| Reks. |
| | « Allora, stronzo. Mi chiamo Mercer e sono qui per farti il culo, quindi prendi la tua fottuta arma e fammi divertire. » Così il prode Cavaliere si rivolse alla sua preda. Un modo stupido per ingaggiare battaglia, sprecando di fatto l’occasione per un’imboscata o un attaccato alle spalle. Ma, del resto, simili strategie non facevano per lui: era più un tipo da zuffa in taverna, uno stronzo che combatte in modo grezzo, da vero e proprio barbaro. Barbaro quasi come il suo avversario. _____ _________________ _____ Ancora una volta, il prode Mercer si era ritrovato senza oro. Aveva sperato che, con l’entrata nelle file del Toryu, la situazione sarebbe migliorata, eppure non era cambiata di una virgola: viveva di stenti, lavorava tanto e guadagnava poco. Doveva tirar su una buona paga per mangiare qualche giorno, quindi decise di dedicarsi ai suoi lavori preferiti, nonché quelli in cui era più bravo: le esecuzioni. Erano lavori molto semplici: bastava trovare una taglia, inseguire il ricercato e farlo fuori per poi intascare un bel gruzzolo. Si recò presso una delle molte bacheche su cui si affiggevano avvisi di taglia. Per qualche istante osservò i ricercati, scartando, per principio, quelli che fruttavano pochi ori o che non erano in grado di offrire divertimento. Sì, tu sei perfetto! Strappò veemente un avviso, riponendolo nella bisaccia che portava con sé nelle sue avventure. Avrebbe dovuto far fuori un uomo noto per i crimini violenti, un certo qual barbaro che si faceva chiamare Kraig. … Che nome del cazzo, pensava. Era, tra l’altro, un nome azzeccato per uno stupido, schifoso orco bastardo: una di quelle merdacce che parlava sbraitando e sputando più saliva che parole, qualcuno che, se fosse sparito, avrebbe fatto un gran favore a chiunque. Per fortuna del Viandante, reperire informazioni su di lui era fin troppo facile: non era organizzato e, soprattutto, non copriva le sue tracce. Gli bastò, infatti, un solo giorno per riuscire a rintracciare il barbaro. Decise che avrebbe affrontato il combattimento di giorno, in quanto attaccare la sera da vigliacco non era per niente nel suo stile. Viaggiò a cavallo per qualche ora, per poi giungere nella tana della bestia mentre il sole moriva ad ovest. L’orco si nascondeva in una foresta tropicale a sud nel continente, gli alberi erano tanto alti e fitti da non permettere ai raggi solari di filtrare, dando vita ad una sorta di grottesca serra calda e umida al limite del sopportabile. La pesante barda d’acciaio del Cavaliere forniva impacci maggiori del solito, facendolo sudare e costringendolo a cavalcare con l’elmo sotto braccio, per facilitare la respirazione. Il terreno era piuttosto morbido, anche se grosse radici a tratti creavano ostacoli per il nero cavallo che veniva spesso costretto ad esibirsi in lunghi salti. Prima di scovare il grezzo accampamento della preda dovette setacciare a lungo la selva, per poi, dopo un paio d’ore, essere attirato dall’odore di carne che veniva cotta su un focolare. Scese da cavallo, passandosi le mani fra i lunghi, biondi capelli e umettandosi le labbra, con atteggiamento audace e sfacciato come suo solito. I profondi occhi scarlatti scrutavano l’orco seduto un tronco che, in ben poco tempo, ricambiò con occhiate truci, come a chiedere spiegazioni. « Allora, stronzo. Mi chiamo Mercer e sono qui per farti il culo, quindi prendi la tua fottuta arma e fammi divertire. » Il barbaro sembrò voler rispondere, ma poi emise solamente un rabbioso e ignorante ‘kwargh!!’ spacca timpani, mentre lo spadone bastardo strideva contro il fodero in pelle rovinata. Il Nero sguainò la spada, caricando a testa bassa. In poco tempo le lame impattarono fra di loro, stridendo e ringhiando fra i ‘muori bastardo!’ e i ‘buargh!’ che aleggiavano nell’aria, scambio dopo scambio. Per un bel pezzo lo scontro si svolse così, in perfetta parità, fra genuini tagli e affondi, ora a segno ora vani, e imprecazioni da parte dei due. L’orco sembrava conoscere la lingua umana, ma preferiva comunicare la sua rabbia attraverso urli e versi selvaggi cui Mercer, puntualmente, rispondeva con insulti, pur senza saper il reale significato del grido di turno. La fase di stallo, però, venne interrotta dalla preda: con un forte colpo di spada sbilanciò il cavaliere, gettandolo poi a terra con una spazzata ed un forte ‘kwueah!’ Da terra, il mercenario trovò la sua salvezza in una manciata di terriccio che, da vero e proprio stronzo, lanciò con la mano libera sul viso del barbaro. Sfruttando il momento di confusione, si rialzò in fretta, allontanandosi un paio di passi e rimettendosi in guardia. « Ci sei andato vicino, stronzo! » Aveva capito, suo malgrado, che lo scontro fisico lo avrebbe portato alla morte: decise allora di ricorrere alla magia per avvantaggiarsi e rendere il colpo. Creò una sfera di energia oscura nella mano destra e la scagliò con forza verso il petto del nemico. Kraig aveva da poco riacquistato la vista e, ancora stordito, non riuscì ad evitarla, subendo in pieno un attacco violento. Sorrise beffardo da sotto l’elmo il viandante, alzando il dito medio. Era andato a segno, ma non aveva calcolato la notevole resistenza e l’ira facile dell’orco che, dopo pochissimi istanti, tornò alla carica agitando la spada con più forza che strategia. Si difese più e più volte, ora di piatto ora di taglio, concedendo spazio molte volte, tante da giungere con le spalle appresso un gigantesco albero e da guadagnarsi qualche livido. A quel punto, fu la preda a sorridere di rimando al cavaliere, sfottendolo, scorgendo la vittoria all’orizzonte e causando l’ira del cacciatore. Affondò la pesante spada nelle carni di Mercer che, da quella posizione, riuscì solamente a deviare il colpo nella zona del ventre col braccio, evitando la morte. L’armatura venne trapassata facilmente, confermando nuovamente la potenza fisica del barbaro e, insieme ad essa, il corpo del giovane. La lama si fermò solo quando impattò con il tronco, tingendosi di sangue vermiglio. Un urlo di dolore. « Vaffanculo, figlio di puttana! » Disse, sputando sangue che lentamente colava sotto l’elmo, fuoriuscendo all’altezza del pomo d’Adamo. La sconfitta era vicina e, mentre l’orco cercava di riappropriarsi della spada incastrata nell’albero, pensava ad un modo per ribaltare la situazione, senza però trovare una strategia sicura. Solo mentre la spada gli venne sfilata dalla pancia, capì di avere ancora una speranza: una bastardata grande, abnorme, di quelle che di fatto spediscono nel gruppo degli uomini più abietti e sleali. Del resto, meglio che stronzo che morto. Così pensava e, con grande sforzo, spinse con la spalla l’orco, potendo così acquisire lo spazio per una buona posizione da battaglia. Il dolore della ferita era grande, lo faceva sanguinare e impacciava i movimenti, ma il prode cercava in ogni modo di accantonarlo e concentrarsi sul rivale per metterlo a tacere o, per meglio dire, donargli una vera e propria voce da tenore. L’orco era in preda all’ira e sembrava non sentire dolore e stanchezza, come se la scottatura che si portava dietro fosse per lui una piccola puntura d’insetto. Nuovamente attaccò il giovane che fece di tutto per difendersi, riuscendo, per poco tempo, a bloccare l’assalto dell’orco, immobilizzando la spada con un ultimo sforzo. Sorrise, tossendo ancora una volta del sangue. « Adesso sì che potrai esibirti in uno di quei fottutissimi ‘kwargh!’ e ricevere applausi, stronzo! » Con forza e precisione, il valoroso cavaliere colpì il barbaro in mezzo alle gambe con un calcio di punta. Non andava fiero di quella sua azione, ma l’acutissimo ‘burgh!’ di dolore riuscì a strappargli una mezza risata. Mentre la spada dell’ormai castrato cadeva in terra, il bastardo guerriero impugnò la sua arma con entrambe le mani e tagliò rabbioso la testa di Kraig che, in modo quasi artistico, volò via restando deturpata da una smorfia di acuto dolore. Si lasciò cadere in terra in contemporanea al cadavere del ricercato. Rimase lì seduto alcuni istanti. Stanco, con sguardo perso, fissava il corpo esanime. La ferita doleva non poco, ma, comunque, era per lui più grande la pena che provava nei confronti di un forte avversario ucciso in modo così vergognoso, da veri e propri bastardi. « Sai, mi sarebbe piaciuto combattere con te in modo leale… Ma, purtroppo, non sono così forte da potermelo permettere. Kwargheggia in pace. » Un sorriso amaro sul suo volto, adesso non più coperto dall'elmo. Si era salvato grazie all’ingegno e alle scorrettezze. Lo sapeva e, per questo, decise che sarebbe diventato molto, molto più forte. Non voleva più ricorrere a certe infamate per vincere: se fosse stato necessario, avrebbe anche ricorso alle arti oscure a cui era stato iniziato da quel bastardo dell’Arcidemone. Non voleva, non poteva più essere così debole. Quello scontro lo aveva rimesso al suo posto, aveva provato ad abbattere un muro troppo grande ed era stato costretto, si promise per l’ultima volta, a girargli intorno. Prese la testa di Kraig come prova della buona riuscita del lavoro e, in preda ai pensieri e alla consapevolezza del suo stato attuale, si diresse a cavallo verso Basiledra. « ... Comunque Kraig era proprio un nome del cazzo. »
Energia: 88% Tecniche: Sfera Bruciante Per prima cosa, è necessario saper colpire dalla distanza con piccoli incantesimi, utili ad iniziare la battaglia. Per un guerriero come Mercer, nel quale la forza è poco più che un optional, saper utilizzare qualche incantesimo di base è quindi fondamentale. Per tal motivo si è sforzato di imparare una piccola, offensiva, tecnica magica. Concentrando del potere magico in una mano, il Nero Viandante è capace di creare una sfera poco più grande del palmo, di colore violaceo e simile ad una fiamma mistica. La sfera, a contatto con l'avversario, oltre al danno da impatto provoca una piccola ustione. Stato fisico: ferita da affondo al ventre, contusioni varie sul corpo, stanco per lo scontro.
CITAZIONE Bene, non ho molto da dire. Mercer compie l'esecuzione di un Barbaro dell'occhio di Gruumsh. È il primo combat che faccio, quindi spero di non aver commesso troppi errori e, soprattutto, spero di far divertire il correttore e anche qualcun altro, nel fortunato caso in cui qualcuno legga
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