Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Dall'abisso io t'invoco

« Older   Newer »
  Share  
Chomp
view post Posted on 10/4/2013, 21:14 by: Chomp
Avatar

Memento mori.
·········

Group:
Member
Posts:
16,688

Status:


Il volto di Rekla mostrava interesse e stupore, magnifico. Era riuscito ad attirare la sua attenzione parlando del Beccaio, probabilmente i due erano amici di vecchia data. Non ne era sorpreso, avevano tutti e due una gran passione per il nero, uomini spietati e pronti a tutto pur di servire il proprio padrone, tutti e due ambivano a distruggere, uccidere e dominare.
Ma soprattutto, erano Umani. Della peggior specie.
Eppure erano troppo potenti per esser semplicemente recisi dal grande telaio di Asgradel come le varie, insignificanti creature che aveva divorato da tempo.
Pazienza, arriverà il tuo momento...

Il momento in cui capirai di non essere nient'altro che un piccolo ed insulso puntino grigio, in una delle mille pagine di questo mastodontico libro, un piccolo respiro in una vita di miliardi e miliardi di secoli. Il mostro poté sentire l'avatar soffocare una flebile risata sotto un pesante respiro, lo sentiva, si ricordava il perenne sorriso di quell'essere, secondo in terribilità solo al suo sguardo. Sei Zero.
Sentì l' avatar cambiare tono di voce. Vuoto, certamente, ma allo stesso tempo il centro e l' inizio di un'infinita strada.

L' ultima volta, a RotteNhaz, si era comportato in modo diverso... Cosa voleva dire? Dannazione, quella creatura gli stava creando troppi problemi. Aveva altro da fare, non poteva perdersi in discorsi con lui.
Aveva una donna da corteggiare, del resto.
Rekla sembrava essersi saturata in quei piccoli, scattanti momenti di silenzio posteriori al discorso di Illidan, quest'ultimo non sapeva dedurre se era seccata o in un'altra dimensione all'interno della sua immaginazione, pensando alle più astruse situazioni le potessero passare per la testa.
« E dunque è aiuto che sei venuto a chiedermi, eh? » Disse la Nera, con una nota di stanchezza nella sua voce. Voleva farsi desiderare, come ogni donna. « Ma sei stato leale, mi hai risparmiato un probabile intralcio e te lo concedo. » Disse puntando il suo indice verso Illidan con un perverso sguardo dominatore negli occhi. Ancora una volta, Illidan non si fece spaventare dagli occhi della Nera, avrebbe dovuto fare di più per poter scalfire la barriera che separava la sua mente dal mondo reale. Il mostro si guardò intorno, chiedendosi cosa avrebbe fatto Rekla per poter acquietare il mostro. Gli tornò alla mente la battaglia di Fortescuro dove la Nera strappò ad Asad la testa senza troppe storie, come una fiera inferocita e bramosa di sangue. I suoi dubbi svanirono: Rekla aveva il potere.
La Regina si protese verso di lui, i suoi occhi neri come il petrolio cominciarono ad armarsi di sclere bianche, osservando la sua Tenebra con uno sguardo famelico e perverso. Sentì la pressione di milioni di rocce sulla sua schiena, non riusciva a muoversi, era immobilizzato dalla paura. Cosa stava succedendo? Si chiese, contraendo i muscoli della braccia e guardandosi attorno, deglutendo a ritmi sempre più brevi. Scosse la testa, tornò a fissare la Nera, mantenendo il confronto con il suo sguardo quanto più potesse. Dentro quelle retine poteva vedere l'ambizione, la furia e l' empietà di un predatore affamato, impegnato a sgozzare la prima gazzella dopo mesi di digiuno. Non riusciva a far altro che provare pietà per una creatura ammorbata da una ferocia come quella negli occhi di Rekla, antitesi della ragione e dell'intelligenza, elementi chiave per la conquista di un territorio. Tornò freddo come una tomba gelata, aspettando la prossima mossa della Regina, ignaro di chi sarebbe uscito da quella stanza una volta finita quella bizzarra cerimonia. Una cosa era sicura per lui: la Nera sapeva cosa fare e come.

La Regina si alzò dal suo trono come un aquila dal suo nido insanguinato e si diresse verso Illidan, nessun rumore oltre a quello dei suoi passi, nessuna luce oltre quella che stava per essere spenta, nessun sensazione oltre a quella delle dita minute di Rekla compiere una delicatezza, nessuna menzogna.
Oltre a quella che portava dentro da anni.
« Preparati: non sarà piacevole » Confessò la Nera, stringendo il palmo destro di Illidan come un pastore che accarezza il suo agnello davanti alla porta del mattatoio.
Bastò un attimo per distruggere il silenzio creatosi nella Stanza dei Teschi da un' improvviso invecchiamento del terreno, susseguito da grida agonizzanti e conati di lava fuoriuscenti dal pavimento. Il terreno si increspò, rivelando nient'altro che oscurità, crepe abissali e grida sempre più forti. Di chi fossero quelle grida, l'Inferi Sententia ne aveva un'idea: eroi, tiranni e gente comune. Tutti raggruppati in un'unica tomba fiammeggiante, marcendo contemporaneamente, perché alla morte non importava chi fossero i suoi sudditi, bensì quanti aspettavano di entrare a far parte del suo coro.
All' improvviso un'artiglio tutt'altro che fausto uscì dal terreno, susseguito dal suo padrone, un gigantesco cane tricefalo bramoso della sofferenza e del sangue di qualsiasi creatura le fosse capitata davanti. Quel cagnaccio sarebbe stato un magnifico trofeo e, probabilmente, era incluso nel prezzo da pagare per poter assorbire Rekla.
L' aria era torrida e la bestia lo scrutava dalla testa ai piedi, preparandosi a divorare la sua anima ed aggiungerla al coro dei morti che dimorava nel suo stomaco. Il Cerbero alzò la zampa, per poi puntarla con gli artigli affilati verso la dimora dell'avatar: il cuore. Era la fine? Probabilmente sì. Il fu Illidan era immobilizzato dal terrore e niente avrebbe potuto salvarlo da un fato così nefasto. Niente che rientrasse nei suoi limiti.
Poco prima che la fiera tricefala potesse trapassargli il torace da parte a parte il suo ventre s'increspò, rivelando quel sorriso tanto temuto quanto ammirato. Una mano scarnita ed oscura dalle dita oblunghe ed affilate come rasoi uscì dal petto di Illidan, facendo sgorgare litri di un denso liquido nerastro che andava accumulandosi sotto il suo corpo, il quale cadde a terra avente la sola forza di osservare ciò che stava accadendo. La mano si sgranchì per un secondo, per poi rivelare il braccio, un po' più tozzo delle dita, ma della stessa intensità di nero ed infine il viso, coperto da quella maschera bianca come la luna e spaventosa come il più profondo degli abissi infernali. La creatura fece che uscire dal corpo di Illidan, aprendo un foro più grosso. Una volta uscito, l'avatar si scrollò di dosso il liquido nero che lo accingeva, rivelando la sua reale forma.
Le gambe parevano delle sfuggenti linee cupe che separavano il corpo dal terreno, il quale si agganciava ad esse tramite un arcano meccanismo di ferro opaco da cui partivano linee blu molto simili a vene che si diramavano per tutto il nero corpo, pulsando ed illuminandosi a piccoli scatti. Portava stretta alla vita una cintura tanto nera che risultava impossibile definirne i tratti e i fregi riportati su di essa, alla quale erano attaccati dodici pezzi di marmo oscuro aventi la forma piana di una bara. Ciò che assomigliava più a dei capelli non erano nient'altro che una folta pelliccia spigolata che partiva dalla schiena, arrivando fino alla sommità della testa, le quattro ali intrise di sangue.
Nel più totale silenzio, i litri del denso liquido presero a lievitare, fino ad arrivare sotto l'ossuto palmo della sua mano destra, plasmando una lunghissima spada bianca.

La vostra disperata ricerca del potere finisce qui. Sospirò l'essenza con un leggero tono annoiato.
Puntò la spada verso il Cerbero, sicuro del fatto che una volta caduta la bestia gli altri due sarebbero rimasti indifesi. L' avatar si avvicinò con un salto verso la fiera famelica, menando un fendente diagonale dall' alto verso il basso, destra verso sinistra mirato a recidere la testa centrale del cagnone. Illidan sorrise, appresa la situazione in cui era capitati lui e Rekla.
Il fendente fu fermato di colpo dalla possente mascella della testa sinistra del cerbero la quale perse del sangue dai molari. che fosse suo o di qualche altra aberrazione divorata dal tricefalo l'Inferi sententia non ne aveva idea. Il demone esalò un grave respiro di noia, penetrando l' occhio della testa del cerbero rivolto verso di lui con un singolo pugno. Ciò che uscì era un miscuglio tra sangue ed uno strano gas nerastro, che ascese verso la cupa oscurità che sormontava le teste delle due creature infernali. La fiera colse l' occasione per azzannare il torace dell'avatar, strappandone buona parte di ciò che era il materiale costituente, una solida sostanza nera. L'essere estrasse la mano dall'orbita del Cerbero per portarla a coprire il petto, dal quale continuava a sgorgare quella strana sostanza densa e nerastra. La testa centrale del cerbero latrò, lasciando colare fiotti di bava dalla sua bocca, per poi ringhiare verso l'avatar.
Esso non fece altro che sorridere, con quella demoniaca espressione stampata sul volto.
Vi Veri Veniversum Vivus Vici et dabo ultionem meam in hac vita... aut postera La frase riverberò nel vuoto, penetrando la mente di chiunque fosse nella stanza, le parole scorsero come un fiume dentro la testa di Illidan. Nonostante non conoscesse quella lingua, nonostante gli sarebbe piaciuto analizzare quelle parole, solo una sentenza di due parole gli risuonò nella scatola cranica "È finita" mentre il Cerbero staccava le braccia e la testa dell' avatar e quest'ultimo non proferiva più parola.
La carcassa di oscurità sfracellò a terra come un qualsiasi corpo senza vita, per poi tornare quell'orrendo liquido color petrolio e rimpatriare nel torace del suo padrone. Tutto come previsto, l'avatar si era liberato ed aveva testato il potere che Rekla possedeva, così da far capire ad Illidan cosa si nascondesse dietro la Nera Regina e permettergli di paragonare i loro due catalizzatori. Per quanto piccolo possa essere, ogni dato mantiene sempre una grande importanza nella realizzazione di un piano come il suo.
Questa volta, senza interruzioni, l' urlo di Illidan si unì a quello dei dannati per qualche secondo mentre il Cerbero gli trafiggeva il cuore. Provò il più grande dolore della sua vita, sentire il proprio torace aprirsi, le costola rompersi ed il cuore venir strappato dalle arterie mentre si soffoca nel sangue e nell' agonia. La sua faccia si impallidì ed il virus cominciò lentamente ad uscire dall'organismo umano per poter poi trovare un nuovo ospite.

Tutto divenne buio per un attimo.
Non ci vedeva niente, sentiva il freddo del pavimento di marmo di Fortescuro gelargli le vene. Inconfondibile pensò. In quanto ad atmosfera la Regina ci sapeva fare. Il torace era apposto, il cuore era lì, inerme. Si rese conto di avere gli occhi chiusi. Li aprì e, come una persona diventata cieca e poi di nuovo capace di vedere, si stupì di essere nello stesso posto e nella stessa situazione di prima: Rekla sul suo oscuro trono e lui inginocchiato. Si chiese perché si fosse inginocchiato, poi si ricordò che agli umani piacevano queste cose. Sorrise. Ripensò alle parole dette dall'avatar, non riusciva a capire in che lingua fossero. Lasciò perdere. Si alzò e guardò Rekla negli occhi, cercando quello sguardo che aveva osato intimorirlo.
Abbiamo finito? Chiese, avvertendo un corpo estraneo appoggiato al cuore.
Suppongo di sì.
E così finì la storia del fu Illidan, dando inizio alla storia del parassitismo su Asgradel.
La prima pulce, ovviamente, si era stanziata nella folta pelliccia del Cerbero



Spero di non aver annoiato troppo o almeno aver fatto ridere i pochi che hanno letto 'sto post, fatto in serate in cui il mio sistema nervoso sbroccava.
Scusa di nuovo per il ritardo, Jimmy.
La scena si chiude qui


Edited by Chomp - 12/4/2013, 14:51
 
Top
4 replies since 10/2/2013, 17:20   155 views
  Share