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C'era una volta...

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Alb†raum
view post Posted on 27/1/2013, 14:55 by: Alb†raum





C'era una volta...







Il suono delle campane aveva appena smesso di echeggiare quando il diacono Wilhelm entrò nello studio del sindaco. La porta scricchiolò appena nell'aprirsi. La stanza era piccola e modesta, arredata solo con una piccola ma ben fornita libreria e una grossa scrivania di legno d'abete. Dietro quest'ultima, completamente occupata da carte e libri ammassati uno sopra l'altro in maniera quasi pericolante, il vecchio era chino su una pergamena su cui stava vergando alcune parole con una lunga penna d'oca, e non alzò il capo, troppo concentrato per ascoltare.


«Signore, sono arrivati.»

Mormorò il ragazzo, impacciato, avvicinandosi a lui a passi lenti e levandosi il cappello dalla testa. L'altro sollevò lentamente lo sguardo e lo guardò con aria stanca, strabuzzando gli occhi pesanti dal sonno. Si sfilò dal naso gli occhiali tondi da lettura per lustrarli con un pacato movimento. Rimase in silenzio a pensare per qualche istante, assorto in quel suo gesto così quotidiano, suo unico sfogo per la tensione che gli assaliva il cuore. Non aveva più l'età per lasciarsi andare in preda all'agitazione, eppure non riusciva a stare tranquillo: domande, dubbi, ripensamenti gli pesavano sul cuore. Gli stranieri sarebbero stati all'altezza del compito? Oppure si sarebbero approfittati della sua buona fede, della sua cordialità? Erano rischi, e si era chiesto spesso, in quei giorni, se valesse la pena correrli.
Guardò gli occhi nocciola di Wilhelm, quelli che l'avevano fissato dalla fonte battesimale. Occhi uguali a quelli dei tanti bambini che, anno dopo anno, erano stati fra le sue braccia per ricevere il primo sacramento. Li rivide tutti in quello sguardo, e i dubbi lasciarono posto alla commozione.

Mise via gli occhiali in uno dei cassetti della scrivania e dallo stesso ne prese un paio più grandi, da vista, che indossò immediatamente.

«Ti ringrazio. Falli entrare nello studio, poi lasciaci soli. Dobbiamo discutere privatamente.»

Il diacono posò la mano sulla maniglia della porta, ma indugiò ad aprirla per uscire.

«Signore...?»

Domandò timidamente, passandosi una mano sulla nuca per scostarsi i capelli corvini. Il sindaco, che stava rileggendo ciò che aveva scritto, alzò nuovamente gli occhi su di lui.

«Mh?»

«Loro... come dire...»

Si passò la lingua sulle labbra, cercando parole appropriate per esternare le proprie incertezze.

«Mi sono sembrate delle persone un poco strane. C'è persino una donna fra di loro.»

Il sindaco sospirò, paziente, massaggiandosi la radice del naso.

«Al sud hanno usanze diverse dalle nostre. Non dar affidamento a questi pregiudizi e trattali come ospiti.»

Mormorò, grave, lanciando uno sguardo ammonitore a Wilhelm, che annuì prontamente.
Il giovane diacono uscì sulla piazza e l'attraversò a buon passo per raggiungere l'entrata della chiesa e il gruppetto di persone che si era lì raccolto. Non prestò attenzione a ciò che stavano facendo, ma ebbe di nuovo l'occasione di osservarli da vicino e incrementare i propri dubbi nei loro confronti. Non era il genere di eroi che si sarebbe aspettato. A parte uno di essi, l'unico che pareva avesse esperienza, gli altri due erano una donna e un ragazzino minuto e scuro di pelle. Davvero faceva fatica a capire come avrebbero potuto aiutare, ma si tenne per sé le proprie incertezze e si avvicinò a loro con un sorriso cordiale, seppur insicuro.

«Benvenuti. Voi dovete essere gli stranieri venuti per aiutarci, giusto? Seguitemi. Il sindaco vi sta aspettando nel suo studio.»



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Quando sentì la porta aprirsi, il vecchio si sollevò lentamente dalla sua sedia per accogliere i tre ospiti. Con una mano fece loro cenno di accomodarsi sugli sgabelli imbottiti che aveva fatto disporre di fronte alla scrivania.

«Sedetevi pure, signori. Non ci metteremo che pochi minuti.»

Poi si rivolse al diacono che era rimasto a tenere aperta la porta.

«Ti ringrazio Wilhelm, puoi andare. Ti verrò a chiamare più tardi.»

Il giovane annuì. Quando uscì dalla porta il sindaco si mise a sedere sulla sua poltrona. Non aveva fatto tempo a mettere in ordine la scrivania, che era ancora disseminata di fogli, ma aveva rimesso al loro posto i libri, così che potesse vedere gli stranieri in volto.
Dovette ammettere che avevano un aspetto bizzarro, ma non volle giudicarli solo per questo: il solo fatto che avessero risposto al bando accontentandosi della piccola ricompensa che le casse della città potevano offrire li rendeva degni di encomio.

Si aggiustò gli occhiali da vista sul naso, poi cominciò a parlare.

«Lasciate che mi presenti. Io sono Georg Gottfried, sindaco e sacerdote di Tannenwald. Vi ringrazio molto per essere venuti.»

Attese qualche istante perché gli altri facessero a loro volta le presentazioni, poi continuò, grave.

«Come avrete potuto leggere nel bando, una grande disgrazia affligge il villaggio. Non sappiamo chi o cosa possa stare rapendo i nostri bambini. Non conosciamo il modo di agire, visto che spariscono appena qualcuno li perde di vista. Nessuna misura di sicurezza è funzionata. Ho messo degli uomini a guardia anche di notte, ma...»

L'uomo si interruppe per deglutire un bolo di saliva.

«...ma nessuno di essi ha avuto il coraggio di continuare la sorveglianza. Tutti mi hanno detto di strani rumori provenienti dal bosco, e di aver intravisto figure muoversi nell'ombra. Nessuno è andato a controllare, tutti presi da un terrore inspiegabile.»

Si passò una mano sulla fronte, nervoso. Era per lui uno sforzo non da poco confessare la codardia dei suoi compaesani. Una codardia che gli aveva suscitato molti dubbi: davvero quei taglialegna si lasciavano prendere dalla paura anche se c'erano di mezzo i loro figli?

Tirò fuori da un cassetto un foglio ripiegato e lo aprì sul tavolo. Era la mappa di Tannenwald, come una scritta indicava in basso a destra. Su di essa erano stati segnati a matita tre grossi cerchi in diverse zone della città. Il sindaco le indicò.

«Quello che chiedo a voi e di sopperire alla mancanza dei miei uomini. Questi tre posti che ho cerchiato sono quelli in cui gli avvistamenti notturni sono stati più frequenti: il cimitero,»

Posò il dito su una zona a nord-est, poco fuori dal centro abitato.

«la legnaia, qui, a nord-ovest, e l'uscita nord del villaggio. Dovrete sorvegliare questi luoghi nelle prossime notti e indagare in caso si presenti l'occasione, vi chiedo solo questo. Per tutto il tempo in cui starete qui avrete a disposizione vitto e alloggio gratuiti. Ecco, prendete.»

Porse loro le tre pergamene che aveva finito di scrivere pochi minuti prima. Su ciascuna di esse aveva posto la propria firma accompagnata con un sigillo dalla forma di un sole stilizzato.

«Queste attestano a qualsiasi locandiere del villaggio che avete diritto a una camera e al cibo. Tutto ciò che consumerete sarà a spese della città, e nulla verrà scalato dal vostro compenso. Confido nel fatto che non abuserete di ciò.»

Si distese sullo schienale per riprendere fiato. Ormai la vecchiaia cominciava a farsi sentire. Non era più abituato a lunghi discorsi, e la minima emozione rischiava di sfiancarlo. In quel periodo, inoltre, non riusciva quasi più a prendere sonno, e la sua voce era costantemente impastata dalla stanchezza.

«Avete qualche domanda? Altrimenti, vi consiglio di andare immediatamente a riposare. Questa sera alle otto dovrete trovarvi di nuovo in piazza in modo che il diacono possa darvi una lanterna e assicurarsi che voi non abbiate già lasciato Tannenwald. È solo una forma di precauzione, non preoccupatevi.»







_____________________





QM POINT



Il sindaco vi spiega accuratamente il vostro compito, e vi prega di porgli domande (che potrete porre sinteticamente ma "ruolando" nella sezione di confronto). Ho considerato autoconclusivamente le vostre presentazioni, ma se volete dire qualcosa di particolare lo potete scrivere nella sezione di confronto in modo che io possa rispondervi rapidamente e possiate integrare il dialogo nel vostro post.

Successivamente, potete prendervi il resto della giornata per riposarvi. Fate quello che preferite: vitto e alloggio è gratis in una locanda qualsiasi del paese grazie alle pergamene che vi ha dato il sindaco (anche se alcune potrebbero non fidarsi di voi comunque). Potete fare ancora acquisti, se ne avete bisogno, ma dal prossimo post non sarà più possibile.

Infine, la sera vi incontrate in piazza per ricevere una lanterna e una mappa del diacono. Lui chiederà a ciascuno di voi che luogo avete scelto fra i tre nominati dal sindaco. Dovete prenderne necessariamente uno a testa, quindi mettetevi d'accordo, in confronto o in chat, e poi comunicatemi la vostra decisione.
Il vostro post si fermerà qui.

Avete sei giorni da adesso.
 
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36 replies since 21/1/2013, 20:34   971 views
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