Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

I Leoni dell'Eden ~ Comunità

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Foxy's dream
view post Posted on 12/6/2012, 19:08




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Un tramestio di passi. Uno zampettare confuso. Deboli ticchettii che con ritmicità battevano sulla nuda roccia, accompagnati da rantolii e gemiti ovattati da coltri setose. L’abomaso roccioso chiamato Eden pullulava di vita, ma quell’intuizione indotta dai sensi palesava anche la crudeltà, la spietatezza di un ecosistema apparentemente immortale, che ad ogni catastrofe sgusciava verso nuove direzioni risollevandosi più selvaggio che mai.
Per alcuni stupendo, per altri terribile.
Impossibile da imbrigliare e domare, forse non per tutti, forse non per alcuno.
Il fetore di stantio permeava nei corpi spossandoli lentamente e il sottile e pungente puzzo di muffa, muschi e licheni, era l’unico olezzo che desse un minimo di sollievo alla cieca prigionia di coloro i quali, a breve, sarebbero divenuti poco più che cibo. Decine di bozzoli grigiastri erano accantonati come sacchi di grano nei sili, gli uni sugli altri, gettati lì violentemente in attesa di un’utilità abbastanza ovvia.
Da ognuno proveniva una voce. Maschile, femminile, fanciullesca, dall’accento occidentale o settentrionale. Ed ognuna di esse era appena udibile, al che sarebbero parsi più simili a mugugni che a frasi di senso compiuto. Nell’umida spelonca, a sorvegliare quelle riserve di cibo fresco per il solo fatto d’essere ancora vivo, creature a metà fra l’umano e l’insetto presiedevano il perimetro spostandosi di tanto in tanto.
Ripugnanti esseri parto di una mente folle e insana. I loro occhi parevano brillare di luce propria al riflesso dei pochi raggi di luce che filtravano attraverso una crepa in alto lungo il soffitto; purtroppo troppo stretta affinché qualcuno potesse passarvi e troppo in alto affinché una di quelle guardie non si avvedesse del fuggiasco.
Tutto scorreva lento, ogni suono scandiva il tempo in implacabili succedersi d’immagini frutto di fantasia. Alle volte era udibile un grido disperato. Uno di quei bozzoli filamentosi era stato scelto dal caso per la più atroce delle morti, e l’individuo intrappolato al suo interno, dimenandosi come un verme e presagendo l’amara fine, straziava implorando pietà e pregando divinità a cui mai, prima di quell’istante, si era rivolto.
Questione di tempo e i bozzoli sarebbero terminati, soppiantati da nuovi e con nuove prede.


QM's PointBenvenute in questa side quest, parallela e contemporanea all'omonima giocata. Chiedo scusa per la scarsità di materiale del post ma, in fin dei conti, c'era ben poco da dire o fare. Spero comunque di risollevare l'andamento man mano che ci addentreremo nel vivo, non mancando d'impegno e creatività.
Bene! Premesso ciò, passo alle istruzioni sul post.

I vostri personaggi, in un modo che starà a voi decidere, sono stati catturati dai Molti. Quindi tramortiti, rinchiusi in bozzoli filamentosi, trasportati nel nido e gettati assieme agli altri per costituire nuova fonte di cibo qualora necessario. A differenza degli altri però, per abilità o fortuna (sempre a vostra discrezione), riescono a rompere il guscio setoso che le tiene prigioniere e a liberarsi.
Il tessuto dei bozzoli è discretamente elastico e resistente, avvolge il corpo per intero, impossilitando i normali movimenti (quindi anche il consueto utilizzo delle armi), dovrete quindi trovare un'escamotage alla situazione che sia abbastanza credibile alla situazione. Attorno a voi ci sono 3 (tre) Recuperatori, ognuno dei quali costituisce un'energia Gialla con pericolosità E. Due di questi stanno portando un nuovo bozzolo, mentre l'altro pare essere di pianta stabile a guardia.

CITAZIONE
Recuperatori: Queste creature sembrano ragni giganti, alti il doppio di un essere umano. Le loro zampe anteriori terminano con artigli a forma di mannaia; quattro occhi bulbosi, con riflessi malevoli, emergono dal loro carapace. Sono specializzati - e da qui prendono il loro nome - nel trovare oggetti desiderati, procacciare il cibo per il Kishin o semplicemente cacciare schiavi e nemici in fuga. Un recuperatore viene generato quando un Bebilith di quelli che vivono nel corpo del Kishin stesso genera un figlio assolutamente infettato dalla corruzione, dunque ben più debole e gracile di suo padre. La corruzione, tuttavia, fornisce loro capacità che i loro padri possono solamente sognare di possedere: un recuperatore, infatti, sa sempre come e dove trovare il proprio bersaglio, combinando un'incredibile capacità sensoriale a diversi poteri di Auspex, sia attivi che passivi. Come se non bastasse, nonostante i suoi artigli da mantide religiosa possano sembrare letali, la sua reale pericolosità si annida nei suoi occhi, dai quali può scagliare temibili emanazioni energetiche dal potere incredibile: polloni rubizzi in grado di bruciare e ustionare le pelli più dure, nonché di scavare lunghi segni persino nella roccia più resistente.

Potete assaltarli con le relative difficoltà del caso o sgusciare via cercando di non farvi notare. Non siate autoconclusive in nessun modo. Agite come meglio credete.
5 giorni di tempo. Buon lavoro! ^^
 
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.Neve
view post Posted on 14/6/2012, 19:06




<< Pensato Afrah>>
<< Pensato Tayf>>




« Il tuo dolore è lo spezzarsi del guscio
che racchiude la tua capacità di comprendere.
E se potessi mantenere il cuore
sospeso in costante stupore
ai quotidiani miracoli della vita,
il dolore non ti sembrerebbe
meno meraviglioso della gioia;
e accetteresti le stagioni del tuo cuore,
come hai sempre accettato
le stagioni che passano sui tuoi campi.»



<< Svegliati. >>

occhi5

Grigio.

Grigio attorno a lei, di fronte a sé, sulla sua pelle. Candido bagliore al limitare degli occhi. Un lieve torpore la smosse, avvolta in un limbo estatico, ricoperta da una maglia di seta. Stava lì, crogiolata in un abbraccio morbido, il bozzolo aderente a precluderne i movimenti. Dove era finita? Forse Allah aveva ascoltato le sue preghiere, forse la redenzione era lì. Ad un palmo di naso, una nuvola dentro la quale tuffare il viso. La vita eterna.

<< Svegliati, morirai. >>

Le parole di Tayf - la voce interiore, la guida - squarciarono il velo dentro il quale era piombata. La banshee guerriera infatti, aveva compreso un sentore di pericolo non appena Afrah era caduta nell'oscurità più nera, un'anima forte alla ricerca della verità . Fu una breccia perforante che divise il flusso dei suoi pensieri, la fece riemergere da un lungo letargo senza sogni Afrah. Buio eterno in cui la mente era stata per troppo tempo a riposo, intorpidita e repressa da un forte colpo alla nuca.
Chi era stato?
Lande buie e brulicanti di insetti, luoghi estranei ed oscuri affollavano i suoi pensieri. Camminava lenta nei sentieri dei ricordi, camminava alla ricerca di qualcosa. Lo chador dimenticato a Gerico. O forse no. Forse soltanto alla ricerca di un responso alla sua domanda.

<< Dov'è il settimo velo?>>

Mai un desiderio era stato più importante, figlio di un dolore acuito negli anni. Mai il Paradiso era così vicino come allora. Eppure sfuggiva via come l'attimo di un sussulto, alitava fuori come il caldo vento del sud sulle radure senza alberi. E lì sulle tele degli abissi, era finita Afrah. Smarrita. Errando in una terra che non le apparteneva e che non conosceva. Solo il ricordo di quattro grossi bulbi che la fissavano, prima di cadere giù. Prima del buio.

Ed il terrore cominciò a rantolare su per il collo, sotto forma di ticchettii incessanti e continui. Zampette che avanzavano veloci, un odore putrido ed appestante aleggiava in quella bara di spire bianche. Tutto ciò la riscosse da quel torpore iniziale, come un tuffo in un torrente gelido. Svegliata bruscamente, asfissiata, immobile, le braccia e le gambe bloccate. Legata. Cominciò a sudare freddo Afrah, sarebbe diventata la preda di qualche creatura immonda e venefica. Si dimenava incessantemente, e più lo faceva più il panico attanagliava le sue membra. Più gridava e più l'aria cominciava a mancare in quello spazio chiuso e claustrofobico. Sarebbe morta. Divorata prima che da creature sconosciute,
dalle sue stesse angosce.

<< No. Non è ancora il momento.>>

La voce di Tayf ora sempre più presente, ora sempre più viva era un monito, un conforto necessario in quel orda di paure ed ansie. Le parole della banshee guerriera erano una eco roboante, sovrastavano i pensieri di Afrah un po' alla volta. Dolci ma decise, una madre che ammonisce la sua bimba capricciosa.Non riuscendo però bloccarla, a farla calmare. Non questa volta. Un grido disperato, agonizzante. Il grido di una bambina spaventata, lacrime calde sul suo viso. Morire? Perché? Adesso? Tutto era pesante, ogni secondo in quella tomba bianca sembrava un'eternità. Disperata, il volto contorto in mille smorfie di sofferenza, il suo viso cominciò a mutare così come il corpo. Un nero di ossidiana ora colorava la sua pelle canuta ed esangue, il volto si faceva più allungato e maturo, il corpo più alto e più grande, i capelli ora bianchi e nivei. La guerriera prendeva il posto di quel corpo fragile, il fantasma si ergeva tra lei e quel mondo spaventoso. Sicura e solida come un baluardo, ma forte ed impetuosa come una tempesta del Sahrakbar .

ﻢﱠُﺛ

Mani artigliate, unghia resistenti e nere squarciarono con violenza il bozzolo dentro il quale era intrappolata. Le braccia di Tayf, potenti e nerborute allargarono il guscio bianco. Uscì fuori, un Jinn animoso e boccheggiante. Aria a riempire la trachea compressa. Ma Tayf non ebbe il tempo di rialzarsi da quell'ammasso bavoso che già il fievole bagliore filtrante dalla piccola fessura la fece indebolire. Cercò di resisterle, lottò con le unghia e con i denti, si dimenò invano. Doveva proteggerla, doveva proteggere sua figlia. Eppure, anche se impavida e battagliera il suo ardore si spense, mostrava la sua caducità in tutte le sue forme. Schiacciata al suolo come una falena troppo precipitosa di volare in alto, alla luce del sole. Icaro aveva anelato a qualcosa di irraggiungibile, non poteva cingere gli astri, non poteva più volare. Tayf adesso stanca, lasciava ancora una volta il posto a quella bimba terrorizzata dalla sua ombra. La pelle sbiadiva, i capelli scurivano, il corpo tutto si faceva più piccolo e più esile. Una minuscola formica, debole. Rivoltata come un guanto, ritornava alla vita. Rigurgitata dagli stessi pensieri di Tayf, sputata fuori, un pesciolino fuori dallo stagno. Troppo, troppo in fretta. Così in fretta che ebbe quasi il sentore di rigettare l'anima, fuori da quel corpo inutile, un guscio di carne ed ossa.

Lo scenario che le si presentò dinnanzi fu macabro e surreale. Enormi bozzoli ammassati l'uno sull'altro, dispense di cibo per creature che andavano ben aldilà delle sue conoscenze. Dentro quei gusci di seta e bava, voci contorte urlavano ed infrangevano i muri del silenzio. Voci diverse, alcune adulte, altre fanciullesche, non riuscì bene a distinguerne la provenienza. Non ci riuscì, ma non c'era più tempo. Quei grossi bulbi, era certa, la stavano fissando. Tutto si faceva sempre più cupo e ai limiti dell'assurdo, pareti di roccia dura e muffe al limitare di esse, facevano da contorno a quella dimora spettrale. Dimora di creature che con ogni probabilità si erano accorte di lei. Si era liberata. Ma la libertà ha un prezzo troppo esoso da far corrispondere. Lo sapeva Afrah, pochi potevano dire di esserne usciti interi.

Un rumore simile allo squarciarsi di una tela la ridestò. Uno di quei bozzoli cadendo su una roccia appuntita, accanto a lei, si era sfaldato facendone uscire il contenuto. Una donna? Come una farfalla colorata, una giovane elfa nasceva da quel grigiore nefasto. I suoi capelli ramati riflettevano i bagliori ovattati di quel luogo, insieme alla sua armatura di pelle, dagli stessi colori del fuoco vivo. Per un attimo le sue iridi dorate incontrarono quelle rosse di Afrah. Solo dopo poco si accorse della piccola creatura che le svolazzava intorno, un jinn simile a quello evocato da Lanhai del Gorgo, ma in miniatura. Fece per aiutarla a rialzarsi, ma l'incessante ticchettio di zampette si faceva paurosamente più vicino, due di quelle immonde creature trasportavano un'altra caduce vittima, avvolta anch'essa in un bozzolo di seta. L'altra era lì, un guardiano dedito al suo lercio lavoro. Grosse zampe anteriori, falci artigliate, quattro bulbi oculari attenti. Non c'era tempo di parlare, nemmeno di pensare forse. Si sarebbero accorte di loro, sarebbero state divorate. Istintivamente Afrah fece uscire la sua voce. Calda, strascicata. Un canto lento, appena udibile, ma carico di paure. Un canto quasi disperato il suo. L'aveva cantata molte volte quella canzone, l'aveva cantata per sfuggire a ladri e stupratori, l'aveva cantata per confondere e far perdere le sue tracce. Ma questa volta la stava cantando per sopravvivere. Sfuggire ad un fato incerto ma sicuramente sanguinolento.

Leggera la Nebbia si sparse per tutto il covo, un fumo bianco denso di racconti. Un fumo che avrebbe confuso le sue tracce. Perché Afrah voleva andar via, da sola. Scappare e perdersi, volare quasi. E quasi lo fece, silenziosi i suoi piedi si sollevarono dal terreno, si sarebbe voltata e sarebbe scappata. Ma no. Tayf non glielo avrebbe concesso, non così facilmente.
<< Dobbiamo portarla con noi ...>>
Sapeva a chi si stava riferendo. La giovane elfa era lì, confusa quanto lei. Aveva scorto appena nei suoi occhi la paura di essere divorata, di terminare così troppo in fretta la sua esistenza. Una donna come lei, figlie di una madre diversa, ma esseri dai destini intrecciati. Le loro strade si erano incrociate quella volta, insieme in un male avverso.

Titubante, leggermente timorosa da quella scelta. Se ne sarebbe pentita, lo sapeva. Afrah non poté che acconsentire passivamente alle parole di Tayf, debole e fragile, una falena nata al buio ma attratta dalla luce . Rapida afferrò la mano della giovane elfa, non c'era più tempo. Dovevano fuggire, dovevano andarsene. Veloci ma silenziose, le due cercarono muoversi, la nebbia era loro complice ma non lo sarebbe stata per molto tempo. L'unica scelta sembrava quella non andare in pasto, o almeno non direttamente, alla morte. Rapide cercarono di raggiungere l'uscita aggirando quanto più possibile le tre bestie.

La falena e la farfalla volano insieme nei cieli dell'esistenza. Un giorno o forse più, capitoleranno verso la morte.








alberov
AFRAH:
ReC 275; AeV 150; PerF 150; PerM 225; CaeM 150.

TAYF:
Rec 250; AeV 300; PerF 250; PerM 250; CaeM 150.


Consumi: Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%



Energia: 100% - Medio 10% = 90%

Stato Fisico: Illesa 16/16

Stato Psicologico: Illesa 16/16

PASSIVE:
CITAZIONE
La Banshee: Afrah e Tayf sono, insieme, un’unica Banshee, ogniqualvolta che la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di potenza pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar]
Il Velo: La banshee è capace di evocare (le proprie difese) in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passiva di Dominio Absolute Defense, III livello]
Né in Paradiso Né all'Inferno: In particolari condizioni di calma e concentrazione la Banshee sarà in grado di levitare, anche se con alcuni limiti: non potrà superare la sua naturale velocità che potrebbe raggiungere camminando o correndo, e nemmeno arrivare ad elevate altitudini. Inoltre, basterebbe un solo calo di concentrazione per far in modo che la malia si interrompa. [Passiva di levitazione]

ATTIVE:
CITAZIONE
CANTO ƨ Nebbia di guerra ~

È una lenta litanìa, un giro lungo di note in linea ma irregolari, la voce di Afrah è dolce, non particolarmente acuta in questi versi. È una storia, una storia che si ripete, anime straziate, villaggi coperti di sangue, bimbi strappati alle loro madri, il tutto per evocare un fumo denso e fitto che per due turni avvolgerà lentamente il campo di battaglia con un consumo medio di energie. Una nebbia bianca in cui gli avversari non vi vedranno attraverso, ma Lei si, rapida e pronta a colpire quando meno se lo aspettino. [Pergamena del Ladro "Fumogeno"]

RIASSUNTO:

Afrah si sveglia dentro al bozzolo e non comprendendo la situazione va in panico. Tayf prende il suo posto e riesce a squarciare il guscio, esce fuori ma la lieve luce solare che filtra dalla fessura in alto la fa ritornare in forma umana. Vede che accanto a lei Elmara esce fuori dal guscio, e accorgendosi dei Recuperatori canta "Nebbia di Guerra" ( Pergamena del Ladro "Fumogeno" - Medio). Approfitta della nebbia e prendendo la mano di Elmara cerca di fuggire aggirando le creature. Cerca inoltre di non fare rumore attraverso la passiva di levitazione.

NOTE:
- Tutte le azioni con Elmara sono state precedentemente concordate.
- La poesia ad inizio post è di Kahlil Gibran ^^




 
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Elmara Shaft
view post Posted on 15/6/2012, 15:44





I Leoni Dell'Eden ~ Di Bozzoli e Femmine.

- Raaaawrh.. - Sally mi svegliò da quel lungo e stranissimo sogno in cui mi ero ritrovata senza avere memoria di quando mi fossi assopita. Ero stata rapita da dei brutti ragnacci luridi mentre cacciavo nelle foreste del Samerthebe e, in seguito alla mia sconfitta, mi avevano presa e racchiusa in un bozzolo di bava elastica e cacciata in una specie di stanza di incubazione per sfamarsi con me e col mio piccolo in un secondo momento. La lingua acuta e ruvida come la carta vetrata del cucciolo mi passò sul viso costringendomi ad aprire gli occhi ed osservare la pochissima luce che filtrava oltre la trama del bozzolo stesso. Bestemmiai mentalmente la mia scarsa capacità di memoria iniziando subito ad agitarmi come un diavolo in mezzo al Paradiso Celeste il giorno più Santo scoprendo, per mia fortuna, che il bozzolo era stato rovinato sul retro da una pietra acuminata che ora, simpaticamente, spingeva contro la mia schiena creandomi non pochi disagi. Quei mostri non si erano presi la briga nemmeno di disarmarmi, mi avevano avvolta come un salame e buttata la perché crepassi di fame o peggio.. ma non gli avrei dato vita facile, nossignore. Usai la testa di Sally come una specie di apriscatole, sfruttando le sue piccole corna per perforare del tutto lo squarcio aiutandolo con l'unica mano che riuscivo vagamente a muovere. L'esterno era buio, tetro, e puzzava del fetido odore di quei maledetti Recuperatori.. lo avrei riconosciuto ovunque dopo il mio ultimo scontro con una di quelle bestie e tutto volevo fuorché trovarmici di nuovo faccia a faccia così presto.

Mi alzai in piedi afferrando la lancia e non mi resi nemmeno conto della donna che stava al mio fianco, probabilmente anche lei vittima di quel rapimento, che mi guardava con la stessa espressione allarmata e preoccupata che dovevo avere stampata pure io, ovviamente, in volto. Io la dentro non volevo creparci, per nessun motivo, quindi feci un gesto rapido al piccolo che subito scalò la mia armatura aggrappandosi al mio petto come una sottospecie di Koala troppo cresciuto, scrutando atterrito la zona circostante piena di quelle orride creature che lo impaurivano così tanto. Non riuscì nemmeno ad avere il tempo materiale di dire o fare assolutamente nulla che la mia "Compagna di disastro" si prese la briga di cantare e creare una nebbia attorno alla nostra posizione impedendomi di vedere qualsiasi cosa e facendomi sprofondare nel panico più assoluto.

Per grazia divina, quasi fosse stato un presagio mistico, la sua mano scattò fuori dalla nebbia afferrando la mia e trascinandomi con se. Non faceva rumore, quella ragazza, era come se nemmeno toccasse terra con i piedi tanto era veloce e delicata, a differenza di me che, pur essendo fisicamente più snella di un normale essere umano, avevo una corazza di cuoio e metallo che un minimo di rumore doveva farlo. Cercai di restare alla massima allerta serrando la mia mano su quella della mia giovane salvatrice e sperando che tutte e due riuscissimo a fuggire sane e salve da quella situazione.

 
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Foxy's dream
view post Posted on 22/6/2012, 00:33




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Una coltre di fumo si sollevò rapida, come la bruma al mattino ma cento volte più densa e mille più pericolosa. In essa gli occhi erano poca cosa, i sensi erano sminuiti al punto da rasentare l’inutilità. Soffocate dal miasma le sensazioni vertevano al grigio, persino i contorni in controluce erano risucchiati in una dimensione onirica in cui la parvenza era tutto e nulla. Eppure, nonostante quel fumo annichilisse i sensi, parasse una realtà distorta alla reale prospettiva delle cose, gli occhi dell’aberrante guardiano non incontrarono ostacolo alcuno. Rifratto al di là delle comuni percezioni, il suo vero sguardo captò il pericolo prim’ancora che si manifestasse.
Come spesso accade in natura, come un gatto che si diverte a torturare il topo prima della zampata finale, così l’immondo lasciò che la bruma lo carezzasse, lo avvolgesse. Permise loro di scappare, di compiere quei due passi in più ingannandole, concedette loro l’idea di una fuga che sarebbe stata prontamente arrestata dall’ineluttabilità di un sistema troppo grande per essere sovvertito. Il virgulto umano nell’animo suo, gli concedette una coscienza un gradino superiore alla bestialità cui ogni carattere estetico pareva richiamare. Un divertimento più sottile e pungente, quasi cattivo nella semplicità del termine. Umano; per l’appunto.
Nell’illusione, nello spasimo di volontà senz’apice, ma di concretizzazione di un’idea e di un’immagine, il Recuperatore chiuse ogni uscita dell’ameno ambiente. Quell’antro roccioso sarebbe parso un incavo senz’entrata o uscita, con pochi flebili bagliori a rischiararlo; il solo fatto d’essere lì, nel buio e tra le nebbie avrebbe suscitato il dubbio più sensato e logico. Come diavolo erano finite lì? Ma soprattutto: come diavolo ne sarebbero uscite?

La lingua del guardiano sibilò al pari di un serpente, mentre la bocca larga si incurvava in un sorriso eloquente. Attese un attimo, contando i secondi in uno spassionato passatempo. Ma non fu l’unico ad avvedersene della situazione; gli altri due pari, in disparte, dopo aver adempiuto alla caccia di un nuovo ignaro viandante tanto stupido quanto sfortunato, si fermarono a gustarsi la scena.

« Bastardi, liberatemi! »
Una giovane voce si acuì dall’interno dell’ultimo bozzolo, mentre si contorceva al pari di un verme ostentando tenacia - o forse solo un’altra forma di paura.

La più vicina delle due mostruosità calciò con forza il guscio setoso, che si curvò su se stesso assecondando il movimento di colui che all’interno gemeva dal dolore.
« ‘fanculo stronzo! »
Inveì ancora a muti interlocutori.


Il secondino però non si intromise nell’usuale cornice di resistenza, non lasciando che le sue percezioni abbandonassero le due figure di femmine umane, ma al suo gusto poco più cibo che sollazzo. L’intrattenimento trovò fine nell’esaurirsi del divertimento, nel cedere dell’indolenza. Tutto accade senza un motivo preciso in fin dei conti, perché ci si stanca, si necessita di un bisogno più o meno importante.
Il sorriso si spense, gli arti furono percorsi da un fremito. Ai piedi delle due ragazze si allargò un cerchio, un sigillo tribale scarlatto dalla tetra luminescenza. In quel microambiente adattato per loro, null’altro che prede, ogni movimento sarebbe stato terribilmente lento. Un semplice passo sarebbe costato secondi anziché frazioni appena percettibili, un semplice movimento del polso ad impugnare un’arma di qualsivoglia fattura, ben più del tempo necessario alla difesa.

« Liberatemi ho detto! »
Senz’ascoltarlo questa volta, le due creature non esitarono.
Colsero l’attimo come la più ghiotta delle occasioni. Un predatore, in fondo, cela in sé l’arroganza dell’assoluto facendo mezzo del bieco opportunismo. Relativismi; come sempre.


La prima balzò sull’elfa tempestandola di colpi, otto in tutto. I suoi arti anteriori simili a tenaglie artigliate saettarono leste, ad ogni passaggio era un fischio sommesso. I piccoli occhi porcini tradivano un certo piacere, un piacere che fu presto accompagnato dal collega. Percorrendo in un unico balzo lo spazio che lo distanziava dall’altra donna, cinse le braccia quasi a formare un unico, nuovo e poderoso arto, l’unica arma che quelle mani poco evolute sarebbero state in grado di tener salda.

QM's PointLa vostra tattica, ahimé, non ha funzionato. Trattandosi di mostri che hanno dalla loro abilità percettive di Auspex (come ampiamente indicato nella descrizione), questi percepiscono i vostri movimenti e la vostra presenza seguendo le auree, bypassando impedimenti visivi come fumo e simili.
Giunti a questo punto lo scontro è inevitabile, ma prima di cimentarsi, il guardiano di stanza lì, prima degli altri due, casta un'illusione ambientale che non vi permette di vedere l'uscita chiudendole. In questo modo siete apparentemente imprigionate lì con i mostri, che subito muovono l'attacco vero e proprio.
Sotto i vostri piedi compare un cerchio luminoso, che si realizza nella pergamena "Trappola"

CITAZIONE
Trappola: il cacciatore crea una sagoma di luce sotto i piedi dell'avversario, rallentando notevolmente ogni movimento compiuto all'interno dello stesso da questi o da chiunque che non sia il cacciatore stesso.
La tecnica ha natura magica e permette al caster di creare sotto i piedi dell'avversario, o in un punto a scelta del campo di battaglia, una sagoma di luce di ampie dimensioni. L'effetto dura fino alla fine del seguente turno dell'avversario e consiste nel rallentare notevolmente ogni movimento compiuto da qualunque creatura che non sia lo stesso caster. La sagoma potrà essere di qualunque forma e natura, ma dovrà identificare chiaramente l'area di effetto della tecnica. Per evitare il rallentamento, l'avversario dovrà sfruttare le proprie abilità e combinarle in uno stratagemma idoneo a liberarlo dall'effetto della sagoma, non potendo sottrarsi semplicemente camminando. L'effetto, inoltre, si estende in tre dimensioni, colpendo anche le creature in volo.
Consumo di energia: Medio


Di seguito giungono le offensive degli altri due. Il primo colpisce Elmara con la pergamena "Furia" del guerriero, mentre l'altro attacca la beduina con una combo di "Bash" e attacco fisico seguente.

CITAZIONE
Furia: il guerriero riesce a scagliare fino ad otto fendenti in successione con la propria arma.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero riesce a scagliare fino ad otto fendenti in rapida successione con la propria arma. La posizione dei fendenti varierà in base al movimento compiuto dal guerriero. Questa tecnica può essere utilizzata anche con le armi da lancio. Non aumenta la velocità di movimento del guerriero, ma solo quella con cui compie gli attacchi. La tecnica può provocare un danno totale pari a Medio. Si basa sulla AeV del possessore e non sulla sua PeRm.
Consumo di energia: Medio

CITAZIONE
Bash: il guerriero colpisce il nemico con un poderoso colpo di scudo o un fendente di piatto con l'arma e lo stordisce, rendendo le sue difese meno efficaci.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero colpisce il nemico con un colpo poderoso, che può essere portato a sua scelta con lo scudo o con il piatto della spada, o con altri armi contundenti a sua disposizione. Non è però un colpo volto ad infliggere danno fisico, bensì danno psionico. Il colpo mira infatti ad infliggere al bersaglio un danno psionico pari a Medio. La tecnica deve essere affrontata come una tecnica fisica che causa danno psionico. Si basa sulla PeRf del guerriero e non sulla sua PeRm.
Consumo di energia: Medio


5 giorni di tempo. Buon lavoro! ^^
 
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.Neve
view post Posted on 25/6/2012, 20:57




<< Pensato Afrah>>
"Parlato Afrah"

<< Pensato Tayf>>





Libera e leggera la falena svolazza, sbatte le ali con rapidi movimenti. Non si cura di niente. La luna è la sua guida, il cielo la sua casa, fragile ed eterea non sa cosa il futuro riservi per lei. Vorrebbe solo continuare a volare, ad anelare alla luce che tanto le è preclusa. Ma breve ed effimera è la sua esistenza, le ali si impigliano in giochi di ragno, filamenti vischiosi le cingono gli speroni. Si dimena, si agita, dibatte le sue deboli estremità. Il suo volo inibito. Arrendevole attende la morte.

Avanzavano silenziose, due figure esili avvolte da una cupa brina evanescente. Le mani cinte in una morsa salda, gli occhi scrutavano attenti e vigili. Tutto era una danza ritmata, un valzer impercettibile verso la salvezza. Un passo, il traguardo. Un altro, la libertà. Movimenti sfumati nelle ombre di uno speco malsano, putridi miasmi nell'aere circostante. I piedi di Afrah non lambivano nemmeno la dura roccia, procedevano come cullati dal kamshin, con la grazia di un volatile. Sarebbero uscite da lì. Avrebbero raggiunto l'uscita, inosservate.

<< Troppo facile.>>

Un bercio indistinto in quel chiarore plumbeo. La voce di Tayf era seria, modulata da decisione e rammarico. Troppo, troppo facile. Sapeva Tayf, loro le avrebbero cercate, stanate come due topolini in trappola. Non più due leggiadre farfalle, ma le prede indifese di creature affamate di carne morbida e fresca. Povera Afrah, avrebbe detto. Ingenua, piccola e dolce Afrah. Una bambina che non sapeva badare a se stessa. Come uno squarcio nell'ombra, le parole di Tayf arrivarono a colpirle più che la mente il cuore. Aleggiando nella nebbia più fitta, i suoi occhi ambrati si volsero in direzione di uno spiraglio, una luce che potesse darle conforto. Ma non vi fu niente di tutto ciò. Avanzavano a vuoto, dure pareti di roccia a precluderne il passaggio.

"S.. Stupida.."

Mormorò tra sé e sé. Una voce quasi impercettibile, un lamento sconfitto e gramo. Afrah capiva adesso di andare incontro ad un fato volubile e falso. La strada, la sua strada che voleva essere un percorso verso il perdono dell'Unico si faceva ora sempre più lunga e tortuosa. Un' ombra più grande di lei copriva i suoi passi, non avrebbe più visto la luce. Non avrebbe più camminato verso la redenzione. Sarebbe solo stata in grado di morire divorata dal terrore, le sue carni dilaniate da artigli luminescenti. Quei bulbi spaventosi avrebbero visto il suo sangue, quelle bocche informi si sarebbero saziate del suo inutile corpo.

La fine che si meritava.

Vedeva come svanire l'idea di una fuga, vedeva sempre più rallentata la sua corsa. E quando la rassegnazione cominciava a scavare negli abissi della sua anima, una nuova e più terrificante minaccia si palesava a lei come l'incubo più grottesco. Le due donne catturate, inibite da un'arcana fattura. Un cerchio di luce si disegnò sotto i loro piedi. Purpureo e tetro come il sangue più vero, luminoso e quasi surreale. Il suo bagliore era una breccia nell'aere nebbiosa, una luce meno che rassicurante. Come cinta in un giogo dalla pesante fattura, Afrah si ritrovò bloccata, immobile. I suoi piedi leggeri, ora pesanti come due zavorre la fecero sprofondare, lentamente, giù nella nera roccia. Una trappola ben congeniata, una ragnatela vischiosa dalla quale sembrava impossibile liberarsi. Il panico, sempre più lentamente, attanagliò le sue membra. Come un insetto rantolante, il terrore camminò su per il suo collo, vezzeggiò la sua pelle come la più sensuale tra le concubine.

Morirai Afrah?


ﻢﱠُﺛ


Bloccata. Braccia e gambe rispondevano lente ai suoi comandi, portava su di sé la pesantezza quasi anomala di tutto il suo corpo. Digrignò i denti quasi a volersi liberare di quel fardello. Una smorfia sofferente si dipinse sul suo volto, mentre cercava con tutte le sue forze di districarsi da quel tranello. Il respiro si faceva sempre più ritmico, gocce di sudore a bagnare le tempie. La sua mano stretta a quella di Elmara cominciava per gradi ad allentare la presa. Aveva portato con lei un'altra giovane anima, sapeva di essere la causa suo male, Afrah. Era lei ad aver condotto la ragazza ad una fine che forse potevano evitare. Per un attimo, si addossò la colpa di quello che sarebbe accaduto. Forse per l'influenza passiva di Tayf, forse per mera insicurezza. Ma la codardia e l'egoismo, in quel frangente voluttuoso, la smossero come una foglia al vento.

" Bastardi, liberatemi! "

Una voce appena udibile, in quegli attimi di puro panico. Bastò poco, ed Afrah suggestionò la sua mente con la rapidità di un battito d'ali. Quello strepito disperato fomentò i pensieri malsani della Banshee. Non ebbe nemmeno il tempo di gridare Afrah. Una di quelle creature abnormi attraversò in meno di un attimo il buio antro e balzò sopra la giovane elfa. Le mani si districarono, veloci. Rabbia cieca videro i suoi occhi. Solo lo spezzarsi di un filo, che insieme le teneva unite. E giunse rapida anche l'altra creatura, alta di fronte a lei. Agile e furiosa al tempo stesso, desiderosa di lambire la sua bianca pelle, forse. Gli arti di essa si unirono, zampe di insetto formarono un'unica pericolosa arma che inesorabile si volse a colpire il corpo della mashwrr urlante.

<< No!>>

Il suo velo, un abbraccio nell'oscurità. La madre che ancora una volta aveva protetto la figlia. Difesa nera della Banshee calò inesorabile a coprirla, un duro materiale si frappose tra lei e quell'insetto dalle dimensioni spropositate. Il suo colpo di piatto non riuscì nemmeno a sfiorarla, Afrah. Si compiacque di questo. Ma l'euforia, la breve eccitazione del momento svanì in un'unica spazzata. L'artiglio rapido si mosse a lacerare la sua carne, a colpirla mentre cercava invano di sollevarsi da terra. Un rivolo di sangue calò lento come lei in quel momento, la caviglia graffiata da un rigo rosso.

Morirai, morirai Afrah.

Perché? Ancora una volta il suo sangue era stato versato. Ancora una volta, era stata violata. Sentiva su di sé il peso di quella ferita, seppur piccola. Sentiva l'odore di Hamza coprire il suo, guardava al suo passato con orrore e disgusto. Voleva rigettare contro a quella bestia il peso dei suoi sacrifici, delle sue lotte. Voleva sputare via se stessa.

"Io ... "

<< Tu non morirai, piccola mia.>>

E lo fece.

" IO NON MORIRÒ !!"

urlo2

Rituonò l'Urlo della Banshee. Uno sparo nell'aria. La breccia che squarcia le emozioni e i sensi, roboante e convulsa. Voleva colpire l'ignobile bestia del peccato, voleva spazzare via l'abominio del Demonio.
Essere salvata, arrivare a Lui.

E forse in quell'istante, si illuse di poterlo scorgere.
Sognò la salvezza in una mano divina, si fece cullare da quell'ultimo gesto disperato.

Ma in fondo al baratro era ancora sola.



alberov
AFRAH:
ReC 275; AeV 150; PerF 150; PerM 225; CaeM 150.

TAYF:
Rec 250; AeV 300; PerF 250; PerM 250; CaeM 150.


Consumi: Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%



Energia: 90% - Medio 10% - Alto 20% = 60%

Stato Fisico: Basso da taglio alla caviglia destra 15/16

Stato Psicologico: Illesa 16/16

PASSIVE:
CITAZIONE
La Banshee: Afrah e Tayf sono, insieme, un’unica Banshee, ogniqualvolta che la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di potenza pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar]
Il Velo: La banshee è capace di evocare (le proprie difese) in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passiva di Dominio Absolute Defense, III livello]
Né in Paradiso Né all'Inferno: In particolari condizioni di calma e concentrazione la Banshee sarà in grado di levitare, anche se con alcuni limiti: non potrà superare la sua naturale velocità che potrebbe raggiungere camminando o correndo, e nemmeno arrivare ad elevate altitudini. Inoltre, basterebbe un solo calo di concentrazione per far in modo che la malia si interrompa. [Passiva di levitazione]

ATTIVE:
CITAZIONE
Nebbia di Guerra 2/2

Il Velo ~ Al Hijhab: La banshee è capace di evocarlo in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. Sarà quindi sempre in grado di difendersi in ogni circostanza, anche se colpita alle spalle o di sorpresa ed esso si concretizzerà dinnanzi a lei, bloccando qualsiasi offensiva magica o fisica. Il consumo sarà quindi basso, medio o alto con potenza pari al consumo stesso. [ Effetti passivi ed attivi del I, II e III livello del dominio "Aabsolute Defense"] USATO A MEDIO

L’Urlo ~ Al Surakh: Con un consumo di energie variabile infatti, la Banshee sarà in grado di emettere una violenta onda sonora di natura psionica capace di provocare forti lesioni interne di entità relativa al consumo se al singolo bersaglio, oppure di livello inferiore al consumo se ad area, il danno sarà quindi fisico.[Abilità Personale natura psionica danno fisico basata su ReC]USATO AD ALTO

RIASSUNTO:
Rallentata dalla Trappola temporale, Afrah si difende dal Bash con il Velo (Attiva di dominio "Absolute Defense" - Medio), ma non riesce ad evitare il successivo attacco fisico che, non essendo descritto, ho liberamente interpretato come una ferita da taglio basso alla caviglia. poi contrattacca con l'Urlo ( Abilità Personale variabile usata ad Alto) al Recuperatore che ha di fronte.




 
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Elmara Shaft
view post Posted on 26/6/2012, 00:57





I Leoni Dell'Eden ~ Di Bozzoli e Femmine.



E così, immersa in quella sottospecie di delirio comico in cui mi ero svegliata, stretta per mano da una sconosciuta, mi sembrava di volare letteralmente verso la libertà. In una circostanza diversa, quella dove non avessi potuto sentire l'ansimare incostante di Sally addosso al mio corpo, avrei potuto giurare di essere comodamente addormentata in qualche letto in giro per il mondo, al caldo e con la pancia piena di una deliziosa minestra di pollo.. Ma la verità, nuda e cruda come il ferro temprato, mi aveva di nuovo vomitato l'anima dritta in faccia a quelle orride creature antropoidi dalla dubbia natura.

C'erano altri superstiti oltre noi, dovevamo fare qualcosa per uscirne vive, eravamo in pesante inferiorità numerica e la scomparsa dell'unica uscita non mi lasciava troppo felice, anzi, direi che la mia testa accelerò brutalmente elaborando un sistema per non crepare come un topo durante un alluvione. La mia compagna di disavventure biascicava parole ma non sembrava avercela con me, un misto tra follia e terrore che non avevo mai visto in nessuno prima di quel mondo, complice anche la scarsa conoscenza di altre forme di vita che non fossero mercenari o cavalieri la cui unica paura era non avere eredi.

Afferrai Sally per la collotta scagliandolo con prepotenza oltre il raggio della trappola mentre quest'ultima si attivava illuminando il terreno. Sally, rimasto scosso dalla cosa, piombò al suolo intuendo da solo, pochi istanti dopo, quale fosse la sua unica possibilità in quel frangente: Attaccare il bozzolo e liberare chiunque cercasse di ribellarsi ai raccoglitori Aracnidi. Per quanto la spessa trama fosse robusta e viscida, vi ci avventò con unghie e denti affilate come rasoi cercando di lacerare lo strato superficiale di quella lurida roba e trarre in salvo la malcapitata prigioniera, chiunque essa fosse.

Avendo scagliato via Sally, impossibilitata a tornare velocemente sulla difensiva, mi costrinsi a portare lo scudo almeno a protezione del volto prima di farmi aprire una serie invereconda di graffi e tagli sulla schiena, tali che avrebbero bruciato per giornate intere se non fossi riuscita a curarmeli. Non avevo paura, non quella volta, avevo già ucciso uno di quei bestioni e adesso sapevo anche cosa potermi aspettare da quelle luride creature.. non c'era niente che potesse turbarmi se non l'idea di crepare in modo stupido. A differenza mia, però, la mia compagna pareva essere uscita apparentemente di senno, tanto da urlare come una pazza un grido di auto convincimento abbastanza forte da convincere persino me che non ci sarebbe successo nulla. Se l'avesse sentita Alfred, urlare a quel modo in mezzo alla battaglia, le avrebbe strappato la lingua, molto probabilmente, ma per sua fortuna il mio udito era meno "borghese" di quello del mio defunto Cavaliere, quindi mi limitai a sforzarmi indecorosamente per portare la lancia contro quella enorme testa fradicia del mio aggressore, caricandola con una quantità discreta d'energia magica.

La mia unica speranza, dopo tutto, era che Sally ci portasse un alleato, almeno quello ci avrebbe riportato in parità.. Forse.

- Resisti, questi aborti sono veloci e scaltri ma non molto robusti! - Digrignai i denti per il dolore delle ferite, in certi casi la femminilità poteva anche farsi benedire, per il giusto contrappasso di salvarmi la vita.




Riassunto:
Stato Fisico: Medio danno su tutto il Corpo.
Stato Psicologico: Decisa.
Stato Energetico: 76% ( Alto )

Passive Usate:
• Empatia animale ~ Razza nata e evoluta all'interno delle foreste, in contatto con la natura, a sviluppato con essa un'affinità non indifferente, crescendo e rafforzandola.
Alcuni vantaggi non possono essere certo ignorati... ed è per questo che gli elfi, talmente attaccati ai loro beni, sono l'unica classe a poter utilizzare il proprio compagno animale all'interno del combattimento, indipendentemente dal suo scopo.
Un'abilità apparentemente inutile, ma che può rivelarsi estremamente pericolosa se si sa potenziare il proprio compagno, insieme a se stessi.
(Raziale, Passiva)

• Prima Protettrice ~ A questo livello il guaritore potrà castare cure in grado di curare lo stesso livello di ferite del consumo speso. Un potere di eccezionale utilità nei confronti di nemici più forti, che si aspettano di ferire senza possibilità di ritorno. Talvolta una cura tempestiva potrà salvare la situazione e riportare indietro coloro che stanno per valicare l'ultimo confine.
(Passiva Dominio I)

Abilità Attive Usate:
• Colpo di Scudo ~ Rivestendo di energia un'arma o uno Scudo, Elmara sferra con un colpo poderoso carico di energia spirituale Rossa, che all'impatto viene rilasciata come un'esplosione di energia di potenza pari ad Alto, capace di infliggere danni sia da impatto, sia da stordimento, funzionando efficacemente sia come tecnica puramente offensiva volta ad infliggere danni, sia come ariete da assedio per aprire la guardia dell'avversario ad eventuali combinazioni di attacchi fisici di spada immediatamente successivi al colpo. Il danno fisico inflitto è pari a Medio, il danno da stordimento -di potenza analoga- causa a chi lo subisce la momentanea incapacità di mantenere un equilibrio certo e la guardia alta, che perdura solo per pochi istanti.
Consumo Di Energia: Alto

Riassunto: Lancio Sally fuori dall'area d'effetto, così facendo non è lui a compiere un Movimento difensivo ma io a perdere una azione offensiva per lanciarlo prima che la trappola (visibile) si attivi. Sally cerca di liberare a graffi e morsi la ragazza imprigionata ed io finisco per colpire con una sola azione a causa del rallentamento il mio aggressore con un Alto!

 
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Foxy's dream
view post Posted on 28/6/2012, 17:51




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Mentre l’agente fumogeno andava disperdendosi nell’aria già putrida e malsana, lo scontro avvampava, consumava ed evolveva in una mera prova di forza e resistenza. Prede e predatori, vinti e vincitori si sarebbero potuti scambiare di posto da un momento all’altro. In ogni conflitto, in ogni incrocio d’armi, la risultante è data tanto dall’abilità quanto dalla fortuna. Sarebbe bastato poco per primeggiare, ed altrettanto per capitolare sotto i colpi di un fato infelice.

Le due mostruosità, forti d’estro e impulso, si scagliarono sulle due ragazze trovando però un’incredibile resistenza. Sveglie, pronte nonostante la rigida prigionia tra i filamenti setosi, la dura condanna del circolo magico in terra e il semplice netto svantaggio numerico. Il cucciolo di drago, sballottato fuori dall’incantamento, defilò verso l’origine di tanto rumore nell’ultimo bozzolo aggiunto al mucchio, alla ricerca di un alleato che avesse messo in pari la situazione o che addirittura la sovvertisse.

« Cosa - chi diavolo è? »
Spavento, circostanziale terrore.
Per quanto possibile cercò di ritirarsi dalle unghie e dalle zanne affilate che perforavano la bigia massa che lo escludeva dal mondo esterno. Non sapeva cosa fosse quel peso che gli premeva sul ventre, a chi appartenessero quelle estroflessioni zannute che per poco non gli laceravano la gola.
Appena lo squarcio si fece abbastanza grande da permettere alle braccia un completo movimento, serbò d’istinto un gancio ben piazzato al muso del suo aggressore – per vero il suo salvatore - che ruzzolò qualche metro indietro dolorante, ma ancora intero.
« Per dio! »

Sgranò gli occhi già abituati all’oscurità videro quanto gli si presentava innanzi.
Aborti malriusciti, lui su un cumulo impressionante di altri sventurati suoi pari.
Si dannò a più riprese; non aveva dato retta a coloro i quali gli avevano intimato di non attraversare le terre oscure di Samarbethe. E lui, pigro, o forse solo troppo preso dalla sua missione per cautelarsi in qualche modo, aveva imboccato la via più breve per raggiungere il fantomatico Clan Sorya.


Avanti a sé due ragazze lottavano strenuamente contro un curioso terzetto di mostri. Nella prima poteva riconoscere i tratti esotici del meridione, nella seconda il sangue illuminato e annoso della stirpe elfica.
In un moto di stizza gli parve d’ardere.
Mentre la beduina strillava furiosa contro la creatura che aveva di fronte, quest’ultima fu sbalzata e annichilita per mezzo dell’anelito di volontà espresso con la sola voce. Il ragazzo, dalla sua, non si fece sfuggire l’occasione, ne approfittò per vendicarsi dell’onta subita, delle percosse subite prima e dopo essere gettato malamente. Assaporando quell'istante estrasse dalla cintola un pugnale particolarmente ricurvo, si liberò dagli ultimi impacci alle gambe per slanciarsi indosso alla sua vittima. In un unico balzo gli fu indosso, e poco importava lo schifo che provava per quegli esseri immondi.
Bloccatolo in terra col peso del suo stesso corpo, affondò la lama all’altezza della gola premendo con entrambe le mani. Sangue verdognolo sprizzò insozzandogli mani e braccia, fino alla cotta di miglia di una strana tonalità opalina, ma la pressione del getto s’acquietò presto al sopraggiungere della morte, accompagnata da un verso strozzato e un rantolio poco meno che tale.

« Chiamalo karma se vuoi- »
Esordì secco estraendo l’arma di colpo, in preparazione del prossimo.


Nel frattempo l’elfa già si accaniva col proprio scudo sull’altro, rovesciandolo in terra contuso e stordito. E seguendo il movimento della guerriera, il giovane lanciò uno dei pochi incantesimi che aveva appreso nella sua breve permanenza all’accademia militare. Non che fossero essenziali, non che fossero ben accetti tra le spartane mura di quegli edifici trasudanti rigidità; ma non riuscendo a destreggiarsi nelle armi come i suoi coetanei, trovò la via giusta entro la quale aggirarsi, non mancando gli scherni di molti, le diffidenze di alcuni e l'approvazione di pochi.

« əlaqələr »
Poco nobile e virtuoso con ogni probabilità, ma dannatamente funzionale.
Legacci nodosi sorsero dal terreno, rami neri come pece che abbracciarono lo sfortunato ibrido ancorandolo al terreno in una morsa stretta e soffocante.
Dell’ultimo guardiano rimasto, però, si persero le tracce. Fuggito dall’unica uscita che all’ombra del fumo era stata obliata, ma che in quel momento era ben visibile per via della luce proiettata di sbieco.

Affannato, il cadetto si alzò in piedi quanto più per educazione che per volontà.
« Denam Pavel. Quello lì è vostro di diritto. »
Sorrise, ostentando una sicurezza che forse in cuor suo non aveva.
...



QM's PointLo scontro con i Recuperatori si conclude - o quasi - qui. Le vostre offensive sono state funzionali abbastanza da annichilire i nemici sfiancandoli sia nel fisico che nella mente. E mentre il primo è stato eliminato da Denam, il secondo è ancora vivo sebbene ancorato al terreno e impossibilitato a muoversi. A voi decidere cosa farne.
Oltre a ciò, le strade percorribili in questo momento sono diverse. L'uscita dall'antro è ora ben visibile, la nebbia evocata si è totalmente diradata. A voi scegliere cosa fare. Se volete porre domande al PnG inviatemele per mp, così che possa rispondervi con le sue parole e stringere i tempi di inutili giri di post di "botta e risposta".

@Elmara: Sally subisce un danno Basso per il pugno di Denam.

5 giorni di tempo. Buon lavoro! o/
 
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.Neve
view post Posted on 1/7/2012, 15:03




<< Pensato Afrah>>
"Parlato Afrah"

<< Pensato Tayf>>
"Parlato Denam"


Scura tempesta dirompeva feroce scrosciando rumorosamente nell'aria circostante. Suoni di guerra. Urla scomposte di creature venefiche scontornavano le pareti rocciose, e rimbombavano potenti ad acuire paura e terrore. Fendevano altisonanti l'aere come brecce guizzanti. Gorgogliando ed infrangendo ogni barriera cognitiva, come refoli di fumo che soffocano gli orifizi e che ottundono la mente. Ed Afrah era lì, al centro del delirio. Sballottata di netto in una battaglia fortuita quanto improvvisata. Non era abituata a questo la Banshee, non capiva le dinamiche dei combattimenti. Non ci pensava affatto.

Voleva solo sopravvivere.

Al contrario la giovane elfa pareva avvezza alle armi che con perizia utilizzava contro quegli abomini informi. Con grande abilità ed astuzia, il colpo di scudo fece vacillare la bestia abnorme, che rantolò a pochi passi da lei. Mentre la sua si contorceva già, accusando l'urlo in pieno viso. Mashwrr l'aveva colpita, era riuscita ad entrarle nelle viscere, a scuotere con tormento e tagli vistosi l'intero corpo di ragno. E ne era quasi compiaciuta, come se saggiasse appena il gusto della vittoria. Dall'alto un pugnale si levò, e con lui una sagoma di uomo. Agile e veloce conficcò il ferro all'altezza della gola, finendo ciò che Afrah aveva appena iniziato. Schizzi di sangue verdognolo imbrattarono la terra e le pareti di roccia. Arricciò il naso, schifata. Mentre pavido ora più di prima, il giovane venuto dal nulla si avventava sull'altra creatura pronunciando poche ma incisive formule arcane. Rovi legnosi avvilupparono selvaggiamente la bestia avversaria della giovane elfa.
<< Uno strano maat.>>
Ed i pensieri di Afrah volarono in lande lontane. Scorci di vita meridionale in cui vecchi sciamani promettevano il nulla. Uomini probi dediti alla natura e i suoi fenomeni. Erravano in terre desolate accompagnati dal vento del deserto, ed in bocca l'unica consolazione del kahab da masticare.

"Denam Pavel."
Sentenziò il giovane guerriero. Poco più che un ragazzo, poco meno che un uomo agli occhi di Afrah.
"Quello lì è vostro di diritto."
E indicò la creatura, partorita forse da Ibliss stesso. Come una preda ingabbiata, il ragnetto dibatteva le zampe. Strepitava e vociava ora indifeso. La lancia dell'elfa trapassò il suo esoscheletro, squarciandone il petto. Urlò ancora, ed Afrah voleva solo farlo smettere. Le sue orecchie stuprate da quel suono. Sguainò il kukri dall'elsa, molto velocemente. Un rapido movimento di mano, e conficcò l'arma in mezzo agli occhi bulbosi estraendola poi di netto. Con calma la ripose poi nella sua custodia, saggiandosi i pochi istanti di vanagloria. Ed esso spirò, agonizzando in un ultimo gemito di sofferenza.

ﻢﱠُﺛ

Grotta scura negli abissi più profondi, un'aria pesante e greve appestava ancora quel luogo. Nonostante la nebbia si fosse ormai diradata. Nonostante gli spauriti malcapitati fossero usciti salvi da quella situazione. Un olezzo di morte e sangue rappreso pungeva l'olfatto della giovane beduina. Eppure, in quella situazione ben meno che gradevole, ritenne necessario presentarsi. La sua voce uscì calda. Ogni figura di suono dalle sue labbra denotava una provenienza esotica, un accento marcato ma fluido e carezzevole. Quasi mellifluo.
“Il mio nome è Afrah, lieta di incontrarvi Venerabili.”
E chinò il capo, come era giusto. Come le avevano insegnato. Mostrando ancora una volta quella maschera di cortesia e circostanza che tanto si portava dietro. Non facendo vedere nulla di lei, niente che potesse ricondurre alle sue debolezze, ai suoi timori più nascosti. Dando prova ora più che mai che lei non aveva paura, che lei non era morta e nulla poteva farla cadere. Forse.
"Ma quale Venerabile..."
Ci era riuscita. In parte. Balbettò appena il giovane Denam, visibilmente imbarazzato e quasi impacciato nel parlare con le due donne, mentre un lieve ed innocente rossore colorava le sue gote. Lo invidiava. Così candido, un ragazzino semplice poco pratico con il sesso opposto. Così ingenuo.

<< Così puro...>>

E Tayf le sovrastava i pensieri, si inerpicava in un abisso di memoria e ricordi. Andava a ritroso, quando Shauqi incontrò per la prima volta gli occhi di lei. Gli occhi di una donna provata e sconfitta, quegli occhi che tanto avevano visto e poco avevano amato. E in un attimo li fece suoi. Lui, che era un ragazzo semplice. Ma come spazzati via da un hawa, quei flebili ruderi furono subito riempiti di altro vuoto. Il vuoto della paura che attanagliò le carni fragili della Banshee.
"Dobbiamo raggiungere subito l’uscita, non possiamo perdere altro tempo."
Nervosa attorcigliava le parole come fili di seta. Le importava solo quello, la sua sopravvivenza. Avrebbe voluto scappare, volare quasi e perdersi tra cunicoli e gallerie. Uscire fuori e respirare aria salubre, lontana da una soffocante cupola malsana.
" ... e quelli?"
Fece il giovane Denam indicando i bozzoli ammucchiati gli uni sugli altri. Temeva lo dicesse, Afrah. Lo sospettava, e non rimase sorpresa più del necessario. Non era la vita degli altri che le importava, non le interessava. Ma era la sua di vita! Non quella di una sconosciuta, né quella di un ragazzino. Nemmeno quella di mucchi di gente di cui non conosceva i volti. Sarebbe scappata sola se le circostanze lo richiedevano. Ma qualcosa, o qualcuno dentro la sua testa suggeriva di no. Voleva che lei riflettesse, voleva che lei si fermasse a pensare.
<< Dobbiamo aiutarli, Afrah.>>
Quelle poche sillabe insieme alla paura squarciarono l'animo della Mashwrr. Il suo vuoto perenne venne colmato da un oceano di emozioni, una conca in cui confluirono i flutti del risentimento e dei sensi di colpa. Afrah venne sbalzata dentro, un flusso incontrollabile di emozioni che la investì in pieno. Lasciandola sola al proprio destino. Sola con le sue debolezze.

Come poteva lasciarli lì?

Rassegnata ed ancora un po' titubante sfilò nuovamente il kukri, l'arma della concubina. Sospirò appena, mentre lievemente carezzò i suoi capelli corvini. Una piovra ondosa e incontrollata, liberi dallo chador perso chissà dove e chissà quando.
"E va bene."
A poco a poco i gusci venivano squarciati, ma con delicatezza. Persone dentro di essi uscivano boccheggianti, ringraziando i loro salvatori. I loro occhi testimoni di una pressante sofferenza. Volti stanchi, provati. Alcuni si reggevano con le proprie gambe, alcuni dovevano essere sorretti. Altri, inevitabilmente avevano trapassato i sette veli di cielo. Morti. Gente diversa, adulti, bambini, anziani. Donne giovani, madri.

"Mamma!!"

Una vocina gracile ridestò la mente scossa di Afrah. Un bambino. Uscì fuori dal bozzolo, annaspando e piangendo. Un piccolo fagotto di poco più di quattro o cinque anni che si attaccò alla sua abaya e non volle più staccarsi.

bambino3

La sua pelle, bruna di caramello. Un colore che conosceva bene Afrah, il colore della sua gente. Del popolo ambrato di cui anche lei si fregiava di appartenere, ma che non ne aveva ereditato la pigmentazione, solo la fisionomia. E lui la chiamava mamma. Come se quella fosse la cosa più naturale, come se Afrah dovesse in qualche modo rassicurarlo.

Accarezzargli la testa, e prenderlo con sé.

"Io... non sono tua madre."

Una risposta fredda, estranea. Cosa voleva da lei? Non era in grado di essere una madre. Non lo era mai stata. E mai forse lo sarebbe diventata. Avrebbe dovuto sorridergli? Parlargli dolcemente e con naturalezza? Non fece nulla di tutto ciò. Eppure sentiva dentro una marea di suoni, di voci incontrollate. Un vulcano di sentimenti che avrebbe fatto incrinare la sua anima come una vecchia brocca. Un torrente colmo di amore e comprensione che celava nascosto in caverne sotterranee. Luoghi in cui una volta era stata una persona amorevole. Luoghi in cui avrebbe potuto esserlo, una madre. E forse qualcosa si ruppe. Non impedì al bambino di attaccarsi alla gonna, non lo scacciò bruscamente. Si limitò soltanto ad incamminarsi, e con lei tutte quelle persone. Denam, Elmara e la gente appena incontrata. Cercarono di raggiungere un'uscita, inoltrandosi in un groviglio di cunicoli.

Un labirinto di roccia e spelonche in cui i sussurri diventano voci. E le voci rimbombano una, cento e mille volte.






alberov
AFRAH:
ReC 275; AeV 150; PerF 150; PerM 225; CaeM 150.

TAYF:
Rec 250; AeV 300; PerF 250; PerM 250; CaeM 150.


Consumi: Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%



Energia: 60%

Stato Fisico: Basso da taglio alla caviglia destra 15/16

Stato Psicologico: Illesa 16/16

PASSIVE:
CITAZIONE
La Banshee: Afrah e Tayf sono, insieme, un’unica Banshee, ogniqualvolta che la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di potenza pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar]
Il Velo: La banshee è capace di evocare (le proprie difese) in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passiva di Dominio Absolute Defense, III livello]
Né in Paradiso Né all'Inferno: In particolari condizioni di calma e concentrazione la Banshee sarà in grado di levitare, anche se con alcuni limiti: non potrà superare la sua naturale velocità che potrebbe raggiungere camminando o correndo, e nemmeno arrivare ad elevate altitudini. Inoltre, basterebbe un solo calo di concentrazione per far in modo che la malia si interrompa. [Passiva di levitazione]

ATTIVE: //

RIASSUNTO: Semplice post di intermezzo: Afrah finisce il Recuperatore e si presenta ai due, dopodiché incominciano a liberare gli ostaggi. Si inoltrano infine verso l'uscita.

NOTE: Azioni concordate con la Qm ed Elmara.




 
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Foxy's dream
view post Posted on 8/7/2012, 18:53




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Li avevano liberati tutti, o per meglio dire tutti coloro i quali erano riusciti a sopravvivere all’assalto e alla prigionia, alla fame, alla sete; alla pazzia. Gente di qualsiasi tipo, di qualsiasi provenienza o ceto sociale, almeno di fronte alla morte erano tutti uguali. Rassicurante.
Il giovane Denam salutò con garbo chiunque lo raggiungeva per ringraziarlo. Leggermente impacciato stringeva mani, sorrideva alle pacche di approvazione sulla spalla. Non c’era un vero motivo per cui l’aveva fatto, e non aveva cuore per dire loro l’amara verità: erano fuori dai bozzoli, ma la fuga sarebbe stata ancora lunga e in pochi ne sarebbero usciti vivi.
Con passo stentato raggiunse la beduina. Non sapeva cosa fare, come dirlo.

« Non è come pensi, non c’è nulla di innocente in questo. » sussurrò appena così da non farsi sentire da alcuno che non fosse la trasognata interlocutrice « Andando da soli quante possibilità avremmo avuto di uscire? » ammise « Seminando il caos, invece, l’attenzione degli aguzzini non sarà solo su di noi. In natura il predatore sceglie la preda più facile. » gli parve come di leggere uno dei tanti libri dell’Accademia, uno di quelli che doveva imparare a memoria, uno di quelli che salva la vita « Guardali. Sono affamati, disidratati e malconci. È triste, lo so: ma la loro morte garantirà la nostra sopravvivenza. »

Più sicuro, più uomo. Meno umano.
« Da questa parte. »
Indicò sollevando la voce, facendosi seguire dalla compagine di fuggitivi che sapeva sarebbero andati incontro a morte certa. D’altronde il loro destino era segnato, con o senza il loro intervento; tanto valeva sbandierare un lume di speranza piuttosto che lasciarli sprofondare nell’agonizzante rassegnazione.


Imboccarono l’uscita, le armi ben strette nei pugni pronti a qualsiasi evenienza.
La puzza di stantio come di una camera chiusa da giorni annebbiava i sensi, ma presto ci fecero l’abitudine e proseguirono silenti come proseliti ad una funzione religiosa, ammantati di silenzio e d’una forte e trasudante tensione.

Procedettero per una decina di minuti, a tentoni nel buio fitto di percorsi senza nome, e fu la luce.
Denam, spalleggiato dall’elfa e dalla beduina si fece spalle al muro. Dall’antro provenivano i rumori di uno scontro, di un duello all’arma bianca carico di colpi e di parole dure, di minacce. E fu nuovamente silenzio.
Si avvicinò di un passo nel tentativo di scorgere qualcosa che lo sollevasse dalle preoccupazioni, ma mai errore fu più fatale.

« Potete uscire fuori ora. »
tuonò la voce
« O la testa di questo ragazzo ruzzolerà via libera del giogo del corpo. »
...

« Merda, ci ha beccati. »



QM's PointLa vostra giocata prosegui QUI.
 
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