Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Notte I ~, Aria del vecchio della terra e della notte del cielo

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 9/1/2007, 16:22
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


CITAZIONE
Mini quest per Ray~, Ruggi~, Chris~, Trias lo stregone, Nahenia~ e Lady HYpnotist

Il suono del treno era ormai da qualche minuto l'unica cosa che si poteva sentire all'interno della cabina.
Pochi parlavano, e meno ancora erano intenzionati a fare conversazione allegramente, parlottando del più e del meno. Un evento piuttosto strano, considerando che, con ogni probabillità era la prima volta che quel gruppo di esaltati metteva piede su un "Treno".
"Sbuffavapore", "Mostro sulle rotaie", "Nave per la terra"... diversi erano i nominativi che erroneamente erano stati affibbiati a quella meraviglia della tecnologia... un aggeggio che solo nella parte occidentale del continente era possibile incontrare; e ancor di più erano le strampalate teorie su quali morti atroci avrebbe potuto portare sostare su una di quelle mefitiche... "Trappole meccaniche".
Una "geniale innovazione". Così la definiva invece Ray, che, felice come un bambino aveva trascinato tutto il clan dietro di se, al di sopra dell'oggetto "sbuffafumo" e dentro una delle cabine... anche se in quel momento se ne stava amaramente pentendo.
Il treno puzzava di olio e carbone, era più rumuroso di una mandria di bufali impazziti e viaggiava troppo velocemente per potersi gustare il paesaggio. Lo odiava. Vi era sopra da meno di venti minuti e già lo odiava.
...Se non altro sarebbero arrivati presto a Mater, e avrebbero potuto concludere quello stupido gioco in breve tempo... sperava solo di arrivare prima di notte, anche se era poco probabile, considerando che stava già tramontando e il sole lanciava i suoi ultimi figli dorati a bagnare i vetri del "Mostro su rotaie", da occidente.
Stavano passando in quel momento, al di sopra di una splendida vallata bagnata dal rossore del tramonto, al di sopra di un lunghissimo ponte adibito solamente a percorso del treno.
L'oscurità già iniziava a calare ed impadronirsi delle fronde rigogliose che crescevano lungo la valle, a segno che almeno la natura non era stata deturpata per compiere quella geniale impresa meccanica.
Non che Ray stesse notando tutto ciò, o che i suoi occhi si stessero facendo fregio di tutto quell'immacolato splendore.
Il ragazzo era infatti troppo concentrato su un vecchio ed angusto libro, che leggeva poggiato con la spalla al finestrino, completamente immerso nei suoi pensieri. Gli altri avrebbero anche potuto sparlare di lui in quel momento, e lui non se ne sarebbe accorto per nulla... ma forse erano troppo impegnati a godersi i giochi di luce che il sole proponeva con la rossa tappezzeria per preoccuparsi di ridere alle sue spalle.
Con languida flemma, Ray voltò una pagina ancora di quel polveroso volume.
Era un trattato su leggende, storie e miti raccolti in tutta la parte occidentale del continente, e benchè il ragazzo ne stesse cercando uno ed uno soltanto, si era perso da tempo nella lettura, e distoglierlo sarebbe stato difficile.
Era incredibile di quante cosa potessero avere paura le persone normali. Spettri, streghe, lupi, orchi, ragni... ombre.
Sorrise mefitico.
Il viaggio continuò tranquillo nella cabina, e se qualcuno aveva iniziato a parlare, Ray non lo avrebbe più potuto sentire.
Poco dopo trovò ciò che gli interessava, ovvero il capitolo sui cosìdetti fantasmi di Mater.
image
Era una storia recente, datata a non più di vent'anni prima. Narrava di un ricercatore che, sprezzante del pericolo e degli avvertimenti, si era avventurato nell'antica città di Mater, ormai abbandonata da secoli, per svelare un particolare mistero.
Gli abitanti dei paesi vicini infatti, narravano spesso degli spiriti di Mater, e dei fantasmi che, abitanti la città, attiravano i bambini all'interno di essa, per non sentirsi soli.
Spesso i bambini, però, una volta entrati nella città di Mater, non facevano più ritorno alle loro case.
Nessuno aveva il coraggio di andare a riprenderli, e così erano scomparsi innumerevoli bimbi, vittime dei cosìdetti "Fantasmi" di Mater.
Questo ricercatore, appunto, volle saperne di più, ignorando le avvertenze di coloro che gli consigliavano di non entrare, di non avventurarsi in quella città maledetta.
Erano passati ormai parecchi anni dagli episodi di "Rapimento" dei bambini, e da lungo tempo Mater si faceva vedere solo come una silente cittadina abbandonata, senza richiami di alcun tipo.
L'ultimo bambino era svanito nel nulla ormai una decina d'anni prima, e la storia veniva utilizzata più come monito coi bambini, per spaventarli... "Guarda che se non mangi la minestra di porto dai fantasmi di Mater.".
Forse fu per questo che il ricercatore decise di avventurarsi all'interno di quella città.
Passarono giorni, forse settimane. Gli abitanti più anziani erano ormai convinti che l'esploratore fosse andato incontro alla morte quando, una nebbiosa mattina d'ottobre, questo fece di nuovo la sua comparsa, nel paese vicino, arzillo come un grillo.
Parecchi gli chiesero come aveva fatto a salvarsi e com'era riuscito a sfuggire ai "Fantasmi", ma lui non volle dire nulla a nessuno, chiese una zuppa calda, e se ne andò... naturalmente senza lasciare a bocca asciutta i villici che così arditamente pendevano dalle sue labbra.
"Non dovete più preoccuparvi." Disse sorridendo "Lo spettro non ha più motivo di far male a qualcuno.".
Soddisfazione grama per gli abitanti, che naturalmente volevano saperne molto di più su ciò che era successo... ma decisero di accontentarsi, e lasciarono andare il ricercatore. Da quel momento gli abitanti dei paesi vicini si sentirono più sicuri, ma non si avvicinarono più alla città, comunque. La paura è una brutta bestia, ed è radicata nella zona più profonda del cuore degli uomini e, purtroppo, si tramanda di padre in figlio e di generazione in generazione.
Nessuno, quindi, ha più fatto visita alla città di Mater.
Ora, bisogna sapere che Ray non fu soddisfatto, naturalmente, da questa versione dei fatti.
Il ragazzo aveva infatti deciso di compiere ulteriori ricerche, non soddisfatto da ciò che aveva scoperto, giungendo a risultati notevolmente interessanti.
Aveva infatti scoperto che, centinai di anni prima, Mater era una ridente cittadina, governata da una rigida ma efficace monarchia assoluta.
image
Questa dinastia di sovrani, che pareva protendersi da tempi immemori, pareva non voler giungere ad una fine, benchè non fosse propriamente un male per la città, che fioriva e prosperava felicemente, fino a quando non conobbe il diciassettesimo erede.
Questo ragazzo, nato con notevoli disfunzioni mentali, ricevette la carica in tenera età a causa della morte del padre, e portò alla distruzione della città. Come? Semplice. Come ogni bambino capriccioso, sfruttò tutto il potere in suo possesso per ottenere tutto quello che desiderava... con atroci conseguenze.
La prima cosa che volle, furono delle bambole. Numerose, innumerevoli bambole, in legno, metallo, pelle... di tutte le dimensioni. Grandi, piccole, enormi o minuscole... di qualsiasi genere o tipo. Continuò a farsene costruire... sempre di più... sempre più belle... voleva averne una e una sola, ma perfetta, e pareva che nessun falegname riuscisse a soddisfarlo.
Quando finalmente raggiunse un risultato soddisfacente, abbandonò il progetto della bambola, rendendosi conto che comunque non sarebbe mai stata... "Viva", e prese a costruire un altro grandissimo e surreale progetto.
Un labirinto. Un immenso e grossissimo labirinto. Sotto alla città.
Uno schiocco di dita, e così fu.
Al di sotto della città venne costruito un gigantesco dedalo di viottoli, stradine, tunnel e incroci che si perdevano tra di loro, scontrandosi e evitandosi in un percorso più tortuoso della tela di un ragno.
Durante gli scavi, fu trovato un oggetto. Un artefatto magico... un potente artefatto magico, diceva qualcuno.
Naturalmente il re volle anche quello... ma era troppo tardi, perchè nessuno voleva più stare ai suoi comandi. Se avesse voluto quell'artefatto, se lo sarebbe dovuto andare a prendere da solo, in fondo ai tunnel.
Il bambino pianse, urlò e si lamentò, ma ormai non vi era più molto da fare. I suoi servitori l'avevano abbandonato, e con loro se n'erano andati anche tutti gli altri abitanti della città, uno dopo l'altro.
Il "re", era rimasto solo... o no?
Voleva quell'artefatto. Lo desiderava e lo avrebbe ottenuto... ma non da solo. Non era mai stato solo.
E così prese la sua bambola, qualche giorno dopo, e partì.
Lo ritrovarono mesi e mesi più tardi, in fondo ai tunnel... morto.
Erano venuti a cercarlo perchè preoccupati, e di lui trovarono solo il cadavere. Dell'artefatto, nulla. Della bambola, nulla.
Qualche settimana dopo gli spettri iniziarono ad infestare Mater, e il resto è mito.
Ray chiuse il libro, sbuffando sonoramente.
Non ci voleva molto a capire che cosa fosse successo lì sotto, d'altronde... e se lui era lì, era per il medesimo desiderio di quello stupido e impreparato bambino.
Voleva quell'artefatto.
Alzò lo sguardo verso gli altri, all'interno della cabina, scrutandolo con un sorriso di sufficienza.
Naturalmente loro sapevano già tutto ma... la prudenza non è mai troppa.
Nel contempo, la notte era già calata.

₪ Bene, stiamo per arrivare... domande? ₪


CITAZIONE
Equip: Completo
Energia: 100%
Abilità utilizzate: Sii la mia forza x Ray è in grado di incutere paura nelle persone a lui accanto. Il livello di paura sarà sempre presente, e non condizionato dalle caratteristiche psicologiche dell'altro, ma in quantità diverse, a seconda di quanto e come si entrerà in contatto con lui. Percepirne solo l'odore, infatti, provocherà semplicemente un leggero brivido lungo la schiena. Ascoltare le sue parole, o i suoi passi, accrescerà questa sensazione, alimentando i brividi e la paura. Entrare in un contatto visivo profondo e analitico, oppure troppo prolungato con Ray causerà un lieve senso di terrore. Percepirne la presenza ma non poterlo vedere aggiungerà a questo anche un lieve senso di ansia. Un contatto prolungato con il suo corpo provocherà vero e proprio terrore, e cercare di entrare nella sua testa per utilizzare un'illusione è un rischio che nemmeno i più coraggiosi potrebbero arrischiarsi a compiere, uscendone sani. Quest'ultimo effetto risulta praticamente inutile in quanto Ray, possessore della "mente lucida", resterebbe immune alle illusioni in ogni caso. Questi effetti sono comunque attuabili solo su utenti di energia pari o inferiore. La paura, in sostanza, equivale a quella di ritrovarsi da soli in una stanza completamente buia, senza sapere da cosa si è circondati.



Edited by Ray~ - 12/1/2007, 14:34
 
Top
Chri~
view post Posted on 9/1/2007, 17:41




Altair si era seduto dalla parte della poltrona dove era presente il finestrino, stava guardando il paesaggio che sfrecciava davanti a lui, non aveva mai visto nulla di così altamente tecnologico, nella sua città natale nemmeno le menti più ingegnose avrebbero fatto una costruzione diabolica come questa.
E per di più non avrebbe mai immaginato che almeno una volta nella sua vita riuscisse a sperimentare l'emozione di salire su uno di quei mostri di metallo che sbuffavano vapore nero e puzzolente. In quel momento ripensò alla sua città dove visse tanti anni e capì di quanto fosse diversa l'abilità e l'ingegnosità degli studiosi occidentali
rispetto a quelli di un paese orientale, costretti a costruire sempre e solo macchine da guerra sempre più letali e oscure; stava stringendo i pugni in quel momento, perchè provava rabbia per i sovrani del suo paese, i quali se ne infischiavano della povera gente, ma pensavano solo alla loro ricchezza personale,...

Se solo gli scienziati del mio paese conoscessero queste tecnologie, riusciremo a migliorare la vita in citta' e cercare di fare qualcosa di più costruttivo invece di perdere tante vite, mandate inutilmente in guerra, solo per cercare di soddisfare la fame di potere dei sovrani del paese... tornerò un giorno e sistemerò personalmente le cose...con le buone o le cattive maniere...

Dopo qualche secondo sentì la domanda di Ray, e in effetti l'assassino voleva sapere come doveva muoversi arrivato nel luogo dove doveva iniziare la missione.

"Ray, sai già come ci dovremmo disporre appena arrivati in città? Dovremmo perlustrarla se non erro e trovare una via d'accesso per il tunnel dove e' situato l'artefatto. E da quello che ho capito dubito proprio che non troveremo certe sorprese alquanto sgradite durante le nostre ricerche..."



Non continuò la frase perchè sembrava alquanto ovvio a cosa si riferisse, potevano trovarsi di fronte qualsiasi nemico, soprattutto non gli piacque della scomparsa della bambola che portava con se il re, era alquanto ambigua e misteriosa quella nota presente nel libro che Ray stava leggendo...

E' molto strano che abbiano ritrovato solamente il cadavere senza alcuna traccia di combattimento; per giunta il non ritrovamento della bambola da lui trasportata non mi piace affatto....ho sempre odiato le bambole, fin da piccolo, silenziose e cupe, a volte sembra che nei loro occhi ci sia veramente vita e stiano tramando sempre qualcosa dietro l'ingenuità di un bambino preoccupato solo a giocare....comunque non c'è bisogno di preoccuparsi per certe mie fantasie su bambole animate o artefatti stregati...



Dopo questo breve pensiero l'assassino tornò a guardare fuori dal finestrino il paesaggio oscurato dalle tenebre della notte, da lui tanto amata.
Era veramente bello, si potevano intravedere le stelle nel cielo, non c'era nessuna traccia di una sola nuvola capace di rovinare uno spettacolo così fantastico, la luna in alto nel cielo faceva da protagonista circondata da tutte le sue sorelle minori che sembravano cercare di risplendere di più rispetto ad ella, ma invane... inutile la luna rimarrà la regina della notte, in alto nel cielo, l'unica che può trasmettere tranquillità ad un viaggiatore stremato dopo lunghe ore di cammino ed energie spese...

In seguito tornò a guardare i suoi compagni presenti in cabina, tutti seduti intenti ognuno a passarsi il tempo prima dell'imminente arrivo in città.

 
Top
Ruggi~
view post Posted on 9/1/2007, 18:27




Il Viaggio

Un altra nottata insonne a pensare su problemi forse praticamente inesistenti. Chissà se esisterà veramente quella persona... è incerto... è stanco. Molte notti a rimuginare sul suo passato corrente che gli scivolava dalla mente e gli si sbatteva in faccia come una spranga di ferro, ogni volta che quel ragazzo veniva colpito, lui si sentiva sfiancato. Inutile dirsi che gli aiuti non sono mancati ma lui rifiutava, si non li voleva, tranne da una persona che a lui stava molto a cuore.
Come è possibile?
Una persona che gli sta a cuore?
Ebbene si... questa figura che gli ha offerto semplicemente la sua mano è stata come un materasso che attutiva una caduta, come una mano che fermava un oggetto verso la sua inesorabile e inutile fine... insomma, è stata la salvezza.
Si svegliò di colpo, non ricordava, era soltanto avvolto dal suo cappuccio nero che gli copriva tutta la fronte compresa gran parte della faccia.
Keiner non si sapeva spiegare dove fosse, sentiva solo un gran baccano, dei movimenti sotto il suo apparente sedile in gomma piuma e purtroppo riusciva anche ad annusare una gran puzza di olio vecchio e ruggine. La polvere di certo non mancava, sicuramente dove era seduto lui, sotto le sue natiche, covava un esercito di acari. Apparentemente sembrava un treno. Non gli aveva mai visti da dentro fino ad ora ma ne aveva solo sentito parlarne. Aveva udito che questi aggeggi della meccanica andavano molto forte e soprattutto erano comodi per viaggi lunghi e noiosi. Per ora lui restava però di un altro parere.
Spalancò ancora di piu' gli occhi, si fece forza con le braccia e si mise a sedere composto.
Il demone scrutò in giro ma, su quel treno, non c'era anima viva, solo quelli del clan Toryu.
Il guerriero guardò attentamente fuori, il paesaggio non si riusciva ad osservare, sembrava un complesso mastodontico di linee colorate fra il verde, marrone e oro.
Il sole stava per calare per lasciar spazio a quella tanto aspettata notte che, con la sua compagna luna avevano affiancato tante notti il terribile demone. Ray era assortito nel leggere un libro, dall'apparenza interessante, ma il ragazzo non aveva voglia di fare domande, l'avrebbe annoiato.
Adesso era il turno di osservare la cabina dove tutti loro erano situati.
Be non c'è che dir piu' di tanto, presentava sempre e lo stesso unico colore giallino sulle pareti che poi assomigliava al bianco, a volte questo colore era interrotto o da delle pedate probabilmente provocate da bambini piccoli, oppure da altri oggetti che erano sporchi.
I finestrini erano abbastanza puliti, anche se sopra ci potevi trovare in alcuni punti, soprattutto negli angoli, vari residui che il giovine definiva tossici.
...Pettole...
“Schifo”
Solo un pensiero in quel momento bastava per definire quella porcheria.
Dopo essersi voltato l’armigero voleva inoltrare altre informazioni dentro alla sua mente riguardo quel posto.
Non c’era nient’altro da dire, solo che in quel vano si stava troppo stretti.
Alcuni sguardi, forse troppo azzardati ma faceva lo stesso, in fondo loro erano compagni di avventura e di casata, nessuno li avrebbe mai separati, soprattutto se li con loro c’era Ray.
Il demone non ci contava molto, ma ormai si era abituato… lui doveva fidarsi di se stesso e basta, non degli altri.
CITAZIONE
"Ray, sai già come ci dovremmo disporre appena arrivati in città? Dovremmo perlustrarla se non erro e trovare una via d'accesso per il tunnel dove e' situato l'artefatto. E da quello che ho capito dubito proprio che non troveremo certe sorprese alquanto sgradite durante le nostre ricerche..."

La mano corse al viso, scosse leggermente la testa come per dire no e infine si rimise a posto.
Lui si chiedeva.
“Solo io non mi preoccupo?
Solo io non ho paura della morte?
Sono solo stupide domande quelle e niente di che”
Il giovane, dopo quella domanda proferita ad alta voce da Altair, pensò su il piano che aveva spiegato il loro capo clan.
In effetti era facile, recuperare solo un artefatto, di certo quello non era un compito difficile, sicuramente ci saranno delle complicazioni durante il viaggio, in fondo Keiner era venuto solo per quello… uccidere.
Il buio era calato, finalmente iniziava il periodo favorevole al militare, sicuramente, in questa missione non avrebbe fallito o mancato l'obiettivo finale.
CITAZIONE
₪ Bene, stiamo per arrivare... domande? ₪

"Sempre il suo solito modo"
L' uomo aveva gia conosciuto il famoso ladro, in circostanze piuttosto particolari. Sempre con la sua solita barretta di cioccolata, una delle poche cose che gli dava i nervi, per fortuna ora non c'è l'aveva.
Il meccanismo su cui tutti erano seduti sopra stava per giungere a destinazione, di certo lui per ora, non avrebbe interrotto il suo silenzio.


Edited by Ruggi~ - 12/1/2007, 15:42
 
Top
Lady Hypnotist
view post Posted on 12/1/2007, 13:48




La notte era calata silenziosamente, e niente, se non l’improvviso predominare delle ombre su quel paesaggio, dava l’impressione che qualcosa fosse cambiato dall’inizio di quel viaggio.. o perlomeno, non in quella stretta cabina dove Nausicaa e altri compagni si trovavano.
Quella missione era partita con i migliori auspici: l’avevano informata che sarebbe stata portata in un luogo lontano, fatto che non la rendeva altro che felice; sarebbero andati alla ricerca di un oggetto, un artefatto, che a quanto pareva, in passato era stato molto a cuore ad un povero bambino che aveva perso la propria, giovane vita nel tentativo di impossessarsene..
..
TuTum-TuTum
TuTum-TuTum

..
Per quanto l’idea di tuffarsi in esperienze a lei nuove stuzzicasse la sua curiosità, bisogna ammettere che in quel momento, la giovane elfa si stava quasi pentendo di aver accettato quell'invito. Era stato Ray, il giovane capoclan, a convocarli.. lei, ed altre quattro persone..
Il rumore costante e quasi stressante di quello strano apparecchio mobile sul quale viaggiavano le aveva fatto entrare un forte emicrania, cosa assai rara per lei.
Aveva tentato di starsene un pò a sedere.. all'inizio.
In quella “stanzetta” era stata messa una specie di panca, un pò sporca, stretta, e scomoda..
anche se, bisognava ammetterlo, la presenza di un sottile strato di imbottitura poteva quasi far credere che quelli che si erano messi a sistemare quelle specie di cabine si fossero.. impegnati. L’idea di partenza forse era quella di far stare i viaggiatori comodi. Bah.
Ma quei dieci minuti nei quali aveva tentato starsene un po’ a sedere, per lei, erano stati fatali.
Una strana sensazione aveva iniziato a pervaderla.. mal di stomaco, nausea, giramento di testa.. che sommati ai forti spilloni che le attraversavano la testa a causa dei rumori, la stavano facendo impazzire. Insomma, erano tutti sintomi che non era abituata ad sentire.. non contemporaneamente almeno..
Si era trovata quindi costretta ad alzarsi in piedi, e a raggiungere il finestrino.. non sapeva perchè, ma osservare gli oggetti che al di là del vetro scappavano veloci, le faceva passare, per quel poco che le impediva di svenire, quello strano malessere..
Su quel coso che correva veloce, doveva ricordarsi di non salirci più.
O se proprio ci doveva salire, doveva ricordarsi di farlo da svenuta.
Almeno non si sarebbe ritrovata con lo stomaco alla rovescia come in quel momento.
Ormai fuori dal finestrino si poteva scorgere poco del paesaggio che stavano attraversando.. troppo buoi perché i suoi occhi potessero scorgere i particolari.
Non le piaceva la notte. Di notte non si può vedere ciò che si ha davanti, non si può capire bene chi si ha alle spalle..
Non che avesse paura del buio, intendiamoci: con gli anni, si era dovuta abituare anche alle tenebre più cupe, poichè ritrovandosi a viaggiare da sola, non c’era nessuno che l’abbracciasse e la tranquillizzasse, che le coprisse gli occhi quando non si poteva vedere niente, per dimostrarle che, nonostante l’apparenza, non c’era nulla da temere.
No, non aveva una vera e propria “paura del buio”.
Semplicemente, se c’era la possibilità di avere un po’ di luce, era meglio.
Quando era buio, la ragazza si sentiva strana: tendeva i sensi allo spasmo, non riuscendo più a concentrarsi per bene su quello che le stava attorno.. e poi era agitata, irrequieta, e facilmente irritabile.
Andava leggermente in panico.
..
TuTum-TuTum
TuTum-TuTum

..
Un rumore tanto fastidioso quanto ripetitivo.. mamma mia, come si stava annoiando..
Il capo, Ray, non dava considerazione a nessuno, se ne stava in un angolo a leggere.
Senza neanche essersene realmente resa conto, Nausicaa si era messa nel punto della cabina più lontano dal ragazzo che leggeva.. non aveva voglia di stargli troppo vicino.
Non si sentiva a suo agio con lui, non perché fosse arrogante, o maleducato, o altro.. semplicemente, sentiva che quel tizio le incuteva un certo timore.. ciò era strano, la ragazza raramente si metteva in testa certi preconcetti prima di conoscere accuratamente qualcuno, o di averci combattuto. Non che non avesse paura di niente e di nessuno, come ostentava la maggior parte della gente che nei suoi viaggi aveva incrociato, tutt’altro. Semplicemente, sapeva che di solito, se aveva paura di qualcuno, lo faceva per un motivo.
Mentre in quella situazione, il motivo non c’era. Qual ragazzo non aveva niente di terrificante, né bell’aspetto, né nel comportamento. Un ragazzo “normale”, si potrebbe dire.
Eppure, non sapeva perché, ma era sicura che, più stava lontano da lui, più si sentiva tranquilla.


CITAZIONE
Bene, stiamo per arrivare... domande?


La ragazza sussultò: la voce dell’umano l’aveva presa alla sprovvista, soprattutto perché aveva pronunciato quella frase nel momento preciso in cui si era messa a ragionare su di lui.
Si pensa al diavolo, e ti spunta accanto il forcone.
.. No, di domande non ne aveva. E poi, anche se ne avesse avute, l’aprir bocca avrebbe comportato un rischio enorme, in quanto il suo stato fisico era talmente precario da minacciare un rigetto da un momento all’altro.
Non era certo il caso.



CITAZIONE
"Ray, sai già come ci dovremmo disporre appena arrivati in città? Dovremmo perlustrarla se non erro e trovare una via d'accesso per il tunnel dove e' situato l'artefatto. E da quello che ho capito dubito proprio che non troveremo certe sorprese alquanto sgradite durante le nostre ricerche..."


“Ragazzi, che arguzia.”

Ecco, lo sapeva.
Stava diventando acida.
Meno male che quella frase si era accesa solo nella sua testa. Non le piaceva giudicare le persone, o meglio, non le piaceva far vedere che lei era una che giudicava le persone. Poi però lo faceva lo stesso.
E quel ragazzo, sembrava aver voglia di far arieggiare la gola.
E non era l’unica a pensarla in quel modo.. un altro ragazzo, seduto un po’ più in là rispetto a lei, si era passato la mano sul viso.. come a dire, ma perché tutte a me?
Se non altro, era una situazione allegra. Nausicaa si stava quasi dimenticando della nausea.
Il suo sguardo, poi, si spostò di pochi passi.. notò la presenza di un’altra ragazza, della quale fino a quel momento non si era neanche curata. A dire il vero, non si era neanche accorta degli altri due ragazzi.. ma solo perché stava male. Solitamente era più sveglia.
Era una fanciulla molto bella, una volta posati gli occhi su di lei, era difficile spostarli.
I capelli corvini le incorniciavano il viso, gli occhi gialli come i fiori di campo accendevano in quel volto dal colorito un po’ spento una luce radiosa, ma allo stesso tempo.. gelida.
Non dava l’idea di essere una ragazza troppo loquace, né cordiale.
Ma che importava? Era bellissima, e Nausicaa non era più in grado di distogliere lo sguardo da lei.. se si fosse girata, l’avrebbe presa di certo per un’indiscreta ficcanaso.
Come però, lo sguardo della mezzo-demone incrociò il suo, la giovane elfa non fu in grado di fare altro che sorriderle.. in quel momento, era solo ingenua, ingenua come la bambina che era un tempo, e che era stata costretta a dimenticare.. sperava che, con quel piccolo gesto, magari sarebbe stata in grado di vedere quegli occhi dorati assottigliarsi, brillare.. e sorridere..
..
..
TuTum-TuTum
TuTum-TuTum

..




SPOILER (click to view)
Ray, il mio nick si scrive Lady HYpnotist.. ç__ç


Edited by Lady Hypnotist - 19/1/2007, 14:05
 
Top
view post Posted on 12/1/2007, 17:25

Group:
Member
Posts:
2,330
Location:
far, in you sleepy subconsious.

Status:


[PNG] ~ [Rozenkristall]

Defcon 5
« I don't understand why I cannot control my hate
And this hate just helps me to destroy my faith
There's no war I really meant to start, I know
Just a wireless flesh with no remote control
»

Sera, se non notte. Una casa poco fuori città, una villetta familiare usata di rado. Al suo interno, in un salone al primo piano, due figure illuminate solo dalla luna. La stanza era ben arredata, mobili tutto intorno, grandi finestre, due divani posti uno di fronte all'altro ed un piccolo pianobar con pregiati alcolici. I due si trovavano vicino alla parete, sfiorati appena dalla luce della finestra che stava accanto a loro.
Lei, leggermente più bassa, con una coda di capelli corvini lunghi fino alle spalle, vestita nobilmente, con una lunga gonna ed una camicia a palloncino con fronzoli attorno ai bottoni e alle maniche.
Lui, capelli rosso cremisi, di media lunghezza, toccavano appena le spalle e la nuca. Occhi blu profondo, sembravano trafiggere quelli della ragazza. Vestito con una camicia nera e dei pantaloni del medesimo croma, delle scarpe eleganti. Alla cintura portava degli agganci, a cui erano serrati dei "coltelli", dalla lama pregiata e l'impugnature di cristallo.
La baciava, passionalmente. La mano destra affondava, sfiorandole il basso ventre, mentre un brivido percorreva il corpo della donna.
« Cosa c'è? Tuo marito non l'ha mai fatto? »
« E' troppo lontano, per importarmene. »
La sinistra le accarezzò lo stomaco, risalendo, posandosi sul seno e poi sul cuore. Chiuse gli occhi, appoggiando la testa sulla spalla della ragazza, ascoltando il battito eccitato e veloce del suo cuore. In una parola, Animale.
« Lo ami? »
« Cosa centra l'amore? »
Alzò lo sguardò, guardandola con le iridi spente. Sembrava annoiato, sia dal tono che dai comportamenti, e per niente eccitato, a differenza della compagna. Spostò la mano destra, portandosela alla cintura, e senza il minimo rumore prese una baionetta.
« In questo caso, non sei colei che cerco. »
Sembrava spirarle con scusa quelle parole, ma facendole capire che era colpa sua, e non del suo futuro assassino. Con un gesto elegante, veloce, quasi impercettibilmente violento, spostò la mano sinistra e conficcò nel cuore la lama metallica. La abbracciò, tenendole le mani dietro la schiena, e baciò di nuovo. Sembrava, ora che l'aveva condannata a morte, attivo e fuori controllo. Le aprì la camicetta, iniziando a baciarla mentre il sangue scorreva e lei, nei suoi ultimi attimi di vita, urlava. Arrivò alla gonna, e lei cedette alla morte.

Due ore dopo, il corpo ormai freddo della nobile si trovava su uno dei divani. Gli occhi chiusi, come se dormisse. La camicia era aperta, quasi distrutta, e tutta la stoffa era sporca di sangue al pari del busto di carne. La lama era stata rimossa ed ora, pulita, non si poteva distinguere dalle altre. La gonna non v'era, e dalle condizioni dell'organo riproduttivo si poteva affermare che gli abusi erano continuati per molto post mortem. Almeno, fino a quando il corpo era ancora caldo.
Il giovane assassino era invece sull'altro divano, e la guardava soddisfatto. I pantaloni chiusi, se non per il bottone aperto, si era tolto la camicia. Su spalle, schiena e braccia si potevano vedere cicatrici, dovute a tagli profondi eseguiti con lame. Sul petto, invece, un tatuaggio. Partiva dall'ombelico, con uno stelo spinato. Una rosa, poi. Dallo stelo partivano due rammificazioni, che andavano a diventare delle ali. Queste, a loro volta, venivano trafitte da due armi identiche a quelle del giovane. Una con la lama rivolta verso l'alto, l'altra, verso il basso.
Una gamba era posata sul piano bar, e tra le mani stringeva una delle bottiglie di liquore.
Bevve un lungo sorso, e il liquido gli cadde sul petto. Lo asciugò, chiuse per degli attimi gli occhi. Poi si alzò, indossando la camicia nera, rimise al loro posto le armi, e prese una cartellina, poggiata su un piccolo tavolino. Guardando i fogli al loro interno, uscì dalla casa con indosso una lunga giubba nera e si diresse alla stazione.
 
www //  Top
Nahenia~
view post Posted on 12/1/2007, 20:06




La dura parete di ferro soreggeva la stanca schiena della druida avvolta nel suo scuro mantello.
Era lì, immobile, col cappuccio tirrato e le braccia incrociate, mentre gli occhi chiusi erano rivolti al sudicio pavimento.
Le ciocche dei capelli, che sinuosi scappavano dal caldo abbraccio del capuccio, dondolavano ad ogni scossa della macchina di ferro, penzolavano in aria eseguendo un movimento quasi ipnotico...
Anche lei avrebbe voluto evadere da quella morta prigione, anche lei avrebbe voluto andarsene, scappare oltre quelle pareti e trovarsi là in mezzo, a quella natura che continuava a gridare il suo diritto a vivere, che ancora resisteva sotto la minaccia dell'uomo....
Avrebbe voluto farlo, ma non lo fece, rimase solo lì immobile, con lo sguardo al finestrino guardando passare velocemente contorni di figure non definite, colori sfuocati e un sole, un sole che presto avrebbe incontrato Morfeo.

Brividi, continui e seccanti brividi le prendeva la schiena. Cominciavano dal basso per poi piano piano salire fino ad arrivare al collo dove lì, dopo pochi secondi, si dissepavano...
Erano estremamente seccanti.
Non era il freddo a provocarli, non era neanche l'opressione di quell'aria morta, era quel ragazzino.
Quell'umano era la fonte di tutta quella tensione.
Più e più volte il suo sguardo era caduto su quel ladruncolo tutto impegnato a leggere i suoi libri... Più e più volte aveva cercato di penetrare nei suoi occhi, aveva cercato di capire, aveva cercato di scoprire... Ma ogni volta finiva sempre nello stesso modo...
Una paura cieca e illogica la stringeva, come illogico era il motivo della sua presenza in quel gruppo....
Si sentiva il sangue gelare, il cuore scalpitare e i pensieri correre via...
Più e più volte aveva cercato....

Fu per quello che Dexitea decise di chiudere gli occhi, per non vedere la natura che grida, ne per vedere la paura che avanza...

Ma fu tutto inutile... Anche se i suoi occhi era velati dalla palpebre, anche se il volto era chino sul pavimento, udiva il lamento strazziante della natura, la sua voglia di vita che viene soffocata dalla morte che avanza assieme all'uomo.
Udiva la paura che palpitava col battere del Suo cuore, l'udiva crescere e vivere con il Suo respiro che lieve si infrangeva sulle vecchie pagine del libro...
Era tutto così opprimente e quel suo mantello non la copriva abbastanza.
*
CITAZIONE
Bene, stiamo per arrivare... domande?

Come un soffio, che silenzioso tocca il collo per poi recare brividi e angoscie, lo stesso fu per Dexitea quella voce...
No. Lui stesso aveva risposto all'unica domanda della druida.
Mancava poco.. Presto quell'agonia sarebbe finita... E con essa quell'illogica paura...
Mentre altri esponevano i propri quesiti o semplicemente rimaneva in silenzio, la druida si staccò dal muro.
Le lunghe ciocche corvine si posarono sul seno, le mani ricaddero dolcemente sui fianchi e da sotto il pomposo cappuccio, i suoi grandi occhi si spalancarono.
Guardò, senza rimpianto, un ultima volta quella triste cabina.
Guardò di sfuggita i suoi prossimi compagni riconoscendo fra loro solo Keiner, il demone che insieme al malaticcio Ru, combatterono per “l'onore” di Murony.
Oltreppasso con lo sguardo il ladruncolo, poiché per quel giorno di brividi ne aveva abbastanza...
Inaspettatamente dalla parte opposta dove si trovava il comandante vi era una ragazza...
Un volto tanto candido quando bello...
Un volto già visto... Ma in quell'istante non seppe dire dove ne chi fosse quell'elfo tanto radioso.
Non chiese niente.. neppure una parola, ma di già le regalava un sorriso, quella fanciulla “mai” vista le stava donando un sorriso... Un sorriso incredibilmente bello.
Si sentì le gote rosse, eppure la sua pelle era sempre la solita, pallida come il volto della luna...
Sentì le palpitazioni del cuore tornare regolari, il freddo della sua destra contrastare il calore della sinistra.
Se da una parte Ray le incuteva timore, quella fanciulla le donava una sensazione di incredibile stabilità, quiete e serenità...
Anche se il gesto che si apprestò a compiere non apparteneva a quell'essere freddo, non potè fare a meno di socchiudere gli occhi e sorriderle... Un sorriso durato pochi secondi poiché gli occhi si riaprirono e il capuccio calò nuovamente ...
Adesso basta, era stanca di quell'aria viziata.
 
Top
Trias lo Stregone
view post Posted on 14/1/2007, 01:03




»Il Buio e la Paura hanno lo stesso colore«
~Thinking
~

«Che l'uomo sia lacerato dal cielo e dalla terra, pazienza, ma il peggio è che alla fine del cielo vuole il brandello che è stato strappato dall'inferno, e l'inferno è affamato di quello conquistato dal cielo.»
Stanislaw Lec~

I grandi occhi di quel argenteo pallore baluginarono.
Baluginarono nell’ombra che il cappuccio lanciava su quel pallido volto.
La figura ammantata di nero alzò lo sguardo che si posò su un Ray immerso nella lettura di un grosso tomo. Ray… era cambiato molto da come l’aveva conosciuto, troppo in effetti, ancora non aveva imparato a conoscerlo, ma lo studiava da un pezzo, ormai.
Il giovane capo sorrise. Un sorriso strano che caratterizzava quello stravagante individuo fra centinaia. Il suo sorriso unico. Unico e solo.
Murony sorrise a sua volta inarcando leggermente i lati della bocca. Si voltò verso il finestrino, vicino al quale era seduto, e guardò fuori. Tutto sfrecciava come se si muovesse a velocità folle davanti al treno. Alberi, case, animali al pascolo, prati, questo effimero susseguirsi di oggetti divertiva Murony e rendeva in viaggio sul treno davvero dolce e letéo.
Non era la prima volta che saliva su un treno, per la precisione la terza che si imbatteva in quei “Serpenti con le ruote”. Quella era la prima volta che si divertiva, di solito i treni gli mettevano tristezza.
Era strano come dei pezzi di metallo così freddi potessero racchiudere una tale quantità di emozioni senza esplodere. Tristezza. Felicità. Commozione. Malvagità. Bontà. Tutto raccolto in quel aggeggio che per alcuni poteva essere la fuga dal passato e un viaggio verso il futuro, per altri un viaggio dal futuro al passato. Era come una macchina del tempo. Una malinconica macchina del tempo.
Il giovane ladro appoggiò la fronte sul freddo vetro del finestrino e chiuse gli occhi. Non stava dormendo, e nemmeno cercava di dormire, stava solo pensando al piano che già aveva delineato nella sua mente. Nulla l’avrebbe distolto dall’obbiettivo. Conosceva benissimo la storia di Mater, città di fantasmi.
Curioso come la continua necessità dell’uomo di riempire il vuoto che lo circonda abbia, appunto, portato ad aver paura dei luoghi desolati e che la stessa necessità di riempire il nulla aveva porta all’invenzione dei “fantasmi”. I fantasmi non erano che il frutto della paura umana, e di qualsiasi creatura terrena, di riempire un vuoto che altrimenti avrebbe causato ancora più terrore di un fantasma vero e proprio.
Il buio e la paura hanno lo stesso colore.
Le leggende dei fantasmi erano state alimentate dalla paura. E’ lo stesso motivo per cui, geneticamente ci si tramanda le fobie. In teoria gli uomini paurosi e fifoni vivono più a lungo di quelli coraggiosi e temerari, perché cercano di preservare sé stessi a causa delle loro fobie, e hanno quindi la possibilità di procreare,. Ciò ha portato al tramandarsi determinate paure: come quella dei ragni, dei luoghi chiusi, del buio, del nulla e di conseguenza dei fantasmi.
Il buio e la paura hanno lo stesso colore.
Il ladro riaprì gli occhi grandi, luminosi e grigi, attenti come quelli di un rapace e sollevò la testa dal finestrino, dove l’aveva appoggiata, e si stabilizzò sul sedile, mentre il monotono e ritmico muoversi del treno sulle rotaie gli risuonava nelle orecchie.
Ray era ancora immerso nella sua lettura.
Sembrava che tutto gli scivolasse sopra, era freddo, distaccato, non un bagliore di umanità traspariva da quegli occhi se non per sbeffeggiarti o deriderti. Probabilmente il nuovo Ray non gli sarebbe mai piaciuto rispetto a quello vecchio così gentile e addirittura premuroso.
Quello sembrava un pezzo di ghiaccio. Congelato. Chiuso in se stesso, i contatti con l’esterno erano rari, occasionali ridotti al minimo indispensabile.
Incuteva terrore, e forse, anzi sicuramente, quello era il suo scopo. A Murony non faceva poi così paura era più una forma di rispetto che provava verso di lui, non vera e propria paura.
La paura e il buio hanno lo stesso colore.
Il flusso di pensieri di Murony venne interrotto dal cambiamento nel ritmo del moto ferroviario. Gradualmente ma perfettamente percettibile il treno cominciò a rallentare. Questo non si era ancora fermato che Ray parlò, il tono della voce piatto e liscio come una superficie di ghiaccio.

CITAZIONE
₪ Bene, stiamo per arrivare... domande? ₪

Domande?
No non ne aveva nessuna. Aveva già chiaro quello che doveva fare Ray e quello che avrebbe dovuto fare lui per raggiungere il suo obbiettivo. Niente di più, niente di meno.

«No. Nessuna.»

La voce di Murony sembrò riecheggiare da sotto il cappuccio, mentre gli occhi si posavano sulla stazione che adesso appariva perfettamente visibile anche da dentro il treno.

«Nessuna.»

Ripeté come per convincersene.
Murony pensò soltanto che il buio e la paura hanno lo stesso colore.


SPOILER (click to view)
Scusate il ritardo ^^"


Edited by Trias lo Stregone - 14/1/2007, 16:33
 
Top
view post Posted on 14/1/2007, 13:58

Group:
Member
Posts:
2,330
Location:
far, in you sleepy subconsious.

Status:


[PNG] ~ [Rozenkristall]

10.000 Watts
« Fuck you, I don't need your boring love
I got the pills and they thrill me enough
There's hope
A new world order
A new race, that's crossing the border
»

Una carrozza privata, di un treno privato che viaggiava su una linea privata. Tutto era promesso alla comodità, la stabilità che vi era all'interno della cabina era a dir poco sorprendente.
Straiato su una fila di sedili, si ritrova a noi il ragazzo dai capelli rossi. Dormiva? No di certo. Con una lama, giocava a passarsela leggermente avanti e indietro, percorrendo il braccio.
Dopo dei minuti passati così, con gli occhi chiusi nel più completo buio, scagliò dalla parte opposta il coltello. Aprì gli occhi, e due fiamme azzurre sembrarono invadere, come fanali, la stanza. Una luce di follia, lunaticismo.
Rise, una risata straziante, che variava dagli acuti ai bassi. Si passò una mano trai capelli e guardò il soffitto di ferro della cabina che si muoveva leggermente.
« Stò arrivando, Nächtliches Gelsomin. Mi farai provare di nuovo la paura del buio? »

Un labirinto. Camminava piano, a passi spensierati, quansi saltellando e divertendosi. Un ghigno sul volto pallido, un'espressione di puro e semplice divertimento.
« Tap Tap. Where are you, Ghost of Mater? »
Si fermò, ad un punto cieco. Davanti a lui, una ragazzina che teneva stretta una grossa bambola. Erano quasi invisibili le fattezze di quest'opera, poichè nascosta da molti strati di vestiti. Solo degli occhi luminosi ed una bocca.
« Eccoci qui. I won't hide-and-seek with you, right? »
Fece un passo in avanti, e la bambina corse via, superandolo. I capelli vennero mossi dallo spostamento d'aria, andando a nascondere gli occhi. Il sorriso persisteva sul volto dell'individuo.
Si girò, dandole dei minuti di vantaggio. Aveva distrutto tutti i punti che portavano all'interno del labirinto, lasciando libere solo le strade per l'esterno. Ormai, aveva compiuto gran parte dell'opera. Per la prima volta da quattro giorno che era lì, correva.
Raggiunse l'entrata pochi secondi dopo la ragazzina, ed infatti la vide a qualche metro di distanza. Si appoggiò all'apertura e fischiò. Un lungo suono acuto che pervase tutta l'area, deserta.
La bambina cadde. Si girò, in preda al panico. Il ragazzo alzò un braccio in segno di saluto. La ragazza riprese in mano l'artefatto e continuò a correre.
Ad un certo punto, si fermò. Perplesso, il ragazzo iniziò a camminarle incontro con le mani in tasca. Si era forse arresa? Arrivato a pochi metri, semplicemente imprecò. Una barriera. Non poteva raggiungerla.
« Stupida marmocchia. Dammi la bambola. »
Le lanciò contro una baionetta, con un gesto veloce ed armonioso del braccio. La lama squarciò l'aria, diretta ad alta velocità verso la testa della bambina... ma scontrò contro un "qualcosa", e venne lanciata lontano.
 
www //  Top
view post Posted on 14/1/2007, 15:47
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


Solo uno, fra tutti aveva avuto il coraggio di porgli una domanda. Il nuovo arrivato.
Non lo aveva ancora visto, e quando parlò, lo guardò come se fosse spuntato come un fungo senza alcun preavviso. Chi diavolo era?
Tuttavia non disdegnò di rispondere alla sua domanda... non ne aveva motivo, in fondo.


CITAZIONE
"Ray, sai già come ci dovremmo disporre appena arrivati in città? Dovremmo perlustrarla se non erro e trovare una via d'accesso per il tunnel dove e' situato l'artefatto. E da quello che ho capito dubito proprio che non troveremo certe sorprese alquanto sgradite durante le nostre ricerche..."

₪ Bè... suppongo che lo scopriremo da soli quando giungeremo sul posto, no? ₪


Sorrise, e si appoggiò allo schienale, riimmergendosi nella lettura.

[...]


Il treno si fermò circa venti minuti dopo. La stazione era in periferia, al di sopra di una collina, ma avrebbero raggiunto Mater in pochi minuti, senza farsi troppi problemi.
Come volevasi dimostrare, era ormai notte profonda, e le stelle apparivano nel cielo come un disegno astratto perfettamente visibili e naturalmente magnificenti.
Le ignorò, procedendo per la sua strada.
Stavano percorrendo un piccolo percorso sterrato al di sopra di una erbosa collina, senza sassi né impedimenti, che pian piano si abbassava, infossandosi sempre più all'interno della valle nella quale era sita la "ridente" cittadina abbandonata e diroccata di Mater.
Si fermarono quando ormai la città era alle porte, e il borgo si apriva sotto di loro. La collina si era rivelata un parapendio di una decina di metri che vergeva sul villaggio, infossato quasi in un buco, o almeno così pareva. A fianco si poteva comunque denotare un sentiero che portava all’interno, anche se guerrieri del loro calibro avrebbero potuto ben resistere ad un così misero balzo verso il basso.
Le case di Mater erano coperte dall’edera e dai rampicanti, in pietra scura, e la fievole brezza notturna le rendeva ancora più inquietanti, come la totale assenza di suoni.
Spesso, per strada, si poteva notare come il terreno era ceduto più di una volta, lasciando spazio ai tunnel che formavano il labirinto di cunicoli sotterranei, immersi nell’oscurità e illuminati solo da qualche rara torcia.
Alcune case cadevano in pezzi, e drappi sospinti dal vento si alzavano in ogni dove, confermandole quindi il meritato nome di “Città fantasma”.
Non avevano ancora deciso sul da farsi quando sotto di loro si udì un suono simile a quello di una scarica elettrica, a infrangere il silenzio circostante.
Volse lo sguardo verso il basso e, sotto di se, vide tre persone.
Un uomo dai capelli rossi, una bambina bionda coperta di stracci, e quello che sembrava un uomo adulto, accanto a lei, talmente coperto da risultare impossibile scrutare le sue fattezze.

CITAZIONE
image

Gli ultimi due erano dietro una barriera, e il primo sembrava guardarli con allegra disapprovazione.
A quanto pareva non era stato difficile trovare la bambola, il grosso uomo coperto dai vestiti. Ma c'era un problema di percorso. Quel tizio sembrava infatti parecchio ansioso di varcare quella barriera, e non vi erano molti motivi per farlo, d'altronde. Inoltre, quella barriera non avrebbe retto per molto.
Estrasse lentamente di tasca una barretta di cioccolato, mentre il tizio dai capelli rossi lanciava una baionetta contro la barriera, provocando un altro rumore simile ad una scarica elettrica.
Morse la barretta, i suoi sottoposti che lo guardavano in attesa di ordini e lo psicopatico, più in basso, che cercava un modo di penetrare quel muro invisibile.
D'un tratto si riscosse, come se si fosse accorto della situazione solo in quel momento.

₪ E allora? Avete intenzione di andare ad aiutarli o no? Non mi pare che quel tizio abbia buone intenzioni. ₪


Diede un altro morso alla barretta, e scrutò i suoi "adepti", sorridendo, in attesa di una loro azione... non avrebbe impedito nulla a nessuno in quella missione, infatti.


Edited by Ray~ - 14/1/2007, 19:30
 
Top
Chri~
view post Posted on 14/1/2007, 23:36




Il treno finalmente giunse alla stazione nei pressi della città, la quale la si poteva già vedere in lontananza, sembrava una grande tomba siccome era infossata nel terreno; dopo una breve camminata giunsero alle porte della famigerata città fantasma, la quale era ancora più misteriosa e oscura vista sotto la luce notturna scaturita dalla luna che rendeva le case circostanti alquanto inquietanti, sembrava che la luna si divertisse a far apparire quelle case come grandi guardiani d' un colore pallido in attesa di un lontano visitatore giunto per ammirare il mistero dell'ignoto o magari aver sentito pronunziare in un qualche libro la leggenda che percorreva le vie di quella città fantasma...

Entrati in città si poteva subito notare la rovina che colpì quel posto, tutto cadeva a pezzi, c'erano detriti e macerie dappertutto; più che una città fantasma sembrava una città colpita da carestie e da guerre... Dopo una breve osservazione del posto continuarono a camminare ancora per una decina di minuti, fino a quando un rumore come di una scossa elettrica giunse alle orecchie dell'assassino il quale si fermò per vedere la fonte di quel suono appena avvertito.

Altair guardò sotto di sè, e notò con stupore che lungo le vie del labirinto sotterraneo si ergeva una figura umana intenta a distruggere una barriera eretta da altri due soggetti, e sembrava stesse riuscendo nel suo intento; uno di essi appariva come un uomo coperto da semplici panni, l'altra persona era una bambina dai lunghi capelli biondi, anche se non si riusciva bene a vedere esattamente il viso dei soggetti presenti, la luce lunare poteva offrire solo quelle misere informazioni.

Ad un tratto Ray che era davanti al gruppo dopo aver tirato fuori una tavoletta di cioccolato e dopo averne morsicato un pezzo, disse:

₪ E allora? Avete intenzione di andare ad aiutarli o no? Non mi pare che quel tizio abbia buone intenzioni. ₪



L' assassino non se lo fece ripetere due volte, gli ordini sono ordini e di conseguenza vanno eseguiti alla lettera.
In un rapido movimento del braccio destro Altair prese la sua balestra ad una mano posta sulla schiena, la quale era sempre pronta a scoccare il primo dardo, per motivi di velocità, fece partire il dardo in direzione del misterioso uomo situato sotto i loro piedi che cercava di spezzare l'incantesimo difensivo eretto a quanto sembrava dalla bambina o da quell' altro ambiguo soggetto dai capelli rossi.
Per sicurezza l'assassino estrasse anche la sua spada per un eventuale scontro corpo a corpo, anche se dubitava poteva essercene uno siccome avevano il vantaggio numerico dalla loro parte, certo però essere cauti non poteva altro che fare bene...ci si può aspettare di tutto da qualsiasi nemico...

 
Top
Ruggi~
view post Posted on 16/1/2007, 23:55




Il Particolare

"Una nottata insonne"Pensò il ragazzo che intanto si stava per avviare fuori dalla cabina.
Finalmente erano arrivati, il fondoschiena bruciava per il troppo ozio e soprattutto perché quei sedili non erano affatto comodi, come se non bastasse aveva fatto un sogno, dove stava per scoprire il suo passato, ma purtroppo, era stato fermato sul piu' bello.
"Una vera seccatura... potevo starmene a casa"
Era un periodo in cui Keiner si arrabbiava molto piu' facilmente delle altre volte, forse per motivi sconosciuti oppure era semplicemente la stagione.
Il treno sbuffò due o tre volte spaccando i timpani del demone, quel rumore assordante uccideva le sue orecchie, imprecò sottovoce in modo tale che nessuno lo potesse sentire, si guardò le mani che riapparvero da sotto il gigantesco mantello color pece.
Avevano delle cicatrici.
Che cosa sono?
Una voce gli apparve come in una specie di flash, una voce quasi familiare, quasi assomigliava a quella di Murony, il leggendario ladro che, insieme a Ray potevano fare una bellissima coppia. Sicuramente il capo del Toryu non faceva amicizia molto facilmente, no, sembrava che scegliesse dei prescelti, tranne a volte che permetteva ad un ultimo di entrare nella sua cerchia perfetta. Cerchia di valorosi.
Finalmente all'aria aperta e fuori da quel "mostro della meccanica" il guerriero respirò un elemento nuovo, non inzuppato di polvere nera, olio e carbone. Una divina freschezza che percorreva le membra dell'armigero lo fece per un attimo rilassare, il giovine inclinò la testa in modo tale da guardare le stelle, il cappuccio gli scivolò lentamente dalla faccia... ma lui non volle... No.
Una mano corse, fece una maratona lungo l'aria per poi afferrare all'ultimo secondo il piccolo pezzo di seta del cappuccio, e tenerlo.
Ancora il suo aspetto appariva sfigurato, si... non sapeva ancora che cos'era, ma nel buio brillavano solo i suoi occhi di un colore talmente intenso da trasmettere paura.
Barcollò per un momento, si aggrappò ad un albero vicino e intanto sentì una lieve cicatrice riaprirsi. Il sangue incominciò a sgorgare, bagnò tutto il vestito sotto il collo di un rosso che mischiato al nero non si poteva vedere ma solo annusare.
Decise di continuare, le stelle bagnavano il cielo come un infinità di gocce di luce appoggiate su uno sfondo scuro, l'erba scrosciava addosso alle scarpe di Keiner che intanto era occupato a raggiungere gli altri.
Ben presto i passi del giovane al posto di essere attutiti dalla natura furono ampliati da quella stradetta molto stretta, sterrata e senza neanche un po' di fili d’erba, qua e la si potevano notare topi e serpenti.
Guardava sempre in basso, non voleva far vedere il sangue che gli scivolava tra la pelle, non era il tipo.
Lui si identificava come una personalità chiusa e infernale, quasi distruttrice. Il suo compito infatti in quella missione era solo uccidere, ne aveva voglia... voleva mangiare.
Un altra ferita si aprì... stavolta sulla fronte. Uno schizzo di sangue brillò al buio, la luna colpì a sua tradimento facendo notare quel segno di debolezza. L'uomo si accasciò a terra, atterrò in ginocchio, per un attimo il sue respiro fu talmente profondo da poter sentire la terra entrargli nelle narici, il liquido rosso colò dalla fronte e andò a schiantarsi al suolo.
"Che cazzo sto facendo..."
Con uno sforzo immane si risollevò, si appoggiò ad una roccia li vicina, respirando affannosamente riprese il fiato.
Per fortuna i suoi compagni erano piu' avanti di lui.
"Quanto resisterò a lungo... cosa mi sta accadendo?"
La trasformazione era stata piu' radicale del solito, l'aveva rovinato, le cicatrici ci avrebbero messo del tempo a guarire del tutto.
Ed ecco che la città di Mater apparve, un gigantesco buco, ricoperto di tantissima polvere, qualche sporgenza qua e la e basta.
Le case quasi non c'erano, solo cumuli di macerie raggruppate e strade desolate e piene di orrori.
Dei rumori si udivano in lontananza, sembrava qualcosa di elettrico, un bagliore si propagava ogni volta che si sentiva quel rumore, un alone in lontananza sul blu, blu chiaro si estendeva fino al cielo.
Per una delle prime volte il ragazzo era curioso, interessato nel vedere da dove proveniva quell’energia.
Mentre si avvicinavano il giovane aveva preso terreno dai suoi colleghi di armata, adesso stava dietro a Ray. Con una mano teneva premuta la ferita sulla fronte che intanto stava ancora perdendo del sangue, ben presto perse quasi la vista e vide tutto rosso. Con uno battito di palpebre la percezione si annebbiò e poi ritornò normale, quel liquido che lui perdeva a poco a poco diminuiva fino a fermarsi coagulandosi sull’intera lesione.
L’intero gruppo si avvicinò sempre di piu’ al dirupo che iniziava ad aprirsi sotto di loro, stavolta vide una barriera protettiva azzurrina, quasi color elettricità che proteggeva due figure, da lontano non si potevano distinguere bene soprattutto nelle condizioni in cui era il combattente.
Poi girando la testa altrove si poteva notare una figura sinistra, ambigua e misteriosa, possedeva dei capelli rosso intenso, quasi come quelli di un diavolo, un corpo minuto che si riusciva ad identificare mentre lanciava la sua arma contro il muro magico.
Ecco che subito intervenne l’impulsivo…”Altair”…
D’ora in poi gli avrebbe dato l’etichetta di quello che agisce senza pensare, lo stupido in poche parole.
Ray invece tirò fuori ancora una volta la sua stramaledetta barretta di cioccolato e si apprestò a dargli un primo e lesto morso.
“COSA!?”
Keiner divenne nero in faccia, stavolta piu’ di due cicatrici si aprirono, spruzzando sangue da tutte le parti.
Ancora non si piegò in ginocchio ma era debole, accusava la stanchezza. L’armigero diede un ultimo sguardo al dirupo e poi avvicinandosi sempre di piu’ vide un tetto di una casa sotto di lui che portava allo spiazzo sottostante dove si stava eseguendo l’incontro tra il presunto psicopatico e le due persone indifese.
Scambiò un occhiata fugace alle due donne come in segno di sbrigarsi, poi guardò Murony, suo compagno di avventura, e li… stette zitto, non fece neanche cenno con la testa. Quel ladro emanava un aura strana per lui, come quasi se fosse un mostro, un entità maligna.
Un brivido gli corse sulla schiena, in un leggero movimento di vita se lo scrollò di dosso e si decise a saltare giù stando attento a calcolare le distanze di altezza.
Il cappuccio restò fermo tenuto dalla mano, il mantello si sollevò dovuto all’aria che impattava contro il guerriero.
Con due agili salti riuscì a raggiungere lo spiazzo.
Finalmente si ritrovò davanti l’aggressore…
STRAK…
La carne cedette dalla fronte del militare e cadde per terra per far posto ad un corno ricurvo che finiva all’indietro superando l’ombra del cappuccio, un urlo di dolore si propagò nel luogo.
Il giovine però guardava ancora l’uomo misterioso che forse avrebbe usufruito di quel momento per attaccarlo.
Un lungo flusso di sangue partì in direzione di una casa li vicina, infine bagnò un po’ tutto il terreno nei dintorni.
“Che diavolo mi sta succedendo?
Cosa diavolo è questa trasformazione?
Mi sento molto piu’ debole…”
La visione gli si annebbiò di nuovo e diventò color cremisi… proprio come i capelli della figura misteriosa davanti a lui.
Chi sei?
Rivelati…

Con le ultime forze pronunziò quelle parole in modo tale che fossero sentite solo dai presenti vicino a lui.
Per la prima volta in vita sua… non era sicuro che c’è l’avrebbe fatta a vincere.



 
Top
Lady Hypnotist
view post Posted on 19/1/2007, 14:03




Un sorriso bello come un fiore di campo..
Fugace come la dolce melodia di un’arpa nella notte..


Finalmente erano arrivati.. con tutta la buona volontà disponibile, Nausicaa non ce l’avrebbe fatta a resistere ulteriormente su quello strano veicolo, il suo fisico reclamava una ferma e solida distesa di terra sotto i piedi.
Scese da quell’ammasso di ingranaggi di ferro, seguendo Ray, e rischiando di sfracellarsi la faccia a terra: la testa le girava ancora un po’, e quei gradini di ferro che erano stati messi per aiutare i passeggeri a scendere erano terribilmente piccoli.
Una volta messi i piedi sulla sicura pietra della stazione ferroviaria, l’elfa trasse un sospiro di sollievo, sentendosi già molto meglio.



°°°

“Mentre muoveva i primi passi, seguendo il gruppo che si stava dirigendo alla città, notò che la ragazza che aveva viaggiato con lei sul treno regalandole quel breve sorriso era proprio al suo fianco.. adesso che, grazie al suo rinnovato stato salutare, le sue capacità percettive erano decisamente migliorate, si era resa conto che una strana aura circondava la persona accanto a lei.. le dava sensazioni diverse: insomma, per quanto guardarla le desse una pace quasi magica, starle vicino metteva i suoi sensi in guardia.. che quella fanciulla possedesse caratteristiche demoniache?
No, impossibile… probabilmente i suoi sensi erano ancora turbati dalla disastrosa esperienza del treno.
Quella creatura non poteva di certo essere che un’umana.

- Perdonatemi se vi disturbo, ma desidero sapere una cosa da voi, sebbene il vostro freddo sguardo lasci intendere quanta sia la vostra reale voglia di fare conversazione.. -

la giovane elfa attese che gli occhi del color delle foglie d’autunno di quella splendida ragazza si incrociassero con i suoi, per poi porle la sua domanda.

- Qual è il vostro nome? Nausicaa è il mio.. perdonate l’impertinenza delle mie parole, le buone maniere mi impongono di presentarmi prima di ricevere la vostra risposta.. -


°°°



Il gruppetto si era incamminato intanto per il sentiero che li avrebbe condotti a Mater, la “poco ridente” cittadina che poco dopo apparve ai loro occhi.. lugubre, spenta.. morta.
Il buio che la abbracciava la rendeva ancora meno piacevole alla vista di quanto non lo potesse essere di giorno: alcune delle abitazioni erano ridotte molto male, imprigionate dalle piante rampicanti, altre completamente crollate.. ma quelle che incutevano maggior timore erano le case che, rimaste in buono stato, si affacciavano sulle vie della cittadina.. le porte erano spalancate, sbattute dal vento, o completamente assenti.. sembrava che da un momento all’altro qualcuno potesse uscire da una di esse, fantasma di chi una volta in quella città aveva vissuto..
Erano appena giunti sull’orlo di un piccolo precipizio, non più alto di una decina di metri, che i loro sguardi furono catturati da alcune figure sotto di loro… una strana visione, visto che quella cittadina, da quanto era risultato fino a quel momento, doveva essere deserta..
Una bambina, un piccolo angiolo biondo; una strana figura, coperta di stracci; un uomo con i capelli sanguigni.
Nausicaa fece un paio di passi in avanti, ponendosi proprio sull’orlo del pendio, superando i compagni del gruppo.. voleva veder meglio, cercava di capire cosa stesse succedendo.. l’umano cercava di fare del male a quella bambina, quello era palese.

CITAZIONE
₪ E allora? Avete intenzione di andare ad aiutarli o no? Non mi pare che quel tizio abbia buone intenzioni. ₪

Ma..
L’elfa guardava sconcertata il giovane capo.
Era tranquillissimo, aveva pronunciato quelle parole mentre sgranocchiava una barretta di cioccolato, appena tirata fuori..

- … -

Non riusciva ad aprire bocca. Insomma, laggiù c’era la vita di una bimba in pericolo. E Ray se ne stava placidamente ad osservare la scena. Anzi, si era addirittura messo a incitare i membri del gruppo a fare qualcosa.
Si volse nuovamente con ansia verso la bambina e la creatura al suo fianco, quando la sua attenzione venne catturata dal movimento di uno dei compagni, che si stava apprestando ad estrarre una piccola balestra.. perfetto, se anche quell’attacco fosse durato poco, le avrebbe dato il tempo di muoversi.
Doveva proteggere quella bimba.
Con un balzo, si trovò in fondo al piccolo parapendio: le sue gambe elfiche furono in grado di reggere il colpo della caduta, e adesso la ragazza si trovava a poca distanza dal trio, equidistante dall’uomo e dalla bambina.
Socchiudendo gli occhi, l’elfa raccolse tutta la sua concentrazione: le sue fattezze iniziarono a diventare meno nitide, la sue pelle più opaca.. sempre più spenta.. fino alla trasparenza completa di ogni parte del suo corpo: invisibile all’occhio umano, demoniaco o elfico, poteva muoversi indisturbata..

SPOILER (click to view)
Mimesi
Effetto attivo - il portatore potrà mimetizzarsi con l'ambiente circostante, e potrà anche muoversi come lo desidera, purchè non si muova troppo velocemente o troppo avventatamente.
Non appena il portatore effettuerà un attacco, utilizzerà una tecnica o esegua un'azione diversa dal semplice movimento, tornerà immediatamente visibile.
Consumo di enegia= basso


Iniziò a camminare, non troppo rapidamente, per evitare di sciogliere l’incantesimo di cui si era avvalsa, ma abbastanza da poter raggiungere la coppia in pochi secondi: una mossa a suo pieno vantaggio fu quella del demone che, suo malgrado, stava nel gruppo assieme a lei; si era portato, con un balzo, davanti all’uomo dai crini di fuoco, pronunciando parole che non interessarono l’elfa: era perfetto, aveva il tempo di giungere dalla piccola, mentre quei due erano impegnati a colloquiare. Il tipo sembrava pericoloso, e quel demone rischiava parecchio a starsene lì, disarmato.. ma infondo, cosa le poteva importare? Era uno sporco demone, il mondo senza di lui non sarebbe di certo diventato peggiore. Sarebbe morto per una buona causa.
A arrivò dalla bambina, che ancora si teneva stretta a quello che, da vicino, pareva un fantoccio ricoperto da stracci.. sembrava che tra loro e il rosso fosse stata creata una sorta di.. barriera, qualcosa di traslucido, che impediva ai colpi dell’uomo di raggiungerli.. beh, non sarebbe di certo servita a molto da un attacco ravvicinato.
Senza movimenti avventati, estrasse la spada, portandosi in una posizione frontale rispetto alla bimba: l’avrebbe difesa da un qualsiasi attacco, mai avrebbe permesso ad un tale individuo di fare del male a quella innocente creatura.

- tranquilla piccola, ci sono qua io. -

Sussurrò poche parole, in modo che la bimba, e solo lei, potesse sentirla..
Con la spada sguainata, senza poter essere vista ne udita da alcuni, Nausicaa attendeva lo sviluppo della situazione..


SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Tecniche usate= ///
Abilità usate= Mimesi (consumo basso)
Danni subiti= nessuno
Energia residua= 89/100


 
Top
Nahenia~
view post Posted on 9/2/2007, 17:41




Noia... Dolore... Ira...
Erano state queste le emozioni che aveva accompagnato Dexitea durante quell'interminabile viaggio.
Una noia dovuta allo stare ferma in quella fredda prigione, ad aspettare lo scorrere del tempo, ad osservare l'oscurità donatale dalle sue palpebre.
Una noia del tutto sgradita.
E poi la noia si trasformò in un dolore pungente, un dolore acuto misto ad una certe paura.. per cosa poi? Un umano? Impossibile.
Il dolore rende ciechi e ammutolisce tutti i sensi dell'uomo, lo spinge a provare emozioni a lui sconosciute.
Un uomo sotto l'effetto del dolore può amare... ma quello non è vero amore è solo un errore del cervello. I battiti cardiaci aumentano a causa del dolore e le palpitazioni che si sentano si finisce per confonderle in un vero batticuore, ma alla fine non è altro che un illusione sentimentale...
Un uomo sotto l'effetto del dolore può provare una morsa al cuore, può provare pura paura, ma di paure ce ne sono tante. Tante causano solo brevi brividi lungo la schiena, un' accellerazione del battito cardiaco ed illusioni che crescano dentro la mente, mentre poche sono quelle che causano la morte... ma anche se poche, esistono.
Si muore per tanti motivi... volenti o nolenti si muore sempre.
E Dexitea non sapeva che paura provava, sapeva solo che la infastidiva terribilmente. Tutti quei brivi, quei pensieri che velocemente si accavallavano l'uno sull'altro... Il perchè non era poi così ignoto, ma il suo orgoglio le impediva di credere che un simile umano potesse tanto.
Ed infine giunse l'ira.
Un'ira profonda e violenta che pervase corpo e anima della druida.
Quelle continue voci, quelle urla che strepitavano al di là del gelido finestrino, entrarano in lei... Pervasero il suo corpo, morsero lo stomaco e strinsero il cuore palpitante, per giungere in fine nella sua testa.
Le urla si accavallarono insieme ai pensieri generati dalla paura per quello sciocco ragazzino...
Le urla si mutarono in pianti sfrenati, come una corsa di cavalli imbizzariti che non teme niente, solo l'obbligo di arrestarsi.
La druida si portò la sinistra sulla tempia, mentre la mano destra poggiava adesso sul finestrino appannandolo appena.
Le dita cominciarono a massaggiare, mentre il sopracciglio si alzava e si abbassava, i capelli corvini cadevano sulle lunghe dita affusolate e il nascosto diadema tintinnava.
Strinse i denti con forza, mentre gli occhi erano stretti in una morsa cieca.
Si voltò lentamente verso il finestrino ove in fine vi poggiò la fronte.
Il respiro, adesso non più calmo ma bensì affannato, si infrangeva duramente appannando quella liscia lastra di vetro, le gambe leggermente divaricate reggevano il peso di quel corpo che, se non fosse stato trattenuto dall'orgoglio, sarebbe crollato sul pavimento.
Quelle continue urla la straziavano.

Passarano quanti... venti minuti? Dexitea non avrebbe potuto dirlo, era rimasta tutto il tempo con la fronte che cercava di rubare il freddo del vetro, con i palmi delle mani attaccati al finestrino, con lo sguardo che fuggiva oltre, con la mente libera.
La macchina si arrestò. Finalmente era tutto finito.
Scese dal trabiccolo infernale, non seppe dire bene come, non se lo ricordava affatto, non si ricordava niente di quello che era successo in quei minuti apparsi un'eternità.
Scese, si l'unica cosa che sapeva era quella, e non c'era altro che le interessasse.
Camminò seguendo il gruppo, il volto rivolto al terreno, il silenzio sulle sue labbra solo poche parole, pronunciate dalla sorridente paladina le fecero alzare lo sguardo.

«Perdonatemi se vi disturbo, ma desidero sapere una cosa da voi, sebbene il vostro freddo sguardo lasci intendere quanta sia la vostra reale voglia di fare conversazione..
Qual è il vostro nome? Nausicaa è il mio.. perdonate l’impertinenza delle mie parole, le buone maniere mi impongono di presentarmi prima di ricevere la vostra risposta.. »


La guardò, ma questa volta non le sorrise, nè il suo sguardo lasciava intendere un briciolo di emozioni, era vuoto, come quel vento che violentemente sbatteva sui resti di quell'effimera umanità.
Una cosa però la colpì, non tanto la bellezza del suo volto, ma le sue parole, così educatamente formulate e lasciate susseguirsi senza ipocrisia.

«Dexitea è il mio.»

Una parola sussurata con un fil di voce ed ampliata dal vento inebriante. Parole fredde e scontrose, ma inevitabili, lo stato d'animo della druida era stato messo a dura prova per troppo tempo e adesso non le importava nulla. Non pensò al perchè era lì, non pensò al dolce ululato del vento, nè alla forte sorella, che prepotentemente avvolgeva a sè i resti di Mater, non pensò a niente, se non a seguire quel ladro e la paura che lo avvolgeva.
Poi tutti si arrestarono e il silenzio cadde, non scrutò oltre le numerose schiene, non si spinse ove il vento muore, rimase semplicemente ad aspettare.

₪ E allora? Avete intenzione di andare ad aiutarli o no? Non mi pare che quel tizio abbia buone intenzioni. ₪

Ancora brividi. Questa volta però, a differenza della prima, sembravano più tenui, forse perchè in cuor suo Dexitea si aspettava di riprovare quella fastidiosa sensazione, si aspettava di rabbrividire dinnanzi a quella stolta e insignificante creatura.
Avrebbe tanto voluto sapere il perchè, avrebbe voluto capire, ma non ce ne fu il tempo.
I suoi pensieri furono svegliati da un continuo muoversi.
C'è chi si inginocchiò, c'è chi corse oltre il parapendio e chi invece cercò di passare inosservato, tutti però sembrava cercassero di fare qualcosa.
Incuriosita, Dexitea, si avvicinò al bordo, si arrestò accanto al ladro intento a divorare ciò che aveva in mano, e guardò ove il vento muore.
Lisci capelli color del sangue, abiti scuri, portamento sicuro, mentre opposto al tetro umano, vi era quella che pareva una bambina spaurita. Stringeva a se un uomo avvolto da stracci, o così pareva.
Si sistemò il pomposo capuccio scuro, si lisciò i lunghi capelli corvini e in silenzio attese nuovamente il freddo tocco di quei brividi.



SPOILER (click to view)
Perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,
perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,
perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,perdono,
perdono,perdono,perdono,perdono.
 
Top
Trias lo Stregone
view post Posted on 21/2/2007, 22:11




« Sei qui? »
~Dannata Elfa!~

«Si sta
come d'autunno
sugli albri
le foglie»

Giuseppe Ungaretti

Mater.
Cittadina simpatica, beh forse non proprio.
Lugubre.
Spaventosa.
Murony non si meravigliò che fossero nate diverse storie di fantasmi su quel posto. Sembrava costantemente immersa nel buio, come se le tenebre avessero fatto di quella città abbandonata la loro casa. L’unica luce era quella pallida e argentea della luna che a mala pena riusciva a tagliare il fitto buio dei vicoletti della città.
L’irreale silenzio che dominava quel luogo lo rendeva ancora più strano. Nonostante la leggera brezza muovesse i brandelli di stoffa, che un tempo venivano chiamati tenda, alle finestre. La strada dissestata che li aveva condotti fin lì. Molte case erano crollate, altre invece erano state letteralmente assaltate dai rampicanti che adesso le cingevano in un verde abbraccio.
La luna guardava la città dall’alto e il gruppo che procedeva di fronte alla città che era in fondo alla valle accoccolata dolcemente tra le spire vellutate della notte. Il silenzio era costante, quasi opprimente. Murony cominciò a irritarsi.
Un colpo, una scossa.
Murony si voltò, veniva da sotto, in fondo al pendio.
Di nuovo lo stesso rumore, questa volta più forte.
Nello stesso istante in cui Ray si voltava a guardare lo fece pure Murony.
Che simpatica comitiva!
Un pazzo maniaco che percuoteva come un ossesso una strana barriera eterea e un ammasso di stracci che guardando più attentamente si trasformava nella figura di una bambina e quello che in teoria doveva essere un uomo. O la bambola, ma nulla vietava che ciò che Ray e Murony tanto anelavano fosse la bambina.
Come potete notare la situazione non era abbastanza chiara, Murony guardava perplesso la situazione.
Il pazzo dai capelli rossi continuava a percuotere lo scudo, che ormai si era ridotto a una semplice esile difesa che proteggeva frontalmente le due figure, che giacevano, abbracciate per terra. I capelli vermigli di quella specie di demone svolazzano alla brezza del vento, scossi da movimenti improvvisi del corpo e delle braccia che colpivano sempre più forte.
Il rumore che le lame del pazzo creavano sulla barriera era parecchio fastidioso. Murony rabbrividì, non solo a causa di quel suono ma anche a causa di una improvvisa ventata di vento gelato.
Ray, beffardamente come al solito, ordinò loro di aiutare la bambola e la bambina, o l’uomo e la bambola, dipende da che punto si analizzava la situazione. Qualunque cosa stesse succedendo, sia Ray che Murony avevano capito perfettamente che c’era un terzo uomo che voleva il manufatto. E questa cosa non andava bene.
Ogni singolo membro del gruppo agì in modo diverso. Chi attaccò, chi rimase impassibile, e chi decise di agire di soppiatto.
Murony vide un nuovo membro del gruppo, un’elfa, scendere giù dal pendio. Il punto da cui era scesa gli faceva capire che o era stupida e non aveva preso la strada più corta per raggiungere il pazzo dai capelli rossi, o voleva andare a salvare la bambina.
Gli era sembrata una tipa sveglia e se voleva andare dalla bambina, non poteva permettere che ci andasse da sola, o si sarebbe fatto sfuggire il manufatto.
Proprio mentre la ragazza attivava una delle sue tecniche, che Murony conosceva a perfezione, il ladro si lanciò giù dal pendio, a qualche metro di distanza dall’elfa.
Decise di attuare la stessa tattica della giovine. Molto velocemente scomparve fra le tenebre come se non fosse mai esistito.
Strisciò lentamente, come era solito fare, mentre la battaglia alle sue spalle imperversava. Lentamente, in modo da non spezzare l’effetto dell’incantesimo, si avvicinò alla barriera, tenendosi abbastanza lontano da non essere notato, e poi raggiunse il punto in cui si trovavano la bambina, l’uomo e presumibilmente l’elfa.
Murony rise di ciò che aveva in mente. Che stava per fare? Non era nemmeno sicuro che la ragazza fosse lì, forse era scappata. Ma anche se non ci fosse stata non aveva importanza avrebbe preso lo stesso l’uomo e la bambina. E li avrebbe portati via.
Quando fu abbastanza vicino, gli parve di sentire, grazie ai suoi riflessi molto sviluppati, uno strano fruscio sull’erba.
La ragazza era lì?
Se l’era immaginato forse, o era stato solo il vento?
In fondo non gli importava.
Va bene. Adesso poteva mettere il moto il suo piano.
Tirò fuori una delle sferette fumogene e la mise tra l’indice e il medio della mano destra. Stringendola forte.

«Sta tranquilla, sono dalla tua parte. Se ci sei mi sentirai, se non ci sei… beh è inutile che stia qui a dirlo. Adesso lancerò un fumogeno e poi bloccherò il nostro amico pel di carota con le mia Catene d’Ombra. Non so se funzionerà, ma ci farà sicuramente guadagnare tempo.»

Detto questo, si spostò leggermente in avanti in modo da vedere dove si trovasse il pazzo, ma senza uscire dalla protezione della barriera, e prendendo la mira lanciò la sferetta contro i suoi piedi. Quando il fumogeno toccò terra esplose con un soffice rumore e una densa nuotala di miasma si espanse, velocemente. Non sarebbe durata a lungo, quel dannato venticello l’avrebbe portata via velocemente. Unì le mani di fronte a sé e si concentrò qualche secondo. Un attimo dopo seppe che le sue Catene, partorite dalle ombre che avvolgevano la vallata, erano partite, verso le caviglie e i polsi del suo nemico dai capelli rossi.
Il fumogeno, le diverse reazioni dei membri del Toryu, e la velocità del trucchetto di Murony, potevano far credere che la tecnica sarebbe andata a buon fine, o almeno avrebbe rallentato pel di carota. Murony sperò per abbastanza tempo da permettere a lui e all’elfa di svignarsela con i due poveracci per terra.
Sorrise.

«Bene elfa, se ci sei, beh dimmi come ti chiami. Io sono Murony»

Si guardò attorno avvicinandosi di nuovo alla bambina. Un pazzo, parlava da solo!

CITAZIONE
[Secondo Post di Combattimento]
~Energia» 64%
~Pergamene Utilizzate» Catene d'Ombra
~Abilità Utilizzate» Mimesi-Effetto Attivo.
~Pergamene Attive» Nessuna.
~Abilità Attive» Nessuna.
~Ferite Riportate» Nessuno.
~Equipaggiamento» Completo.



Edited by Trias lo Stregone - 24/2/2007, 19:41
 
Top
view post Posted on 23/2/2007, 20:53

Group:
Member
Posts:
2,330
Location:
far, in you sleepy subconsious.

Status:


[PNG] ~ [Rozenkristall]

Wreak Havoc
« I am the 6th Son of the 6th Son of the 6th Son, I am the borged again Son of War
Technology's Child, Daughter of Rebellion, Son of a Bitch Blossom of a Whore
I am a God-killing Virus, Destruction with 8 Arms, Monster with Seven Severed Heads
I am the Son of Mars, Cleansed with Infected Blood, Vile Disease Walking on 2 Legs
»

Sembrava quasi un agguato. La bambina dietro la barriera, però, era sopresa quanto lui. Nessuno dei due si aspettava che, proprio quella notte, la città si sarebbe animata così tanto. Aveva appena lanciato la baionetta, quando notò delle figure affacciarsi ad uno strapiombo. Sospirando, si portò le mani ai fianchi e le squadrò.
Un incappucciato, due ragazze dall'aspetto ragguardevole, con avrebbe potuto divertirsi più tardi, due tipi non esattamente identificati e... lui. Rimase dei secondi interi a guardarlo, e la sua espressione si fece prima di rabbia, poi di divertimento.
Così, aveva già trovato il secondo obbiettivo. Con un grande sbadiglio, lo continuò a guardare. Cosa aveva di così speciale? Di così diverso? Comunque, gli ordini erano ordini.
Si strofinò una mano sul collo, spostando leggermente di lato la testa, perplesso. Aveva visto chiaramente uno dei prodi guerrieri lanciargli un dardo e, chiudendo leggermente le stanche palpebre, riusciva a sentirlo squarciare l'aria ad alta velocità. Un attacco frontale e palese. Riaprì gli occhi, e fissò con le iridi oceaniche la punta del dardo, illuminata dalla luna. Prese velocemente una baionetta, ponendo una faccia di essa proprio sulla traiettoria della freccia. Essa si scontrò senza grande impatto contro la lama dell'arma da lancio, e cadde per terra miseramente.
Nel frattempo, un certo incappucciato si rotolava come un cane per scendere. Tirando un lungo sospiro, iniziò ad andargli incontro a grandi passi, quasi per schernirlo. Ora era inginocchiato, pensando ai fatti suoi. Mentre Rozenkristall si avvicinava, vide due corna spuntargli.
« No, ma dai... il mio primo avversario è un fottuto cornuto. »
Gli diede un poderoso calcio, spostando la gamba in orizzontale e descrivendo un angolo in aria, colpendolo sul bracco destro. Dopodiché, lo lasciò al suo destino. Se il suo istinto non lo ingannava, aveva sentito qualcosa. Si riavvicinò allo scudo, ma neanche tanto, e iniziò ad odorare l'aria. Come immaginava, i suoi sospetti erano fondati. Altri due.
« Ma Dio, lavatevi almeno. »
Sfilò due baionette dal supporto della cintura, portando le mani sulla schiena, e descrivendo un ampio semi cerchio in aria con le braccia, imprimendovi la maggior forza possibile, sforzando i muscoli, le lanciò allo scudo. Mentre faceva questo, un attimo prima che le sue dita si staccassero dalle impugnature, impresse in esse la sua magia. Poteva un uomo così conoscere arcane materie?
Naturalmente, no. La più semplice delle cose esistenti in questo mondo è la distruzione. Il primo dardo si scontrò contro la barriera, creando delle onde magnetiche, di color elettrico. Dopo pochi secondi, esplose. Una deframmentazione magica, di nessun elemento preciso, che ridusse in polvere la barriera. La seconda era diretta al terreno sotto di loro, ed infatti si conficcò al suolo. Delle leggere scintille rosso rame, ed un'altra esplosione. Questa volta, essa formò nel terreno un cratere, convolse l'area attigua, ed alzò dei grandi e pericolosi pezzi di terreno.
Ai piedi, in quel momento, gli arrivò una piccola sfera. Si chinò e la guardò, iniziando a ridere. Gli esplose in faccia, disseminando fumo attorno a lui. Si sedette tranquillamente sul terreno, sdraiandosi poi supino, potendo vedere i movimenti degli avversari dallo spostamento dei piedi sull'erba. Mentre aspettava che il fumo si dissipasse, giocherellava con una baionetta, tenendola con l'indice sul manico e la lama nel terreno.
« Nächtliches Gelsomin, mi offri qualcosa? » Gridò questa domanda con naturalezza psichedelica, quasi senza curarsi della fastidiosa sensazione che sentiva ai piedi, e di cui sapeva di potersi liberare con un piccolo sforzo.
SPOILER (click to view)
[Pergamene]
Sensi Sviluppati
[Abilità]
Raining the Lapislazulis
 
www //  Top
31 replies since 9/1/2007, 16:22   931 views
  Share