Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Dall'abisso io t'invoco

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J!mmy
view post Posted on 24/2/2013, 12:54 by: J!mmy




Che fosse giorno o notte, non faceva più alcuna differenza.
Dall’alto della Torre Reggente, Rekla poteva vedere la foschia ingoiare pezzo dopo pezzo l’intera città bassa di Fortescuro, al punto da celare col proprio manto ogni dettaglio di quella che un tempo era l’ultimo baluardo della folle resistenza al Clan Toryu. Rammentava ancora chiaramente quel giorno. Le urla dei soldati, talune gravide d’odio e altre di dolore, rimbombavano alle sue orecchie come echi lontani, votati a torturarla tanto alla luce del sole quanto nell’oblio delle tenebre.
Le mani scivolarono sul davanzale dell’esile feritoia che dalla Sala dei Teschi si protendeva schiva sull’esterno. Il respiro era modulato, calmo, ma nel suo petto albergavano ombre e angosce che non poteva fare a meno di domandarsi fino a che punto sarebbe stata in grado di sopportare.
La nebbia pareva quasi restia dall’invadere i quartieri alti del borgo, come se temesse la forza che in essi soverchiava ogni gemito di vento, la forza della Nera Regina. Un clima assai bizzarro per un luogo come il deserto, ma che iniettava nelle viscere della città un costante senso di profonda e inestricabile inquietudine.
La Nera ne parve oltremodo compiaciuta: ogni pollice di Fortescuro era oramai suo.
D’improvviso dal ventre della bruma proruppe un grido, uno solo, che s’infranse nel tombale silenzio come un maroso su irte sponde rocciose.

« Mi hai sentito? ORA! »
Sorrise, viziosa e cinica.
Lei lo aspettava, lei aveva previsto la sua venuta ed ora lui era lì. Non si sforzò neppure di voltarsi a fare un qualsiasi cenno alle guardie che stanziavano ai lati dell’imponente portone della sala. Rimase immobile, assorta nei più turpi pensieri, avviticchiata a quel suo solito e incombente senso di sconforto. I suoi occhi, neri e penetranti, perpetrarono a scrutare quel mesto scenario che tanto pareva rallegrarla. Il mondo s’inginocchiava ai suoi piedi, pendeva dalle sue labbra, bramava la sua pietà; presto l’intero meridione le sarebbe appartenuto, come già le apparteneva di diritto.
Ma queste non erano le ottuse smanie di un folle, no: era ambizione, nient’altro che spietata ambizione.
Socchiuse le palpebre, digrignò i denti. Rammentava ancor’ora le parole deviate dalla cecità del fu Leviatano, dell’uomo che i popoli avevano temuto più d’ogni altro e che adesso lodavano e riverivano come schiavi. Aveva visto il barlume della perversione guizzare nelle sue iridi, aveva sentito il caldo fiato del suo corpo spegnersi mentre tutto rovinava ai loro piedi.
Lei sarebbe stata più grande, la sua fama avrebbe divorato come nulla quella del più grande reggente che quel mondo avesse mai ammirato, ma con una sola differenza: Rekla non sarebbe stata altrettanto stolta.
I doccioni a foggia di bestie leggendarie – Cerberi, Dragoni, Grifoni, Chimere – svettavano sull’ampio cortile in cui il capo di Asad il traditore era schizzato via per sua stessa mano. Dozzine di sentinelle, intabarrate da nere corazze e armate di lunghe picche e scudi a torre, puntellavano il perimetro dello spiazzo con fermezza, talmente tanta da sembrare vuote impalcature di metallo poste a quel modo per declamare la sopraffine maestria dei fabbri della città. Già, perché Rekla si era assicurata che ogni mastro ferraio degno di tale appellativo fosse catturato e costretto a lavorare per lei. Un metodo poco ortodosso, senza dubbio, ma che aveva tuttavia reso i frutti sperati.
Le porte del corridoio esterno si schiusero. La Nera si allontanò dalla fessura e raggiunse distrattamente i molti scalini che distanziavano il trono d’ossa dalla nuda pavimentazione, l’ennesima manifestazione della sua superbia.
Entrò un uomo, troppo giovane per narrare epiche gesta, troppo vecchio per vantare ancora un pelo d’innocenza. Illidan era stato uno dei comandanti che aveva guidato l’assalto alla Roccia Bianca e, dopo aver saggiamente scelto di servire la Nera Regina, aveva anche ottenuto una magra promozione ad attendente di quel vecchio rimbambito di Colonius – benché un rimbambito saggio.
Lo riconobbe da subito, così come scorse rapidamente il suo malcelato turbamento.
« C'è sempre della gente che riesce a lasciarsi indietro il passato, non credi? »
Esitò dinanzi alle mura della sala, per poi volgere lo sguardo su di lei.
« Devo parlarti di Falkenberg... e di me. »
Falkenberg, ancora quel nome. L’ultimo uomo capace di indossarlo era stato un vecchio al cui fianco aveva combattuto la più grande guerra che il continente avesse mai visto. Ignorava se fosse ancora vivo – o forse era proprio quello che il suo ospite era venuto a dirle – ma certo era che lo ritenesse una delle creature dalla scorza più dura che mai conosciute.
La premessa di Illidan, dunque, non fece che incuriosirla.

« Parla pure, ragazzo » disse, ricambiando il sorriso.
Si adagiò stancamente sullo scranno e fissò l'interlocutore dritto negli occhi.
« E che non si dica che la Nera Regina non sia ospitale. »



Chiedo scusa per la qualità, ma ho la febbre alta. Riporto di seguito l'unica passiva che potrebbe interessarti.
CITAZIONE
.Or superbite, e via col viso altero, figliuoli d'Eva, e non chinate il volto sì che veggiate il vostro mal sentero. Il superbo è una persona innamorata della propria superiorità, vera o presunta, per la quale si aspetta un riconoscimento. La superbia affonda le sue radici nel profondo dell'uomo, sempre teso alla ricerca e all'affermazione della propria identità. Quest'ultima non è qualcosa che si elabora al proprio interno, ma che ciascuno negozia nel rapporto con gli altri da cui attende, appunto, il riconoscimento. Tale bisogno nell'essere umano è fortissimo: forte al pari di altri bisogni più esistenziali…
Allo stesso modo Rekla è innamorata di sé, della sua sicurezza, del suo corpo. Così facendo, nonostante le origini ancora sconosciute, la giovane insinua in chi le sta accanto non molta fiducia, oserei dire nessuna piuttosto, ed un timore di non poco conto. Tutto ciò, ovviamente, è efficace laddove chi la affianca non sia un demone né possegga un'energia superiore alla sua. (Passiva).


Edited by J!mmy - 7/3/2013, 21:47
 
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