Centinaia, migliaia di uomini gridarono assieme quando, finalmente, entrambi i contendenti ebbero messo piede sul ponte di pietra che avrebbe ospitato quell'epico scontro. Tale era la loro impazienza che la terra stessa sembrava vibrare all'unisono con le loro voci quasi volesse risvegliare perfino gli idoli di pietra dei Maegon. Gli eventi di quel giorno avrebbero lasciato un segno indelebile sia nell'animo delle persone che nella stessa Taanach; caduti entrambi da decenni in uno stato di totale apatia non avevano reagito neanche all'invasione da parte del Goryo arrendendosi mollemente, totalmente incuranti di quale fosse il loro destino prossimo. In preparazione a quel grandioso evento però l’intera città sembrava essersi finalmente destata, pronta a riguadagnare lo splendore perduto con la scomparsa dell’impero dei Maegon.
Estasiato dai risultati del suo progetto Shivian sembrava assaporare avidamente la roboante voce della folla come se da questa potesse trarne una nuova, terribile, forza. Solo dopo aver concesso al proprio avversario qualche istante di calma in modo da permettere ai guardiani di liberarlo dalle catene e quindi di godere a sua volta dell’incitamento del pubblico Shivian avanzò ulteriormente verso il centro del ponte, riducendo significativamente la distanza che li separava. In quei brevi istanti Shivian ascoltò attentamente le domande che il drago sembrava ansioso di porgli; il solo fatto di essere stato riconosciuto così rapidamente non poteva che fargli piacere ma allo stesso tempo sorrise quando realizzo che il suo avversario non avesse minimamente compreso le motivazioni dietro a quello scontro.
« Gli uomini che ritieni così forti e pericolosi sono per lo più morti durante la guerra o sono stati spezzati dalla prigionia! » Le parole di Shivian risuonarono potenti, ammutolendo completamente l’intera platea. Nello stesso istante in cui il comandante dei Custodi aveva preso la parola nessuno osava più emettere alcun suono, tale era la paura che alcuni trattennero anche il fiato quasi temessero di infastidirlo anche solo con il rumore del proprio respiro. « Ubbidendo al folle sogno di Viktor hai perso ciò che eri realmente; ti sei piegato a tal punto da diventare solo un servo. » Ciascuna pausa era volutamente rimarcata per lasciare sempre maggior risalto a quanto appena detto. Nonostante fosse ancora troppo presto per rivelare il suo scopo Shivian voleva spingere nel drago un forte moto di orgoglio, qualcosa che lo spingesse a combattere con maggior furia di quanto avesse mai fatto fino a quel momento. D’altra parte stava anche approfittando delle domande postegli dal drago per concentrare nel centro esatto del ponte una potente quanto quiescente energia magica. Le linee energetiche che lentamente andavano ad abbracciare la roccia erano per i suoi occhi uno spettacolo talmente sublime che lo rattristava doverlo, momentaneamente, nascondere sia agli occhi del pubblico che a quelli del proprio avversario. In quel momento ad essere uniche protagoniste della scena erano le sue parole e il significato che abilmente celava dietro di esse. « Un servo tradito, abbandonato senza alcun rimorso ad un destino infausto. » Ogni nuovo dettaglio che si lasciava volutamente sfuggire era solo una piccola parte del suo scopo ultimo! Solo una volta che questi preparativi iniziali furono terminati si decise ad impugnare più saldamente nella mano destra la pesante lancia da combattimento, finalmente pronto per il combattimento. Intenzionato a non lasciargli il tempo di rispondere fino a quando non avesse realmente compreso il significato delle sue parole Shivian attacco con fulminea rapidità. La distanza che separava i due non era ormai molta e il signore delle tempeste era facilmente in grado di coprirla in poco più di un battito di ciglia. Una parziale torsione del busto conferì al primo affondo della lancia ancora più forza mentre rapidamente la postura di Shivian si adattava ai concetti base del Dun Möch mostrando la guardia di apertura tipica dello stile Shii Cho, in grado di permettergli di iniziare fin da subito a studiare le reazioni del proprio avversario. Il primo attacco non era però stato realmente portato con l’intento di ferirlo quanto più per obbligarlo ad una rapida schivata in modo da poterlo poi facilmente spingere verso i bordi del ponte mutando il movimento di affondo in una ampia spazzata. Ciascuno dei colpi era volutamente calibrato per ridurre le vie di fuga dell’avversario obbligandolo a spostarsi esattamente nel punto desiderato aprendo quindi le sue difese alla successiva imminente offensiva.
« Ti sei arreso ad un simile destino? Hai lasciato che il Beccaio strappasse le tue ali o.. » Lo sguardo di Shivian, fisso e penetrante, mirava a perforare quello del drago arrivando a scrutarne negli abissi dell’animo alla ricerca di quella scintilla di determinazione che ne il tradimento ne la prigionia potevano aver realmente soffocato. « ..sei ancora in grado di volare? » Come se un tuono si fosse appena risvegliato tra loro dalla mano sinistra del mezzo demone una violenta onda d’urto andò a scatenarsi contro il simulacro umano che tratteneva le fattezze del drago. La potenza del colpo era tale che difficilmente quel debole corpo avrebbe potuto tentare di opporsi finendo, secondo quanto preparato fin dal primo affondo, per essere quasi certamente scaraventato fuori dai bordi del ponte. Sotto di loro il Grigio rappresentava ora la scelta tra la vita e la morte: le sue acque mefitiche erano talmente velenose da non lasciare scampo neanche alla più resistente delle creature. Abbandonarsi al loro abbraccio sarebbe stata una scelta semplice, in un solo attimo non ci sarebbe più stata alcuna sofferenza o patimento del passato. Eppure Shivian sperava che la drammatica scelta fosse sufficiente a riaccendere le sopite braci della sua determinazione scatenando così la furia del drago: nuovamente libero di spiegare al vento le proprie ali.