Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Chronicles of Morpheus ~ Weldenvard

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view post Posted on 8/12/2012, 00:01

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Prologo
Qualche giorno dopo l’impiccagione.

« Spero sia andato tutto secondo i piani. »
Il sultano di Vento d’Oriente sedeva sul suo prezioso scranno d’oro, all’interno del magnifico palazzo della sua città. Davanti a lui, chino su di un ginocchio, stava il Lord di Greenvalley tale Henry Goldeer, esso al dito portava l’anello che lui stesso gli aveva donato come premio per l’esecuzione del rosso, un cimelio che, Goldeer, ostentava al dito con un certo orgoglio e una certa sicurezza.
« Tutto come avevate comandato signore, l’uomo non ha dato nessun problema. »
Henry Goldeer abbassò lo sguardo, quello che il sultano intravide negli occhi del suo sottoposto fu una piccola scintilla di paura, che liquidò come semplice terrore verso i suoi confronti. Il sultano si rilassò a quella notizia, adagiandosi comodamente sul trono; che fino a quel momento non era stato nient’altro che un intreccio di rovi e spine. « Avete fatto tacere anche la giovane mogliettina? » La pesca nella sua mano venne stritolata con tutta la forza che aveva in corpo, il succo e la polpa caddero in terra mentre nel suo palmo restò soltanto il nocciolo e la buccia. Il Lord trasalì, non faticando a immaginare la sua testa al posto del frutto. Quindi si limitò a mentire. « Anche lei è stata uccisa, » sospirò, « subito dopo l’impiccagione. »
Al pensiero della donna un brivido freddo percorse la schiena dell’uomo, tuttavia si sforzò di restare calmo e impassibile.
Il sultano si limitò a sorridere, sembrava quasi assorto nei suoi pensieri, « bene, molto bene, » asserì distrattamente. Non sospettava nulla, quello era certo, e leggendo la soddisfazione negli occhi del sultano, Henry seppe istintivamente che aveva fatto bene a mentirgli. A quel punto il Lord decise di azzardare un ulteriore domanda. « Se mi è lecito chiederlo, perché avevate necessità di uccidere quell’uomo? »
Il sultano sorrise.
« Ho violentato la sua donna. »



Vent’anni dopo di Greenvalley, chiamata nell’antichità Weldenvard, non rimaneva praticamente nulla. Henry Goldeer era invecchiato male e troppo rapidamente, la pelle aveva ceduto alla forza di gravità e ora cadeva dalla sua faccia in pesanti borse, spesse rughe tagliavano la fronte, gli occhi, una volta verdi e luminosi, erano incavati in fosse nere e parevano aver perso tutta la loro brillantezza. Era seduto sul trono all’interno della sua magione, era malato, probabilmente di un male incurabile, ma sembrava non volerlo trascinare nella tomba, come se il parassita che lo divorava dall’interno si divertisse a mantenerlo in vita per vederlo soffrire ancora di più. Lucidava quel maledetto anello d’oro, più per abitudine che per necessità. Erano passati ormai vent’anni, ma dentro la testa del Lord rimbombavano ancora nella mente le parole della donna, e ogni notte la scena tornava a fargli compagnia, per tenere il ricordo ben vivido scolpito nella sua mente. Sua moglie era morta, metà dei suoi figli portati via dalla peste, i bastardi che reclamavano dal basso il suo trono. La città era decaduta insieme a lui, pestilenza e carestia avevano colpito negli anni passati la popolazione decimandola, i superstiti non ebbero la forza e forse la voglia per rialzarsi, il mercato andò in crisi e sempre meno pellegrini si spingevano in quella porzione di continente che non era né oriente né settentrione, una terra di mezzo circondata dagli alberi e dalle montagne. Inverni rigidi ed estati mai troppo calde. La causa di tutto era quella maledetta donna, solitamente non dava peso ai malauguri, capitava spesso durante le impiccagioni i parenti delle vittime lanciassero maledizioni, riti pagani che ancora non erano stati completamente dimenticati dal popolo. Ma la macumba eseguita dalla donna aveva un che di arcano, il modo in cui aveva sgozzato il gatto, il modo in cui i suoi occhi penetravano il suo animo, il modo… rabbrividì al solo pensiero. Ma ormai il sultano di Vento d’Oriente era morto, non doveva più temere che il suo segreto venisse scoperto. « Edoardo! Edoardo! » Il Lord urlò a squarciagola, dopo pochi secondi il maggiordomo di palazzo, agghindato della solita veste rossa con ricami verdi, giunse trotterellando al suo cospetto. Piegò leggermente il busto verso il Lord, « mi dica mio signore. » La voce servile dell’uomo aveva sempre il merito di calmarlo, anche per questo Edoardo in sua assenza faceva le sue veci.
« Emetti un bando, cerca uomini, dobbiamo distruggere quella donna. »
Il suo tono si era alterato, la sua voce era ferma e dura.
« Come comanda mio signore. »

------------------------------------

« È giunto il momento Lionet. »

Era passato abbastanza tempo dal loro scontro nella chiesa, quando la sua mente fu carpita da un’essenza diversa, quando lui divenne nient’altro che un burattino manovrato dal dottore. Il ricordo era ormai lontano e il tempo cominciò a sbiadirne i contorni. Decise di partire per inseguire il suo destino, perché per troppo tempo aveva viaggiato nel Nord che ormai le brezze calde del sud d’Oriente cominciavano a mancargli. I draghi blu non erano fatti per il freddo, preferivano di gran lunga la sabbia alla neve, le folate calde al vento gelido. Si trasformò in un drago, e quel giorno fu l’ultima volta che vide Lionet, un utlimo sguardo, e un ultimo saluto, poco prima che il corpo indaco sparì oltre le montagne e oltre l’orizzonte.

[…]

Morpheus era seduto in una piccola locanda nella città di Vento d’Oriente. Da quando era morto il sultano nessuno aveva mai preso davvero il suo posto. Jevanni regnò per pochi mesi su quella terra, quando l’abbandonò, il suo successore fu un uomo di nome Hursimer, il comandante di alcuni ribelli provenienti dall’Oasi nera. Essi avevano atteso a lungo la fine della dinastia dei Marehjà per prendere il possesso della città, e ora parevano governare quel luogo con ben più ragionevolezza dei predecessori. Ma era una pace labile e precaria che prima o poi sarebbe venuta a mancare. Vento d’Oriente si diceva essere della stessa indole dei venti che l’attraversavano, alle volte cauta come una lieve brezzolina estiva, altre, ben più temibili, dove venti di tempesta soffiavano a tutta forza. Non era nel suo interesse il destino di quella città, per quello che gli interessava poteva anche marcire, giacché quello era il luogo della morte del suo amato fratello, e ogni pietra, ogni singolo granello di sabbia, gli ricordava tremendamente il suo volto. Strinse la collana con l’onice nera ancor di più al suo petto, per un momento ebbe quasi la sensazione che Akor’ avesse interrotto il suo silenzio e avesse brillato nella sua mano, ma capì che quella era una sensazione soltanto effimera. Lasciò la collana che ondeggiò per un momento sul suo petto, il freddo della biglia gli accarezzò la pelle mentre gli occhi si posarono nuovamente su quello che aveva nell'altra mano. Una pergamena, un grosso cervo d’oro su sfondo nero svettava come timbro ufficiale. Era il bando per una missione apparentemente facile e di ben poco interesse per lui, ma ciò che attirò l’attenzione non fu il simbolo della casata, né la natura stessa della missione, ma il premio. Come buona riuscita della missione il Lord metteva in palio un anello di smeraldo, abbastanza prezioso da generare intorno a lui strane leggende tra gli umani. Ma Morpheus sapeva che quello non era altro che l’Eldunarì di Garto’. Un suo antenato vissuto migliaia di anni fa. Aveva visto quell’anello in un grosso libro nella sua biblioteca, raccontava la sua storia, come esso fosse finito in mano ai Marehjà, era tornato in quella città solo per trovarlo, ma di lui nessuno ne aveva avuto più traccia. E ora eccolo lì, che veniva offerto in premio come un oggetto qualunque. Aveva approfittato di quell'occasione, capitata nel momento opportuno, per reclutare qualche uomo. Mandò il suo bando – contrariamente a quello del Lord – in tutto il continente, sperando che qualche avventuriero avesse risposto affermativamente alla chiamata. Non si specificava granché dell’incarico, soltanto che era una missione di recupero e che la ricompensa fosse stata lauta e adeguata al tipo di incarico. Erano richiesti mercenari esperti e guerrieri. Quel giorno al suo cospetto gli si presentarono una dozzina di uomini, alcuni inadeguati, altri straccioni che mendicavano un lavoro per tirare avanti; ma che se li avesse portati con sé sarebbero morti immediatamente, altri si erano indignati quando avevano visto il mittente di quel bando; un semplice ragazzino di venti anni, doveva apparire così Morpheus ai loro occhi, se solo sapessero che aveva qualche secolo in più alle loro spalle. Sbuffò sonoramente quando essi se ne andarono ridendo sguaiatamente. Si era ormai arreso quando tre nuove figure si avvicinarono a lui, tenne la testa bassa ignorandoli quasi, stufo di tutti quegli inetti che continuavano a proporsi.

« Avanti, stupitemi. »



Benvenuti nella quest.
Sono lieto della vostra partecipazione, spero che vi possiate divertire in questa quest. Consiglio la lettura del prologo a chiunque non l'avesse ancora fatto, giusto per dare l'idea a tutti di ciò che si sta parlando.
Passiamo alle indicazioni per il vostro arrivo nella quest:

Ovunque il vostro pg si trovi, per un motivo o per un altro, verrà a conoscenza del bando emesso da Morpheus, non del bando del Lord, mi raccomando. Vi ritroverete tutti alla locanda "Maiale arrosto", all'incirca a mezzogiorno, nella città di Vento d'Oriente. La locanda non è molto grande, oltre il bancone principale si possono contare all'incirca una dozzina di tavoli. L'oste è un uomo sulla cinquatina dall'aspetto rude e grezzo. Gli interni sono decorati in stile rustico:
Il bancone è tirato a lucido ed è in legno povero d'olmo, dello stesso materiale sono le sedie del bancone, le sedie dei tavoli e i tavoli stessi, tuttavia ricoperti da tovaglie sul rosato. Le pareti sono color argilla con mattoncini intonati, invece dei quadri alle pareti troviamo appesi martelli; ferri di cavallo; spade; e altri arnesi; ma il tutto non è ridondante o troppo pacchiano. Quando arrivate trovate Morpheus, seduto al bancone, con intorno un po' di persone, e capite che è lui che state cercando, difatti sul bando c'erano solo informazioni vaghe sull'incarico, la promessa di una lauta ricompensa, data, ora e luogo dell'incontro. L'unica cosa strana era il sigillo (simile a quello qui sopra, tranne la scritta Qm point, sia chiaro e di un unico colore un forte blu scuro). Per il resto trovate un Morpheus abbastanza abbattuto che vi ignora, senza esagerare potete fare quello che più vi aggrada per attirare la sua attenzione. Voi sapete già di essere presi, non i vostri pg. Comunque limitatevi a presentarvi e/o stupirmi, per il resto ci sarà tempo nei prossimi post. Comunque questo è l'unico post di transizione che avrà la quest, gli altri saranno, già dal prossimo, più movimentati.
Per dubbi, domande, usate il topic in Confronto o gli Mp.
Avete 5 giorni di tempo. A voi ^^
 
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.Azazel
view post Posted on 10/12/2012, 12:54




Chronicles of Morpheus
Weldenvard I
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15g6lwk


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Non seppe esattamente quanti giorni passarono da quando si mise in viaggio verso quella lontana cittadina d'Oriente. La missione a Gefahrdorf erano giunta a termine, pure il torneo organizzato dal suo stesso clan, il Goryo, era purtroppo terminato con troppo anticipo per lo Schwarz che ancora, nel profondo del suo cuore, ribolliva di rabbia in seguito alla sconfitta ricevuta.
Non vi era miglior medicina se non accettare un nuovo incarico e pensare ad altro.
Fu un lungo ed estenuante viaggio ma sapeva fin troppo bene che la stanchezza assimilata era uno dei tanti prezzi da pagare nella vita da mercenario: accettare, o comunque sia, cercare il mittente di un bando, significava il più delle volte farsi centinaia e centinaia di miglia, se sei fortunato, a cavallo.
E la Dea bendata sembrava aver scelto altri individui da baciare.
Vento d'Oriente, nome evocativo come del resto il nome della locanda in cui si trovava: Maiale arrosto. Ottimo stratagemma per attirare viandanti e turisti affamati ed infreddoliti.
Una bella locanda dallo stile rustico che ricordava molto quelle presenti nella sua città natale, oramai solo un ricordo lontano e sbiadito dal tempo. Afferrò il boccale e tracannò la poca birra rimasta cercando così di dare un bel colpo di spugna alla nostalgia che cercava di avvolgere e intaccare la sua mente.
A pochi metri alla sua destra, sempre seduto al bancone, vi era sicuramente il mittente del bando, o perlomeno, la quantità di persone che lo circondavano erano tutti dei pretendenti, alquanto speranzosi, che tentavano di far parte alla missione visto che in una postilla erano presenti due paroline magiche in grado di richiamare, come una fiamma con le falene, molti mercenari: lauta ricompensa.
S'alzò dallo sgabello e s'incamminò verso il gruppetto di uomini che sembrava via via sfoltirsi sempre più.
Scostò via senza troppa gentilezza coloro che gli stavano dinanzi e che lo dividevano dal mittente poi prese parola.

« Klaus van Schwarz, la mia spada è al suo servizio »
Proferì con tono deciso e cercando di rimanere impassibile dopo aver visto l'artefice del bando: un semplice ragazzo sulla ventina.
Aveva imparato nel corso del tempo, e a sue spese, a non giudicare il valore e la forza altrui basandosi solo sulle apparenze, perciò rimase imperturbabile contrariamente ad alcuni soggetti che se ne andarono via sghignazzando dopo aver visto chi era veramente il mittente.
Sembrava stanco, il giovane ragazzo, una spossatezza non fisica bensì mentale, quasi rassegnato al dover udire tutte quelle proposte, molte delle quali insignificanti e senza alcun valore. Notando quel piccolo particolare evitò d'assillarlo così, dopo la scarna presentazione di rito, prese uno sgabello e si risedette al bancone, affianco al ragazzo.
Fece un rapido cenno all'oste che, leggermente intimorito dalle dimensioni del guerriero e soprattutto dall'enorme spadone che si portava appresso, portò, lesto come un gatto selvatico, l'ennesimo boccale di birra all'uomo in armatura.
Sorseggiò l'amaro liquido standosene in completo silenzio e drizzando le orecchie qualora si fosse presentato qualcun altro.
Aveva solo una cosa da fare: attendere la decisione e, perchè no, assistere in diretta ad altre presentazioni e proposte di reclutamento delle poche persone rimaste alle sue spalle.




Spero vada tutto bene :v:
 
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Lul~
view post Posted on 12/12/2012, 09:51




« È giunto il momento, Lionet. »

Aveva già sentito quella voce. Profonda, quasi inadatta ad un giovane ragazzo come quello.
Aveva investigato sulle scomparse nel paese del Fantasma, si era scontrato con quell'individuo controllato da chissàcchì, risvegliato nel campo dei Leoni dell'Eden, e dopo l'ultima avventura, le loro strade si erano separate. Le cicatrici di quella giornata abbracciavano ancora le sue membra, forse qualche scaglia della spada che il ragazzo gli aveva infranto addosso albergava ancora nel tempio del suo corpo.
Non aveva fatto cenno alcuno, quando quello se ne era andato. Solo uno sguardo, con la promessa che un giorno lo avrebbe sconfitto, perché quello scontro, di fatto, era finito in parità. La chiesa crollò loro addosso mentre entrambi stavano per sferrare l'ultimo corpo.

Poi il buio, e anime caritatevoli a tirarli fuori dalle macerie. La salvezza che il Nord aveva donato al suo figlio, attraverso suoi fratelli, protettori e uomini liberi di quelle terre. Dopo l'impresa, il Cousland riprese il cammino verso il suo villaggio natìo, quello da cui era stato costretto a fuggire, quello che aveva tanto odiato, e quello che - in tutto quel tempo - gli era clamorosamente mancato. Fu cpsì che finì per imbattersi nel bando di cattura di Folgar Seipelli, nella regione di Crownhaven.
Si pose al servizio del lord reggente Weinard Morley, e portò a compimento il suo impegno. Poi riprese a muoversi, fino al momento della chiamata. La voce del suo assalitore gli rimbombò nella testa e - all'improvviso - seppe dove andare e dove farsi trovare. E quando.

Lanciò un paio di monete alla prima carovana che incontrò che andasse nella sua stessa direzione, e montò sull'ultimo carro, pronto a saltar giù non appena avesse ritenuto il momento opportuno. Pronto a sparire nell'erba alta.
Disse poche parole con un filo di voce, quasi parlasse con sè stesso, con la propria testa.
Con qualcuno che potesse ascoltarlo anche a miglia e miglia di distanza.

« E sia, drago. Solo il tempo di arrivare. »



~

Ore dodici. Locanda del Maiale Arrosto.

Entrò bardato da cima a fondo, completamente coperto di vesti bianche. Il viaggio era stato caldo, fin troppo per il Cousland, che pure aveva fissato la propria dimora nel Sud, presso la fortezza della Nera Signora. Il bancone era tirato a lucido, quasi quella non fosse la bettola che era, ma la fattura, in legno povero d'olmo, testimoniava la poca disponibilità economica di chi l'aveva commissionato. Dello stessa foggia erano le sedie e i tavoli stessi, ricoperti da ridicole tovaglie rosate.

« Avanti, stupitemi. »

« Un'accoglienza decisamente diversa rispetto a quella del nostro ultimo incontro, devo dire. »

Poi si voltò verso colui che si era presentato poco prima, riconoscendo in quella mestosa e nera figura il mercenario che conobbe nell'assalto a Colle Silente. L'unico, fra quelli, che era riuscito fino alla fine a non far andare a rotoli la missione.

« Klaus van Schwarz, eh? Dunque è questo il tuo nome. »

___ _ ___



BORN IN THE DARK ~ II



Edited by Lul~ - 12/12/2012, 10:52
 
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view post Posted on 12/12/2012, 21:24
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– E l'inferno è certo.
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CHRONICLES OF MORPHEUS ~ WELDENVARD
alla ricerca di un motivo

Fuori dalla locanda brulica la peggior feccia della città, come se avessero aperto le gabbie per una sera e io mi ci trovo perfettamente a mio agio. Sono quasi certa che si lascerebbero andare ad ogni tipo di commento sul mio corpo se non fosse che mi porto dietro un drago. Un drago parecchio irato - dal suo muso un ringhio continuo - ancora non ha capito per quale motivo abbia accettato la chiamata. Ma io so che non puoi avere ricerca senza sporcarti le mani di fango e sangue, e non puoi raccogliere informazioni fino a quando non hai avuto un'esperienza sensibile. Per questo ho accettato questa missione ad Oriente, si fa di necessità virtù. Se poi posso avere un compenso per ciò che amo fare svolgere una missione nel frattempo non sarà un problema. Un uomo vomita tutto l'alcol della giornata, è ora di levarmi da questo porcile.

« Ashardon, aspettami qui. » Gli dico, lui apre le ali e va a posarsi sul tetto dell'edificio di fronte alla locanda, con un'aria di superiore distacco da noi comuni. « Ci vorrà un attimo. »

Nella locanda la scena non è molto diversa, schiamazzo e gioco d'azzardo ne fanno da padroni. Riconosco immediatamente il mio uomo: appoggiato su un tavolo, quasi affranto, davanti a lui solo due uomini. Guardo meglio.
« Ma guarda un po' chi si rivede. Il mondo è davvero piccolo. »
Mi avvicino ai tre, e riconosco la figura familiare dell'uomo che avevo affrontato al torneo indetto a Taanach. Senza rendermene conto indosso lo stesso sorriso che avevo già sfoggiato con lui in passato.
« Come te la passi, cagnaccio? »

Rivolgo l'attenzione a colui che ha inviato la richiesta d'aiuto, schioccando la lingua.
« Lily, al vostro servizio. »
Pronuncio, senza abbandonare il mio ghigno, abbassando appena la testa in una parodia di un inchino
« Vorrei tanto sapere i particolari di questa missione, nonché sulla lauta ricompensa di cui parlava il suo biglietto... capisce che sono una donna che costa molto. »
Più di quanto molti uomini possono permettersi di pagare, e nessuno fa niente per niente. Non lavoro gratis e voglio sapere esattamente in cosa mi sto facendo coinvolgere, perché io possa studiare una strategia adatta. Creare un piano che si adatti a tutte le variabili.
« Ho un drago legato al paletto qua fuori e sono sicura non possa nuocermi. Ma so anche che nel caso in cui io sia venuta fino in Oriente per nulla si infurierebbe davvero tanto; e con gli altri, in fondo, non ha nessuna costrizione. »
Non che vi voglia spaventare, sia chiaro, ma come si dice la chiarezza non è mai troppa.

in fondo prima si abituavano a quel compagno in più, meglio era per loro... sotto ogni punto di vista.
Io, ancora, non mi ci sono abituata.



Buona quest a tutti! ;D[/size]
 
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view post Posted on 13/12/2012, 18:06

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« Klaus van Schwarz, la mia spada è al suo servizio »
Era circa mezzogiorno quando finalmente si presentò la prima persona davvero interessante, era un uomo molto alto e dal fisico possente, i capelli color pece che gli scendevano fino alle spalle. Aveva l’aspetto rude del classico guerriero occidentale, ma – per lo meno – ebbe l’accortezza di presentarsi , cosa non affatto scontata di quei tempi. A quel punto il guerriero si mise a sedere, avendo l’accortezza di restare in silenzio mentre quella sfilza di inetti cominciava a defilarsi. Stava per rivolgere la parola all’uomo quando un’altra voce, questa ben conosciuta, andò a interrompere il filo dei pensieri del dragone.
« Un'accoglienza decisamente diversa rispetto a quella del nostro ultimo incontro, devo dire. »
Alzò lo sguardo per trovare nell’origine la certezza, gli occhi dei due si incrociarono nuovamente, in tempi molto più brevi di quanto Morpheus si aspettava.
« Lionet, quale piacere, » alzò la schiena mettendosi composto sulla sedia,« spero il nostro primo incontro sia ormai acqua passata. » La voce fu gentile come sempre, d’altronde non aveva motivi per essere arrabbiato con il ragazzo, non era stato lui a controllargli la mente. Lo scontro con il dottore gli aveva fatto capire quanto fosse ancora grande il loro unico punto debole, nonostante le sue conoscenze, nonostante la sua innaturale inclinazione verso le tecniche mentali, era stato manovrato come un semplice burattino. Come tutti i draghi, aveva una falla enorme nelle sue difese.
« Ma guarda un po' chi si rivede. Il mondo è davvero piccolo. »
Furono interrotti da una nuova voce, il tono squillante caratteristico delle donne umane, inizialmente pensò che l’esternazione fu rivolta a lui, non aspettandosi un’altra persona conosciuta quel giorno iniziò a pensare che davvero il mondo era diventato troppo piccolo, ma s’accorse, ben presto, che si era rivolta all’uomo imponente seduto accanto.
« Lily, al vostro servizio. »
Era minuta, forse troppo, pareva gracile quanto uno stelo in balia di una tempesta. La ragazza chinò leggermente il capo nell’imitazione di un inchino.
« Vorrei tanto sapere i particolari di questa missione, nonché sulla lauta ricompensa di cui parlava il suo biglietto... capisce che sono una donna che costa molto. »
« Oh, non lo metto in dubbio. »
Le labbra di Morpheus si piegarono in un sorriso calmo e mellifluo, voleva rassicurare la donna, aveva abbastanza ricchezze da poter sfamare cinquanta villaggi e ancora non risentirne delle perdite, ma questo loro non potevano di certo saperlo.
« Comunque, ogni cosa al suo tempo, signorina Lily. »
Ma la ragazza continuò a parlare, e Morpheus continuò ad ascoltare ciò che essa aveva da dire.
« Ho un drago legato al paletto qua fuori e sono sicura non possa nuocermi. Ma so anche che nel caso in cui io sia venuta fino in Oriente per nulla si infurierebbe davvero tanto; e con gli altri, in fondo, non ha nessuna costrizione. »
Al sentire la parola "drago" un ringhio felino venne strozzato in gola, l’interno andò in subbuglio mentre il corpo si sforzò di restare impassibile, poco prima che lo stesso Morpheus scoppiasse in una risata colma di ilarità. « Non sono i draghi che mi spaventano. » Sarebbe apparso, ai più, come un ragazzino borioso, uno di quei imberbi gradassi troppo sprezzanti del pericolo per curarsene realmente. Niente di più errato, invero, ma se la cosa avrebbe aiutato che lo credessero pure, a lui di certo non dava fastidio.
Squadrò la ragazza da capo a piedi, come si fa con un diamante per valutarne il prezzo: era magra, apparentemente inadatta, ma il suo tono arrogante, le sue minacce argute, e la conoscenza del guerriero, potevano farne – forse – qualcosa di buono. « Molto bene, » esordì Morpheus,« il mio nome è Morpheus Ulhar. » S’accorse solo ora di aver omesso il suo nome ai presenti. « Klaus van Shwarz, il tuo silenzio è molto più affilato della spada di molti uomini qui dentro » Piegò lievemente la testa in segno di rispetto, « Lionet, di te conosco praticamente ogni cosa, sarei lieto di averti in questa spedizione, » anche verso il ragazzo piegò la testa, poi volse lo sguardo verso la ragazza, « per quanto riguarda te, » sorrise, « Lily, spero che le tue minacce siano aguzze quanto le fauci del tuo drago. » Anche alla ragazza venne rivolta una breve genuflessione del capo, mentre lanciò una rapida occhiata al bizzarro copricapo metallico che aveva indosso. Tutti gli altri vennero congedati con un gesto della mano notando come alcuni se ne andarono borbottando. « Oste, quattro birre scure, » poggiò sul bancone qualche moneta d’oro, l’uomo ne saggiò con i denti la qualità e si apprestò a servire i quattro boccali, « ora che abbiamo esaurito i convenevoli, passo a illustrarvi la missione. »
Estrasse dalla tasca la pergamena del Lord, quella con il cervo dorato come simbolo.
« Il Lord di Greenvalley mette in palio questo anello a chiunque gli porti la testa di una donna,» prese un attimo di pausa, « è mio desiderio mettere le mani su quel cimelio. » Aspettò che tutti metabolizzassero il concetto per poi continuare, « vi presenterete domani come semplici pretendenti, io farò in modo che siate gli unici a offrirvi. »
Si portò alle labbra il boccale di birra, assaggiò un sorso di quel liquido scuro per saggiarne il sapore forte e amaro. Si pulì la bocca con un tovagliolo e poi riprese a parlare, « non mi interessa come, una volta arrivati lì, avete intenzione di portare a termine la missione, a me interessa soltanto l’anello. » L’avrebbe preso lui stesso, purtroppo una vecchia magia gli impediva di sottrarlo dalle sue mani, persino di ucciderlo soltanto.
« Se avete qualche domanda fatela, partiremo dopo mangiato. »
Così facendo Morpheus ordinò il pranzo per tutti.

[...]

Uscì dalla locanda seguito dagli uomini che aveva arruolato, quattro cavalli li aspettavano in un recinto proprio accanto all’edificio, mentre sopra il tetto del palazzo di fronte, appollaiato come un gatto, c’era il drago che probabilmente apparteneva a Lily. Un drago di discrete dimensioni, in verità ne aveva visti di ben più grandi, come suo fratello per esempio, di colore violaceo e gli occhi desiderosi di squartarlo. Tirò fuori i cavalli dal recinto e scelse uno nero di grosse dimensioni, dai muscoli possenti e agili, con delle grosse bisacce appese ai lati. Salì sulla sella, non amava particolarmente viaggiare in quel modo, preferiva di gran lunga volare per sentire la brezza accarezzargli le scaglie, l’umidità delle nuvole rinfrescargli il muso. « Viaggeremo tutti a cavallo, anche tu Lily, non dovremmo dare nell’occhio quando raggiungeremo Greenvalley. »
A tal proposito lanciò un’occhiataccia al drago viola sopra il tetto.

« Dovah, bo kotin lok. »
« Drago, vola nel cielo. »

Dalla bocca di Morpheus fuoriuscì un suono simile a un ruggito, un suono totalmente impronunciabile e indecifrabile a qualunque essere umano; ma che il drago di fronte a lui avrebbe di certo ben inteso. Era una lingua antica quanto la loro specie, una lingua nascosta a tutti tranne che a loro: i draghi.
Si lasciarono la città alle spalle proseguendo per il sentiero battutto all'interno della foresta.



« Accampiamoci qui, le notti da queste parti sono famose per essere gelide. »
Avevano galoppato per circa quattro ore, si erano addentrati ancor più nella foresta lasciandosi alle spalle il clima mite di Vento d’Oriente per iniziare ad avvertire il freddo caratteristico del nord d’oriente. Gli alberi, tuttavia, mantenevano ancora il caratteristico verde, la neve era ancora lontana qualche chilometro, e il sole stava ormai sparendo all’orizzonte, sarebbe stato poco saggio – soprattutto per l’incolumità degli umani – proseguire oltre. Smontò da cavallo venendo imitato dagli altri. « Nelle bisacce trovate tutto ciò che vi serve, montiamo qualche tenda e accendiamo un fuoco per tenerci al caldo e sfamarci. » Indicò con la mano i sacchi attaccati al suo cavallo.
« Lily, se lo desideri puoi far scendere il tuo drago, ci aiuterà a mantenere lontano i predatori più grandi. »
Prese la grossa pentola di rame in mano e si rivolse di nuovo ai suoi compagni.
« Io torno subito. »
E sparì tra gli alberi verdi.




Scusate il ritardo, volevo rispondere a ognuno di voi e darvi la possibilità di fare la stessa cosa e mi sono dilungato un po' troppo. Per questo, questo posto, lo dedichiamo a un altro giro di conoscenza, potete fare domande in confronto al mio pg durante il pranzo, io vi risponderò lì e le integrerete nel vostro successivo post, credo che ormai abbiamo capito un po' tutti come si fa. Comunque dopo il pranzo partiamo tutti a cavallo, scusa spark, ma un drago sarebbe stato ingombrante in una foresta, ma può comunque seguirci dall'alto e scendere quando te l'ho detto. Per il resto facciamo quattro ore di galoppo il paesaggio è sempre lo stesso alberi e solo alberi a cambiare è solo il clima: diventa sempre più freddo. Al tramonto, benché i raggi del sole passano poco, ci fermiamo per montare un accampamento e per accendere il fuoco, fate quello che credete, Morpheus si limita a togliere le bisacce dal cavallo e poi sparisce dal campo, con una pentola, per andare a prendere dell'acqua, della cena se ne occuperà lui. Terminate il post al suo ritorno con la pentola d'acqua, contate circa 10 minuti, per quel tempo dovete aver finito di montare la tenda e accendere il fuoco, o qualsiasi altra cosa vi salta in mente, anche dialogare tra di voi. Mentre per parlare al mio pg, fate sempre come detto sopra, usate il confronto, poi lo integrerete nel post. Per domande, insulti e chiarimenti usate il thread o gli mp. PS: il linguaggio usato per il draconico è preso direttamente dal dizionario di Skyrim per il draconico antico, inutile dire che nessun pg, a parte il drago di Lily, capisce qualcosa di ciò che dice al drago.
5 giorni, al solito.
 
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.Azazel
view post Posted on 16/12/2012, 12:13




Chronicles of Morpheus
Weldenvard II
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« Klaus van Schwarz, eh? Dunque è questo il tuo nome. » Esclamò una delle due figure alle spalle del guerriero: una voce conosciuta, stranamente amica.
« E' un piacere rivederti, Lionet. »
Ribattè prontamente il goryano riconoscendo il compagno che lo aveva affiancato nella missione con il Lord Fantasma. Il mondo era piccolo e a volte aveva in serbo dolci ed amare sorprese. Quella amara l'avrebbe scoperta di lì a poco.
« Ma guarda un po' chi si rivede. Il mondo è davvero piccolo. Come te la passi, cagnaccio? » Intervenne la seconda persona. Voce di donna, anzi, di arpia. Lily, la troia di ghiaccio che l'aveva battuto al torneo interno al Goryo. « Non stuzzicarmi, schlampe. » sembrò ringhiare lo Schwarz, si sforzò di non frantumare il boccale che aveva in mano e assestare un bel diretto in pieno volto alla donna ma, per cause di forza maggiore, dovette trattenersi. Era un professionista e non poteva mandare a puttane un lavoro come quello, all'apparenza interessante e in grado di fargli guadagnare un bel gruzzoletto.
« Sei davvero uno spasso, sarebbe stato un peccato se ti avessi ucciso, Klaus. » Non vi fu più risposta dall'altra parte, se non alzare il gomito e mandar giù, assieme alla poca birra rimasta, anche la frase storta appena pronunciata dalla donna.
La prossima volta non avrai più un'opportunità del genere.
Pensò, poggiando sul ligneo bancone il boccale vuoto con misurata veemenza.
Dopo le presentazioni di rito, il ragazzo prese parola e per ultimo si presentò al terzetto di mercenari: « Molto bene, il mio nome è Morpheus Ulhar. Klaus van Shwarz, il tuo silenzio è molto più affilato della spada di molti uomini qui dentro. Lionet, di te conosco praticamente ogni cosa, sarei lieto di averti in questa spedizione, per quanto riguarda te, Lily, spero che le tue minacce siano aguzze quanto le fauci del tuo drago. » esordì posando lo sguardo su tutti e tre. Con un gesto della mano cacciò via i pochi pretendenti rimasti e che, sicuramente, da un momento all'altro si sarebbero presentati: grazie al cielo non vi furono altre sorprese e altre vecchie conoscenze da salutare o da maledire.
Era finalmente giunto il momento di avere qualche delucidazione riguardo l'incarico da svolgere: « Il Lord di Greenvalley mette in palio questo anello a chiunque gli porti la testa di una donna, è mio desiderio mettere le mani su quel cimelio. Vi presenterete domani come semplici pretendenti, io farò in modo che siate gli unici a offrirvi. Non mi interessa come, una volta arrivati lì, avete intenzione di portare a termine la missione, a me interessa soltanto l’anello. Se avete qualche domanda fatela, partiremo dopo mangiato. »

Finito il corposo pranzo uscirono tutti dalla locanda e si diressero verso i cavalli, ne scelse uno simile a quello preso da Morpheus, grande e robusto poichè non tutte le cavalcature erano in grado di reggere il peso dello Schwarz. Lanciò una rapida occhiata al lucertolone ammaestrato di Lily, appollaiato su un tetto, assaporando solo con la vista la carne che nascondeva sotto le scaglie: un giorno o l'altro l'avrebbe divorato e sgozzato la sua padrona. Prima di partire Morpheus lanciò una specie di ruggito verso il drago, ma non un semplice verso come quello di una fiera minacciosa, sembrava avere senso, quasi fosse una lingua arcaica e impronunciabile per gli umani.

~

« Accampiamoci qui, le notti da queste parti sono famose per essere gelide. »
Fu un viaggio lungo e alquanto noioso: il paesaggio sembrava fosse ritratto sulla superficie di un bicchiere, non cambiava mai, eterno e immutabile, infinito, inesauribilmente monotono. Per non parlare del freddo che ad ogni chilometro percorso s'intensificava sempre più e penetrava sotto l'armatura, azzannando la dura e temprata carne del guerriero. Smontarono così da cavallo decidendo d'accamparsi, a momenti il sole sarebbe tramontato e sarebbe risultato difficile proseguire visto l'ulteriore e imminente calo della temperatura.
« Nelle bisacce trovate tutto ciò che vi serve, montiamo qualche tenda e accendiamo un fuoco per tenerci al caldo e sfamarci. Io torno subito. » Indicò loro le bisacce con all'interno tutto quello di cui avevano bisogno, dopodichè scomparve nella foresta, inghiottito dalla vegetazione. In passato aveva dormito in diversi accampamenti, molti dei quali costruiti dai suoi uomini, l'unica differenza e che era un attendamento tanto grande da dover ospitare diverse decine di soldati.
« Mi occuperò del fuoco. »
Esclamò in direzione degli altri due. Strinse entrambi i pugni per aiutare la circolazione: aveva le mani congelate e ciò lo infastidiva, indi per cui decidette d'occuparsene lui stesso.
Dopo qualche minuto passato a cercare in ogni sacca del legno e del fogliame secco, accese il falò al centro dello spiazzo in cui si trovavano.
Finalmente.
Pensò, rincuorato da quella fiammella che piano piano s'ingrandiva sempre più, danzando sinuosamente e puntando verso il cielo.
Prese l'Hekatombe, che portava, leggermente in obliquo lungo la schiena, e la poggiò sul terreno umido: riposarsi qualche minuto sedendosi a terra con uno spadone lungo quasi quanto l'altezza di chi lo brandisce era tutt'altro che semplice, e comodo.


 
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Lul~
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WELDENVARD
Born in the Dark II
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~

« Klaus van Schwarz, eh? Dunque è questo il tuo nome. »
Disse quando entrò nella taverna. voleva cogliere di sorpresa il guerriero che non poteva non riconoscere, quello che con lui aveva assaltato il forte di Colle Silente, fingendosi un mercante. Il loro piano era stato gettato al vento dall'intervento dell'inetto che Shakan aveva portato con loro: egli cadde da una delle torri di guardia, mandando in fumo il teatrino così tanto abilmente orchestrato dai due. Un vero peccato ave dovuto mietere tante vittime inutilmente. Una vera ebbrezza aver fatto saltare così tante teste in una sola azione.
« E' un piacere rivederti, Lionet. »

Abbozzò un sorriso quando quel nero guerriero lo riconobbe. Non era un tipo molto estroverso, a giudicarlo dalle apparenze, eppure l'esperienza che li aveva uniti era stata forte e divertente allo stesso tempo. La solidarietà fra guerrieri poteva andare al di là del mero cameratismo, uniti dalla guerra, dalle battaglie, da incursioni memorabili, due guerrieri potevano diventare fratelli. Non era quello il caso del Cousland e del Guerriero Nero, ma di certo Lionet sapeva che su quel ragazzo poteva contare. E che non avrebbe esitato ad andare all'inferno con lui.

« Molto bene, il mio nome è Morpheus Ulhar. Klaus van Shwarz, il tuo silenzio è molto più affilato della spada di molti uomini qui dentro. Lionet, di te conosco praticamente ogni cosa, sarei lieto di averti in questa spedizione, per quanto riguarda te, Lily, spero che le tue minacce siano aguzze quanto le fauci del tuo drago. »

Morpheus lo aveva accolto davvero con più garbatezza rispetto al loro precedente incontro. Uno scontro efferato, dettato dal seme della follia instillato nella mente del draconico da qualcuno che - evidentemente - aveva più potere di quanto il Cousland potesse mai immaginare. Lui - di suo - non aveva che le sue armi, e la sua maestria nell'utilizzarle. Armi potente, certo, con potenzialità di spiriti in ivi celati e nascosti al mondo. Anime di eroi, come quella di Asad. L'Eroe, il Martire di Rockwhite, l'antico Guardiano delle Mura del Bianco Maniero.
E Lionet possedeva il suo potere.

« Il Lord di Greenvalley mette in palio questo anello a chiunque gli porti la testa di una donna, è mio desiderio mettere le mani su quel cimelio. Vi presenterete domani come semplici pretendenti, io farò in modo che siate gli unici a offrirvi. Non mi interessa come, una volta arrivati lì, avete intenzione di portare a termine la missione, a me interessa soltanto l’anello. Se avete qualche domanda fatela, partiremo dopo mangiato. »

Nessuna domanda, solo lo scorrere della birra e dell'alcol, per Lionet. I dettagli non gli interessavano, gli bastava sapere ciò che il ragazzo aveva detto. Un anello in palio, e una testa di donna come biglietto per avere un tal premio. Cosa avrà fatto quella donna per meritare un tale astio da parte del lord di Greenvalley, quello non gli riguardava. Lionet non era un mercenario, ma un uomo che rispettava la parola data. E in quel momento stava accettando di compiere un lavoro per conto di Morpheus.
Un cimelio. Un artefatto, probabilmente. E Lionet doveva averlo, non per Morpheus, non per avere un qualche riconoscimento particolare, nè una lauta ricompensa. Semplicemente, perché non si dica che un Cousland non abbia trionfato in un'impresa. E la gratitudine di un alleato tanto potente, per di più, non avrebbe che fatto i suoi interessi. Perché già da qualche mese meditava un'azione, l'ennesima, quella che lo avrebbe riportato a casa. Lionet sarebbe tornato all'Altaloggia.
In un modo o nell'altro.

~

« Accampiamoci qui, le notti da queste parti sono famose per essere gelide. »

Lionet era cresciuto al Nord, e quel posto non era certo più freddo di Landagelata. Il borgo era piastrellato da piatte pietre bianche, fredde anche in estate, incapaci di mantenere il calore per più di una giornata. I rivestimenti in legno delle abitazioni si sviluppavano solo all'interno, lasciando alla vista dei visitatori un borgo color della roccia che si ergeva sulla rocca di un monte del Nord. Tutto quì. Nulla di speciale, se non per la famiglia che ivi dominava.

« Nelle bisacce trovate tutto ciò che vi serve, montiamo qualche tenda e accendiamo un fuoco per tenerci al caldo e sfamarci. Io torno subito. »

Si allontanò con una pentola, Morpheus, probabilmente mettendosi al servizio del gruppo per riempirla d'acqua, utile per bollire e lessare qualunque cosa vi fosse stata sommersa. Pasta, sperava Lionet, anche se un po' di proteine non gli sarebbero dispiaciute. Aprì lo zaino alla ricerca di qualcosa che assomigliasse ad una bistecca, senza trovarla. Fu allora che le parole di Klaus gli giunsero in soccorso.

« Mi occuperò del fuoco. »

Aumentò le proprie percezioni. Fu come se ogni essere vivente nelle circostanze gli sussurrò la propria posizione, sicché fu deciso sul dove dirigersi mentre - deciso - pronunciò parole che lo avrebbero impegnato e condannato nella mal riuscita della sua piccola caccia.

« Della tenda lascerò che se ne occupi lei.
Datemi cinque minuti e tornerò con un cinghiale.
»


 
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view post Posted on 18/12/2012, 17:54
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– E l'inferno è certo.
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CHRONICLES OF MORPHEUS ~ WELDENVARD
alla ricerca di un motivo

Questo Morpheus mi sta simpatico, concludo mentre ascolto i dettagli di ciò che dovremo fare per lui: uccidere una donna, niente di complicato.
Ora, intendiamoci, non simpatico nel senso andiamo-a-prenderci-una-birra-insieme, simpatico nel senso che forse non gli avrei piantato una lama nel petto e praticata un'incisione a Y per scoprire com'era fatto dentro. Gente pagherebbe per questo privilegio... o meglio, avrebbe pagato. Presumo sia troppo tardi.
« Sei davvero uno spasso, sarebbe stato un peccato se ti avessi ucciso, Klaus. »
Un sorriso sornione mi illumina il volto, mentre mi volto per rispondere alle brevi e caustiche parole del guerriero. Per un qualche strano motivo penso che la nostra piccola faida andrà avanti ancora per molto, e ne siamo entrambi consapevoli.
« Quanto alle zanne del mio drago, » riporto lo sguardo a Morpheus, senza abbandonare la mia espressione di pura felicità « potresti chiedere direttamente a lui per una dimostrazione pratica. »
Un risolino sguaiato, inelegante, e pongo la mia domanda: « Quindi immagino che il resto del corpo possa rimanere a me, giusto? »
E il mio sorriso diventa ghigno malsano. Carne da esperimenti, al giorno d'oggi, è sempre comoda.
« Per quel che mi interessa, » mi risponde il banditore di questa missione, stabilendo per un secondo un contatto visivo, come a volermi studiare, come ho sempre fatto io nella mia vita « potete farne ciò che volete. »
Come dicevo, mi piace. Andremo d'accordo.
« Questo è l'inizio di una magnifica collaborazione. »

Partiamo dopo aver pranzato, e Morpheus ci da dei destrieri per viaggiare, dicendo a me di fare lo stesso per non dare nell'occhio. Annuisco, sapendo che in ogni caso Ashardon non sarebbe stato lieto di trasportarmi. Osservo incuriosita il ragazzo lanciare un'occhiata al drago, senza provare sgomento o sorpresa. Anzi, la sua reazione mi lascia accigliata, a riflettere: dalla sua bocca uscirà quasi un ruggito, chiaramente rivolto a lui. Lo stesso linguaggio che non ho mai capito, lo stesso dell'essere in cima a questo tetto.

Attraversiamo alberi a non finire, mentre attorno a noi scende il freddo e il buio. Ad un certo punto Morpheus si ferma e da l'ordine di accamparci, così scendiamo tutti da cavallo. Mi chiede, mentre si allontana per andare a prendere l'acqua, se voglio far scendere Ashardon a terra, così da allontanare i predatori. Alzo lo sguardo al cielo.
« Mi piacerebbe sapere dove si è cacciato, a questo proposito. »
Dico, storcendo il naso e dirigendomi a piazzare le tende. Mi rendo conto di non avere ancora abbastanza controllo su di lui.
E questo mi fa imbestialire.

- - -

Fiutò l'occasione di scoprire chi fosse veramente quell'umano non appena rivelò la sua intenzione di allontanarsi. Lo seguì in volo, fino a quando non si fermò in una piccola radura con una piccola sorgente d'acqua. Atterrò senza curarsi di far silenzio, sbattendo le ali come ad annunciare la sua presenza. I suoi occhi puntati sull'uomo, dalla sua bocca un ringhio soffuso.
« Cosa sei? »
Non usò altre parole - altri ruggiti.
« La prigiona ha affievolito i tuoi sensi, Dovah. »
Morpheus sorrise, senza dare segni di sgomento. Lui realizzò che il momento della verità era arrivato.
« Per rispondere alla tua domanda, » disse, mentre il suo volto e tutto il suo corpo si distorceva in qualcosa di nuovo, in qualcosa che Ashardon conosceva fin troppo bene: il ragazzo divenne come lui « sono un drago. »
Si lasciò sfuggire un altro ruggito, non aveva avuto modo di vedere un suo simile fin da quel maledetto giorno in cui la sorte lo legò per sempre a quella scienziata.
« Avevo ragione. »
Disse, aprendo le ali in tutta la loro apertura alare, come a porgere i propri ossequi, in un cerimoniale tra draghi più antico della terra stessa.
« Un giorno tornerò ad essere libero anche io. »
Nel suo gorgoglio un sentimento che non provava da tempo e di cui non conosceva il nome, ciò che gli umani chiamano invidia. Nelle sue parole, una promessa. Alzò le fauci al cielo, pronto a spiccare il volo, per tornare all'accampamento: sì, questa missione l'avrebbe portata a termine volendolo di persona, l'avrebbe fatto per un suo simile. Di norma non sarebbe stato così socievole - neanche con un suo simile - ma la prigionia, oltre ad affievolire i suoi sensi, aveva affievolito anche il suo orgoglio.
« Non sono poi così libero, » rispose con un sospiro, e Ashardon si sentì legato a lui anche in quella sorte « Ma mi auguro che un giorno potremmo volare insieme, liberi. »
Disse, per poi alzare la testa e rivolgere a sua volta un ruggito al mondo intero. Poi ridivenne uomo, lasciandolo ancora una volta da solo nella sua condizione.
Aprì le ali, per ritornare a volare nel cielo - non ancora libero. Fece un piccolo cenno col muso all'uomo, come per ringraziarlo, e mentre spariva oltre gli alberi:
« Lo spero anche io. Liberi. »


Specifico una cosa: riporterò i dialoghi altrui solo se non presenti in nessun altro post (per esempio quelli del confronto), al contrario userò il discorso indiretto, onde evitare che 3/4 del mio post non sia, appunto, mio.
 
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view post Posted on 19/12/2012, 12:42

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Tornò dalla radura dopo lo scambio di parole avute con il drago, in lui crebbe un mesto sentimento di amarezza che cercò di scacciare velocemente dalla testa, e quando tornò all’accampamento, con la pentola di rame colma, e un cervo morto sulla spalla, i pensieri appartenevano ormai al passato. Notò come i suoi uomini, durante la sua assenza, avevano terminato il lavoro. Vide Llily piantare l’ultimo chiodo per mantenere la tenda stabile, Klaus seduto accanto al fuoco (che probabilmente aveva appiccato lui stesso) e Lionet che tornava dalla radura con un grosso cinghiale che quasi fece passare il suo cervo in secondo piano, poco male, si sarebbe mangiato di più. « Molto bene, con il cinghiale e con il cervo faremo un'ottima cena. »
Cacciò Stormbringer dal fodero e s’apprestò a castrare i due animali, ben conscio che avrebbe eliminato soltanto in piccolissima parte il sapore forte della selvaggina. Per lui non era un problema, certo, era abituato a mangiarseli vivi e solitamente in un sol boccone, ma gli umani aveva un senso del gusto tutto loro che a volte non riusciva proprio a capire. Con un coltello tolse il pelo, tagliò a pezzi la carne e la mise nel pentolone che precedentemente aveva messo sul fuoco, infine aromatizzò il tutto buttando dentro qualche erba. Le parti esterne vennero cotte alla brace, niente venne buttato, tanto l’indomani si sarebbero trovati tutti a Greenvalley e non c’era nessun motivo per fare scorte. La carne venne cotta il tempo necessario, tolta dal fuoco e adagiata in piatti e scodelle reperiti dalle bisacce. Distribuì due fette di pane a ciascuno, più i bicchieri per bere del vino rosso.
Morpheus si sedette su un grosso tronco presso il fuoco, lì consumò il suo pasto, la cena proseguì tra poche chiacchere e immersa nel silenzio interrotto solo dal chiurlare dei gufi, dall’ululare dei lupi, mille occhietti nell’oscurità che osservavano fissi a intimorire i viandanti. Animali notturni atterriti e attratti al contempo dal fuoco e dagli umani, animali selvatici ma non per questo malvagi. Come balie attente si limitarono a mirare gli umani quando, all’improvviso, un rumore li spaventò e dei mille occhietti non rimase più nulla. Soltanto la foresta che si animò in una danza casuale e frenetica, dove tutti correvano e scappavano.

[…]

« Cazzo, ti avevo detto di fare attenzione. »
Uno dei suoi uomini, quello più imbranato, calpestò un ramo secco che schioccò nell’aria e rimbombò tra gli alberi facendo scappare tutti gli animali. Stavano camminando da circa mezz’ora per quella maledetta foresta che ormai conoscevano come le loro tasche. Avevano visto del fumo salire da un punto preciso in mezzo agli alberi, era un occasione perfetta per loro, banditi che ormai avevano trovato nelle foreste d’Oriente la propria casa. Sempre più di rado passavano viandanti per dirigersi a Greenvalley, solitamente erano per lo più monaci o piccoli commercianti o contadini che trascinavano il loro lavoro stagionale. S’eri fortunato potevi trovare una mucca o una capra; vesti pregiate ma comunque inadatte a quel luogo, che venivano poi rivendute in città, s’eri molto fortunato t’incappavi in una bella donna da seviziare e da utilizzare come tua personale puttana, ma il più delle volte trovavi solo scorte minime che duravano qualche giorno, o non trovavi praticamente nulla. Era ormai un mese che nessuno passava di lì, si sparse la voce che i Marehjà erano caduti e che il nuovo assetto politico stava vagliando nuove rotte di commercio, lui non sapeva nemmeno cosa significava la parola “vagliando”, capiva solo una cosa, la più grande nemica dell’essere umano: la fame.
Quella notte il fumo gli aveva dato una speranza, i suoi uomini, fedeli cani che lo seguivano ovunque, stavano diventando rabbiosi come il brontolare dei loro stomaci. Le bestie ormai avevano imparato il loro odore, e appena il vento tirava una folata di troppo scappavano e non li rivedevi più. Si nutrivano di frutta, verdura, erbacce e bacche, ma sentivano la mancanza della carne. Ma quella notte tutto sarebbe di nuovo cambiato, tutto sarebbe andato per il meglio. A poche centinaia di metri cominciarono a percepire l’odore della carne, l’apparato digerente cominciò a produrre succhi gastrici, le ghiandole cominciarono a secernere più saliva, le pance brontolarono. Avevano fame, e un uomo affamato era sempre pericoloso.
S’acquattarono nell’ombra, nascosti tra gli alberi al limitare dell’accampamento. A giudicare gli uomini solo due di loro parevano costituire una seria minaccia, ed erano i due in armatura. Gli altri due erano una donna (ed erano stati molto fortunati) l’altro un uomo, un ragazzino imberbe senza nessuna protezione, vestito di vesti raffinate e costose, ma senza nessun’armatura a proteggerlo. Per il loro dispiacere spazzolarono via tutto il cibo cucinato, soprattutto il ragazzo senza armatura, ma a quanto pare, dallo stomaco infinito. Tuttavia erano stati ancora più fortunati quando videro i quattro cavalli legati, con quella carne ci avrebbero mangiato per settimane, evdentemente il dio che li protegeva aveva deciso che quella era la loro giornata fortunata. Aspettarono che tutti andarono a dormire, al più grosso spetto il primo turno di guardia, e non era ancora il momento di attaccare, uno così era più facile abbattere nel sonno. Attesero il terzo turno di guardia, quando la dolce donna graziosa venne svegliata e presto rimase sola accanto al fuoco. Era il momento giusto, probabilmente la donna era l'elemento più debole del gruppo, sarebbe stato facile abbatterla mentre gli altri penetravano nell'accampamento per uccidere i restanti nel sonno, d'altronde lui non era il capo perché era il più grosso o il più forte, ma semplicemente perché era il più intelligente. Gli altri si sarebbero fiondati sugli uomini all'inizio, senza preoccuparsi di aver un piano, finendo probabilmente ammazzati.
« Ora! »
Uscirono dal loro nascondiglio senza fare il minimo rumore, quando tutti e quattro si trovarono davanti alla donna. Sorrise, mostrò i denti marci alla ragazza, poco prima di calare l’accetta sul suo capo. Ma non l'avrebbe uccisa, no, già pregustava il caldo corpo della giovane, il desiderio che gli aumentava sotto le vesti, l'avrebbe colpita con la parte non affilata, di piatto, per metterla fuori combattimento. Gli occhi gialli, il viso a cuore, la pelle diafana, le gambe slanciate e il seno prorompente, gli Dei quel giorno gli avevano davvero sorriso.




Bene, scusate il post un po' corto, ma inizialmente questo post e il precedente dovevano essere un tutt'uno. Dunque veniamo a noi, innanzitutto ci riuniamo tutti all'accampamento mangiamo ecc. Durante la cena ci accorgiamo di tutti gli animali che ci guardano, al'improvviso c'è un rumore e tutti gli animali cominciano a scappare. Poi niente, il silenzio, Moprheus da i turni di guardia, il primo a klaus, lionet e lily. Az e lul, durante i vostri turni di guardia non notate nulla di strano, solo i soliti rumori tipici della notte nelle foreste, per rispondere a Lionet, il tuo auspex è in un funzione certo, ma nella prima parte, quella della confusione, avvertiti miriadi di anime che corrono e si muovono alcune perfino più pericolose di quelle dei quattro umani, quindi non ci fai molto caso, mentre quando tutto tace i quattro hanno un'abilità "mimitizzazione" che li permette di diventare un tutt'uno con l'ambiente, quindi anche se prima hai avvertito qualcosa d'improvviso sparisce. Lo avverti solo nel momento dell'attacco. Spark, il tuo pg si trova di fronte quattro uomini, il primo cerca di colpirti con il piatto della lama per farti svenire, gli altri penetrano nelle tende.
Passiamo alla parte del combat.
Tutti affronteranno un "mezzo-autoconclusivo", vi difenderete tutti da un primo attacco, Spark come detto, gli altri l'attacco e a loro discrezione. Dopodiché ogniuno dovrà stendere un duello autoconclusivo che si protrarrà fino a circa il superamento di metà duello, scegliete voi quando interromperlo. Il finale del duello, la vostra vittoria, o la vostra sconfitta, verrà decretata a seconda delle valutazioni stese da Zaide e da me, e quindi scritta nel mio successivo post. Avrete slot tecnica illimati come se fosse un autoconclusivo, potete interrompere il duello autonclusivo quando volete, una volta superata la metà, oltre il quale non dovete essere autonclusivi o specificare nessun'altra vostra intenzione. Visto la natura del post e visto il natale avete tempo fino al 28 per postare, con un allungamento dei termini se qualcuno dovesse essere ancora in vacanza, gradirei che il primo a postare fosse Sparkleshark, ma nulla di obbligatorio.
I pg che dovrete affrontare sono:
Lily: Il capo, energia gialla pericolosità D, dominio, armi (oltre all'accetta), classe ecc. a tua discrezione razza umana.
Lionet: Energia gialla pericolosità E, Dominio, armi, classe ecc. a tua discrezione razza umana.
Klaus: Energia bianca pericolosità F, dominio, armi, classe ecc. a tua discrezione razza orco.
Buon natale a tutti e buon post. ^^ Per dubbi mp o confronto.


Edited by Lud† - 19/12/2012, 14:00
 
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.Azazel
view post Posted on 30/12/2012, 15:23




Chronicles of Morpheus
Weldenvard III
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« Molto bene, con il cinghiale e con il cervo faremo un'ottima cena. »
Esclamò il giovane ragazzo appena tornato dalla radura e con appresso la selvaggina catturata durante la breve caccia.
La carne derivata dalla cacciagione, e mangiata dopo poco tempo dalla morte dell'animale selvatico, era sempre ottima: aveva un sapore speciale e che la rendeva buonissima. Le fauci del guerriero sembravano pensarla come il cervello, difatti andavano a sbranare senza ritegno la calda carne; a malapena non si strozzò mandando giù un boccone un pò troppo grande e poco masticato. Il bicchiere ricolmo di vino rosso l'aiutò. Sarebbe stato il colmo morire per soffocamento.
Sorrise divertito mentre immaginava tale scena.
La foresta era brulicante di vita, era incredibile quanti predatori notturni ci fossero ma non se ne preoccupò granchè, le bestie sono furbe e benchè curiose cercano di evitare saggiamente il contatto con l'uomo.
Terminata una cena coi fiocchi e, forse, fin troppo silenziosa anche per lo Schwarz, giunse l'ora di stabilire i turni di guardia per la notte e il primo fu proprio il guerriero goryano.
Rimase in piedi e nella stessa posizione per diverso tempo e con l'Hekatombe sguainata, pronta all'utilizzo, con la punta rivolta verso il terreno e l'elsa usata per appoggiarvici sopra le mani come fosse un bastone. Il fuoco danzava, debole ma ancora vivo e illuminava leggermente la figura dell'enorme guerriero che pareva un antico simulacro guardiano posto in mezzo alla foresta, tant'era immobile e al contempo imponente.
Il turno di guardia fu alquanto noioso e duraturo, gli venne dato il cambio da Lionet: non gli fece neanche un cenno, non per maleducazione o altro ma non vedeva l'ora di fiondarsi rapidamente dentro la tenda a riposare.


Un tremendo ruggito ruppe la tranquillità notturna e il pesante sonno di Klaus che si levò in piedi di soprassalto, mosso dall'agitazione e dall'istinto.
Impugnò immediatamente l'enorme spadone ed uscì dalla tenda ma una fitta di dolore alla spalla sinistra lo fece urlare come una fiera infuriata. Urlò rabbioso e impulsivamente eseguì un taglio orizzontale per colpire chiunque fosse stato alle sue spalle ma il nemico s'era già allontanato dopo averlo ferito.
Dinanzi a se aveva uno sporco orco che sghignazzava e che brandiva un lungo coltellaccio sporco del sangue del guerriero.
Diede una rapida occhiata alla ferita riportata, faceva male ma fortunatamente non fu così furbo da colpire zone vitali: non l'avrebbe sicuramente più trovato con la guardia abbassata, l'unica possibilità con cui poteva eliminare il guerriero l'aveva già giocata e buttata scioccamente.
Peggio per lui.
Scrutò per qualche istante l'avversario: leggermente più basso dello Schwarz ma più grosso e ben piazzato con una spada lunga ancora nel fodero, il lungo coltellaccio appena usato per colpire e una balestra di medie dimensioni.
Era a circa cinque metri di distanza il che non rendeva facile capire se potesse rivelarsi un fattore a suo svantaggio o meno, non conoscendo le capacità del nemico doveva basarsi solo sulle proprie.
Alzò il piede destro e fece impattare con violenza la suola dello stivale sul terreno generando una voragine che come bersaglio aveva l'orco.
La terra pareva affamata e pronta ad inghiottire quel boccone nauseabondo e lercio ma, con agilità del tutto inaspettata da un essere di quella stazza, lo sconosciuto nemico riuscì ad evitare la spaccatura del terreno eseguendo un grande balzo sulla propria destra.
Ma lo Schwarz non voleva dargli nemmeno un attimo per fiatare, anch'egli eseguì un balzo, in grado di coprire lo spazio che li distanziava, ma non si rese conto che l'orco aveva impugnato la balestra e, rapidamente, scoccò un dardo verso il collo del goryano mentre era ancora in aria.
Istantaneamente la pelle assunse una tonalità grigiastra e acquisì le proprietà della pietrà nella zona interessata: il dardo schizzò via come una pallina di gomma non appena impattò la rocciosa pelle dello Schwarz.
Portò entrambe le braccia dietro la schiena ed eseguì un veemente taglio verticale pronto a dividere in due quel lurido e vigliacco orco che aveva osato colpirlo alle spalle con la guardia scoperta.
La titanica spada cozzò con l'altrettanto grande lama dell'orco la quale accompagnò l'Hekatombe verso l'esterno, sulla sinistra nemica, e gli fece scaricare gran parte della potenza del colpo sul terreno, già martoriato dalla voragine creata.
Mosso più dalla rabbia che dalla ragione, i muscoli di Klaus sembrarono ingrandirsi improvvisamente, sembrarono gonfiarsi ancor di più di quanto già non fossero: le vene degli arti superiori pulsavano e pompavano sangue con prepotenza mettendo sempre più in risalto quei fiumiciattoli violacei che attraversavano le braccia del guerriero.

« Machtüberwindung! »
Un potente gancio destro impatto contro la guancia sinistra dell'orco che incassò in pieno il colpo e rotolò per qualche metro all'indietro, all'apparenza al tappeto: fu un colpo degno del più bel knockout pugilistico.
Ma non sarebbe stato così facile sconfiggere l'avversario che aveva di fronte, era un bel bestione e certamente un pugno non l'avrebbe mai fatto uscire dai giochi tanto facilmente.
S'alzò, leggermente stordito e sanguinante, lo zigomo rotto e la guancia che ben presto si sarebbe gonfiata.
Grugnì qualche parola incomprensibile, sicuramente non voleva complimentarsi con lo Schwarz.
L'orco si lanciò sul guerriero tentando di colpirlo alla spalla sinistra già ferita e dolorante, nel tentativo di mozzargli l'arto con un fendente verticale proveniente dall'alto verso il basso. Ma dopo il primo colpo sarebbe risultato difficile ferire ancora una volta il goryano che, con un movimento simile a quello utilizzato dal nemico in precedenza, fece scivolare la lama nemica lungo la propria e sul fianco sinistro.
Evitato il colpo fece qualche rapido passo indietro e menò un fendente verticale a vuoto con l'Hekatombe, in direzione del nemico.
Dal titanico spadone venne generata una potente onda d'urto invisibile, tranne che per il solco che lasciava sul terreno durante il suo rapido e distruttivo incedere, e che impattò in pieno sull'orco facendolo sbalzare via, come se fosse stato centrato in pieno da un pugno inavvertibile da parte di un gigante.

Klaus van Schwarz
Lama Nera

CS 5 (1 + 4) ~ Forza

~ Basso 6% ~ Medio 11% ~ Alto 22% ~ Critico 44% ~

Energia: 100 - 6 - 6 - 6 - 11 - 22 = 49%
Status Fisico: Danno Medio alla spalla sinistra.
Status Psicologico: Indenne.

Equipaggiamento in uso

Hekatombe__In uso.
Flammenwerfer__Inutilizzata. [º º º º º]
Klinge des Exils__Inutilizzata.


Abilità in uso

krieghund__Passiva razziale mezzodemone + Passiva lvl.1 Forza del Toro.

Attive Utilizzate

In seguito all'attacco alle spalle, Klaus tenta di colpire alla cieca il nemico posto dietro di lui, inutilmente, dopodichè utilizza la pergamena sottostante.

der abgrund__La tecnica ha natura fisica e consumo Basso. Il guerriero colpisce il terreno o con la propria arma o con le mani e davanti a lui si apre una voragine a forma di V che ha come vertice il punto colpito. La lunghezza sarà variabile e la profondità aumenterà all'aumentare della lunghezza stessa. Cadendovi all'interno, una persona subirebbe soltanto danni fisici e lesioni da caduta ma nessun danno magico. La voragine rimarrà aperta per il resto della scena o del combattimento. [Pergamena Voragine]


L'orco, guerriero e anch'egli del medesimo dominio di Klaus (Forza del Toro) utilizza la pergamena Balzo per evitare la voragine. Replica con la stessa pergamena il goryano nel tentativo di saltargli addosso e tagliandolo in due.

sprung__La tecnica ha natura fisica e consumo Basso. Consente al guerriero di compiere un balzo di altezza molto superiore al normale. Il peso e l'agilità del personaggio potranno influire sull'altezza del salto. La tecnica potrà servire per evitare attacchi di ampia portata, ma non sarà così rapida da poter evitare attacchi rapidi o movimenti frenetici. Potrà valere come una difesa di livello Basso. E' una tecnica istantanea, valida per il tempo di un solo salto. [Pergamena Balzo]

Nel mentre però l'orco, dotato di coltello, spadone a due mani e balestra, utilizza quest'ultima per ferire al collo il guerriero mentre era in volo, ergo utilizzo la seguente tecnica difensiva variabile utilizzando il consumo basso per proteggermi dal dardo.

schutzwall__In guerra, combattendo da soli e avendo dinanzi una miriade di nemici assetati di sangue, bisogna sempre pensare a come difendersi dalle offensive magiche o fisiche che vengono scagliate contro la propria persona: è per questo che durante lunghi ed estenuanti anni di addestramento Klaus è riuscito a perfezionare una tecnica difensiva atta a proteggerlo durante gli scontri. Tramite un consumo energetico Variabile potrà rendere duro come il metallo tutto il suo corpo o parte di esso per qualche istante e ricoprendolo di uno sottile strato grigiastro segno che la tecnica è stata attivata; diverrà quindi solido e resistente e sopporterà gli attacchi fisici e magici del nemico. Non sarà possibile utilizzarla in fase offensiva. [Variabile difensiva, Consumo Basso]

Avendo pari CS, entrambi in forza, l'orco riesce a deviare il fendente di Klaus e scaricarlo sul terreno facendo scivolare sulla propria lama quella dello Schwarz, così facendo però è abbastanza vicino da venir colpito da un gancio destro potenziato con l'attiva del dominio Forza del Toro del primo livello.

machtüberwindung__La necessità talvolta richiede uno sforzo supplementare, anche per i padroni di questo Dominio. Ardore, impeto combattivo, furia fine a sé stessa, i motivi possono cambiare ma il potere al quale attingere è sempre il medesimo. Sarà così che spendendo un quantitativo di energie pari a Medio e senza l’ausilio di alcun tempo di concentrazione, il caster sarà in grado di potenziare le proprie doti fisiche invigorendo la massa muscolare nelle metodiche che riterrà più opportune. In termini di gioco questo potenziamento conferirà al personaggio 4 CS alla Potenza Fisica per il solo turno in cui la tecnica è stata attivata, al termine del quale tornerà al suo stadio originario. [Attiva Lvl.1 Dominio Forza del Toro]

L'orco incassa in pieno il pugno. Rialzatosi dolorante cerca di colpire Klaus con un fendente dall'alto verso il basso, la controparte replica col medesimo movimento visto pochi istanti prima facendo scaricare l'attacco a terra. (Ho ipotizzato che i CS siano tornati pari 1 a 1, poichè il potenziamento di prima era legato solo al pugno scagliato contro l'orco. Dopo aver deviato il colpo, Klaus arretra di qualche passo e utilizza, tramite lo spadone saldo nella presa della mano destra, la pergamena Ruggito del guerriero.

wirkung__La tecnica ha natura fisica. Il guerriero, attraverso un consumo energetico pari ad Alto, può originare l'onda puntando in avanti la propria arma o anche solo allungando un braccio a propria discrezione. Dalla lama o dalla mano si originerà quindi questa forza che si muoverà in linea retta dalla posizione del guerriero. Essa è completamente invisibile, ad eccezione del solco che scaverà nel terreno muovendosi. Il movimento è rapido e la forza d'urto tale da distruggere eventuali ostacoli, come ad esempio sgretolare rocce o divellere piccoli arbusti. Qualora il nemico fosse investito dall'onda d'urto, verrebbe scagliato lontano con gravi fratture sia per l'impatto che per l'effetto della caduta. [Pergamena Ruggito]


Caratteristiche nemiche ~
Classe: Guerriero.
Razza: Orco.
Energia: Bianca.
Pericolosità: F.
CS: 1 - Forza.
Dominio: Forza del Toro.
Equipaggiamento: coltello, spadone a due mani, balestra.


Note: Nulla da segnalare. Se c'è qualche problema correggo. Non ho fatto il resoconto per pura pigrizia perchè spero siano tutte chiare le azioni di combattimento :asd:






Edited by .Azazel - 31/12/2012, 00:44
 
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view post Posted on 30/12/2012, 23:53
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– E l'inferno è certo.
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CHRONICLES OF MORPHEUS ~ WELDENVARD
alla ricerca di un motivo

Mangio lo stretto necessario dal mio piatto, senza eccedere. Non siamo bestie, e una volta soddisfatto il nostro fabbisogno non dobbiamo spingerci oltre. Mi guardo attorno, e Ashardon è sparito di nuovo, probabilmente sarà andato a caccia per conto suo, rifiutandosi di condividere il pranzo con noi umani. Ad un certo punto della cena la foresta diventa tutto un fruscio, un fremito di animali che fuggono. Sollevo la testa per capirne la causa, ma non noto niente di strano.
« Se non fossi circondata da dei maschioni come voi, » dico, con un sorriso sornione stampato sul viso « avrei una paura matta. »
Ho sempre amato giocare alla fanciulla indifesa.

Ci dividiamo in turni di guardia, e a me spetta l'ultimo prima di ripartire. Entro in tenda, mi tiro le coperte fin sopra il naso per non far sorgere cattive idee agli altri uomini e in breve mi addormento in un sonno senza sogni.

Vengo svegliata da Lionet che ha appena terminato il suo turno di guardia, mi alzo ed esco dalla tenda, andandomi a sedere davanti al fuoco. Lo rinvigorisco un po' muovendo i carboni con un rametto. Senza accorgermene sento addosso il respiro di Ashardon e le sue ali che si richiudono.
« Sei andato a spassartela? »
Gli chiedo, mentre a terra traccio una per una le basi azotate di un acido desossiribonucleico. Mi risponde con un ringhio soffuso, poi si sdraia a terra, richiudendo le ali. In breve dorme anche lui.
E io continuo a disegnare, modello il gruppo fosfato e 2-deossiribosio, poi i legami adenina-timina e citosina-guanina, creando tutte le informazioni di un uomo che non esisterà mai.

« Ora! »
Un urlo, dal fitto del bosco emergono tre uomini, armati. Predoni. Non ho bisogno di svegliare Ashardon, che tira sù il muso e caccia un ruggito fino alla luna, per svegliare i miei compagni e avvertirli del pericolo. Mentre due dei tre si dirigono verso la tenda rimane quello che presumo sia il capo. Sorride mettendo in evidenza i denti gialli, e in un scintillio nella notte cala l'accetta su di me. Non riesco a muovermi, immobilizzata, non ho avuto abbastanza tempo per organizzare una difesa. Immagino il mio cranio aprirsi e liberare materia grigia, ma ci metto qualche attimo a capire che il colpo è stato portato di piatto. Per un altro, interminabile, attimo tutto attorno a me prende a danzare. I miei processi mentali sono come bloccati. Non posso portare avanti un corpo a corpo in condizioni del genere, quindi per una volta decido di ascoltare il mio istinto. Attorno a me si genera una nebbia azzurrina e il nemico viene sbalzato via, dove non può nuocermi. Lo guardo atterrare di schiena. Il mio volto non tradisce nessuna espressione, cerco di ritrovare la lucidità.

C03Yx

« Tu... non hai idea di quanto la pagherai. »
Sibilo, come se quelle stesse parole fossero proiettili. E le mie parole servono per distrarlo dal drago che cala dall'alto su di lui, ancora a terra, liberando dalle sue fauci un soffio gelido. Così come lui ha fatto con me lo colgo di sorpresa, o meglio, lo cogliamo. E ancora una volta devo, a malincuore, ringraziare Ashardon per questo.
« Immagino tu mi abbia scelto perché sono una donna, non è vero? »
Incredibile. Anche con la peggiore della feccia non rinuncio a fare conversazione. Forse perché è più facile uccidere qualcuno di cui hai capito fino in fondo la bassezza. Annega ogni senso di colpa.
« Sì, e quando avrò finito con te... » Dice, mentre si rialza, indosso i segni del congelamento. Si passa la lingua sulle labbra, come a pregustare il mio corpo. Ne rimarrà deluso.
« Lascia che termini io per te la frase, quando avrai finito con me non sarai altro che cibo per le bestie. »
Il suo viso illuminato dal fuoco indossa un ghigno, e senza preavviso compie un balzo verso Ashardon, ancora in volo. A pochi centimetri da lui muove contro il drago il palmo della mano, da cui parte un raggio di energia rossastro, diretto verso di lui. Lo vedo spalancare ancora una volta le fauci, per creare davanti a sé un muro di ghiaccio.
Rumore di vetri infranti, e sul campo di battaglia sembra iniziare a nevicare mentre la difesa crolla e piccoli frammenti gelidi calano sul campo di battaglia: troppo repentino l'attacco, troppo poco tempo per organizzare una strategia migliore. Vedo Ashardon venire sbalzato via, e non voglio lasciarmi scappare l'occasione. Posso sentire il suo dolore, la sua rabbia, perché per quanto ci odiamo e ci disprezziamo e vorremmo ucciderci, in questo siamo perfettamente uguali. Soffriamo e uccidiamo nello stesso modo. Anche se non lo vorremmo mai ammettere. Mi ripeto che finché lottiamo insieme, che finché non smettiamo di dargli due bersagli tra cui scegliere e due fronti da cui difendersi possiamo vincere.

Cerco nel casco che indosso una biglia violacea, e senza ulteriori indugi la scaglio verso il nemico che ha appena posato i piedi a terra. Se respirerà la nube che si genererà una volta che la piccola sfera si romperà si sentirà stordito, e forse avrà difficoltà nel difendersi dal mio vero attacco. Nelle mie mani iniziano a brillare piccole saette, e con un movimento del braccio scaglio un fulmine contro il predone che ha osato minacciare la nostra missione e il mio guadagno. Un colpo che danneggerà sia il suo corpo sia la sua mente, sfruttando lo stesso principio della sedia elettrica. Per giustiziare quell'uomo reo di essersi immischiato in faccende più grandi di lui. E mentre guardo la mia scarica elettrica che viaggia veloce verso il corpo del nemico, tra mille crepitii, non posso che sentirmi come Zeus, che punisce gli uomini per le loro colpe.

Trascendendo l'umanità.
Sentendomi una dea.


2iw7jip
Energia ~ Verde.
CS ~ 2xdestrezza.
Condizioni Lily ~ Danno medio alla psiche.
Condizioni Ashardon ~ Danno medio da impatto.
Energie ~ 100-10-10-10-20=50%
- - -
Ashardon
Drago alto quattro metri e con un'apertura alare di sei, con fauci, artigli e scaglie usabile in combattimento e capace di utilizzare abilità e pergamene. {Razziale Elfi}{Passiva}
Scaglie di Drago
Pelle rinforzata che può proteggere da colpi fisici o rallentarli. {Arma}
La Zanna
Wakizashi indistruttibile che non può essere tolta dalle mani di Lily da colpi estranei o circostanze accidentali. {Arma}{Passiva Incantaspade I-II}
- - -
Allora, vado con ordine. Data la descrizione del colpo nel post di Lud mi è venuto automatico dotare il mio avversario di Bash, e renderlo della classe Guerriero.
CITAZIONE
Bash
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero colpisce il nemico con un colpo poderoso, che può essere portato a sua scelta con lo scudo o con il piatto della spada, o con altri armi contundenti a sua disposizione. Non è però un colpo volto ad infliggere danno fisico, bensì danno psionico. Il colpo mira infatti ad infliggere al bersaglio un danno psionico pari a Medio. La tecnica deve essere affrontata come una tecnica fisica che causa danno psionico.
Consumo di energia: Medio

Dato l'attacco a sorpresa mi prendo quindi un danno medio alla psiche, e non potendo gestire uno scontro fisico decido di utilizzare
CITAZIONE
Il Terrore
I draghi hanno spaventato generazioni e generazioni, e Lily riesce a far rivivere questo terrore, impiegandolo in un modo unico. Con un consumo Medio potrà infatti respingere i corpi di chi gli ronza attorno, per un diametro di qualche metro che si sposterà con lei. Ogni persona che infatti si avvicinerà verrà rigettata e tenuta lontana, con una nebbia azzurrina che la avvolgerà, dello stesso colore delle gelide temperature. Questo cerchio potrà essere oltrepassato solo utilizzando tecniche medie o superiori, ma alla fine dell'azione si verrà comunque allontanati. Rimarrà sul campo per due turni ed è di fatto imprescindibile per evitare un corpo a corpo, ma non potrà comunque difendere da frecce e proiettili. {Pergamena Cerchio della Paura}

e subito dopo Ashardon cala dall'alto, attaccando con
CITAZIONE
Soffio Gelido
Ashardon è un drago dei ghiacci, e come tale la sua arma più potente è il soffio gelido, contrapposto a quello di lava dei ben più famosi draghi comuni. Gelo che Lily ha imparato a manipolare a proprio piacimento, potendo controllarlo, generandolo dal proprio corpo e dandogli qualsiasi forma e potenza, a scopo offensivo, da dragoni che tenteranno di inglobare il nemico a vere e proprie tormente, a scaglie di ghiaccio a lance, avendo come unico limite la fantasia di Lily e di Ashardon. {Variabile Controllo del Ghiaccio}

impiegato a medio. Il png subisce il colpo, dopodiché, utilizza
CITAZIONE
Carica furiosa
La tecnica ha natura di power up fisico, ha durata istantanea e fornisce 4 CS ad una singola caratteristica, potenziando la velocità del guerriero. Lo scatto potrà essere attuato sulle brevi distanze e potrà terminare anche nelle immediate vicinanze dell'avversario, in quanto può essere tendenzialmente finalizzato a travolgerlo. La singola capacità potenziata è personalizzabile liberamente, ma andrà specificata al momento dell'inserimento della tecnica in scheda. La tecnica può essere accompagnata a mutamenti del corpo del caster che permettano di giustificarne il potenziamento, purché questo sia sempre riconoscibile e non muti drasticamente.
Consumo di energia: Medio

potenziando l'agilità, per un balzo diretto verso il drago, e una volta a pochi centimetri da lui utilizza
CITAZIONE
Onda d'urto
La tecnica ha natura magica. Il guerriero muove le mani compiendo gesti rimessi alla libertà descrittiva del caster. Da esse scaturisce un veloce raggio d'energia di colore personalizzabile e diametro di qualche centimetro, che si dirigerà verso l'avversario. Esso non è affilato e non è mirato a provocare danni da perforazione. Causerà invece al nemico un danno da urto e ustioni per un totale di danno di Alta intensità. Se incontra ostacoli lungo il proprio percorso, è in grado di distruggerli purchè non siano troppo grandi o resistenti. Per esempio potrà distruggere una pietra che lo impedisca.
Consumo di energia: Alto

Ashardon si difende come può, utilizzando
CITAZIONE
Soffio Gelido
Tramite un consumo Variabile può usare il ghiaccio anche per difendersi dagli attacchi dei nemici, generando varie manifestazioni delle energie fredde, come scudi, muri, cupole o difese a trecentosessanta gradi. Questa ultima tipologia avrà un potenziale difensivo di un livello inferiore al consumo. {Pergamena Dominio del Ghiaccio}

A medio. Subisce quindi un danno medio e viene sbalzato via, così colgo l'occasione di utilizzare
CITAZIONE
Stordente
Una piccola biglia viola del diametro di pochi centimetri, che se lanciata a terra si spezzerà, liberando una nube di gas violaceo che resterà sul campo di battaglia per qualche secondo, e che se respirata causerà stordimento e offuscamento dei sensi per due turni.

e che essendo sparpagliati sul campo di battaglia spero non arrivi ai miei compagni - altrimenti epic fail xD - e lancio, come ultimo colpo
CITAZIONE
Sapere Scientifico
Uno dei più grandi progressi in campo scientifico è stata la scoperta dell'elettricità e il modo in cui controllarla. Lily ha fatto sua questa capacità, potendo sfruttarla per creare raggi, sfere o fulmini localizzati. La tecnica ha natura magica, e tutte le caratteristiche di un dominio elementale del lampo offensivo. Saranno attacchi più o meno temibili, che si origineranno dal corpo della giovane donna e che svaniranno una volta terminato l'attacco. La potenza delle manifestazioni è variabile, pari al consumo speso per richiamarle, e di un livello inferiore al consumo se sviluppate a trecentosessanta gradi intorno al caster. Il danno dei lampi sarà sempre suddiviso equamente fra mente (shock) e corpo (ustione): una manifestazione di potenza Alta, ad esempio, provocherà un danno Medio al corpo della vittima e un danno Medio alla mente. Ha un consumo variabile. {Pergamena Dominio del Lampo}

ad alto, lasciando l'attacco in sospeso per la decisione dei QM. Alla fine del mio post il png avrà il 100-12-12-24=52% delle energie, con un danno medio da congelamento sul corpo.


Edited by Sparkleshark - 31/12/2012, 10:36
 
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view post Posted on 3/1/2013, 18:19

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Cominciò tutto con un sorriso, una spaccatura nelle labbra che mostrava i denti marci, gialli e rotti. La visione della donna e del suo seno prosperoso, il desiderio che aumentava sotto i suoi pantaloni e la voglia di possederla sopra di un albero. L’avrebbe portata al covo dei briganti, l’avrebbe offerta per una moneta d’argento, si sarebbe arricchito con lei. Era il suo giorno fortunato, anche i cavalli che nitrivano stimolavano la sua immaginazione e il suo appetito. Credette che gli Dei gli avevano sorriso, eppure non gli ci volle molto per capire che qualcosa era andato tremendamente storto. Fu tutto totalmente rapido e veloce, il mondo intorno a lui divenne incostante e annebbiato, accanto a lui i suoi uomini cedevano il passo ai propri avversari, inaspettatamente il ragazzo con la tunica blu si sbarazzò rapidamente di uno dei suoi uomini, lo uccise con un singolo colpo di quella sciabola all’altezza della giugulare. Il sangue spruzzò dal collo poco prima che il corpo si afflosciasse al terreno come se avesse perso la linfa vitale. Il ragazzo si mosse rapidamente per raggiungere il secondo dei suoi uomini poco prima che Armid gli calasse definitivamente la spada sulla testa. Bagor, sembrava combattersela alla pari, si difese come poté dagli attacchi dell’enorme spadone del guerriero, poi, con il suo altrettanto grande spadone, strinse entrambe le mani sul l’elsa, caricò la lama indietro oltre la testa e menò un fendente verticale attuo a tagliare in due l’avversario, che tuttavia si parò con il piatto della lama, seguì il clangore del metallo, il suono delle lame che davano vita a una danza. Roteò il polso della mano destra e cercò di colpirlo al torace, ma di nuovo la lama impattò con l’acciaio dell’armatura. A quel punto la spada del guerriero si mosse e penetrò nel ventre dell’orco, affondando nella pelle dura e verde, facendosi largo tra le ossa e le scapole. Bagor sputò sangue che andò a macchiare l’acciaio lucido del guerriero.

« Een dag sal jy sterf. »
« Un giorno morirari. »

A quel punto, in un ultimo sussulto d’orgoglio, la testa di Bagor si mosse aprendo la bocca e spalancando i denti. Con un scatto si avvinghiò all’orecchio e tirò forte, staccandone una parte, fin troppo piccola in verità. Poi la luce negli occhi di Bagor baluginò per l’ultima volta. Con Bagor si spensero le ultime speranze, vide morire tutti i suoi compagni uno a uno prima di lui, avevano sottovalutato i tre uomini e la donna, infine la scarica elettrica lo colpì in pieno, senti il suo corpo fremere, vibrare, illuminarsi, distruggersi e lamentarsi. Ogni fibra, ogni nervo iniziò a dolere, mentre la spada della donna gli traversò la trachea otturandone le vie respiratorie. Morì soffocato nel suo stesso sangue che iniziò a colargli dalla bocca. Osservò tutta la radura, tutta la foresta che col tempo divenne la sua casa. Si accoccolò nel caldo abbraccio del verde degli alberi, nel tepore del fuoco ancora acceso, nelle prime luci dell’alba, cadde in ginocchio, sfinito ed esangue. Osservò gli occhi gialli della donna, il viso a cuore, e finì come tutto era iniziato, con un’erezione nei pantaloni e il mondo che si fece buio e freddo.
Poi tutto divenne nero.



Ripartirono alle prime luci dell’alba, quando il sole cominciò a rischiarare la radura e a irradiare gli alberi. Erano sopravvissuti all’attacco senza riportare grandi feriti. Di gran lena, e nel solito silenzio della radura, rotto dal confabulare degli animali, si rimisero in viaggio verso la città di Greevalley.

[…]

Erano giunti al palazzo del Lord, il castello in pietra s’innalzava al di sopra della città e svettava in alto per avvicinarsi agli Dei nel cielo. Le mura imponenti cingevano la dimora in un rassicurante abbraccio, all’interno della cinta il bianco ricopriva completamente il verde, e le ampie vetrate facevano il più possibile per far passare la luce. Sembrava tutto perfetto, tutto meraviglioso, ma qualcosa di arcano sembrava avvolgere il palazzo, una nube nera carica di tempesta e lampi, una strana distorsione dell’aria che vibrava e fremeva di pura elettricità. Ovunque, come in tutta Greenvalley, si avvertiva il puzzo della morte e della malattia, della peste e dei cadaveri in putrefazione. Erano stati scortati nella sala del trono da due guardie, l’interno della dimora svettava di ricchezze e oro, e anche la sala del trono non era da meno.
Sullo scranno d’oro era seduto un uomo divorato dalla malattia, i fluenti capelli color oro erano diventati paglia spenta, gli occhi parevano zattere naufragate in un mare in tempesta. Henry Goldeer non era mai stato un gran Lord, aveva preso decisioni discutibili, aveva governato con leggi arcaiche e feudali. Aveva giaciuto con le mogli della sua gente alla loro prima notte di nozze. Aveva impiccato uomini innocenti, aveva riscosso tasse esagerate, tutto ciò lo aveva fatto diventare un uomo solo e disprezzato persino dai suoi figli. Ma nessuno gli avrebbe mai augurato tutto quel male. Era magro, troppo magro, tanto che le ossa parevano essere la sua pelle, mentre il viso cadevano pesanti rughe facendolo molto più vecchio di quello che era. L’anello d’oro ormai ballava nel suo dito, e le sue mani erano lunghe, sottili e affilate come rametti di legno. C’era poco o nulla della bellezza e della forza una volta appartenuta al Lord. La pelle era diventata quasi di un verde color cadavere.
« Siete solo voi quattro? » Sospirò stanco e a fatica, « nessuno deve tenere alla salute di un vecchio moribondo. »
Non ci fu rabbia nella sua voce, ma solo delusione e rammarico, « sapete già perché siete qui, non ho molte informazioni su quella donna, » abbassò il capo, « l’ultima volta che l’ho vista è stato quel maledetto giorno di vent’anni fa, » strinse il calice d’oro che aveva in mano, « quando maledisse la mia casata. » Questa volta fu la rabbia a impadronirsi del corpo del vecchio, che fremette in un singolo sussulto. Il corpo scheletrico vibrò, sotto le ossa c’era ancora l’animo del guerriero che fremeva dal desiderio di vendetta.
« Qualcuno in città di certo saprà di lei, è alta, ha i capelli color castano e gli occhi color oro. È stata accusata d’eresia, » sul suo viso osseo si squarciò un ghigno malefico. « Portatemi la sua testa su di una fottuta picca. »
« La voglio morta. »
Alzò il braccio verso i quattro uomini, « ora andate. »
Un uomo si avvicinò a Lord e gli sfilò l’anello dal dito, e sparì da una porta alla sua destra.
« Solo uno di voi avrà la ricompensa. »





Scusate il ritardo e il post un po' corto ma volevo snellirlo il più possibile per entrare nel vivo della storia. Salto la parte del viaggio perché mi sembra inutile descrivere quella parte, potete farla un po' come volete. Ma prima veniamo a noi per quanto riguarda il combat, darò delle piccole valutazioni.
Azazel:
Non molto bene in verità, fai un po' di errori, iniziamo dal principio. Perché un orco, che viene con l'intento di ucciderci dovrebbe colpirti da dietro alla spalla e non alla testa? vi ho dato libertà di scelta per questo, hai scelto in maniera errata, potevi dire che entrava in tenda, e cercava di colpirti e tu ti spostavi o paravi, o altro. Se un orco ti sorprende da dietro ti uccide non si limita a colpirti alla spalla. Continuando con il combat ho notato come l'orco non fa praticamente nulla, subisce e basta, scaglia un dardo e si limita solo a quello, ok è una bianca ma qualcosa in più andava fatto, poi grazie a Zaide hai coretto lo specchietto, altrimenti quello sarebbe stato un ulteriore errore.
Aggiungi un ulteriore danno basso all'orecchio sinistro.
Spark:
Epic fail! Cit. È ovvio che lo stordente colpisce anche gli altri, siamo in una radura piccola e logicamente gli altri sono vicini a te. Per il resto tutto bene, gestisci bene il combat, attacchi e difendi, personalizzi come puoi il tuo avversario e prendi i danni che devi. Tuttavia quello è un errore, quindi tutti, compresi i tuoi compagni, subiranno l'effetto di stordente. Klaus e lionet proveranno, a seconda del carattere, astio o sufficienza verso le tue capacità per tutta la durata della quest.
Lul:
Per questo turno te la cavi con poco, ma come detto non voglio e non posso tollerare ritardi nella quest, soprattutto in un quest leggera e corta come questa, tuttavia, siccome è solo il primo ritardo, e si spera l'ultimo, ti verrà decurtata la metà esatta delle energie e Lionet subirà un danno alto al ventre che ti provocherà dolore e fastidio per tutta la durata della quest, anche se trovi il modo di curarlo, ti rimarrà comunque dolore e fastidio, non sarà un danno permanente svanirà alla fine della quest. Mi dispiace Lul, ma se avvisavi avremmo trovato una soluzione, comunque subisci quell'attacco e svieni, Morpheus interviene per salvarti la vita, quando ti risvegli il combattimento è finito.

Ok finite brevemente le valutazioni, passiamo al resto. Incontrate il Lord, vi dice il lavoro ecc. poi vi congeda.
Proseguiremo con l'indagine con il metodo da tavolo in confronto. Passo ad illustrarvi la città e i luoghi in cui potrete andare, se volete improvvisare siete liberi di farlo, a vostro discapito comunque.
La città ha pianta romboidale situata in leggero pendio, il castello è a Nord, in alto sulla collina. Sul lato destro troviamo una cattedrale in costruzione, è molto grande e il progetto imponente, proprio accanto c'è il convento dei frati. Scendendo giù per la scalinata centrale si arriva alla piazza centrale, dove oggi c'è il mercato settimanale, nel mercato, oltre le bancarelle, c'è la locanda botte ubriaca, la locanda più grande della città. Continuando a scendere verso il basso troviamo i bassifondi con le case di legno e i campi del raccolto.

Avete 6 giorni di tempo da spartire tra confronto e post, a voi ^^


Edited by Lud† - 3/1/2013, 20:54
 
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.Azazel
view post Posted on 8/1/2013, 12:42




Chronicles of Morpheus
Weldenvard IV
___ _ ___


~


Avvertì una forte esplosione, tipica di una biglia stordente, e sapeva anche chi era la grande mente dietro tutto ciò: la scienzata, la puttana glaciale.

« Een dag sal jy sterf. »
Sussurrò l'orco moribondo che, con l'Hekatombe che lo attraversava da parte a parte, riuscì ugualmente ad eseguire un repentino movimento, simile allo scatto di un cobra atto a mordere la preda. Non fu niente di che viste le condizioni in cui si trovava il nemico, però Klaus incassò più psicologicamente che fisicamente il morso all'orecchio sinistro, privato di un piccolo pezzetto.
Lo vide come un affronto verso la sua persona. E forse lo era ma in fin dei conti aveva un orco dinanzi.
L'assalto notturno terminò con una prepotente vittoria dei mercenari assoldati dal giovane ragazzo: ora potevano raggiungere finalmente la città.

Giunsero a palazzo reale.
Enorme, sfarzoso, splendido.
Erano solo alcuni degli aggettivi che gli ronzavano in mente ogni volta che i suoi rapidi occhi color nocciola si posavano su un particolare del castello. Le fortezze della famiglia Schwarz non erano nemmeno lontanamente paragonabili a quella che stava percorrendo: più rustiche, piccole e meno sontuose. Non vi erano vetrate colorate, affreschi o arazzi in grado di migliorarne l'estetica.
"Robe per deviati!"
Avrebbero tuonato le alte cariche militari, e di conseguenza politiche, del suo regno. E quei pensieri erano anche i suoi: gli unici ornamenti e decorazioni degne di nota erano i trofei di guerra come armi e corazze di antichi e potenti nemici o statue raffiguranti vecchie e leggendarie battaglie.
Non sarebbe servito altro per abbellire il maniero di un sovrano.
Ma la vera particolarità del luogo era quella specie di interferenza nell'etere, una sorte di tempesta nera che avvolgeva i pinnacoli del castello e che sembrava uscita da un'altra dimensione tanto sembrava sinistra, pericolosa e, soprattutto, misteriosa.
Scortati da due guardie, giunsero nella sala del trono: anch'essa ricolma d'oro e traboccante di ricchezze.
Pure l'idea di monarca era totalmente diversa da quella che aleggiava nei regni della sua famiglia: un sovrano avvizzito, vecchio e con un piede già nella fossa se ne stava seduto su uno scintillante trono. Storse il naso, lo Schwarz, leggermente disgustato da quella patetica e debole figura: secondo i canoni del suo casato colui che deteneva il potere doveva essere il miglior guerriero della famiglia, la carica più importante andava al condottiero più degno e che dimostrava il carisma di un vero leader pronto a portare e controllare un esercito in guerra.
Dinanzi a lui vi era invece solo un vecchio mezzo morto, forse personificazione del regno di cui era sovrano.

« Sapete già perché siete qui, non ho molte informazioni su quella donna, l’ultima volta che l’ho vista è stato quel maledetto giorno di vent’anni fa, quando maledisse la mia casata. »

Esclamò il Re con voce stanca, rasente la rassegnazione, come se avesse visto miriadi di mercenari come loro nel corso degli anni e mai nessuno in grado di portare a termine quel dannato incarico.

« Qualcuno in città di certo saprà di lei, è alta, ha i capelli color castano e gli occhi color oro. È stata accusata d’eresia, portatemi la sua testa su di una fottuta picca. La voglio morta. »
Esclamò con tono chiaro. Fece loro segno di andare e aggiunse, poi, il piccolo, ma cruciale particolare, che solo uno di loro avrebbe ricevuto la ricompensa.
Girò i tacchi e se ne andò senza domandare nulla al monarca: l'incarico era semplice e cristallino.
Trovare e uccidere la donna.
Apparentemente niente di più facile.
Si diresse verso la Cattedrale della città, cercando di evitare come la peste ogni luogo con un elevato tasso di individui come mercati o taverne.
Odiava le folle, a meno che queste non fossero composte da suoi soldati o da nemici pronti ad eliminarlo.
Varcò l'enorme portone ligneo della Cattedrale e prese parola, sperando che qualcuno potesse rispondergli visto che sembrava non ci fosse anima viva.

« Sono alla ricerca di una donna condannata a morte per eresia, crimine affibiatole una ventina di anni fa. Se avete qualsiasi informazione in grado di aiutarmi ve ne sarei grato »
Pronunciò con voce roca, pesante. L'eco prodotto dalle sue parole non fece altro che rendere ancor più tetro il tono utilizzato.
Attese qualche istante ma non vi fu alcuna risposta. Lievemente stizzito fece per andarsene ma con la coda dell'occhio intravide una fioca luce incastrata tra le travi della religiosa struttura, ancora in costruzione, ma in fase di completamento. Percorse con rapido incedere la navata principale per giungere in prossimità della luce: ad ogni metro percorso poteva udire sempre più distintamente qualcuno intento a scrivere e a borbottare.

« Mi servirebbero informazioni su una donna accusata di eresia dal Re stesso. Episodio accaduto una ventina di anni or sono. Se è in grado dirmi qualcosa di utile per facilitare le ricerche gliene sarei grato »
Nascose professionalmente il disgusto e lo sprezzo che provava nel dover essere così gentile e alla mano solo per raccogliere qualche informazione che, magari, manco l'avrebbe aiutato nella ricerca.
Si trovava nel piccolo studio dell'architetto: un giovane ragazzo dai capelli rossi che ignorò totalmente il guerriero, almeno inizialmente.
Il costruttore si girò, posando la matita sulla scrivania e fermando per qualche istante l'importante lavoro affidatogli.

« Sei qui per il bando? Dimmi allora perché dovrei aiutare il Lord. Dimmi perché dovrei aiutarlo a mettere in atto l'ennesima condanna insensata. »
Parole intrise di risentimento e cariche d'astio nei confronti del sovrano, impossibile che fosse un'idea circoscritta solo allo studio in cui si trovava. Molto probabilmente era un'opinione diffusa e condivisa da tanti cittadini.

« Sto solo cercando di portare a termine il mio compito. Che la condanna sia insensata non è affar suo, benchè meno mio; o forse preferisce che il Re sappia della sua opinione a riguardo? Dubito ne sarà compiaciuto. Mi servono solo informazioni, nient'altro: dopodichè me ne andrò e la lascerò in pace, così potrà tornare al suo lavoro. »
Ribattè prontamente e con fare intimidatorio; sarebbe risultato difficile estrapolare informazioni al giovane ragazzo utilizzando quel modo grezzo d'approcciarsi, tipico e spontaneo dello Schwarz.

« Fai pure, vai a dirglielo. Non ti sei mai fermato a pensare? Eh mercenario?! Non ti sei mai fermato a pensare che ciò che fai è sbagliato? Sei l'esecutore di una condanna ingiusta, la cosa ti piace? »
Esclamò facendosi serio in volto come se la storia in questione lo riguardasse in primo piano e gli facesse ribollire il sangue dalla rabbia.

« Se dovessimo stare a contare tutte le ingiustizie presenti nel mondo non finiremo più. » Esclamò sospirando e alzando gli occhi al cielo, spossato dalla frase di stampo moralistico del ragazzo. « E per quale motivo dovrebbe essere una condanna ingiusta? » Domandò, impassibile, per nulla interessato.

« Prova a pensare a una donna di una terra lontana, violentata dal sultano di quelle terre, messa incinta. E condannata con l'accusa di aver addescato il sultano con la stregoneria. Il marito è stato subito impiccato, qui. Lei è riuscita a scappare, ma durante l'impiccagione del marito ha lanciato un maleficio contro chiunque fosse implicato. Allora dimmi, chi è il vero cattivo della storia? Sono stati condanatti solo perché si sono ribellati ai poteri alti, solo perché hanno accusato il sultano. »

Parole vuote per lo Schwarz. Parole inutili e focalizzate su una morale che non rientrava nel suo essere e non in grado di intaccare quell'arcigna e marcescente anima scolpita attraverso sangue e combattimenti.

« Non ero a conoscenza di questa storia. In questo modo cambiano le cose » Disse mentre la mancina grattava il pizzetto; finse di essere vagamente pensieroso sul da farsi. « In questo caso io e i miei compagni troveremo quella donna e la porteremo via da questo regno e lontano dalle grinfie del Re » Mentì, spudoratamente. Senza darlo a vedere. Non gliene poteva fregare di meno delle sorti del regno, del Re, del popolo e della donna stessa: l'importante era ricevere la ricompensa. I principi etici del ragazzo erano puri e degni di lode, dovette ammetterlo, ma questo solo perchè era ancora giovane e non conosceva come stavano realmente le cose, come il mondo girava veramente. L'etica era per i filosofi e per le guide spirituali, per i deboli.
Il finto interesse per le sorti della donna fece breccia nell'architetto che rivelò al mercenario l'ubicazione del bersaglio: la foresta a ovest.
Non ebbe bisogno d'altro, non disse niente al ragazzo, se ne andò dalla Cattedrale con passo svelto e deciso e con espressione fredda e distaccata in volto: sapeva cosa doveva fare, la donna doveva morire.
Ci mise parecchio tempo a raggiungere la foresta e se mai l'informazione si fosse rivelata un inganno per sviare le ricerche, sarebbe tornato a far visita all'architetto dai capelli rossi.
E di rosso non ci sarebbe stata solo la capigliatura del giovane, anche le pareti.


Klaus van Schwarz
Lama Nera

CS 1 ~ Forza

~ Basso 6% ~ Medio 11% ~ Alto 22% ~ Critico 44% ~

Energia: 49%
Status Fisico: Danno Medio alla spalla sinistra. Danno Basso all'orecchio sinistro. Intontito dalla biglia stordente scagliata da Lily nelle immediate vicinanze.
Status Psicologico: Indenne.

Equipaggiamento in uso

Hekatombe__Inutilizzata.
Flammenwerfer__Inutilizzata. [º º º º º]
Klinge des Exils__Inutilizzata.


Abilità in uso

krieghund__Passiva razziale mezzodemone + Passiva lvl.1 Forza del Toro.

Attive Utilizzate

///

Note: scusate se è uscito un wallpost, ho cercato di riassumere il più possibile :sisi:




 
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Lul~
view post Posted on 9/1/2013, 17:53




WELDENVARD
Born in the Dark II
___ _ ___


~

Si spinse al mercato, luogo che sapeva essere crocevia di servi, uomini liberi, uomini e donne senza distinzione e - cosa ben più importante - senza peli sulla lingua, senza badare, ancora, alla locanda che si trovava proprio in quella stessa via, e nella quale probabilmente avrebbe carpito qualche informazione al prezzo di poche monete, forse anche solo un sorso di liquore. Ma era stanco delle locande, Lionet. Era stanco degli ubriaconi. Fu così che iniziò a chiedere ai commercianti senza fermarsi troppo allo stesso bancone: non poteva permettersi di essere scoperto. Non ancora. Si avvicinò con discrezione a più d'un venditore, gente che ha occhi anche dietro la schiena.
« Cerco una donna messere. E' alta, ha i capelli color castano e gli occhi color oro. È stata accusata d’eresia, ne sa qualcosa? »

Il mercato brulicava di gente e commercianti, persone buone a vendersi e vendere bene. Gettano fumo negli occhi delle persone, ma capaci anche di ostentar sorrisi nonostante la peste gli abbia portato via i propri cari. Non è raro scorgere volti tumefatti dai resti della malattia, non è raro notare famiglie distrutte, non è raro scorgere ragazzini imberbi, giovani donne o vedove tirare avanti il bancone da soli. Tutti sorridono, si danno pacche sulle spalle. Anche in quel borgo dimenticato da dio, la solidarientà e l'amicizia erano tornate, a rimorchio della malattia, o semplicemente come sue inevitabili appendici. Si erano stretti nel momento del bisogno uno accanto all'altro, non erano più semplici concittadini, amici. Erano sopravvissuti. Erano fratelli nella vita.
Morpheus, in quell'alchimia di volti, si protendeva sul bancone di una giovane donna, bella, dai capelli biondi e gli occhi grigi. Una venditrice di tessuti, vesti e materiali del luogo di vario colore. Su tutti, però, a dominare era il rosso. Il Cousland, di suo, si era ritrovato a rivolgere parola ad un fruttivendolo, un ortolano, cui più dei propri tuberi parevano importare solo le monete sonanti riversate dai clienti fra le sue mani. Fu una donna prosperosa e generosa accanto a lui, la molgie probabilmente, a rispondere al Cousland.
« Non la troverai di certo qui, giovane ragazzo. » La donna rise, mettendo in mostra un bel sorriso, « saranno vent'anni che non mette piede in città. » Scosse la testa, « puoi chiedere a Catniss. »

Catniss, la venditrice di tessuti.
Catniss, bella e sola.
Catniss, la donna che stava parlando con Morpheus.

Quel bastardo gli doveva fin troppe spiegazioni, a inchiesta finita. E per un istante, e forse non solo per uno soltanto, il Cousland pensò d'essere stato ingannato, e che consegnare quella donna al Marajah non fosse la cosa giusta da fare.

Scivolò fra le persone, il Cousland, portandosi vicino alla donna indicatagli da colei che aveva appena interrogato. Decise di non accennare affatto a Morpheus, né a tutto il resto. Semplicemente, sfoggiò l'aria più serena che riuscì a stamparsi in faccia.
« Madama Catniss, la moglie dell'ortolano mi ha mandato da voi. Cerco una donna, è alta e ha gli occhi dorati, e a quanto pare non mette piede in città da più di vent'anni. Sapete dove posso trovarla? »

Una frase robotica. Aveva memorizzato quell'identikit, come se non potesse esserci qualcuno che le assomigliasse. Come se fosse stato certo di trovarla al primo tentativo. Come fosse stato certo, Lionet, che quella donna fosse davvero qualcosa di pericoloso, di anormale, di unico.

La ragazza aveva capelli fluenti color oro, degli occhi grigi e profondi, e quando giunse il Cousland non sembrò preoccupata, ma anzi risultò essere quasi serena. Sorrise gentilmente, trascinandolo via per una mano. Proprio come fanno le puttane.
« Non qui, » la ragazza fece cenno con la mano, indicando una piccola locanda opposta alla Botte Ubriaca. La locanda, al contrario di quella evitata dal Cousland, sarebbe stata il posto ideale, sopraffatta commercialmente dalla rivale. « Morpheus ha detto che posso fidarmi di te. »

« Io so dov'è la donna, » sorrise, afferrò la mano del Cousland, « La domanda è un'altra, cosa vuoi farne tu della donna? »

Dirle la verità o una menzogna? E se non fosse che una spia del Marajah, decisa a volerla vedere crepare?
Doveva rischiare. Le probabilità erano esattamente della metà. Rischiò e decise di giocarsi la carta del guerriero compassionevole.

« Parlarle. Avere delle risposte. So che è stata accusata d'eresia: è l'occulto ciò che mi interessa. Ed è ciò che interessa alla mia Regina. Non voglio che spiegazioni, da lei, mia signora. »

Le parole vennero sputate fuori tutto d'un fiato, vomitate in un insieme di bugie e verità. Già, Rekla: come aveva fatto a non pensarci prima?

« Sono solo queste le tue intenzioni? Non le farai del male? »

« Non le torcerò un capello, se questa è la vostra preoccupazione » le sorrise, quasi per convincerla a credere alle sue parole. « Se può servire, madama: da morta non potrebbe darmi le risposte che cerco. Questo dovrebbe bastare a convincervi »

« Lei è la madre di mio marito. » Gli cadde il cielo addosso. E per un attimo - solo uno - si sentì una merda. Un bastardo. Un millantatore. Poi la vergogna sparì, e l'interesse riaccese il suo entusiasmo. Un segreto, quello della donna, che si portava dietro da dieci anni, quando conobbe per la prima volta Fabien, l'unico ragazzo di Greeenvalley a essere così diverso, così intelligente. Lo disse al ragazzo di fronte a lui solo perché Morpheus gli aveva detto di fidarsi, di fidarsi di lui. « Viene qui una volta al mese, a trovarci. » Sospirò la donna, « Il resto dei giorni li passa nella foresta, vive come i banditi, ma da sola, a Ovest. Cento passi dopo la grande quercia c'è una piccola grotta, nascosta dal fogliame e dal muschio, è lì che vive. » I suoi occhi gridavano pietà, la sua voce era rotta dal pianto.

« Vi prego, non fatele del male, salvatela. »

Salvarla. Farle del male.
Nulla di tutto questo, perché quando il Cousland giunse nella caverna da lei indicatagli, nulla vide.
Se non un fuoco spento di recente e un'abitazione abbozzata.
Nessuna donna, nessun'anima.

Solo il rumore del silenzio.


CITAZIONE
Aggiungo lo specchietto appena riesco :sisi:
 
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view post Posted on 9/1/2013, 19:11
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– E l'inferno è certo.
·······

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CHRONICLES OF MORPHEUS ~ WELDENVARD
alla ricerca di un motivo

Odore di carne bruciata, un ultimo rantolo. E la pratica è archiviata.
Faccio spallucce, mi sistemo i capelli e i cavi che pendono dalla testa. Il sole sta sorgendo, e nessuno dopo quello che abbiamo passato sembra aver voglia di parlare. Nemmeno io. E' tempo di partire, di portare a termine ciò per cui ci siamo messi in viaggio.

Giungiamo finalmente al palazzo, scortati da due guardie che ci aprono la strada attraverso le grandi mura bianche, gli interni decorati di ogni ricchezza sottratta al lavoro degli umili, la sala del trono, ancora più magnifica. Sotto la superficie però c'è qualcosa di sbagliato, che non puoi nascondere sotto l'oro. Qualcosa di strano, che mi ricordava il mio laboratorio, su questo, le due abitazioni sono esattamente identiche: puzzano di morte. Sullo scranno quello che diventerà presto - o già è - un cadavere. Vecchio non è sufficiente per descriverlo, non rende l'idea. Anche se il suo cuore continua a pompare sangue, a battere regolarmente, io lo so. E' già morto. In decomposizione. E' solo questione di tempo.

Ascolto il suo discorso, e sembra in tutto e per tutto una povera bestia ferita. Questo è il suo ultimo attacco prima di morire, capisco che non cambierà l'inevitabile. Solo, vuole portarsi qualcuno nella tomba. Non posso biasimarlo.
« Penso che esplorerò i bassifondi. » Era scontato.

Cammino per le strade della periferia, le uniche abitazioni sono piccole baracche di legno, poco più di qualche asse incollato insieme con lo sputo e tenuto sù sfidando la legge di gravità. Le tipiche case che il lupo dei tre porcellini potrebbe tirar giù con un soffio. Se la donna ha potuto fuggire dal Lord per vent'anni posso immaginare si sia nascosta nell'unico posto di cui ogni stato se ne frega. Tra i poveri. Scelgo una porta, e busso con insistenza.
« Salve, signori. Sto cercando una donna accusata di eresia vent'anni fa e fuggita al suo verdetto. Ora, ho ragione di pensare che si sia unita a qualcuna delle vostre famiglie, quindi lasciate che vi parli col cuore in mano. Se sapete dov'è, se l'avete vista, ditemelo. Anche se la nascondeste in casa vostra a voi non torcerò un capello, la prenderò e sparirò dalla vostra vita, non dovreste più preoccuparvi. Ma se qualcuno di voi decidesse di mentirmi, ecco... vi invito a guardare sul tetto di quella casa. » E indico il tetto dove è posato Ashardon, in tutta la sua mole.
« Se dovessi scoprire che non mi avete detto tutta la verità, e sono una scienziata, scoprire la verità è il mio lavoro, beh... non ci vorrebbe molto per radere al suolo tutto il quartiere. Allora, che mi potete dire? » E' l'unico modo che conosco per fare affari.

Il risultato non è quello che mi aspetto. Una giovane donna ascolta le mie parole, e in tutta risposta mi sbatte la porta in faccia. Riprovo, e ogni volta è la stessa storia. Lo stesso identico finale. Penso che non sarebbe male trasformare le mie minacce in realtà, per punire la loro sfacciataggine. Nessuno sentirebbe la loro mancanza. Sono ad un passo dal dare l'ordine ad Ashardon, quando l'uomo con cui stavo parlando, recitando il mio copione senza fare attenzione a quello che effettivamente dico, quando un uomo grasso, alto, il tipico figuro che ti viene in mente quando una persona pronuncia la parola stupratore, si decide a cantare.
« Non è qui la tua fottuta puttana. » Il suo alito puzza di alcol, e cerca di non cadere aggrappandosi alla porta. Ubriaconi. La mia feccia preferita.
« Ora vai anche tu a battere sulla strada. » Un balenio nell'aria, riflessi argentei sulla faccia dell'uomo. Senza che se ne possa rendere conto, ha già la Zanna alla gola. Non è stata la sua parola a farmi scattare, ma a quanto pare ho trovato qualcuno disposto a parlare e devo prendere la situazione di polso. Non accetterò altri rifiuti.
« Se non è qui dov'è, la mia fottuta puttana? » Scandisco ogni sillaba, così che anche la sua mente annebbiata possa capire quello che dico. Non ho paura di spargere sangue, e cerco di farglielo capire.
« Se..senti, io non lo so dov'è. » Balbetta, e dietro la sua scorza di vero macho non sembra altro che un pulcino impaurito. Arretra, e glielo faccio fare, improvvisamente la paura gli fa ritrovare stabilità. I suoi occhi sono rossi, e non mi risparmio neanche il suo pianto. Ah, non ci sono più gli uomini di una volta. Un paio di tette e una lama alla gola, e si sciolgono subito.
« Guarda! » E rapido come io ho estratto la spada si tira giù i pantaloni. Il suo pene è raggrinzito, dello stesso colore e consistenza di una prugna secca. Distolgo lo sguardo.
« Tutta colpa di quella puttana, mi ha maledetto il giorno del mio matrimonio, dieci anni fa. » E le sue lacrime iniziano a scorrere. Dieci anni senza poter soddisfare una donna, trattengo il sorriso. Quella strega incomincia ad essermi simpatica. Abbiamo la stessa ironia. Respiro forte, per trovare l'autocontrollo necessario a comporre le ultime frasi.
« Ok, facciamo così. Io ti giuro che farò a pezzi quella donna anche per te, però tu devi dirmi tutto quello che sai di lei, dove l'hai vista per l'ultima volta dieci anni fa, e se pensi che qualcuno nelle vicinanze ne sappia qualcosa. Sembri un uomo importante in queste catapecchie, e io voglio sapere il più possibile. » Allontano leggermente la lama dal collo, l'ho già spaventato abbastanza e non voglio intimorirlo più del necessario. Tuttavia resto vigile, per fargli capire che non è ancora al sicuro e che il coltello dalla parte del manico lo tengo ancora io.
« I..il priore, lui sa sicuramente dov'è, » Vedo il suo groppo alla gola salire e scendere mentre deglutisce. Sembra sull'orlo di una crisi di nervi.
« Era stato maledetto vent'anni fa insieme al Lord, » si passa la grossa mano pelosa sulla fronte, ad asciugare il sudore « dopo che è caduta la cattedrale ha chiesto perdono alla donna, e ora guarda, quel fottuto naviga nell'oro. »
E poi aggiunge, in un ringhio di rabbia: « Una strega ti dico, un fottuta strega. »
L'uomo mi indica il convento dove posso trovare il priore, e mentre mi allontano posso sentire la porta sbattere, la serratura scattare più volte, il tonfo dell'uomo che si abbandona sulla porta. Posso immaginare i suoi singhiozzi. Un agnellino nel corpo di un toro. Che tremenda barzelletta.

Lascio Ashardon ancora una volta sul tetto del convento, e mi incammino verso di esso. Busso al portone.
« Devo parlare col priore. E' una questione di affari. » Urlo, perché lo sentano tutti gli abitanti. Se è veramente ricco, sarà interessato a ciò che voglio proporgli.
Ad aprirmi è un anonimo frate in salute, che mi saluta, mi benedice e mi dice di seguirlo. Mi porta nella biblioteca, dove il priore, un uomo abbastanza vecchio, con capelli lunghi e bianchi, ad eccezione della chierica, e un pizzetto folto.
« In cosa può essere utile un umile frate. » Dice uscendo dalla biblioteca, per portare il nostro incontro al di fuori da orecchie indiscrete.
Chino il capo in un inchino appena accennato, e incrocio le braccia.
« Lei è stata una delle persone maledette da quella strega accusata di eresia venti anni fa? Le dispiacerebbe raccontarmi ciò che sa di lei, padre? »
Il frate mi osserva accigliato, immagino abbia già capito che non sono una visitatrice come le altre. E di certo non sono venuta a confessarmi.
« È stata una disgrazia, un terribile errore. » E, come ad esorcizzare i brutti ricordi, si fa il segno della croce.
« È stato il demonio a confondere le nostre menti, non dovevamo fare ciò che abbiamo fatto. » il suo corpo è sconvolto da un tremito.
« Abbiamo ceduto agli ordini di un pagano, » riesce a ritrovare la calma e finalmente sorride « ma il signore ci ha perdonati, è stato clemente con noi. »
Mi ritrovo di nuovo a respirare profondamente.
« Quindi avete chiesto perdono a Dio e alla donna per averla dichiarata eretica? » Chiedo, con una calma artificiale come una macchina.
« Posso chiederle dove l'avete vista per l'ultima volta e se mantenete ancora contatti con lei? Anche io, tempo fa, mi misi contro di lei, e ne porto ancora i segni. Vorrei essere affrancata. » Mento spudoratamente, ma è la migliore scusa che riesco a trovare. E, in qualche modo, devo riuscire a vederci chiaro.
« Ragazza, non mentirmi. Sono un religioso, non uno stupido, so quello che sei venuta a fare qui. Non avrai il mio aiuto, ma ti proporrò un accordo. Uccidi il Lord, e vedrai che posso farti un'offerta migliore della sua. E' una catastrofe, è colpa sua se questa città sembra una necropoli, in più ostacola la costruzione della cattedrale. Fallo sparire, e avrai soldi, e sarai il nuovo Lord. » Sorrido. Finalmente ci capiamo. Alla fine, ogni uomo non è altro che i suoi interessi materiali. Ognuno a tramare contro qualcun altro. E io posso ottenere due ricompense in una volta. Un'occasione troppo ghiotta per lasciarla scappare.
« E così abbiamo un sensitivo. Sempre detto che i religiosi sono gente strana... senza offesa, padre. » Faccio un lungo respiro di sollievo, finalmente posso smetterla di recitare.
« A quanto pare abbiamo un rivoluzionario. Trovo la burocrazia e il governo noiosi, quando avrò finito puoi tenere il posto di lord per te o chiunque vorrai. Non è affar mio. Posso farti un lavoro pulito, così potrai instaurare la tua teocrazia o quello che ti frulla nella testa. » Scrollo le spalle.
« Ti costerà soldi, però. E voglio la garanzia che qualunque cosa farò in futuro in questa città, nessuno mi metterà i bastoni tra le ruote. » E sorrido, pensando ai corpi degli abitanti a mia disposizione. Un laboratorio formato città. Il sorriso si allarga.
« Ora, chiarito questo, voglio che tu mi porti una delle tue suore. Sulla cinquantina, la voglio morta. Ficcala in una coperta e mettila su un carretto, cosicché io possa portarla dal re. Da lì, me la caverò da sola. » E scuoto i cavi che le pendono dal casco, sfoggiando un'aria disinvolta, come se stessimo trattando il prezzo di ortaggi al mercato e non di vite umane.
« Vedila come un'opportunità di sistemare i conti con qualche sottoposta che ti ha dato problemi. Ah, un'altra cosa, la voglio subito. » Non mi sarei fatta rubare l'opportunità dai miei compagni. Erano solo una perdita di denaro per me, dal momento che dovevo dividere la somma con loro.
Il priore sorride a sua volta, e mi stringe la mano, a suggellare il patto. Si allontana, a sbrigare ciò che gli ho ordinato, e quando ritorna mi conduce nel retro del convento. Non c'è nessuno. Mi indica il carretto e si allontana, immagino lo vedrò quando tornerò a riscuotere. Alzo la coperta, sotto di essa una donna dall'aspetto il più possibile simile alla descrizione del Lord. La abbasso, e la sistemo perché si veda chiaramente la sagoma. Faccio in modo che ne escano i capelli e i piedi raggrinziti, il resto del corpo, se tutto va secondo i miei piani, il sovrano di questa città non lo vedrà mai.

Il sole è alto nel cielo.
E' una bellissima giornata.


2iw7jip
Energia ~ Verde.
CS ~ 2xdestrezza.
Condizioni Lily ~ Danno medio alla psiche.
Condizioni Ashardon ~ Danno medio da impatto.
Energie ~ 50%
- - -
Ashardon
Drago alto quattro metri e con un'apertura alare di sei, con fauci, artigli e scaglie usabile in combattimento e capace di utilizzare abilità e pergamene. {Razziale Elfi}{Passiva}
Scaglie di Drago
Pelle rinforzata che può proteggere da colpi fisici o rallentarli. {Arma}
La Zanna
Wakizashi indistruttibile che non può essere tolta dalle mani di Lily da colpi estranei o circostanze accidentali. {Arma}{Passiva Incantaspade I-II}
- - -
It's a Bird...
It's a Plane...
It's a Wallpost!
 
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