| J!mmy |
| | Stronzate. Quel pensiero s’impossessò di lei come un morbo dal ceppo incurabile. Raymond Lancaster ululava dal suo fulgido destriero con l’aria di chi aveva la risposta a tutte le preghiere degli uomini, lì, stretta in pugno, pronto a sfoggiarla con boria. Ma ciò che Raymond non sapeva era che quelle persone, quei viandanti del deserto raccolti in drappi sudici e padiglioni saturi d’incenso e vane pretese, non avevano alcun bisogno di sperare ancora. La speranza si era parata loro dinanzi come una meravigliosa venere dal canto paradisiaco, accogliendo i loro cuori in un caldo abbraccio materno; e cosa avevano ottenuto in cambio? Guerra? Morte? Disgrazia? Non certo il compenso che si aspettavano. Come quel giorno – che fosse mattina o pomeriggio non faceva più alcuna differenza – quando il corno dei pelleverde aveva riecheggiato fin giù al campo, da lontano, facendo tremare persino i suoi, di polmoni. Era stato come se un’enorme onda d’acqua salata avesse travolto ogni maceria, ogni tenda, ogni corpo. Fin dal primo vagito era stata abituata a combattere, non importava se a mani nude o armate. Centinaia erano state le volte in cui Costantine era sgusciata dal fodero pronta a mietere vittime ancora, e ancora, e ancora, e ancora; ma quella volta... quella volta era stato diverso. Aveva avuto l’impulso di afferrare la cintola da sotto la casacca di tela e stringerla di un altro pollice, di un altro buco, quasi temesse che l’arma potesse scivolarle di dosso nel bel mezzo del combattimento o venirle strappata via da qualunque cosa si stessero accingendo ad affrontare. Tuttavia, anche allora le labbra non si erano scollate: chiuse erano e chiuse erano rimaste, suggellate in un profondo e inquietante silenzio, un silenzio capace di sferzare il suono persino più del momento in cui anche l’ultimo scampolo di vita dell'avamposto si era unito al convoglio di difesa, se così poteva definirsi. Ridicolo; tutto era così ridicolo... Rekla ebbe la sensazione di affogare, come se qualcosa le avesse afferrato il petto e stesse divertendosi a farle scricchiolare una per una tutte le costole del torace, godendo della sua sofferenza, del suo dolore, della sua lenta agonia. In verità, dunque, quegl’uomini - in parte morenti e in parte semplicemente deboli - non avevano alcun bisogno della speranza infusa loro da un qualche tronfio principino del nord, né di quella che poteva emanare una tenebrosa lady del sud. Stronzate: questo racchiudevano le parole del Lancaster. Erano le azioni a fare la differenza, e loro erano ancora fermi a fissare dritto negli occhi le luride canaglie che massacravano uomini come fosse per svago, giocando con le loro menti almeno quanto pareva facessero con i loro corpi. Presto sarebbero stati gli orchi a muoversi, e a quel punto si sarebbero dimostrati una minaccia tutt’altro che semplice da debellare, un leone indomabile. Già si vedeva: Rekla Estgardel, sovrintendente dei territori del meridione, lady reggente della temutissima Fortescuro, deposta da un paio di misere bestioline verdi, incapaci persino di grattarsi la punta del naso senza rischiare di trafiggere il fratello con la punta di una bipenne o di un machete. No, lei non poteva permetterlo. Gli orchi dovevano fermarsi e pagare i propri debiti.
Il respiro del nero stallone che ansimava tra le cosce fu l’ultimo suono che rammentò di udire. Accanto a sé aveva soldati marroni e bianchi, chi in cotta di maglia e chi in vesti sdrucite, la maggior parte dei quali soldati che lei aveva forgiato affinché obbedissero ad ogni suo comando, seguendola fino anche alla morte, se necessario. E ora che stava per accadere, lì, sul fondo dello stomaco, la Nera sentiva come una strana sensazione di amaro e acido che faceva contrarre i muscoli, rivoltare le viscere, inducendo in lei un violento senso di nausea mista a collera. Che fosse il senso di colpa? Lei, la Regina dei morti, colei che usava i cadaveri per riprodurre vacui riflessi di creature un tempo esistite per raggiungere i propri scopi, che provava pentimento? No, quelle non erano più persone vere, non erano più esseri vivi: erano uomini maledetti, oramai, uomini schiavi, disposti a tutto per la loro sovrana, temprati nelle stesse fiamme dell’inferno. Li avrebbe guidati di sotto, un giorno. Ma non adesso... non... adesso!
« CARICA! » urlò Lancaster. Ma Rekla non si mosse. China sul collo dell’animale com’era, l’orecchio posato sulla parte sinistra, le dita intrecciate sul lungo crine nero e appena lisciato, la donna si concesse solo un istante di placida riflessione. Pensò alle ultime volte in cui aveva dovuto spronare un cavallo alla volta dello sbaraglio di una fazione nemica, e le voci di quegli eventi, le grida, i comandi, finanche il dolore delle ferite patito esplosero in lei come un miasma venefico e corrosivo, raggelandola e adirandola al contempo. Quante volte aveva affrontato i pelleverde in campo aperto? E quante altre avrebbe dovuto farlo? No, nessuna esitazione, non ora. Le briglie schioccarono sulla gola del corsiero, scudisciando con veemenza. La bestia pestò furente sulla sabbia e partì al galoppo con una tale furia che da sola fu capace di sollevare una nube tanto fitta da ottenebrare la vista. Quando raggiunse la coda del convoglio, però, inaspettatamente si fermò. Rekla, con le redini ancora tirate all’indietro, compì un rapido scatto a sinistra e piroettò giù dalla sella, così, nel cuore dell’assalto, sguainando la piccola in un sibilo e facendola roteare alcune volte a mezz’aria. Era carica, doveva esserla.
« Facciamola finita con questa storia » ringhiò più a se stessa che ad altri. Quando fu abbastanza vicina, seppur limitata al margine della carovana, un brivido le trafisse la schiena, come una lama gelida che scivolava lenta e acuminata sulla spina dorsale, fino a insinuarsi nella parte bassa del bacino e strappare via ogni solidità dalle ginocchia. Non era paura, no; Rekla Estgardel non provava paura, ma solo... familiarità. “Lo senti, puttana?” ruggì qualcosa dentro di lei, là dove il senso di colpa raschiava invano fino a qualche attimo prima “Lo senti il loro fetore? Oh, si che lo senti. Vi hanno ingannati, siete finiti!”
« E' UNA TRAPPOLA! » Quell’urlo, stavolta, parve implodere nell’aria più forte di ogni altro. Rekla sgranò immediatamente gli occhi, facendo volteggiare ancora una volta la Constantine che strideva e strideva nel fendere il silenzio opprimente delle dune. Una trappola non era cosa di gran conto, dopotutto: i Rooi Valke li avevano messi in guardia, avevano detto loro che gli orchi erano divenuti ben più astuti e organizzati delle goffe e caracollanti creature che avevano imbrattato il campo di battaglia della Guerra del Crepuscolo; vederli sbucare lì, dalla sabbia, come cianotici vermi armati di picche di legno e dalla punta ricavata dalla roccia, non fu per lei una così sconcertante sorpresa. Ciò non significava certo che fosse più preparata di chiunque altro a quel combattimento.
« Serrate... i ranghi. » La Nera schiuse le labbra a malapena, come se quel pensiero l’avesse colta improvvisamente. La Constantine smise di ondeggiare, i tacchi degli stivali si piantarono nel terreno, il cappuccio di stoffa raffinata scese sulla fronte adombrando larga parte del volto. « SERRATE I RANGHI! » Stavolta fu un urlo a berciare dalla sua bocca, un comando mirato a compattare i soldati sparsi al suolo come scarabocchi d’inchiostro su pergamene ingiallite. L’ingiunzione ebbe l’effetto di un fulmine a ciel sereno, guizzando nel caos con roboante e inoppugnabile enfasi. Uno dei troll, molli aberrazioni verdi dal volto dipinto e uno striminzito panno di pelliccia a rivestire le pudenda, partì contro Rekla brandendo una picca lunga oltre i due metri, ma sciorinandola con una simile maestria che pareva quasi più leggera di una piuma. Mentre l’abborro scattava, altri due troll si unirono a lui. Il primo affondo giunse da destra. Rekla deviò il colpo con il piatto della lama e reagì immergendo la punta del metallo tra il collo e la spalla dell’avversario, che non poté che rovinare esanime e privo di vita. Al secondo fu riservato un destino non meno avverso: la sferzata della Nera incontrò il legno della lancia con una tale violenza da spezzarla in due e raggiungere fatalmente il collo sudaticcio del goblinoide; il capo cadde come di volontà propria, rotolando lateralmente e svanendo tra i centinaia di piedi che pestavano, scalciavano, guizzavano come in una folle danza di guerra e tumulto. Al terzo, invece, pensò un soldato delle Tenebre, piovendogli alle spalle e infilzandolo tra le sue due lame di acciaio rosso come un maleodorante spiedino di carne flaccida. Fu allora che Rekla scorse la figura del Vittoriano. Il senzafratelli, impossibile da non riconoscere con indosso quella sua inseparabile armatura di ferro, si addossò a lei come molti degli uomini, svettando tra le prime fila dell’esercito; un esercito in cui lui solo – fu amaro constatarlo – rammentava un vero guerriero. Rekla sfilò di un paio di falcate verso manca, falcate brevi e sicure, svincolandosi dalla soffocante presa di quei corpi tutti ammassati gli uni agli altri, una gabbia di sudore e sangue alla luce impietosamente meschina del sole torrido del deserto. Come uno spettro in pieno giorno, conturbante e silenzioso, la donna si avvicinò a Vrastax. « Non appena le tenebre caleranno » gli sussurrò « ordina l’attacco » quindi fu inghiottita nuovamente dalla calca. Mentre uomini e bestie stramazzavano intorno a lei, in un turbinio di zoccoli, muscoli e criniere strappate, il Bastardo s’impadronì della sua mente. Le interiora della Nera si annodarono tra l’esofago e lo sterno, il sangue defluì verso le tempie con una tale copiosità che parvero in procinto di scoppiare, gli occhi annasparono in uno strato di densa coltre color latte spogliandosi di qualunque espressione, di qualunque vitalità, di qualunque speranza. Sclere vuote e raccapriccianti ondeggiarono dolcemente verso il cielo - alla ricerca forse di un’ispirazione o forse di aiuto - al ritmo sconnesso di frasi prive di alcun senso o significato. « Ed Egli protese le funeste dita sul mondo. Mentre gl’uomini inneggiavano alle ombre, le ombre piovvero su di essi. » Poté sentire gli sguardi sbigottiti dei soldati più vicini solcare la sua carne con timore, i loro pensieri farsi strada dentro di lei come una lama fredda e inarrestabile. L’oscurità cadde sul campo di battaglia come un velo di sordida empietà. « Fuggite, adesso: i demoni risorgono! »
CITAZIONE Rekla Estgardella Nera Regina–––––––––––––––––––––– Stato Umano { Intelligenza 4 | Forza 1 | Maestria armi da mischia 1 }–––– « Energie: 100 - 6 - 6 = 88% « Stato fisico: ferita da taglio alla coscia destra, contusione alle prime due costole sinistre. « Armi: Constantine • sfoderata₪ ₪ ₪ Attive...Oscurità della notte • Fifth darkness Essa è madre, fredda, soffice e pacata come il gelo che prelude un letale affondo, premurosa nei riguardi dei suoi figli più osceni e perversi, che custodisce nel tetro abbraccio del petto, buio e cupo cosicché il vero volto di essi possa perpretrare nel mistero. Questa è la notte. La notte che tutto avvolge, la notte che logora le anime più impervie e inganna le più fragili, come una seduttrice fatta di pura crudeltà e finta grazia. Ma Rekla era riuscita ad agguantarla, incavandola nel duro chiostro dei propri intenti. Un potere maturato con gli anni e propagatosi ben oltre l'immaginabile. Ella, infatti, chiudendo un singolo pugno, era divenuta in grado di evocare la matrice degl'incubi - la notte - arrogandosene il diritto. L'effetto durava per due turni compreso quello d'attivazione, donando ai demoni la facoltà della forma demoniaca e privando gli angeli della loro forma angelica. La notte impediva inoltre ai paladini di utilizzare qualsiasi loro abilità passiva, rendendoli praticamente inermi. Consumo di energie: Medio... e passiveLa connessione tra l'evocatore e il mostro è molto più potente di quella che potrebbe mai avere con qualsiasi altra delle sue creature. Loro sono la stessa cosa, divisasi solamente con l'obiettivo di distruggere il proprio avversario. Per questo, i loro corpi sono legati insieme non solamente dalle mere catene che fuoriescono dal gauntlet. Nel caso in cui Rekla dovesse subire un danno provocato dal proprio avversario (e non autoinflitto tramite tecniche o atti impulsivi) ella potrebbe decidere di suddividere tale ferita e farne subire la metà esatta al proprio colosso, che griderà, alimentando la propria furia. Esemplificando, se Rekla dovesse subire un danno Medio, ella potrebbe decidere di prenderne solamente uno Basso, facendo sì che il mostro, tuttavia, subisca anch'egli un danno Basso. In poche parole, potrà smezzare qualsiasi danno rivolto alla propria persona, purché l'evocazione sia già presente sul campo. Viceversa, potrà anche decidere di suddividere i danni rivolti all'evocazione, subendone la metà, poiché i due non sono che diverse emanazioni dello stesso corpo [Tecnica passiva].
Nel principio, la Riluttanza Il primo stadio di violenza contrappone il rifiuto della verità al suo viscerale attaccamento alla propria arma, il quale diverrà indissolubile, tanto intenso e profondo da impedire a chiunque di scinderlo. L’arma diviene un ninnolo, un prezioso memento, un tesoro inestimabile per la fanciulla che potrà impiegarlo per evocare istantaneamente l'ombra sotto forma di lorde creature, potenziate di un punto CS addizionale e a un costo energetico ridotto del 5%.
.Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: per la dannosa colpa della gola, come tu vedi, alla pioggia mi fiacco.Il peccato di gola coincide con un desiderio d'appagamento immediato del corpo per mezzo di qualche cosa di materiale che provoca compiacimento. É un'irrefrenabilità, un'incapacità di moderarsi nell'assunzione di cibo o, più in generale, nel desiderio incontrollabile di qualcosa che si brama. E' stato proprio per quest'ultima ragione che Rekla ha accresciuto la propria fame nell'ambito della negromanzia, al punto da strappare il sottile velo che separa ciò che è vivo da ciò che è morto. Più precisamente, in termini di gioco, la Nera Regina acquisisce il potere dell'immortalità; questo non significherà che non sentirà la stanchezza o perderà i sensi una volta al di sotto del 10%.
.Or superbite, e via col viso altero, figliuoli d'Eva, e non chinate il volto sì che veggiate il vostro mal sentero. Il superbo è una persona innamorata della propria superiorità, vera o presunta, per la quale si aspetta un riconoscimento. La superbia affonda le sue radici nel profondo dell'uomo, sempre teso alla ricerca e all'affermazione della propria identità. Quest'ultima non è qualcosa che si elabora al proprio interno, ma che ciascuno negozia nel rapporto con gli altri da cui attende, appunto, il riconoscimento. Tale bisogno nell'essere umano è fortissimo: forte al pari di altri bisogni più esistenziali… Allo stesso modo Rekla è innamorata di sé, della sua sicurezza, del suo corpo. Così facendo, nonostante le origini ancora sconosciute, la giovane insinua in chi le sta accanto non molta fiducia, oserei dire nessuna piuttosto, ed un timore di non poco conto. Tutto ciò, ovviamente, è efficace laddove chi la affianca non sia un demone né possegga un'energia superiore alla sua.
Vizio dell'Animo • честолюбие Che sia negativa o positiva, l’ambizione - così come la sua assenza - sottende tutte le azioni umane malvagie o meritevoli che siano. L’ambizione sfrenata può portare all’insoddisfazione perenne, a cambiare schizofrenicamente campo di interesse o obiettivo pur di avere una nuova vetta da scalare, mentre un’accezione positiva di questa attitudine psicologica può coincidere con una sana spinta a migliorarsi e non accontentarsi, a superare i propri limiti. Rekla Estgardel è forse l'essere più ingordo e privo di scrupoli del pianeta, pericoloso e raggelante nell'infinita contaminazione della sua mente. E' proprio grazie a quest'incessante bramosia, però, che la Nera Signora è riuscita a cogliere frutti misteriosi ed unici, rari e preziosi come le più pregiate ricchezze del mondo. In termini pratici, ella è in grado di usufruire delle capacità di una seconda classe: il ladro. A tal modo ciò potrà senz'altro spalancare alla regina dei morti molteplici vie ad un'innumerevole quantità di attacchi e strategie, tutte indubbiamente mirate a stroncare sul nascere l'esistenza del malcapitato avversario. (Tomo furtivo)
An endless guard In breve, il giovane Shiverata apprese l'orrenda verità su chi fossero i nemici e le prede cui il Magus l'aveva destinato. Non ne fu felice. L'anello gli imponeva di cercare e sconfiggere gli emissari dell'Abraxas: lui era costretto a frapporsi fra il mondo umano e l'Ombra, senza poter abbracciare nessuno dei due. Il dono lo condannava ad una guardia senza fine, perché il fiore di ossidiana, quel cuore del fiato di drago, non conosceva scalfiture. Il Maestro l'aveva definito nero come il peccato e resistente come la roccia. Lo era molto di più. Inoltre lo costringeva ad una percezione impossibile da interrompere, gli donava non la visione esatta ma la totale percezione del nemico, della sua presenza. Era orribile -e per questo maledisse il nome del Maestro. { Abilità Passiva: L'anello è indistruttibile. ; Abilità Passiva: Auspex sui non-morti, il portatore sarà sempre a conoscenza della loro presenza nei paraggi. } ₪ ₪ ₪ NoteRekla scende da cavallo e si getta nella mischia, conscia delle parole di Alexei del turno precedente sul fatto che gli orchi siano creature alquanto astute, ormai. Quasi spaventata dall'idea che possano spingersi fin nel suo feudo - come spiegato prima - Rekla viene fagocitata da un profondo senso del dovere e decide quindi di debellare la minaccia una volta e per sempre. Unitasi al combattimento, dapprima ordina ai soldati di serrare i ranghi (potenza media, primo slot) così da ridurre lo svantaggio di essere sparpagliati nel campo e compattarsi; dopodiché attiva l'abilità "Fifth darkness • Oscurità della notte" (potenza media, secondo slot) per tramutare il giorno in notte ed innescare la trasformazione delle Tenebre: come Ray già sa, infatti, gl'uomini di Rekla sono uomini maledetti, avatar demoniaci che cadono in stato di non-morto una volta esposti all'oscurità. Qual'è l'utilità di tutto ciò? Ma la paura, ovviamente; la stessa che cercano d'incutere nei troll nemici. Il resto dei movimenti della Nera li ho volutamente subordinati al post di Sarnek. Semplicemente, Rekla si getta nel combattimento al seguito del vittoriano. Spero che il post vi possa essere gradito.
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