Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

The Price of Vengeance, « Goryo - Main Quest »

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Drag.
view post Posted on 22/2/2013, 13:53 by: Drag.




THE PRICE OF VENGEANCE

You can try and read my lyrics off of this paper before I lay 'em
But you won't take the sting out these words before I say 'em
'Cause ain't no way I'ma let you stop me from causing mayhem
When I say I'ma do something, I do it, I don't give a damn what you think

I'm doin' this for me, so fuck the world
Feed it beans, it's gassed up if it thinks it's stopping me
I'ma be what I set out to be, without a doubt, undoubtably
And all those who look down on me, I'm tearing down your balcony


( Territorio Kaeldran, accampamento Goryo, Orbrun )

Charlie Holtz lo osservò pensieroso per qualche istante di troppo, poi si sporse cauto sopra lo scuro paiolo.
« Com'è? », domandò Vaairo; vestito di un improbabile grembiule, l'alto mercenario stava sminuzzando delle carote in piccoli tocchi.
« Il profumo non è malvagio. », disse l'altro, ritirandosi. Aveva una strana espressione sul volto, come se non sapesse se fidarsi o meno. In effetti, non aveva tutti i torti: se il giovane guerriero della yorozuya fosse stato un abile cuoco, l'avrebbe fatto di mestiere. Invece, era sempre finito a fare l'operaio, o il carpentiere, o il guardaspalle: non proprio un curriculum esemplare per chi si appresta a preparare la cena per metà reggimento.

« Però sai, non vorrei rischiare di combattere avvelenato, domani. »
Per tutta risposta, Vaairo gli offrì il dito medio, ridendo sommessamente.

« Li odio, quei figli di puttana. Voglio ammazzarne il più possibile. »
La voce di Charlie era così carica di livore che il guerriero alzò lo sguardo sull'amico, lievemente preoccupato. Il rancore che esacerbava l'animo di Holtz era cresciuto con la frustrazione dell'attesa e la stanchezza della marcia, portando la mente dell'avventuriero su territori pericolosi; da quando la moglie lo aveva lasciato e la sua attività imprenditoriale era andata a rotoli, aveva trovato negli insettoidi una facile via di fuga. Addossare sul nemico tutte le proprie colpe e mancanze era una bella spinta emotiva, ma l'ira che Charlie stava covando cominciava a rasentare la paranoia.

« Te ne lascerò qualcuno mezzo vivo, dai. »

L'altro sogghignò amaro. « Non voglio che tu mi pari il culo, Vaairo. », disse, raccogliendo le ciotole metalliche che sarebbero stati i piatti per la cena dei commilitoni. « So badare a me stesso. »

« Lo so bene. », fece il mercenario, gettando le carote sminuzzate nel calderone e mescolando il tutto con un lungo mestolo di legno. « Ma non sei tu a preoccuparmi. Molti, qui, non hanno combattuto i Kaeldran a Taanach. », commentl, aggiungendo spezie e rosmarino allo stufato sul fuoco.

« Siamo tutti mercenari del cazzo, qui. I Goryo come te non so neppure se verranno pagati. »

« Non l'hanno specificato, in effetti. »

« Appunto, bella merda: e ora?
Credi che se le cose si metteranno male, tutte queste compagnie mercenarie resteranno a combattere? »

Vaairo rimase in silenzio, continuando a cucinare. Era evidente che se la sarebbero data a gambe: un mercenario morto non porta a casa la paga. Lo sapeva bene, lui stesso era in quel business. La morte ha un modo tutto suo di rimescolare le carte in gioco.

Scrollò le spalle: non gli importava molto, alla fine.
Lui era un soldato, e l'unica cosa che sapeva fare decentemente era menare le mani. Con abilità simili la battaglia è solo un altro giorno di routine; tanto valeva godersi i piccoli momenti e cercare di non pensare che potrebbero essere gli ultimi. Il mondo, dopotutto, era un'enorme bomba innescata: bastava una piccola scintilla per far saltare in aria tutto quanto, un alito di vento che portasse fuoco alle sue polveri. Bum, e tutto finisce. Questo, nonostante la sua semplicità, l'aveva imparato.
Vaairo era convinto di essere troppo stupido per preoccuparsi della sconfitta e del futuro; era sempre stato un tipo pragmatico che pianificava le proprie mosse solo affinchè potesse sopravvivere o portare a termine un incarico. Godere dei profitti di un buon lavoro era sempre stato il suo unico traguardo. Arrivare sulla soglia dei trent'anni e scoprire che hai solo una manciata di buoni amici e probabilmente non molto da vivere dinanzi a sè può portare chiunque ad un crollo nervoso, ma il mercenario l'aveva quasi presa con filosofia. Doveva far pace con la propria coscienza e capire se era capace di uccidere a mente fredda, ma se l'avversario erano insetti mutanti la questione era completamente diversa - e di più facile risoluzione.

Chissenefrega, universo: puoi baciarmi le natiche.

« E' pronto. »

Charlie annuì, raccogliendo le stoviglie.

« Vieni, andiamo a dare quel tuo intruglio al resto dei dannati. »

[...]

La sera tardava a coprire il mondo col suo sudario di tenebre, ma il gelo della notte cominciava già a serpeggiare tra le fila dell'armata di Taanach. Un migliaio scarso di uomini in arme si rintanava nelle tende o attorno ai fuochi, improvvisando bivacchi tetri per rincuorarsi e scaldare le ossa.
La desolazione in cui si erano addentrati ormai da un giorno e mezzo era deprimente: non un singolo stelo d'erba si levava dal suolo consumato, riarso come neppure l'Akerat era capace di fare; quel limbo dimenticato dagli dèi non era deserto, era un nulla scintillante di vuoto e inquietanti promesse. Il calore dei roghi era a malapena in grado di illuminare l'accampamento, fendendo gli strali d'ombre che s'allungavano come piccoli ragni famelici lungo le fila disordinate di soldati. Il paesaggio, brullo e spoglio, s'univa perfettamente all'atmosfera fredda e silenziosa, come congelata su un dipinto d'altri tempi. Gli uomini che componevano la compagnia Goryo si erano radunati attorno ad un grande falò, cercando ristoro e calore. Tutt'attorno a loro stava accampata l'armata mercenaria reclutata a Taanach, ma il nerbo dell'esercito era lì riunito; a pochi passi di distanza, i colori arancio ed oro delle fiamme danzavano sulla pesante, ampia tenda degli ufficiali, tradendo le persone all'interno intente a discutere degli ultimi rapporti dei ricognitori e sulle strategie per il giorno successivo, quando presumibilmente sarebbero giunti al loro obiettivo.

Erano molte le facce strane, lì: Charlie aveva avuto modo di indicargli i volti noti del clan che lui non poteva conoscere essendo giunto su Asgradel relativamente da poco, ma si era sentito quasi ferito dall'assenza di Lily. Si aspettava di trovarla con l'armata, ma, nonostante avesse incrociato quasi subito Erlik, non l'aveva trovata da nessuna parte.
Oltre al guerriero con cui aveva combattuto sugli spalti dell'Arena dei Maegon, il fuoco rivelava nuove identità: Holtz gli aveva parlato di Klaus van Schwarz, la Lama Nera che aveva combattuto - e perso - proprio contro Lily durante il Cane Mangia Cane. L'aspetto di quel guerriero era temibile e formidabile, un colosso di pura potenza distruttiva. Ma accanto a lui c'era anche il misterioso Zero, altro Goryo che si era distinto durante il torneo: un soldato silenzioso ma inquietante, con una strana aura di fastidioso potere che lo circodava.

Charlie piazzò il tripode che avrebbe retto il calderone vicino al fuoco, affinchè lo stufato non si raffreddasse troppo rapidamente. Vaairo arrivò trottando alle sue spalle, reggendo con le possenti braccia lo scuro paiolo di peltro che conteneva il rancio per tutti. Rapidamente, servì lo stufato di cinghiale e carote in scodelle di metallo bruciato, creando voluttuose e profumate fila di condensa nell'aria. Aiutato dall'avventuriero, aggirò il falo servendo ognuno dei presenti facendo la spola da loro al pentolone ricolmo. Fu solo allora che notò la malaugurata presenza di una coppia di elfi scuri, ma per quieto vivere finse di non rimanere turbato dalla loro presenza.

« Com'è? », domandò genericamente, offrendo un largo sorriso speranzoso da dietro il grande mestolo con cui si stava versando la sua porzione. Holtz lo udì dall'altro lato del bivacco e non perdette occasione di sfotterlo un po': « L'hai cucinato tu, farà sicuramente schifo! »

Qualcuno rise, ma i più presero a mangiare di gusto - fatta salva l'eccezione del duo drow, che presero a parlottare tra loro con un'espressione non proprio soddisfatta sui volti color ebano.

« Speriamo che come cuoco vali di più che come corteggiatore! », esclamò Erlik, affiancandolo. Aveva un ghigno determinato sul viso incappucciato, ma gli occhi tradivano la frustrazione che tutti loro stavano provando. Le condizioni non erano favorevoli alla lotta, insidiando l'animo dei guerrieri con dubbi e paure. Era la calma prima della tempesta, ma nessuno avrebbe mai desiderato una calma così cruda.
Vaairo scoppiò a ridere, cominciando a mangiare lui stesso. Diede una lieve pacca sulla spalla ad Erlik, per nulla offeso dalla battuta del compagno, poi chiese a tutti quanti i presenti: « Vi va di aggiungere pepe alla battaglia di domani? », disse, tirando poi fuori un borsello piuttosto gonfio di monete.

« Gareggiamo! Ognuno scommette qualcosa; chi uccide più insettoidi si prende tutto quanto. »

Fece tintinnare le monete nella mano destra. Era palese come stesse cercando di deviare l'attenzione dei compagni dai foschi pensieri dell'imminente battaglia. Curiosamente, quel medesimo borsello gli era stato donato come incentivo da Gerth, poco prima che nell'Arena scoppiasse il finimondo. Destino o no, quello era un debito che un giorno avrebbe scoperto se fosse mai stato in grado di saldarlo.

« Non male la zuppa, di certo non è la carne del Nord ma... », commentò Zero, fermandosi giusto qualche istante per squadrare pensieroso Vaairo e gli elfi scuri. « Se avessi soldi da buttare, non sarei qui a fare disinfestazione...Che poi, qualcuno sa da dove diamine sono spuntate queste cose? », aggiunse, allungando le gambe e passandosi una mano tra i capelli scuri.
Uno dei drow non riuscì a trattenersi, partecipando con foga alla sfida proposta da Vaairo. Nonostante Charlie offrisse loro più di una manciata di occhiate diffidenti, l'elfo scuro sembrava veramente interessato all'offerta di una scommessa.
« Scommetto che il mio amico qui ne butterà giù minimo una ventina di quei mostri! »

Inaspettatamente, anche il colossale Schwarz al discorso si unì alla disfida.

« Il vincitore della scommessa pagherà qualche giro di birra di ritorno a Taanach. », esclamò con aria divertita, un'espressione che suonava vagamente insolita per la sua fama di implacabile abbattinemici.
« Oppure banchetteremo direttamente sui resti del nemico! », urlò ferocemente levandosi in piedi e scaricando così l'adrenalina accumulata.

Il campanilismo era alle stelle, e Vaairo non si sarebbe mai aspettato di dare inizio ad una reazione a catena simile quando aveva provato a smuovere gli animi dei suoi commilitoni. Evidentemente la marcia e l'attesa avevano logorato tutti quanti, accumulando uno sfogo che ora, finalmente, era esploso.

Anche Zero si levò in piedi, tornando composto. Teneva tra le mani la ciotola metallica come se fosse un trofeo, una libagione offerta a chissà quale dio oscuro che vegliasse su di loro in quella notte tetra.

« E quindi dico io: amici! Riempite nuovamente le vostre scodelle, e finite il vino che vi siete portati dalle luride vie di Tanaach, perchè questo sarà l'ultimo pasto che faremo da uomini.
Domani, o saremo morti, o saremo Eroi!
»

Erlik rivolse al giovane mercenario della yorozuya un sorriso beffardo al di sotto della barba ispida. Un ghigno che sapeva di sfida e cameratismo, come una promessa inviolabile.
« Vaairo io e te abbiamo una scommessa. O ti taglio la testa se non la mantieni!
A chi taglia più teste tra me e te... O ti lascio a quella vedova nera decidi te!
»

Holtz accorse immediatamente, facendo rotolare sulla sabbia un grosso barile di quella che sembrava birra; cominciò a spillarla in capienti boccali di legno levigato nell'entusiasmo generale, badando che la schiuma non rovinasse il sapore del malto. Girando, ne mise una in mano ad ognuno, persino ai drow - pur con una certa esitazione e uno sguardo diffidente negli occhi verdi -, invitando i compagni a brindare.

« Io volevo solo tirar su dei soldi, qui siete pazzi da legare! », esclamò Vaairo, levando in alto il proprio boccale e ridendo sguaiato. « Elfo scuro, prego allora che il tuo amico sia valoroso come dici: avrò una manciata di nemici in meno di cui preoccuparmi! »

Prima che il drow potesse rispondere, tuttavia, Deöwyr e Morpheus uscirono dal padigione degli ufficiali. Il primo l'aveva conosciuto indirettamente attraverso Charlie, che gli aveva raccontato come il nuovo generale della spedizione punitiva avesse combattuto testa a testa con quel mostro di Rage nel primo turno del Cane Mangia Cane. Il secondo, purtroppo, Vaairo l'aveva riconosciuto grazie allo schizzo designato sulla lista che Gerth dei Falkenberg Korps gli aveva dato quel fatidico pomeriggio all'Arena; Morpheus aveva lottato e perduto contro Lord Shivian, e ne era diventato suo fedele compagno dopo essere stato rinchiuso per aver tradito Hyena durante il saccheggio della Purgatory. Era un personaggio misterioso, sicuramente potente, e vedere uno dei suoi obbiettivi così vicino, così indifeso...
Ebbe un tremito, cercando di calmarsi. Non ora, si disse. Non in quella situazione.

Un lampo nero calò dal cielo verso Deöwyr il Falconiere: era Astro, di ritorno dal suo volo di perlustrazione all'Alveare. Un'espressione di sollievo si dipinse sul volto dell'elfo.
« Compagni, si è concluso quello che è probabilmente l'ultimo Consiglio prima della battaglia. Io e Morpheus abbiamo delle informazioni da riferirvi. » Detto ciò, fece un cenno all'altro comandante, come per esortarlo a prendere la parola.

« Non è cambiato molto rispetto agli altri giorni. »
Guardò gli uomini lì riuniti uno a uno, dritto negli occhi, come se fosse incapace di mentirgli.
« Domani giungeremo presso l'Alveare, la tana dei Kaeldran: », disse, spirando il primo sospiro di una lunga serie. « un grosso blocco di metallo sospeso nel cielo ricoperto da strane placche organiche; alcune sentinelle controllano il perimetro esterno della struttura. Sotto, nient'altro che terra brulla e capsule, migliaia di capsule bianche e lisce. » Osservò per un attimo il braciere rimanendo in silenzio, poi riprese: « Qualsiasi cosa siano le attaccheremo, con la speranza che i Kaeldran escano allo scoperto. »
Alzò la voce, come per cercare di convincere se stesso della bontà di quel piano.
« Presumiamo siano colture, i Kaeldran si sentiranno minacciati quando gli taglieremo i viveri. Una volta in campo aperto saranno senza ripari. » Morpheus sospirò, come se in tutto quello ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato. « Tuttavia, anche noi saremo senza difese, saremo bersagli facili, forse anche più di loro. La verità è che alcuni generali lì dentro hanno troppa fretta di morire, e qualcuno di loro non supererà vivo la giornata. Ma noi non siamo semplici mercenari, non siamo semplici guerrieri. Siamo il Goryo, l'armata più potente che abbia mai solcato l'Akerat e territori dell'Asgradel. »

Morpheus sembrò quasi ruggire, pronunciando le ultime parole del suo discorso.

« Non tremate, non abbiate paura, e domani sarà un giorno di gloria.
PER TUTTI NOI.
»

Erlik e Zero risposero determinati al discorso di Morpheus, levando le armi al cielo come molti altri attorno a quel falò. Anche Charlie, suo malgrado, si unì a loro alzando la sua enorme balestra all'oscurità della notte.

Erano state parole di incoraggiamento, ma sembravano avere il gusto amaro dell'ineluttabilità.

Silenziosamente, Vaairo osservò pensieroso il fondo del boccale che reggeva nella mano destra.

« Amen. »,
sussurrò, prima di ammazzare l'ultimo sorso.


Posterò poi riassunti di scheda ecc.
Ho deciso di concludere il post con il giro di free role, lasciando le reazioni del mattino dinanzi all'Alveare per il prossimo turno. Spero non dispiaccia.
 
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30 replies since 14/2/2013, 19:25   936 views
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