Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

C'era una volta...

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Alb†raum
view post Posted on 21/1/2013, 20:34





C'era una volta...








Dopo aver attraversato faticosamente la fitta foresta di abeti che dai territori del nord sfocia nell'Eden, sfidando i loro rami irti di aculei scuri e i loro tronchi ruvidi, o dopo aver seguito per giorni l'unica, piccola e aspra via che conduceva alla strada maestra, ci si sarebbe trovati davanti un piccolo villaggio isolato dal mondo, incastonato con le sue case in mezzo a un bosco dalle nevi perenni. Tannenwald era chiamato, in una lingua che gli abitanti del luogo avevano smesso di parlare secoli or sono.
Poco più di mezzo migliaio di anime viveva in quel luogo. Allevatori, taglialegna, falegnami. Gente semplice, modesta, come semplice e modesta appariva ogni cosa in quel piccolo paesino. Le abitazioni erano piccole, basse, del colore bianco dell'intonaco sulle pareti e del marrone scuro legno che ne modellava i balconi e ne sorreggeva il tetto a spioventi; nessuna di queste era più alta dei maestosi abeti che circondavano come vere e proprie mura il villaggio, forse per timore e rispetto, forse per qualche superstizione. Un unico edificio si stagliava sopra le punte verdeggianti: il campanile. Ma esso non pareva animato da prepotenza o sfida verso la natura: sembrava, invece, che volesse imitare la grandezza degli alberi per entrare a far parte di quella foresta. Gli innumerevoli archi rampanti che sostenevano l'alta struttura davano proprio l'impressione di fronde, e le gargolle, appese alle estremità di essi, pesanti pigne.
Il suono cupo delle campane richiamava l'urlo notturno del barbagianni.

Ma entrare a Tannenwald voleva dire varcare la soglia di un altro mondo, in quei giorni. La paura e la disperazione segnavano i volti di ogni persona che camminava per le strade nel compiere le faccende di ogni giorno, compiti che erano diventati un peso quasi insopportabile. Gli occhi delle donne erano gonfi, rossi, cerchiati di nero per le notte insonni passate a piangere, i loro capelli scompigliati, le vesti sgualcite. Gli uomini, nonostante contenessero il proprio dolore, erano visibilmente stanchi, fiaccati. Alcuni, i più sensibili, avevano sulle guance le tracce screpolate delle lacrime.
Sulle loro coscienze pesavano più di cinquanta bambini scomparsi.
Spariti nel nulla senza che nessuno avesse visto o sentito niente. E di loro non rimaneva alcuna traccia.




Xmqv4






«Margarete!»

Strillò la donna, ma era come se la sua voce venisse inghiottita dalla rumorosa piazza e nessuno la riuscisse a udire. Si portò nervosamente una mano al collo, allentandosi il fazzolettino che vi teneva legato. Soffocava. L'aria era pesante, bollente, ogni respiro insopportabile nei polmoni. Erano quelle persone a strozzarla, schermandole la vista, impedendo di vedere ai suoi occhi nervosi dove fosse andata sua figlia. Si sentiva rinchiusa in una gabbia di corpi.
Spintonò la folla con violenza, si inserì in quel mare di persone, di odori e di vesti ruvide con disperazione. Colpiva con le spalle, con i gomiti, suscitando qualche esclamazione di disappunto. Ma lei non si voltava a chiedere scusa.
Qualcuno, all'improvviso, l'afferrò per un manica, bloccandola. Continuò ad avanzare trascinando con sé chiunque la stesse cercando di fermare, i denti stretti per la paura. Solo quando sentì una voce alle sue spalle chiamarla si voltò. Due grandi occhi nocciola in un volto giovane e spruzzato di lentiggini la stava guardando con apprensione. Era Greta, la figlia del fabbro.

«Cosa succede, Johanna? Calmati, ti prego.»

Disse la ragazza, prendendo la donna per le spalle e cercando di calmarla. Ma il volto di quella impallidiva sempre più, i movimenti della sua testa erano frenetici, i suoi respiri incontrollati. Greta faticava a riconoscerla. Johanna era sempre stata di carattere tranquillo, dolce. Ora teneva la bocca semiaperta in un'espressione inebetita dalla paura e dell'ansia. Non aveva neppure la forza per rispondere.

«Margarete...»

Si limitò a ripetere, la voce strozzata. Greta capì. Affondò i denti nel labbro inferiore. Un altro. Un altro in quella stessa settimana. Non voleva crederci, e sperava con tutto il cuore che si stessero sbagliando.
Lo aveva sperato anche con gli altri. Non li aveva aiutati a ritornare.

«Calmati, su.»

Mormorò, aggiustando la cuffietta sul capo di Johanna, sgualcita e prossima a cadere, e cingendo la poveretta fra le braccia. Ma era come se quella non sentisse. Troppo forte era la stretta che le artigliava il cuore, troppo pungenti le lacrime che le bruciavano gli occhi. Sentiva di voler gridare, ma le parole le si bloccavano in gola in un singhiozzo incomprensibile.
Greta sciolse l'abbraccio e prese le mani della donna fra le sue e le strinse forte. Finalmente quella voltò lo sguardo verso di lei.

«La mia... bambina...»

Sussurrò.
Greta si voltò verso sua madre, appena giunta al suo fianco, e le sussurrò qualcosa. La donna sollevò le sopracciglia e scostò i capelli lunghi ormai incanutiti dall'orecchio, quasi non riuscisse a credere a ciò che aveva sentito. Ma la figlia non lo dovette ripetere.
La vecchia scosse la testa e si portò una mano alla fronte. Emicrania. Erano notti che non riusciva a dormire. In realtà, pochi ormai ci riuscivano.
Le urla dei bambini che le madri non avrebbero mai più rivisto teneva la maggior parte delle persone sveglie fino all'alba.

«Calmala, portala a casa e mettila a letto. Io avverto gli altri.»

La ragazza annuì. Mise una mano sotto la spalla di Johanna e cominciò a trascinarla verso casa, senza che quella cercasse minimamente di reagire. Si limitava a fissare di fronte a sé, assecondando la forza che la stava trasportando come un peso morto. A Greta sembrava di stare sostenendo un pupazzo inanimato.
L'unico segno di vita della donna erano le gambe che si muovevano ritmicamente per seguire i passi della ragazzina.
E le sue labbra che si muovevano appena chiamando:

«Margarete...»




Xmqv4






Johanna era a letto da ormai tre giorni. La fronte le scottava, e il suo corpo tremava tutto anche sotto le pesanti coperte con cui l'avevano avvolta. Il sindaco era venuto a trovarla, le aveva parlato per quasi un'ora e poi si era congedato dando la propria benedizione. E quelle erano state le uniche parole sensate che avesse pronunciato da quando era ricoverata. Per tutto il tempo lei aveva vaneggiato fra i singhiozzi, rigirandosi violentemente sul materasso mentre piangeva. Bisognava che qualcuno stesse sempre di guardia perché non cascasse per terra. La notte vaneggiava, pronunciando parole senza significato, intervallate dal nome di sua figlia. Quali incubi stesse vivendo, nessuno aveva cuore di domandarglielo, ma era chiaro che nemmeno il sonno le ridava sollievo.

«Niente.»

Disse il sindaco a Greta con voce roca, accostando alle proprie spalle la porta della camera in cui giaceva Johanna. Si era portato una delle proprie grosse mani callose alle tempie e se le era massaggiate. Probabilmente nemmeno lui riusciva più a dormire.

«È successo esattamente come a tutti gli altri. Margarete era accanto a lei un attimo prima, ma quando si è voltata la piccola era sparita. Nessuno sa dove sia andata. Nessuno l'ha vista allontanarsi. Potrei dubitare che questa bambina sia mai esistita, se non l'avessi battezzata io stesso.»

Afferrò una seggiola vi si sedette sopra con lentezza, stringendo le labbra per sopportare la sofferenza. Invecchiando gli erano venuti dolori alla schiena, ma mai erano stati così insopportabili come in quei giorni.

Greta lo fissava con gli occhi sbarrati. Aveva ancora fra le mani immerse nell'acqua fredda i piatti sporchi del pranzo. Li reggeva fra le dita irrigidite senza avere la forza di muoversi, sconvolta. Solo dopo qualche istante trovò la forza di muoversi nuovamente e parlare.

«Davvero... davvero non possiamo fare nulla?»

Strinse i polpastrelli sulla superficie liscia del piatto mentre lo sollevava dalla sciacquatura. Un sibilo acuto riempì la stanza. In uno scatto di rabbia lo gettò in mezzo alle stoviglie già lavate, rischiando di fracassarlo.

«Sono mesi che accade, e ancora non sappiamo come muoverci. Non sappiamo chi sia a rapirli. Non sappiamo come faccia.»

Afferrò un panno asciutto e vi strofinò le mani con violenza per asciugarle, arrossandosele più di quanto avesse fatto l'acqua gelida del pozzo con cui aveva pulito i piatti.
Tremava per la rabbia e il nervosismo. Eppure sentiva un vuoto nel petto, sentiva l'impotenza della propria ira.

«Dovremmo... dovremmo perquisire tutti gli stranieri! È stato sicuramente qualcuno da fuori.»

Il sindaco le lanciò uno sguardo severo, e Greta di morse un labbro per trattenere il corso di quelle parole colleriche.
L'uomo sospirò scuotendo la testa.

«Non risolveremmo nulla. Ogni settimana vengono mercanti dalla capitale e da tutti i villaggi vicini. Sono più della stessa popolazione della città. Chiunque fosse stato, potrebbe sfuggirci prima che lo trovassimo.»

«Ma con un po' di fortuna...»

Si lasciò scappare, ma l'espressione del sindaco la zittì immediatamente.

«Quale fortuna, di grazia?»

Replicò duro il vecchio, battendo un pugno sul tavolo. Greta si zittì, e fissò gli occhi grigi che la stavano scrutando severi. Erano lucidi, e nella loro durezza trattenevano lacrime.

«Ho visto sparire bambini che conoscevo da quando erano appena nati. Che ho visto crescere. Che un giorno spero di vedere adulti. Di quale fortuna parli, Greta? Non ci aiuta nemmeno la nostra disperazione. Weh sembra non ascoltare le nostre preghiere.»

Si alzò dalla sedia senza la dovuta attenzione, e una smorfia di dolore gli deformò il viso per un istante, ma l'espressione seria non tardò a tornargli sul volto.

«Sto agendo nella maniera più sensata possibile per ritrovare quei bambini. Ho messo uomini di guardia alle porte del villaggio. Ho lanciato un appello alla capitale. Ma non posso ordinare di molestare ogni singolo estraneo sperando che il colpevole, per un colpo di fortuna, sia uno dei primi che interroghiamo. Non la senti la tensione nell'aria? Al minimo sospetto rischiamo un linciaggio. Rischiamo che l'intera Tannenwald si metta a cercare e a uccidere ogni straniero per sfogare la propria rabbia. E, probabilmente, il colpevole sarebbe comunque già fuggito.»

Il sindaco si era fatto rosso in volto, parlava infervorato. Nelle sue parole vi era rabbia, un'ira terribile, ma non contro Greta, bensì contro sé stesso, contro la propria inettitudine. Aveva i pugni stretti, la voce arrochita. La ragazza era quasi spaventata. Come Johanna, anche il vecchio era sempre stato una persona misurata. Quella disgrazia stava tirando fuori da ciascuno il peggio di sé.
La violenza nei pacifici. La rabbia nei tranquilli. La disperazione negli spensierati.

Il sindaco prese la giacca scura dall'attaccapanni e la indossò con gesti stanchi, preparandosi a tornare a casa. Guardò per un istante ancora alle proprie spalle. Greta lo stava ancora fissando, il suo sguardo era addolorato. Forse cercava di chiedere scusa per le parole che aveva detto prima, ma il vecchio sapeva di dovergliene di più sentite.

«Scusami. Non dovevo parlare in quel modo. Non sono arrabbiato con te.»

Mormorò, indossando il cappello.

«Pregherò per Margarete e per gli altri. È l'unica cosa che possa permettermi, ora. Spero solo che qualcuno risponda all'appello. Dovrebbero arrivare entro domani. Che Weh ci assista.»

Tannenwald è un altro mondo in questi giorni, pensò il sindaco, uscendo dalla casa.
Teso. Xenofobo. Rabbioso.
Spaventato da qualcosa che non riesce a spiegarsi.
Intrappolato in una fiaba che non avrebbe mai voluto sentire narrata.

C'era una volta...





_____________________





QM POINT



Bene, sembra che sia l'ora che le danze comincino. Chiedo venia per non aver tosto eseguito il mio compito e aver subito aperto la discussione.

In ogni caso, i vostri pg rispondono all'appello inviato dal sindaco e giungono a Tannenwald (la cui descrizione è nel primo paragrafo del post). Avete totale libertà su tutto: ritrovo del bando, motivazioni, viaggio, arrivo e tutte le azioni che intercorrono fra questo e l'appuntamento con il sindaco (che, vi ricordo, è a mezzogiorno alla chiesa nella piazza centrale del villaggio). Se interagite con abitanti del villaggio, considerateli coerentemente a quanto scritto sopra. Se ingaggiate scontri di qualsiasi genere, gestiteli autoconclusivamente. Potete parlare fra di voi se lo desiderate, ma sarebbe preferibile che lo faceste in un singolo post, mettendovi precedentemente d'accordo sui dialoghi e azioni. Insomma, libertà. Usatela bene.

Avete cinque giorni da ora.



P.S.: come sfida personale, la mia quest avrà solo arrange di Touhou come soundtrack. So quanto poco ciò vorrà dire per voi questo. I pochissimi eletti capiranno.
Si ringrazia Coldest per il divider.
 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 24/1/2013, 23:07




Nuovi viaggi
Tannenwald



Basiledra, Capitale del Regno


Ancora una volta, si trovava in quel luogo.
Basiledra rifulgeva di una luce che Aang aveva imparato a conoscere bene: in essa il monaco scorgeva nuove opportunità e nuovi inizi, ma anche riflessi di pericoli vicini e lontani. Gli uomini troppo incauti, come falene nella notte, si ustionavano se si avvicinavano troppo. E come una lanterna, ogniqualvolta che un banditore appendeva annunci di nuovi lavori a una delle molte bacheche cittadine, in molti si avvicinavano, urlando e urtandosi, come se il messaggio avesse dovuto perdere improvvisamente colore per sparire nel nulla. Ogni tanto qualcuno provava a strappare un annuncio per avvantaggiarsi sugli altri, ma le guardie non lasciavano che nessuno osasse tanto: gli audaci venivano portati via e picchiati finchè non mostravano di aver capito la lezione, se la vergogna di essere arrestati di fronte a tante persone non era abbastanza per loro.

Aang aveva visto quelle scene innumerevoli volte, ma ogni volta che un uomo veniva portato via dalle guardie e ne sentiva le urla lontane, sentiva un disgusto crescente nascergli dentro: una voglia di allontanarsi da quella città e di scoprire nuovi luoghi e persone, possibilmente migliori dei precedenti. Spesso non era così, ma le sue continue avventure lo rafforzavano, ne era consapevole, e la cosa gli era sempre tornata molto utile. Le situazioni di pericolo non gli mancavano, mai.

Quel giorno un messaggio attirò la sua attenzione: l'annuncio era piccolo in confronto alle baldanzose e colorate richieste di aiuto delle compagnie di ventura, ma Aang era fatto così; spesso veniva attirato da dettagli all'apparenza insignificanti, ma che in genere conservavano un grande insegnamento. Aveva imparato a fidarsi del suo istinto, e in quell'occasione non si comportò diversamente, avvicinandosi per leggere il messaggio.

"Tannenwald...
Dopo due mesi di sparizioni...
I nostri bambini vengono rapiti praticamente sotto gli occhi...
A chiunque sia interessato, preghiamo di presentarsi il mezzodì del 25 ottobre alla chiesa centrale del villaggio."


La paga era irrisoria, ma il giovane provò ad immedesimarsi nella situazione di quel villaggio: un gruppo di genitori disperati per la scomparsa dei propri figli cerca a tutti i costi una soluzione, e con i pochi risparmi prova ad ingaggiare qualcuno che li aiuti. Una storia che poteva sembrava fantasiosa, ma che spesso non lo era. Il continente asgradelliano non aveva pietà per i deboli, e lungo i suoi viaggi ne aveva avuto spesso conferma.

Il monaco si informò con uno dei banditori, e fu quello a convincerlo. La sua meta era ancora una volta il Nord, un luogo che diverse volte gli aveva portato fortuna, ma altrettante volte dolore e patemi.
Per l'ennesima volta affidò la sua vita alla fortuna, lasciandosi cullare dagli eventi senza lasciarsi influenzare. Equilibrio e coerenza, qualità ben rare negli uomini di quel continente.

...


Tannenwald, territori dell'Erynbaran



Era arrivato al villaggio da un paio d'ore, ma si era già reso conto della situazione: Aang non passava di certo inosservato, e uno straniero in un villaggio dove spariscono bambini da qualche mese viene sempre visto con estremo sospetto. Il giovane non se la prese, nemmeno quando una donna quasi lo centrò con un secchio d'acqua che aveva "sbadatamente" buttato dalla finestra. Vedeva in ciascuno di loro, uomini e donne, la paura, l'ansia e la diffidenza, ma anche la speranza. Come un tizzone che brucia ostinatamente sotto ceneri quasi spente, così ardeva il loro desiderio di tornare ad avere una vita normale. Il giovane poteva scorgerlo nelle loro espressioni così come nei loro cuori, nei pochi bambini portati per mano ovunque e negli occhi cerchiati di nero delle madri che avevano perso il frutto del loro amore.

Sospirò controllando le sue scorte di cibo: il viaggio fin lì era stato particolarmente ostico, ma per sicurezza aveva portato qualcosa in più, e di questo non si era pentito. Mentre attraversava la strada solitaria che conduceva in quel villaggio sperduto, un paio di orsi lo avevano scambiato per un passatempo, rincorrendolo finchè qualche pezzo di carne essiccata non aveva attirato la loro attenzione. Aang aveva fatto il resto del viaggio in tensione, tenendo qualche altro boccone appetitoso a portata di mano nel caso di altre fughe rocambolesche.

La chiesa dovrebbe essere questa...

Il sole era alto nel cielo e la sua luce inondava la piazza. Al suo centro si proiettava l'ombra imponente della chiesa, un massiccio edificio con un campanile che svettava sul piccolo villaggio, quasi ergendovisi a silenzioso guardiano. Aang si avvicinò a passo lento, consapevole degli sguardi diffidenti che aveva puntati addosso. Poggiò il palmo della mano sulla porta di legno, bussò piano con il bastone per annunciare la sua presenza ed entrò, quasi trattenendo il fiato.



Primo post introduttivo, semplice e veloce. Non penso ci sia nulla da spiegare, preciso solamente che molte delle impressioni tratte da Aang sono dovute alla seconda passiva del dominio Auspex, che cito qui sotto assieme alle altre.

CITAZIONE
Controllo Passiva razziale umana
Meditazione. Disciplina. Controllo. Capacità richieste a tutti i novizi quando iniziano a muovere i primi passi nel difficile mondo della manipolazione. L'addestramento però, non consiste solo in prove mentali e spirituali, ma consta anche di interminabili prove fisiche mirate alla perfezione dei corpi degli iniziati. I manipolatori usciti da questa parte dell'iniziazione sono così talmente resistenti da non svenire in condizioni critiche, come quando si trovano sotto il 10% delle energie. Nonostante i pericoli, ogni monaco sa che serve un involucro perfetto per la magia perfetta.

CITAZIONE
Intuito Prime due passive del dominio Auspex
La meditazione è una pratica indispensabile per ogni uomo che voglia intraprendere la via del Flux: la concentrazione e il controllo di sè sono basi indispensabili per la Manipolazione, anche se non sono gli unici vantaggi derivanti da tale applicazione. Dopo anni di intensi allenamenti, Aang ha oltrepassato il limite dei sensi umani, arrivando a percepire anche le auree di ogni essere vivente che lo circonda, indipendentemente che sia nascosto o meno. Un potere che ha sviluppato a tal punto da renderlo in grado di capire anche l'allineamento del soggetto preso in esame, permettendogli di capire a grandi linee le sue intenzioni: odio o paura non potranno più essergli nascoste, tradimenti o eventuali antipatie saranno per lui leggibili come in un libro aperto.

CITAZIONE
Onniscienza Terza passiva del dominio Auspex
Elevazione spirituale, occhio della mente o conoscenza assoluta. Comunque la si voglia chiamare, l'arte monastica basa le sue tecniche su una profonda conoscenza di se stessi e dell'ambiente circostante. La propria essenza diventa solo il mezzo tramite cui conoscere il tutto, che ogni monaco di alto grado può applicare semplicemente toccando un oggetto o una persona dotata di poteri. Come se lo avesse studiato per mesi, Aang sarà in grado di capirne le capacità e discernerne le caratteristiche. Un potere degno di un dio, concesso a chi ha raggiunto le vette più elevate della via monastica.

CITAZIONE

L'IMMORTALE INDICA LA VIA
sii saldo come una roccia .

«Conoscere l'altro e se stessi –cento battaglie, senza rischi; non conoscere l'altro,
e conoscere se stessi –a volte, vittoria; a volte, sconfitta; non conoscere l'altro, né se stessi –ogni battaglia è un rischio certo.»


La prima regola codificata dal Maestro è conoscere gli altri e conoscere sé stessi: solo da questa doppia conoscenza può derivare la necessaria saggezza per arrivare alla vittoria ancor prima di aver ingaggiato la battaglia. Lo spirito stesso di questa regola è infuso nella pergamena, tanto che chi ne entra in possesso ed è in grado di leggerla e comprenderne gli insegnamenti, riceve l'indicazione per la via della Vera Saggezza. Questo si traduce in una resistenza mentale fuori dall'ordinario, dovuta alla profonda conoscenza che si tramuta in padronanza di sé e dei propri mezzi. La mente del guerriero diviene resistente, e benché possa ancora essere intaccata, egli non ne proverà alcun dolore. [Passiva - Resistenza fino ad un ammontare di 2 Mortali Psionici. Passiva - Immunità dal dolore psionico.]

 
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Yvenna
view post Posted on 25/1/2013, 17:18




TANNENWALD

Chapter I - Once upon a Time...

Per chi cerca gloria a Basiledra c'è sempre spazio. Era uno dei tanti adagi che circolavano nei bassifondi dove personalità più o meno illustri vagavano alla ricerca di un facile guadagno ed un remunerativo ed assoluto salto di qualità. Tra i tanti strilloni, baldacchini e venditori c'era una lettera, palesemente scritta in modo frettoloso cercando di copiare l'originale, che ostentava una richiesta di aiuto snobbata da tutti. Andrea la prese, leggendo con cura quanto vi era riportato: quel denaro avrebbe forse coperto le spese del viaggio, o forse nemmeno quelle, ma la possibilità di fare qualcosa di buono per il popolo del nord e per prevenire ancora soprusi su bambini la spinse a conservarlo: lo infilò dentro la corazza desiderosa di unirsi a chiunque avesse avuto abbastanza buon cuore da aiutare Tennenwald.
Gull'wa non era mai stato felice durante le lunghe partenze di Andrea, ma quella era una situazione spiacevole e pericolosa per un pulcino di grifone, non sarebbe stato al sicuro e la paladina non avrebbe potuto proteggere il suo piccolo, se stessa e anche gli eventuali bambini scomparsi contemporaneamente. A malincuore lo affidò alle cure della caserma dove aveva chiesto di prendere residenza per poi noleggiare un cavallo per l'aspro terreno dell'Erynbaran.

Durante il viaggio molti pensieri la tormentarono, alcuni più intensi e dolorosi di altri, come la perdita dell'amica Salva nelle miniere, la schiavitù indiscriminata dei pargoli e quant'altro di brutto le fosse mai accaduto durante i primi anni di vita. Tuttavia, nonostante la spiacevole sensazione di rabbia che aleggiava come uno sciame furioso di farfalle nel suo stomaco, l'aria sempre più fredda e familiare del nord le ricordava casa e tutto ciò che un giorno avrebbe potuto far nuovamente suo.

Alle porte della città lo sguardo dei picchieri di guardia si soffermò sulla figura della donna per pochi istanti, i lineamenti piuttosto comuni e l'aria serena di chi in quel posto c'era nato non la rendevano poi più diversa di una qualsiasi altra ragazza locale. Certo, forse quell'armatura brillante tirata a lucido e la flamberga sulla schiena ne delinieavano un certo carattere forte e deciso, ma al momento di entrare in città nessuno disse o fece nulla per impedirglielo. Stranamente era una giornata di sole abbastanza serena, a differenza delle facce smunte e consumate degli abitanti di quel luogo, che sembravano quasi tante anime in pena che cercavano una qualche specie di redenzione vagando in azioni ripetitive e meccaniche, nella speranza che qualcuno spezzasse quella loro routine, lasciandoli finalmente liberi. Andrea si fermò lasciando il cavallo in una stalla locale, dove un vecchio con una folta barba nera la guardò con occhio avido, senza chiedere però nulla in cambio del "posteggio" per l'animale. In qualche modo la gente percepiva la diversità di Andrea e a lei dispiaceva spesso e volentieri, ma la sua natura nuova e fortificata dal signore dei corvi non ammetteva solo benefici, ma anche condizioni a cui sottostare, ed uno sguardo incuriosito o titubante non era poi il prezzo più alto. Lo stesso vecchio affermò di aver visto un altro straniero dirigersi verso la piazza della città, proprio dove sorgeva la chiesa, inutile dire che la sequenza di appellativi usati da quell'uomo indicava chiaramente che non si trattava di qualcuno di "Ordinario".

La paladina iniziò a muoversi per le strade, c'era uno strano silenzio interrotto solamente dal pianto sporadico di qualche pargolo e dalle grida di questa o quell'altra madre che non riusciva più a vedere il figlio monello nascosto dietro qualche albero o carretto. Andrea non era solita farsi distrarre da certe problematiche, era spiritualmente vicina alla perdita dei cari di ogni anima in quella città, ma non poteva certamente permettersi di cadere nella stupidità classica di farsi impietosire, diminuendo di infinite volte le sue possibilità di salvare qualche vita o scoprire qualcosa di utile. Decisa e concentrata, null'altro, ed in poco meno di dieci minuti arrivò anche lei davanti alle porte della chiesa sotto lo sguardo attento dei paesani più vicini. Appoggiò la mano destra sul portone spingendolo ed entrando all'interno con passo sicuro, accompagnata dal tintinnio simpatico del metallo della corazza. - E' qui il Sindaco? - Esordì, rimanendo in attesa di risposta sull'uscio della struttura.



CITAZIONE
NOTE
Basso: 6% Medio: 12% Alto: 24% Critico: 48%
Capacità Speciali: 1 Tenacia (Umana)
Stato Psichico: Calmo
Equipaggiamento:
• Flamberga - Spada bastarda a una mano e mezza [Riposta]
• Armatura - Mezza armatura [Indossata]
• Balestrino a una mano [Sul fianco]
Passive Sfruttate (Sintetizzate):
• The Last Valkyrja - Passiva Absolute Defence I per le difese rapide in combattimento.
• Hildegard of Asgranor - Passiva Raziale di timore dell'Avatar
Notazioni: Eccomi qua, è la mia prima quest e sono parecchio emozionata, il post è abbastanza semplice per non appesantire inutilmente l'azione e si conclude con una domanda rivolta all'interno della chiesa, non rivolta ad una persona precisa. Buon gioco a tutti^_^
 
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view post Posted on 26/1/2013, 16:40

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C'era una volta.

Dapprima fu solo un puntino blu che si stagliava nell’azzurro del cielo.
Una tempesta cangiante e in movimento, una macchia d’inchiostro color indaco che, come china su tela, s’espandeva frastagliando la purezza candida del firmamento. Una figura non dissimile da un grosso rapace, da un serpente con le ali. Il predatore aereo più temibile di tutti che sovrastava l’orizzonte, un drago blu che solcava i cieli. In seguito si avvertirono rumori forti, un cataclisma naturale. Un roboante rombo che parve spezzare, come se si frantumasse, l’intero cielo e a rompere quella monotonia monotematica di suoni tutti diversi ma infondo tutti uguali. Scese il silenzio atipico e irreale, predatori e predati rimasero bloccati e immersi in una bolla ermetica e introversa, nell’attesa e nel rispetto del primo tra i primi, del Princeps di ogni specie. La quiete era rotta soltanto dal tuonare ritmato delle ali, non v’era più il bubolare scontroso dei gufi, il chiurlare frizzante e ritmico, lo squittire allegro o l’ululare spaventoso dei lupi. Ogni cosa pareva essere immersa in un’istantanea laconica. Avanzò sovrastando la foresta, un misto d’eleganza e forza, di bellezza e terrore, sparì tra gli alberi imbiancati della selva, tra le chiome colme di neve dei pini, tra le fronde innevate degli abeti. Sparì proprio nel cuore pulsante di quel verde, di tutto ciò che circondava Tannenwald, entrando così in quel vortice roteante bianco e verde. E d’improvviso il silenzio atipico esplose, tutta la vita della fauna tornò a vibrare in un urla di gioia e allerta, di primitiva follia. Un uomo, vestito di sola veste di seta color indaco – tra le pieghe, tra i movimenti fluidi del vestito, il baluginare caleidoscopio di fulgidi colori, come se un arcobaleno splendesse di pura energia – emerse da tutta quella baraonda, emerse dal verde come vomitato e partorito dalla natura. Il figlio prelibato, una coniugazione perfetta tra natura e uomo, tra Divino e umano. Poggiò le scarpe arabe nel ciottolato delle strade del paese, Morpheus stonava nella tristezza che affliggeva quei luoghi, come una gemma luccicante in una discarica di pattume. Gli uomini ormai stanchi si trascinavano per le strade, cercando di mantenere la schiena dritta, ma il troppo peso li stava trascinando in un oblio di impotenza e tristezza. Le poche donne ancora madri si artigliavano ai propri bambini con le unghie, i capelli sconci e spettinati, il viso livido e incavato dalle ore di sonno perse. Mentre le altre, quelle che avevano perso i loro figli, parevano aver perso il senno, gli occhi rossi gonfi di lacrime, i capelli strappati a tratti, i vestiti logori e le unghie a pezzi. Camminavano per le strade vagabondando soltanto per inerzia, persi nei meandri e nella pazzia della propria mente. Quando Morpheus arrivò, si generò un tripudio di emozioni che collimò in occhiate torve, in sguardi preoccupati e selvaggi, ma nessuno ebbe la forza di avvicinarsi, nessuno osò porre quella fatidica domanda, rimasero soltanto inermi a guardare, eppure sarebbe bastato poco per scattare. Dal canto suo Morpheus lanciò un occhiata carica di tristezza, di comprensione di ogni cosa potesse aiutare a tranquillizzare quei bambini. L’equilibrio di quel minuto mondo era stato distrutto, non si spiegava chi potesse fare una cosa del genere, chi potesse distruggere la candida purezza dei cuccioli d’uomo. Come colui che strappa dal terreno una Cammellia Middlemist, evitando lo sbocciare di una rara bellezza, cogliendola dal terreno e non facendola crescere, così rara e unica quando debole impotente. Così la purezza di quei cuccioli era la forza motrice che manteneva stabile il filo di unione del mondo, che teneva lontano il male dal bene, il giusto dallo sbagliato. Una purezza contaminata solo dall’inquinamento del mondo e delle sue malefatte. L’animo di Morpheus s’era riscaldato di una fiammella finora sconosciuta, di un barlume d’ira crescente. D’altronde non aveva accettato quell’incarico per la scarna paga offerta dal sindaco, ma perché chiunque fosse l’artefice di quell’atrocità non meritava di vivere. Rischiava che questa vicenda si propagasse a macchia d’olio per il continente, che l’equilibrio venisse così spezzato.
Accarezzò i capelli di un bimbo, passando la mano tra gli spettinati riccioli d’oro. La madre lo tirò per un braccio, riservando a Morpheus un’occhiata di paura mista a rabbia, come una leonessa che tenta di proteggere i propri figli da un predatore più grande. Il bimbo alzò l’esile braccino per indicare la chiesa davanti a lui, non era altro che una richiesta, una silenziosa richiesta d’aiuto. Passò un ultima volta la mano dentro i suoi capelli per scompigliarli un ultima volta, « grazie », mormorò. Si addentrò nel il centro del paese, fino ad arrivare alla chiesa che svettava verso il cielo, più alta degli alberi come a volerli sfidare e imitare, la natura che predominava tra la pietra, le gargole simili a grosse pigne e gli archi che svettavano intrecciati come foglie e rami, in deliziose, delicate armoniose linee sinuose.
Davanti a lui altre due persone entrarono nella chiesa, una donna e un monaco, Morpheus li imitò, si avvicinò al portone di legno e spinse, infine vi entrò dentro.

CITAZIONE
Purtroppo ho dovuto riscrivere due volte questo post, mi è saltata la corrente e non so perché word non aveva salvato il file temporaneo, e la seconda volta mi esce sempre peggio, difatti è una pallida imitazione del post originale. Scusate il ritardo comunque
 
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Alb†raum
view post Posted on 27/1/2013, 14:55





C'era una volta...







Il suono delle campane aveva appena smesso di echeggiare quando il diacono Wilhelm entrò nello studio del sindaco. La porta scricchiolò appena nell'aprirsi. La stanza era piccola e modesta, arredata solo con una piccola ma ben fornita libreria e una grossa scrivania di legno d'abete. Dietro quest'ultima, completamente occupata da carte e libri ammassati uno sopra l'altro in maniera quasi pericolante, il vecchio era chino su una pergamena su cui stava vergando alcune parole con una lunga penna d'oca, e non alzò il capo, troppo concentrato per ascoltare.


«Signore, sono arrivati.»

Mormorò il ragazzo, impacciato, avvicinandosi a lui a passi lenti e levandosi il cappello dalla testa. L'altro sollevò lentamente lo sguardo e lo guardò con aria stanca, strabuzzando gli occhi pesanti dal sonno. Si sfilò dal naso gli occhiali tondi da lettura per lustrarli con un pacato movimento. Rimase in silenzio a pensare per qualche istante, assorto in quel suo gesto così quotidiano, suo unico sfogo per la tensione che gli assaliva il cuore. Non aveva più l'età per lasciarsi andare in preda all'agitazione, eppure non riusciva a stare tranquillo: domande, dubbi, ripensamenti gli pesavano sul cuore. Gli stranieri sarebbero stati all'altezza del compito? Oppure si sarebbero approfittati della sua buona fede, della sua cordialità? Erano rischi, e si era chiesto spesso, in quei giorni, se valesse la pena correrli.
Guardò gli occhi nocciola di Wilhelm, quelli che l'avevano fissato dalla fonte battesimale. Occhi uguali a quelli dei tanti bambini che, anno dopo anno, erano stati fra le sue braccia per ricevere il primo sacramento. Li rivide tutti in quello sguardo, e i dubbi lasciarono posto alla commozione.

Mise via gli occhiali in uno dei cassetti della scrivania e dallo stesso ne prese un paio più grandi, da vista, che indossò immediatamente.

«Ti ringrazio. Falli entrare nello studio, poi lasciaci soli. Dobbiamo discutere privatamente.»

Il diacono posò la mano sulla maniglia della porta, ma indugiò ad aprirla per uscire.

«Signore...?»

Domandò timidamente, passandosi una mano sulla nuca per scostarsi i capelli corvini. Il sindaco, che stava rileggendo ciò che aveva scritto, alzò nuovamente gli occhi su di lui.

«Mh?»

«Loro... come dire...»

Si passò la lingua sulle labbra, cercando parole appropriate per esternare le proprie incertezze.

«Mi sono sembrate delle persone un poco strane. C'è persino una donna fra di loro.»

Il sindaco sospirò, paziente, massaggiandosi la radice del naso.

«Al sud hanno usanze diverse dalle nostre. Non dar affidamento a questi pregiudizi e trattali come ospiti.»

Mormorò, grave, lanciando uno sguardo ammonitore a Wilhelm, che annuì prontamente.
Il giovane diacono uscì sulla piazza e l'attraversò a buon passo per raggiungere l'entrata della chiesa e il gruppetto di persone che si era lì raccolto. Non prestò attenzione a ciò che stavano facendo, ma ebbe di nuovo l'occasione di osservarli da vicino e incrementare i propri dubbi nei loro confronti. Non era il genere di eroi che si sarebbe aspettato. A parte uno di essi, l'unico che pareva avesse esperienza, gli altri due erano una donna e un ragazzino minuto e scuro di pelle. Davvero faceva fatica a capire come avrebbero potuto aiutare, ma si tenne per sé le proprie incertezze e si avvicinò a loro con un sorriso cordiale, seppur insicuro.

«Benvenuti. Voi dovete essere gli stranieri venuti per aiutarci, giusto? Seguitemi. Il sindaco vi sta aspettando nel suo studio.»



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Quando sentì la porta aprirsi, il vecchio si sollevò lentamente dalla sua sedia per accogliere i tre ospiti. Con una mano fece loro cenno di accomodarsi sugli sgabelli imbottiti che aveva fatto disporre di fronte alla scrivania.

«Sedetevi pure, signori. Non ci metteremo che pochi minuti.»

Poi si rivolse al diacono che era rimasto a tenere aperta la porta.

«Ti ringrazio Wilhelm, puoi andare. Ti verrò a chiamare più tardi.»

Il giovane annuì. Quando uscì dalla porta il sindaco si mise a sedere sulla sua poltrona. Non aveva fatto tempo a mettere in ordine la scrivania, che era ancora disseminata di fogli, ma aveva rimesso al loro posto i libri, così che potesse vedere gli stranieri in volto.
Dovette ammettere che avevano un aspetto bizzarro, ma non volle giudicarli solo per questo: il solo fatto che avessero risposto al bando accontentandosi della piccola ricompensa che le casse della città potevano offrire li rendeva degni di encomio.

Si aggiustò gli occhiali da vista sul naso, poi cominciò a parlare.

«Lasciate che mi presenti. Io sono Georg Gottfried, sindaco e sacerdote di Tannenwald. Vi ringrazio molto per essere venuti.»

Attese qualche istante perché gli altri facessero a loro volta le presentazioni, poi continuò, grave.

«Come avrete potuto leggere nel bando, una grande disgrazia affligge il villaggio. Non sappiamo chi o cosa possa stare rapendo i nostri bambini. Non conosciamo il modo di agire, visto che spariscono appena qualcuno li perde di vista. Nessuna misura di sicurezza è funzionata. Ho messo degli uomini a guardia anche di notte, ma...»

L'uomo si interruppe per deglutire un bolo di saliva.

«...ma nessuno di essi ha avuto il coraggio di continuare la sorveglianza. Tutti mi hanno detto di strani rumori provenienti dal bosco, e di aver intravisto figure muoversi nell'ombra. Nessuno è andato a controllare, tutti presi da un terrore inspiegabile.»

Si passò una mano sulla fronte, nervoso. Era per lui uno sforzo non da poco confessare la codardia dei suoi compaesani. Una codardia che gli aveva suscitato molti dubbi: davvero quei taglialegna si lasciavano prendere dalla paura anche se c'erano di mezzo i loro figli?

Tirò fuori da un cassetto un foglio ripiegato e lo aprì sul tavolo. Era la mappa di Tannenwald, come una scritta indicava in basso a destra. Su di essa erano stati segnati a matita tre grossi cerchi in diverse zone della città. Il sindaco le indicò.

«Quello che chiedo a voi e di sopperire alla mancanza dei miei uomini. Questi tre posti che ho cerchiato sono quelli in cui gli avvistamenti notturni sono stati più frequenti: il cimitero,»

Posò il dito su una zona a nord-est, poco fuori dal centro abitato.

«la legnaia, qui, a nord-ovest, e l'uscita nord del villaggio. Dovrete sorvegliare questi luoghi nelle prossime notti e indagare in caso si presenti l'occasione, vi chiedo solo questo. Per tutto il tempo in cui starete qui avrete a disposizione vitto e alloggio gratuiti. Ecco, prendete.»

Porse loro le tre pergamene che aveva finito di scrivere pochi minuti prima. Su ciascuna di esse aveva posto la propria firma accompagnata con un sigillo dalla forma di un sole stilizzato.

«Queste attestano a qualsiasi locandiere del villaggio che avete diritto a una camera e al cibo. Tutto ciò che consumerete sarà a spese della città, e nulla verrà scalato dal vostro compenso. Confido nel fatto che non abuserete di ciò.»

Si distese sullo schienale per riprendere fiato. Ormai la vecchiaia cominciava a farsi sentire. Non era più abituato a lunghi discorsi, e la minima emozione rischiava di sfiancarlo. In quel periodo, inoltre, non riusciva quasi più a prendere sonno, e la sua voce era costantemente impastata dalla stanchezza.

«Avete qualche domanda? Altrimenti, vi consiglio di andare immediatamente a riposare. Questa sera alle otto dovrete trovarvi di nuovo in piazza in modo che il diacono possa darvi una lanterna e assicurarsi che voi non abbiate già lasciato Tannenwald. È solo una forma di precauzione, non preoccupatevi.»







_____________________





QM POINT



Il sindaco vi spiega accuratamente il vostro compito, e vi prega di porgli domande (che potrete porre sinteticamente ma "ruolando" nella sezione di confronto). Ho considerato autoconclusivamente le vostre presentazioni, ma se volete dire qualcosa di particolare lo potete scrivere nella sezione di confronto in modo che io possa rispondervi rapidamente e possiate integrare il dialogo nel vostro post.

Successivamente, potete prendervi il resto della giornata per riposarvi. Fate quello che preferite: vitto e alloggio è gratis in una locanda qualsiasi del paese grazie alle pergamene che vi ha dato il sindaco (anche se alcune potrebbero non fidarsi di voi comunque). Potete fare ancora acquisti, se ne avete bisogno, ma dal prossimo post non sarà più possibile.

Infine, la sera vi incontrate in piazza per ricevere una lanterna e una mappa del diacono. Lui chiederà a ciascuno di voi che luogo avete scelto fra i tre nominati dal sindaco. Dovete prenderne necessariamente uno a testa, quindi mettetevi d'accordo, in confronto o in chat, e poi comunicatemi la vostra decisione.
Il vostro post si fermerà qui.

Avete sei giorni da adesso.
 
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Yvenna
view post Posted on 1/2/2013, 20:04




CANCELLO A NORD

Chapter I - Once upon a Time...

All'interno della chiesa c'era solo un ragazzo che ad occhio e croce non doveva avere più di quindici anni, o giù di li, ma le apparenze ingannano sempre e per Andrea non faceva differenza trovarsi davanti ad un colosso di tre metri o un bambino di mezzo metro, dubitare e valutare, poi commentare, questo era il suo motto. Entrò poi, quasi a seguirla, un secondo individuo dall'aspetto un pochino meno fanciullesco e dall'aria gentile. Per buona norma Andrea si presentò agli altri con fare amichevole, non aveva affatto idea di come agire in una situazione del genere, con l'abitudine a lavorare da sola che le alitava sul collo nemmeno fosse l'avvoltoio pronto alla sua morte, ma si fece "coraggio" e provò a sorridere. - Molto lieta di fare la vostra conoscenza, io sono Andrea di Ravencrest. - Azzardò, fissando il proprio sguardo su Aang nemmeno fosse una specie di alieno dalle sembianze inquietanti. In verità lei ne era semplicemente incuriosita, risultava difficile vedere una persona del genere spingersi tanto a nord, sfidando il freddo e le intemperie solamente per salvaguardare dei bambini. Ma, nondimeno, lo trovò un gesto estremamente nobile ed altruistico da parte di entrambi i suoi nuovi "amici", evidentemente non c'era solo del marcio per le strade di Basiledra, ma anche gente di buon cuore disposta ad aiutare per qualche moneta ed un po' di cibo. Andrea in quel momento si sentiva parte di qualcosa di importante, oltre la perdita e la sciagura dei poveri genitori dei bambini c'era la parte epica, quasi eroica, del suo lavoro che le avrebbe permesso di prendere parte ad un'opera buona... e questo le bastava e avanzava per essere felice.

Lo studio del Sindaco le ricordava in modo incredibile quello del Maestro del suo ordine: una sorta di ordinata confusione in cui solamente pochi eletti potevano riuscire a comprendere i segreti celati da libri, libretti e scartoffie di vario genere. A condurli in quel luogo era stato un tizio del cui ruolo Andrea ignorava completamente il nome, forse una specie di segretario, ma la sua attenzione fu catturata immediatamente dalle parole dell'uomo che li aveva chiamati a compiere quell'atto di carità nei confronti di Tannenwald. Era davvero possibile che uomini del nord, anche se un pochino diversi dai suoi cugini e parenti, si fossero fatti mettere in ginocchio da ombre e rumori lasciando il campo libero a chiunque stesse letteralmente rubando le vite dei loro figli? La paladina si portò la mano guantata sotto al mento, ascoltando con vivo interesse la domanda del giovanissimo privo dei capelli, per poi domandare a sua volta: - Scusate se mi intrometto nel monologo, ma questo è un paese piuttosto piccolo, per quanto la schiavitù infantile renda bene non mi sembra il caso che una banda di malviventi si sia accanita contro di voi. Ora... per esperienza personale mi viene da chiedere se avete - qualcuno di voi nessuno escluso - pestato i piedi a qualche... - Tentennò. - ...personalità influente, negromanti, signori della guerra schiavisti e cose del genere? Sapete, potrebbe aiutarci capire anche se c'è qualcuno da cui doversi guardare a prescindere. - Si portò un pochino in avanti appoggiando le mani sul tavolo quasi a voler sfidare quel vecchio a mentirle guardandola dritta negli occhi, ma la sua risposta arrivò rapida e apparentemente sincera, cosa che però gettò un nuovo tipo di ombra nei pensieri della guerriera.

Se non erano state entità malevole ingiustamente stuzzicate, allora il problema poteva risiedere in qualcosa che agiva totalmente a caso e, senza ragione alcuna, aveva scelto quel luogo per iniziare a far sparire innocenti fanciulli. Da una parte il mistero la incuriosiva più della necessità di agire, dall'altra era consapevole al cento per cento che se non avesse fatto un lavoro esemplare qualche vita sarebbe andata perduta. Afferrò la pergamena offerta e la mappa con le indicazioni per raggiungere il cancello, chiedendo permesso ai suoi compagni ed ottenendo solamente cenni positivi. Infine toccò all'ultimo arrivato alla chiesa porre le sue domande al Sindaco, tirando fuori un brillante argomento sul primo rapimento che però stonava non poco con l'idea di Andrea: lasciò che fosse Morpheus a seguire quell'eventuale traccia concentrandosi in quella che lei credeva essere una pista più probabile, ovvero la città stessa. Un rapido cenno di congedo ed un ringraziamento sottinteso per la gentile offerta di vitto e alloggio, per poi uscire nuovamente dalla struttura e mettersi ad osservare la mappa sotto al sole del primo pomeriggio. Aveva fame.

Le occhiatacce della gente si erano un minimo attenuate, mostrando in giro quell'autorizzazione firmata, e molte lingue tornavano a parlare dei propri affari ma altri, quelli più sospettosi, rimanevano come cani in attesa di un brandello di cibo, fissando e spiando dai vicoli e dalle finestre. Per la prima volta Andrea si sentì osservata da amici e non da nemici, la cosa la turbò profondamente ma si sforzò di ignorare la situazione incresciosa e dedicarsi ad ispezionare il cancello che si era presa la briga di difendere la notte stessa. Nell'andare si fece offrire un filetto di pane con vari salumi ed un piccolo otre di vino, giusto per rifocillarsi e riposare un poco in vista della feroce veglia notturna, dove sarebbe virtualmente potuto accadere di tutto.

Quando giunse sul loco ne rimase allibita, forse scioccata nel profondo dell'anima, dato che quella porta sembrava essere lasciata a se stessa. Non c'era una guardia, un contadino con un forcone, nemmeno una schifosa catena con un cane che lanciasse latrati al passaggio della feccia. E poi, ovviamente, il Sindaco si poneva persino delle domande sul perché gli sparissero persone, bambini e quant'altro? Ma era un maledetto miracolo se i briganti non avevano già dato fuoco ad ogni cosa, stuprato tutte le donne e ucciso ogni singolo essere vivente animali inclusi! Si lasciò andare su un lato del cancello, limitandosi a mangiare e meditare su quanto complicato e pericoloso sarebbe stato far da guardia a quel posto nottetempo. Avrebbe potuto chiudere il portone e restare all'esterno, affrontando di persona il pericolo, oppure barricarsi dentro a difendere ad ogni costo, avrebbe scelto sul momento e si convinse che far troppe congetture era oltremodo inutile e stancante. Le tornarono in mente i volti delle madri viste lungo il tragitto sino a quel posto, qualcosa di orrendo, doveva fare qualcosa. E doveva farlo evitando di uscire di senno col suo modo di fare tipico della stirpe da cui discendeva, dove ogni cosa si poteva risolvere a pugni nel grugno.

Passò il resto della giornata in quel posto, dormicchiando appena e svegliandosi solamente quando l'occhiata gelida di qualche paesano le si posava addosso. Quando infine si alzò, relativamente riposata, tornò in direzione della piazza cittadina per confrontarsi nuovamente con i suoi compagni: saranno state approssimativamente le sette, forse qualcosa prima, il sole aveva già iniziato a tramontare da qualche minuto e l'aria di quella cittadina le sembrava ancora più angosciante e oppressiva di prima. Il suo alter ego non si sarebbe mai voluto manifestare in quella situazione, ella aveva bisogno del sole splendente per combattere al pieno delle sue forze, ma non importava, lei era pur sempre una paladina, mica poteva avere paura del buio...



CITAZIONE
NOTE
Basso: 6% Medio: 12% Alto: 24% Critico: 48%
Capacità Speciali: 1 Tenacia (Umana)
Stato Psichico: Calmo
Equipaggiamento:
• Flamberga - Spada bastarda a una mano e mezza [Riposta]
• Armatura - Mezza armatura [Indossata]
• Balestrino a una mano [Sul fianco]
Passive Sfruttate (Sintetizzate):
• The Last Valkyrja - Passiva Absolute Defence I per le difese rapide in combattimento.
• Hildegard of Asgranor - Passiva Raziale di timore dell'Avatar
Notazioni: Sopralluogo con tanto di riposino e cibatura (cit.) Ho pensato alle ~7 come orario per la sera, ma ho lasciato in un "vago" molto vago. Per il resto non ho altre specifiche ^_^(ho citato solo le mie domande, per evitare un gigawallpost di semplice copincolla!)
 
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view post Posted on 2/2/2013, 12:33

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C'era una volta...

Vennero scortati fino allo studio del sindaco, quando la porta si aprì davanti a loro si stagliò una stanza di modeste dimensioni, spartana e priva di ogni lusso superfluo, l’unica cosa vagamente di valore era una libreria in cui erano riposti molteplici libri. Per il resto era completamente vuota, tranne che per una grossa scrivania in cui erano accatastati in maniera disordinata una marea di fogli. Il sindaco s’alzò per accogliere i tre e li fece accomodare sugli sgabelli imbottiti. Morpheus attese qualche secondo prima di sedersi, il tempo necessario che il sindaco fece le sue presentazioni, e quando esso tacque, e quando anche i suoi compagni ebbero finito, anche Morpheus si presentò.

« Morpheus Ulhar, lieto di servirla. »

Fece un inchino verso la figura del sindaco per puro rispetto, inchino che riservò anche ai suoi due nuovi compagni, a quel punto il dragone si accomodò adagiandosi con le gambe incrociate sullo sgabello imbottito.
Quello che seguì fu un monologo del sindaco che illustrò la situazione ai tre. Come poteva già ampiamente intuire dal bando, il sindaco non sapeva nulla. I bimbi sparivano apparentemente nel nulla, senza che nessuno li abbia mai visti, così scomparsi da un momento all’altro. Il sindaco illustrò anche la codardia dei suoi uomini, ma Morpheus riuscì a comprendere i loro animi, i loro sentimenti. A immedesimarsi in ciò che provavano.
Quello che carpiva i loro cuori era un sentimento oscuro che paralizza il corpo, una paura liquida e indecifrabile, l’ignoto che si materializza. La paura per ciò che non riusciamo a comprendere, per ciò che non possiamo comprendere. Non si stupì di ciò che lesse negli occhi della gente, di quella paura talmente forte e talmente disumana da renderti impotente. Per questo c’era bisogno di lui. Di qualcuno che quella paura non riusciva a provare. Ascoltò con interesse gli argomenti che i suoi compagni tirarono fuori, benché gli paressero inutili. Escluse a priori che una paese del genere, dimenticato totalmente da qualsiasi Dio solcasse il firmamento, potesse essersi messo contro il potente o il negromante di turno. No, la vendetta, per quanto possa essere disumana non avrebbe colpito in maniera così meschina. No, dietro tutto questo c’erano i ragionamenti scellerati di un pazzo, gli esperimenti disumani di un folle, e sembrava che lì nell’Eden brulicasse di questa gente. Solo pochi mesi prima si era ritrovato a combattere per una causa non molto dissimile, come se quel paradiso distorto fosse una perfetta calamità per soggetti fortemente instabili. Come se nelle radici stesse del territorio si fosse radicato il male supremo, tossine che dalle profondità salivano in superficie fino a venir inalate dalle persone.

« Quando è iniziato il tutto, come è iniziato? » sospirò, « mi spiego, avete notato qualcosa di strano, o è successo così, senza nessun preavviso, all'improvviso, » prima che il sindaco rispose alla sua domanda Morpheus incalzò con un'altra, « mi sapete dire chi è stato il primo bambino a scomparire? So che vi chiedo uno sforzo doloroso e che tutti vogliate dimenticare presto, ma penso sia importante saperlo. » prese un attimo il fiato, « ma soprattutto, in che luogo di preciso? »

Il vecchio aggrottò la fronte che si cosparse di rughe, l’età che avanzava, il peso della città sulle sue spalle che ricadeva sulla sua pelle. Intravide in lui tutta la stanchezza che lo affliggeva, e le sue parole furono solo cariche di una tristezza intrinseca.

« Io... non ne sono sicuro... ma credo che i primi furono due gemellini, Johan e Sarah, spariti quasi due mesi fa durante la notte. All'inizio credevamo fossero fuggiti: la loro situazione familiare non era delle migliori... la madre era morta due anni prima, e il padre era costantemente a ubriacarsi in una locanda, e credo che lo faccia ancora, nonostante la disgrazia.
La loro casa è a nord del villaggio, poco lontano dalla porta delle mura.
»

A quel punto Morpheus, ben consapevole che per il momento avrebbe ricavato poco o nulla, si alzò congedandosi con un inchino agli uomini. Abbandonò quella stanza con un enorme punto interrogativo che pendeva ancora sul suo capo. Giunse alla locanda indicata dal sindaco, non fece fatica a trovarla, e non fece nemmeno fatica a riconoscere il padre dei due gemellini scomparsi. Si avvicinò a lui, scrutando come gli avvenimenti l’avevano ridotto in quello stato, come la sorte si fosse accanita su di lui e gli aveva succhiato dal midollo ogni energia che possedeva. Conosceva quello stato, conosceva la disperazione di restare solo, di essere inerme quando qualcosa di troppo grande ti portava via qualcuno. Morpheus aveva combattuto quella sensazione e ne era uscito ancora più vivo di prima, ma un umano non aveva tutto il tempo che a lui era stato concesso, un umano chiedeva soltanto di abbandonare i ricordi in un fiume d’alcol.

« Salve, sono Morpheus Ulhar, mi duole disturbarla, ma saprebbe dirmi qualcosa sulle sparizioni? »

Non ne avrebbe ricavato molto, lo sapeva, ma un tentativo andava fatto. L’uomo era chino su di un bicchiere mezzo vuoto, il tanfo del rum che giungeva fino al suo olfatto inebriando anche i suoi sensi. La testa ciondolava in un movimento ritmico ma incostante. «Ho... ho avuto fin troppi problemi. Mia moglie Maria è morta e io... Lasciatemi in pace. Non so nulla.» Morpheus invase la testa dell’uomo, inizialmente fu soltanto un vortice confuso di nebbia e ricordi, di sagome indistinte, immagini che danzavano e scomparivano immersi in un invalicabile nebbia. I ricordi felici annebbiati dagli alcolici e dal tempo, i ricordi felici che cercava di dimenticare. Poi la memoria si fece più vivida, le immagini si fecero chiare nella testa dell’uomo. E vide tutto, vide la sua vita, vide come la morte della moglie per tisi, e la disperazione, una voragine che si aprì sotto i suoi piedi e il mondo che crollò. I Bambini che lo tennero il più possibile legato a un mondo infame, e infine la loro sparizione. Il baratro, il nulla. Un oblio nero.
Morpheus si ridestò da quelle immagini, poggiò una mano sulla schiena dell’uomo, e questo parve a stento accorgersene.

« Mi dispiace. »

Una lacrima di rugiada scese sulle guancia glabre del dragone. Servite da bere a quest’uomo finché lo vorrà, fin quando non avrà dimenticato o fin quando non sarà morto. Sospirò rivolgendosi al proprietario della locanda, il suo dolore è troppo grande per essere sanato, dategli qualunque cosa vorrà, pagherò io tutto quanto. Sul tavolo lasciò una borsa di monete d’oro, sufficiente a tirare avanti per un mese, ma sarebbe tornato, per garantire all’uomo una morte indolore, per fargli dimenticare ciò che non avrebbe potuto mai dimenticare. Uscì dalla porta, ormai il sole stava iniziando a tramontare, e la notte, quella che faceva davvero paura, prendeva corpo in Tannenwald.
Aspettò in piazza fino all’arrivo del diacono e dei suoi compagni, quando il giovane gli diede una lanterna e una mappa, Morpheus prese la parola interrompendo quel silenzio atipico che si era sviluppato.

« Ci vediamo domani mattina allora, fate attenzione. »

Il dragone salutò i suoi compagni e si avviò verso nord-est, un tratto di strada lo fece seguendo la donna, ma senza rivolgergli alcuna parola, a quel punto, giunti a un bivio, le loro strade si separarono. Morpheus proseguì verso la legnaia, quando la raggiunse notò che c’erano due edifici, uno piccolo, probabilmente ricolmò di attrezzi. L’altro era la legnaia, Morpheus aprì la porta cigolante, al suo internano vi era legna che ricopriva per metà la struttura, l’altra metà era vuota. Uscì fuori e si chiuse alle spalle la porta, sarebbe stata una lunga notte.


CITAZIONE

Morpheus Somniorum Illusio Caeli et Draconem


4 cs intelligenza


Energia: 97%
Status Fisico: //
Status mentale://

Abilità attive:
The secret of memories

La mente è un calvario di ricordi, un oasi imperfetta di conoscenze personali e segrete, dove ciò che è di più importante viene custodito gelosamente in una cassaforte invalicabile. Si dice che il cervello possa incamerare informazioni per un limite pressoché infinito, che più si apprenda più si impari, altresì, si dice, che il cervello cancelli informazioni passate per far spazio a nuove. Qualunque sia l'ipotesi più accreditata, qualsiasi sia la scuola di pensiero, ciò che è vero che la conoscenza delle memorie, dei ricordi, è ciò che più affascina il dragone blu, il quale, abituato a scartabellare tra scaffali di libri, ha iniziato a spolverare le cartelle del pensiero umano divenendo in grado di conoscere, tramite il solo contatto visivo, ogni segreto di chi ha di fronte. Spendendo un consumo pari a Basso Morpheus potrà conoscere il passato più recondito, i segreti più celati, le paure più nascoste, difatti la tecnica non crea danno all'avversario, l'unico intento è quello di raccogliere informazioni per poi riutilizzarle. [Bassa personale].

Abilità passive:
Il drago blu, come tutti i draghi, possiede una forza fuori dal comune, difatti, sia in forma umanoide che in forma draconica, qualsiasi arma, oggetto, che per altri sarebbe impossibile da smuovere, Morpheus sarà in grado di alzarlo con il minimo sforzo [Passiva personale]. Un drago, altresì, può cambiare la sua forma da draconica a quella umanoide, senza nessun impedimento esterno, non importa se giorno o notte, l'unico fattore davvero rilevante è il volere dello stesso drago, in quanto una creatura così letale raramente decide di dare un vantaggio all'avversario trasformandosi nella sua forma più miserabile [Amuleto ombra]. Qualunque essere, al cospetto di un drago, impallidirebbe. Indipendentemente dall'allineamento, indipendentemente dall'essere o meno in forma draconica, le altre razze diffideranno dal fidarsi, e in ogni caso, ogni essere avvertirà un lieve timore, purché questo non sia un esemplare della propria razza o di un demone, creature per certi versi similari a loro, e che sia di energia pari o inferiore all'agente [Abilità raziale]. Il drago, inoltre, grazie alla grande energia presente nel suo corpo potrà utilizzare qualsiasi sua tecnica, indipendentemente dalla natura, risparmiando il 3% sul consumo totale normalmente previsto. Se tale risparmio dovesse abbassare il consumo di una tecnica allo 0% o meno, il consumo totale della tecnica rimarrebbe fisso all'1% [Pergamena risparmio energetico].
Inoltre, il drago grazie alla sua conoscenza fuori dal comune, non ha più vincoli riguardanti le illusioni . Egli è talmente dotato da poterle castare istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere perchè la quasi totalità delle tecniche illusorie si attivi all'istante. [Passiva I livello dominio illusionista]. E grazie alle sue ampie conoscienze Morpheus ha la possibilità di risparmiare energie Per questo ogni sua tecnica illusoria, di manipolazione o di evocazione illusoria, avrà il costo abbassato del 5%. Se una tecnica scendesse al di sotto dello 0%, il costo sarà automaticamente dell'1%. Questo effetto non è cumulabili ad eventuali altre tecniche di risparmio energetico [Passiva II livello dominio illusionista]. Arrivati a questo punto le conoscenze di Morpheus lo rendono un illusionista di primo livello, in grado di rendere tutte le sue tecniche illusorie o manipolatorie di un livello superiore. Ad esempio una tecnica Media provocherà danno Alto, una alta danno Critico e le tecniche di costo critico provocheranno un danno Mortale. Non c'è variazione nella potenza delle tecniche, ma solo nel danno risultante. [Passiva III livello dominio illusionista]

– Impact.
Un’arma di queste proporzioni non potrebbe essere impugnata da nessuno che non possegga una forza straordinaria. Il suo peso è considerevole, la lega metallica che lo compone è di una densità tale da non rassomigliare ad alcuna già presente sul continente. Ma chiunque riuscirà a far uso di un’arma simile, saprà certamente come utilizzarla. Ad essa è infatti legata una catena, e sfruttando principi basilari della fisica come forza centrifuga e gravità, fintanto che l'arma viene impugnata dal proprietario essa dona 1 CS aggiuntivo alla potenza fisica. {Abilità passiva}

Kajera
È la lama che infrange i legami. Ella si sazia dell'ardimento dei cuori, di qualunque tipo esso sia. Ella brama, invero, di rifrangere ciascuno di quei vincoli intensi, sussurrando direttamente negli animi delle sue vittime di quanto ogni vita donata a qualcun'altro altro non sia che la debolezza di un cuore che rinuncia alla propria dignità. Per farlo, però, deve poter comprendere ove colpire, oltre che chi colpire, naturalmente. Kajera, infatti, permetterà al suo portatore di scrutare nei cuori di coloro che amano, soffrono o vivono un sentimento, un legame di affetto di qualunque tipo e genere. Tale legame apparirà agli occhi del portatore che una scintilla che brilla nell'animo di chiunque, potendo finanche comprendere se due scintille, se ammirate insieme o distintamente, siano o meno legate l'una all'altra. Invero, però, ammirare una scintilla non farà comprendere comunque mai la natura del legame o il nome della persona con cui il legame esiste, avvertendolo unicamente della sua esistenza e, al massimo, della reciprocità del contatto. [Passiva, il portatore potrà vedere nel cuore di ciascuno la presenza o meno di un qualunque legame affettivo, di qualunque tipo questo sia, senza - però - poter conoscere con tale potere la natura o la storia dello stesso. Qualora il portatore veda due o più persone, inoltre, potrà comprendere se il legame che esiste nei loro animi le vincola l'una all'altra o meno. Inoltre, il portatore potrà vedere in ciascun avversario ogni scintilla per ciascun legame, per quanto grande o piccolo esso sia, in quando brilleranno di intensità variabile a seconda della forza dell'affetto.]

Behold my true form.
Il Cristallo che ha dato potere a Stormbringer originò dal corpo di un drago, ma la sua lama si macchiò del sangue dell’ultimo uomo immortale. Due creature unite da una stessa promessa e da uno stesso destino, capaci di scegliere la morte. Alla presenza di ciò che resta del loro patto i draghi, gli angeli e i demoni potranno solamente inchinarsi, poiché nessuno di loro è all’altezza di coloro che li hanno preceduti. Sarà quindi impossibile per costoro assumere la forma draconica o la forma di avatar fintanto che Stormbringer sarà fuori dal fodero [Passiva]


– Tail.
Nonostante ciò, Ramhat è tutto meno che poco visibile. Un diametro di tre metri di ineguagliabile metallo, una catena così robusta da poter reggere forze e tensioni impressionanti. Così come uno stocco è agile e maneggevole per merito di forma e peso, così una sfera di tali proporzioni sarà poco pratica nonostante la forza di cui si possa godere. Le traiettorie che percorrerà fino a impattare sull’obiettivo saranno lineari e quasi prevedibili all’occhio di un eventuale avversario, che avrà così il tempo di rizzare una difesa più o meno stentata. Questo malus agisce sulle tecniche e gli attacchi fisici portati con Ramhat, a meno che non vengano occultati a loro volta da particolari tecniche. Forza bruta a determinabilità, uno scambio più che equo. Dopotutto ogni cometa ha la sua coda. {Malus}

Note:

Non sono granché soddisfatto. In realtà. Ps: sono tornato al mio vecchio Layout, mi mancava.
 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 2/2/2013, 15:49




Alleati
L'inizio della cerca


Non era l'unico ad aver risposto all'appello degli abitanti di Tannenwald, questo era certo: poco dopo essere entrato in chiesa la porta dietro di lui si riaprì e una donna in armatura entrò a passo pesante, guardandosi attorno nella penombra che regnava in quel luogo. Aang rimase per un attimo spiazzato da quella visione: nei suoi viaggi, che gli avevano fatto esplorare praticamente tutto il continente, aveva già visto donne che avevano scelto di fare della violenza il loro mestiere, ma che sempre usavano modi agili ed eleganti per combattere, estremamente letali ma senza perdere un grammo della loro femminilità.

Lei, invece, era diversa. Nonostante il viso attraente, indossava un'armatura quasi completa, che avvolgeva il suo corpo allenato come una seconda pelle. Una visione strana, ma non quanto quella della terza persona che aveva risposto a quell'annuncio. Era entrato subito dopo la donna, camminando con disinvoltura nella chiesa scura e avvicinandosi a loro. Sembrava un uomo qualunque: attorno ai vent'anni, capelli di un nero corvino, pelle rosata.

Sembrava, perchè Aang avvertiva molto di più, in entrambi loro. Da tempo le sue percezioni avevano superato i confini umani, aggiungendo altri sensi a quelli normalmente a sua disposizione. Questo gli portava spesso innegabili vantaggi, come in quel caso: raramente sottovalutava qualcuno, perchè era facile ingannare l'occhio, ma era ben più complicato ingannare l'anima.

« Molto lieta di fare la vostra conoscenza, io sono Andrea di Ravencrest. »

« Io sono Morpheus Ulhar, piacere. »

« Ed io sono Aang di... »

Sōngshān? No, non più...

« ...Basiledra. Il piacere è mio. »

In quel momento sentirono dei passi, e tutti e tre si voltarono verso un giovane che si stava avvicinando a loro con l'ansia dipinta in viso. Evidentemente anche lui sentiva che qualcosa non andava, e non aveva affatto torto. Erano un trio ben strano, ma il monaco era fiducioso. A pelle, sentiva che assieme avrebbero lavorato bene, soprattutto nell'interesse di quei bambini scomparsi.

...

« Sedetevi pure, signori. Non ci metteremo che pochi minuti. »

Aang guardò il vecchio di fronte a loro: il sindaco Gottfried cercava di essere cordiale con coloro che avevano accettato quell'onere, ma dietro quella maschera sottile di cordialità il monaco vedeva stanchezza e ansia.

Sta sopportando tutto questo dolore da solo...

Il giovane ascoltò attentamente le spiegazioni sul problema, senza riuscire a ricavarne niente di veramente utile: l'uomo cercò di essere il più completo possibile nei dettagli, ma si vedeva che si vergognava, come se la colpa di quel terribile problema fosse sua. Aang si intromise per cercare di allietare i suoi dolori e confortarlo, anche se era difficile che uno sconosciuto - quale lui era - potesse calmare l'anima tormentata del vecchio con delle semplici parole, il giovane se ne rendeva conto.

« Non biasimate i vostri concittadini, sindaco. »
« Ciò che è sconosciuto spesso fa più paura di ciò che si conosce. »

Ed io lo so bene - pensò, chiudendo e riaprendo la mano sinistra, là dove giaceva dormiente il potere del Flux rosso.

« Ad ogni modo, spero che vogliate informarli della nostra presenza in città, in modo che non rallentino il nostro dovere inconsapevolmente. »

Sorvolò sulla secchiata d'acqua che aveva dovuto schivare in quella mattinata per non metterlo in imbarazzo, ma sarebbe stato difficile lavorare se i cittadini di Tannenwald avessero remato controcorrente.

« Non dovete preoccuparvi, dubito che ci sia qualcuno che non sappia del bando che ho inviato alla capitale, e farò avvertire che siete finalmente arrivati. Solo, molti potrebbero essere comunque diffidenti nei vostri confronti. Se aveste particolari problemi, non esitate a rivolgervi a me. »

Aang annuì, chiudendo la questione. Il sindaco fece loro vedere una carta del villaggio, spiegandola sul tavolo davanti a loro. Il monaco scese dallo sgabello per vederla meglio: tre zone della città erano state cerchiate a matita, segno che lì vi erano stati il maggior numero di avvistamenti strani, come aveva accennato il sindaco pochi minuti prima.

Il cimitero, la legnaia e la porta Nord del villaggio, come spiegò subito dopo. Il loro compito consisteva nel posizionarsi in uno di quei luoghi, assicurandosi che tutto fosse tranquillo, intervenendo nel caso in cui la situazione dovesse diventare strana. Un lavoro all'apparenza semplice, ma Aang sapeva che erano ancora all'inizio: in quel modo avrebbero al massimo limitato la sparizione di altri bambini, ma non che fine avessero fatto gli altri.

Discussero un altro pò, cercando di ricavare qualche altro dettaglio che poteva essere importante, ma alla fine si decisero a dividersi le zone: il monaco parlò per primo, chiedendo se poteva essere lui a recarsi al cimitero. Gli altri due annuirono: la donna, Andrea, sarebbe andata alla porta Nord di Tannenwald, mentre Morpheus avrebbe sorvegliato la legnaia.

...

Era notte a Tannenwald, e il cimitero era quasi buio, appena illuminato dalla luna in cielo. Il monaco fece qualche passo al suo interno, muovendo la lanterna con la mano mancina, la destra stretta fermamente sul suo bastone. Il giovane guardò indietro, verso i due grossi cipressi che aveva appena superato, guardiani centenari delle anime di quella brava gente. Le lapidi si stagliavano innumerevoli sul bordo del sentiero centrale: alcune erano tra le più comuni, pietra e parole corrose dalla pioggia e dal tempo, altre si accompagnavano a statue di abeti e querce. L'effetto era strano, per Aang era come camminare all'interno di una foresta pietrificata, piante nate da coloro che non c'era più. Ma non ne aveva paura.

Da sempre aveva considerato i cimiteri luoghi pieni di significato, carichi di nostalgia e rimpianto, ma tranquilli e mai pericolosi, soprattutto la notte. Per questo aveva scelto di sorvegliare quel luogo: lì il respiro che sempre lo accompagnava era più forte e più profondo, come di una persona immersa in un lungo sonno beato. Ed Aang non aveva intenzione di disturbare, per questo camminava lentamente e senza far rumore, dirigendosi sempre più dentro il camposanto, finchè non si ritrovò di fronte alla grossa fontana che aveva visto entrando. Lì alzò la lanterna e guardò agli angeli che - immobili - continuavano a vuotare acqua nella vasca più alta.

Com'è bello qui...

La notte sarebbe stata forse irrequieta, ma Aang aveva intenzione di godersi in silenzio quei momenti di tranquillità. E di ricordo.

Mi manchi, Annie...



Diario del Monaco
Comprensione





Cs totali: 4 (2 in Percezione; 2 in Intuito)
ReC: 325 ~ AeV: 125 ~ Perf: 200 ~ Perm: 350 ~ Caem: 200
Basso 2% ~ Medio 7% ~ Alto 17% ~ Critico 37% ~ Mortale 77%

Energia attuale: 100%
Consumi utilizzati: //

Condizioni fisiche: Illeso.
Condizioni mentali: Illeso.

Bastone del Manipolatore: impugnato nella mano destra
Balestra: 15/15 - appesa alla cinta



Passive in uso:

CITAZIONE
Controllo Passiva razziale umana
Meditazione. Disciplina. Controllo. Capacità richieste a tutti i novizi quando iniziano a muovere i primi passi nel difficile mondo della manipolazione. L'addestramento però, non consiste solo in prove mentali e spirituali, ma consta anche di interminabili prove fisiche mirate alla perfezione dei corpi degli iniziati. I manipolatori usciti da questa parte dell'iniziazione sono così talmente resistenti da non svenire in condizioni critiche, come quando si trovano sotto il 10% delle energie. Nonostante i pericoli, ogni monaco sa che serve un involucro perfetto per la magia perfetta.

CITAZIONE
Intuito Prime due passive del dominio Auspex
La meditazione è una pratica indispensabile per ogni uomo che voglia intraprendere la via del Flux: la concentrazione e il controllo di sè sono basi indispensabili per la Manipolazione, anche se non sono gli unici vantaggi derivanti da tale applicazione. Dopo anni di intensi allenamenti, Aang ha oltrepassato il limite dei sensi umani, arrivando a percepire anche le auree di ogni essere vivente che lo circonda, indipendentemente che sia nascosto o meno. Un potere che ha sviluppato a tal punto da renderlo in grado di capire anche l'allineamento del soggetto preso in esame, permettendogli di capire a grandi linee le sue intenzioni: odio o paura non potranno più essergli nascoste, tradimenti o eventuali antipatie saranno per lui leggibili come in un libro aperto.

CITAZIONE
Onniscienza Terza passiva del dominio Auspex
Elevazione spirituale, occhio della mente o conoscenza assoluta. Comunque la si voglia chiamare, l'arte monastica basa le sue tecniche su una profonda conoscenza di se stessi e dell'ambiente circostante. La propria essenza diventa solo il mezzo tramite cui conoscere il tutto, che ogni monaco di alto grado può applicare semplicemente toccando un oggetto o una persona dotata di poteri. Come se lo avesse studiato per mesi, Aang sarà in grado di capirne le capacità e discernerne le caratteristiche. Un potere degno di un dio, concesso a chi ha raggiunto le vette più elevate della via monastica.

CITAZIONE

L'IMMORTALE INDICA LA VIA
sii saldo come una roccia .

«Conoscere l'altro e se stessi –cento battaglie, senza rischi; non conoscere l'altro,
e conoscere se stessi –a volte, vittoria; a volte, sconfitta; non conoscere l'altro, né se stessi –ogni battaglia è un rischio certo.»


La prima regola codificata dal Maestro è conoscere gli altri e conoscere sé stessi: solo da questa doppia conoscenza può derivare la necessaria saggezza per arrivare alla vittoria ancor prima di aver ingaggiato la battaglia. Lo spirito stesso di questa regola è infuso nella pergamena, tanto che chi ne entra in possesso ed è in grado di leggerla e comprenderne gli insegnamenti, riceve l'indicazione per la via della Vera Saggezza. Questo si traduce in una resistenza mentale fuori dall'ordinario, dovuta alla profonda conoscenza che si tramuta in padronanza di sé e dei propri mezzi. La mente del guerriero diviene resistente, e benché possa ancora essere intaccata, egli non ne proverà alcun dolore. [Passiva - Resistenza fino ad un ammontare di 2 Mortali Psionici. Passiva - Immunità dal dolore psionico.]


Attive in uso: //

Azioni:

Aang si dirige lentamente verso il centro del cimitero e si ferma a contemplare la grossa fontana.

Note:

Perdonate il leggero ritardo, è stata una settimana particolarmente stancante. Prometto di essere più celere. :v:

 
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Alb†raum
view post Posted on 2/2/2013, 19:08





C'era una volta...






Era da poco scoccata la mezzanotte quando il cimitero si accese di una luce irreale, azzurrina. Il bosco di lapidi e croci prima bianche si colorò di quello spettro colorato, e ombre prodotte da corpi invisibili vennero proiettate sulle loro superfici di marmo. Parevano serpenti, ali di uccelli sconosciuti, farfalle enormi. Le loro forme leggere danzavano lentamente, seguendo il fruscio del vento, l'urlo lontano dei gufi nel bosco, il frinire di cavallette. Quando si fermarono, ogni cosa tacque. Non più un suono, non più un rumore, come se fossero stati questi a seguire quel ballo, e non il ballo la musica. La brezza fredda si era placata, i rapaci fuggiti, gli insetti schiacciati. Il cimitero cominciò a rabbuiarsi di nuovo, a tornare nella propria tetra oscurità; ma un istante dopo la luce aumentò di intensità nuovamente, e parve quasi che un nuovo Sole dai gelidi raggi stesse rischiarando il camposanto, sorgendo dalla grossa fontana a tre vasche che si ergeva al centro dello stesso.
Aveva l'aspetto di una bimba dai lunghi capelli candidi che le arrivavano fino alla vita. Galleggiava nell'aria con grazia, quasi il peso non le appartenesse, e anche le ciocche bianche e la sua veste immacolata ondeggiavano morbidamente nell'aria, seguendo intangibili correnti d'aria. Teneva gli occhi serrati in un'espressione beata, e il riso che aveva dipinto sulla bocca la rendeva simile a un angioletto disceso dal cielo, piuttosto che a un essere umano. Il chiarore di cui brillava era intenso ma non accecante, e incoronava il suo bel viso in un'aureola evanescente. Ma non aveva ali, o croci, o messaggi da portare. Solo musica.
Fra le dita della mano destra, infatti, stringeva un lungo flauto traverso d'avorio.
Lo portò alle labbra con lentezza, come se volesse sottolineare la solennita di quel gesto, ne baciò l'imboccatura con amore innocente.
E cominciò a suonare.







Da ogni tomba si sollevarono piccole fiammelle azzurre. All'inizio timidamente, facendo capolino dal marmo con lentezza, quasi volessero assicurarsi che attorno a loro non ci fosse alcuna minaccia. Fluttuavano nell'aria lente, silenziose, seguendo il ritmo della melodia. Il loro fuoco era freddo e non crepitava, e le lunghe lingue bluastre che si lasciavano dietro tracciavano scintillanti scie che segnavano il loro passaggio, come minuscole comete.
Si muovevano a spirale attorno alla bambina sospesa sopra la fontana. Volavano dolci fino a raggiungerla, poi si elevavano fin sopra al suo capo e lì scomparivano spegnendosi rapidamente come erano apparse. La piccola continuava ad avere gli occhi chiusi. Era completamente concentrata sul proprio strumento, sulla propria musica, e nulla di tutto ciò che le stava intorno riusciva a distrarla.
Quando l'ultimo fuoco fatuo si dissolse sopra il suo capo, anche la luce che illuminava le sue membra parve affiochirsi, senza tuttavia spegnersi del tutto. Lentamente cominciò a scendere a terra, cullata dal vento che aveva ripreso a soffiare, fino a posarsi a pochi metri dal ragazzo venuto per sorvegliare il cimitero. Toccò terra con un piede, poi l'altro. Allora suonò le ultime note, e infine allontanò il flauto dal viso.
Finalmente spalancò le palpebre. Le sue iridi erano bianche, candide quanto la sclera, divise da essa solo da un sottilissimo bordo nero.
Le pupille apparivano come due punte nere di spillo in quel mare immacolato.
Guardò Aang con un tenero sorriso, il flauto stretto fra le mani tenute dietro la schiena, e avanzò verso di lui qualche timido passo.
Parlò, e la sua voce era melodia quanto ciò che aveva appena suonato:



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«Ti è piaciuta la musica?»



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Era da poco scoccata la mezzanotte quando nella legnaia si udì un rumore di passi concitati, di legnetti spezzati, di vento che agitava lembi di tessuto. Dietro l'edificio che veniva utilizzato come catasta per i tronchi tagliati si delineò una figura più scura della notte, con le mani poggiate sul legno scheggiato della struttura per sporgersi appena oltre l'angolo e sbirciare. L'esserino pareva attratto dalla lanterna dello sconosciuto, e la fissava estasiato, combattuto dentro dal desiderio di avvicinarsi e rimanere nascosto. Per qualche minuto lottò contro quell'indecisione, tentando di muovere qualche passo in avanti solo per poi ritrarsi di scatto appena giunto accanto al labile confine tracciato dal cerchio di luce. Lanciava gridolini nel saltare indietro, prima spaventati, dopo poco divertiti, come se quello fosse diventato un semplice gioco. Si divertiva a sentire i ramoscelli scricchiolare sotto le scarpe, a indovinare lo sfarfallio della fiamma per poter evitare di entrare nel suo chiarore. Dopo un po' finalmente si sentì sicuro e uscì allo scoperto, facendosi cautamente avanti con movimenti lenti, misurati, cercando di non far rumore pur sapendo di essere in piena vista, con la luce che brillava sul volto chiaro.
Era una bambina sui dieci anni, i capelli biondo cenere lunghi fino alle spalle. Portava un modesto fiocchetto rosso sul capo che le legava una ciocchetta a sinistra e aveva una camicia bianca sopra cui vestiva un abito nero che le arrivava fino alle ginocchia; questo era stropicciato per il gran correre, e sporco di corteccia e di aghi.
La piccola si mise davanti alla lanterna, curiosa, a fissare la fiammella trattenuta dal vetro agitarsi di fronte ai suoi occhioni castani, tenuti spalancati per la meraviglia, come se la luce non le facesse male alle pupille. Ignorò completamente lo sconosciuto, legittimo proprietario dell'oggetto.
Per lei esisteva solo il fuoco, la luce, il suo calore.
Nient'altro.

Passò qualche minuto prima che la bimba distogliesse lo sguardo dal fuoco e lo rivolgesse verso lo sconosciuto. La sua espressione beata divenne insicura, e fece qualche passo indietro, guardando, crucciata, l'uomo. Lo scrutò negli occhi, forse per capire se avesse cattive intenzioni. All'improvviso, però, parve riacquistare sicurezza e si fece di nuovo avanti, verso la lanterna. Tese un braccio e la indicò.

«Po... posso rimanere?»

Volse gli occhi nuovamente sulla luce, lasciandosi abbagliare dal chiarore intenso, e un sorriso tornò a sbocciarle sulle labbra.



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«È così... bella.»






Mise una manina contro il vetro, ma la scostò immediatamente con un gridolino di sorpresa. Era caldo, bollente. Si guardò il palmo arrossato, incredula, sfiorando la pelle con le dita. Poi riprovò a toccare la lampada, questa volta con la punta di un indice, ma non riusciva a tenerla a contatto per più di qualche secondo prima di doverlo togliere e soffiarci sopra per raffreddarlo. Eppure pareva divertirsi in quello strano gioco.
Aprì la bocca, un interrogativo sulle labbra:

«Che cos'è... questa?»


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Era da poco scoccata la mezzanotte quando davanti alla cancellata la luce della lanterna si affiochì leggermente. Come un sole morente, le ombre da lei proiettate si allungarono e ingigantirono, e parvero raggi neri che si stagliavano in mezzo al suo chiarore rossastro. I rumori della natura si fecero innaturali, tetri, e persino il fruscio del vento sui rami degli alberi divenne una macabra melodia. Gli abeti, per un istante, tesero minacciosamente i propri rami in avanti con uno scricchiolio, puntando la figura della donna che faceva la guardia al cancello. Gli aghi di cui grondavano quelle braccia possenti sembravano tanti piccoli spilli affilati, pronti a trafiggere le carni, e il loro scintillio metallico era tinto di rosso sangue. Bramavano quella carne giovane, la volevano mordere, spolpare. La corteccia sui loro tronchi era deforme e scura, e ghignava in maniera orrenda e silenziosa, pregustandosi il pasto.
Ma questa visione non durò che un flebile istante, interrotta da qualcosa di ben più tangibile.
Qualcosa si aggrappò alle gambe della ragazza, stringendola con foga ma senza nessuna violenza.
Due braccia piccole, pallide, legate a un corpicino delicato. La veste bianca che lo copriva era strappata in più punti, dilaniata, i capelli lunghi e corvini agitati dal vento erano sporchi di polvere e aghi.
La bambina alzò lo sguardo sulla sconosciuta, gli occhi azzurri pieni di lacrime che la guardavano supplici.
Ma non parlò.

Il volto della bambina era sprofondato nel grembo della donna, abbandonato in singhiozzi disperati. Tremava completamente, come in preda a una forte febbre. Tra un singulto e l'altro cercava di pronunciare qualcosa, ma le parole le si impastavano in bocca assieme alle lacrime, e tutto ciò che si udiva erano suoni sconnessi.

«Tu... non...»

Le mancò l'aria, e alzò il capo per tentare di respirare. Aveva il viso paonazzo, lucido per il pianto. Si mise a tossire.

«Devi... andartene...»

Uscì in un bisbiglio sottile dalla sua gola. Ingoiò faticosamente un bolo di saliva densa.
Poi parlò, la voce strozzata:




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«Non hai paura di morire?»




_____________________





QM POINT



-Cimitero

Dopo un improvviso bagliore che illumina l'intero cimitero, una bambina appare levitando dalla fontana centrale e comincia a suonare un flauto traverso. Dalle tombe spuntano spiriti che danzano attorno a lei e la raggiungono in spirale. Quando smette di suonare si avvicina a te e ti rivolge quella domanda.
Il tuo intuito (leggasi: auspex) ti suggerisce che è tranquilla, animata da buone intenzioni.

-Legnaia

Una bambina spunta dal bosco e si mette a fissare la lanterna. Se stai tenendo la lanterna per terra, si china su di essa e si mette a fissarla. Nel post ho messo che la tocca autoconclusivamente, se vuoi opporti scrivimelo in confronto.
Infine ti rivolge una domanda.

-Cancello

Una visione improvvisa sorprende Andrea: gli alberi paiono assalirla. Tuttavia l'allucinazione è interrotta dall'arrivo di una bambina che l'abbraccia e, piangendo, le consiglia di andarsene.
E anche lei rivolge una domanda.

In questo post descrivete la vostra permanenza nei luoghi di guardia fino a mezzanotte, poi gli avvenimenti sopra descritti.

Vorrei che eventuali dialoghi con i bambini li facciate nel post di confronto. Tutte le domande/azioni/ecc. scrivetele lì e io vi risponderò. Come nel secondo post, in sintesi.

Avete sei giorni da adesso.
 
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Yvenna
view post Posted on 3/2/2013, 19:41




CHILDREN

Chapter I - Once upon a Time...

Dal randevouz al centro della piazza erano passate già alcune ore, Andrea non si era mossa dal suo cancello e cercava di scrutare nella totale oscurità qualche movimento, qualcosa che potesse spingerla ad agire, dato che restare in quella posizione immobile non si confaceva al suo stile. Ma, come una profezia biblica malfatta, scrutando l'oscurità per l'ennesima volta le parve di notare del movimento. Non era qualcosa di razionale, non era una creatura notturna a caccia, erano rami e fronde che si muovevano deboli ma inesorabili quasi come se stessero per staccarsi dalle radici e correrle addosso mulinando rami pieni di aghi acuminati. D'istinto portò la mano sulla schiena afferrando lo spadone e liberandolo dal fodero, preparandosi alla battaglia. In quel momento, col cuore che le batteva forte sotto l'acciaio della corazza, riuscì a comprendere il motivo per cui nessuno sano di mente era rimasto li a far da guardia: l'intera foresta pareva essere un aborto di malignità pronta a fiondarsi sul primo disgraziato di turno, decisamente poco invitante come prospettiva, anche per il più coraggioso dei contadini. Strinse l'elsa della spada con la mano destra e, pochi istanti prima di avvicinarsi alla foresta fronteggiandola con il cuore in gola, qualcosa le si gettò sulle gambe singhiozzando e respirando come in preda ad una aritmia violenta.

Andrea trasalì a quella visione: una creatura piccola ed innocente, con le vesti a brandelli ed i capelli scuri, stava singhiozzando così forte da non riuscire ad aprire bocca trattenendole le gambe in una maniera tale che solamente piegandosi e facendole scudo col proprio corpo riuscì ad allentare. - Calmati piccola! - Andrea poggiò una mano sulla testa della bambina, il guanto di ferro le tremava appena in preda alle emozioni di gioia e di rabbia, non riusciva a credere che qualcuno potesse aver fatto del male ad un essere tanto piccolo ed indifeso come quello. Deglutì a fatica cercando di far uscire la voce più rassicurante e serena possibile. - Respira, lentamente, ora sei al sicuro. - Le tolse alcuni aghi di pino dalla testa, si accorse che stava tremando così forte da essere quasi sotto shock. Doveva impedirle di cadere ancora più nel limbo di terrore in cui qualcuno l'aveva spedita, quella bambina, quindi continuò a parlarle nella speranza che una voce amica la tranquillizzasse almeno un poco. - Non ti preoccupare per me, sono venuta qua per aiutarvi, dove eri? Sei stata catturata e sei fuggita? - Un occhio della paladina era sempre gettato alla foresta, non avrebbe abbassato la guardia in quel momento, magari era uno stratagemma di qualche infame quello di lasciare andare una piccola a quel modo per distrarre i difensori e sopraffarli all'improvviso. Non doveva succedere.

«No, tu... -singhiozza- tu non capisci... mi ha preso Piper, sta venendo qui... scappa!»

La piccola stava facendo uno sforzo leggendario anche solo per abbozzare qualche parola. Andrea le passò il braccio sinistro dietro alle ginocchia tirandosela in braccio e alzandosi in piedi. In quel modo avrebbe potuto muoversi velocemente e impedire a qualsiasi cosa di strapparle la piccola dalle braccia: alzò la spada in posizione di difesa contro la foresta, cercando di non dare a vedere alla sua nuova protetta quale fosse il suo reale, preoccupato, stato d'animo. - Chi è Piper? Un orsetto di pezza? Un Cagnolino? Cerca di calmarti piccola, se viene qui ci penserò io a proteggerti. - La guardò con gli occhi celesti per un solo istante, sorridendole nel modo più caloroso possibile col viso incorniciato dall'elmo con la celata aperta. La paladina iniziò ad indietreggiare verso il portone, cercando di tenere la zona di pericolo sotto stretto controllo, pensando che nulla sarebbe potuto arrivare dal cancello alle sue spalle. Per qualche istante le balenò in testa anche la possibilità di lanciare un urlo di quelli allucinanti, tale che nessuno avrebbe potuto dire "ma non l'ho sentito!", eppure si trattenne: se il rapitore della piccola era in giro allertarlo del tutto non avrebbe giovato, lui stava inseguendo la piccina, ma magari non si aspettava di trovare qualcuno di più coraggioso dei braccianti locali a far la guardia. Indietreggiò ancora, un paio di istanti e poi sarebbe riuscita ad entrare.




CITAZIONE
NOTE
Basso: 6% Medio: 12% Alto: 24% Critico: 48%
Capacità Speciali: 1 Tenacia (Umana)
Stato Psichico: Preoccupata
Equipaggiamento:
• Flamberga - Spada bastarda a una mano e mezza [Impugnata ad una mano]
• Armatura - Mezza armatura [Indossata]
• Balestrino a una mano [Sul fianco]
Passive Sfruttate (Sintetizzate):
• The Last Valkyrja - Passive Absolute Defence I&II per le difese rapide a 360° e Rapide.
• Hildegard of Asgranor - Passiva Raziale di timore dell'Avatar
Notazioni: Dopo un iniziale spavento, parlo con la bambina cercando di non farmi distrarre, la prendo in braccio e provo a rientrare, in ipotetica, nel cancello.
 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 5/2/2013, 01:35




Cimitero
Apparizioni nella notte


La notte si prospettava fredda ma tranquilla.
Ogni tanto faceva una passeggiata tra le lapidi, immaginando i visi di coloro che le abitavano: uno di loro poteva essere stato un mercante, un altro un boscaiolo, un altro ancora un fabbro.
Ogni volta però tornava sempre alla fontana, e lì si fermava a osservarne le forme, prima di riprendere dopo qualche minuto la sua ronda.

...

Era quasi mezzanotte quando accadde.
Ad una ad una, le lapidi e le croci parvero accendersi di una luce spettrale, tendente all'azzurro: da esse si levarono in volo, spinte dalla brezza notturna, forme eteree, forse spettri di coloro che riposavano sotto la terra soffice. Aang rimase immobile, impietrito da quella manifestazione così insolita; cercava di coglierne i dettagli con gli occhi, ma i suoi sensi gli dicevano di non avere paura.
Nonostante questo, strinse il bastone di fronte a sè, pronto ad affrontare problemi inaspettati.

Le luci danzavano grazie alla spinta del vento, al canto degli uccelli di bosco, al frinire degli insetti notturni. Aang continuò ad osservare quelle ombre eteree, girando su se stesso per osservare tutto il cimitero, finchè i suoi occhi riuscivano ad arrivare. La danza durò ancora qualche secondo, poi il tempo parve fermarsi: i suoni lasciarono spazio al silenzio, il vento cadde, e l'aria immobile come in attesa di qualcosa. O qualcuno.

E ora cosa sta succedendo?

Come in risposta una luce si accese alle sue spalle, dalla vasca più alta della fontana.
Aang si voltò rapido per affrontare quell'ennesima stranezza ma... era solo una bambina.
Il primo pensiero che balenò per la testa del monaco fu "candida", perchè quella piccola apparizione non era che la personificazione di quella semplice parola.
La sua pelle era bianca come latte, illuminata da una luce celeste che irradiava la sua intera figura. I capelli, lunghi fino alla vita, sembravano una cascata di ghiaccio che l'avvolgeva come una gelida coperta.
I suoi occhi era bianchi, se non per le pupille, due puntini neri che lo guardavano, ridenti.
E tra le sue piccole mani un flauto, d'avorio anch'esso, che prima baciò e poi iniziò a suonare.

Dalle tombe si levarono piccole fiammelle di luce celeste: come se non avessero aspettato altro che quella melodia, iniziarono a danzare nella brezza che si era levata con la musica, levitando leggiadre verso la bambina. E mentre loro salivano, sparendo alle sue spalle, la piccola scendeva senza peso, continuando a suonare il flauto ad occhi chiusi, concentrata per non interrompere quella strana armonia.
Continuò a scendere finchè anche l'ultima luce non sparì sopra di lei: solo allora stacco le labbra dal suo strumento e guardò Aang, che era rimasto immobile ad ammirarla per tutto il tempo.

Uno... spirito?

Il monaco non disse niente, perciò fu la bambina a parlare per prima, con una voce che sembrava musica così come quella che aveva appena finito di suonare:

« Ti è piaciuta la musica? »

Una domanda all'apparenza semplice, ma che spiazzò Aang: la bambina tuttavia non gli sembrava potesse nascondere qualche trucco, il suo intuito glielo aveva sussurrato all'orecchio della mente per tutta la durata della musica. E lui si fidava spesso di quei consigli. Si schiarì la voce, per poi mormorare:

« Era... bellissima. »

La melodia era stata veramente bella, ma tutto il resto era troppo strano per essere definito "normale". Così si prese di coraggio, deglutì e le pose la domanda che si era fatto non appena l'aveva vista scendere giù levitando dalla fontana:

« Chi sei... tu? »



Diario del Monaco
Comprensione





Cs totali: 4 (2 in Percezione; 2 in Intuito)
ReC: 325 ~ AeV: 125 ~ Perf: 200 ~ Perm: 350 ~ Caem: 200
Basso 2% ~ Medio 7% ~ Alto 17% ~ Critico 37% ~ Mortale 77%

Energia attuale: 100%
Consumi utilizzati: //

Condizioni fisiche: Illeso.
Condizioni mentali: Illeso.

Bastone del Manipolatore: impugnato nella mano destra
Balestra: 15/15 - appesa alla cinta



Passive in uso:

CITAZIONE
Controllo Passiva razziale umana
Meditazione. Disciplina. Controllo. Capacità richieste a tutti i novizi quando iniziano a muovere i primi passi nel difficile mondo della manipolazione. L'addestramento però, non consiste solo in prove mentali e spirituali, ma consta anche di interminabili prove fisiche mirate alla perfezione dei corpi degli iniziati. I manipolatori usciti da questa parte dell'iniziazione sono così talmente resistenti da non svenire in condizioni critiche, come quando si trovano sotto il 10% delle energie. Nonostante i pericoli, ogni monaco sa che serve un involucro perfetto per la magia perfetta.

CITAZIONE
Intuito Prime due passive del dominio Auspex
La meditazione è una pratica indispensabile per ogni uomo che voglia intraprendere la via del Flux: la concentrazione e il controllo di sè sono basi indispensabili per la Manipolazione, anche se non sono gli unici vantaggi derivanti da tale applicazione. Dopo anni di intensi allenamenti, Aang ha oltrepassato il limite dei sensi umani, arrivando a percepire anche le auree di ogni essere vivente che lo circonda, indipendentemente che sia nascosto o meno. Un potere che ha sviluppato a tal punto da renderlo in grado di capire anche l'allineamento del soggetto preso in esame, permettendogli di capire a grandi linee le sue intenzioni: odio o paura non potranno più essergli nascoste, tradimenti o eventuali antipatie saranno per lui leggibili come in un libro aperto.

CITAZIONE
Onniscienza Terza passiva del dominio Auspex
Elevazione spirituale, occhio della mente o conoscenza assoluta. Comunque la si voglia chiamare, l'arte monastica basa le sue tecniche su una profonda conoscenza di se stessi e dell'ambiente circostante. La propria essenza diventa solo il mezzo tramite cui conoscere il tutto, che ogni monaco di alto grado può applicare semplicemente toccando un oggetto o una persona dotata di poteri. Come se lo avesse studiato per mesi, Aang sarà in grado di capirne le capacità e discernerne le caratteristiche. Un potere degno di un dio, concesso a chi ha raggiunto le vette più elevate della via monastica.

CITAZIONE

L'IMMORTALE INDICA LA VIA
sii saldo come una roccia .

«Conoscere l'altro e se stessi –cento battaglie, senza rischi; non conoscere l'altro,
e conoscere se stessi –a volte, vittoria; a volte, sconfitta; non conoscere l'altro, né se stessi –ogni battaglia è un rischio certo.»


La prima regola codificata dal Maestro è conoscere gli altri e conoscere sé stessi: solo da questa doppia conoscenza può derivare la necessaria saggezza per arrivare alla vittoria ancor prima di aver ingaggiato la battaglia. Lo spirito stesso di questa regola è infuso nella pergamena, tanto che chi ne entra in possesso ed è in grado di leggerla e comprenderne gli insegnamenti, riceve l'indicazione per la via della Vera Saggezza. Questo si traduce in una resistenza mentale fuori dall'ordinario, dovuta alla profonda conoscenza che si tramuta in padronanza di sé e dei propri mezzi. La mente del guerriero diviene resistente, e benché possa ancora essere intaccata, egli non ne proverà alcun dolore. [Passiva - Resistenza fino ad un ammontare di 2 Mortali Psionici. Passiva - Immunità dal dolore psionico.]


Attive in uso: //

Azioni:

Come scritto in confronto, assisto alla scena, poi le rispondo e le faccio una domanda. :v:

Note:

Ora sono curioso però. :glare:

 
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view post Posted on 7/2/2013, 16:48

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C'era una volta...


Ciò che accade quando l’orologio del tempo oltrepassò la mezzanotte fu qualcosa che colse di sorpresa Morpheus. Nelle prime ore di guardia non accadde pressoché nulla, i minuti scorsero lenti nella monotonia di un paesaggio statuario. I rumori dei gufi e dei grilli erano l’unico suono che si udiva, e il risveglio della fauna notturna, che cacciava nel buio della notte, erano gli unici movimenti che si percepivano al di là della legnaia e nel cuore della foresta. Lo stesso Morpheus rimase bloccato nella stessa identica posizione per tutto il tempo, adagiato su scomodi pezzi di legno, pareva più che una persona un cimelio regale tutto ricoperto d’oro. Rimase bloccato a osservare la mutevolezza del fuoco che danzava, come una fata, all’interno della lanterna poggiata al terreno. Un piccolo bagliore candido, luce aranciata che colorava il buio. Nella foresta si avvertirono dei rumori, piccoli e a malapena udibili. Passetti leggeri che premevano contro il terreno, che spezzarono i rametti, poi, dopo un attimo d’attesa, come se la curiosità della creatura avesse vinto sulla prudenza, una figura minuta uscì dagli alberi. Una bambina dalla candida pelle diafana, i capelli fluenti color oro che cadevano a cascata sulle spalle, avanzò adornata solo di un vestitino nero e di un fiocchetto rosa adagiato sulla testa. Morpheus osservò in silenzio la bambina, scrutando ogni particolare per cercare di capire chi aveva di fronte, perché qualcosa, come un sesto senso che cresceva dentro il suo animo, gli urlava di non fidarsi. L’innocente bambina parve inizialmente nemmeno accorgersi della presenza del dragone, i suoi grandi occhi castani erano piantati sulla fiamma, il riflesso del fuoco baluginava dentro i suoi occhi assumendo forme variegate e mutevoli. Quando la bimba alzò gli occhi, e gli sguardi si incrociarono, il suo viso cambiò in un’espressione di insicurezza, indietreggiò guardandolo torvo. Morpheus sorrise, quasi a voler rassicurare la bimba, ben consapevole che stava letteralmente sfidando il destino.

« Po... posso rimanere? »

Morpheus acconsentì muovendo il capo in maniera quasi impercettibile, ma la bambina parve nemmeno accorgersene. Come un pezzo di ferro attratto da un magnete, così la bambina parve essere attratta solo dal fuoco all’interno della lanterna.

« È così... bella. »

La bimba poggiò il palmo della manina sulla lanterna, togliendola immediatamente dal vetro, quasi sorpresa che era caldo, come se prima di allora non avesse mai visto una lanterna. Poi poggiò l’indice e lo lasciò per alcuni secondi e infine tolse anche questo, la pelle si era arrossata, e la bimba soffiò per raffreddarlo.
«Che cos'è... Questa? » Erano le parole di una creatura innocente, di una creatura che tardava ancora a conoscere le malefatte e le sembianze di quel mondo. Il fuoco d'altronde poteva essere usato come arma, ma quella bimba lo vedeva come un bene prezioso, come una cosa stupenda. Niente di cui aver pauram solo una risorsa per migliorare il mondo, per migliorare la vita.
« Si, puoi rimanere. » Morpheus fissò la bambina davanti ai suoi occhi, la vide nella sua candida purezza, eppure non riusciva davvero a fidarsi, c'era un sesto senso, un sentimento all'interno del suo cuore che gli urlava qualcosa di tremendamente sbagliato, era improbabile che avesse ritrovato una bambina già la prima notte quando nessuno per mesi non ne aveva visto traccia. Ma decise di restare al gioco per il momento, per vedere dove tutto ciò lo avrebbe portato.
« Questa? » Morpheus osserva la lanterna nella sua mano, « è un lanterna, serve per fare luce. »
Morpheus sorrise, « da dove vieni? » sospirò, « ma soprattutto, cosa sei? » Perché no, qualcosa gli gridava che la bambina non era reale. Non era semplicemente umana, forse qualcosa di più.
Il dragone sorrise cercando di instaurare la fiducia nella mente della bimba, gli allungò una mano per metterla a proprio agio, ben consapevole che in occorrenza sarebbe scattato come un felino. Gli occhi blu si illuminarono, la mano restò tesa verso il corpicino, il sorriso squarciò il suo viso. Chissà come i suoi compagni se la cavavano negli altri appostamenti. Chissà se anche a loro stava accadendo qualcosa di strano.


CITAZIONE

Morpheus Somniorum Illusio Caeli et Draconem


4 cs intelligenza


Energia: 97%
Status Fisico: //
Status mentale://

Abilità attive:

Abilità passive:
Il drago blu, come tutti i draghi, possiede una forza fuori dal comune, difatti, sia in forma umanoide che in forma draconica, qualsiasi arma, oggetto, che per altri sarebbe impossibile da smuovere, Morpheus sarà in grado di alzarlo con il minimo sforzo [Passiva personale]. Un drago, altresì, può cambiare la sua forma da draconica a quella umanoide, senza nessun impedimento esterno, non importa se giorno o notte, l'unico fattore davvero rilevante è il volere dello stesso drago, in quanto una creatura così letale raramente decide di dare un vantaggio all'avversario trasformandosi nella sua forma più miserabile [Amuleto ombra]. Qualunque essere, al cospetto di un drago, impallidirebbe. Indipendentemente dall'allineamento, indipendentemente dall'essere o meno in forma draconica, le altre razze diffideranno dal fidarsi, e in ogni caso, ogni essere avvertirà un lieve timore, purché questo non sia un esemplare della propria razza o di un demone, creature per certi versi similari a loro, e che sia di energia pari o inferiore all'agente [Abilità raziale]. Il drago, inoltre, grazie alla grande energia presente nel suo corpo potrà utilizzare qualsiasi sua tecnica, indipendentemente dalla natura, risparmiando il 3% sul consumo totale normalmente previsto. Se tale risparmio dovesse abbassare il consumo di una tecnica allo 0% o meno, il consumo totale della tecnica rimarrebbe fisso all'1% [Pergamena risparmio energetico].
Inoltre, il drago grazie alla sua conoscenza fuori dal comune, non ha più vincoli riguardanti le illusioni . Egli è talmente dotato da poterle castare istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere perchè la quasi totalità delle tecniche illusorie si attivi all'istante. [Passiva I livello dominio illusionista]. E grazie alle sue ampie conoscienze Morpheus ha la possibilità di risparmiare energie Per questo ogni sua tecnica illusoria, di manipolazione o di evocazione illusoria, avrà il costo abbassato del 5%. Se una tecnica scendesse al di sotto dello 0%, il costo sarà automaticamente dell'1%. Questo effetto non è cumulabili ad eventuali altre tecniche di risparmio energetico [Passiva II livello dominio illusionista]. Arrivati a questo punto le conoscenze di Morpheus lo rendono un illusionista di primo livello, in grado di rendere tutte le sue tecniche illusorie o manipolatorie di un livello superiore. Ad esempio una tecnica Media provocherà danno Alto, una alta danno Critico e le tecniche di costo critico provocheranno un danno Mortale. Non c'è variazione nella potenza delle tecniche, ma solo nel danno risultante. [Passiva III livello dominio illusionista]

– Impact.
Un’arma di queste proporzioni non potrebbe essere impugnata da nessuno che non possegga una forza straordinaria. Il suo peso è considerevole, la lega metallica che lo compone è di una densità tale da non rassomigliare ad alcuna già presente sul continente. Ma chiunque riuscirà a far uso di un’arma simile, saprà certamente come utilizzarla. Ad essa è infatti legata una catena, e sfruttando principi basilari della fisica come forza centrifuga e gravità, fintanto che l'arma viene impugnata dal proprietario essa dona 1 CS aggiuntivo alla potenza fisica. {Abilità passiva}

Kajera
È la lama che infrange i legami. Ella si sazia dell'ardimento dei cuori, di qualunque tipo esso sia. Ella brama, invero, di rifrangere ciascuno di quei vincoli intensi, sussurrando direttamente negli animi delle sue vittime di quanto ogni vita donata a qualcun'altro altro non sia che la debolezza di un cuore che rinuncia alla propria dignità. Per farlo, però, deve poter comprendere ove colpire, oltre che chi colpire, naturalmente. Kajera, infatti, permetterà al suo portatore di scrutare nei cuori di coloro che amano, soffrono o vivono un sentimento, un legame di affetto di qualunque tipo e genere. Tale legame apparirà agli occhi del portatore che una scintilla che brilla nell'animo di chiunque, potendo finanche comprendere se due scintille, se ammirate insieme o distintamente, siano o meno legate l'una all'altra. Invero, però, ammirare una scintilla non farà comprendere comunque mai la natura del legame o il nome della persona con cui il legame esiste, avvertendolo unicamente della sua esistenza e, al massimo, della reciprocità del contatto. [Passiva, il portatore potrà vedere nel cuore di ciascuno la presenza o meno di un qualunque legame affettivo, di qualunque tipo questo sia, senza - però - poter conoscere con tale potere la natura o la storia dello stesso. Qualora il portatore veda due o più persone, inoltre, potrà comprendere se il legame che esiste nei loro animi le vincola l'una all'altra o meno. Inoltre, il portatore potrà vedere in ciascun avversario ogni scintilla per ciascun legame, per quanto grande o piccolo esso sia, in quando brilleranno di intensità variabile a seconda della forza dell'affetto.]

Behold my true form.
Il Cristallo che ha dato potere a Stormbringer originò dal corpo di un drago, ma la sua lama si macchiò del sangue dell’ultimo uomo immortale. Due creature unite da una stessa promessa e da uno stesso destino, capaci di scegliere la morte. Alla presenza di ciò che resta del loro patto i draghi, gli angeli e i demoni potranno solamente inchinarsi, poiché nessuno di loro è all’altezza di coloro che li hanno preceduti. Sarà quindi impossibile per costoro assumere la forma draconica o la forma di avatar fintanto che Stormbringer sarà fuori dal fodero [Passiva]


– Tail.
Nonostante ciò, Ramhat è tutto meno che poco visibile. Un diametro di tre metri di ineguagliabile metallo, una catena così robusta da poter reggere forze e tensioni impressionanti. Così come uno stocco è agile e maneggevole per merito di forma e peso, così una sfera di tali proporzioni sarà poco pratica nonostante la forza di cui si possa godere. Le traiettorie che percorrerà fino a impattare sull’obiettivo saranno lineari e quasi prevedibili all’occhio di un eventuale avversario, che avrà così il tempo di rizzare una difesa più o meno stentata. Questo malus agisce sulle tecniche e gli attacchi fisici portati con Ramhat, a meno che non vengano occultati a loro volta da particolari tecniche. Forza bruta a determinabilità, uno scambio più che equo. Dopotutto ogni cometa ha la sua coda. {Malus}

Note:
Niente da dire, posto corto, ma non c'era molto da scrivere.


Edited by Lud† - 8/2/2013, 09:09
 
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Alb†raum
view post Posted on 9/2/2013, 16:08





C'era una volta...








La bambina guardò Aang negli occhi con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra, passandosi al contempo una mano fra i lunghi capelli chiari. Era arrossita leggermente, felice di quel complimento, e le punte dei suoi piedi si erano incontrate in un accenno di timidezza. Aveva volto lo sguardo verso il terreno sotto di sé, forse cercando le parole per dire qualcosa, per ringraziare, ma non le vennero in mente in mente. Aprì la bocca per balbettare un “grazie” stentato, ma fu un sussurro inudibile che venne coperto dalla domanda del ragazzo.

Chi sei... tu?

La bambina si sentì attraversare da un brivido violento e sollevò lentamente il capo. Non guardava più i sassolini disordinati sul vialetto, bensì il viso del ragazzo di fronte a lei, così scuro in confronto alla pelle candida della bimba. Gli occhi erano spalancati, vuoti, gelidi. Cominciò a tremare, dapprima leggermente, poi sempre più violentemente, come se un freddo glaciale le stesse intorpidendo le membra.
Le sue iridi, così candide, lampeggiarono di bagliori scarlatti, e finalmente rispose, ma con una voce ben diversa da quella con cui aveva parlato prima, che parve riecheggiare all'infinito nell'aria come un urlo fra le pareti di una cattedrale.

«Io sono Edel, rapita dagli spiriti.»

Il terreno di fronte alla piccola cominciò a essere percorso da piccole onde come uno specchio d'acqua. Sassi e terra parevano far parte di un fluido denso e opaco scosso da gocce che vi cadevano dentro con sempre più forza. Improvvisamente il cimitero si riaccese della sua luce azzurrina, ora più ostile e gelida che mai, e quel bagliore emanato dal corpicino della bimba, si tessè in tante piccole catene che sprofondarono in quel suolo deformato.
Una creatura evanescente emerse da quella polla con lentezza. La testa affiorò, bianca, lucida, perfetta, priva di un volto che deformasse il liscio di quell'ovale. Poi le dita, sottili e scheletriche, che si appesero alle catene che le venivano tese. Il resto del corpo apparve man mano che le braccia, simili a un fumo indistinto, scalavano gli anelli di ferro bianco.
Un'aura eterea disegnava attorno a quelle membra la sagoma dei muscoli e della pelle, ma in realtà essi non c'erano: dietro quei contorni vaghi, una foschia componeva le ossa sottili e i legamenti.

«Tu verrai con me.»

La bimba poggiò nuovamente le labbra sul flauto, ma questa volta la musica fu tetra, ostile, e non echeggiò la melodia del suo strumento soltanto, ma quello di mille altri la cui presenza era svelata solamente dal suono.

La creatura di nebbia si gettò sul giovane, i movimenti aggraziati come foglie scosse dal vento. Le sue mani sottili e appuntite mirarono ad accarezzarne gli occhi per ridurli a due orbite sanguinanti.



Xmqv4





La piccola annuì contenta quando Morpheus le disse che poteva rimanere, e quasi appiccicò il naso al caldo vetro della lampada per fissare meglio la fiamma. Aveva assunto un'espressione meno estatica e più felice: seguiva con movimenti della testa l'agitarsi delle lingue di fuoco e canticchiava fra sé e sé qualche filastrocca infantile di cui a malapena si riuscivano a capire le parole. Quando l'uomo le disse che l'oggetto che le piaceva tanto si chiamava “lanterna” si voltò verso di lui e mimò un grande “oh” con la bocca, stupita. La parole le rimase sulle labbra per qualche istante, e continuò a pronunciarla sommessamente, come per ricordarla meglio.

«Lanterna. Serve per fare luce.»

Luce.
Chissà cosa intendeva.

Lanterna. Lanterna. Lanterna. Lanterna. Lant...

«Da dove vieni? Ma soprattutto, cosa sei?»

La bambina si bloccò all'istante, la lingua ferma fra le labbra a metà di quella parola. Carezzava il palato senza riuscire a esprimere alcun suono, e sembrava anzi che la piccola avesse smesso completamente di respirare.
Un vento gelido cominciò a soffiare fra i capelli biondi della piccola, scompigliandoglieli disordinati, e il fiocchettino rosso che le legava i capelli si sciolse e volò via, perdendosi fra i tronchi degli alberi.
Ma la bambina parve non farci assolutamente caso, e continuava a fissare Morpheus impietrita con la stessa intensità con cui prima aveva osservato la fiammella, ma senza la stessa gioia.

«I... sa... be... lle...»

Pronunciò, lentissima, come a concludere la parola che aveva iniziato. Non fu che un sussurro inudibile, quasi coperto dal vento.
I suoi occhioni si accesero di un cremisi brillante persino alla luce della lanterna. Le pupille diventarono fessure ferine.

«Io sono Maddalena, reclusa nell'oscurità.»

La fiamma della lanterna si spense all'improvviso, e ogni cosa cadde nell'oscurità più completa. Luna e stelle non illuminavano più la legnaia, inghiottita in un'enorme bolla nera in cui a malapena si riuscivano a sentire i suoni esterni. Il sottobosco scricchiolò leggermente sotto i piedi della bambina che si muoveva da qualche parte lontano da Morpheus, non vista. Poi ogni cosa cadde nel silenzio.
Solo una voce cupa echeggiò nell'aria.

«Tu verrai con me.»

Qualcosa sferzò al fianco del drago con un sibilo leggero e schioccò sul terreno poco distante da lui. A quella frustata ne seguì un'altra, e un'altra, e un'altra ancora, sempre più vicine.



Xmqv4





Rami spezzati. Foglie scosse rapidamente. Lo scricchiolare insistente di terra smossa, muschio strappato, corteccia calpestata. Un ansare profondo e rumoroso, affaticato. Il respiro di qualcuno che corre con tutte le proprie forze.
Una sagoma scura uscì dall'intrico di tronchi e rami trascinandosi dietro una nube di detriti. Veloce, irruppe nel sentiero che portava al cancello, e raspando furiosamente corse alla schiena della donna e della bambina, fermandosi con un balzo di fronte all'entrata del villaggio per bloccare loro la strada.
Era un enorme lupo dal pelo nero e gli occhi che luccicavano di rosso. La parte superiore del suo corpo era possente, e le sue zampe anteriori apparivano quasi come braccia dotate di mani artigliate, piuttosto che gambe. Tra le fauci che ringhiavano cupamente era stretta una palla di pelo bianca e fradicia di saliva densa. La creatura la lasciò cadere nella polvere per liberare zanne affilate.
La bambina, stretta fra le braccia di Andrea, lanciò un urlo disperato guardando come quel coniglietto di peluche veniva sputato in un bolo disgustoso.

«Piper!»

Il lupo le latrò contro, feroce, mostrandole l'affilata e candida dentatura.
Le zampe posteriore dell'animale si rannicchiarono, pronte a spiccare un balzo e attaccare. Ma non lo fece subito.
Una voce umana, infantile, uscì da quella bocca.

«Io sono Samuel, divorato dalle fiere.»

C'era qualcosa di triste nel tono di quelle parole, e così anche negli occhi dell'animale quando le pronunciò.
Chiuse gli occhi ferini e incassò la testa fra le enormi spalle, come se un'improvvisa fitta al capo l'avesse colto.
Infine, con un ruggito, si lanciò contro la bambina stretta fra le braccia della donna.

«Tu verrai con me.»






_____________________





QM POINT


Finalmente azione. Scusatemi per avervi annoiato nei turni precedenti.

Aang-Morpheus:

Le vostre domande risvegliano qualcosa nei bambini, che diventano improvvisamente aggressivi e vi attaccano. Scriverò avanti le tecniche che utilizzano in questo primo turno, ma voi non dovrete limitarvi a difendervi e contrattaccare: il vostro compito è quello di scrivere un autoconclusivo contro questo avversario. Scegliete liberamente tecniche e strategia di questi png, ma considerate la caratterizzazione che ho dato loro. Altre indicazioni che vi do sono:

-Se volete instaurare un dialogo/parlare/fare domande, scrivetemele in breve assieme alla situazione in cui le ponete e io vi risponderò.

-I bambini lottano fino alla morte. Vostra o loro.

-I vostri avversari hanno pericolosità inferiore di un grado alla vostra.

-Sentitevi liberi di usare le vostre risorse, ma fate un buon lavoro: le energie che vi restituirò nel prossimo turno saranno in proporzione alla vostra bravura.

-Avete sette giorni e un'eventuale proroga di tre giorni per scrivere.


L'avversario di Aang utilizza le seguenti due tecniche:

CITAZIONE
Lifehunt Spectre – Il nesso fra Edel e gli spiriti dei morti è tanto saldo che essi scelgono di obbedire ai suoi ordini senza opporre resistenza. Se chiamati, si materializzeranno in una figura evanescente assomigliante all'aspetto che avevano avuto un tempo, quando erano in vita. Saranno disposti a combattere fino a che i danni del proprio corpo non raggiungono il medio, dopodiché spariranno nel nulla.
Evocazione a costo alto – 8 CS in velocità, resistenza media – 2 turni

Orfeo – Leggende lontane narrano di un poeta dal canto tanto dolce da poter ammaliare persino gli dei dell'oltretomba e gli spiriti dei morti. Eppure, nonostante questo potere, egli non riuscì a salvare la propria amata. Chiunque oda la triste musica che compose sopraffatto dal dolore terribile di quella perdita si sentirà travolgere da un malessere analogo e da una tristezza indicibile, poiché diverrà improvvisamente conscio della caducità della vita e dell'eternità della morte.
Tecnica psionica a costo medio – Danno medio di depressione psicologica

L'avversario di Lud usa le seguenti tecniche:

CITAZIONE
Nightmare – Maddalena oscura completamente una zona del campo di battaglia con una bolla di oscurità impenetrabile. Lei sarà capace di vedere normalmente all'interno di essa, ma i nemici saranno accecati finché permane.
Tecnica a costo medio – oscurità bassa per due turni.

Nightingale's song – Un canto suona fra gli alberi di notte, una melodia dolce come una ninna-nanna, nata dai rami scuri degli alti abeti. Un piccolo usignolo chiama impaurito la sua mamma, ma nessuno gli risponde. E lui perduto nell'oscurità continuerà a cantare per farsi coraggio, finché gli artigli del gufo non spegneranno quelle dolci note.
Tecnica a costo Alto, danno Alto – tentacoli di oscurità sorgono dal terreno e sferzano tutt'intorno a loro per ferire.

Andrea

Analogamente a Lud e Paracco, dovrai scrivere anche te un autoconclusivo, ma leggermente diverso: il lupo mannaro, infatti, non bersaglia specificatamente te, ma la bambina che stringi fra le braccia. Se questa subisce un danno Critico o decidi di lasciarla sola, termina immediatamente il post, ma considera che qualora lo facessi è come se tu avessi subito un Mortale. Puoi frapporti liberamente per subire i colpi al posto suo o difenderla con le tue tecniche.
Per te valgono le stesse indicazioni che ho dato ai tuoi compagni.
Le tecniche del tuo avversario sono:

CITAZIONE
-Sprint: un predatore non è solo una fiera che attende, silenziosa, la propria preda per ucciderla. Non è solo brutalità sanguinaria e fame, ma anche grazia, bellezza e velocità. Un animale braccato non vedrebbe altro che un lampo nero prima delle zanne chiare strette attorno al suo collo. Un inconsapevole vittima non sentirebbe che un sommesso scricchiolio prima del dolore delle proprie viscere liberate dal ventre.
Non è solo un essere che vuole nutrirsi.
È una creatura modellata per ammazzare.
Tecnica media – powerup di 4 CS alla velocità per un turno

-Lustful Bite: Quando un lupo morde, si dice che non lasci la presa nemmeno da morto. Ogni tentativo di liberarsi da quella stretta dolorosissima è inutile: non medicina, né tecnica o magia riescono a riaprire quelle fauci così saldamente avvinghiate alla carne. Molti cacciatori tagliano la testa all'animale, ma i denti rimangono lì, conficcati, perle chiare incastonate nella carnagione rosea che ricorderanno loro per sempre il dolore di quel morso. Altri seppelliscono assieme al lupo quel pezzetto di carne a cui tanto appassionatamente era legato.
Tecnica Alta, danno Alto – Un morso poderoso che causa danni ingenti.


Edited by Alb†raum - 9/2/2013, 18:06
 
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Yvenna
view post Posted on 11/2/2013, 13:03




THE BEAUTY AND THE BEAST

Chapter I - Once upon a Time...

Ed eccolo, il rumore inconfondibile di qualcosa di pesante e veloce che si muoveva tra la boscaglia nel nero più assoluto, mentre la piccola di cui Andrea non conosceva nemmeno il nome tremava come una foglia nella stretta sicura della paladina. Un lupo, enorme e dal manto ombroso uscì dalle tenebre ringhiando e correndo rapido verso il cancello chiudendo la strada di fuga e fissando le sue prede con occhi scarlatti macchiati di un riflesso malato e insano. Non era un comune lupo di bosco, adesso Andrea lo poteva sentire e vedere a causa di quelle zampe anteriori tanto grosse da sembrare braccia muscolose. Quando la bestia sputò il peluche della bambina al suolo quella iniziò a strillare visibilmente scossa e preoccupata, la sua protettrice ci aveva visto giusto sul fatto che fosse una bambola ma questo non la rassicurava di certo da quel diavolo corvino che la stava fronteggiando e si leccava le zanne al solo pensiero di far un sol boccone della piccola bimba. Andrea alzò la spada pronta a rispondere alla minaccia conscia del fatto che con la sua piccola ospite tra le braccia avrebbe dovuto fare molta più attenzione a come agire, anche a costo di sacrificarsi per proteggerla.

La bestia si lanciò alla carica veloce come il vento e solo la prontezza di riflessi di una combattente navigata come Andrea evitò il peggio: quel mostro non aveva intenzione di colpirla direttamente ma di uccidere quell'anima pura che portava in braccio! Uno scudo di luce si formò davanti al muso del lupo, facendolo cozzare con forza sull'effige eterea di uno scudo con una testa di lupo stilizzata, vanificando quell'assalto furioso. Poteva sentire chiaramente il rantolare sommesso dell'animale pieno di rabbia e astio, desiderava dilaniare, lacerare e fare a pezzi quell'esile corpicino, come nemmeno il peggiore dei demoni avrebbe mai potuto immaginare. Un brivido percorse la schiena candida della paladina, proprio mentre le sue energie fluivano nella spada facendola brillare di luce propria, come una specie di torcia atta ad annichilire il male della bestia. - Passerai sul mio cadavere prima di farle del male, schifosa bestia immonda! - la voce d'infante che aveva udito poc'anzi l'aveva turbata, ma il suo addestramento le imponeva di non lasciarsi prendere dalle emozioni, come si era ripromessa appena entrata a Tannenwald, doveva rimanere lucida e combattere sino alla fine al meglio delle sue forze per uscirne vittoriosa. Il male avrebbe potuto assumere dozzine di volti diversi e voci infinite, ma Andrea era certa di dover difendere quella fanciulla, per colpevole che fosse, perché era quello il suo destino: proteggere gli altri.

La flamberga saettò velocemente verso la testa del mostro, sostenuta dal braccio robusto e sicuro di Andrea, ma il colpo mancò il bersaglio ritrovandosi a colpire l'aria lasciando dietro di se numerose piccole scintille bianco argentate. La velocità di quella creatura era a dir poco impressionante, ben oltre le potenzialità di Andrea e di qualsiasi altra persona che avesse incontrato sino a quel momento. Il cuore iniziò a pomparle rapidamente il sangue nelle vene in un misto di timore e adrenalina per la lotta. Colpì di nuovo, stavolta con maggiore decisione creando una semplicissima finta all'altezza delle zampe anteriori e tirando verso l'alto la lama a metà del percorso aprendo un taglio sul muso di quell'obbrobrio. Se non si fosse mosso tanto velocemente, con tutta probabilità, la spada gli avrebbe aperto la testa a metà, ma non era certamente quello il caso, tutt'altro. Andrea si ritirò di un paio di passi, la foresta era ancora dietro le sue spalle, nera e frusciante, ma non poteva fermarsi ad ascoltare nemmeno il sussurro sommesso della sua piccola protetta: il canide mannaro era di nuovo pronto all'assalto. La corsa era meno rapida di prima, ma non per questo meno insidiosa, piegò sulle zampe anteriori il proprio corpo e spiccò un salto all'improvviso, quasi sotto alla lama della paladina, cogliendola appena di sorpresa: una zampa artigliata si proiettò addosso alla piccola compiendo un movimento laterale rapidissimo, troppo rapido per riuscire a difendersi con uno scudo di origine magica, quindi la paladina girò rapidamente su se stessa, cercando di coprire col proprio corpo la fanciulla, e solamente quando sentì il metallo dell'elmo lacerarsi e la guancia sinistra bruciare dal dolore si rese conto di essere riuscita nel suo intento. Per ora.

Il sangue dalla guancia sgorgava copioso, la ferita non letale ma sicuramente fastidiosa e l'elmo dalla parte sinistra aveva i segni di due grosse unghiate, come se avessero semplicemente attraversato il metallo senza risentirne minimamente. Il lupo atterrò poco distante girandosi rapidamente per assaltare da basso, stavolta alle gambe della paladina, usando le zanne. Le fauci erano oscure, nere, solamente il candore più o meno accennato dei denti risaltava dalla cavità orale di quell'essere, il morso fu così feroce e forte che frantumò persino lo scudo magico che venne creato a difesa del polpaccio, permettendo così a quelle zanne di perforare il metallo degli schinieri e la carne al di sotto di essi. Andrea vacillò appena, facendo leva sull'altra gamba per non perdere l'equilibrio mentre il mostro la strattonava per cercare di buttarla a terra, avendo visto la quasi totale inutilità di colpire la bimba finché era in braccio a quella donna. Il sangue sgorgava sul terreno e dentro la bocca dell'animale, galvanizzandolo all'inverosimile mentre la piccola creatura indifesa ansimava terrorizzata dalla circostanza. Andrea avrebbe voluto coprirle gli occhi ed evitarle un tale orrore ma il dolore alla gamba era tremendo e doveva già fare uno sforzo disumano per non urlare, quindi alzò rapidamente la spada cercando di trafiggere il collo all'aggressore, dall'alto in basso, un colpo rapido e sicuro, ma anche questo non colpì in pieno il punto prestabilito grazie all'affascinante agilità posseduta dal licantropo. Per sua sfortuna, però, la lama proseguì la sua corsa finendo per centrare una delle zampe anteriori usate come perno per muovere il collo fuori dalla traiettoria mortale. Un profondo latrato, angosciante e potente quasi fino a far male alle orecchie, uscì dal muso dell'animale mentre cercava di ritrarsi in preda ad un misto di rabbia e odio. Andrea lo incalzò rapida, prima che potesse allontanarsi impedendole di muoversi agilmente a causa della ferita al polpaccio. Questa volta cercò un colpo di sgualembro, ma non classico, un colpo che portava con se le sembianze di un gigantesco serpente dagli occhi smeraldini con le fauci spalancate, che urlava sommessamente un mantra tetro e quasi incomprensibile, lo Skyrke ev verden, l'urlo del distruttore del mondo. E per qualche istante la bestia e la donna si invertirono di posto, solo per qualche misero attimo, ma la figura di Jormungand riuscì a fare breccia anche nella mente contorta di quella creatura maledetta che si ritirò istintivamente non riuscendo ad evitare il colpo di spada incantato che gli aprì un taglio trasversale sulle scapole, così vicino al collo che anche nella furia rabbiosa e nell'ignorare il dolore quella bestia si ritrovò a temere di non farcela.

- Non temere piccola, non ti succederà niente. - Non si aspettava una risposta, Andrea voleva solo cercare di rassicurare la sua protetta circa la fine di quello scontro, e di farla sentire al sicuro nonostante il dolore alla gamba non fosse poi così trascurabile ed il corpetto si fosse imbrattato del sangue che oramai iniziava a non sgorgare più dalla guancia, anche se la ferita continuasse a bruciare all'inverosimile. La bestia si ritirò, Andrea non poteva muoversi così velocemente e non poteva rischiare di esporre la piccola alle unghie di quel mostro, non poteva in alcun modo, quindi rimase in difesa attendendo come una preda zoppa il predatore. Ma anche il predatore, purtroppo per lui, aveva una zampa menomata: poteva ignorarne il dolore ed il sangue scuro che scorreva verso il terreno, ma non il tremito involontario dei fasci muscolari recisi, era un duello decisamente non alla pari quello, Andrea poteva contare sul favore dei suoi antenati e su scudi che quella bestia non aveva mai visto, eppure anche lei sanguinava ed una sola distrazione avrebbe significato al fine di tutto. Il manto scuro ripartì, più lento ma non meno pericoloso, ed anche se incerto sulle zampe trovò la forza per saltare verso la bambina con un ultimo tentativo di strapparla dalle grinfie di quella lattina bionda che la proteggeva con tanto coraggio e passione. Un'ala di corvo dalle piume luminescenti si allungò sulla piccola rimbalzando il canide sul terreno e lasciandolo a ringhiare come un cane rabbioso e solitario. Si girò di nuovo, di scatto, ululando in preda alla sete di sangue più assoluta, e saltò dritto contro la spada di Andrea.

In quegli occhi così malvagi e malevoli c'era qualcosa di particolare, qualcosa di più che la paladina non riusciva a cogliere nell'immediatezza di quei pochi istanti prima che le enormi fauci si chiudessero a tenaglia sull'avambraccio armato costringendola ad aprire la mano per la contrazione muscolare in mezzo al dolore talmente intenso da costringerla a reprimere un urlo con un gemito sommesso. Una lacrima le scese lungo il volto coperto dall'elmo, invisibile alla piccola ma non per questo priva del dolore che l'aveva causata. Con uno sforzo incredibile Isabella puntò la gamba ferita al suolo caricando una ginocchiata corazzata al centro del busto della bestia, ora esposto a causa della sua postura leggermente sollevata: ai lati del ginocchio apparvero due minuscole ali luminescenti dai colori dorati che si scontrarono con ferocia inaudita contro il busto non protetto della creatura: un rumore sordo e poco salubre indicò alla paladina che qualche costola di quel mostro si era fratturata. La gamba, tornò al suo posto, indebolita ed in preda a qualcosa di molto simile ad un crampo, ma ancora Andrea non cedeva e nemmeno la bestia sembrava voler lasciare la presa nonostante i fiotti di sangue che sgorgavano dalle sue fauci in seguito al tremendo colpo ricevuto. La paladina cadde in ginocchio, tenendo stretta la bambina e sputando il sangue finitole tra le labbra dalla guancia mentre con la mano bloccata cercava disperatamente di liberarsi, ma ogni movimento non faceva che aumentare il danno delle zanne ed il dolore provato. Solamente un piccolo pezzo di metallo impediva a quell'abominio di strapparle di netto il braccio. Reggendo la piccola con la spalla allungò la mano sinistra verso il basso lentamente cercando di non allarmare il lupo e, allo stesso tempo di far si che la piccola riuscisse a restare aggrappata al braccio. Arrivò al balestrino con la punta della dita afferrandolo dopo un paio di tentativi e puntandolo dritto verso il corpo della bestia aprì il fuoco.

Il suono ondulante della corda della balestra si diffuse con forza oltre i ringhi sommessi del mostro e l'ansimare della piccola, e quando il quadrello perforò la carne del licantropo questi, più sorpreso che ferito, apri istintivamente le fauci per lanciare un profondo guaito di dolore. Il braccio era di nuovo libero, ferito e sanguinante, ma libero di muoversi, e la sua proprietaria lo tirò via con un gridolino di dolore causato dallo stridere della carne viva col metallo acuminato creatosi dai fori delle zanne. E poi ancora un secondo colpo del balestrino, poi un terzo, e la bestia che li incassava senza quasi mostrare segno di dolore si ritrasse appena, menando una nuova unghiata che però mancò il bersaglio conficcandosi nel terreno. Il suo respiro si faceva più debole, anche se il ringhio sommesso e onnipresente non accennava a diminuire. La paladina afferrò la balestra con la mano ferita, le restavano due colpi prima di dover sostituire la cartuccia a molla e, tremolando, prese la mira sparando in rapida successione due volte nella testa di quel demonio.

Il primo dardo gli si conficcò nell'occhio sinistro, vicino alla base del naso, mentre l'altro si infilò nella cavità orale bloccandosi contro la parete interna della gola, creando una brutta emorragia che lo fece iniziare a sputare sangue. E così, mentre quell'ammasso di ferite e pelo insanguinato moriva soffocato dai suoi stessi fluidi, Andrea si rialzò a fatica raccogliendo la spada e portandosi sopra al corpo morente. Quella voce infantile le sibilò ancora nella testa ma l'atto più caritatevole che poteva fare in quella circostanza era esattamente quello che aveva intenzione di fare: girò la piccola facendo in modo che non vedesse l'azione rapida e brutale con cui la lama scardinò letteralmente il collo del lupo dalla sua colonna vertebrale. Un suono secco, rapido, e poi il silenzio interrotto solo saltuariamente dal respiro affannoso e debilitato di Isabella. Sentiva le ferite accaldarsi, indice che il corpo stava provando a reagire al copioso sanguinamento, ma aveva bisogno di portare al sicuro la piccola che aveva così ardentemente protetto, in seguito si sarebbe fatta curare, c'era tempo prima che le forze l'abbandonassero ma non per questo poteva permettersi di riposare. Sentiva un turbinio di emozioni salirle alla testa ma le ricacciò indietro con ferocia, doveva restare concentrata, i pericoli quella notte erano tutt'altro che finiti.



CITAZIONE
NOTE
Basso: 5% Medio: 10% Alto: 20% Critico: 40%
Capacità Speciali: 2 Tenacia (Umana)
Stato Energetico: 100% -> 35%
Stato Fisico: Ferita bassa alla guancia sx, ferita media alla gamba sx, ferita media al braccio dx, ferita bassa alla gamba dx. Totale: Alto + Medio.
Stato Psichico: Incerta
Equipaggiamento:
• Flamberga - Spada bastarda a una mano e mezza [Impugnata ad una mano]
• Armatura - Mezza armatura [Indossata]
• Balestrino a una mano [Usati 5 Colpi su 15]
Passive Sfruttate (Sintetizzate):
• The Last Valkyrja - Passive Absolute Defence I per le difese rapide.
• • Divine Forsyn - Passiva del dominio Absolute Defense II°
• Hildegard of Asgranor - Passiva Raziale di timore dell'Avatar
Attive Sfruttate (Sintetizzate):
• Call of Valhalla - pergamena del paladino "Martirio"
• Aegis Skjold - varibiale difensiva personale
• Hellig Balmung - pergamena del paladino "Arma Sacra"
• Jormungand the World-Basher - pergamena del paladino "Furia Roboante"
Strategia e turnazione:
1) Il lupo incrementa la sua velocità e attacca usando un alto, Andrea reagisce usando la sua difesa assoluta ad Alto per bloccare l'assalto, in seguito incanta la spada ad Alto per garantire a questa danni Medi per due turni. Tenta di colpire e infligge una ferita Bassa.
2) Il lupo torna all'attacco, usa una tecnica di potenza bassa che ha come peculiarità quella di distrarre l'aggredito, riesce a colpire Andrea causandole un taglio alla guancia. Il lupo poi colpisce rapido alle gambe, con potenzialità ad Alto, e lo scudo Medio di Andrea non regge il confronto causandole una ferita di pari entità.
3) Andrea tenta di colpire il mostro sulla testa, ma questo la sposta pur non riuscendo ad allontanarsi abbastanza e venendo ferito ad una zampa a Medio. Immediatamente dopo l'uso della furia roboante porta un danno psionico ed uno fisico medio alla bestia, che non possiede alcun modo per proteggersi da colpi di distrazione psionica.
4) La bestia allora si getta sul braccio di Andrea, addentandolo e causando un danno medio per danni prolungati (rimane con le zanne nella carne per quasi due turni) ma subisce il "martirio" dopo aver incantato il ginocchio da parte della paladina, che subisce il contraccolpo alla gamba sana.
5) Andrea con fatica usa il braccio libero per afferrare il balestrino sulla coscia badando a non far cadere la piccola, apre il fuoco per tre volte ed alla fine riesce a prevalere sulla bestia, essa non muore per le ferite ma ne resta debilitata a tal punto da non potersi muovere e, prima che sopraggiunga il soffocamento, Andrea la uccide spezzandogli la colonna vertebrale.
Rapporto danni ed energie avversario:
Pericolosità: F
Ferite: Critico + Medio
Energia: 100% -> 35%
Notazioni: Il mio primo tipo di "autoconclusivo" spero di non aver sbagliato nulla, ho dato alla bestia i consumi di una verde, ma meno pericolosità, infatti ha arrecato meno danni in proporzione. Il consumo di energie è venuto paritario in maniera del tutto involontaria. Per il resto ho cercato di rendere al meglio anche la difficoltà di dover tenere la bimba in braccio, evitando movimenti troppo avventati e restando prettamente sulla difensiva laddove la scelta era esporsi o trincerarsi. Le tecniche del lupo non sono di lista, sono "colpi ferali" la cui potenzialità (e quindi consumo) è scritto sommariamente nella strategia sopra riportata. Spero sia di vostro gradimento^_^
 
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view post Posted on 16/2/2013, 11:53

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C'era una volta...

« Io sono Maddalena, reclusa nell'oscurità.
Tu verrai con me.
»

Chiuse gli occhi, tanto era già diventato tutto nero.

Assaporò l’oscurità della sua mente, la calma del suo animo.

Cadde il buio d’improvviso, fu una notte tetra senza luce, il bagliore delle stelle venne inghiottito dalla morsa dell’oscurità, la luce fioca della lanterna smise di danzare e si spense. L’alone candido della luna non coccolava più con il suo bagliore le tenebre. Irreali e innaturali le ombre avanzavano sul terreno ingerendo la luce e la legnaia, avvolgendo Morpheus in un oblio nero, facendolo sentire improvvisamente cieco, immerso in un oceano di nera oscurità. Prima che i colori del mondo si spensero, Morpheus vide la creatura scansarsi da lui, vide i suoi occhi trasformarsi in una pozza cremisi e capì che quella notte, tanto buia e tetra, sarebbe stata diversa e non più la culla ideale in cui sognare. L’incubo cupo si diramò carpendo la sua psiche, avvolgendo la sua mente in un calvario di dubbio e incertezza, benché non avesse paura, lo schioccare ritmato fece andare in subbuglio il suo cuore in una flebile agitazione, sentiva il rombare dei suoi battiti echeggiare nella cassa toracica come una sinfonia pressante di percussioni. Eppure mantenne la calma, anche quando le fruste lambirono la pelle e aprirono grossi squarci sanguinanti e rossi. Il suo corpo si martoriò, il sangue sgorgò dalle lacerazioni e un dolore pungente e vivido, simile a colate di lava bollente, venne avvertito dal dragone che rimase apparentemente inerme immerso nel buio. Non un suono fuoriuscì dalla sua bocca, non un singolo lamento, ma roco si sviluppò un singolo e ferale ruggito. La sua mente per un momento, forse lungo, forse infinito, cadde in subbuglio vertiginoso, e benché il suo sesto senso lo avesse avvertito, ciò non lo preparò a quello che accadde. La bimba s’era rivelata per quello che era, un mostro intrappolato in quel corpo, una coscienza malvagia che si era approfittata della purezza dell’essere. E forse il buio persino lo aiutò, ciò che l’occhio non vedeva la psiche non poteva soffrirne, sulla sua mente calo il sipario della gentilezza, inquadrò quell’essere, che non vedeva, come una comune preda e null’altro. l’animo del cacciatore dei cieli si ridestò di quell’antico sentimento sopito nella profondità del suo animo. Il brivido della caccia risvegliò i suoi sensi, ciò che il suo occhio non gli permetteva di percepire, poteva essere udito e toccato, poteva essere annusato, perché sapeva che quella condizione ambientale non era altro che un abile artifizio. Da lui, quindi, si diramò una ragnatela di elettricità statica, una fitta trama di energia che si sviluppò come naturale estensione dei suoi arti, infine le molecole presero a vibrare e a danzare nei pressi della preda, segnalandone così la posizione.

Infine risa tetre e inumane, quasi metalliche, echeggiarono nel silenzio del sottobosco. Ruppero la quiete atona e irreale, si mossero tra gli alberi e il sottobosco ed esplosero nelle orecchie di Morpheus.

072r

Poi, le molecole vibrarono ancora, questa volta fu una piccola entità, della grandezza di una mela, a muovere la rete elettrica. Una sfera di fuoco nero avanzò nella notte invisibile, si avvertì solo il suono che sferzò l’aria, il vibrare della trama, avanzò veloce verso Morpheus, ma in realtà non lo raggiunse mai. Tra i colpi e il dragone venne eretta una barriera invisibile, la sfera affondò in quello scudo etereo per essere così neutralizzata. Morpheus sorrise, in quello scorcio di buio i suoi denti risultarono la cosa più luminosa, sorrise perché già sapeva cosa fare. Il corpo piccolo dell’essere non permetteva l’agilità e la forza che lo stesso Morpheus possedeva, il suo avversario era un’abile negromante e nulla di più. E benché Morpheus non fosse il più forte degli spadaccini, la differenza tra i due si sarebbe fatta sentire in un corpo a corpo. Kajera venne sfoderata, la sciabola dell’amante tradito baluginò nell’aria. Morpheus cominciò a correre verso il suo avversario, ogni secondo in più che rimaneva fermo si esponeva ad altri rischi. I passi veloci scattarono sul terreno, al primo passo le lacerazioni urlarono, al secondo il dolore fu quasi insopportabile, strinse i denti trattenendo il respiro. La spada a mezza altezza in posizione di guardia, la bocca si spalancò quasi innaturalmente. Dalle sue fauci umane, una piccola folgore luminescente, scaturì per investire l’avversario. Tuttavia essa non arrivò mai a destinazione, nessun urlo, nemmeno un piccolo lamento, scaturì dalla bocca di chi aveva di fronte, ma Morpheus non si fermò lì, a pochi passi dalla preda menò con la sciabola un fendente orizzontale all’altezza della testa e un secondo affondo alla spalla sinistra.

« Ti restituisco il favore. »

La bimba venne resa cieca, e con il braccio sinistro che pendeva inerme senza forza, nel modo di combattere di Morpheus c’era sempre una sottile ironia impercettibile, non era bieca vendetta, era più un sentimento di onnipotenza, di dimostrare, a chi aveva di fronte, che lui poteva batterlo anche con le sue stesse armi. Il suo avversario impazziva, si rendeva conto di essere impotente, mentre un moto d’orgoglio sarebbe cresciuto all’interno dell’animo del dragone. Eppure Morpheus non seppe se avesse perso la vista, d’altronde lui stesso non vedeva nulla. Ma a differenza di prima avvertì qualcosa, simile a un mugolio, una smorfia di rabbia, e inconsciamente Morpheus seppe che il colpo era andato a segno. Poté quasi leggerne la rabbia e la frustrazione.
Infine, con un ultimo estremo tentativo, la negromante cercò di entrare nella testa del dragone, forzarne la psiche per confonderlo, per renderlo inerme. Ma Morpheus ricacciò l’entità fuori dalla sua psiche, alla stregua di un virus che viene rigettato dagli anticorpi. Infine gli artigli delle mani della bimba lambirono il volto del dragone, aprendone cinque nuovi piccoli squarci. La guancia bruciò, ma era un dolore lieve, ben più piccolo dei precedenti. Poi, per un momento Morpheus smise i panni del cacciatore, per un momento un sussulto di pietà e di senso di colpa crebbe nella mente del drago. Per un momento la sua mente ricollegò quello dell’avversario alla bambina che poco prima aveva chiesto della lanterna. All’innocenza della sua domanda, alla purezza che per un attimo era trasparita attraverso il suo sorriso e i suoi occhi. Il drago si fece prendere dai sentimentalismi, eppure sapeva di non poter tentennare nemmeno un momento, sapeva che la sua morte era l’unica strada percorribile. Eppure ne soffriva come non mai, come un padre che deve uccidere la propria progenie, come un protettore che deve uccidere i propri protetti. E non poté farne a meno, cullò la sua cucciola diventata mostro per un ultimo istante, nella sua mente, qualunque esso fosse, un singolo sentimento felice. Un estremo tentativo per sentirsi meno in colpa, per redimersi da quell’atto che andava compiuto. Ma quando Kajera si infranse contro il debole corpo, quando la lama penetrò come burro le costole della bimba e la punta della sciabola ruppe le pareti del cuore. Il mondo gli cadde ugualmente addosso. La bimba si accasciò senza forze al terreno e Morpheus con lei. Infine un nero, ben più scuro di quello fittizio, avvolse la psiche del drago.

« Mi dispiace. »


CITAZIONE

Morpheus Somniorum Illusio Caeli et Draconem


4 cs intelligenza


Energia: 97 - 47= 50%
Status Fisico: Danno alto da lacerazioni per tutto il corpo + basso alla guancia.
Status mentale:Sconvolto

Abilità attive:

Ma il potere del soffio del drago non si ferma qui, sempre spendendo un consumo pari a basso, il drago può generare una fitta ragnatela costituita da scariche elettriche, all'interno del campo, il drago avrà l'esatta percezione di ciò che accade intorno a lui, potendo percepire, grazie a un'estensione del senso tattile, la presenza di eventuali nemici invisibili o di attacchi alle spalle, il campo rimane nella stessa posizione. La tecnica ha la durata di due turni compreso quella d'attivazione, e può essere disattivata prima a desiderio del caster [Pergamena Campo elettromagnetico].

Un drago non è solo una macchina da guerra perfetta fatta solo per attaccare, bensì un drago ha anche ottime capacità difesa. Grazie alle conoscenze magiche e alla grande padronanza della stessa, un drago non si troverà mai in difficoltà. Spendendo un consumo pari a medio, Morpheus potrà creare una barriera di un candido colore bianco grossa al massimo quanto lui che lo coprirà da un solo lato, la difesa lo proteggerà da ogni attacco a lui rivolto fino a un massimo di medio. [Pergamena Barriera].

Tuttavia con la crescita, i polmoni di Morpheus hanno acquisito una maggior capacità di incameramento di energia elementare elettrica. Tant'è che non vi sono più limiti imposti. A un consumo variabile infatti Morpheus è capace di sprigionare letteralmente scariche elettriche che provocheranno danni suddivisi equamente tra mente (shock) e corpo (ustione). Se utilizzata a 360° l'offensiva risulta essere di un livello inferiore. Le emanazioni dovranno necessariamente avere come punto di origine Morpheus e in forma umana il soffio non dovrà necessariamente fuoriuscire dalla bocca. [Pergamena Dominio del lampo - usato medio].


"Non la guarderai".
Il legame, si sa, nasce sopratutto da un'intesa di sguardi. Il vincolo che si crea, nasce dall'ammirazione della bellezza, della dolcezza di uno sguardo che si posa sui capelli di lei, o sul sorriso di lui. Nasce dalla comprensione di se e della propria esistenza nel mondo, quale amanti, amici, compagni, legati per sempre dalla certezza che ad ogni volgere del volto, colui o colei che si ama ci sarà sempre. Oppure no? Kajera, infatti, colpirà per primo questo vincolo. Colpendo con un colpo di taglio il volto di un avversario, infatti, la spada potrà divenire evanescente - incorporea per pochi istanti ed affondare il proprio dolore non nel corpo della vittima, bensì nel vincolo che lega il suo sguardo alla sua mente. Kajera, infatti, non arrecherà alcun danno alla carne, ma renderà completamente cieco un nemico a lungo, tanto a lungo da impedirgli di scrutare il suo amante e rinfrancarsi di lui, o da impedirgli di trovarne uno e rinfrancarsi comunque. Lo sguardo vuole la sua parte: Kajera lo nega. [Tecnica magica a costo Medio, la lama diviene incorporea se usata per colpire di taglio la testa di un nemico: costui perde la vista per due turni; non provoca alcun danno.]

"Non la toccherai".
Un amore, poi, si coltiva col contatto. Le mani si stringono tra loro, le dita si intrecciano sostenendo il peso dell'affetto che si vuol vivere. Così una carezza si trasforma in un atto d'amore, in un sostegno cosciente di quanto la persona per cui si vive è ancora lì, accanto a se, e si potrà toccarla e viverla fino alla morte. O fino a quando qualcuno non neghi tale piacere. Il secondo tormento di Kajera, infatti, è negare il vincolo del contatto a due amanti. Colpendo un arto di un avversario, infatti, la spada - oltre a danneggiarlo carnalmente, ne negherà ogni utilizzo, compreso il contatto o il movimento. Il braccio risulterà molle ed inutile, come morto, perdendo la presa sull'arma o sulla mano del proprio amore; la gamba non potrà correre dall'affetto, non potendo più sostenere alcun peso e rovinando inevitabilmente a terra. [Tecnica magica a costo Medio, causa un danno Medio; se colpisce efficacemente un arto qualunque (una gamba o un braccio) questo perderà ogni sensibilità per un turno, divenendo nient'altro che un prolungamento molle ed inerme del corpo del nemico (ad es. la mano perderà la presa sull'arma e penderà senza vita dalla spalla, oppure la gamba non reggerà più alcun peso ecc).]

Inoltre, essendo Morpheus il creatore di sogni, potrà pararsi dalle sue stesse creature, potrà scioglierle in qualsiasi momento. Nulla può intaccare la sua psiche, nemmeno involontariamente. In termini di gdr Morpheus potrà spezzare qualsiasi illusione o danno psichico che intacchi la sua mente, a patto che il consumo sia proporzionato alla potenza della tecnica avversaria. [Variabile personale di difesa psionica- usato medio]

I sogni sono il teatro della notte. Dove il cervello crea delle sceneggiature che esulano dal controllo del sognatore. Ritrovarsi in ambientazioni orride, cavalcare scenari del terrore, e il tutto senza poter far niente. L'unica possibilità è rimanere a guardare. Morfeo non è come l'antica divinità greca, lui non compare nella notte per allietare il sonno degli umani. Morpheus è il creatore dei sogni, belli o brutti. Felici o tristi. Talmente reali da non far distinguere la differenza tra realtà e finzione. In termini gdr Morpheus può riprodurre delle immagini nella testa del suo avversario che prendono la sembianza di veri e propri sogni, essi possono essere sia sogni belli che veri e propri incubi, ma in ogni caso alla fine del sogno il sognatore avrà un danno alla psiche pari al consumo speso. [Variabile personale - usato medio]

Abilità passive:
Il drago blu, come tutti i draghi, possiede una forza fuori dal comune, difatti, sia in forma umanoide che in forma draconica, qualsiasi arma, oggetto, che per altri sarebbe impossibile da smuovere, Morpheus sarà in grado di alzarlo con il minimo sforzo [Passiva personale]. Un drago, altresì, può cambiare la sua forma da draconica a quella umanoide, senza nessun impedimento esterno, non importa se giorno o notte, l'unico fattore davvero rilevante è il volere dello stesso drago, in quanto una creatura così letale raramente decide di dare un vantaggio all'avversario trasformandosi nella sua forma più miserabile [Amuleto ombra]. Qualunque essere, al cospetto di un drago, impallidirebbe. Indipendentemente dall'allineamento, indipendentemente dall'essere o meno in forma draconica, le altre razze diffideranno dal fidarsi, e in ogni caso, ogni essere avvertirà un lieve timore, purché questo non sia un esemplare della propria razza o di un demone, creature per certi versi similari a loro, e che sia di energia pari o inferiore all'agente [Abilità raziale]. Il drago, inoltre, grazie alla grande energia presente nel suo corpo potrà utilizzare qualsiasi sua tecnica, indipendentemente dalla natura, risparmiando il 3% sul consumo totale normalmente previsto. Se tale risparmio dovesse abbassare il consumo di una tecnica allo 0% o meno, il consumo totale della tecnica rimarrebbe fisso all'1% [Pergamena risparmio energetico].
Inoltre, il drago grazie alla sua conoscenza fuori dal comune, non ha più vincoli riguardanti le illusioni . Egli è talmente dotato da poterle castare istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere perchè la quasi totalità delle tecniche illusorie si attivi all'istante. [Passiva I livello dominio illusionista]. E grazie alle sue ampie conoscienze Morpheus ha la possibilità di risparmiare energie Per questo ogni sua tecnica illusoria, di manipolazione o di evocazione illusoria, avrà il costo abbassato del 5%. Se una tecnica scendesse al di sotto dello 0%, il costo sarà automaticamente dell'1%. Questo effetto non è cumulabili ad eventuali altre tecniche di risparmio energetico [Passiva II livello dominio illusionista]. Arrivati a questo punto le conoscenze di Morpheus lo rendono un illusionista di primo livello, in grado di rendere tutte le sue tecniche illusorie o manipolatorie di un livello superiore. Ad esempio una tecnica Media provocherà danno Alto, una alta danno Critico e le tecniche di costo critico provocheranno un danno Mortale. Non c'è variazione nella potenza delle tecniche, ma solo nel danno risultante. [Passiva III livello dominio illusionista]

– Impact.
Un’arma di queste proporzioni non potrebbe essere impugnata da nessuno che non possegga una forza straordinaria. Il suo peso è considerevole, la lega metallica che lo compone è di una densità tale da non rassomigliare ad alcuna già presente sul continente. Ma chiunque riuscirà a far uso di un’arma simile, saprà certamente come utilizzarla. Ad essa è infatti legata una catena, e sfruttando principi basilari della fisica come forza centrifuga e gravità, fintanto che l'arma viene impugnata dal proprietario essa dona 1 CS aggiuntivo alla potenza fisica. {Abilità passiva}

Kajera
È la lama che infrange i legami. Ella si sazia dell'ardimento dei cuori, di qualunque tipo esso sia. Ella brama, invero, di rifrangere ciascuno di quei vincoli intensi, sussurrando direttamente negli animi delle sue vittime di quanto ogni vita donata a qualcun'altro altro non sia che la debolezza di un cuore che rinuncia alla propria dignità. Per farlo, però, deve poter comprendere ove colpire, oltre che chi colpire, naturalmente. Kajera, infatti, permetterà al suo portatore di scrutare nei cuori di coloro che amano, soffrono o vivono un sentimento, un legame di affetto di qualunque tipo e genere. Tale legame apparirà agli occhi del portatore che una scintilla che brilla nell'animo di chiunque, potendo finanche comprendere se due scintille, se ammirate insieme o distintamente, siano o meno legate l'una all'altra. Invero, però, ammirare una scintilla non farà comprendere comunque mai la natura del legame o il nome della persona con cui il legame esiste, avvertendolo unicamente della sua esistenza e, al massimo, della reciprocità del contatto. [Passiva, il portatore potrà vedere nel cuore di ciascuno la presenza o meno di un qualunque legame affettivo, di qualunque tipo questo sia, senza - però - poter conoscere con tale potere la natura o la storia dello stesso. Qualora il portatore veda due o più persone, inoltre, potrà comprendere se il legame che esiste nei loro animi le vincola l'una all'altra o meno. Inoltre, il portatore potrà vedere in ciascun avversario ogni scintilla per ciascun legame, per quanto grande o piccolo esso sia, in quando brilleranno di intensità variabile a seconda della forza dell'affetto.]

Behold my true form.
Il Cristallo che ha dato potere a Stormbringer originò dal corpo di un drago, ma la sua lama si macchiò del sangue dell’ultimo uomo immortale. Due creature unite da una stessa promessa e da uno stesso destino, capaci di scegliere la morte. Alla presenza di ciò che resta del loro patto i draghi, gli angeli e i demoni potranno solamente inchinarsi, poiché nessuno di loro è all’altezza di coloro che li hanno preceduti. Sarà quindi impossibile per costoro assumere la forma draconica o la forma di avatar fintanto che Stormbringer sarà fuori dal fodero [Passiva]


– Tail.
Nonostante ciò, Ramhat è tutto meno che poco visibile. Un diametro di tre metri di ineguagliabile metallo, una catena così robusta da poter reggere forze e tensioni impressionanti. Così come uno stocco è agile e maneggevole per merito di forma e peso, così una sfera di tali proporzioni sarà poco pratica nonostante la forza di cui si possa godere. Le traiettorie che percorrerà fino a impattare sull’obiettivo saranno lineari e quasi prevedibili all’occhio di un eventuale avversario, che avrà così il tempo di rizzare una difesa più o meno stentata. Questo malus agisce sulle tecniche e gli attacchi fisici portati con Ramhat, a meno che non vengano occultati a loro volta da particolari tecniche. Forza bruta a determinabilità, uno scambio più che equo. Dopotutto ogni cometa ha la sua coda. {Malus}

Note:
è stato difficile effettuare questo autoconclusivo per Morpheus, infatti benché vince ne esce molto scosso.
Allora il mio avversario ha utilizzato queste tecniche. In ordine cronologico
CITAZIONE
Sfera d'ombra: Il negromante convoglia in sé i poteri dell'oscurità e scarica contro l'avversario un'emanazione energetica di colore scuro, che brucerà il suo corpo.
La tecnica ha natura magica, elemento sacrilego. Il caster lancia un'emanazione di elemento sacrilego contro il proprio avversario; la forma, l'aspetto, il colore e le dimensioni della stessa sono a discrezione della personalizzazione dell'utente, anche se solitamente la manifestazione più tipica è quella di una sfera o di un raggio nero. La tecnica ha potenza Media e provoca danni Medi sotto forma di ustione. Contro gli angeli tali danni sarà alzato a livello Alto, contro i demoni abbassato a livello Basso: la potenza non subirà comunque alcuna variazione.
Consumo di energia: Medio

Questa è a consumo alto, ma la bimba l'utilizza a consumo medio, diciamo che è un'abilità che trae spunto da questa ma invece di essere alta è media.
CITAZIONE
Barriera nera: Il negromante genera una barriera di colore scuro innanzi a sé; una protezione particolarmente efficace contro gli attacchi dei suoi simili e gli adepti delle tenebre.
La tecnica ha natura magica, elemento sacrilego. Il caster genera innanzi a sé una barriera di forma, aspetto e colore direttamente dipendenti dalla personalizzazione, ma alta almeno quanto lui. Essa ha potenziale difensivo pari ad Alto, e non ha alcun potenziale offensivo. Contro tecniche di elemento sacrilego, tuttavia, il potenziale difensivo dello scudo si alza a Critico. Contro tecniche di elemento sacro, il potenziale difensivo dello scudo si abbassa a Medio.
Consumo di energie: Alto

CITAZIONE
Confusione: Il negromante allunga una mano verso l'avversario e penetra nella sua mente; lì la sconvolge, costringendolo alle ginocchia e avvolgendolo in un potente senso di nausea e debolezza.
La tecnica è un attacco psionico che attacca la mente dell'avversario direttamente, provocandogli danno. Questo si manifesta nella vittima come un forte senso di nausea, debolezza e giramenti di testa, proprio come se il bersaglio fosse afflitto da una forte forma di influenza. Subire ripetutamente i danni provocati da questa tecnica può provocare conseguenze peggiori come l'attenuarsi della vista, l'incapacità di reggersi sulle ginocchia e simili. Per castare la tecnica è necessaria la percezione del proprio avversario, anche solamente visiva. La tecnica provoca un danno totale medio alla mente della vittima, ha potenza media, e può essere ostacolata solamente da opportune difese psioniche.
Consumo di energia: Medio

Contando anche le due tecniche precedenti usate da te la bimba spreca: 11 + 11 + 11 + 11 + 22 = 66. Energia residua dunque: 34%
Danni al fisico prima del decesso: Medio (spalla immobilizzata), resa cieca.
Danni alla mente: Alto (il medio raddoppia).
In sintesi: Subisco il primo attacco, ero cieco e non avrei avuto il tempo materiale per imbastire una difesa, dopo casto campo elettromagnetico, percepisco il mio avversario e l'attacco che mi scaglia. Mi difendo con la barriera e parto al controattacco, mentre corro la colpisco con una folgore a consumo medio ma lei si protegge, poi gli tolgo la vista e gli rendo una spalla immobile, le prova ad attaccarmi con confusione (attacchi fisci ne porta solo con le unghie, mi sembrava giusto renderla disarmata) ma le unghie sono più lunghe del normale come se fosse un demone quindi mi reca un danno basso alla guancia. Infine casto l'immagine per allietarla (e distrarla) e affondo Kajera nel cuore. Poi cado in ginocchio sconvolto. Appena riesco con il tuo permesso vorrei inserire un ulteriore immagine, prima comunque del tuo post sia chiaro.
 
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36 replies since 21/1/2013, 20:34   970 views
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