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Conquistadores - Collisione

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The Grim
view post Posted on 20/5/2012, 22:46 by: The Grim




Conquistadores,
Two minutes to Midnight







Non aveva avuto nemmeno il tempo di riprendere il fiato, o di togliere il sangue dell'uomo appena decapitato dalla sua cappa, che Jace vide una nuova armata di carcerieri inondare quella discarica di cadaveri e fiamme. Quel fiume si riversò in ciò che rimaneva dell'Ora d'Aria pronta a cancellare i resti di quell'accozzaglia ch'era l'armata dei Ribelli,i seguaci del Beccaio. Lo stregone si guardò attorno, alla ricerca di qualcuno che gli ordinasse cosa fare, se ritirarsi, preparare qualche formazione o strategia particolare ma sembrava fossero stati lasciati a loro stessi, privi di qualsiasi direttiva. Sembrava che la disciplina tanto cara ai Falkenberg Korps fosse stata messa da parte per il puro impeto della cieca rabbia.
Fu Caronte a prendere l'iniziativa. Non guidò le truppe né le incitò, semplicemente spense quell'Inferno di lingue di fuoco ed vapori solforosi con un gesto, richiamando sull'arena in rovina una bora pungente, che congelò qualsiasi cosa il suo respiro si posasse - corpi o detriti che fossero. Subito dopo, notata l'ennesima presa, si gettò su di essa, pronto a cibarsi della sua linfa vitale; un gesto che incitava a combattere, non come un esercito, ma come uno stormo di feroci avvoltoi. Il cartomante sapeva bene che in una battaglia del genere, lasciati a loro stessi, non sarebbe sopravvissuto; aveva già tradito una volta, avrebbe potuto farlo nuovamente. E lo stregone avrebbe cambiato volentieri bandiera se non fosse che nessuno dall'altra parte gli aveva fatto alcuna offerta: poteva farlo per salvare la sua vita, ma che garanzie aveva di ricevere un trattamento di favore alla fine dello scontro? E se alla fine il Beccaio avesse comunque trionfato?
No, non voleva tentare questa strada. Decise semplicemente di sgattaiolare da qualche parte, nascondersi ai margini dello scontro, ed attendere l'esito finale. Era il panico o la paura a dettare quelle parole al suo cuore? Probabile, ma Jace non gli fece caso: stava già correndo.


ɲ Ɏ ɳ

I battiti del suo cuore erano tanto forti e frenetici che Jace se lo sentiva salire dal petto fino in gola, pronto a vomitarlo intero. Si strinse nella cappa cerulea, lacera e zozza di sangue, e si sedette sul pavimento freddo, nascosto dietro una pila di cadaveri carbonizzati ma ghiacciati assieme. Vedeva il fiato condensare davanti ai suoi occhi ed il freddo entrargli sotto la pelle, fin dentro le sue ossa. Si mise a fissare la mano e la nera spirale tatuata, ed i ricordi riaffiorarono fiochi e confusi: anche allora aveva sentito un freddo mortale entrargli dentro, ma tolto quello non ricordava altro, solo echi di sogni dimenticati e tanto - troppo - dolore. Un regalo della Purgatory, un ricordo del Goryo ed i suoi segreti. E se l'avessero imprigionato nuovamente ed usato come cavia per ulteriori esperimenti?
Jace non voleva in alcun modo ripetere quell'esperienza, per quanto fosse solo una vaga memoria nella sua testa. Non voleva nemmeno stare in una cella come un detenuto qualsiasi - accidenti. Aveva avuto il privilegio di osservarle dall'esterno e non invidiava la vita tra le sbarre: offese, umiliazioni, stupri a mai finire da parte di chi aveva una briciola di potere su chi invece ne era escluso. Detenuti che perdevano ogni voglia di vita, perché tanto torturati da non poterla chiamare tale; uomini talmente spezzati da desiderare la Morte - da procurarsela con le loro stesse mani. Uomini talmente deboli da non riuscire nemmeno a strapparsela, a subire la beffa finale, da essere traditi dal proprio stesso corpo e costretti a vivere un'eterna tortura. La vita nella torre dei Mastigos da cui era fuggito sembrava un piacevole paradiso a confronto. Cosa poteva fare?

Le parole del mezzorco, come una litania ispirata, fluirono nelle sua mente, un dolce consiglio: Libertà o Morte. Jace si ritrovò a capire perché quello si era gettato tra i nemici, conscio di morirne, in un ultimo impeto: non era stata fedeltà ad una causa, ma disperazione tanto profonda. Mormorò quelle parole a labbra serrate, assaporandone il dolce sapore, saggiandone la suggestività; e mentre si crogiolava nei suoi pensieri non si accorse di cosa stava accadendo ad un passo da lui. Soltanto quando la fredda canna metallica della pistola fu ad un soffio da lui, Jace si accorse della minaccia, che ai suoi occhi era sbucata dal nulla.


" Da che parte stai? "



La domanda, l'apparizione - o forse entrambe - colsero di sorpresa Jace, che sobbalzò. Furono i suoi anni di addestramento alla meditazione ad impedirgli di balzare in piedi e salvargli - probabilmente - la vita. Lo Stregone si voltò, con gesti lenti e calcolati, per guardare il suo predatore: non lo riconosceva. Se fosse stato un ribelle od un lealista, non avrebbe saputo dirlo ma la tensione cresceva nell'aria e doveva affrettare una risposta prima che quello decidesse di freddarlo.

" Dalla parte sbagliata di una pistola, a quanto pare. "


" Vedo che non hai perso la voglia di scherzare almeno... Lo ammiro, ma ora rispondi alla mia domanda. "



Avrebbe voluto rispondere, ma da che parte stava - lui - non lo sapeva bene; sapeva di stare dalla propria di parte. Ma come spiegarlo allo sconosciuto, senza finire con il cervello schizzato sul ghiaccio, quello gli sembrava un vero enigma. Non ricordava il pistolero fra gli altri ribelli, ma non era abbastanza sicuro da tentare un bluff. Rimaneva comunque la possibilità di sbagliarsi e sopratutto quella di non essere creduto: sarebbe bastata una piccola domanda a farlo capitolare. Decise per un approccio neutro, cercando di sfoggiare il più rassicurante dei sorrisi ed apparire sincero e disperato. In fondo avrebbe detto la verità, così come lo era stata quella battuta di spirito pronunciata un attimo primo. Unica cosa certa: Jace pur essendo un cartomante, non sapeva proprio prevedere il futuro.

" Compagno, cerco solo di salvarmi la pelle. Darti una risposta sincera potrebbe significare la fine per me, capiscimi. "



Le mani salirono davanti al petto, ben visibili allo sconosciuto, le parole sincere e calorose: gesti lenti, calcolati per non spaventare e mettere sicurezza. Lo scruta cercando di capire quale sarà la sua reazione, ma il cuore sta battendo troppo in fretta perché riesca a cogliere qualcosa. Anche l'altro mostrava uno sguardo sovraccarico di pensieri, immerso nel cosa dire e cosa fare; roso alla stessa maniera dal tarlo del dubbio. La tensione è alta, ogni mossa è decisiva e fatale, le scelte sono troppe, tutte carichi di rischi troppo alti per la posta in palio: la vita stessa; un bene che acquista molto più valore se circondati da cadaveri.

" Devi essere un pazzo - il pistolero sollevò l'arma, puntandola verso l'alto - O forse lo sono io. "


" Dovrei essere dalla parte dei Ribelli, ma sto solo cercando di sopravvivere. Di queste lotte di potere mi importa ben poco. Tu? "



Le parole uscirono dalla bocca di Jace spontaneamente. Non le voleva pronunciare, ma l'aveva fatto, forse per ricambiare la fiducia concessagli dal pistolere, forse un errore commesso dall'ansia. Fino a qualche momento prima il suo cuore ardeva, pronto a combattere fino alla morte, ed ora - tremante come una foglia - cercava di ingraziarsi il primo venuto, il più tenue barlume di potere. Non poteva essere libero, se prigioniero di sé e della propria codardia, pronto a strisciare per un vivere altro giorno da pecora.
Nient'altro che il più viscido dei codardi.

Lo sconosciuto assunse un'espressione indecifrabile, come se fosse assorto in qualche pensiero profondo. Forse soppesava la situazione, le informazioni così servilmente concesse.


" Io?
Io vorrei solo sapere che ci sto a fare qui... E anche perché non ti ho già sparato, o perché mai dovrei farlo.

Sai darmi una risposta?
"



Gli sguardi dei due si incrociarono. Gli occhi blu del Cartomante non mostravano rabbia né brillavano di sfida, pieni soltanto di rassegnazione; lo sguardo di uno sconfitto. La risposta la conosceva, danzava sulla punta della sua lingua, ma aveva troppa paura di pronunciare quelle parole. Una menzogna, anche la più banale, era molto più rassicurante, in linea con la maschera che voleva mostrare: un furbo, un arrivista interessato solo della propria incolumità.

" No, ma sia tu che io, anche se da parti opposte, siamo sulla stessa nave, che sta affondando. Vuoi uscirne salvo, con meno ammaccature, proprio come me. "


" No, non credo che tu possa capire. Ti auguro di trovare ciò che stai cercando, io ti posso dire solo: addio. "



ɲ Ɏ ɳ



Il pistolero volse le spalle allo Stregone, e si incamminò, pronto a lasciarlo da solo, per andare chissà dove. Non sembrava preoccupato, dopotutto si lasciava alle spalle nient'altro che un ragazzo inerme, un debole che giaceva spezzato davanti al potere; niente di pericoloso. Mentre questi pensieri velenosi serpeggiavano nella mente del Carotmante, qualcosa di più potente si agitava in lui, qualcosa che scorreva nelle sue arterie, che offuscava la sua vista: rabbia, figlia di impotenza e disperazione. In essa non stava alcuna ideologia, alcuna riflessione sul futuro, erano pugni chiusi tanto da far male e denti che digrignavano, la semplice voglia di vedere ottuso stupore sul viso dell'altro. Mille torti ed umiliazioni seppelliti nelle pieghe tra i muscoli che si facevano largo dai pori della pelle, che vedevano finalmente una via d'uscita.
Lo voleva fare e l'avrebbe fatto, non con la cieca violenza di uno spaccone, con la freddezza di un Mastigos; accettando lezioni che erano state scolpite sulla sua pelle e sui suoi nervi.
Inspiro profondamente, facendo entrare l'aria gelida nei polmoni così a fondo da sentirli pizzicare, da sentire un bruciore nella gola mentre espirava. Il bastardo era ancora vicino a sé, almeno abbastanza da essere un bersaglio, e lontano quanto bastava per non subire un'immediata ritorsione. Fece scivolare una piccola sfera di metallo nella destra e poi con un cenno del capo scatenò i suoi poteri.

Per prima cosa alterò il campo di battaglia con un'illusione: attorno al pistolero apparvero tre cerchi concentrici di ghiaccio spesso quanto un muro ed opaco, tra i quali restava un corridoio ampio a malapena per il passaggio di un uomo, sulla cima dei quali stavano corvi gracchianti; lo Stregone quindi scattò in avanti verso la sua preda. Giunto in prossimità di esso avrebbe lasciato cadere una biglia che al contatto col suolo avrebbe rilasciato una cortina di fumo denso, un semplice diversivo per la vera offesa del Cartomante che avrebbe approfittato del caos generato per scatenare il Tarocco del Giudizio. Se fosse riuscito anche solo a toccare il pistolero egli avrebbe visto il suo corpo congelare, la sua pelle spaccarsi, e bruciare per il freddo inteso; ed infine una decina di lame di ghiaccio conficcarsi in ogni parte del suo corpo.
Jace non sarebbe però rimasto immobile alla mercé di un possibile contrattacco, ma sarebbe immediatamente balzato prima sulla destra ed infine avrebbe fatto un piccolo scatto all'indietro, all'incirca dove finiva il secondo dei cerchi di ghiaccio illusori. E li avrebbe scrutato il suo avversario, con un ghigno di soddisfazione sul volto e - forse - molta meno rabbia in corpo.





R&C: 350 - A&V: 200- P&Rf: 100 - P&Rm: 325 - Ca&M: 225
Costi energetici: Critico 40% | Alto 20% | Medio 10% | Basso 5% | Costi Illusioni: Critico 35% | Alto 15% | Medio 5% | Basso 1%
Passive in Uso: Nessuno svenimento al 10% di energie, nessun tempo di concentrazione per le tecniche illusorie, risparmio energetico del 5% sulle illusioni, le tecniche illusorie fanno un danno di un livello superiore;
Stato Fisico:Abrasioni sul petto di entità Bassa, Contusioni su tutto il corpo di entità Media, Ferita alla spalla di entità Media [Alto + Basso]; | Stato Psicologico: Illeso;
Energia: 40 - 5 - -15 = 20 %
Arcana minori: 6 su 20 usati;
Tiro Esplosivo: 1 su 3 usati;


Riassunto Post: Jace incontra sul campo di battaglia Rèver. Dopo un breve dialogo tra i due, il secondo volta le spalle e inizia ad allontanarsi.
Evoca il Tarocco del Carro (Attiva del II livello di Dominio), generando l'illusione di tre cerchi concentrici di ghiaccio molto spessi.
Poi sarebbe scattato vicino a Réver lasciando cadere un fumogeno e cercando di toccarlo per usare il Tarocco del Giudizio (Attiva del III livello di Dominio).
Infine sarebbe scattato prima a destra del suo avversario ed infine indietro, all'incirca tra il secondo ed il terzo dei cerchi generati dall'illusione.


CITAZIONE
»Tarocco della Carro: A questo livello, con un consumo Medio, l'ingannatore sarà in grado di mutare a piacere l'ambiente che lo circonda per il tempo di due turni. Non potrà mutarlo fisicamente, ma semplicemente calarvi sopra una sorta di coperta illusoria, tramutandone le sembianze e l'apparenza a proprio piacimento. Solo lui sarà capace di percepire la realtà dell'ambiente mutato, mentre per l'avversario o chiunque altro presente nel campo sarà impossibile rendersi conto della differenza a meno di disporre un'apposita tecnica per dissolvere l'illusione ambientale.
Questo incanto potrà spaziare in ogni ambito, coinvolgendo tutte le visioni del reale e della follia, del sogno e della veglia, ma dovrà essere necessariamente fissa. Potrà però nascondere insidie quali dirupi o cadute, o al contrario mostrare falsi ripari, falsi scudi e confondere i sensi del nemico con tenebre o nebbie illusorie.
Anche qualora il nemico si rendesse conto di essere nel mezzo di un'immagine ambientale, egli non potrebbe in alcun modo liberarsene con la semplice consapevolezza.

» Tarocco del Giudizio: Pagando un costo Alto, l'illusionista potrà ora utilizzare la più devastante delle proprie tecniche. Egli infatti scaglierà contro l'avversario una potente illusione, rievocante un momento del duello, o una scena attinta dalla fantasia di colui che genera la malia. Lo svolgimento sarà a pura discrezione di chi l'ha creata: l'avversario rivivrà ogni particolare come se si trattasse di realtà. Per ogni dolore provato nel corso dell'illusione, nel fisico e nell'animo, egli verrà fortemente provato. Sul suo corpo si apriranno vere ferite, fino a un danno totale pari a Medio. A questo punto l'illusione si scioglierà da sola e lascerà come unico strascico un danno Medio alla psiche.
Per poter imprigionare in tal modo il nemico è però necessario il contatto fisico con esso.

Note tecniche: Il dialogo, così come il resto della scena, è stato concordato con Robin Good Fellow. Spero di aver fatto un buon lavoro. Il sottotitolo non è solo una citazione agli Iron Maiden, ma sopratutto ad un espressione ricorrente negli Stati Uniti della Guerra fredda per indicare il clima di tensione.
 
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