Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Rakuen

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Lenny.
view post Posted on 6/9/2012, 21:36 by: Lenny.




Rakuen ~ Prologo


« Manca ancora molto?»
Non c'era altra luce che quella delle stelle. Non c'era altro suono che quello delle loro scarpe sulla terra battuta, e quello dei loro respiri lunghi e affannati per la salita.Se glielo avessero chiesto, Oscar avrebbe risposto che la sua vita sarebbe andata avanti così per sempre. Aveva tredici anni, Oscar, e da circa un terzo della sua vita amava fuggire. Andarsene via, scappare, fuggire insomma, anche se solo per una notte, dalla sua piccola e triste casa del suo piccolo e triste paesino di montagna delle Terre dell'Ovest. Una notte ogni sette notti, in fondo non era troppo, più che sufficiente per nutrire in lui l'illusione di allontanarsi davvero -anche se solo per poco- dalla noiosissima vita del villaggio dei grandi. Una notte ogni sette notti Oscar scavalcava la finestrella di camera sua, camminava a passo felpato tra le straducole polverose, e poi via, sino al monte boscoso alle cui pendici sorgeva il triste villaggio. E lì, sulla cima del monte, Oscar amava contemplare il paesaggio che lo circondava, dormire sul soffice manto dell'erba, studiare l'unghia di luna che tra le nubi faceva capolino, come a volerlo salutare. Ma più di tutto amava stare da solo, finalmente lontano dal mondo dei grandi.

« Allora Oscar, manca ancora molto?»

Ma quella notte avvenne il punto di rottura. Per la prima volta nella sua vita, Oscar aveva portato con sé qualcuno sulla cima del monte. Elisabeth, la figlia del falegname del paese, aveva lunghi capelli ricci color del grano estivo, labbra sottili, occhi nocciola e un viso rotondetto. Non era brutta. Gli era piaciuta sin dal primo istante in cui si erano incontrati. Erano vicini di casa, e fino a quel momento il loro era stato un rapporto fatto di saluti, banali chiacchiericci e ancora saluti. Sino a quando Oscar si era fatto coraggio e, quella stessa mattina, aveva invitato l'amica a seguirlo in un posto segreto. Appuntamento a mezzanotte alle porte del villaggio, tutto qui. Oscar sapeva di essere un ragazzo piacente: perché mai Elizabeth avrebbe dovuto rifiutarlo?

« Tranquilla Eli, siamo quasi arrivati. Vedrai quanto è bello lassù!»

La confortò spavaldo, avanzando tra le frasche. Elizabeth non si mosse di un millimetro. Teneva le labbra socchiuse, sembravano la preistoria di un sorriso. E un'ochiata torva e sospettosa bastò a cancellare l'allegria dal viso di Oscar.

« Devo essere proprio matta, per essermi fatta convincere. Se mio padre scopre che adesso mi trovo qui, a quest'ora, si arrabbierà un sacco. E non solo con me.»

« Questo se tuo padre lo scopre. Io di certo non glielo dirò.»

« Si, certo.» Sbuffò, contrariata. « Non è solo lui a preoccuparmi. Tu non hai paura dei lupi?»

« Naaah.» Oscar fece un gesto vago con la mano, come a voler scacciare l'idea dei lupi. Ovviamente sapeva bene che non ce n'erano da quelle parti, anche se evitò accuratamente di esternare quel dettaglio alla compagna. « Stai tranquilla, semmai loro hanno paura di me.»
E ammiccò con fare complice.
« Come ho fatto a non capirlo prima. » Lo canzonò lei, di rimando. «Proprio non so perché ti ho seguito fin qui. »
Stasi.
Una breve pausa silenziosa, accuratamente studiata dal ragazzo.
« Sicura di non saperlo?»
Elizabeth non rispose. Un improvviso avvampare delle sue paffute guanciotte fu per Oscar una risposta più che eloquente. Perché infondo lui sapeva bene che quella era la notte giusta per combinare, sopra quel monte, una storia di cui presto si sarebbe vantato con i suoi amici.

Ma c'era qualcosa che non andava, sulla montagna. Qualcosa di strano, qualcosa di assolutamente non familiare. Oscar se ne accorse solo in quell'istante: una frangia di rocce nere come la notte sorgeva dal bosco, dritte o inclinate, lunghe pietre levigate che spiccavano contro le stelle, simili a enormi artigli spezzati. Oscar strizzò gli occhi, sforzandosi di vedere meglio. No, non erano affatto rocce. Erano mura, quelle. Alte mura appartenenti a un castello, una fortezza che Oscar, ne era più che certo, sulla sua montagna non erano mai state presenti.

« E quelle cosa sono? Non sapevo che qualcuno abitasse quassù.»
Lo anticipò Elizabeth, col timbro strillante e acuto di una bambina spaventata. Non lo sapevo neanche io, pensò Oscar. Di notte, da sola assieme a un ragazzo conosciuto appena tre giorni prima, la cosa era più che comprensibile. E più che convenevole per lui, che di certo ne avrebbe approfittato per dimostrarsi più che mai eroico e coraggioso ai suoi occhi. Inghiottì duro per nascondere il suo personale timore, e afferrò dolcemente la ragazza per mano.
« Ehi, è proprio quello il posto di cui ti ho parlato. Dai, seguimi.»

Per lunga parte del cammino i ragazzi di dovettero insinuare tra rocce scoperte e la boscosità lussureggiante. C'erano delle piccole pareti da scalare, altre da aggirare sugli orli, lunghi tratti sui quali bisognava adoperare tanto le mani quanto i piedi. Nulla che Oscar non conoscesse bene come le sue tasche, dopotutto. Solo quando arrivarono abbastanza vicino da poter scorgere l'intera fortezza Oscar si pentì della sua temeraria iniziativa. Il suolo sotto di essa era ricoperto di erbacce: dappertutto c'erano alberi caduti, frutti marci e germorgli di rovi dissestati, rovine che, Oscar avrebbe potuto giurarlo, l'ultima volta che era salito sulla montagna non c'erano -proprio come la fortezza- come se, in un certo senso, questa si fosse spostata sino lì. Una costruzione irregolare, minacciosa, assolutamente brutta da vedere. Oscar ne studiò accuratamente l'intera estensione: mura, torrioni, bastioni, pilastri, tetti...non sapeva neanche distinguerli gli uni dagli altri, ma una ambigua impressione gli fece credere, in quel momento, che quel gigante di pietra lo stesse osservando. Un titanico mostro che si perdeva nelle ombre della notte, svegliato da due fastidiosi moscerini.

« Questo..tutto questo non dovrebbe trovarsi qui.»

Fu tutto ciò che riuscì a sussurrare Elizabeth, con gli occhi rivolti al castello, sì tanto sconvolta che abbandonò la presa dalla mano di Oscar senza neanche accorgersene.

« Neanche voi dovreste, piccolini.»

Gracchiò una voce proveniente dalla foresta. Oscar ed Elizabeth, col cuore in gola, ebbero appena il tempo di voltarsi. La sensazione era quella di essere entrati in un sogno, meglio: in un incubo. Un incubo dal quale non riuscivano a risvegliarsi. Perché una serie di creature, in quel momento, emerse dalle ombre della foresta circostante. Creature dalle spoglie umane, ma che di umano avevano ben poco. Ogni traccia di umanità era stata boicottata dai loro occhi fessurati, di un giallo intenso, simile ad oro fuso, e dalla pelle grigiastra butterata, e dalle orecchie inanellate, e dagli affilati denti ricurvi che sporgevano da labbra violacee. Mostri, mostri in vesti da soldati, forse. Né Oscar né Elisabeth ebbero il tempo per studiarli oltre.

« Dovevate aspettarci tutti nel vostro bel villaggio..»

Baraka2
«..ma ormai è troppo tardi.»

Oscar ed Elisabeth ebbero solo tempo per urlare.
Come se quel grido disperato potesse, in qualche modo, risvegliarli dall'incubo.



Edited by Lenny. - 6/9/2012, 23:33
 
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