Territori Occidentali — Waulsort, città in fiamme —
Era del parere che fosse necessario chiudere le bestie da macello in un recinto ristretto, prima di scannarle, per non rendere lungo e tedioso il compito del macellaio. Sebbene il suo aspetto fosse ferino, aveva in se l'anima nera di coloro che amano il breve attimo in cui il coltello affonda nella carne ancora viva e pulsante, trovando solo tedio in tutto ciò che precede quel momento. Era stato sfortunato, in quegli ultimi giorni: solo tane da poche decine di capi, brevi ammazzatoi incapaci perfino di far risuonare nell'aria il belato delle prede sopra il cozzare delle mannaie. A lui però piaceva, quando urlavano. Alzavano i musi con il terrore negli occhi, e davano gusto alla lama che fende le ossa con colpi secchi. Al pari di una pietanza sopraffina, per godere di una mattanza bisogna appagare tutti e cinque i sensi. Come si può apprezzare un buon sapore se orribile alla vista o disgustoso all'olfatto? Come si può gioire di una carneficina se il bestiame è vecchio e malato o le urla sono sopraffatte dalle fanfare? Finalmente però ecco uno scenario capace di soddisfare i suoi appetiti. Finalmente bestiame in quantità, ingrassato e chiuso in recinti in modo da essere la gioia del Beccaio.
« Portateli qui!!! » Ruggì il Reiter Major con furia animale, facendo impennare il destriero al centro del piazzale, mentre gli uomini dei Falkenberg Korps sciamavano ovunque, innaffiando d'olio incendiario le case e gettando torce nelle finestre, stanando il bestiame uno ad uno, per poi infilzarlo senza pietà ammucchiando carcasse in alte pire fumanti. Rivestito del cuoio nero dei Korps, era un'apparizione infernale. L'ala di corvo spiccava sulla tempia rasata, ed un sorriso sadico capeggiava sul volto scarno e affilato. Teneva sollevata come uno stendardo una lancia su cui giaceva la carcassa di una giovane cagna delle tante che infestavano quel nido chiamato Waulsort. « E voglio sentirli urlare... » Abbaiò ancora, incitando i suoi uomini a proseguire nel massacro. »
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« Il fuoco!! Un incendio a nord della città!!! » Pochi se ne curarono. Di certo non loro. Non era inverno, la serata non era tanto fredda da far gelare il piscio nella latrina, però nessuno di loro vedeva in un incendio motivo sufficiente per allontanarsi dalla propria pinta di birra. Martym Lindsay apparteneva alla minoranza con quel briciolo di buonsenso sufficiente a spingerlo ad una delle finestre, lo sguardo rivolto alle fiamme in lontananza. Poi però il fratello dell'oste si rifece vivo, affacciando di nuovo il suo brutto muso dal naso storto e dagli incisivi mancanti...
« I... i predoni. » Nella locanda piombò il silenzio. Una trentina di montanari degli altipiani alzarono gli occhi dai boccali per fissare l'omaccione terrorizzato. « S... SONO ARRIVATI I PREDONI!!! »
Una finestra esplose in fragore di vetri in pezzi ed una torcia impattò le assi del pavimento. Grida di sorpresa, sedie smosse e uomini che balzavano in piedi allarmati e afferrano le armi. Dall'esterno irruppero le tonanti grida dei saccheggiatori, un concerto di fiamme divoratrici e di zoccoli ferrati che percuotono il selciato. Il fratello dell'oste venne scaraventato all'interno da un calcio e due bruti fecero irruzione, infrangendo sul pavimento barili colmi di liquido ambrato. Nella taverna impazzò lo stesso inferno scoppiato in tutta Waulsort.
Territori Occidentali — Gli Eredi dei Grandi Casati —
« Bensvegliato, Yusuke del clan Takeshi. » Perfino per Motoko fu impossibile non caricare di ironia la sua voce. Takeshi faceva parte delle guardie personali dello Shogun, eppure per tutto il tragitto aveva oziato e si era tenuto in disparte dimostrandosi inaffidabile perfino per gli incarichi di sentinella. Poiché all'oscuro di tutta la faccenda del drago, l'Aoyama non aveva affatto intuito il motivo di tanta sorpresa da parte del giovane, però era incline a considerarlo responsabile per quella reazione esagerata -in pratica lo riteneva colpevole senza processo pur non sapendo il motivo per cui è imputato.
« Acceleriamo il passo. » Nessuno fece granché caso alle esternazioni del giovane Takeshi. Higashiyama Takayanagi, il più anziano ed il più massiccio fra i presenti, sollevò la lancia incitando i cocchieri a spronare gli animali, ed i carri avanzarono al trotto, con tutta la colonna che seguiva al passo. Con tutta la fretta possibile per un drappello che si portava appresso due carri di quelle dimensioni, puntarono con decisione verso la cittadina di Waulsort, dove erano promessi ristoro ed alleati. Ma alla sera, quando giunsero in vista del villaggio, trovarono ben altro.
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« Un incendio! La cittadina è in fiamme! » « No... » Motoko mise mano alla spada. « Non è un semplice incendio. »
« Alt!! Fermate i carri! Difendete la nobile Konoe! In quattro con me! » Il Takayanagi si mise alla testa di un drappello di apripista, cui si unirono immediatamente la Aoyama e l'uomo degli Altipiani, quest'ultimo in ansia per la sorte dei suoi compagni.
Waulsort era in fiamme. Quello che fino a poche ore prima era un pacifico buco privo di interesse; ora era un inferno di travi in fiamme e vetri infranti, di corpi straziati e spettri urlanti vestiti di metallo. Lo scempio riempiva di sdegno e faceva crescere la collera. E sebbene fosse ben conscia del motivo per cui era tornata in occidente con gli altri capicasata, Motoko non riuscì a fare a meno di metter mano alla spada, sentendo la necessità di fare qualcosa per arrestare quello scempio. « Dobbiamo tornare indietro e deviare dal percorso previsto! » Gridò Higashiyama, mentre un edificio alle sue spalle collassava sotto il peso delle fiamme. « I miei compagni sono in una locanda sull'altra sponda del fiume! » Rispose in affanno l'uomo degli altipiani, lottando per tenere a bada il proprio destriero. « Sono giunti da lontano per aiutarci, nobile Higashiyama! Non possiamo abbandonarli! » « Tieni a mente il motivo per cui siamo qui, Motoko Aoyama. » « Attenti!!! »
Una grandinata di quadrella piovve sul gruppo, mirando indistintamente a uomini e cavalli. I dardi abbatterono il destriero del messaggero, gettando al suolo quest'ultimo con due frecce che gli sbucavano dal petto. Dal fumo emersero sagome ghignanti, armati di mazze, spade e balestre. Non era più il tempo delle parole.