Suzushikei ····· - Group:
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| Dalle Cronache dell'Angelo dal Cuore di Tenebra
Alla ricerca della Nave Perduta.Noia. Per quanto potesse essere paradossale provare una simile emozione all'interno di una nave fulcro del più nutrito coacervo di gente che avessi mai avuto l'occasione di incrociare negli ultimi tempi, era esattamente il sentimento che aveva avviluppato la mia intera esistenza da quando ero entrato a far parte del Clan. Giorno dopo giorno l'eccitazione del primo momento a bordo della Purgatory era passata drasticamente in secondo piano, mentre vagavo senza meta in quegli ambienti di metallo e tubi sotto pressione, esplorando anche i pertugi più nascosti sfruttando le minute dimensioni della mia forma umana. Gli stessi prigionieri non erano così terrificanti rispetto alla nomea che aleggiava all'esterno e non perché da loro fossi separato da sbarre o paratie di metallo, bensì gli elementi più pericolosi si trovavano in zone difficilmente accessibili se non impossibili da raggiungere a chi, come me, era appena un novizio. I miei compagni, se così potevo definirli, in generale non sembravano avere l'aria di persone che amassero socializzare, a parte qualche raro caso; il più delle volte, se si riunivano in un gruppi, era più salutare tenersene alla larga e farsi gli affari propri. In conclusione compresi ben presto che, se volevo raggiungere gli obiettivi prefissati al mio arrivo nel Plakard, dovevo per assurdo ripercorrere a ritroso la strada che mi aveva portato sin lì. Alla fine l'esame di Dave non era stato che l'inizio, stava a me scegliere in che modo continuare su quella strada.
Scesi dalla nave poco dopo il calar del sole, approfittando del clima meno inclemente, deciso a cercare altrove uno scopo per la mia nuova vita. Non era un addio, semplicemente mi prendevo una pausa alla ricerca di un ingaggio per quello che ero diventato: un mercenario. E forse fu un bene, poiché poco prima di mettermi in viaggio, qualcosa nell'atmosfera che permeava la Purgatory, mi diede la fastidiosa sensazione di camminare sopra la "Santabarbara" o polveriera, che dir si voglia, pronta ad esplodere da un momento all'altro.Esiste un antico detto, che ho ritrovato vergato nelle prime pagine del Diario delle mie Memorie Perdute: "Attento a ciò che cerchi!" Un avvertimento, che mi guardai bene dal seguire.
Trovai la sfida che stavo cercando in un'anonima locanda nella zona portuale di una delle tante cittadine in cui mi ero fermato a riposare durante il mio viaggio. E lo scontro che ne seguii mi portò ad un passo dalla morte. Quando ripresi conoscenza mi ritrovai a dover fare i conti con l'umiliazione di "leccarmi le ferite", confinato in un letto di una stanza di cui non avevo pagato io l'affitto e curato da una misteriosa giovane donna, che avrei dovuto conoscere, ma la cui memoria mi era stata sottratta dalla Maledizione." Attento a ciò che desideri, poiché potresti trovare più di quanto tu abbia desiderato." Chissà quante volte nelle mie esistenze passate avevo dimenticato questa perla di saggezza, lasciando che fosse la mia natura "Angelica" a decidere anche per la mia anima umana. L'istinto e la ragione, una dualità che viveva in un delicato equilibrio nel mio spirito spezzato in due metà; peccato che agire d'impulso portasse più guai che altro. Ma per quanto ne fossi conscio, il brivido del pericolo era qualcosa di insito in quello che ero diventato: un Angelo dal Cuore di Tenebra.
E come il figlio prodigo, una volta che fui in grado di riprendere la mia strada, guarito dalle mie ferite, decisi di far ritorno a quello che si avvicinava maggiormente al termine "Casa": una nave prigione.
Ammetto suonasse alquanto ironico essere liberi all'interno di una prigione, ma non sempre si poteva scegliere, no?
Mi mossi in quelle lande desolate, accompagnato dalle frequenti piogge di cenere, proteggendo il mio respiro con una pezza umida quando i miasmi si facevano più soffoicfanti, sfruttando quei ripari, che avevo imparato a conoscere, durante le ore più calde del giorno, concedendomi il poco riposo che quell'ambiente ostile poteva offrire ai suoi "ospiti indesiderati", fino a quando...
...fino a quando non ritrovai quei punti di riferimento che mi avevano in precedenza condotto al Goryo. Eppure man mano che mi avvicinavo alla torre di attracco, mi resi conto che qualcosa non quadrava. Sollevando lo sguardo verso il cielo, non scorsi la familiare sagoma della Purgatory. Incurante del pericolo, il mio passo si fece più rapido, per quanto potesse esserlo quello di un bambino. Un scelta azzardata quella di non riprendere la mia forma angelica, ma in quel momento avevo bisogno di tutta la lucidità mentale che il cucciolo umano potesse offrirmi.
Stringendo con un braccio Puppet, colmai la distanza che mi separava dall'ingresso in breve tempo, scoprendo con vivo disappunto, che quella che un tempo era stata la base del clan Goryo, allo stato attuale non era nient'altro che una brulla landa desertica. Della nve e dei suoi abitanti non sembrava esserci alcuna traccia, fatta eccezione per quei segni che si scorgevano dovunque fosse libera di spaziare la mia vista. Cosa era successo? Possibile che nelle zone circostanti non si avesse avuto sentore di quanto i mie occhi potevano constatare? Possibile che un intero clan fosse scomparso all'improvviso dalla storia dell'Akerat? No, non lo credevo, per quanto il trovarmi nel mezzo del nulla non mi rincuorasse affatto. In verità in quella solitudine forzata c'era un'altra anima solitaria. Si trattava di un vecchio che se ne stava seduto su un masso fumando la pipa. Ora le ipotesi riguardanti la sua presenza in quel luogo potevano essere molteplici, ma preferii scartare quelle più improbabili; se si fosse trattato di un viandante che aveva smarrito la strada o dell'artefice di tale misteriosa sparizione, nell'uno o nell'altro caso la storia si sarebbe conclusa in pochi attimi. Preferii scegliere la soluzione più plausibile, sperando di aver trovato un altro appartenente al Clan. Mi avvicinai a lui, mantenendo i sensi allertati, fino a trovarmi a distanza di parola.«Mi scusi Signore, sa per caso cosa sia successo alla nave che era ancora lassù in alto e al suo equipaggio?» chiesi in tono educato, cercando di zittire quella parte di me che gridava mentalmente di utilizzare un linguaggio meno forbito, qualcosa di più simile a " Per tutti gli Inferi! Si può sapere che cazzo è successo alla Fat Whore? E tu chi diavolo saresti, che te ne stai tranquillo a respirare gli effluvi della tua pipa mischiati ai miasmi malsani di questo luogo?"" ~«Kirin» ~«Avatar» ~Pensato ~Narrato
~Carisma: Kirin ha il dono di ispirare fiducia in chiunque incroci il suo sguardo o ascolti la sua voce. Questa abilità conferisce un'aura passiva di charme che sostituisce l'abilità passiva razziale dell'Avatar Angelico. [Passiva]
~Puppet: Gatto di pezza
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