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Conquistadores - Collisione

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Ravenau De Lussan
view post Posted on 21/5/2012, 21:36 by: Ravenau De Lussan




Ammetto che cercai di approfittare di quegli istanti di stallo per riprendere fiato: a nessuno sarebbe comodo un guerriero che finge di essere morto, nel corso di una battaglia.
Ma è anche vero che io non sono quel che viene propriamente chiamato un guerriero, ed era altrettanto vero che ero lì con uno scopo ben preciso. Tante forze contrastanti s'imponevano sul mio agito, ma alla fine decisi che c'era un bisogno ben pulsante che poteva vincere tranquillamente in un'ipotetica gara di supremazia tra i miei istinti.
Avevo davvero voglia di sangue.
Sangue non mio, che mi bagnasse le mani e mi inondasse i vestiti fino a rendermi fetido, una piccola saetta scarlatta in un mare di fiamme e fuoco. Ed era inutile, per me, in quel momento, formulare una tattica, quando nelle mischie ciò che conta è la spietata legge della giungla. Uccidi o sarai ucciso, e vedi di fare in fretta perchè qui non si concede una seconda possibilità a nessuno.
Che conforto, nella sua semplicità.
Scostai dal mio corpo il cadavere di quel ragazzo sfruttato come scudo contro i due guardiani, ormai non avevo più bisogno di simulare alcun che. Avrei portato il suo ricordo, per un po', come quello di un defunto non degnamente sfruttato per i miei bisogni, ed al massimo il suo olezzo composto da un misto di madido sudore e scarsa igiene intima.
M'issai in piedi, un punto nero nella mischia, un grande mantello ormai privo di qualsiasi copricapo che mostrava i miei capelli rossi e lunghi in maniera talmente brillante da essere quasi evidente. Ormai ero esposto, quindi decisi di perdere ogni remore.
Ormai ero in ballo, decisi di ballare.
Ed io, parliamoci chiaro, sono un pirata. Dall'indole particolarmente incline al pessimo gusto, qualcuno aggiungerebbe, quindi uno di quelli della peggior specie. Di quelli che non solo cercano di fare del male, ma anche nella maniera più violenta, puntando al più debole.
Di quelli che hanno una loro etica personale, ma l'hanno lasciata a terra, nella patria natìa, perchè è vietato portare un eccessivo carico in nave. L'obiettivo era il primo sfortunato di passaggio, e cominciare in crescendo, giusto per puntare al numero più che sulla qualità.
Mi girai intorno, ammirando il caos, cercando la mia prossima vittima. La danza di grida e fuoco che mi circondava non accennava a fermarsi, semmai ad evolversi, con nuovi cancelli che si aprivano, con voci nuove a strappare secondi al silenzio. Ma la sinfonia s'andava perdendo in una curiosa sensazione, una di quelle che si possono provare solo in mare aperto, alla deriva. Dapprima percepii i miei sensi ritirarsi leggermente, come se le fiamme bruciassero in maniera differente, come se non vi fossero più fiamme, e così fu.
Per essere L'Ora D'Aria, di aria ve n'era ben poca e sembrava sempre più pesante, velenosa: attraverso i polmoni sembrava voler accoltellare ogni cellula del mio corpo partendo dall'interno. Era un gelo che nasceva e cresceva dalle ossa, dagli organi, era assassino, era tortura generale. Non ne ero abituato ma mi piaceva, mi piaceva l'astuzia che vi era nascosta dietro, mi piaceva come non discriminasse tra buoni o cattivi -e poi, chi sono i buoni o i cattivi, in questo giro di giostra?-, mi piaceva come fosse così democratica, nella sua malignità.
Il mio unico peccato, in questo caso, fu di provenire da una terra di temperature tiepide e da una cultura di viaggi per mare. Le basse temperature erano qualcosa che sopportavo a fatica, molto meglio le calde condizioni di lavoro tropicali a cui ero più avvezzo. Mi riscaldava il pensiero che tutto questo probabilmente era un preludio alla fine dei giochi.
Che tutto questo stesse finalmente per avere un senso finale, un accordo ultimo per la sinfonia perfetta. Un giudizio, nel bene o nel male.
Il ghiaccio cresceva laddove fino a pochi secondi prima lingue rosse bruciavano e distruggevano senza pietà. Era difficile capire quale delle due alternative fosse preferibile, sapevo solo che tanto valeva svegliarmi e darmi da fare, se non volevo finire assiderato. Cominciavo a sentire i muscoli indolenziti, cominciavo a pensare che sarei morto lì, ed a mio modo lo trovavo quasi piacevole.
Lasciai scivolare la mano destra dentro il mio mantello, scorrendo lungo la cintola: vi trovai, come sempre, come fossero tra le poche cose di cui potessi essere certo in vita mia, le mie scimitarre. Presi il coltello appeso alla mia sinistra, lasciandolo scorrere lungo la sua custodia di tessuto, la mia cintura rossa che separava le mie bende sparse sul corpo dalle mie putenda. Lo stesso feci con la mia seconda arma, stringendole ora entrambe saldamente tra i miei palmi, avendo una di quelle che, nonostante i pochi gradi, potevo definire tra le migliori erezioni della mia vita. Le tenevo ben tese davanti a me, cercando con discreta fretta una prima vittima. La trovai nell'immagine di quella che sembrava una femminuccia di passaggio.
«Complimenti, abbiamo un vincitore.»
Il ragazzetto distava pochi metri ed aveva l'apparenza di un inoffensivo passante, di quelli che non sanno per bene perchè sono lì o da che parte stare, ma era pur sempre un ragazzetto nel pieno di una mischia di estrema violenza. Nulla di personale, volevo solo prendere la situazione con la dovuta cautela, non stavo più giocando con i miei alleati come al mio solito.
Scattai tenendo ben sollevato, di taglio, il machete destro, con il busto riverso in avanti ed i capelli che si muovevano all'indietro, impazziti, e l'altra arma sotto la prima, tesa in avanti con il braccio ritratto e pronto ad un affondo sul fianco. Quel tipo mi dava la sua sinistra, sarei stata solo una rapida figura sullo sfondo del suo panorama, una delle tante. Ma volevo vederlo crollare godendomi lo spettacolo con la massima soddisfazione possibile. Volevo vederlo accasciarsi urlante e tutto per mano mia, volevo che la sua vita rimanesse legata mortalmente alla mia, volevo esserne giudice e giustiziere, e la condanna era già stata decisa.
Pochi attimi prima dell'affondo -mirai esattamente all'altezza della quinta costola dal basso, una ventina di centimetri sotto l'attaccatura degli arti superiori; si, ho un occhio molto clinico per queste cose- cercai di concentrarmi, di raccogliere un po' di coerenza in quel caos impazzito di scene di massacro e ghiaccio rosso che era la mia mente. Cercai di penetrare la sua coscienza, concedendogli un assaggio di quel che sarebbe successo: avrebbe provato il dolore nella sua forma più pura, esattamente nel suo cranio, al centro, così che non avesse neppure tempo di reagire -ma che dico, di accorgersi di quanto non stesse per accadere.
Il dio della morte non avvisa mai le sue vittime prima di calare l'oscura falce.
Così avrei fatto io.
Non pretendo di arrivare ai suoi livelli.
Solo, punto agli stessi risultati.



Statistiche: ReC (250) ; AeV (175) ; PeRf (125) ; PeRm (250) ; CaeM (175)

Stato Fisico: Lesioni da urto concentrate nella parte frontale del corpo, diffuse a livello epidermico e concentrate su braccia e gambe. Sensazioni di gelo diffuse su tutto il corpo.
Stato Psicologico: Non ottimale, tendente alla confusione, una leggera perdita di lucidità dovuta alla situazione.
Riserva Energetica: 83%
Dominio: Evocatore.
Evocatore; Effetto passivo: Per via degli studi affrontati e anche per via di una certa predisposizione alla materia evocativa, ogni evocatore può vantare di un tempo di evocazione superiore a quello di un comune mago o druido. Difatti le sue evocazioni sorgeranno sul campo a tempo zero, istantaneamente, senza bisogno di concentrazione ma solo di un consumo energetico.

_Machetes: knives are a man's best friend.
Non ditemi niente, ma per me i bisturi sono roba da pederasta. Solo i fighetti della chirurgia operano con strumenti del genere. Dov'è il brivido? Dov'è la passione? La rabbia nascosta in un filo di ruggine? Non c'è molta roba più lussuriosa dell'atto catartico e liberatoria del movimento libero e puramente istintivo di una lama che scende ad aprire in due uno strato d'epidermide, poi un muscolo, poi un organo vitale, poi una vita. È troppo poetico per rifugiarsi dietro un bisturi, davvero. È per questa ragione che, se proprio un pirata (perchè è questo che siamo, nonostante tutto: pirati della peggior specie) deve girare armato, io ho rivolto la mia attenzione ai coltelli più affilati che mi ha passato il convento. Eccomi quindi con due coltelli di una trentina di centimetri circa di filo infilati ai lati della cintura, uno a destra e l'altro a sinistra, con il manico rivolto verso l'alto. Sono formati da un unico blocco di metallo, taglienti lì dove si trova il filo, più ergonomico lì dov'è l'impugnatura, a formare la sagoma di una stretta di mano ricorperta da bende bianche, ormai sporche da macchie di sangue della provenienza più disparata. Non sono nulla di eccezionale, ma che devo dirvi, è il fascino retrò del puro blocco d'acciaio stretto in mano che ti dà il potere di scelta sulla vita e la morte in un solo attimo.
Tra parentesi, una scelta quasi obbligata.

Pergamena: Dolore.
Il negromante si insinua nella mente dell'avversario, causando in lui la sensazione imprescindibile di provare un dolore incredibile.
La tecnica ha natura psionica; per castarla è necessario percepire l'avversario, anche solo visivamente. Il bersaglio, subita l'offensiva, inizierà a provare un dolore incredibile, localizzato in una parte del corpo o meno, a scelta del caster. Tale sofferenza gli impedirà di ragionare con coscienza e di seguire con esattezza il corso degli eventi, calamitando la sua completa attenzione. La tecnica ha potenza bassa e lascia un danno basso alla mente della vittima.
Pergamena Dolore _ Basso

Sintesi: Il pirata punta la prima preda apparentemente facile che sembra scorgere e la attacca, cercando un affondo con la spada al fianco mentre lo distrae usando gli effetti della pergamena Dolore.
 
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