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Dall'abisso io t'invoco

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Chomp
view post Posted on 10/2/2013, 17:20 by: Chomp
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Memento mori.
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Ascolta. Dietro le impervie cime della catena delle Montagne Rosse, tra le silenti grida della Selva delle ombre e le richieste dei mendicanti di Oronero una regina, nera come il più basso ed immondo degli inferi, dall'interno del suo forte di morte estende il suo pugno di ferro sui territori meridionali insieme alla casata Vaash.
Ma un uomo, un demone, una creatura nata dalla sete di potere , ammorbata da un fato inscindibile, permanente, eterno, si è mostrata nella nebbia della cittadella di Fortescuro. Una scintilla di opaca luce dentro una grotta nera come il petrolio.
Era stato teletrasportato nella nera cittadella di Fortescuro, coperta da una nebbia più densa del sangue, dopo la morte del fu Francisco Corigliano. Il terreno era battuto in una pietra dello stesso colore grigiastro della nebbia che affliggeva quel posto ma abbastanza chiara da poter distinguere il suo sangue nero come la pece ed abbastanza diverso dal suolo di RotteNhaz per poter capire di essere altrove, fuori dagli artigli del Beccaio, tra le spire della sua Nera Regina.
Come un automa distrutto ma con un compito da portare a termine si alzò, tremando dal dolore causato dalla ferita all' addome. Si guardò attorno: Rockwhite era morta dopo l' assalto di Rekla; I torrenti di gente che giravano per le strette vie della città bassa erano stati sostituiti da una fitta foschia dentro la quale strani individui mal vestiti barattavano dogmi e cianfrusaglie tenendosi a debita distanza l' uno dall'altro, le bianche mura avevano lasciato spazio a cancelli e catene forgiate in un cupo metallo, alle urla dei saltimbanchi e dei banditori che riportavano le promesse di pace di Asad si era sostituito il berciare dei neri reggimenti ed i latrati dei randagi di strada cresciuti come spietati segugi assassini.
Tutto ciò non fece che farlo sorridere dinanzi alla spietatezza ed ai modi di fare che affliggevano Rekla, la Nera Regina che aveva scelto di seguire per sua spontanea volontà.

Per poi un giorno pugnalare anche le sue spalle senza alcuna esitazione e nessun rimorso.
Perché l' Inferi Sententia era così, un morbo senza cura che si costruisce la via per l' organismo da infettare attraverso la fiducia e la noncuranza dei particolari, per poi prosciugare tutta l'energia, l'anima ed il coraggio della sua preda, trasformandola in una mera ed insignificante fonte di potere per poi passare alla prossima vittima; per quanto la tecnologia possa essere stata avanzata nel suo tempo, gli istinti naturali di un essere vivente non possono essere repressi in alcun modo, possono essere solo nascosti da un fine velo di intelligenza adagiato sopra di essi.
Eppure il momento di agire non era ancora arrivato per Illidan, era ancora ibernato dentro il suo organismo, preparandosi per l' infezione.

meowz

Scorse nella nebbia Colonius, il secondo consigliere di Rekla nonché attuale maestro di Illidan. L' Inferi Sententia si avvicinò all' uomo voltato di spalle e, coperto dalla protezione della nebbia, parlò.
Devo incontrare Rekla. Disse, lasciando che dalla sua bocca sgorgassero gli ultimi residui di nettare cremisi per poi pulirsi le labbra con la lingua, pronto ad un altro pasto.
Ora.
L' uomo si girò, non era Colonius bensì il capo di un drappello di guardie che ora si erano materializzate nella nebbia, stando dietro di lui in tre file da quattro uomini. Gli occhi di Illidan e le sue sopracciglia si incresparono in un'espressione di sorpresa, seguita da una pausa di riflessione.
Come aveva fatto a pensare che quell'uomo fosse Colonius? Il secondo consigliere della Nera non era solito scendere nella città bassa e non portava la stessa armatura nero pece delle guardie di Fortescuro.
Quella foschia giocava brutti scherzi; o magari era solo la sua mente, esausta dopo la battaglia con Corigliano ed il demone traditore. La testa cominciava a fargli male, cadde a terra. Lo rivide, era lui.
Non puoi reprimermi per sempre. Uscirò dal tuo corpo ancor prima che tu lo possa immaginare ed allora sarò IO ad assorbire TE!
La sua immagine gli passò davanti come un raggio di sole, per poi volatilizzarsi nel nulla, lasciandogli come ricordo solo quelle parole. Doveva parlarne con Rekla, subito.

La guardia lo osservò, immobile come una statua davanti ad un cane randagio preso a calci. Illidan si rialzò digrignando i denti e, guardando con l' ira di un drago la sentinella, avvicinò il suo viso di qualche centimetro per poi tuonare:
Mi hai sentito? ORA!
Il capo del drappello non fece che scrutarlo attentamente per poi riconoscerlo dopo qualche lunghissimo secondo. Devi essere una delle vecchie tenebre della Nera Regina, ti vidi partire alla volta delle Montagne Rosse insieme a quell'altro uomo... L' uomo gli fece cenno di seguirlo mettendosi in mezzo alle guardie. ...come si chiamava?
E così fu.
Illidan venne trasportato attraverso cancelli, cadaveri e posti di blocco per poter trovarsi fuori dalla nebbia, nella città alta di Fortescuro.
Il clima era praticamente lo stesso ma l' Inferi Sententia notò subito tre torri equidistanti sorte oltre la piazza dove si svolse la battaglia tra le Tenebre della Nera ed Asad, il beduino rivoluzionario. Ricordava ancora il momento in cui Rekla strappò la testa a quell'individuo senza il minimo scrupolo; era la prima volta che vide un umano mostrare così tanta empietà verso un altro esemplare della sua stessa specie.
Sorrise, deridendo la stupidità umana. Non mi sognerei mai di fare qualcosa del genere ad un mio collega. Pensò.
Venne condotto nella più alta delle tre torri, la centrale, senza fare conto alle parole del capo delle guardie, dandogli una pacca sulla spalla quando entrarono nella torre.
Una volta dentro non poté che notare la grande collezione di cupissime armature che la Nera amava sfoggiare nei corridoi del suo castellino ed i pilastri neri come il più grezzo dei petroli sorreggere soffitti scuri come la sconfinata riserva di paure che la sua armata garantiva al nemico.
Passarono corridoi cupi e porte oscure sorvegliate solo da immobili armature che, come guardiane di un tempo ormai remoto, rimangono al loro posto, silenti e cupe. Il manipolo di uomini si fermò davanti ad una grande porta, conducente probabilmente alla sala dove Rekla spendeva la maggior parte del suo tempo. Eccoci arrivati alla Sala dei teschi, non hai da fare nient'altro che entrare e dire ciò che devi dire. fece la guardia, dandogli una pacca sulla spalla. Illidan guardò la porta con indifferenza, spinse un pomello nero come la notte ed aprì il portone, ritrovandosi nella Sala del trono di Rekla.

Sobeitz

Il suo occhio cadde subito sulle mura formate da calce mescolato ai cadaveri dei soldati nemici caduti durante l' assedio di Rockwhite. Ne riconosceva qualcuno, riuscì anche a capire quali aveva ucciso nonostante fossero ormai poco più che scheletrici, con qualche membra ancora attaccata alle ossa.
Passò la mano sul ruvido muro povero di vita, tenendo lo sguardo sui cadaveri.

C'è sempre della gente che riesce a lasciarsi indietro il passato, non credi? Fece, girandosi verso Rekla con aria maligna. Devo parlarti di Falkenberg... Sorrise, mostrando i denti sanguinanti.

...E di me.



Scena free insieme a J!mmy.
Chiunque non sia me o Jimmy è pregato di non postare :qwe: .
 
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4 replies since 10/2/2013, 17:20   155 views
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