Dopo aver assistito alle esecuzioni del mattino, il corsaro si era intrattenuto per l'intero pomeriggio a bordo della Purgatory, maledicendo il proprio lavoro ed il proprio ruolo che lo costringevano ad una cattiveria sterile, né utile né divertente, che proprio non faceva per lui. Allo stesso modo detestava l'ambiente gretto e totalitario rappresentato da Nuova Taanach: non che nella Città Vecchia la situazione fosse migliore, ma nei sobborghi nuotavano i pesci piccoli, e la paura dilagava in maniera placida. Inoltre, il vecchiume di quei posti era solo un incentivo, un valore aggiunto: ogni cosa vecchia è un potenziale segreto. Vecchia Taanach lo attirava a sé con un fascino semplice che prometteva complicità e avventura, e rischi estremamente limitati. Per questo la sera, quando andava a bere per annegare le urla dei condannati, si recava nelle locande dei sobborghi antichi. Per questo, quella sera, si trovava lì. Un po' meno solo, a dirla tutta: aveva di fronte a sé un uomo che ai più sarebbe sembrato un quarantenne che portava male i suoi anni, quando invece si trattava di un settantenne ancora arzillo, giovane più che giovanile. Aveva un sorriso amabile, e per questo stava simpatico al Flagello -e anche perché, quel sorriso, non lo sprecava per cose di poco conto. Inoltre era un maestro della fabulazione, sempre pronto a sciorinare qualche racconto. Tuttavia, quella sera non rideva: fra i condannati a morte della mattina c'era suo nipote. Un brutto, bruttissimo affare.
Quando entrarono i bravacci, il vecchio si costrinse a guardare altrove, mentre Laurens concedeva ogni attenzione alla birra sul fondo del boccale. Non aveva nessuna intenzione di farsi abbrancare da quel manipolo di macellai: loro non conoscevano il peso delle decisioni, per loro condannare a morte era solo un modo come un altro per trascorrere la giornata. Non avevano alcun rispetto per la morte altrui, tutto ciò che volevano era quell'illusorio senso di potere dato dal poter esprimere sentenze capitali con l'aria tranquilla di chi conversa sul clima. Durante l'intero parapiglia che seguì l'ingresso degli sgherri, il corsaro ed il suo commensale continuarono a non parlare, rimanendo immobili; si limitarono a scambiarsi uno sguardo sorridente -oltre le labbra strette, molto più eloquente di qualsiasi grassa risata. Solo quando il quartetto si fu allontanato, e così anche lo strenuo difensore della virtù femminile, Laurens de Graaff batté violentemente il calice di legno e ferro sul tavolaccio pericolante, provocando uno schianto secco e concedendosi una risatina. «E questo, mio caro Ismaele, è proprio un lavoro ben fatto!» Così dicendo, portò il boccale alle labbra e bevve avidamente, finendo la sua terza pinta di schiumosa birra rossa dell'Obrbrun. Si leccò le labbra, continuando a scrutare il vecchio che gli sedeva di fronte, studiandone l'aria corrucciata e vagamente apprensiva -testimoniata da una ruga più profonda delle altre che gli percorreva la fronte. «Cosa c'è che non va?» domandò, sinceramente sorpreso. «Credevo che tu, più di tutti, avresti apprezzato lo spettacolo.» Ismaele si strinse nelle spalle con condiscendenza: aveva più anni di quanti gli piacesse ammettere, due terzi dei quali vissuti sotto l'egida per nulla comoda del Goryo, i cui artigli -in un modo o nell'altro- riuscivano sempre a carpire vittime in tutto l'Akerat. Aveva visto l'ascesa e la caduta del Tiranno del Perwaine, aveva assistito impotente all'arrivo della Iena, a quello del Beccaio e alla rivoluzione. Aveva combattuto, in un passato nemmeno troppo remoto, contro i Kaeldran. Nella sua lunga esistenza era stato spettatore -e a volte anche protagonista- di scene orribili, che non avrebbe mai raccontato a nessuno. Aveva un'esperienza invidiabile, eppure non era su quella che basava il suo scontento. «Ho apprezzato lo spettacolo, Lorencillo, ma non l'attore.»
Il volto tirato del corsaro si voltò di scatto, osservando la porta della locanda lasciata aperta dallo sconosciuto collezionista di occhi. In effetti aveva fatto qualcosa di molto coraggioso -e infinitamente stupido. D'altra parte, né i suoi movimenti né l'aver messo a posto una squadraccia di subalterni erano grosse prove di forza, nulla che potesse realmente impressionare uno dei veri Custodi di Taanach. Dunque il Flagello si limitò a scrollare le spalle. «Straniero, a giudicare dall'accento. Probabilmente non si rende nemmeno conto di quanto sia enorme il significato delle sue azioni. Nessuno sfida il Goryo. » Ismael rabbrividì, fissando dubbioso il contenuto del suo boccale. «Sarà come dici, ma a me è parso estremamente consapevole delle sue azioni. Anzi, sembrava esserne divertito.» Tacque, per alcuni istanti, per poi sollevare i suoi occhi, di un verde brillante, per nulla appannati dall'età, su quelli del corsaro, così diversi l'uno dall'altro. «Ad ogni modo non è questo che mi preoccupa: hai visto quello che ha fatto al quel miliziano?» Laurens inarcò un sopracciglio: «E dovrebbe stupirmi? Il più inetto mercenario a sud di Basiledra sarebbe riuscito a farlo.» «Vero, vero» concesse l'altro, con un sorriso benevolo, «ma con quanta facilità l'ha fatto!» Bevve una generosa sorsata della sua birra, quando tornò a concentrarsi sul Flagello era nuovamente serio. «Come Custode non sarebbe tuo compito proteggere i tuoi sottoposti?» «Non mi sono più simpatici di quanto lo fossero a quel tipo.» «O a me, se è per questo. Tuttavia, non hai mosso un dito per aiutarli, né per sapere chi fosse quel soggetto così incredibilmente sfrontato. Non è da te.» Il corsaro sollevò ambo le mani in segno di resa, ridendo con aria colpevole -ma affatto contrita. «Va bene, va bene! Andrò a cercarlo.» Si alzò in piedi, posando un piccolo ma tintinnante sacchetto sul tavolaccio. «Pensa tu a pagare, maledetto vecchio petulante» si raccomandò, assestandogli una pacca affettuosa sulla spalla, per poi dirigersi rapidamente all'uscita della locanda.
Fece solo pochi passi sulla via principale, quindi si infilo in uno dei vicoletti e socchiuse gli occhi, concentrandosi. Il sinistro, quello dall'iride d'ambra, si riaprì di colpo. Però non vedeva nulla di ciò che gli stava intorno: il suo occhio indagatore si spostava un po' più in là, attraversando i vicoli di Taanach, una serie infinita si volte e crocicchi, finché -finalmente, non trovò ciò che stava cercando. A quel punto, chiuse nuovamente gli occhi. E scomparve.
Era proprio lì, dove lo aveva visto. Adesso che poteva osservarlo meglio, benché fosse di spalle, sembrava davvero uno straniero. Probabilmente del sud. Ben consapevole di essere apparso nel più assoluto silenzio, e non volendo creare scompiglio -né tanto meno provocare una reazione violenta simile a quella che aveva potuto osservare all'interno della locanda, si limitò a parlargli da una distanza sufficiente a farlo sentire al sicuro -pure, senza alzare il tono di voce. «Un atto coraggioso, straniero. Ma non credere di aver salvato quella donna.» |