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Chronicles of Morpheus ~ Weldenvard

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.Azazel
view post Posted on 8/1/2013, 12:42 by: .Azazel




Chronicles of Morpheus
Weldenvard IV
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Avvertì una forte esplosione, tipica di una biglia stordente, e sapeva anche chi era la grande mente dietro tutto ciò: la scienzata, la puttana glaciale.

« Een dag sal jy sterf. »
Sussurrò l'orco moribondo che, con l'Hekatombe che lo attraversava da parte a parte, riuscì ugualmente ad eseguire un repentino movimento, simile allo scatto di un cobra atto a mordere la preda. Non fu niente di che viste le condizioni in cui si trovava il nemico, però Klaus incassò più psicologicamente che fisicamente il morso all'orecchio sinistro, privato di un piccolo pezzetto.
Lo vide come un affronto verso la sua persona. E forse lo era ma in fin dei conti aveva un orco dinanzi.
L'assalto notturno terminò con una prepotente vittoria dei mercenari assoldati dal giovane ragazzo: ora potevano raggiungere finalmente la città.

Giunsero a palazzo reale.
Enorme, sfarzoso, splendido.
Erano solo alcuni degli aggettivi che gli ronzavano in mente ogni volta che i suoi rapidi occhi color nocciola si posavano su un particolare del castello. Le fortezze della famiglia Schwarz non erano nemmeno lontanamente paragonabili a quella che stava percorrendo: più rustiche, piccole e meno sontuose. Non vi erano vetrate colorate, affreschi o arazzi in grado di migliorarne l'estetica.
"Robe per deviati!"
Avrebbero tuonato le alte cariche militari, e di conseguenza politiche, del suo regno. E quei pensieri erano anche i suoi: gli unici ornamenti e decorazioni degne di nota erano i trofei di guerra come armi e corazze di antichi e potenti nemici o statue raffiguranti vecchie e leggendarie battaglie.
Non sarebbe servito altro per abbellire il maniero di un sovrano.
Ma la vera particolarità del luogo era quella specie di interferenza nell'etere, una sorte di tempesta nera che avvolgeva i pinnacoli del castello e che sembrava uscita da un'altra dimensione tanto sembrava sinistra, pericolosa e, soprattutto, misteriosa.
Scortati da due guardie, giunsero nella sala del trono: anch'essa ricolma d'oro e traboccante di ricchezze.
Pure l'idea di monarca era totalmente diversa da quella che aleggiava nei regni della sua famiglia: un sovrano avvizzito, vecchio e con un piede già nella fossa se ne stava seduto su uno scintillante trono. Storse il naso, lo Schwarz, leggermente disgustato da quella patetica e debole figura: secondo i canoni del suo casato colui che deteneva il potere doveva essere il miglior guerriero della famiglia, la carica più importante andava al condottiero più degno e che dimostrava il carisma di un vero leader pronto a portare e controllare un esercito in guerra.
Dinanzi a lui vi era invece solo un vecchio mezzo morto, forse personificazione del regno di cui era sovrano.

« Sapete già perché siete qui, non ho molte informazioni su quella donna, l’ultima volta che l’ho vista è stato quel maledetto giorno di vent’anni fa, quando maledisse la mia casata. »

Esclamò il Re con voce stanca, rasente la rassegnazione, come se avesse visto miriadi di mercenari come loro nel corso degli anni e mai nessuno in grado di portare a termine quel dannato incarico.

« Qualcuno in città di certo saprà di lei, è alta, ha i capelli color castano e gli occhi color oro. È stata accusata d’eresia, portatemi la sua testa su di una fottuta picca. La voglio morta. »
Esclamò con tono chiaro. Fece loro segno di andare e aggiunse, poi, il piccolo, ma cruciale particolare, che solo uno di loro avrebbe ricevuto la ricompensa.
Girò i tacchi e se ne andò senza domandare nulla al monarca: l'incarico era semplice e cristallino.
Trovare e uccidere la donna.
Apparentemente niente di più facile.
Si diresse verso la Cattedrale della città, cercando di evitare come la peste ogni luogo con un elevato tasso di individui come mercati o taverne.
Odiava le folle, a meno che queste non fossero composte da suoi soldati o da nemici pronti ad eliminarlo.
Varcò l'enorme portone ligneo della Cattedrale e prese parola, sperando che qualcuno potesse rispondergli visto che sembrava non ci fosse anima viva.

« Sono alla ricerca di una donna condannata a morte per eresia, crimine affibiatole una ventina di anni fa. Se avete qualsiasi informazione in grado di aiutarmi ve ne sarei grato »
Pronunciò con voce roca, pesante. L'eco prodotto dalle sue parole non fece altro che rendere ancor più tetro il tono utilizzato.
Attese qualche istante ma non vi fu alcuna risposta. Lievemente stizzito fece per andarsene ma con la coda dell'occhio intravide una fioca luce incastrata tra le travi della religiosa struttura, ancora in costruzione, ma in fase di completamento. Percorse con rapido incedere la navata principale per giungere in prossimità della luce: ad ogni metro percorso poteva udire sempre più distintamente qualcuno intento a scrivere e a borbottare.

« Mi servirebbero informazioni su una donna accusata di eresia dal Re stesso. Episodio accaduto una ventina di anni or sono. Se è in grado dirmi qualcosa di utile per facilitare le ricerche gliene sarei grato »
Nascose professionalmente il disgusto e lo sprezzo che provava nel dover essere così gentile e alla mano solo per raccogliere qualche informazione che, magari, manco l'avrebbe aiutato nella ricerca.
Si trovava nel piccolo studio dell'architetto: un giovane ragazzo dai capelli rossi che ignorò totalmente il guerriero, almeno inizialmente.
Il costruttore si girò, posando la matita sulla scrivania e fermando per qualche istante l'importante lavoro affidatogli.

« Sei qui per il bando? Dimmi allora perché dovrei aiutare il Lord. Dimmi perché dovrei aiutarlo a mettere in atto l'ennesima condanna insensata. »
Parole intrise di risentimento e cariche d'astio nei confronti del sovrano, impossibile che fosse un'idea circoscritta solo allo studio in cui si trovava. Molto probabilmente era un'opinione diffusa e condivisa da tanti cittadini.

« Sto solo cercando di portare a termine il mio compito. Che la condanna sia insensata non è affar suo, benchè meno mio; o forse preferisce che il Re sappia della sua opinione a riguardo? Dubito ne sarà compiaciuto. Mi servono solo informazioni, nient'altro: dopodichè me ne andrò e la lascerò in pace, così potrà tornare al suo lavoro. »
Ribattè prontamente e con fare intimidatorio; sarebbe risultato difficile estrapolare informazioni al giovane ragazzo utilizzando quel modo grezzo d'approcciarsi, tipico e spontaneo dello Schwarz.

« Fai pure, vai a dirglielo. Non ti sei mai fermato a pensare? Eh mercenario?! Non ti sei mai fermato a pensare che ciò che fai è sbagliato? Sei l'esecutore di una condanna ingiusta, la cosa ti piace? »
Esclamò facendosi serio in volto come se la storia in questione lo riguardasse in primo piano e gli facesse ribollire il sangue dalla rabbia.

« Se dovessimo stare a contare tutte le ingiustizie presenti nel mondo non finiremo più. » Esclamò sospirando e alzando gli occhi al cielo, spossato dalla frase di stampo moralistico del ragazzo. « E per quale motivo dovrebbe essere una condanna ingiusta? » Domandò, impassibile, per nulla interessato.

« Prova a pensare a una donna di una terra lontana, violentata dal sultano di quelle terre, messa incinta. E condannata con l'accusa di aver addescato il sultano con la stregoneria. Il marito è stato subito impiccato, qui. Lei è riuscita a scappare, ma durante l'impiccagione del marito ha lanciato un maleficio contro chiunque fosse implicato. Allora dimmi, chi è il vero cattivo della storia? Sono stati condanatti solo perché si sono ribellati ai poteri alti, solo perché hanno accusato il sultano. »

Parole vuote per lo Schwarz. Parole inutili e focalizzate su una morale che non rientrava nel suo essere e non in grado di intaccare quell'arcigna e marcescente anima scolpita attraverso sangue e combattimenti.

« Non ero a conoscenza di questa storia. In questo modo cambiano le cose » Disse mentre la mancina grattava il pizzetto; finse di essere vagamente pensieroso sul da farsi. « In questo caso io e i miei compagni troveremo quella donna e la porteremo via da questo regno e lontano dalle grinfie del Re » Mentì, spudoratamente. Senza darlo a vedere. Non gliene poteva fregare di meno delle sorti del regno, del Re, del popolo e della donna stessa: l'importante era ricevere la ricompensa. I principi etici del ragazzo erano puri e degni di lode, dovette ammetterlo, ma questo solo perchè era ancora giovane e non conosceva come stavano realmente le cose, come il mondo girava veramente. L'etica era per i filosofi e per le guide spirituali, per i deboli.
Il finto interesse per le sorti della donna fece breccia nell'architetto che rivelò al mercenario l'ubicazione del bersaglio: la foresta a ovest.
Non ebbe bisogno d'altro, non disse niente al ragazzo, se ne andò dalla Cattedrale con passo svelto e deciso e con espressione fredda e distaccata in volto: sapeva cosa doveva fare, la donna doveva morire.
Ci mise parecchio tempo a raggiungere la foresta e se mai l'informazione si fosse rivelata un inganno per sviare le ricerche, sarebbe tornato a far visita all'architetto dai capelli rossi.
E di rosso non ci sarebbe stata solo la capigliatura del giovane, anche le pareti.


Klaus van Schwarz
Lama Nera

CS 1 ~ Forza

~ Basso 6% ~ Medio 11% ~ Alto 22% ~ Critico 44% ~

Energia: 49%
Status Fisico: Danno Medio alla spalla sinistra. Danno Basso all'orecchio sinistro. Intontito dalla biglia stordente scagliata da Lily nelle immediate vicinanze.
Status Psicologico: Indenne.

Equipaggiamento in uso

Hekatombe__Inutilizzata.
Flammenwerfer__Inutilizzata. [º º º º º]
Klinge des Exils__Inutilizzata.


Abilità in uso

krieghund__Passiva razziale mezzodemone + Passiva lvl.1 Forza del Toro.

Attive Utilizzate

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Note: scusate se è uscito un wallpost, ho cercato di riassumere il più possibile :sisi:




 
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