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Chronicle of Morpheus - L'Eldunarì di Ak

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Lud†
view post Posted on 28/8/2012, 20:24 by: Lud†

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Chronicles Of Morpheus - L'Eldunarì di Akor'

In primordio, e si parla di molti anni or sono, v'erano due draghi, il blu e il nero, il piccolo e il grande, talmente uniti che un unico pensiero sembrava animare i due. Ma quell'idillio tra fratelli durò molto poco, il tempo che il sultano di Vento d'Oriente si ricordasse del patto stipulato migliaia di anni prima dai loro antenati. Akor', dunque, si vide privato della vita per errori, e accordi, passati, per una guerra che nessuno di loro aveva combattuto. Morpheus avrebbe voluto urlare quando il sultano mise una catena attorno al collo del drago nero, avrebbe voluto dire: “Prendete me, non lui!” invece rimase in silenzio, restò a guardare senza piangere una lacrima, e mai riuscì a perdonarsi quel giorno. Così, quando cinquecento anni dopo, Morpheus risentì la mente di Akor' sfiorargli la sua, il ricordo non poté che piombare a quel giorno, quando scoprì che il fratello era diventato nient'altro che una pietra d'onice nera, ebbe un tuffo al cuore, e qualcosa dentro si ruppe, come un ingranaggio logoro da tempo. Cinquecento anni aveva perduto godendosi la sua vita, e per cento di quelli era stato costretto a proteggere una spada, mentre suo fratello era legato in schiavitù, non aveva fatto nulla per liberarlo, passivamente s'era arreso al destino, Akor' era stato condannato solo perché il suo guscio si ruppe qualche frazione di secondo prima del suo, ma soprattutto perché Morpheus era il prescelto, il drago cui Stormbringer brillò in mano. Ma quando venne a conoscenza della verità, quel giorno in cui Crystal e i suoi sottoposti attraversarono la caverna, l'adolescenza di Morpheus finì, e come un cristallo incrinato, decise di porre rimedio agli anni persi, di fare ciò che doveva da tempo fare, ciò che il destino aveva in serbo per lui.


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Era l'alba.
Morpheus, sopra a un altipiano, osservava la valle che si mostrava sotto i suoi occhi. Un'oasi strappata all'inferno del deserto, un piccolo punto di ristoro per i mercanti più audaci che s'arrischiavano a solcare quelle terre, una manna dal cielo per tutti quelli che, non andando a genio al sultano di Vento d'Oriente, si vedevano costretti a trovar rifugio nel deserto.
La cittadella iniziò a svegliarsi appena il sole cominciò a bagnare le case scolpite nella pietra, all'improvviso, senza nessun preavviso, le prime porte cominciarono ad aprirsi, e le prime persone uscire fuori con i primi gesti assonnati della giornata: c'era chi si stirava, chi sbadigliava, chi si strofinava gli occhi e chi raccattava il latte fresco all'uscio della porta. In seguito a migliaia si riversarono nelle stradine della città per perseguire i loro affari. Sguattere e servi accendevano il fuoco e mettevano a scaldare l'acqua per preparare la colazione, gli uomini preparavano il bancone per il mercato e le donne rincorrevano i bambini piccoli, invece chi non aveva figli o chi era troppo vecchia per averne di piccoli, girava per il mercato in cerca di qualcosa da comperare o di qualcosa da fare. Una donna robusta spingeva un barile di birra per la strada, una vedova che cercava di tirare avanti, il marito era stato impiccato dal sultano per qualche piccolo reato. Così, gli abitanti dell'Oasi Nera, cercavano di sopravvivere grazie alle carovane mercantili, e grazie ai liquidi neri che fuoriuscivano dalle pozze. Inizialmente pensarono che fosse una maledizione, acqua infestata da spiriti maligni, ma con loro sorpresa appresero la bontà di quel liquido.
Un combustibile naturale che prendeva fuoco facilmente, sostanza che, al di fuori dell'Oasi, trovava riscontri eccellenti, qualcuno s'azzardava anche a dire che lo stesso Goryo rimaneva a galla grazie a questa sostanza. Ben presto il liquido maligno divenne oro nero, per gli enormi profitti che garantiva a quella città, qualsiasi nuovo sovrano avrebbe fatto follie per mettere le mani su quell'Oasi. Morpheus prese la sabbia in un pugno, ne osservò la finezza e il bianco dei granelli, avrebbe potuto prendere Vento d'Oriente in attimo, forte del suo titolo di drago, ma riposarsi in una prigione dorata non era più un suo interesse, ancora non era pronto a una vita da sovrano.
Si girò voltandosi a guardare il deserto, tra le dune e la sabbia una figura esile e slanciata si vedeva all'orizzonte, lentamente le fattezze di un uomo si disegnarono avvolti da una nebbiolina. I capelli argentati che, grazie al riflesso del sole, parevano quasi trasparenti e inesistenti.
Morpheus sorrise alla figura, il destino, il fato, o meglio qualcosa di più grande di loro, aveva deciso di farli incontrare in quel luogo, e qualcosa gli aveva detto che i due si sarebbero incontrati proprio lì a un mese di distanza.
Jevanni Glacendrangh era stato l'assassino del suo amato fratello, e anche se lo stesso Akor' gli avrebbe impedito di toccarlo, e anche se sul suo volto si sarebbe dipinto uno sguardo di estremo diniego, vendicarsi era l'unico modo per sentirsi un attimo vivo, per sentirsi vicino al fratello come quando erano cuccioli. Ma soprattutto perché la pietra d'onice che conteneva l'anima di Akor' era un bene troppo prezioso per un umano, un bene destinato qualcos'altro, un bene destinato a lui.

« Ti stavo aspettando. »

Un sorriso, un inchino.

« Jevanni Glacendrangh. »
L'ammazzadraghi.


CITAZIONE
Scusase ti ho fatto aspettare, ho aspettato a mia volta con la speranza di avere l'artefatto ino all'ultimo, al solito al prossimo post tutte le generalità.



Edited by Lud† - 29/8/2012, 00:53
 
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