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Chronicles of Morpheus ~ Weldenvard

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Wild Youth
view post Posted on 18/12/2012, 17:54 by: Wild Youth
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– E l'inferno è certo.
·······

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CHRONICLES OF MORPHEUS ~ WELDENVARD
alla ricerca di un motivo

Questo Morpheus mi sta simpatico, concludo mentre ascolto i dettagli di ciò che dovremo fare per lui: uccidere una donna, niente di complicato.
Ora, intendiamoci, non simpatico nel senso andiamo-a-prenderci-una-birra-insieme, simpatico nel senso che forse non gli avrei piantato una lama nel petto e praticata un'incisione a Y per scoprire com'era fatto dentro. Gente pagherebbe per questo privilegio... o meglio, avrebbe pagato. Presumo sia troppo tardi.
« Sei davvero uno spasso, sarebbe stato un peccato se ti avessi ucciso, Klaus. »
Un sorriso sornione mi illumina il volto, mentre mi volto per rispondere alle brevi e caustiche parole del guerriero. Per un qualche strano motivo penso che la nostra piccola faida andrà avanti ancora per molto, e ne siamo entrambi consapevoli.
« Quanto alle zanne del mio drago, » riporto lo sguardo a Morpheus, senza abbandonare la mia espressione di pura felicità « potresti chiedere direttamente a lui per una dimostrazione pratica. »
Un risolino sguaiato, inelegante, e pongo la mia domanda: « Quindi immagino che il resto del corpo possa rimanere a me, giusto? »
E il mio sorriso diventa ghigno malsano. Carne da esperimenti, al giorno d'oggi, è sempre comoda.
« Per quel che mi interessa, » mi risponde il banditore di questa missione, stabilendo per un secondo un contatto visivo, come a volermi studiare, come ho sempre fatto io nella mia vita « potete farne ciò che volete. »
Come dicevo, mi piace. Andremo d'accordo.
« Questo è l'inizio di una magnifica collaborazione. »

Partiamo dopo aver pranzato, e Morpheus ci da dei destrieri per viaggiare, dicendo a me di fare lo stesso per non dare nell'occhio. Annuisco, sapendo che in ogni caso Ashardon non sarebbe stato lieto di trasportarmi. Osservo incuriosita il ragazzo lanciare un'occhiata al drago, senza provare sgomento o sorpresa. Anzi, la sua reazione mi lascia accigliata, a riflettere: dalla sua bocca uscirà quasi un ruggito, chiaramente rivolto a lui. Lo stesso linguaggio che non ho mai capito, lo stesso dell'essere in cima a questo tetto.

Attraversiamo alberi a non finire, mentre attorno a noi scende il freddo e il buio. Ad un certo punto Morpheus si ferma e da l'ordine di accamparci, così scendiamo tutti da cavallo. Mi chiede, mentre si allontana per andare a prendere l'acqua, se voglio far scendere Ashardon a terra, così da allontanare i predatori. Alzo lo sguardo al cielo.
« Mi piacerebbe sapere dove si è cacciato, a questo proposito. »
Dico, storcendo il naso e dirigendomi a piazzare le tende. Mi rendo conto di non avere ancora abbastanza controllo su di lui.
E questo mi fa imbestialire.

- - -

Fiutò l'occasione di scoprire chi fosse veramente quell'umano non appena rivelò la sua intenzione di allontanarsi. Lo seguì in volo, fino a quando non si fermò in una piccola radura con una piccola sorgente d'acqua. Atterrò senza curarsi di far silenzio, sbattendo le ali come ad annunciare la sua presenza. I suoi occhi puntati sull'uomo, dalla sua bocca un ringhio soffuso.
« Cosa sei? »
Non usò altre parole - altri ruggiti.
« La prigiona ha affievolito i tuoi sensi, Dovah. »
Morpheus sorrise, senza dare segni di sgomento. Lui realizzò che il momento della verità era arrivato.
« Per rispondere alla tua domanda, » disse, mentre il suo volto e tutto il suo corpo si distorceva in qualcosa di nuovo, in qualcosa che Ashardon conosceva fin troppo bene: il ragazzo divenne come lui « sono un drago. »
Si lasciò sfuggire un altro ruggito, non aveva avuto modo di vedere un suo simile fin da quel maledetto giorno in cui la sorte lo legò per sempre a quella scienziata.
« Avevo ragione. »
Disse, aprendo le ali in tutta la loro apertura alare, come a porgere i propri ossequi, in un cerimoniale tra draghi più antico della terra stessa.
« Un giorno tornerò ad essere libero anche io. »
Nel suo gorgoglio un sentimento che non provava da tempo e di cui non conosceva il nome, ciò che gli umani chiamano invidia. Nelle sue parole, una promessa. Alzò le fauci al cielo, pronto a spiccare il volo, per tornare all'accampamento: sì, questa missione l'avrebbe portata a termine volendolo di persona, l'avrebbe fatto per un suo simile. Di norma non sarebbe stato così socievole - neanche con un suo simile - ma la prigionia, oltre ad affievolire i suoi sensi, aveva affievolito anche il suo orgoglio.
« Non sono poi così libero, » rispose con un sospiro, e Ashardon si sentì legato a lui anche in quella sorte « Ma mi auguro che un giorno potremmo volare insieme, liberi. »
Disse, per poi alzare la testa e rivolgere a sua volta un ruggito al mondo intero. Poi ridivenne uomo, lasciandolo ancora una volta da solo nella sua condizione.
Aprì le ali, per ritornare a volare nel cielo - non ancora libero. Fece un piccolo cenno col muso all'uomo, come per ringraziarlo, e mentre spariva oltre gli alberi:
« Lo spero anche io. Liberi. »


Specifico una cosa: riporterò i dialoghi altrui solo se non presenti in nessun altro post (per esempio quelli del confronto), al contrario userò il discorso indiretto, onde evitare che 3/4 del mio post non sia, appunto, mio.
 
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