I-II-III)

Consumi Utilizzati nel Turno: 1xMedio - 1xCritico
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EQUIPAGGIAMENTO

Lagrima di Pirate's Bay: Riposta.
Pride: Riposta. (Colpi Utilizzati: 3/5).
Scaglie del Kraken: Indossata.
Corte de Los Agujeros: Riposta.
Epoch: Riposta.
Mantellemer: Indossato / Forma Difensiva.
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ABILITA' PASSIVE IN USO

Anthem of the Evil
Aura di influenza mentale: incute timore a soggetti di energia pari o inferiore. Possibilità di passare alla forma demoniaca in qualsiasi momento.

Over the Radiant Glory
Capacità di camminare in aria come su un pavimento solido.

Battlefield's Phantom Overlord
Il personaggio non ha odore, non produce rumori né lascia tracce al suo passaggio. Non ha un'aura rilevabile con Auspex passivi.

Fear of the Dark
Auspex fisico su area limitata intorno al personaggio.

Rebound the Pain
Il personaggio riesce a colpire i punti nevralgici, paralizzando i muscoli intorno alle zone colpite.

El navegador Astuto
Capacità di mantenere l'equilibrio su qualsiasi superficie ed in qualsiasi situazione.

Abilità passive del Mantellemer
1) Capacità di intuire l'allineamento degli altri presenti.
2) Chi si trova accanto a Laurens nota che il Mantellemer si muove da sé e avverte una violenta sensazione di freddo.

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ABILITA' ATTIVE IN USO

Mantellemer - Forma Difensiva :: Consumo Basso (2 di 2 turni)
Una volta Mantellemer fu proprietà di un virtuoso cavaliere, prode di mille battaglie per i più disparati campi di battaglia. In vita conobbe solo la spada, veicolo d’offesa e difesa, unico appiglio agli alti ideali d’ogni buon armigero occidentale. Come una croce simbolo di fede e dedizione, la sua bastarda rappresentò tutto di lui e per lui, e nessuna preghiera poté altrettanto se non lo scintillante sfolgorio dei suoi fendenti. Condusse una vita in fondo identica a tant'altri suoi pari, così come nella fine. Morì sul campo di battaglia e quella bastarda fu la sua croce, di lui non restò neppure il nome nelle memorie, se non quell’acciaio ora poco più che ruggine. Se fosse indietreggiato quel giorno ergendo lo scudo, se si fosse negato all’istintuale richiamo al sangue, se avesse messo da parte l’orgoglio: forse sarebbe ancora vivo. Spendendo un quantitativo Basso di energie, il possessore del mantello potrà adoperarlo come fosse uno scudo per due turni complessivi compreso quello di attivazione. La sua consistenza, sebbene ancora fluida come quella del tessuto che la compone, sarà resistente quanto una maglia d’acciaio.

Not Allowed on my Mind :: Disarmante (Variabile Difensiva Psionica) - Consumo Medio
Il sonno della ragione genera mostri -e per lo più sono mostri contro i quali non ci sono particolari speranze di sopravvivere, perché non possono essere combattuti con armi convenzionali. L'armatura, nel suo pluriennale utilizzo, ha dimostrato di avere una forma latente di intelligenza artificiale che la rende una sorta di organismo simbionte. Infatti essa è capace di adattarsi alle capacità d colui che la indossa, amplificandone le abilità. Uno degli effetti di questa singolare capacità è l'amplificata percezione che l'Ombra ha del suo possesso: ben conscia di essere solo un frammento dell'originale nascosto nel corpo di un umano, l'Ombra possiede un primordiale istinto di sopravvivenza che vuole proteggere il suo ospite. Non potendo agire come controparte fisica, tuttavia, questa si limita a concedere la sua protezione quando ad essere in pericolo è la mente di Laurens: ne viene fuori la possibilità per quest'ultimo di sfruttare l'azione repulsiva dell'Ombra nei confronti delle illusioni -o comunque delle tecniche psioniche- per difendersene, pagando un consumo pari a quello della tecnica da cui si vuole difendere.

Darkness are Real :: Dominio delle Ombre (Variabile Offensiva) - Consumo Critico (attacco ad area)
La comunione con la Trama Nera, raggiungendo gli stadi maggiormente avanzati, permette di esercitare un controllo sempre più preciso sulle ombre, spesso considerate vicine al Nulla perché considerate visibili ma inconsistenti. Nulla di più errato. Pagando un consumo Variabile, il Demone Corsaro è in grado di richiamare le ombre, utilizzandole in fase offensiva secondo ciò che la sua poliedrica inventiva gli suggerisce. Si tratta, specificamente, di un dominio variabile dell'ombra di natura prettamente offensiva, la cui origine deve essere necessariamente il corpo dell'utilizzatore; le manifestazioni si estinguono necessariamente alla fine del turno. Contro offese o difese magiche, le ombre andranno considerate di un livello di potenza superiore; contro offese o difese fisiche, le ombre andranno considerate di un livello di potenza inferiore.
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Note: Non mi pare ci sia granché da specificare: la Bestia subisce la malia passiva di Zaide il che, considerando il temperamento di Apocryphe, si traduce in un desiderio carnale parecchio violento -volontà di dominazione. Si difende con 'Disarmante' dalla psionica offensiva e prende in pieno la cecità. Non conoscendo quindi l'esatta posizione di Zaide, spara un critico ad area con il Dominio delle Ombre.
Ah, la data citata nel parlato è ovviamente riferita alla datazione dell'Overworld.
 
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Ravenau De Lussan
view post Posted on 21/5/2012, 21:36




Ammetto che cercai di approfittare di quegli istanti di stallo per riprendere fiato: a nessuno sarebbe comodo un guerriero che finge di essere morto, nel corso di una battaglia.
Ma è anche vero che io non sono quel che viene propriamente chiamato un guerriero, ed era altrettanto vero che ero lì con uno scopo ben preciso. Tante forze contrastanti s'imponevano sul mio agito, ma alla fine decisi che c'era un bisogno ben pulsante che poteva vincere tranquillamente in un'ipotetica gara di supremazia tra i miei istinti.
Avevo davvero voglia di sangue.
Sangue non mio, che mi bagnasse le mani e mi inondasse i vestiti fino a rendermi fetido, una piccola saetta scarlatta in un mare di fiamme e fuoco. Ed era inutile, per me, in quel momento, formulare una tattica, quando nelle mischie ciò che conta è la spietata legge della giungla. Uccidi o sarai ucciso, e vedi di fare in fretta perchè qui non si concede una seconda possibilità a nessuno.
Che conforto, nella sua semplicità.
Scostai dal mio corpo il cadavere di quel ragazzo sfruttato come scudo contro i due guardiani, ormai non avevo più bisogno di simulare alcun che. Avrei portato il suo ricordo, per un po', come quello di un defunto non degnamente sfruttato per i miei bisogni, ed al massimo il suo olezzo composto da un misto di madido sudore e scarsa igiene intima.
M'issai in piedi, un punto nero nella mischia, un grande mantello ormai privo di qualsiasi copricapo che mostrava i miei capelli rossi e lunghi in maniera talmente brillante da essere quasi evidente. Ormai ero esposto, quindi decisi di perdere ogni remore.
Ormai ero in ballo, decisi di ballare.
Ed io, parliamoci chiaro, sono un pirata. Dall'indole particolarmente incline al pessimo gusto, qualcuno aggiungerebbe, quindi uno di quelli della peggior specie. Di quelli che non solo cercano di fare del male, ma anche nella maniera più violenta, puntando al più debole.
Di quelli che hanno una loro etica personale, ma l'hanno lasciata a terra, nella patria natìa, perchè è vietato portare un eccessivo carico in nave. L'obiettivo era il primo sfortunato di passaggio, e cominciare in crescendo, giusto per puntare al numero più che sulla qualità.
Mi girai intorno, ammirando il caos, cercando la mia prossima vittima. La danza di grida e fuoco che mi circondava non accennava a fermarsi, semmai ad evolversi, con nuovi cancelli che si aprivano, con voci nuove a strappare secondi al silenzio. Ma la sinfonia s'andava perdendo in una curiosa sensazione, una di quelle che si possono provare solo in mare aperto, alla deriva. Dapprima percepii i miei sensi ritirarsi leggermente, come se le fiamme bruciassero in maniera differente, come se non vi fossero più fiamme, e così fu.
Per essere L'Ora D'Aria, di aria ve n'era ben poca e sembrava sempre più pesante, velenosa: attraverso i polmoni sembrava voler accoltellare ogni cellula del mio corpo partendo dall'interno. Era un gelo che nasceva e cresceva dalle ossa, dagli organi, era assassino, era tortura generale. Non ne ero abituato ma mi piaceva, mi piaceva l'astuzia che vi era nascosta dietro, mi piaceva come non discriminasse tra buoni o cattivi -e poi, chi sono i buoni o i cattivi, in questo giro di giostra?-, mi piaceva come fosse così democratica, nella sua malignità.
Il mio unico peccato, in questo caso, fu di provenire da una terra di temperature tiepide e da una cultura di viaggi per mare. Le basse temperature erano qualcosa che sopportavo a fatica, molto meglio le calde condizioni di lavoro tropicali a cui ero più avvezzo. Mi riscaldava il pensiero che tutto questo probabilmente era un preludio alla fine dei giochi.
Che tutto questo stesse finalmente per avere un senso finale, un accordo ultimo per la sinfonia perfetta. Un giudizio, nel bene o nel male.
Il ghiaccio cresceva laddove fino a pochi secondi prima lingue rosse bruciavano e distruggevano senza pietà. Era difficile capire quale delle due alternative fosse preferibile, sapevo solo che tanto valeva svegliarmi e darmi da fare, se non volevo finire assiderato. Cominciavo a sentire i muscoli indolenziti, cominciavo a pensare che sarei morto lì, ed a mio modo lo trovavo quasi piacevole.
Lasciai scivolare la mano destra dentro il mio mantello, scorrendo lungo la cintola: vi trovai, come sempre, come fossero tra le poche cose di cui potessi essere certo in vita mia, le mie scimitarre. Presi il coltello appeso alla mia sinistra, lasciandolo scorrere lungo la sua custodia di tessuto, la mia cintura rossa che separava le mie bende sparse sul corpo dalle mie putenda. Lo stesso feci con la mia seconda arma, stringendole ora entrambe saldamente tra i miei palmi, avendo una di quelle che, nonostante i pochi gradi, potevo definire tra le migliori erezioni della mia vita. Le tenevo ben tese davanti a me, cercando con discreta fretta una prima vittima. La trovai nell'immagine di quella che sembrava una femminuccia di passaggio.
«Complimenti, abbiamo un vincitore.»
Il ragazzetto distava pochi metri ed aveva l'apparenza di un inoffensivo passante, di quelli che non sanno per bene perchè sono lì o da che parte stare, ma era pur sempre un ragazzetto nel pieno di una mischia di estrema violenza. Nulla di personale, volevo solo prendere la situazione con la dovuta cautela, non stavo più giocando con i miei alleati come al mio solito.
Scattai tenendo ben sollevato, di taglio, il machete destro, con il busto riverso in avanti ed i capelli che si muovevano all'indietro, impazziti, e l'altra arma sotto la prima, tesa in avanti con il braccio ritratto e pronto ad un affondo sul fianco. Quel tipo mi dava la sua sinistra, sarei stata solo una rapida figura sullo sfondo del suo panorama, una delle tante. Ma volevo vederlo crollare godendomi lo spettacolo con la massima soddisfazione possibile. Volevo vederlo accasciarsi urlante e tutto per mano mia, volevo che la sua vita rimanesse legata mortalmente alla mia, volevo esserne giudice e giustiziere, e la condanna era già stata decisa.
Pochi attimi prima dell'affondo -mirai esattamente all'altezza della quinta costola dal basso, una ventina di centimetri sotto l'attaccatura degli arti superiori; si, ho un occhio molto clinico per queste cose- cercai di concentrarmi, di raccogliere un po' di coerenza in quel caos impazzito di scene di massacro e ghiaccio rosso che era la mia mente. Cercai di penetrare la sua coscienza, concedendogli un assaggio di quel che sarebbe successo: avrebbe provato il dolore nella sua forma più pura, esattamente nel suo cranio, al centro, così che non avesse neppure tempo di reagire -ma che dico, di accorgersi di quanto non stesse per accadere.
Il dio della morte non avvisa mai le sue vittime prima di calare l'oscura falce.
Così avrei fatto io.
Non pretendo di arrivare ai suoi livelli.
Solo, punto agli stessi risultati.



Statistiche: ReC (250) ; AeV (175) ; PeRf (125) ; PeRm (250) ; CaeM (175)

Stato Fisico: Lesioni da urto concentrate nella parte frontale del corpo, diffuse a livello epidermico e concentrate su braccia e gambe. Sensazioni di gelo diffuse su tutto il corpo.
Stato Psicologico: Non ottimale, tendente alla confusione, una leggera perdita di lucidità dovuta alla situazione.
Riserva Energetica: 83%
Dominio: Evocatore.
Evocatore; Effetto passivo: Per via degli studi affrontati e anche per via di una certa predisposizione alla materia evocativa, ogni evocatore può vantare di un tempo di evocazione superiore a quello di un comune mago o druido. Difatti le sue evocazioni sorgeranno sul campo a tempo zero, istantaneamente, senza bisogno di concentrazione ma solo di un consumo energetico.

_Machetes: knives are a man's best friend.
Non ditemi niente, ma per me i bisturi sono roba da pederasta. Solo i fighetti della chirurgia operano con strumenti del genere. Dov'è il brivido? Dov'è la passione? La rabbia nascosta in un filo di ruggine? Non c'è molta roba più lussuriosa dell'atto catartico e liberatoria del movimento libero e puramente istintivo di una lama che scende ad aprire in due uno strato d'epidermide, poi un muscolo, poi un organo vitale, poi una vita. È troppo poetico per rifugiarsi dietro un bisturi, davvero. È per questa ragione che, se proprio un pirata (perchè è questo che siamo, nonostante tutto: pirati della peggior specie) deve girare armato, io ho rivolto la mia attenzione ai coltelli più affilati che mi ha passato il convento. Eccomi quindi con due coltelli di una trentina di centimetri circa di filo infilati ai lati della cintura, uno a destra e l'altro a sinistra, con il manico rivolto verso l'alto. Sono formati da un unico blocco di metallo, taglienti lì dove si trova il filo, più ergonomico lì dov'è l'impugnatura, a formare la sagoma di una stretta di mano ricorperta da bende bianche, ormai sporche da macchie di sangue della provenienza più disparata. Non sono nulla di eccezionale, ma che devo dirvi, è il fascino retrò del puro blocco d'acciaio stretto in mano che ti dà il potere di scelta sulla vita e la morte in un solo attimo.
Tra parentesi, una scelta quasi obbligata.

Pergamena: Dolore.
Il negromante si insinua nella mente dell'avversario, causando in lui la sensazione imprescindibile di provare un dolore incredibile.
La tecnica ha natura psionica; per castarla è necessario percepire l'avversario, anche solo visivamente. Il bersaglio, subita l'offensiva, inizierà a provare un dolore incredibile, localizzato in una parte del corpo o meno, a scelta del caster. Tale sofferenza gli impedirà di ragionare con coscienza e di seguire con esattezza il corso degli eventi, calamitando la sua completa attenzione. La tecnica ha potenza bassa e lascia un danno basso alla mente della vittima.
Pergamena Dolore _ Basso

Sintesi: Il pirata punta la prima preda apparentemente facile che sembra scorgere e la attacca, cercando un affondo con la spada al fianco mentre lo distrae usando gli effetti della pergamena Dolore.
 
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Karnia
view post Posted on 22/5/2012, 10:54




~ False Illusioni ~

Karnia osservava l'ora d'aria sventrata con la vigile attenzione dettata dalle necessità. La lucida comprensione degli eventi che solo una caccia poteva tirare fuori. E ce n'erano molti lì dentro da cacciare e da sopprimere. Uno ad uno, chiunque avesse conciato in quel modo la Purgatory.

E poi d'un tratto l'inferno di fiamme che prima li circondava divenne ghiaccio e gelo. Un brivido le percorse la pelle, mentre si guardava intorno a cercarne l'origine, senza coglierla in primo momento. Il deserto implacabile intorno continuava ad esistere, era solo il calore che era scomparso.
Ma non era di certo un problema.

Gli occhi socchiusi, scambiò uno sguardo con Dente, che altrettanto apprezzava quel cambio di clima. Entrambi odiavano il calore del deserto, e solo il Goryo li teneva lì ancorati. Se chiunque attaccava pensava di metterla in difficoltà con neve e geo, sbagliava. Aveva passato mesi e anni immersa nelle acque gelide dei torrenti in mezzo alla neve. Era il fuoco quello che odiava. E ora non c'era più.

Una sottile sensazione di pericolo la rimise sul chi vive. Non era la tensione provata fino a quel momento, era un timore ancestrale, puzzava di rancido e di malattia. Con uno scatto nervoso si chinò a sfilare il pugnale dallo stivale e voltò il capo a guardarsi intorno, fino a vederlo.
Forse ad un occhio poco attento poteva sembrare un ragazzo qualunque. Un giovane uomo, forse perfino di bell'aspetto. Ma non lo era. Era viscido come un rettile, immondo e innaturale. Era come una serpe nascosta sotto la roccia, e con le serpi non c'era altro da fare che schiacciarle sotto il calcagno, perché era più che chiaro che quell'essere non era lì per creare, ma solo per distruggere.

"YAHAAA!"

Un urlo di pura rabbia che sgorgò dal fondo dei polmoni per emergere con forza, il braccio sinistro sollevato ergeva il bastone come un vessillo mentre si buttava avanti verso quella subdola creatura. Un Cervo che combatteva per una Iena. C'era qualcosa di fondamentalmente sbagliato e totalmente giusto al tempo stesso.

"Versa il tuo sangue al Goryo!"

La pelle degli stivali aderiva al ghiaccio come aveva sempre fatto, e la mano con il coltello stringeva salda la Roccia di cui era fatto, solita e perfetta in ogni sua parte, pronta ad affondare nel ventre dell'impudente, a saggiarne le carni.

dividere

Un'imprecisione. O una stonatura.
Karnia sbatté un paio di volte le palpebre sugli occhi verdi per un istante smarriti. Le mani ancora stringevano le armi con una presa così salda da risultare quasi fastidiosa, eppure quello che aveva di fronte era così simile ai boschi che aveva percorso tante volte durante il suo addestramento. Così tanto tempo prima.

Eppure non riusciva a ricordare in alcun modo di essersi recata così al Nord. Non riusciva neppure a ricordare perché. O cosa stesse facendo poco prima. Era tutto troppo confuso, ma poco importava in effetti. Le labbra piegate in un lieve sorriso tornò a chinarsi ad infilare il coltello nello stivale, per avere la mano libera e appoggiarla delicatamente sulla corteccia dell'albero più vicino.

Il legno ruvido le diede una strana sensazione sul palmo marchiato da cicatrici e calli, forgiato da fuoco e acciaio. Una lievissima nota stonata, come se quell'albero non fosse vivo. O forse no. Sembrava solo così lontano che la sua voce pareva giungere attraverso acque profonde, quasi come una lingua sconosciuta.

Il sibilo irato di Dente la riscosse dai suoi pensieri, voltandosi a fissarlo. Il pelo candido strinato era irto sulla schiena e la bocca aperta metteva in mostra la dentatura affilata. Un nemico. Forse un altro predatore. Forse il ragazzo di prima...
.

divider2

Fu come un balzo nell'acqua gelida, e tutto tornò chiaro alla memoria. La Purgatory in fiamme, l'Ora d'Aria devastata, il ghiaccio dell'arena, il giovane uomo che l'aveva inquietata.

"Dove..."

Più smarrita che infuriata, indecisa a cercare realmente di capire cos'era successo. Quel posto... Quel bosco era più casa della Purgatory. Aveva passato anni della sua vita, ci era cresciuta tra le piante, nel freddo della neve. Ammettere che non era reale voleva dire tornare nell'inferno di fiamme e ferro che era il Plakard, con le suo morti insensate e la sua battaglia fratricida.

Non voleva abbandonare quel luogo, non voleva staccare la mano dalla corteccia dell'albero, per quanto muto e lontano come in un sogno. Ma i sogni non sono male, ci si rifugia spesso, c'è chi vive più nei sogni che nella realtà.

Alla fine fu Dente a spezzare l'immobilità. La schiena inarcata parve crescere di dimensioni, muscoli guizzanti sotto il pelo si disegnarono sempre più spessi finché il muso non si torse spalancando fauci capaci di troncare in due l'arto di un uomo. Non era più una sottile e sfuggente creatura. Un orso dal pelo candido si scagliò in avanti, verso il nulla parve a Karnia.

E un piglio di orgoglio le fece drizzare la schiena e sollevare il mento, il bastone conficcato al suolo. Avea scelto già una volta. Non aveva bisogno di pensarci ancora, era il momento di chiudere e pssare oltre. Gli occhi verdi si socchiusero a fissare di fronte a se, con furia, scacciando dalla mente ogni cosa, concentrando ogni suo senso su Dente e i suoi movimenti, scacciando tutto il resto.



sguardo



Umano ~ Druido ~ Energia Verde ~ Absolute Defense
ReC 275 ~ AeV 175 ~ PeRf 175 ~ PeRm 325 ~ CaeM 200
Consumi ~ Immenso 40% ~ Alto 20% ~ Medio 10% ~ Basso 5%
Status Fisico ~ Illesa
Status Mentale ~ Illesa
Energia ~ 60% - 10% - 20% = 30%
Dente ~ Illeso

Armi
La forza del cervo ~ in mano
La rapidità del cervo ~ in vita
Scheggia Nera ~ stivale destro

Passive
Salda come una Roccia ~ Passiva Razziale Umana - Passiva di dominio Absolute Defense I e II ~ Non sviene raggiunto il 10% di energia - Difese istantanee, difese a 360° di potenza pari al consumo
La Voce del Predatore ~ Pergamena del Druido "Idioma Animale" ~ Permette di comunicare con gli animali ed usare il compagno animale in combattimento
Il Fruscio delle Foglie ~ Pergamena del Druido "Idioma Vegetale" ~ Permette di comunicare con le piante
Fratello ~ Abilità dell'artefatto "Aranea Nigra" ~ Utilizzo delle abilità personali da parte del compagno animale
Dominio ~ Abilità dell'artefatto "Aranea Nigra" ~ Possessione delle creature viventi sul campo di battaglia ad eccezione dei compagni animale altrui (Dente)
Possessione ~ Abilità dell'artefatto "Aranea Nigra" ~ Passiva di proprietà esclusiva


Attive in uso
La Forza del Predatore ~ Abilità Personale 3/10 ~ Attacco fisico basato sulla PeRm, mutando parzialmente l'aspetto in quello di un animale [Medio]
Rosa del Deserto ~ Abilità Personale 2/10 ~ Difesa psionica della durata di due turni [Alto]

Note


Mi sono accordata con Lud per intrecciare i post in un modo un po' più elaborato che un normale duello.
In ogni caso, Karnia viene influenzata dalla passiva Morpheus, questo fa si butti ad attaccarlo per prima (solo un attacco fisico)
Questo viene interrotto da quella che è un'illusione ambientale di Morpheus, che la fa ritrovare in mezzo ad un bosco e desistere da ogni intento bellicoso.

E' Dente (che non subisce l'illusione) a farle notare la "stonatura" e riportarla parzialmente in se. Ed è sempre lui ad attaccare Morpheus con la Forza del Predatore, mutando parzialmente in un orso bianco, una sorta di ibrido in pratica!

A quel punto Karnia "chiude" la sua mente con la Rosa del Deserto, difendendosi dalla malia successiva, ma non dall'illusione, che per ora resta.

 
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view post Posted on 22/5/2012, 15:13
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Cardine
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Sbucammo nell’ora d’aria. Era tutto esattamente come lo ricordavo, se non fosse stato per il bordello di spade e sangue tutto attorno. Ero riuscito, poco prima, a passare dalla testa della fila alla coda, sapendo perfettamente a cosa andavamo in contro. Avevo avuto... sì, paura, e non sapevo che ne avrei avuta ancora di più solo pochi istanti dopo.
Non dimenticherò mai gli attimi di tensione dopo il colloquio con Shivian. Avevo rischiato grosso, quello era sicuro, ma alla fine non ci avevo rimesso nemmeno mezza penna.
La fortuna del principiante.
Ciò che feci, prima di partire di corsa verso l’ora d’aria, fu tenere fabula a portata di mano.
Subito i componenti del gruppo della resistenza si fiondarono all’attacco, e nella foga del momento rimasi indietro. Quando mi trovavo in pericolo avevo il vizio di allungare la mano sinistra fino a una tasca del mantello che conoscevo fin troppo bene. Amavo stringere la biglia opaca tra le dita, poiché mi conferiva una perversa sicurezza, un’assicurazione per poter fuggire indisturbato in qualsiasi istante. Con la mano destra sfoderai fabula, scintillante sotto il freddo sole che batteva sull’arena.


Mi distrai, chiedendomi cosa vedevano i presenti al posto del lungo pugnale, ma dovetti tornare alla realtà quando scorsi, con la coda dell’occhio, una figura che correva verso di me. Voltai lo sguardo, con la bocca aperta a metà: non si trattava di stupore, ma d’incredulità mista a un innaturale senso di terrore. Le intenzioni dell’uomo erano tutt’altro che amichevoli, e stava per infilzarmi come uno spiedino con una specie di lunga sciabola dal taglio esotico. Una roncola come quelle che si usano nelle giungle per tagliare le piante che intralciano il cammino.

Credeva che io fossi una pianta?
La risposta era no.

Sarei riuscito a voltarmi e a deviare quell’affondo senza problemi, se solo un forte dolore non si manifestò al centro della mia fronte, inebetendo i miei movimenti per pochi istanti, quanti bastavano a lui per trapassarmi da parte a parte. Era difficile pensare con quella fitta di emicrania, ma convenni che rimanere fermo mi avrebbe portato solo a una lenta e agonizzante morte. Fu un mio sussurro, una nota stonata dovuta all’emicrania, probabilmente la mia peggior performance. Questa generò dei fragili pentagrammi, tremanti ed insicuri, che però riuscirono ad opporsi a coltellaccio deviandone la traiettoria. Esso passò vicino al braccio sinistro, tanto vicino che in un movimento istintivo lo ritirai indietro, flettendo l’avambraccio leggermente in avanti e la mano perse la presa della biglia. Questo bastò per conferire al fumogeno la giusta – e non desiderata – traiettoria: esattamente davanti ai suoi piedi.


Esplose non appena constatai di essere ancora tutto intero; d’altra parte il mal di testa non mi dava pace. Mi abbassai, piegando le ginocchia, e caricando Fabula con la tecnica più subdola che conoscevo: menai subito dopo un fendente orizzontale nella direzione in cui pensavo si trovassero le sue gambe – o perlomeno si trovavano fino a poco prima. Non era un colpo menato per uccidere, il contrario: pensavo lo avrebbe ferito solo superficialmente, ma lui avrebbe visto la ferita grondare di sangue come se fosse veramente grave.


Mentre saltavo fuori dalla coltre di fumo, che andava dissipandosi, sussurrai parole che ebbero un tono a dir poco agghiacciante, anche alle mie orecchie. «Non devi preoccuparti, amico. Non morirai di certo dissanguato.» Risi, imitando il tono di un maniaco sanguinario. Avrei recitato quella parte, cercando di battere il mio nuovo nemico nel suo stesso campo.

«Divertiamoci.»

Mi stavo quasi divertendo.
Quasi.

♪♫



Taliesin ♪

Razza "umana"; classe "ladro"; dominio "illusionista"
Rec 350 ; AeV 200; PeRf 100; PeRm 350; CaeM 200
Basso 5%; Medio 10%; Alto 20%; Immenso 40%

Status fisico: illeso.
Status mentale: danno
Energia: 59% (65%-5%-1%)

Abilità passive ♫
Passive del dominio "Illusionista" livello I, II e III: risparmio del 5%, cast istantaneo e potenza aumentata dei danni delle illusioni;
Razziale umana;
Il bardo dell’autunno ~ influenza psionica della musica;
Di come sempre fulgida sarà Fabula, et bellissima et inimitabile ~ indistruttibilità e mutevolezza di Fabula:
Una spada come questa non potrà mai soccombere al peso degli anni e delle lunghe battaglie. E nemmeno essere limitata ad un unica forma. Essa sarà la sciabola del corsaro dall'anima incancrenita, la lunga lama del crociato dal cuore purissimo, il sottile stiletto della fedifraga regina, la punta della freccia del giustiziere. Essa sarà tutti e non sarà altro che se stessa. Agli occhi di chiunque la guardi apparirà un'arma meravigliosa, diversa a seconda del gusto dell'osservatore. Solo al proprio possessore apparirà nel proprio vero aspetto. Si tratta di una tecnica illusoria passiva.
Di come un bardo è bene, e due bardi...beh due bardi vuol dire che uno è morto ~ parole fallaci.
Ma un bardo non può che pagare il prezzo di stringere in mano un'arma simile. Infatti, fintanto che egli la stringerà o la porterà al fianco, chiunque lo ascolti percepirà le sue parole come fallaci o poco credibili. Perché chiaramente un bardo racconta solamente fandonie. Eh sì. Mi sono fatto la tua donna. Ma è soltanto una bugia, non ti preoccupare.

Abilità attive ♫
Tonica: dominio non elementale variabile difensivo.
Dallo strumento o dalla voce del bardo scaturiranno, in breve tempo dei pentagrammi che potranno muoversi a piacimento nello spazio circostante. Esse saranno di pura essenza magica, e riusciranno a difendere anche dagli attacchi altrui, se di potenze pari o inferiori. Taliesin imprimerà un consumo di energie che varierà in base al suo volere. Ovviamente più esso sarà alto, più il potenziale difensivo delle note avrà effetto. È una tecnica utilissima anche per difendere i compagni, conta come un dominio non elementare a consumo variabile di stampo difensivo.
Fabula: Di come l’importante sia crederci.
Caricando il successivo colpo di un consumo pari a Basso, si potrebbe liberare la prima delle arti del bardo, o forse della spada, dono di chissà quale guerriero sulle paludi dell'ade, o sulle piane battute dal sole di un deserto lontano. Nel momento in cui il nemico venisse colpito, egli crederebbe di aver subito una ferita molto più grave, poiché la vedrebbe sanguinare in maniera abnorme. In realtà nulla di ciò sarebbe reale, ma semplicemente un'illusione confonderebbe la vista del malcapitato per la durata di un turno.

Riassunto ♫
Sostanzialmente mi difendo per culo con la variabile difensiva a consumo basso, ma nel processo faccio cadere per sbaglio il fumogeno. Devo approfittare del momento, perciò mi abbasso, menando un colpo leggero alle tue gambe ma potenziato dalla tecnica riportata qua sopra.
Ah, da notare l’effetto che l’ultima passiva elencata in questo specchietto ha sulle mie ultime parole. :asd: Buona lotta.

Note ♫
MP xD

 
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