Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Dall'abisso io t'invoco

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 10/2/2013, 17:20
Avatar

Memento mori.
·········

Group:
Member
Posts:
16,688

Status:




Ascolta. Dietro le impervie cime della catena delle Montagne Rosse, tra le silenti grida della Selva delle ombre e le richieste dei mendicanti di Oronero una regina, nera come il più basso ed immondo degli inferi, dall'interno del suo forte di morte estende il suo pugno di ferro sui territori meridionali insieme alla casata Vaash.
Ma un uomo, un demone, una creatura nata dalla sete di potere , ammorbata da un fato inscindibile, permanente, eterno, si è mostrata nella nebbia della cittadella di Fortescuro. Una scintilla di opaca luce dentro una grotta nera come il petrolio.
Era stato teletrasportato nella nera cittadella di Fortescuro, coperta da una nebbia più densa del sangue, dopo la morte del fu Francisco Corigliano. Il terreno era battuto in una pietra dello stesso colore grigiastro della nebbia che affliggeva quel posto ma abbastanza chiara da poter distinguere il suo sangue nero come la pece ed abbastanza diverso dal suolo di RotteNhaz per poter capire di essere altrove, fuori dagli artigli del Beccaio, tra le spire della sua Nera Regina.
Come un automa distrutto ma con un compito da portare a termine si alzò, tremando dal dolore causato dalla ferita all' addome. Si guardò attorno: Rockwhite era morta dopo l' assalto di Rekla; I torrenti di gente che giravano per le strette vie della città bassa erano stati sostituiti da una fitta foschia dentro la quale strani individui mal vestiti barattavano dogmi e cianfrusaglie tenendosi a debita distanza l' uno dall'altro, le bianche mura avevano lasciato spazio a cancelli e catene forgiate in un cupo metallo, alle urla dei saltimbanchi e dei banditori che riportavano le promesse di pace di Asad si era sostituito il berciare dei neri reggimenti ed i latrati dei randagi di strada cresciuti come spietati segugi assassini.
Tutto ciò non fece che farlo sorridere dinanzi alla spietatezza ed ai modi di fare che affliggevano Rekla, la Nera Regina che aveva scelto di seguire per sua spontanea volontà.

Per poi un giorno pugnalare anche le sue spalle senza alcuna esitazione e nessun rimorso.
Perché l' Inferi Sententia era così, un morbo senza cura che si costruisce la via per l' organismo da infettare attraverso la fiducia e la noncuranza dei particolari, per poi prosciugare tutta l'energia, l'anima ed il coraggio della sua preda, trasformandola in una mera ed insignificante fonte di potere per poi passare alla prossima vittima; per quanto la tecnologia possa essere stata avanzata nel suo tempo, gli istinti naturali di un essere vivente non possono essere repressi in alcun modo, possono essere solo nascosti da un fine velo di intelligenza adagiato sopra di essi.
Eppure il momento di agire non era ancora arrivato per Illidan, era ancora ibernato dentro il suo organismo, preparandosi per l' infezione.

meowz

Scorse nella nebbia Colonius, il secondo consigliere di Rekla nonché attuale maestro di Illidan. L' Inferi Sententia si avvicinò all' uomo voltato di spalle e, coperto dalla protezione della nebbia, parlò.
Devo incontrare Rekla. Disse, lasciando che dalla sua bocca sgorgassero gli ultimi residui di nettare cremisi per poi pulirsi le labbra con la lingua, pronto ad un altro pasto.
Ora.
L' uomo si girò, non era Colonius bensì il capo di un drappello di guardie che ora si erano materializzate nella nebbia, stando dietro di lui in tre file da quattro uomini. Gli occhi di Illidan e le sue sopracciglia si incresparono in un'espressione di sorpresa, seguita da una pausa di riflessione.
Come aveva fatto a pensare che quell'uomo fosse Colonius? Il secondo consigliere della Nera non era solito scendere nella città bassa e non portava la stessa armatura nero pece delle guardie di Fortescuro.
Quella foschia giocava brutti scherzi; o magari era solo la sua mente, esausta dopo la battaglia con Corigliano ed il demone traditore. La testa cominciava a fargli male, cadde a terra. Lo rivide, era lui.
Non puoi reprimermi per sempre. Uscirò dal tuo corpo ancor prima che tu lo possa immaginare ed allora sarò IO ad assorbire TE!
La sua immagine gli passò davanti come un raggio di sole, per poi volatilizzarsi nel nulla, lasciandogli come ricordo solo quelle parole. Doveva parlarne con Rekla, subito.

La guardia lo osservò, immobile come una statua davanti ad un cane randagio preso a calci. Illidan si rialzò digrignando i denti e, guardando con l' ira di un drago la sentinella, avvicinò il suo viso di qualche centimetro per poi tuonare:
Mi hai sentito? ORA!
Il capo del drappello non fece che scrutarlo attentamente per poi riconoscerlo dopo qualche lunghissimo secondo. Devi essere una delle vecchie tenebre della Nera Regina, ti vidi partire alla volta delle Montagne Rosse insieme a quell'altro uomo... L' uomo gli fece cenno di seguirlo mettendosi in mezzo alle guardie. ...come si chiamava?
E così fu.
Illidan venne trasportato attraverso cancelli, cadaveri e posti di blocco per poter trovarsi fuori dalla nebbia, nella città alta di Fortescuro.
Il clima era praticamente lo stesso ma l' Inferi Sententia notò subito tre torri equidistanti sorte oltre la piazza dove si svolse la battaglia tra le Tenebre della Nera ed Asad, il beduino rivoluzionario. Ricordava ancora il momento in cui Rekla strappò la testa a quell'individuo senza il minimo scrupolo; era la prima volta che vide un umano mostrare così tanta empietà verso un altro esemplare della sua stessa specie.
Sorrise, deridendo la stupidità umana. Non mi sognerei mai di fare qualcosa del genere ad un mio collega. Pensò.
Venne condotto nella più alta delle tre torri, la centrale, senza fare conto alle parole del capo delle guardie, dandogli una pacca sulla spalla quando entrarono nella torre.
Una volta dentro non poté che notare la grande collezione di cupissime armature che la Nera amava sfoggiare nei corridoi del suo castellino ed i pilastri neri come il più grezzo dei petroli sorreggere soffitti scuri come la sconfinata riserva di paure che la sua armata garantiva al nemico.
Passarono corridoi cupi e porte oscure sorvegliate solo da immobili armature che, come guardiane di un tempo ormai remoto, rimangono al loro posto, silenti e cupe. Il manipolo di uomini si fermò davanti ad una grande porta, conducente probabilmente alla sala dove Rekla spendeva la maggior parte del suo tempo. Eccoci arrivati alla Sala dei teschi, non hai da fare nient'altro che entrare e dire ciò che devi dire. fece la guardia, dandogli una pacca sulla spalla. Illidan guardò la porta con indifferenza, spinse un pomello nero come la notte ed aprì il portone, ritrovandosi nella Sala del trono di Rekla.

Sobeitz

Il suo occhio cadde subito sulle mura formate da calce mescolato ai cadaveri dei soldati nemici caduti durante l' assedio di Rockwhite. Ne riconosceva qualcuno, riuscì anche a capire quali aveva ucciso nonostante fossero ormai poco più che scheletrici, con qualche membra ancora attaccata alle ossa.
Passò la mano sul ruvido muro povero di vita, tenendo lo sguardo sui cadaveri.

C'è sempre della gente che riesce a lasciarsi indietro il passato, non credi? Fece, girandosi verso Rekla con aria maligna. Devo parlarti di Falkenberg... Sorrise, mostrando i denti sanguinanti.

...E di me.



Scena free insieme a J!mmy.
Chiunque non sia me o Jimmy è pregato di non postare :qwe: .
 
Top
J!mmy
view post Posted on 24/2/2013, 12:54




Che fosse giorno o notte, non faceva più alcuna differenza.
Dall’alto della Torre Reggente, Rekla poteva vedere la foschia ingoiare pezzo dopo pezzo l’intera città bassa di Fortescuro, al punto da celare col proprio manto ogni dettaglio di quella che un tempo era l’ultimo baluardo della folle resistenza al Clan Toryu. Rammentava ancora chiaramente quel giorno. Le urla dei soldati, talune gravide d’odio e altre di dolore, rimbombavano alle sue orecchie come echi lontani, votati a torturarla tanto alla luce del sole quanto nell’oblio delle tenebre.
Le mani scivolarono sul davanzale dell’esile feritoia che dalla Sala dei Teschi si protendeva schiva sull’esterno. Il respiro era modulato, calmo, ma nel suo petto albergavano ombre e angosce che non poteva fare a meno di domandarsi fino a che punto sarebbe stata in grado di sopportare.
La nebbia pareva quasi restia dall’invadere i quartieri alti del borgo, come se temesse la forza che in essi soverchiava ogni gemito di vento, la forza della Nera Regina. Un clima assai bizzarro per un luogo come il deserto, ma che iniettava nelle viscere della città un costante senso di profonda e inestricabile inquietudine.
La Nera ne parve oltremodo compiaciuta: ogni pollice di Fortescuro era oramai suo.
D’improvviso dal ventre della bruma proruppe un grido, uno solo, che s’infranse nel tombale silenzio come un maroso su irte sponde rocciose.

« Mi hai sentito? ORA! »
Sorrise, viziosa e cinica.
Lei lo aspettava, lei aveva previsto la sua venuta ed ora lui era lì. Non si sforzò neppure di voltarsi a fare un qualsiasi cenno alle guardie che stanziavano ai lati dell’imponente portone della sala. Rimase immobile, assorta nei più turpi pensieri, avviticchiata a quel suo solito e incombente senso di sconforto. I suoi occhi, neri e penetranti, perpetrarono a scrutare quel mesto scenario che tanto pareva rallegrarla. Il mondo s’inginocchiava ai suoi piedi, pendeva dalle sue labbra, bramava la sua pietà; presto l’intero meridione le sarebbe appartenuto, come già le apparteneva di diritto.
Ma queste non erano le ottuse smanie di un folle, no: era ambizione, nient’altro che spietata ambizione.
Socchiuse le palpebre, digrignò i denti. Rammentava ancor’ora le parole deviate dalla cecità del fu Leviatano, dell’uomo che i popoli avevano temuto più d’ogni altro e che adesso lodavano e riverivano come schiavi. Aveva visto il barlume della perversione guizzare nelle sue iridi, aveva sentito il caldo fiato del suo corpo spegnersi mentre tutto rovinava ai loro piedi.
Lei sarebbe stata più grande, la sua fama avrebbe divorato come nulla quella del più grande reggente che quel mondo avesse mai ammirato, ma con una sola differenza: Rekla non sarebbe stata altrettanto stolta.
I doccioni a foggia di bestie leggendarie – Cerberi, Dragoni, Grifoni, Chimere – svettavano sull’ampio cortile in cui il capo di Asad il traditore era schizzato via per sua stessa mano. Dozzine di sentinelle, intabarrate da nere corazze e armate di lunghe picche e scudi a torre, puntellavano il perimetro dello spiazzo con fermezza, talmente tanta da sembrare vuote impalcature di metallo poste a quel modo per declamare la sopraffine maestria dei fabbri della città. Già, perché Rekla si era assicurata che ogni mastro ferraio degno di tale appellativo fosse catturato e costretto a lavorare per lei. Un metodo poco ortodosso, senza dubbio, ma che aveva tuttavia reso i frutti sperati.
Le porte del corridoio esterno si schiusero. La Nera si allontanò dalla fessura e raggiunse distrattamente i molti scalini che distanziavano il trono d’ossa dalla nuda pavimentazione, l’ennesima manifestazione della sua superbia.
Entrò un uomo, troppo giovane per narrare epiche gesta, troppo vecchio per vantare ancora un pelo d’innocenza. Illidan era stato uno dei comandanti che aveva guidato l’assalto alla Roccia Bianca e, dopo aver saggiamente scelto di servire la Nera Regina, aveva anche ottenuto una magra promozione ad attendente di quel vecchio rimbambito di Colonius – benché un rimbambito saggio.
Lo riconobbe da subito, così come scorse rapidamente il suo malcelato turbamento.
« C'è sempre della gente che riesce a lasciarsi indietro il passato, non credi? »
Esitò dinanzi alle mura della sala, per poi volgere lo sguardo su di lei.
« Devo parlarti di Falkenberg... e di me. »
Falkenberg, ancora quel nome. L’ultimo uomo capace di indossarlo era stato un vecchio al cui fianco aveva combattuto la più grande guerra che il continente avesse mai visto. Ignorava se fosse ancora vivo – o forse era proprio quello che il suo ospite era venuto a dirle – ma certo era che lo ritenesse una delle creature dalla scorza più dura che mai conosciute.
La premessa di Illidan, dunque, non fece che incuriosirla.

« Parla pure, ragazzo » disse, ricambiando il sorriso.
Si adagiò stancamente sullo scranno e fissò l'interlocutore dritto negli occhi.
« E che non si dica che la Nera Regina non sia ospitale. »



Chiedo scusa per la qualità, ma ho la febbre alta. Riporto di seguito l'unica passiva che potrebbe interessarti.
CITAZIONE
.Or superbite, e via col viso altero, figliuoli d'Eva, e non chinate il volto sì che veggiate il vostro mal sentero. Il superbo è una persona innamorata della propria superiorità, vera o presunta, per la quale si aspetta un riconoscimento. La superbia affonda le sue radici nel profondo dell'uomo, sempre teso alla ricerca e all'affermazione della propria identità. Quest'ultima non è qualcosa che si elabora al proprio interno, ma che ciascuno negozia nel rapporto con gli altri da cui attende, appunto, il riconoscimento. Tale bisogno nell'essere umano è fortissimo: forte al pari di altri bisogni più esistenziali…
Allo stesso modo Rekla è innamorata di sé, della sua sicurezza, del suo corpo. Così facendo, nonostante le origini ancora sconosciute, la giovane insinua in chi le sta accanto non molta fiducia, oserei dire nessuna piuttosto, ed un timore di non poco conto. Tutto ciò, ovviamente, è efficace laddove chi la affianca non sia un demone né possegga un'energia superiore alla sua. (Passiva).


Edited by J!mmy - 7/3/2013, 21:47
 
Top
view post Posted on 7/3/2013, 21:12
Avatar

Memento mori.
·········

Group:
Member
Posts:
16,688

Status:


« E che non si dica che la Nera Regina non sia ospitale.»
Che la Nera Regina non sia ospitale
La Nera Regina sia ospitale
La Nera Regina ospitale
La Regina ospitale
Regina: ospitale


Non aspettava altro che una conferma, la Nera Regina non avrebbe avuto di che preoccuparsi. Avrebbe dato asilo ad una magnifica colonia di spore dentro il suo ventre a tempo debito.
La Nera ricambiò il sorriso, spedendogli contemporaneamente alla formale dimostrazione d'affetto un senso di timore che colpì l' Inferi Sententia prima di qualsiasi proiettile. Ma la scorza che ricopriva la testa dell' Inferi Sententia era fin troppo dura per poter permettere ad un misero sguardo di spaventarlo, lui e Rekla erano fatti della stessa carne e delle stesse ossa e bene o male avevano lo stesso livello d'ambizione, tutti e due anelavano a qualcosa di grande, ma solo uno dei due sarebbe potuto arrivarci e la Nera Regina teneva un distacco enorme dall'Inferi Sententia in quanto aveva un esercito pronto a dare la vita per lei mentre Illidan non aveva altro che i suoi tentacoli.
Ma il virus si diffonde più velocemente di qualsiasi esercito, è risaputo.
Aveva da stare al gioco per ancora qualche anno, poi avrebbe colpito.

«Mi sono recato a Waulsort insieme ad un piccolo, insulso demone » Le sue sopracciglia si aggrottarono di fronte alla rabbia che provava quando ricordava quel momento, tutte le sue membra bollivano come le fiamme del più atroce degli inferi.
«Una volta arrivati, una grossa armata ha messo a ferro e fuoco la piccola cittadina, non ho la minima idea di cosa cercasse, ma sono sicuro che non si aspettava l'intervento dell' Oriente a difesa di Waulsort. Non si aspettava né la presenza di quel prete rosso né la mia, però.» Si accorse di essere uscito dal discorso e di aver cominciato a parlare da solo, chiuse subito la bocca e ripartì, con un leggerissimo velo di vergogna.
«Insieme a qualche ubriacone siamo riusciti a tener testa alle truppe del Beccaio, fino a che non siamo stati circondati.» Le sue ciglia si aggrottarono, non si ricordava benissimo come si chiamava il capo di quel gruppo di vandali, ma concluse che alla Nera non interessasse minimamente.
«Una volta circondati siamo stati teletrasportati a RotteNhaz, probabilmente tramite una donna difesa da un manipolo di orientali. Abbiamo penetrato l' oscura fortezza ed abbiamo incontrato Corigliano, il castellano. » Ghignò, indicando la ferita all'addome subita durante il combattimento contro Corigliano ed il demone sbruffone.
« Inutile dire che sia ormai morto e sepolto, come il cane che era. » Tornò serio, mettendo una mano sul punto in cui dovrebbe risiedere la bontà e la generosità di un normale uomo.


« In quanto a me, volevo comunicarti qualcosa... qualcosa riguardo ciò che voi uomini chiamate "Anima". » Si diceva così? Non ne aveva idea, sperava di aver reso l' idea. Pensava, anzi, era sicuro che la Nera fosse riuscita a sigillare l'entità che lo ammorbava. Ironicamente, era la persona di cui si fidava di più.
« Credo che tutti coloro che hanno avuto l'occasione di ammirare la mia vera essenza si siano chiesti che tipo di creatura io fossi, da quale abisso provenissi. In realtà sono fatto delle vostre stesse membra e posso pensare, proprio come voi Umani. » Mentiva, non era di quel piano dimensionale, ma nessuno lo avrebbe potuto credere. Tanto valeva architettare una grande bugia. Premette una mano sul petto.
« Il problema è qui dentro. Dentro la mia "Anima". È contemporaneamente la causa delle mie pene e del mio potere, un'entità rinchiusa dentro di me che anela di uscire. Avevo provveduto a sigillarla, ma ora questo sigillo si è rotto. » Doveva continuare a parlare? Rivelando altro sarebbe riuscito ad ottenere ciò che voleva? Il demone premeva, lo sentiva lentamente uscire dalla sua testa, pronto a squartarlo. Non aveva altra scelta, per quanto odiasse dipendere dagli altri doveva continuare.
« Una volta rotto il sigillo, la creatura può uscire da un momento all'altro e sfogare la sua potenza rinchiusa distruggendo qualsiasi cosa le capiti a tiro. Persino qualcuno potente come il fu Re che non perde mai. » Una bugia? Non lo sapeva nemmeno lui. Si posò sul ginocchio sinistro, tenendo la gamba destra per terra. Prima ed ultima volta che si fosse mai inginocchiato, se lo promise.
Quindi sono qui, inginocchiato davanti a voi, mia unica Regina, implorandole la disponibilità a sigillare la creatura contenuta nel mio corpo che ahimè, da solo non posso fare.
Per un giorno ucciderti e divorarti, come tutti coloro che ti hanno preceduto e ti seguiranno.
Un semplice, subdolo ed istintivo pensiero tenuto nascosto a tutti, ma che il giorno opportuno si sarebbe rivelato. Del resto, l'esperimento Verde Speranza non era altro che la più versatile trovata dell'Uomo. O la sua condanna.
Una cosa era certa: Iladar aveva fatto il suo lavoro.
Guardò il pavimento, titubante e addolorato, in attesa di una risposta della Nera.



Scusa se ci ho messo un po' pure io, ma sono stato molto occupato ultimamente. Cercherò di postare più in fretta. In caso non lo sapessi, l'esperimento "Verde Speranza" era l'esperimento dedito alla creazione del virus che ha generato l'Inferi Sententia, il quale virus è poi riuscito a diffondersi nel pianeta dove è stato creato. Iladar era il capo addetto all'esperimento.


Edited by Chomp - 7/3/2013, 21:47
 
Top
J!mmy
view post Posted on 28/3/2013, 11:01




Sentì parlare di fortezze, demoni, preti rossi ed armate. Ogni cosa sgorgò dalla bocca dell’interlocutore come in un fiume straripante di parole, finendo col tediarla più di quanto potesse tollerare.
Lo lasciò tuttavia parlare, lo lasciò riportare quanto accaduto, benché solo un nome avesse attirato, di nuovo, la sua attenzione: il Beccaio. Probabilmente, cieco e ignaro dinanzi al passato, Illidan non aveva pensato che la Nera Regina potesse aver conosciuto quel vecchio bastardo, ma gli sarebbe stato comunque chiaro non appena il volto di lei si fosse dipinto di stupore, di gioia, di eccitazione. Che fosse dannato: quell’uomo era ancora vivo.
Il monologo dell’attendente fu lungo, troppo per poter sperare nella sua completa attenzione. Ad ogni modo, riuscì a capirne il punto e a comprendere per quale assurda ragione un insulso nessuno si fosse spinto a tanto per avere udienza con nientedimeno che il Cerbero in persona.
Piccola, piccola e insignificante formichina...

« E dunque è aiuto che sei venuto a chiedermi, eh? » disse in un sospiro.
Aiuto. Aiuto. Trovava un ché di divertente in quelle cinque lettere. Lei che dava aiuto a qualcuno.
Forse stava solo prendendola per il culo, o forse era davvero disperato come diceva d’essere. Vero è, però, che ne fu grandemente colpita. Serviva fegato per osare tanto, e chi meglio di lei stessa poteva conoscere quanto devastante potesse apparire talvolta la vita quando l’unica strada da percorrere restava un ripido declivio incastonato nel fiancone di un’aspra montagna? Nessuno, nessuno poteva.
« Ma sei stato leale, mi hai risparmiato un probabile intralcio e te lo concedo. »
Allungò l’indice verso Illidan, agitandolo con insana superiorità.
Rekla non era stupida, men che meno imprudente, e che quell’insetto avesse qualcosa a ronzargli nella testa era chiaro come la luce del sole che non lambiva oramai Fortescuro da giorni. Ciononostante, decise ugualmente di osare e di accontentarlo, ma di farlo a modo proprio, con il buon vecchio metodo.
Nella sua mente, la sequenza di ciò che andava fatto iniziava a compattarsi granello dopo granello.
Chinò il busto, protendendosi in avanti come a guardarlo da più vicino. I suoi occhi, dapprima penetranti pozze di nero liquido, mutarono d’improvviso. Sclere bianche puntellavano adesso il suo sguardo, lo sguardo di una bestia e di una strega fuse insieme, madri della crudeltà e del perverso piacere che in essa dimorava stucchevole.
Il piacere di stuprare l’anima di chi era debole, il piacere di assaggiare pezzo su pezzo la loro indegna fragilità, il loro malcelato pudore, per brutalizzarne l’essenza e farla sua una volta e per sempre. Anche Illidan stava diventando una marionetta esattamente come tutti gli altri, un fantoccio guidato solo dai lugubri artigli della Regina dei mezzimorti. E lei ne avrebbe tirato i fili fino allo stremo, fino al punto in cui lui fosse stato necessario; per infine zack, strapparlo come erbaccia putrida e secca in un campo di verde e fiorente prato.
Un altro schiavo. Un altro mostro.
La schiera delle Tenebre s’infoltiva.
Si alzò. La distanza che tra loro si era andata creando parve abissale, e la donna la percorse tutta per osservarlo ancor meglio, per toccarlo e sentire la pelle di lui sotto i polpastrelli. Lo voleva, lo desiderava, sebbene fosse solo l’abominio dentro di sé a bramarlo con furia per nutrirsene. Le sue dita, pallide e magre, si allungarono fino al suo polso destro per stringerlo quasi dolcemente.
« Preparati: » esalò « non sarà piacevole »
E in breve tutto cambiò.
Fiamme, calore, grida, strazi e ancora fiamme. Il terreno prese a sbriciolarsi sotto ai loro piedi, inondandosi di crepe profonde e scure, cupe e misteriose. Fu da una di quest’ultime che affiorò il primo artiglio. Affilato come denti di squalo, grosso e imponente come un randello, l’arto della bestia strisciò via dalla gola dell’inferno quasi a cercare di abbrancare l’anima di colui che – impotente – non avrebbe potuto che restare sgomento e inerte sui propri passi.
Quando anche il torso venne fuori, il Cerbero apparve in tutta la sua raccapricciante figura: fiera tricefala e ghiotta di dolore, destinata al mero ruolo di ghermire e dilaniare, era alta ben oltre i due metri e mezzo, ma appariva assai più grossa alla fitta penombra che andava facendosi via via più greve in quella che oramai non era più la Sala dei Teschi, ma uno scorcio di terrore sulle viscere del mondo. Il manto era irto di un lungo pelame nero che ciondolava dai fianchi della creatura umido e pregno di sangue. Più la si osservava, più pareva quasi d’essere a centinaia di piedi sotto terra, incatenati al fuoco e con il caldo quasi insopportabile – a socchiudere gli occhi, potevano addirittura sentirsi le vampe rasentare i loro visi, l’aria torrida infiammare i loro zigomi.
Da qualche parte, nella semi-oscurità, la Nera Regina arretrò fino a incontrare nuovamente lo scranno. Si sedette compiaciuta, le palpebre strette a fessure, e una delle sue mani si sollevò di poco.
Illidan, per quel che contava, avrebbe solo potuto udire un flebile schiocco di falangi, lontano e ovattato. Ma sarebbe stato comunque troppo tardi: la Bestia sarebbe già stata su di lui, imponente, la zampa diretta al suo petto per strappargli quanto di più umano potesse restargli.
Il cuore. Il Kodoku gli avrebbe strappato il cuore.
O, perlomeno, questo lui avrebbe creduto.

Bene, come da accordi privati con Chomp, Rekla impiega il misterioso Kodoku su Illidan al solo scopo di mostrargli un'inquietante immagine: trattasi invero del terrificante Cerbero, la creatura tricefala che tenta di trafiggere - letteralmente - il petto della vittima con una delle sue affilatissime zampe. L'evento non genera alcun danno psionico, ma dovrebbe far sì che Illidan creda comunque davvero di provare dolore per quell'accadimento. Nel frattempo, poi, approfittando della sua distrazione, la donna applica sul ragazzo anche il fantomatico "Marchio del cacciatore", dacché assolutamente diffidente della sua fedeltà. Sostanzialmente, come Chomp già sa, non si tratta d'altro che di un mastodontico effetto scenico finalizzato a giustificare semplicemente l'apposizione di una "maschera" sul cuore di Illidan, oggetto peraltro dell'artefatto che di qui a breve sarà confezionato per lo stesso utente (non da me, ovviamente).
Chiedo di nuovo scusa per il ritardo immenso.

CITAZIONE
Il Marchio del cacciatore
Il Marchio era la prima - e forse la più importante - fra le capacità concesse dall'anello. Grazie a questo, egli poteva scegliere i propri nemici o coloro che riteneva pericolosi, anche fra i vivi, ed apponendo su di loro il marchio, era in grado di seguirne ogni mossa. Poteva addirittura leggerne le sfumature, intuirne l'umore o le tendenze, carpire loro emozioni e segreti - ma lo faceva di rado, perché sapeva quanto fosse pericoloso giocare con certe forze. Lui stesso era marchiato, seppure in maniera differente: il suo marchio non era maledizione, ma connessione, comunione d'intenti con Teresbritin, che lo rendeva capace di mirabilie senza chiedere molto in cambio.

{ Consumo Nullo - Bruciando uno slot si attiva la Comunione del Marchio. Grazie a questa abilità, nei due turni successivi il portatore ottiene uno sconto del 5% sul consumo di tutte le skill legate all'anello. Questo sconto NON è cumulabile con altri. ; Consumo Basso - Poggiando l'anello sul corpo del nemico e spendendo un consumo basso, si applica sul soggetto il Marchio del Cacciatore. Da quel momento il portatore saprà sempre dove si trova il nemico. E' utilizzabile solo su PNG, ammessa su PG solo in post autoconclusivi o previo accordo fra i player. ; Consumo Medio - Una volta attivato il potere precedente ed apposto il marchio su un soggetto, spendendo un consumo Medio il portatore potrà percepire le emozioni e sensazioni del Marchiato scelto come bersaglio. ; MALUS - Quest'ultima abilità, se utilizzata più di una volta a giocata, porterà l'utilizzatore a identificarsi con il Marchiato, perdendo coscienza di sé. Lo status negativo permane fino alla fine della giocata. }



Edited by J!mmy - 28/3/2013, 11:23
 
Top
view post Posted on 10/4/2013, 21:14
Avatar

Memento mori.
·········

Group:
Member
Posts:
16,688

Status:


Il volto di Rekla mostrava interesse e stupore, magnifico. Era riuscito ad attirare la sua attenzione parlando del Beccaio, probabilmente i due erano amici di vecchia data. Non ne era sorpreso, avevano tutti e due una gran passione per il nero, uomini spietati e pronti a tutto pur di servire il proprio padrone, tutti e due ambivano a distruggere, uccidere e dominare.
Ma soprattutto, erano Umani. Della peggior specie.
Eppure erano troppo potenti per esser semplicemente recisi dal grande telaio di Asgradel come le varie, insignificanti creature che aveva divorato da tempo.
Pazienza, arriverà il tuo momento...

Il momento in cui capirai di non essere nient'altro che un piccolo ed insulso puntino grigio, in una delle mille pagine di questo mastodontico libro, un piccolo respiro in una vita di miliardi e miliardi di secoli. Il mostro poté sentire l'avatar soffocare una flebile risata sotto un pesante respiro, lo sentiva, si ricordava il perenne sorriso di quell'essere, secondo in terribilità solo al suo sguardo. Sei Zero.
Sentì l' avatar cambiare tono di voce. Vuoto, certamente, ma allo stesso tempo il centro e l' inizio di un'infinita strada.

L' ultima volta, a RotteNhaz, si era comportato in modo diverso... Cosa voleva dire? Dannazione, quella creatura gli stava creando troppi problemi. Aveva altro da fare, non poteva perdersi in discorsi con lui.
Aveva una donna da corteggiare, del resto.
Rekla sembrava essersi saturata in quei piccoli, scattanti momenti di silenzio posteriori al discorso di Illidan, quest'ultimo non sapeva dedurre se era seccata o in un'altra dimensione all'interno della sua immaginazione, pensando alle più astruse situazioni le potessero passare per la testa.
« E dunque è aiuto che sei venuto a chiedermi, eh? » Disse la Nera, con una nota di stanchezza nella sua voce. Voleva farsi desiderare, come ogni donna. « Ma sei stato leale, mi hai risparmiato un probabile intralcio e te lo concedo. » Disse puntando il suo indice verso Illidan con un perverso sguardo dominatore negli occhi. Ancora una volta, Illidan non si fece spaventare dagli occhi della Nera, avrebbe dovuto fare di più per poter scalfire la barriera che separava la sua mente dal mondo reale. Il mostro si guardò intorno, chiedendosi cosa avrebbe fatto Rekla per poter acquietare il mostro. Gli tornò alla mente la battaglia di Fortescuro dove la Nera strappò ad Asad la testa senza troppe storie, come una fiera inferocita e bramosa di sangue. I suoi dubbi svanirono: Rekla aveva il potere.
La Regina si protese verso di lui, i suoi occhi neri come il petrolio cominciarono ad armarsi di sclere bianche, osservando la sua Tenebra con uno sguardo famelico e perverso. Sentì la pressione di milioni di rocce sulla sua schiena, non riusciva a muoversi, era immobilizzato dalla paura. Cosa stava succedendo? Si chiese, contraendo i muscoli della braccia e guardandosi attorno, deglutendo a ritmi sempre più brevi. Scosse la testa, tornò a fissare la Nera, mantenendo il confronto con il suo sguardo quanto più potesse. Dentro quelle retine poteva vedere l'ambizione, la furia e l' empietà di un predatore affamato, impegnato a sgozzare la prima gazzella dopo mesi di digiuno. Non riusciva a far altro che provare pietà per una creatura ammorbata da una ferocia come quella negli occhi di Rekla, antitesi della ragione e dell'intelligenza, elementi chiave per la conquista di un territorio. Tornò freddo come una tomba gelata, aspettando la prossima mossa della Regina, ignaro di chi sarebbe uscito da quella stanza una volta finita quella bizzarra cerimonia. Una cosa era sicura per lui: la Nera sapeva cosa fare e come.

La Regina si alzò dal suo trono come un aquila dal suo nido insanguinato e si diresse verso Illidan, nessun rumore oltre a quello dei suoi passi, nessuna luce oltre quella che stava per essere spenta, nessun sensazione oltre a quella delle dita minute di Rekla compiere una delicatezza, nessuna menzogna.
Oltre a quella che portava dentro da anni.
« Preparati: non sarà piacevole » Confessò la Nera, stringendo il palmo destro di Illidan come un pastore che accarezza il suo agnello davanti alla porta del mattatoio.
Bastò un attimo per distruggere il silenzio creatosi nella Stanza dei Teschi da un' improvviso invecchiamento del terreno, susseguito da grida agonizzanti e conati di lava fuoriuscenti dal pavimento. Il terreno si increspò, rivelando nient'altro che oscurità, crepe abissali e grida sempre più forti. Di chi fossero quelle grida, l'Inferi Sententia ne aveva un'idea: eroi, tiranni e gente comune. Tutti raggruppati in un'unica tomba fiammeggiante, marcendo contemporaneamente, perché alla morte non importava chi fossero i suoi sudditi, bensì quanti aspettavano di entrare a far parte del suo coro.
All' improvviso un'artiglio tutt'altro che fausto uscì dal terreno, susseguito dal suo padrone, un gigantesco cane tricefalo bramoso della sofferenza e del sangue di qualsiasi creatura le fosse capitata davanti. Quel cagnaccio sarebbe stato un magnifico trofeo e, probabilmente, era incluso nel prezzo da pagare per poter assorbire Rekla.
L' aria era torrida e la bestia lo scrutava dalla testa ai piedi, preparandosi a divorare la sua anima ed aggiungerla al coro dei morti che dimorava nel suo stomaco. Il Cerbero alzò la zampa, per poi puntarla con gli artigli affilati verso la dimora dell'avatar: il cuore. Era la fine? Probabilmente sì. Il fu Illidan era immobilizzato dal terrore e niente avrebbe potuto salvarlo da un fato così nefasto. Niente che rientrasse nei suoi limiti.
Poco prima che la fiera tricefala potesse trapassargli il torace da parte a parte il suo ventre s'increspò, rivelando quel sorriso tanto temuto quanto ammirato. Una mano scarnita ed oscura dalle dita oblunghe ed affilate come rasoi uscì dal petto di Illidan, facendo sgorgare litri di un denso liquido nerastro che andava accumulandosi sotto il suo corpo, il quale cadde a terra avente la sola forza di osservare ciò che stava accadendo. La mano si sgranchì per un secondo, per poi rivelare il braccio, un po' più tozzo delle dita, ma della stessa intensità di nero ed infine il viso, coperto da quella maschera bianca come la luna e spaventosa come il più profondo degli abissi infernali. La creatura fece che uscire dal corpo di Illidan, aprendo un foro più grosso. Una volta uscito, l'avatar si scrollò di dosso il liquido nero che lo accingeva, rivelando la sua reale forma.
Le gambe parevano delle sfuggenti linee cupe che separavano il corpo dal terreno, il quale si agganciava ad esse tramite un arcano meccanismo di ferro opaco da cui partivano linee blu molto simili a vene che si diramavano per tutto il nero corpo, pulsando ed illuminandosi a piccoli scatti. Portava stretta alla vita una cintura tanto nera che risultava impossibile definirne i tratti e i fregi riportati su di essa, alla quale erano attaccati dodici pezzi di marmo oscuro aventi la forma piana di una bara. Ciò che assomigliava più a dei capelli non erano nient'altro che una folta pelliccia spigolata che partiva dalla schiena, arrivando fino alla sommità della testa, le quattro ali intrise di sangue.
Nel più totale silenzio, i litri del denso liquido presero a lievitare, fino ad arrivare sotto l'ossuto palmo della sua mano destra, plasmando una lunghissima spada bianca.

La vostra disperata ricerca del potere finisce qui. Sospirò l'essenza con un leggero tono annoiato.
Puntò la spada verso il Cerbero, sicuro del fatto che una volta caduta la bestia gli altri due sarebbero rimasti indifesi. L' avatar si avvicinò con un salto verso la fiera famelica, menando un fendente diagonale dall' alto verso il basso, destra verso sinistra mirato a recidere la testa centrale del cagnone. Illidan sorrise, appresa la situazione in cui era capitati lui e Rekla.
Il fendente fu fermato di colpo dalla possente mascella della testa sinistra del cerbero la quale perse del sangue dai molari. che fosse suo o di qualche altra aberrazione divorata dal tricefalo l'Inferi sententia non ne aveva idea. Il demone esalò un grave respiro di noia, penetrando l' occhio della testa del cerbero rivolto verso di lui con un singolo pugno. Ciò che uscì era un miscuglio tra sangue ed uno strano gas nerastro, che ascese verso la cupa oscurità che sormontava le teste delle due creature infernali. La fiera colse l' occasione per azzannare il torace dell'avatar, strappandone buona parte di ciò che era il materiale costituente, una solida sostanza nera. L'essere estrasse la mano dall'orbita del Cerbero per portarla a coprire il petto, dal quale continuava a sgorgare quella strana sostanza densa e nerastra. La testa centrale del cerbero latrò, lasciando colare fiotti di bava dalla sua bocca, per poi ringhiare verso l'avatar.
Esso non fece altro che sorridere, con quella demoniaca espressione stampata sul volto.
Vi Veri Veniversum Vivus Vici et dabo ultionem meam in hac vita... aut postera La frase riverberò nel vuoto, penetrando la mente di chiunque fosse nella stanza, le parole scorsero come un fiume dentro la testa di Illidan. Nonostante non conoscesse quella lingua, nonostante gli sarebbe piaciuto analizzare quelle parole, solo una sentenza di due parole gli risuonò nella scatola cranica "È finita" mentre il Cerbero staccava le braccia e la testa dell' avatar e quest'ultimo non proferiva più parola.
La carcassa di oscurità sfracellò a terra come un qualsiasi corpo senza vita, per poi tornare quell'orrendo liquido color petrolio e rimpatriare nel torace del suo padrone. Tutto come previsto, l'avatar si era liberato ed aveva testato il potere che Rekla possedeva, così da far capire ad Illidan cosa si nascondesse dietro la Nera Regina e permettergli di paragonare i loro due catalizzatori. Per quanto piccolo possa essere, ogni dato mantiene sempre una grande importanza nella realizzazione di un piano come il suo.
Questa volta, senza interruzioni, l' urlo di Illidan si unì a quello dei dannati per qualche secondo mentre il Cerbero gli trafiggeva il cuore. Provò il più grande dolore della sua vita, sentire il proprio torace aprirsi, le costola rompersi ed il cuore venir strappato dalle arterie mentre si soffoca nel sangue e nell' agonia. La sua faccia si impallidì ed il virus cominciò lentamente ad uscire dall'organismo umano per poter poi trovare un nuovo ospite.

Tutto divenne buio per un attimo.
Non ci vedeva niente, sentiva il freddo del pavimento di marmo di Fortescuro gelargli le vene. Inconfondibile pensò. In quanto ad atmosfera la Regina ci sapeva fare. Il torace era apposto, il cuore era lì, inerme. Si rese conto di avere gli occhi chiusi. Li aprì e, come una persona diventata cieca e poi di nuovo capace di vedere, si stupì di essere nello stesso posto e nella stessa situazione di prima: Rekla sul suo oscuro trono e lui inginocchiato. Si chiese perché si fosse inginocchiato, poi si ricordò che agli umani piacevano queste cose. Sorrise. Ripensò alle parole dette dall'avatar, non riusciva a capire in che lingua fossero. Lasciò perdere. Si alzò e guardò Rekla negli occhi, cercando quello sguardo che aveva osato intimorirlo.
Abbiamo finito? Chiese, avvertendo un corpo estraneo appoggiato al cuore.
Suppongo di sì.
E così finì la storia del fu Illidan, dando inizio alla storia del parassitismo su Asgradel.
La prima pulce, ovviamente, si era stanziata nella folta pelliccia del Cerbero



Spero di non aver annoiato troppo o almeno aver fatto ridere i pochi che hanno letto 'sto post, fatto in serate in cui il mio sistema nervoso sbroccava.
Scusa di nuovo per il ritardo, Jimmy.
La scena si chiude qui


Edited by Chomp - 12/4/2013, 14:51
 
Top
4 replies since 10/2/2013, 17:20   155 views
  Share