Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Premesse di Guerra, il ciclo del passato

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view post Posted on 25/1/2013, 19:05
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Un grugnito di approvazione scaturì dalle labbra del massiccio dragonide ed egli fece un cenno perché i servitori orchi portassero un barile di strena, denso ed estremamente alcolico liquore fermentato, nella stanza ammobiliata della piccola fortezza. Matgar il Possente era orgoglioso del dono che aveva ricevuto ed ancora di più dell’alleanza che era riuscito a stringere con quell’uomo venuto dall’est.
Beviamo, mio nuovo amico. Brindiamo alla nostra alleanza ed alle ricchezze che porterà!
Disse alzando il calice ingemmato, frutto sicuramente di una qualche razzia, colmo della inebriante bevanda, e toccò appena il bicchiere del suo compagno per evitare di rompere il fragile oggetto prima di riversarsi il liquido direttamente in gola.
Matgar il Possente era soddisfatto e l’alcol gli ardeva in petto rendendolo leggero e piacevolmente ebbro.
Pensò al piccolo esercito di orchi e goblin di cui era al comando, alle terre che avrebbero conquistato, alla gloria che Gruumsh avrebbe offerto a coloro che fossero vissuti negli agi tra i deboli nemici orientali, a quella che sarebbe toccata a chi fosse morto nel tentativo. Presto il suo esercito non sarebbe stato così piccolo, decise. Era tempo di costringere qualche altra tribù ad unirsi alle sue forze e così l’indomani avrebbe mandato un messaggero alle Mani Mozzate ed agli Occhi di Drago con l’ordine di unirsi a lui se non volevano essere massacrati li dove si trovavano. Perché ora poteva farlo.
Si concesse una risata. Perfino Grutemberth ed i suoi giganti si sarebbero dovuti piegare, smettendo di essere quei fastidiosi vicini che insidiavano la “tranquillità” del suo accampamento, pur fornendo un diversivo ai quei giovani guerrieri che avevano bisogno di un battesimo del sangue. Del resto non avrebbero resistito alla prospettiva di un saccheggio su vasta scala, ormai conosceva bene la loro indole sanguinaria e sapeva come sfruttarla nella proposta che aveva intenzione di fargli.
Non sapeva che nel suo nuovo dono, il Globo di Otami, c’era ben più di quanto Ianawi Kasumaki gli avesse detto. Matarg il Possente era morto, o lo sarebbe stato ben presto.

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All’interno della fortezza di Matarg il Possente faceva caldo anche se fuori le temperature non erano clementi: essendo un drago rosso, e come tale amante del calore e del fuoco, egli ordinava ai suoi servi di mantenere sempre in funzione enormi bracieri e focolari alimentati dal carbone di una miniera incassata nel fianco della montagna. Ianawi Kasumaki rabbrividì di sottile piacere nel passare accanto ad uno di questi fuochi, pensando agli stenti patiti per arrivare fin li. Dalle terre dei Kasumaki e dalla rabbia di Masakura era riuscito a fuggire appena in tempo, sapendo che la sua famiglia lo avrebbe fatto ricercare ovunque fosse possibile e si era nascosto nelle terre selvagge e desolate che segnavano il confine con i Picchi Doregreeen ed i boschi della Viverna. Li avrebbe meditato la sua vendetta ed appreso come sfruttare appieno i poteri dei due artefatti che aveva rubato e che gli avrebbero consentito infine, di rimetterla al posto che gli spettava nella gerarchia dei Grandi Casati. Con l’appoggio degli assassini delle Mani Blu ed un esercito di orchi e draghi alle sue calcagna avrebbe imposto il suo pensiero e sradicato alfine quegli stolti che, come la Consigliera Ota-Kawa, si ostinavano a non voler usare il potere degli Odanawa per il vantaggio della loro famiglia. Erano semplici oggetti dopo tutto, pensò giungendo infine nella sua stanza, reliquie di un passato che un uomo dalla forte volontà poteva ancora usare, se osava, per quello che riteneva opportuno. Erano i contenitori di ciò che restava degli antenati del casato: potenti Maestri nella magia delle anime e leggendari guerrieri che avevano fatto la storia del clan, inventando tecniche che ancora oggi erano tramandate con rispetto e venerazione …
Ma ora cosa fanno per noi? Sibilò di rabbia. Niente di niente. Sono solo strumenti, strumenti che mi sono stati dati dal destino affinché io li usassi quando nessuno aveva il coraggio di andare contro la legge che ne vietava l’uso. Da quando li aveva scoperti, ascoltando una conversazione segreta, lui solo ne aveva intuito tutte le potenzialità ed aveva avuto il coraggio di utilizzarli per il bene della famiglia; per riportarla al posto che le spettava nella gerarchia dei grandi casati dopo che il tentativo di colpo di mano era stato fermato … nessun altro aveva avuto il coraggio di fare quello che doveva essere fatto. Una volta soggiogati i loro spiriti non dovrò più temere nulla da parte di Masakura o di chiunque altro: diverrò io stesso un eroe. Si disse tra se.

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Otami-sama odiava. La sua non-vita era ormai pervasa da odio incommensurabile, profondo quanto quattro anni di prigionia nelle mani del traditore del suo casato potevano aver causato. Non gli importava più nemmeno l’oggetto del suo odio, umano o drago che fosse, gli bastava sentire il caldo conforto delle fiamme avvampanti nel suo spirito. Gli bastava sperare che un giorno, non appena avessero trovato la minima apertura nella barriera di volontà che lo imprigionava nei ristretti confini di quella sfera di metallo, sarebbero esplose con la violenza di una tempesta, sfogando finalmente un rancore da troppo tempo accumulato con un unico atto di distruzione. La sua non-vita era alimentata dalla speranza di vendetta che uno schiavo poteva nutrire nei confronti del suo padrone. Null’altro esisteva, in quello spazio vuoto. Senza poter fare nulla per influenzare l’esterno o comunicare con le altre menti non poteva fare altro che essere testimone degli eventi intorno a lui, straziandosi per ogni filo di quella trama che vedeva dipanarsi sotto i suoi occhi fin da quando gli avevano imposto quella potente magia … una magia imposta all’ex capo dei Kasumaki col sangue ed col sacrificio di un innocente.
Volute di fumo ricoprirono la superficie interna della sfera mentre egli ripercorre con la memoria infallibile di un oggetto senziente l’orribile rito a cui era stato sottoposto dagli stregoni delle Mani Blu. Rivedendo il sangue di un bambino che macchia l’altare di lapislazzuli nella stanza altrimenti immacolata, il pugnale che lascia cadere tre gocce del suo sangue sopra di lui, la terribile sensazione di claustrofobia che lo assale non appena i suoi sensi ed i suoi poteri vengono ristretti a forza dentro gli angusti confini. L’espressione di trionfo del traditore ed il ghigno dei sacerdoti che sanno che ora lui dovrà loro un favore.
Otami-sama odiava tutto quello che era successo ed odiava il modo in cui era stato adescato, usato, tradito da un membro stesso del suo casato. Costretto ad uccidere i suoi stessi familiari solo per spezzargli la volontà di resistere. A fulminare quella giovane donna dai capelli neri e dallo sguardo dolce e profondo che in vita aveva conosciuto solo per dieci anni, nonostante l’avesse generata.
Sua figlia.
Quale destino può essere più crudele per un padre di uccidere con le sue stesse mani, senza inganno o annebbiamento ma costretto per la propria debolezza, l’amata figliola? Quale destino può essere più abbietto per un samurai di tradire il proprio casato passando dalla parte del traditore?
Eppure comprendeva il cuore di quell’uomo: ne vedeva la folle determinazione di fare quello che riteneva giusto a tal punto da usare ogni mezzo pur di arrivare al risultato anche comprendesse mostri e vili sicari e perversi incantesimi. Ne sentiva la paura di confrontarsi con il suo potere e quello di Kuromai, altrettanto rinchiuso nella spada che in vita aveva brandito a difesa del Casato, perché loro erano giustamente i più potenti tra gli Odanawa e le loro anime erano ancora forti esattamente quanto lo erano in vita.
Rivide di nuovo il volto della figlia e su di lei giurò ancora una volta.
Ianawi … la pagherai prima o poi per ciò che mi hai fatto!



Edited by vulcano1 - 17/2/2013, 14:29
 
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