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The Price of Vengeance, « Goryo - Main Quest »

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view post Posted on 14/2/2013, 19:25
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C a t a r s i

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The Price of Vengeance




Dopo l’attacco all’arena i Kaeldran si sono finalmente rivelati svelando così agli agenti del clan la loro nuova posizione. Intenzionati a porre finalmente fine alla minaccia aliena i membri del consiglio della città hanno acconsentito a formare un battaglione di membri del Goryo da affiancare a numerose compagnie mercenarie così da formare un esercito con il quale attaccare frontalmente l’alveare.
Il comando di questo formidabile esercito è affidato ad un consiglio ristretto formato dai capitani dei vari gruppi mercenari e Deöwyr e Morpheus come rappresentanti della voce del consiglio del Clan. Il loro ruolo è dovuto ai risultati che entrambi hanno conseguito durante il torneo, affrontando Rage, in seguito eletto quale campione del torneo, e addirittura lo stesso Shivian, comandante dell’Ordine dei Custodi.
Questo onore non cambia però il fatto che nessuno dei membri del consiglio o il neo Custode si siano uniti alle file dell’esercito, impegnati in una missione parallela dei cui dettagli nessuno è stato messo a conoscenza. Per quanto strategicamente il vostro assalto frontale possa non essere una delle soluzione migliori l’appoggio dei numerosi gruppi mercenari pagati con i soldi del Clan vi rende una forza talmente imponente da rendere la missione facilmente eseguibile anche senza l’intervento diretto dei Custodi.

Una volta in marcia riuscite facilmente a riconoscere quando iniziate a muovervi all’interno dei territori dei Kaeldran. Il terreno diventa sempre più spoglio e la vegetazione ancora più rada di quanto sia normalmente. Durante le riunione del consiglio gli esploratori riferiscono come il territorio sia cambiato repentinamente nel giro di pochi giorni. Quando finalmente l’alveare Kaeldran diventa visibile non potete fare altro che riconoscere la sua similitudine con la stessa Purgatory: entrambe sono infatti gigantesche costruzioni artificiali sospese nel cielo. Mentre però la nave del Goryo è più simile ad un mostro metallico l’alveare appare come se un'enorme roccia si sia staccata dal terreno per innalzarsi nel cielo. Chiunque sia dotato di una vista particolarmente acuta potrà anche notare come alcuni punti della struttura siano composti da strani innesti di una sostanza organica con placche chitinose uguali a quelle dei ricombinati che avevano assaltato l’arena dei Maegon.
Al di sotto della struttura si dispiega un mare infinito di grosse capsule che sembrano appena emerse dal terreno. Che siano frutto della tecnologia dei Kaeldran o, più facilmente, delle razzie perseguite nel corso degli anni in cui il loro dominio sull’Orbrun era ancora forte ancora non potete saperlo.




In questo primo turno, l’unico privo d'azione, dovrete semplicemente descrivere le vostre azioni all’interno della colossale forza armata preparata dal Clan Goryo per fronteggiare definitivamente l’alveare Kaeldran. Ciascuno di voi viene contattato da un emissario del consiglio della città pochi giorni dopo gli eventi all’arena con la richiesta di partecipare alla missione.
Nel vostro turno siete liberi di descrivere liberamente l’arco di tempo (circa 2 settimane) dall’assalto all’arena Maegon a quando l’esercito si muove integrando come preferite i dettagli che ho aggiunto in questa breve presentazione. Inoltre, nel caso desideriate compiere qualche azione particolare, siete liberi di utilizzare la sezione in confronto nella modalità “Quest da Tavolo” ormai comune. In questi breve interventi che verranno poi elaborati nel post principale siete liberi di intraprendere qualsiasi azione desideriate così come di andare a cercare nuovi particolari ai quali io risponderò celermente descrivendone l’esito.
Lo stesso topic può essere usato anche per domande e delucidazioni off-game come da norma.
Visto l’alto numero di partecipanti per cercare di evitare confusioni chiedo a tutti di differenziare con cura gli interventi off-gdr da quelli in-gdr.
 
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view post Posted on 21/2/2013, 20:54

Esperto
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Erano passate poche settimane dal suo confronto all'ultimo sangue nell'arena di fango e melma contro lo scheletro vivente che - come scoprì in seguito - rispondeva al nome di Rage. Durante quel lasso di tempo erano accaduti molti e importanti fatti, cui Deöwyr non aveva potuto assistere in prima persona perchè ancora debilitato dalle ferite riportate nello scontro, ma riguardo i quali non aveva mancato di informarsi. Rage era stato proclamato vincitore del Cane mangia Cane, il truculento torneo organizzato dai massimi esponenti Goryo. Proprio durante la finale, però, si era verificato qualcosa di terribile: i Kaeldran, antichi nemici del Clan da tempo caduti nell'oblio, si erano ripresentati a Taanach per mietere il proprio raccolto di vittime. Alla fine le creature erano state respinte, ma l'invasione aveva lasciato pesanti strascichi dietro di sè. I Kaeldran rappresentavano una minaccia non più ignorabile per il Clan, e l'affronto subito era stato troppo grave per passare impunito: Shivian e il Consiglio dei Custodi avevano organizzato in tutta fretta un'imponente forza armata, assoldando ogni banda di mercenari e truppa prezzolata disponibile nei dintorni per intraprendere una spedizione punitiva verso il nido degli insettoidi: una gigantesca arnia trasudante fiele sospesa nel cielo grigio sopra le devastate distese dell'Orbrun.
Non senza poche sorprese Deöwyr si vide assegnare il comando delle truppe, condiviso con un altro membro, un certo Morpheus, e con i vari capitani delle milizie mercenarie. Ebbe qualche momento di tentennamento ma alla fine accettò, spinto da una nuova speranza. Aveva preso parte al torneo per guadagnare fama e potere all'interno del Clan, così da proseguire le sue ricerche della Torre Nera da un punto privilegiato e non più allo sbando come negli anni passati. Dopo la sconfitta lo sconforto si era impadronito di lui, prostrandolo in uno stato di intorpidimento esistenziale come gli capitava solitamente a seguito di ogni fallimento e del crollo delle sue illusioni. Eppure non tutto era andato per il peggio: in fondo, aveva tenuto testa fino all'ultimo al futuro vincitore dell'ordalia di sangue, e questo l'aveva portato all'attenzione dei suoi superiori. Nel nuovo incarico di comando era presente l'irripetibile opportunità di completare la sua ascesa; una vittoria schiacciante contro i nemici del Clan non poteva che metterlo ancora in maggior luce e garantirgli una rinomanza tale che non sarebbe stato un problema ottenere mezzi, risorse e notizie per il proseguimento della sua personale missione: ritrovare la Torre Nera. Inoltre, non gli era sfuggita la particolare natura delle sue nuove prede: esseri immondi generati dall'incrocio di umani e bestie, creature da incubo che recavano in dote caratteristiche e segni tipici di entrambe le specie, senza ormai potersi più dire appartenenti nè all'una nè all'altra. Soltanto una coincidenza con le fusioni genetiche che avvenivano nella torre? Forse sì - era più maturo, adesso, e meno incline a lasciarsi illudere così facilmente come un tempo: la delusione dei Ghoul era ancora viva e pulsante nel suo ricordo. Ma se anche non avesse trovato un collegamento diretto, si diceva, di sicuro poteva almeno reperire informazioni utili su quel genere di esperimenti. In definitiva, l'occasione era stata troppo allettante per rifiutare, e così adesso si ritrovava a spartire il comando di una vasta spedizione militare, pur non avendo mai sperimentato niente di simile in precedenza.

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L'armata si dispiegava come un immane serpente di ferro e acciaio attraverso l'arido orizzonte dell'Orbrun. La nebbia del passato si era dissipata portando via con sé ogni forma di vita, ogni suono e colore da quella terra vuota. Il territorio era spoglio e prosciugato; in ogni direzione, soltanto rosse distese di piatte pietre bruciate dal sole, fessurate dal caldo asfissiante del giorno e dal freddo corrosivo della notte. La vegetazione era andata diminuendo fin da quando avevano lasciato Taanach: di tanto in tanto incappavano in una macchia boschiva, ma per la maggior parte del viaggio le uniche forme di vita vegetale erano pochi licheni gialli e secchi abbarbicati alle rocce e qualche sparuto arbusto sparso qua e là.
La sinuosa colonna avanzava già da giorni al ritmo cadenzato di centinaia di piedi e zoccoli, mentre nell'aria si diffondevano i tintinnii metallici di spade e scudi che sbattevano contro le armature, le urla sbracate dei mercenari e - più raramente - i canti di guerra intonati dai guerrieri per infondersi coraggio. La spedizione era preceduta da diversi gruppi di esploratori in avanscoperta col compito di perlustrare le zone circostanti in cerca di nemici o di conformazioni favorevoli per il futuro attacco, mentre una piccola retroguardia la seguiva a non più di mezza giornata di marcia.

Il sole aveva già raggiunto e superato lo zenit quando gli uomini in testa alla processione armata avvistarono una chiazza vegetale non molto distante; dopo pochi minuti di cammino Deöwyr fu in grado di scorgerla con maggior chiarezza: soltanto un rinsecchito groviglio di alberi essiccati e grigi ai piedi di un modesto rilievo del terreno, eppure era quanto di meglio potessero sperare. I comandanti impartirono i loro ordini e l'armata si diresse verso il boschetto per una breve sosta all'ombra incerta di quella stentata vegetazione. Un attendente lo raggiunse mentre era impegnato a nutrire Astro con brandelli di carne cruda al riparo di una pianta; si era mantenuta in volo durante il resto della marcia, senza riuscire ad avvistare alcuna preda sul terreno roccioso: tutti gli animali fuggivano all'appressarsi dell'esercito. Aveva bisogno di energia per la missione che si apprestava a compiere: un'incursione presso il rifugio dei Kaeldran, alla ricerca di qualche utile informazione.

« Generale Deöwyr? » Esordì l'uomo, per poi proseguire all'assenso dell'elfo: « Il mio signore desidera informarla che questa sera si terrà l'ultimo Consiglio prima dell'arrivo all'Alveare: non manca molto. »

Non serviva specificare il nome per capire chi avesse inviato l'attendente; fu sufficiente osservare lo stemma ricamato sul farsetto bianco, all'altezza del petto: una moneta d'oro scintillante macchiata di sangue.

«Ti ringrazio: riferisci che non mancherò. »


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« THE PRICE OF VENGEANCE »





L'interno del padiglione era immerso in un'inquieta penombra, rischiarata soltanto dalle fiamme fluttuanti del fuoco che ardeva in un tripode di bronzo al centro della grande tenda e disegnava strane ombre danzanti sulle pareti di tessuto grezzo. Fuori l'aria della notte era gelida, ma dentro l'atmosfera era soffocante: i pesanti tendaggi color ocra e terra isolavano il mondo esterno e lasciavano filtrare solo una flebile eco delle voci dei soldati che, al termine di un'altra estenuante giornata di marcia attraverso i brulli territori dell'Orbrun, si riposavano consumando il loro rancio attorno alle pire. L'ambiente era spoglio ed essenziale: un largo spazio circolare che ruotava attorno al braciere crepitante, un alto tavolino di solido legno scuro poco discosto, su cui era dispiegata una mappa tenuta ferma agli angoli con dei pesi squadrati, semplici arazzi alle pareti per tenere lontano il freddo della sera e strati di tappeti setolosi sotto i piedi.
Volti arcigni fluttuavano fra il fumo che si dispiegava in ampie e pigre volute, volti irsuti percorsi dalle cicatrici di troppe battaglie, scavati dalle rughe di vite passate a dispensare morte per la brama di denaro e il desiderio di potere: erano i generali in capo delle principali compagnie mercenarie al soldo del Goryo, che i reggenti del Clan avevano ingaggiato per intraprende quella spedizione punitiva contro il cuore di ciò che restava dell'impero Kaeldran, il nido infetto e marcescente della loro potenza, l'abietta dimora di un aborto della natura.
L'Alveare.

Deöwyr osservava in silenzio le figure che lo circondavano. I comandanti mercenari che partecipavano al consiglio di guerra, riuniti attorno al tavolo, non superavano la mezza dozzina; era presente inoltre il capogruppo della squadra di esploratori mandata in avanscoperta per scandagliare il territorio e formarsi un'idea più dettagliata di ciò che li aspettava, appena tornato dall'ultima missione: il suo viso era affaticato, i colori dell'uniforme - già smorti per meglio mimetizzarsi con l'arido terreno dell'Akerat - spenti da uno strato di polvere. Infine, alla sinistra del Falconiere si trovava Morpheus, l'altro emissario del Consiglio Goryo nel ristretto senato dei generali dell'armata. Deöwyr aveva udito voci interessanti sul suo conto: non un semplice guerriero, ma un essere straordinario. Parlavano di una trasformazione, e di un possente drago zaffiro dalle fauci fameliche e le ali striate del blu della notte. Si ripromise di indagare più a fondo, quando se ne fosse presentata l'occasione.

« Che notizie porti sull'Alveare, invece? »

Fu la voce roca di Tregar Ororosso a riportarlo alla realtà: la discussione proseguiva già da un po', ma il Falconiere se ne era estraniato, immerso nelle sue considerazioni. Si concentrò sull'uomo che aveva parlato: Tregar era un imponente soldato non più nel verde dei suoi anni, ma ancora temibilissimo nella sua armatura di placche d'acciaio; uno sfregio verticale gli solcava l'intero lato destro del volto, tagliando l'occhio ridotto a un grumo di carne incancrenita. Il suo soprannome lo doveva al fatto che accettava commissioni solo dietro lauto compenso: tutto l'oro che richiedeva, lo ripagava con il rosso del sangue dei nemici. La tenda adibita a luogo di riunione per i consigli di guerra era sua, così come una buona fetta delle milizie prezzolate: gli altri capitani gli riconoscevano una muta autorità. Era lui che l'aveva mandato a chiamare quella mattina.

« Niente di nuovo - riferì l'esploratore - rispetto a quello che già conoscevamo. Sta là, sospeso nel cielo a circa un giorno di marcia da qui, e non si muove. Occhio-di-lince afferma di aver visto strane placche organiche ricoprirlo in alcuni punti. Non ne sappiamo molto di più»

Deöwyr si sentì in dovere di intervenire: « Ho mandato Astro, il mio falco, a dare un'occhiata più da vicino questa mattina: ha intravisto delle sentinelle spostarsi lungo il perimetro esterno, ma non ha potuto avvicinarsi oltre. Di certo quei mostri sorvegliano attentamente la loro fetida tana. »

Vide gli altri annuire il loro assenso, e Morpheus ascoltarlo con attenzione, senza aprire bocca. Era stato duro separarsi da Astro, eppure era un sacrificio che aveva dovuto compiere per ottenere qualche informazione in più sui loro nemici. In fondo si trattava di poche ore soltanto, e a breve lei sarebbe tornata, veloce come un fulmine sulle sue nere ali.

« Ci sono punti riparati o vie che possiamo sfruttare per giungere cogliendo i Kaeldran di sorpresa? » Era sempre Ororosso a condurre il discorso. L'altro fece cenno di no: « Il territorio è ancora più piatto e desolato che nei giorni scorsi, una distesa di nulla, fatta eccezione per le capsule. » I militari si appressarono ancora di più all'esploratore per ascoltare. « Centinaia, migliaia, non finiscono mai. Bianche e lisce, all'ombra dell'Alveare. Non sembrano protette da terra, ma non ne siamo sicuri: ci siamo mantenuti a debita distanza. »

«E' deciso allora! »

Un pugno poderoso si abbattè sul tavolo, facendo scricchiolare il legno. Tregar scrutò gli altri comandanti, studiando le loro espressioni.

« Assalteremo le capsule, come avevamo programmato: è l'unico obiettivo esposto. Questo costringerà quegli schifosi a uscire fuori dal loro buco di nido e venire ad affrontarci faccia a faccia. E sarà allora che li devasteremo. Nessuna obiezione? »

Fu a quel punto che Morpheus prese la parola, esprimendo gli stessi dubbi di Deöwyr: « Non saremo bersagli fin troppo facili, attaccando così allo scoperto? » chiese pacato. Una giusta considerazione, cui aveva pensato anche il Falconiere: era però l'unica possibilità, e il Clan si era detto certo che le loro forze fossero bastevoli per perseguire una vittoria schiacciante. Eppure la fastidiosa definizione di carne da macello continuava ad aleggiare nei suoi pensieri.

«Cos'è, hai paura di quegli insettoni? Che possono fare di tanto terribile, pungerci? »

Dambor proruppe in una fragorosa risata, sovrastando il rumore delle fiamme crepitanti; soltanto un paio grugnirono il loro divertimento, gli altri rimasero in silenzio, meditabondi. Deöwyr ignorò la battuta del capo mercenario, un uomo massiccio dal viso grossolano e ricoperto da una folta barba rossiccia: nel corso dei precedenti consigli l'aveva identificato come smargiasso e arrogante, o - più semplicemente - stupido, e sospettava che fossero in molti a non condividere appieno la sua stolida sicurezza. Si rivolse direttamente a Morpheus:

« Forse è così, ma non ci sono alternative. »

Ororosso prese un'ultima volta la parola, e la sua voce cavernosa sigillò con una promessa il conclave:

« Sarà meglio che il sangue di quei mostri sia rosso come il nostro,
o sarò costretto a trovarmi un nuovo soprannome.
»

Un sorriso sprezzante fratturò il suo volto:
« Pagheranno a caro prezzo l'incursione a Taanach. »

Il prezzo della
vendetta


__ ___ _____ ________ _ ________ _____ ___ __



Apparve dapprima come un grumo amorfo che levitava nel cielo, i margini offuscati dalla distanza e dall'aria secca. Mentre si avvicinavano all'Alveare, Deöwyr studiò i volti degli altri membri del Clan che lo circondavano. Era difficile decifrare i pensieri che passavano per le loro teste, ma sembravano tutti determinati e implacabili. Era giunto il giorno della verità: scendevano in guerra, e a lui spettava il compito di guidarli alla vittoria. Eppure, nonostante la carica che ricopriva all'interno dell'armata, faticava a pensare a loro come sottoposti, e a lui quale superiore: li considerava più dei compagni. Forse il motivo andava ricercato nel fatto che non era abituato a simili gerarchie: da quando aveva lasciato la Torre Nera non aveva avuto molti contatti duraturi con altre persone, e il solo rapporto stabile - quello con Astro - era di tutt'altra natura: fra loro non c'erano padrone e animale, ma due creature simili che si completavano a vicenda, senza il prevalere dell'una sull'altra.
Anche se il Falconiere era un solitario, adesso faceva parte del Goryo e quegli uomini erano la sua famiglia, almeno fino a quando non fosse giunto al termine delle sue ricerche. Durante la marcia, inoltre, la loro coesione si era rinsaldata: in situazioni simili bastavano poche parole, un gesto, una bevuta insieme per creare dei legami - come il brindisi della sera prima attorno al focolare. Forse andavano incontro alla morte, ma il pensiero ti spaventa di meno, quando sai di non essere solo.

Ormai l'Alveare era bene in vista e la colonna si arrestò a distanza di sicurezza. Il nido dei Kaeldran era un immenso agglomerato di celle, placche e strane strutture, ricoperto a chiazze dagli innesti chitinosi che l'elfo aveva già osservato tramite Astro. Da lontano pareva una monumentale zolla di terreno staccatasi dal suolo per azione di una forza misteriosa che poi l'aveva abbandonata là, sospesa come in un limbo fra cielo e terra. All'ombra dell'ammasso si estendeva una distesa di capsule sferiche ammucchiate in disordine, e all'apparenza incustodite: le colture Kaeldran, il loro bersaglio.

Deöwyr rimase in attesa, fremente.




Eccomi qui. Non c'è molto da dire per ora, auguro buona quest a tutti quanti :8):
 
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Orƒ
view post Posted on 21/2/2013, 22:55




Wehlvyll quella notte aveva domito bene, dopo quasi due settimane i suoi incubi si erano trasformati in docili sogni e ricordi preziosi: aveva rivisto le tavole imbandite di Maeralyn, impreziosite da vini pregiati dal color rosso rubino e cibi profumati che inebriavano chiunque gli si avvicinasse.
Immagini paradisiache che non avevano nulla da spartire con gli orrendi esseri chitinosi, i rumorosi incubi che avevano popolato le sue notti nelle ultime settimane.
Non era nemmeno nelle vicinanze dell'arena quando il casino era scoppiato, l'unica cosa che era riuscito a vedere erano legioni di quei mostri volanti che rapivano le persone e le portavano in cielo, tra le nuvole, per poi tornare a mani vuote.
Nella sua mente si erano affollate decine di possibili destini per quelle persone ma nonostante ciò era fuggito, si era nascosto sotto il letto come un bambino impaurito.
Non osava immaginare cosa avrebbero detto gli altezzosi membri del casato Alesek se avessero saputo della sua codardia, preferendo annegare nel senso di colpa piuttosto che farsi deridere per gli anni a venire.

Camminava tranquillamente tra le strade di Taanach e nonostante sapesse che la città non era come le altre, dove il ladrocinio era consentino e vigeva la legge del più forte, rimase insospettito dal brusio che si era andato a formare tra le strade.
Dovette addirittura indietreggiare in un vicolo secondario per non farsi travolgere da un numeroso gruppo, apparentemente diretto verso i portoni della città e conseguentemente tra le foreste dell'Orbrun.
Fu questione di un attimo: due braccia color cenere apparvero dal nulla, artigliando con forza il drow e portandolo nelle oscurità del vicolo, strozzando sul nascere qualsiasi richiesta di aiuto avesse potuto emanare.
Rimase un attimo sconcertato e impiegò qualche istante a riprendere conoscenza, la prima cosa che notò era il freddo della scimitarra che gli premeva sul collo poi si accorse che l'assalitore altri non era che un altro drow, un esponente più navigato e provato dalle fatiche della sua stessa razza.

« Chi diavolo saresti tu!? »
« Temo che dovrei essere io a chiedervelo. » Rispose Wehlvyll, scansando l'opprimente drow dal muso.
« Siete stato voi a rapirmi e a portarmi qui, no? »
Shi'nthara lasciò andare il nobile e rinfoderò la scimitarra nel fodero, voltandosi un attimo e lasciandogli il tempo di respirare.

« I drow sono rari in questa città, quindi permettemi di essere sospettoso nei tuoi cofronti. »
Shi'nthara gettò un'occhiata alla strada e notò che la fila di mercenari e guerrieri al soldo stava per terminare.
Doveva sbrigarsi ad andare o avrebbe perso l'inizio dello scontro, non c'era tempo per le presentazioni.
« Mi chiamo Wehlvyll Alesek, sono un noto commerciante di adamantite di Maeralyn e... »
« Molto piacere, adesso vieni con me, continueremo dopo! »
Prese con forza il braccio di Wehlvyll e lo spinse tra la folla, invitandolo senza tante parole a partecipare all'imminente scontro.
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Odiava quel rancio che gli servirono, nulla a che vedere con i glorioso pasti di T'lindeth.
Anche le più basse locande avrebbero fatto qualcosa di più gustoso e appagante da mangiare.
Lo si leggeva negli occhi il suo odio, attraverso quegli oscuri rubini color sangue, che avidamente cercavano volti particolari o conosciuti.
Ne notò un paio ma la tensione era alta e mettersi a blaterare in quel momento era superfluo ed inutile.
Si voltò lentamente verso l'altra figura che sostava accanto a lui; anche lui si nascondeva sotto una cappa scura, intento a nascondere i suoi lineamenti elfici e la pelle bruna come il carbone.
Soffiava sulla zuppa e ne mangiava un po' alla volta, quasi volesse gustarsela o tenerla da parte.

« Sbrigati a mangiare. » Lo osservò meglio e notò l'appariscente spilla sul petto, che brillava sotto i riflessi dorati del fuoco,
« E nascondi quell'imbarazzante fermacarte che ti porti appresso, mi da fastidio. »

« Nascondere il marchio degli Alesek!? Pazzo! E' solo grazie a questo che mi posso distinguere dalla feccia. » esclamò con forza il drow, convinto nelle sue idee,
« Sì ma questa feccia non vede di buon occhio i drow o il culto di Lolth, se ti ritrovi con un pugnale alla schiena poi non lamentarti. »
Ribatté con tutta franchezza il cinereo.

Wehlvyll Alesek era teso e frustrato, stanco.
Non aveva mai combattuto una guerra, non aveva mai assaporato la tensione prima di un evento così importante e, soprattutto, lo stocco che si portava dietro non aveva mai assaporato il caldo abbraccio del sangue.
Lo si leggeva in faccia: la paura, il terrore, l'impotenza di fronte a un destino ignoto e insondabile.
Posarono entrambi la scodella e rimasero in silenzio per il resto del tempo, ammirando gli splendidi giochi che faceva il fuoco appena ravvivato; forse era l'ultima volta che potevano godere di una vista simile, avrebbero dovuto assaporarne ogni momento.

Anche il cuoco si mise a sedere e a mangiare a sua volta, per poi tornare con una strana proposta ma che poteva funzionare in vista dell'imminente battaglia, giusto per placare le tensioni e alzare il coraggio.
« Vi va di aggiungere pepe alla battaglia di domani? »
« Gareggiamo! Ognuno scommette qualcosa; chi uccide più insettoidi si prende tutto quanto. »
Quando si parlava di soldi, più che il coraggio, era l'avarizia quella che s'impadroniva di Wehlvyll, trasformandolo in un ardito scommettitore e commerciante, come il sangue che scorrev anelle sue vene voleva.
Qui apparivano le principali differenze con Shi'nthara, Wehlvyll era un tipo che quando sentiva odore di denaro e guadagni difficilmente rimaneva in disparte.
Anche a costo di attirarsi le ire del cinereo, decise di partecipare alla sfida di Vaairo.

« Scommetto che il mio amico qui ne butterà giù minimo una ventina di quei mostri! »
Wehlvyll avvertì l'astio del suo compagno ma non ci badò molto.
S'intromise poi Zero, un vecchio compagno di Shi'nthara, che lo aveva assistito in alcune faccende nei territori nordici per contro di Von Bauer.
« Se avessi soldi da buttare, non sarei qui a fare disinfestazione...Che poi, qualcuno sa da dove diamine sono spuntate queste cose? »
« ...No, perché io non ci sto capendo veramente nulla. »
Wehlvyll rispose rapido alla domanda del negromante con ciò che aveva visto quasi due settimane fa, un'esperienza che l'aveva profondamente tediato.
« Insetti orrendi, viscidi e con le ali. Ne ho visti una decina dall'esterno dell'arena, in occasione della finale del torneo. Rapivano la gente! »

« Io volevo solo tirar su dei soldi, qui siete pazzi da legare! » Aggiunse il cuoco, infine, poco prima che il consiglio di guerra si concludesse. « Elfo scuro, prego allora che il tuo amico sia valoroso come dici: avrò una manciata di nemici in meno di cui preoccuparmi! »

Il primo capitano uscito dalla tenda era un elfo, verso cui Shi'nthara non poté nascondere un profondo disprezzo e disgusto, ma non voleva riaccendere vecchi asti in una situazioni così precaria.
« Compagni, si è concluso quello che è probabilmente l'ultimo Consiglio prima della battaglia. Io e Morpheus abbiamo delle informazioni da riferirvi. »
Quindi giunse il secondo, un umano stavolta, che cercò anche di alzare lo spirito del gruppo.

« Non è cambiato molto rispetto agli altri giorni.
Domani giungeremo presso l'Alveare, la tana dei Kaeldran, Morpheus spirò il primo sospiro di una lunga serie, un grosso blocco di metallo sospeso nel cielo ricoperto da strane placche organiche, alcune sentinelle controllano il perimetro esterno della struttura. Sotto nient'altro che terra brulla e capsule, migliaia di capsule bianche e lisce.
Presumiamo siano colture, i Kaeldran si sentiranno minacciati quando gli taglieremo i viveri. Una volta in campo aperto saranno senza ripari, tuttavia, anche noi saremo senza difese, saremo bersagli facili, forse anche più di loro.
La verità è che alcuni generali lì dentro hanno troppa fretta di morire, e qualcuno di loro non supererà vivo la giornata. Ma noi non siamo semplici mercenari, non siamo semplici guerrieri.
Siamo il Goryo, l'armata più potente che abbia mai solcato l'Akerat e territori dell'Asgradel.

Non tremate, non abbiate paura, e domani sarà un giorno di gloria.
PER TUTTI NOI.
»

A quell'ultimo urlo, Shi'nthara e Wehlvyll si isolarono dal resto del gruppo, per dedicare quegli ultimi pensieri all'imminente battaglia.

 
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.Azazel
view post Posted on 21/2/2013, 23:35




The Price of Vengeance
Orbrun, Atto I
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257mvwl


~


« Klaus van Schwarz dell'Ovest, questa è per lei »
Un giovane soldato in armatura raggiunse il goryano e gli allungò una busta. Non ebbe nemmeno il tempo di chiedere chi fosse il mittente che il militare si dileguò in mezzo alla folla del mercato principale di Taanach, lasciando il mezzodemone leggermente perplesso: rapidamente aprì la busta, la quale conteneva un messaggio di primaria importanza e che veniva direttamente dalle alte sfere del Goryo stesso.
Quasi non credette al contenuto: rilesse il tutto più e più volte.
Finalmente il Goryo aveva deciso di muovere ufficialmente guerra ai Kaeldran: dopo l'assalto subìto durante il Torneo Interno non vi era altra scelta che quella di schiacciare quei maledetti insetti.
La marcia verso l'Alveare era imminente.

______ ____ __ _ __ ____ ______


Fu un difficile e lungo giorno di marcia, quello appena terminato per l'esercito del Clan: l'aria si faceva sempre più pesante e il territorio attorno a loro s'impoveriva sempre più, segno che la meta era vicina.
Se ne stava seduto dinanzi al falò di uno dei tanti campi costruiti per l'esercito, osservava rapito il fuoco danzare sinuosamente mentre assaporava con gusto lo stufato di carne di cinghiale e carote. Cercava di ripararsi dal gelo della notte che si insinuava sotto l'armatura e azzannava la carne sino a giungere alle ossa. Aveva affrontato parecchie battaglie, vinto numerose guerre, ma mai con uomini diversi da quelli che componevano il suo esercito. Questo lo preoccupava e non poco. Tra un sorso di brodo e un morso alla calda carne, lanciava fugaci occhiate ai soldati e ad altri membri del Goryo cercando di decifrarli, di comprenderli solo con gli occhi. Compito pressochè impossibile: solo sul campo di battaglia avrebbe conosciuto le loro capacità e avrebbe capito se sarebbe stato un onore morire o trionfare al loro fianco. Posò la ciotola, completamente ripulita, per terra e tornò a guardare il fuoco standosene in silenzio.
Il tintinnio di monete lo svegliò da quel mutismo dovuto alla tensione prima dello scontro frontale col nemico.

« Vi va di aggiungere pepe alla battaglia di domani? Gareggiamo! Ognuno scommette qualcosa; chi uccide più insettoidi si prende tutto quanto »

L'ottima idea del compagno goryano sbloccò anche la montagna nera che s'intromise subito nel discorso senza tanti convenevoli, pronto a far baldoria e cantare tutta la notte, giusto per levarsi di dosso i pensieri della battaglia che di lì a poche ore avrebbero dovuto ingaggiare.

« Il vincitore della scommessa pagherà qualche giro di birra di ritorno a Taanach »
Esclamò con aria divertita, cosa alquanto insolita per un soggetto come lui.
Ma d'altronde lo sapeva bene: starsene in disparte e far sì che certi pensieri negativi s'impadronissero della mente non avrebbe portato a nulla, tanto valeva scaricare un pò di adrenalina e tensione facendo un pò di trambusto.
« Oppure banchetteremo direttamente sui resti del nemico! » concluse urlando ferocemente e alzandosi in tutta la sua imponenza.

Dovettero rapidamente tornare coi piedi per terra: i due Generali del Goryo uscirono dalla tenda del comando principale, portavano con loro notizie sul nemico.
Uno non lo conosceva, l'altro era Morpheus: un ottimo guerriero sul quale aveva totale fiducia e col quale aveva già collaborato in passato in una missione.
Sapere che era uno dei comandanti scelti per la guerra lo rassicurò abbastanza.

« Compagni, si è concluso quello che è probabilmente l'ultimo Consiglio prima della battaglia. Io e Morpheus abbiamo delle informazioni da riferirvi »
Esclamò il Generale goryano, fece poi segno a Morpheus di continuare il discorso e comunicare loro le informazioni.
« Non è cambiato molto rispetto agli altri giorni. Domani giungeremo presso l'Alveare, la tana dei Kaeldran, un grosso blocco di metallo sospeso nel cielo ricoperto da strane placche organiche, alcune sentinelle controllano il perimetro esterno della struttura. Sotto nient'altro che terra brulla e capsule, migliaia di capsule bianche e lisce. Qualsiasi cosa siano le attaccheremo, con la speranza che i Kaeldran escano allo scoperto. Presumiamo siano colture, i Kaeldran si sentiranno minacciati quando gli taglieremo i viveri. Una volta in campo aperto saranno senza ripari. Tuttavia, anche noi saremo senza difese, saremo bersagli facili, forse anche più di loro. La verità è che alcuni generali lì dentro hanno troppa fretta di morire, e qualcuno di loro non supererà vivo la giornata. Ma noi non siamo semplici mercenari, non siamo semplici guerrieri. Siamo il Goryo, l'armata più potente che abbia mai solcato l'Akerat e territori dell'Asgradel. Non tremate, non abbiate paura, e domani sarà un giorno di gloria.
Per tutti noi!
»

Parve quasi ruggire il gerarca del clan, sembrava riuscito ad alzare il morale dei soldati tramite quell'azzeccato discorso d'incoraggiamento.
Il giorno seguente l'enorme landa desolata che era l'Orbrun avrebbe ben presto assaporato il sangue, di entrambi gli eserciti, dissentandosi per lungo tempo della linfa vitale scaturita da un'assicurata ecatombe.

______ ____ __ _ __ ____ ______


Il fatidico giorno giunse e il procedere dell'esercito continuava, inesorabile e implacabile come una marea di metallo all'orizzonte che inghiottiva, lentamente, metri e metri di terreno.
In lontananza, poi, comparve l'Alveare e alla sua vista una scarica d'adrenalina attraversò lo Schwarz dalla testa ai piedi.
Dentro di lui sentiva l'eccitazione salire, era proprio come una troietta bagnata: poche ore e ben presto l'Inferno stesso si sarebbe manifestato su quella distesa arida e spoglia e si sarebbe trovato in quel marasma generale fatto di sangue e morte.
Non vedeva l'ora.
Tornò a focalizzare l'attenzione sull'alveare: pareva un ciclopico tumore che levitava alto nel cielo e che regnava in maniera indiscussa sul territorio sottostante, come una sorta di simulacro immobile e silenzioso che monitorava qualsiasi cosa accadesse sotto di esso. La vista di tale costrutto volante non sembrò per nulla intimorire l'esercito goryano il quale era pronto e determinato ad estirpare il flagello dei Kaeldran.
L'incursione a Taanach fu un affronto tale che solo il sangue di quei dannati insetti era in grado di ripagare e lenire una ferita di tale entità.
Scioccamente hanno cercato di colpire il Goryo, l'unica risposta degna a tal proposito era l'eliminazione totale.
Da che mondo è mondo gli insetti vanno schiacciati.



Buona quest a tutti! :v:

 
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view post Posted on 22/2/2013, 01:14

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« Portami con te, Morpheus. »

La figura del vecchio soldato di Taanach si stagliava prepotentemente su quella del dragone. Come un antico mausoleo, l’imponenza della figura non aveva perso vigore negli anni. I capelli grigi sovrastavano un viso giovane deturpato soltanto, di tanto in tanto, da qualche sfumatura di pelle cadente. Gli occhi azzurri erano fulgidi bagliori di cielo che brillavano a contrasto con la pelle lievemente abbronzata del vecchio.
Il corpo, benché l’età e l’evidente peso che la forza di gravità agiva su di esso, era tonico e mastodontico, circondato da un’armatura color oro borchiata di venature cremisi che parevano essere il sangue vivido delle vittime dell’uomo. Il rosso parve animarsi e danzare ai bagliori del sole, come sangue che scorreva all’interno dell’armatura. Si allisciò il pezzetto con le dita della mano destra, un vizio che il vecchio aveva ogni qual volta era nervoso.

« Perché dovrei portarti? »

Non sorrise Morpheus, per una volta il dragone parve tremendamente serio, nel suo strano modo di fare ciò parve come una velata minaccia.

« Mi sento vecchio! » Il soldato urlò, quasi ferito nell’orgoglio. Un veterano come lui relegato nella noiosa routine quotidiana di sedute e riunioni rischiava di impazzire. « Non sopporto più tutti quei camerieri che mi ronzano attorno, non sopporto più le lamentele delle persone, non sopporto più persino mia moglie, che non fa altro che urlare e sbraitare. » Sospirò abbattuto, « sto diventando pazzo Morpheus! mi manca la spada, mi manca l’adrenalina, mi manca la paura della morte, concedimi quest’ultima battaglia per onorare Taanach, per difendere la mia gente. »

Sorrise, una lacrima candida e lieve, smorzata dalla fierezza ardente del vecchio, cadde dall’occhio.

« Fai cantare questo vecchio cigno per un’ultima volta. »

Il dragone sospirò, infine allungò il braccio verso la spalla del vecchio e gli diede una debole pacca.
« La verità, Alfred, e che non capirò mai l’impazienza di voi umani. A volte sembra che siate felici di andare incontro alla morte. » Il volto del dragone, fino a quel momento teso, si distese sorridente.

« Che sia l’ultima battaglia. »
« L’ultima. »
Promise.

---------------------------------------------

The Price of Vengeance



Camminavano ormai da giorni snodandosi per quel territorio arido e stepposo. Una fiumana indistinta di gente avanzava facendo tintinnare il proprio metallo che echeggiava come un ringhio ferale nell’atmosfera. Non v’era rimasto nulla da osservare, se non la sabbia e la terra che parevano avvolgere in una bolla ermetica tutta la regione. Ogni forma di vita sembrava essersi dissipata nell’aria, mangiata dai giacimenti sulfurei che nel sottosuolo scorrevano come miasmi velenosi, parassiti che prosciugavano la linfa vitale della superficie. Tutto pareva avvolto in una sottile patina giallognola inodore e insapore, soltanto il tetro retrogusto della sabbia nella gola e dell’acqua torrida, concedevano a quella condizione una parvenza di realtà. Eppure il dragone, tra le lande di quel deserto, si sentiva come a casa, immerso nei meandri del Land Van Jakkalse , tra le dune del suo deserto, fremeva dalla voglia di mostrare le sue scaglie indaco e iridescenti al bagliore del sole. Infine, spiccare il volo tra le correnti d’aria calda e lasciarsi carezzare dal vento. Si accontentò, tuttavia, di solcare quei territori solo con le sue gambe, di calcare il terreno poggiando i suoi piedi sull’arida distesa infernale. Il territorio pareva cambiare sempre in peggio, più ci si allontanava da Taanach, più la vegetazione si faceva rara. Macchie di verde sempre più occasionali e solo distese di roccia e pietra, fu in una di queste chiazze vegetali che l’armata si fermò per assaporare la notte prima della battaglia. La sera prima della tempesta, infine anche il sole rosso calò oltre l’orizzonte.

[…]

Osservò il carbone ardente baluginare e creare preziose lingue di fuoco che si avviluppavano nel buio della notte. Sentì lo scoppiettare in piccoli tocchetti del legno umido al contatto con la fiamma. Vide gli occhi tesi, i cuori in subbuglio. Avvertì il puzzo del nervosismo che divampava nell’accampamento. Eppure chiunque cercò di distendere il proprio corpo, di rilassare la propria mente. Poche azioni ripetute, chi pregava, chi affilava l’arma, chi mangiava e discuteva per distogliere il pensiero dalla battaglia campale. A ognuno il proprio personale rituale. Erano uomini normali, mercenari, guerrieri di Taanach e combattenti del Goryo. Ma tutti, quella sera, brillavano sotto la fioca luce di un braciere. Tanti campi tutti diversi ma infondo tutti uguali, un’unica grande tenda svettava al centro, in quella tenda si era tenuto l’ultimo consiglio prima della battaglia ma, come i precedenti, non aveva portato in dote buone nuove, ma sempre e solo le solite desolanti notizie. Osservò uno a uno ognuno dei suoi uomini, come a volersi prendere carico della vita di ognuno, come a volersi mettere sulle spalle un peso che forse da solo non poteva gestire. Il drago, per molti aspetti, non condivideva molte delle tattiche di quella guerra, ben conscio di stare conducendo gli uomini a una carneficina senza senso. Gli era stato detto che non c’era scelta, e a dirglielo fu il più saggio e il più influente tra i generali mandati a guidare questa guerra, l’unico con il quale Morpheus aveva stretto un legame, che seppur era lontano dall’amicizia, scaturiva in una sorta di rispetto da parte del dragone. Insieme si avvicinarono al focolare in cui gli uomini del Clan onoravano l’ultima sera prima della battaglia. Il suo compagno dai capelli color cenere esordì: « Compagni, si è concluso quello che è probabilmente l'ultimo Consiglio prima della battaglia. Io e Morpheus abbiamo delle informazioni da riferirvi. » Infine il ragazzo dal viso imberbe e dal braccio artigliato, fece cenno con il capo a Morpheus.
Il dragone restò qualche secondo in silenzio, cercando le parole adatte per velare i suoi dubbi, per fugare la paura negli animi pavidi degli uomini, per destare – forse – il suo prematuro e insensato nervosismo.
« Non è cambiato molto rispetto agli altri giorni. »
La voce flebile per un momento tremò, lasciando trasparire il dubbio e l’incertezza.
« Domani giungeremo presso l'Alveare, la tana dei Kaeldran, » Morpheus spirò il primo sospiro di una lunga serie, «un grosso blocco di metallo sospeso nel cielo ricoperto da strane placche organiche, alcune sentinelle controllano il perimetro esterno della struttura. Sotto nient'altro che terra brulla e capsule, migliaia di capsule bianche e lisce. » Osservò per un attimo il braciere rimanendo in silenzio, « qualsiasi cosa siano le attaccheremo, con la speranza che i Kaeldran escano allo scoperto. »
Alzò la voce, come per cercare di convincere se stesso della bontà di quel piano.
« Presumiamo siano colture, i Kaeldran si sentiranno minacciati quando gli taglieremo i viveri. Una volta in campo aperto saranno senza ripari. » Morpheus sospirò, come se in tutto quello ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato, « tuttavia, anche noi saremo senza difese, saremo bersagli facili, forse anche più di loro. » Infine non si riuscì a trattenere, non riuscì a mentire ai suoi uomini che fedeli seguivano il Goryo in quello che Morpheus considerava un massacro, « la verità è che alcuni generali lì dentro hanno troppa fretta di morire, e qualcuno di loro non supererà vivo la giornata. Ma noi non siamo semplici mercenari, non siamo semplici guerrieri. Siamo il Goryo, l'armata più potente che abbia mai solcato l'Akerat e territori dell'Asgradel. »
Il drago quasi ruggì. Come a voler affermare la sua forza, come a voler ridestare l’animo dei suoi uomini. Come a voler confermare il predominio del Goryo sulle terre dell’Akerat.
« Non tremate, non abbiate paura, e domani sarà un giorno di gloria. »
Alzò il pugno al cielo.
« PER TUTTI NOI. »



Il giorno dopo.

La marea gingillante di armature borchiate e di uomini in metallo si distesse su quella steppa arida e secca. Dietro di lui i suoi uomini procedevano compatti in formazione, uniti uno accanto all’altro come fratelli pronti a morire. Le gambe molli avevano cessato di tremare, la paura venne cacciata dai cuori e dagli animi. La terrà tremò per un momento, rimbombando un unico roboante passo di marcia. Morpheus capeggiava la colonna militare; l’armatura indaco dalle rifiniture color oro, s’animava come un oceano in tempesta. Il metallo pareva ondeggiare baciato da sole. Accanto a lui Alfred, si toccava nervosamente il pizzetto, con lo sguardo fissò verso l’orizzonte e la mano tesa verso la spada.
Davanti a loro, sospesa in aria, una roccia metallica fluttuante che pareva essersi staccata dal terreno. L’Alveari fluttuava nel cielo dinanzi ai loro occhi in un’orrida imitazione della Purgatory, ma della nave possedeva solo la caratteristica di galleggiare nel cielo, ma niente di quella cosa faceva trasparire la magnificenza appartenuta alla prigione volante. Infine, le capsule bianche si diramavano come colture inumane, la superficie liscia rifletteva i raggi del sole, benché Morpheus avesse passato secoli a studiare, per l’ennesima volta si ritrovò dinanzi a un fenomeno mai visto a chiedersi cosa fosse. Sorrise, ben conscio che nella sua vita, altre sorprese lo avrebbero atteso, e quella non sarebbe stata di certo l’ultima.

« Pronto Alfred? »
Sorrise immaginandosi già la risposta.
« Non vedo l’ora. »





CITAZIONE
Niente da dire se non buona quest a tutti.
Ps: Scusate il ritardo di un'ora e poco più.
 
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view post Posted on 22/2/2013, 12:10

S c h e d aC o n t o


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thepriceofvengeance
Toc, Toc Toc
Tre tonfi ritmici scossero il legno malandato della porta nella stanza che mi avevano assegnato. Era mattina, il sole era sorto dietro il profilo di Tanaach da poco più di mezz'ora; chi poteva mai essere? Afferrai il fucile che tenevo come insolito addobbo per il comodino, portandomi spalle al muro affianco alla porta.
Toc, Toc, Toc.
Batterono nuovamente, questa volta con maggiore insistenza. Tendetti l'orecchio, percependo chiaramente il sospirare scocciato di qualcuno. Portai la mancina a ruotare lentamente la chiave, e subito dopo al pomello. Mijul, stretto nella destra, stava levato all'altezza del capo, con l'indice pronto a tirare il grilletto. Dopo quel giorno essere paranoici era la norma.
Un lieve fremito a livello del terreno, i piedi dell'ospite si stavano muovendo sul posto, e probabilmente si stava preparando a bussare nuovamente, con maggiore veemenza se aveva -anche involontariamente- modificato il suo assetto a terra.
Potei quasi percepire l'aria che si spostava in un fluido movimento rallentato quando portò il braccio dietro la nuca per caricarlo, e poi rapido verso le assi di legno. Quella volta non incontrò suo malgrado la porta.
Aprii verso l'interno l'anta, e cogliendo l'improvviso sbilanciamento nel non trovare la porta a porre fine al movimento del braccio, mi portai ruotando sulla sinistra esattamente difronte a lui, canne del fucile sotto la gola e polso della sua destra stretto nella mancina.
Inutile descrivere l'espressione di terrore sul volto di quella guardia quando si trovò ad essere in una tale condizione, e quasi se la fece addosso se non avessi disarmato il cane e lasciato la presa.

« La prossima volta si presenti, eviterà strane accoglienze. Ora mi dica, che vuole a quest'ora del mattino? e veda di essere persuasivo. »
Portai il pollice a tirare nuovamente il cane della doppietta. Lo sguardo della guardia balenò immediatamente dall'arma al mio volto e di nuovo all'arma.

"I...I...Io devo solo consegnarle questa...."
Tremante sollevò una lettera bollata che teneva stretta in vita, continuando a lanciare occhiatine al fucile.
Presi la lettera, analizzando sommariamente l'effige sopra la cera. Il messaggero rimase impalato, tremolante ed immobile davanti alla porta, finchè non alzai lo sguardo da quel misterioso pezzo di carta facendolo trasalire.

« 'mbè? che vuoi ancora, che ti offra la colazione? »
Scosse la testa, e con uno scatto degno di un centometrista corse via lungo le intricate strade di Tanaach.
Chiusi la porta spingendola col tacco della scarpa, spillai la cera dalla lettera e iniziai a leggerla mentre lentamente mi dirigevo al piccolo tavolino che avevo in quel tugurio.
Gettai Mijul sul letto, e con la mano liberata frugai in tasca per trovare quel che era rimasto dei fiammiferi trovati in giro. Accesi la candela e mi misi a sedere, perdendomi in quelle poche parole scritte di pugno.



Passarono giorni, settimane a dire il vero dal primo attacco di quelli che venivano chiamati Kaeldran da chi li aveva già conosciuti. Creature dalla provenienza sconosciuta, apparentemente scomparsi, ora si erano mostrati in tutta la loro potenza prendendo di mira il celeberrimo clan mercenario del Goryo. La risposta fu breve, in poco tempo un esercito di mille uomini era radunato e pronto a marciare contro la casa madre del nemico, potendo contare sulla punta di diamante del Clan. Le tattiche non furono rivelate ai semplici soldati come Zero, ma solo ciò che doveva fare e, da mercenario qual'era, avrebbe portato a termine il proprio compito. Facce amiche, gente sconosciuta, ma tutti egualmente valorosi guerrieri marciarono lungamente per le terre aride e desolate dell' Akerath, giungendo al calar del sole in vista della mastodontica fortezza del nemico.




Era sera, la luce lunare rischiarava un paesaggio desolato, e a far concorrenza agli astri nel cielo, una colossale costruzione di roccia e metallo, quasi fosse una montagna fluttuante a mezz'aria, immune alle leggi fisiche conosciute. Smisi di guardare quel presagio di morte quando attorno al focolare che avevamo allestito venne annunciata la cena.
Il cuoco, o quello che fungeva da tale in quelle circostanze, era una nuova recluta come me, anche se non avevo ancora avuto il piacere di incrociare le lame assieme a lui. Klaus van Schwarz e l'elfo nero Shi`nthara, anche loro erano seduti tra risa e scherni a quell'insolito tavolo, nonostante mantenessero la loro solita atmosfera di riservatezza e contegno.
Assaggiai la zuppa, non male a dire il vero, ma dal cuoco giunse un'offerta allettante: scommettere sulle teste nemiche. Iniziò un battibecco su chi l'eveva più lungo di chi, atmosfera tipica da accampamento mercenario, e tra le cazzate veniva fuori anche quale brindisi e informazione vaga sul nemico.
Un fruscio di tessuto attirò la nostra attenzione verso le tende degli ufficiali poco distanti, rivelandoci due figure -a me sconosciute- ma parte certamente della gerarchia Goryo.

« Compagni, si è concluso quello che è probabilmente l'ultimo Consiglio prima della battaglia. Io e Morpheus abbiamo delle informazioni da riferirvi. »
Il primo si fece da parte, lasciando il poso all'uomo alle sue spalle.

« Non è cambiato molto rispetto agli altri giorni.
Domani giungeremo presso l'Alveare, la tana dei Kaeldran, Morpheus spirò il primo sospiro di una lunga serie, un grosso blocco di metallo sospeso nel cielo ricoperto da strane placche organiche, alcune sentinelle controllano il perimetro esterno della struttura. Sotto nient'altro che terra brulla e capsule, migliaia di capsule bianche e lisce.
Presumiamo siano colture, i Kaeldran si sentiranno minacciati quando gli taglieremo i viveri. Una volta in campo aperto saranno senza ripari, tuttavia, anche noi saremo senza difese, saremo bersagli facili, forse anche più di loro.
La verità è che alcuni generali lì dentro hanno troppa fretta di morire, e qualcuno di loro non supererà vivo la giornata. Ma noi non siamo semplici mercenari, non siamo semplici guerrieri.
Siamo il Goryo, l'armata più potente che abbia mai solcato l'Akerat e territori dell'Asgradel.
Non tremate, non abbiate paura, e domani sarà un giorno di gloria.
PER TUTTI NOI. »


Ascoltate le parole del superiore, presi il boccale colmo di birra, e con un gesto spontaneo lo sollevai in segno di brindisi.
« Al Goryo, e a tutti noi, e a mille altri giorni come questo. »

Furono le ultime parole prima del silenzio, prima della veglia preparatoria alla battaglia, prima del MASSACRO.

Status
Fisico. Illeso
Mente. Illesa
Energia. 100% . tot -x -x

Tecniche
Attive
-
Passive
Perle 1,2,3,4 . Son of Sin

Diario
.Traccia.
Antefatto e Notte prima della Battaglia
.Note.
Scusate il ritardo ma ieri stavo realmente morendo. T__T
dividerlinee
Astuzia2. Percezione2 -Human|Demon- Forza1. Riflessi1. Destrezza2

___C 40% • A 20% • M 10% • B 5%

HEART OF DARKNESS_Le ombre non sono altro che un'elemento come il fuoco, l'acqua l'aria e la terra, e come tali possono essere manipolare a proprio piacimento con l'ausilio della giusta tecnica. Catalizzando parte della propria energia, Zero è in grado di richiamare l'elemento oscuro per manipolarlo a proprio piacimento. A differenza dei quattro elementi, ai quali si possono attribuire proprietà fisiche, alle ombre sarà difficile attribuire una consistenza specifica, in quanto si potranno manifestare in varie forme sempre diverse. Potranno avere sembianze di sfere fluide, forme solide e lucide come il metallo, sorrette da un vapore violastro o ancora muri o scudi duri come roccia. La tecnica ha natura magica e può essere utilizzata sia in campo offensivo, sia in campo difensivo.
_VARIABILE

MIDNIGHT_Mezzanotte, Ora X, 00:00 o che dir si voglia, il momento preciso in cui due giornate coesistono, il momento da sempre ritenuto carico di potere esoterico; l'ora della fine.
La mente umana resiste alla follia proprio perché non sa quando la vita defluirà dalla membra del corpo, l'ora esatta della sua fine. Se un orologio impresso costantemente davanti agli occhi delle persone li avvisasse di quanto tempo dispongono prima della morte, sarebbe un mondo di folli nel quale la ragione non esisterebbe se non come puro concetto astratto. Dare limiti temporali alla mente umana la porta ad andare nel panico, a ragionare rapidamente e senza cognizione logica, letteralmente a impazzire.
Sfruttare questa debolezza della mente è uno dei giochi più divertenti per chi ha superato tali barriere di incertezza. Materializzare spade che pendono sul capo dell'avversario, coltelli che assaggiano la tenera carne del collo o ancora pure e semplici emanazione di energia oscura che attendono fluttuanti il momento per scatenarsi è di certo un ottimo modo per far andare nel panico i propri avversari, anche se la reale preoccupazione non dovrebbe essere per loro il quando accadrà, ma il come sopravvivere.
Tutte le manifestazioni, si scateneranno contro l'avversario il turno dopo essere state castate, a insaputa ovviamente del bersaglio, per il quale potrebbero rimanere latenti qualche secondo, giorni, mesi o anni. Essendo una tecnica di natura magica, anche se le emanazioni riportano oggetti fisici, il danno inflitto sarà di entità Alta e da ustione, eccezione fatta per le razze Avatar, che rispettivamente subiranno danni Critici se Angeli e Medi se Demoni.

_ALTO 20%

PHASING OUT_Come Abitante di due mondi, al varco tra mondo reale e mondo di sogno, grazie al Mala Zero ha la possibilità di scambiare il proprio piano di esistenza. Normalmente, qualcosa che viene inviato nel mondo onirico, smette di essere manifesto nel mondo reale -e viceversa- ma come i poteri delle Sei Perle Nere valgono nel mondo umano, valgono anche nel mondo astratto del sonno. Una Volta Sfasato nell'altro mondo, la figura di Zero rimarrà visibile agli occhi di tutti, ma sarà tangibile solo da attacchi caricati con energia, distaccandosi completamente da tutto ciò che riguarda unicamente il mondo materiale. Se colpito con attacchi fisici, la figura del ragazzo si vedrà semplicemente passare oltre i colpi, come se egli stesso fosse manifesto tramite una delle sue illusioni. Essendo il mondo d'incubo e quello delle tenebre strettamente legati, il passaggio in tale piano offrirà anche vantaggi di tipo mimetico alla controparte terrena dell'illusionista. Se si trovasse in un punto d'ombra, infatti, le tenebre lo avvolgerebbero istantaneamente rendendolo pressoché invisibile ad occhio nudo. Purtroppo il tempo di permanenza nell'altro mondo è di unicamente due turni, in quanto il corpo del giovane è comunque appartenente al piano di esistenza materiale e come tale esso esercita un diritto di rivendicazione di ciò che concerne i propri averi.
_MEDIO 10%

CONSTRICTION_Come esiste il piano materiale, esiste anche quello detto d'ombra, parallelo e compenetrante per certi aspetti con quello materiale. Uno specchio del mondo umano, visibile ogni giorno attraverso le ombre di ogni singolo oggetto, e tuttavia indipendente da esso. Le ombre seguono costantemente gli oggetti alle quali sono legate, ma chi dice che sia proprio così, e che non siano gli oggetti a seguire ciò che fanno le loro ombre? L'ombra propria delle persone non è altro che un riflesso della stessa nel piano oscuro delle tenebre, legata indissolubilmente al corpo in una costante danza sincronica di movimenti. Come è vero che ogni movimento nel piano fisico comporta un movimento dell'ombra, vale anche il viceversa. Manipolare l'ombra di una persona equivale a manipolare la persona stessa, come infliggere danni alla sua ombra infliggerà danni anche al suo indissolubile compagno. Sfruttando tale legame, Zero sarà in grado di scagliare diversi aculei d'ombra atti a colpire direttamente l'ombra dell'avversario, provocandogli il medesimo danno -di natura magica- che sortirebbero se avessero colpito direttamente l'avversario.
_BASSO 5%

SON OF SIN_Le tenebre e l'oscurità sono ormai indissolubilmente legate a Zero, catalizzate dalla presenza del Mala e penetrate ormai ad annerire quella che un tempo era l'anima candida di un ragazzo. L'essere nuovo che è sorto dalle ceneri nere di un passato d'agonia, ora brama vendetta, e tale sentimento non fa altro che alimentare il potere oscuro delle tenebre dentro di lui. Ogni emanazione magica atta a produrre danni sarà dunque molto più potente del normale, sospinta dal cuore nero che batte nel petto del demone, risultando come potenza di un livello superiore a quello descritto.
_PASSIVA



___C 35% • A 15% • M 5% • B 1%

NIGHTMARES_La capacità di manipolare la mente avversaria, facendole credere cose che in realtà non esistono, è molto affine con quello che accade nel sonno. Zero ha sviluppato tale pratica, rendendo del sogno il suo mondo e dell'incubo la sua arma, uno strumento di follia e terrore che non conosce limiti, che sfrutta il potere dell'immaginazione in negativo, dando vita alle più recondite paure, che spesso tormentano la gente anche da sveglia fino ad indurla alla pazia. Normalmente gli incubi straziano la nostra mente durante il sonno, relegati al mondo Onirico, ma quando il giovane ha ritrovato il Mala, il legame con il sogno è andato infranto. Il dolore mentale, l'incontrollata paura e la sensazione d'angoscia tipiche dei brutti sogni, al cospetto dell'artefatto, non sono più relegate al mondo dei dormienti, manifestandosi anche nelle menti sveglie delle persone. Un incubo ad occhi aperti: le principali paure, creature mostruose partorite dalle tenebre, acuti dolori, saranno solo alcuni degli effetti instillati nella mente avversaria, riducendo drasticamente le sue capacità cognitive fino ad indurlo ad un sonno perenne, un incubo costante dal quale nemmeno la morte potrà sottrarla. Gli incubi sono attacchi Psionici, e come tale per difendersi è necessaria una difesa adeguata.
_VARIABILE

TORTURE_Le torture sono da sempre afflizioni fisiche per indebolire la mente, sortendo un effetto psicologico attraverso numerose percosse, ma nulla vieta di fare anche il contrario. Affliggere la mente dell'avversario per indurre in essa dolori fisici è una pratica che rende molto più semplice il risultato finale. Mentre prima di sortire un effetto significativo, il soggetto deve essere a lungo torturato e snervato, proprio perché prima di intaccare la mente bisogna intaccare il corpo, agendo direttamente sulla mente si scavalca il problema principale della resistenza e dell'eventuale morte della carne. Tramite un contatto fisico, l'illusionista insinuerà nella mente dell'avversario un tarlo mentale,che indurrà nella sua mente attimi di estremo dolore: torture lunghe giorni, scene raccapriccianti, sconfitte dolorose, portandone al termine dell'incubo i segni tangibili sul proprio corpo. Nella realtà degli eventi la tecnica sarà istantanea, mentre per il bersaglio il tempo si dilaterà a seconda della tortura per esso scelta, e al termine della quale corpo e mente riporteranno rispettivamente un danno pari a Medio.
_ALTO 15%

STRUCTURAL MADNES_Piegare e plasmare lo spazio circostante senza deformarlo realmente, coprirlo semplicemente con uno strato illusorio capace di trarre in inganno chiunque capiti nel raggio d'influenza. Terre dell'incubo, lande da sogno o semplicemente una rielaborazione della conformazione strutturale del territorio. Tale architettura non sarà atta a provocare danni alla mente avversaria, ma a disorientarla, a farle credere di poggiare i piedi su solida roccia mentre si trova sull'orla di un precipizio, di dare la sicurezza di un riparo, quando in realtà si è più nudi di un bambino, o ancora di confonderlo e accecarlo con tenebre o nebbie illusorie. L'ambiente al completo servizio dell'illusionista, e da tale tranello mentale non sarà possibile liberarsene se non con apposite tecniche difensive: difatti anche se il bersaglio si rendesse conto di essere stato catapultato nel progetto folle della mente di Zero, gli sarà impossibile uscirne contando solamente sulla propria volontà.
_MEDIO 5%

GHOST_Fantasmi, emanazioni di un mondo ormai passato, semplici parti della mente che non vuole rassegnarsi allo scorrere degli eventi. Sondare nei ricordi, o creare tali immagini, sono la base dell'illusione e l'inizio della manipolazione mentale. L'illusionista sarà in grado di ricreare nella mente nemica, una sola immagine, che potrà essere un ricordo oppure un apparizione momentanea: un volto noto, una sensazione angosciosa, un'immagine di apocalisse. Oppure il momento migliore della sua vita, capace di distrarlo ed impedirgli di combattere. L'immagine colpirà solo la mente dell'avversario, modificandone le percezioni a tal punto da fargli credere che ciò che sta vivendo è effettivamente frutto della realtà e non di una mera fantasia indotta. Come ogni illusione, sarà possibile dissiparla tramite apposite difese psioniche.
_BASSO 1%

PAIN_La Mente è l'unica responsabile del dolore, allarme involontario che invia alla nostra consapevolezza per segnalarci l'entità di una ferita dannosa per l'organismo. Se si vuole provocare dolore, si deve prima di tutto colpire il punto designato, dal quale partirà una segnalazione al cervello e la risposta di esso sarà la sensazione di dolore. Chi riesce però ad agire direttamente sulla mente nemica, sarà però in grado di lanciare falsi allarmi, manipolando la mente nemica e facendo inviare segnali di dolore straziante in punti nemmeno sfiorati. Tramite questa azione alla base, l'intensità del segnale risulterà molto più vivida, disorientando il bersaglio e focalizzandone l'attenzione sulla zona colpita, distraendolo dal contesto ambientale e dalle situazione. Tale dolore, non sarà per tanto di tipo fisico, ma rimarrà sotto forma di danno puramente mentale.
_BASSO 1%



MIJUL | MAD DOG_ Fucile a due canne liscie tronche affiancate, piccolo e maneggevole negli spostamenti ma dotato di una potenza di fuoco fuori dal normale. Le due canne, infatti, sparano contemporaneamente due cartucce a pallettoni, liberando al momento dello scoppio una salva di sfere di piombo. Inutile dire che tale arma risulta letale se usata sulla corta distanza, e sulla media fornisce una potenza d'arresto notevole. Purtroppo, le ridotte dimensioni della canna, tendono a ridurre drasticamente la gittata totale del fucile e di conseguenza la sua efficacia. Mijul viene considerata un'arma di Medio calibro che necessita di essere ricaricata dopo ogni colpo tramite il meccanismo che spezza le canne dall'impugnatura facendo saltare i bossoli scarichi. In totale la lunghezza dell'arma è di circa 45cm: 35 di canne e 10 di impugnatura, ed è riposto sul retro della cintura nascosto dall'ampio mantello.

ARTAX | IRON SMASHER_Coppia di guanti che ricalcano le stile dell'armatura, mischiando alla stoffa e al cuoio placche di metallo per incrementarne la resistenza. Tali Armi -perchè di tali si può parlare- risultano mantenere nel complesso le funzioni di guanti, non impedendo dunque i movimenti, ma al contempo aggiungono potenziale d'impatto ai colpi sferrati a mani nude, grazie proprio ai rinforzi cuciti in essi.

SUIT | DARK SKIN_Abito insolito e tetro, costituito da un corpetto di acciaio misto a stoffa, che garantisce una discreta resistenza ai colpi nemici. Dall'ampio cappuccio che cela sempre il volto di Hastur, eclissandolo in una tenebra perenne, si snoda un soprabito lungo, rinforzato da spallacci metallici che si legano in intrecci di cuoio e placche sino ai guanti.
Sempre sullo stile del torso sono le protezioni per le gambe, mischiando alla scura stoffa tracce di opache placche d'acciaio. Nel complesso risulta essere un armatura leggera, che dona una capacità difensiva discreta pur conservando la comodità nei movimenti.


MALA | PERLE DI DOLORE_Le Sei perle del dolore, un artefatto dimenticato volutamente, esiliato dalla storia per il suo orribile potere, bandito dalla bocca dei bardi, esiliato dai libri. Le poche testimonianze che ancora parlano di questo rosario nero pece, ne parlano con timore, associandolo alle tenebre e alla pazzia. Voci narrano che chiunque lo possegga perda il senno, tormentato notte e giorno da creature nere: in sogno come incubi e da svegli come ombre fugaci. La parte dimenticata -o taciuta- narra anche che, ogni generazione, una persona dovrà possedere il Mala fino a che morte non lo separi da essa. Se il portatore saprà accettare il suo oscuro potere, sarà in grado di oscurare i cieli e dominare le menti, se lo rifiuterà troverà innanzi a se una vita di supplizi.
Prima Perla_I poteri del Mala saranno a completa disposizione del prescelto: le illusioni da esso generate saranno null'altro che l'estensione della sua mente, basterà pensare a qualcosa che questa si materializzerà a tempo zero agli occhi della vittima nelle forme più disparate e improbabili.
Seconda Perla_L'affinità col mondo surreale dell'immaginario è catalizzata dal Mala, ponendo il portatore sulla soglia dei due mondi; quello reale e quello onirico. Richiamare gli incubi dal loro mondo per insinuarli nelle menti sveglie degli avversari, richiederà quindi un minore sforzo di quanto sarebbe richiesto se il varco fosse stato chiuso.
Terza Perla_L'energia Negativa del Mala, oltre che agevolare il passaggio delle creature d'incubo nel mondo materiale, ne incrementa esponenzialmente il potere. Ogni illusione castata nella mente del nemico sortirà un effetto più intenso del normale, che sia esso di dolore o di una qualunque altra emozione. Le illusioni che invece si vedranno agire sui cinque sensi, risulteranno essere molto più solide, e necessiteranno di una maggior opposizione da parte del nemico per essere infrante.
Quarta Perla_La natura malefica del Mala si lega indissolubilmente al suo portatore, ricoprendolo di un'alone di timore e sottomissione. Le menti deboli che si troveranno in presenza dell'illusionista, difatti, si vedranno pervasi da questo senso di paura e sottomissione, come se qualcosa li opprimesse.
Quinta Perla_Oltre che favorire e potenziare le facoltà Psioniche del portatore, il Mala ne incrementa esponenzialmente le conoscenze e le abilità, aprendogli la mente ad oscuri segreti e inducendogli in una frazione di secondo tutto il sapere riguardo all'illusione, all'incubo e alla manipolazione mentale.
SestaPerla_Sarebbe un arma a doppio taglio quella che ti garantisce un immenso potere verso l'avversario, senza premurarsi della sicurezza di chi la impugna. Sesta e ultima perla del rosario maledetto è rivolta alla difesa della psiche di chi ha accettato il suo nefasto potere. Chi impara a convivere con incubi e tenebre, ne sarà inequivocabilmente meno soggetto. Senza alcun dispendio energetico a carico del portatore, il Mala stesso dissiperà un'attacco psionico di Media potenza rivolto alla mente di Zero, riconducendo le illusioni nel loro mondo d'origine.




≈ CAPACITÁ
HEART OF DARKNESS_Variabile difensiva Personale 1/10 En. Bianca + Pergamena Variabile Offensiva Dominio del Male
MIDNIGHT_Pergamena Costellazione
PHASING OUT_Pergamena Corpo d'ombra
CONSTRICTION_Personale 2/10
SON OF SIN_Personale Passiva 3/10
NIGHTMARES_Variabile Offensiva Psion Personale 4/10 En. Verde
TORTURE_Attiva Dominio 3
STRUCTURAL MADNES_Attiva Dominio 2
GHOST_Attiva Dominio 1
PAIN_Pergamena Dolore

≈ OGGETTI
MIJUL | MAD DOG_Fucile Medio Calibro. 3 Colpi
ARTAX | IRON SMASHER_Guanti da combattimento. Danni Contundenti.
MURAMASA | INSANITY_Katana Maledetta. Danni Taglienti/Perforanti.
SUIT | DARK SKIN_Armatura Leggera
MALA | PERLE DI DOLORE_Passive Dominio 1,2,3 + Passiva Raziale + Cristallo della Conoscenza + Fascia Protettiva






 
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view post Posted on 22/2/2013, 13:53




THE PRICE OF VENGEANCE

You can try and read my lyrics off of this paper before I lay 'em
But you won't take the sting out these words before I say 'em
'Cause ain't no way I'ma let you stop me from causing mayhem
When I say I'ma do something, I do it, I don't give a damn what you think

I'm doin' this for me, so fuck the world
Feed it beans, it's gassed up if it thinks it's stopping me
I'ma be what I set out to be, without a doubt, undoubtably
And all those who look down on me, I'm tearing down your balcony


( Territorio Kaeldran, accampamento Goryo, Orbrun )

Charlie Holtz lo osservò pensieroso per qualche istante di troppo, poi si sporse cauto sopra lo scuro paiolo.
« Com'è? », domandò Vaairo; vestito di un improbabile grembiule, l'alto mercenario stava sminuzzando delle carote in piccoli tocchi.
« Il profumo non è malvagio. », disse l'altro, ritirandosi. Aveva una strana espressione sul volto, come se non sapesse se fidarsi o meno. In effetti, non aveva tutti i torti: se il giovane guerriero della yorozuya fosse stato un abile cuoco, l'avrebbe fatto di mestiere. Invece, era sempre finito a fare l'operaio, o il carpentiere, o il guardaspalle: non proprio un curriculum esemplare per chi si appresta a preparare la cena per metà reggimento.

« Però sai, non vorrei rischiare di combattere avvelenato, domani. »
Per tutta risposta, Vaairo gli offrì il dito medio, ridendo sommessamente.

« Li odio, quei figli di puttana. Voglio ammazzarne il più possibile. »
La voce di Charlie era così carica di livore che il guerriero alzò lo sguardo sull'amico, lievemente preoccupato. Il rancore che esacerbava l'animo di Holtz era cresciuto con la frustrazione dell'attesa e la stanchezza della marcia, portando la mente dell'avventuriero su territori pericolosi; da quando la moglie lo aveva lasciato e la sua attività imprenditoriale era andata a rotoli, aveva trovato negli insettoidi una facile via di fuga. Addossare sul nemico tutte le proprie colpe e mancanze era una bella spinta emotiva, ma l'ira che Charlie stava covando cominciava a rasentare la paranoia.

« Te ne lascerò qualcuno mezzo vivo, dai. »

L'altro sogghignò amaro. « Non voglio che tu mi pari il culo, Vaairo. », disse, raccogliendo le ciotole metalliche che sarebbero stati i piatti per la cena dei commilitoni. « So badare a me stesso. »

« Lo so bene. », fece il mercenario, gettando le carote sminuzzate nel calderone e mescolando il tutto con un lungo mestolo di legno. « Ma non sei tu a preoccuparmi. Molti, qui, non hanno combattuto i Kaeldran a Taanach. », commentl, aggiungendo spezie e rosmarino allo stufato sul fuoco.

« Siamo tutti mercenari del cazzo, qui. I Goryo come te non so neppure se verranno pagati. »

« Non l'hanno specificato, in effetti. »

« Appunto, bella merda: e ora?
Credi che se le cose si metteranno male, tutte queste compagnie mercenarie resteranno a combattere? »

Vaairo rimase in silenzio, continuando a cucinare. Era evidente che se la sarebbero data a gambe: un mercenario morto non porta a casa la paga. Lo sapeva bene, lui stesso era in quel business. La morte ha un modo tutto suo di rimescolare le carte in gioco.

Scrollò le spalle: non gli importava molto, alla fine.
Lui era un soldato, e l'unica cosa che sapeva fare decentemente era menare le mani. Con abilità simili la battaglia è solo un altro giorno di routine; tanto valeva godersi i piccoli momenti e cercare di non pensare che potrebbero essere gli ultimi. Il mondo, dopotutto, era un'enorme bomba innescata: bastava una piccola scintilla per far saltare in aria tutto quanto, un alito di vento che portasse fuoco alle sue polveri. Bum, e tutto finisce. Questo, nonostante la sua semplicità, l'aveva imparato.
Vaairo era convinto di essere troppo stupido per preoccuparsi della sconfitta e del futuro; era sempre stato un tipo pragmatico che pianificava le proprie mosse solo affinchè potesse sopravvivere o portare a termine un incarico. Godere dei profitti di un buon lavoro era sempre stato il suo unico traguardo. Arrivare sulla soglia dei trent'anni e scoprire che hai solo una manciata di buoni amici e probabilmente non molto da vivere dinanzi a sè può portare chiunque ad un crollo nervoso, ma il mercenario l'aveva quasi presa con filosofia. Doveva far pace con la propria coscienza e capire se era capace di uccidere a mente fredda, ma se l'avversario erano insetti mutanti la questione era completamente diversa - e di più facile risoluzione.

Chissenefrega, universo: puoi baciarmi le natiche.

« E' pronto. »

Charlie annuì, raccogliendo le stoviglie.

« Vieni, andiamo a dare quel tuo intruglio al resto dei dannati. »

[...]

La sera tardava a coprire il mondo col suo sudario di tenebre, ma il gelo della notte cominciava già a serpeggiare tra le fila dell'armata di Taanach. Un migliaio scarso di uomini in arme si rintanava nelle tende o attorno ai fuochi, improvvisando bivacchi tetri per rincuorarsi e scaldare le ossa.
La desolazione in cui si erano addentrati ormai da un giorno e mezzo era deprimente: non un singolo stelo d'erba si levava dal suolo consumato, riarso come neppure l'Akerat era capace di fare; quel limbo dimenticato dagli dèi non era deserto, era un nulla scintillante di vuoto e inquietanti promesse. Il calore dei roghi era a malapena in grado di illuminare l'accampamento, fendendo gli strali d'ombre che s'allungavano come piccoli ragni famelici lungo le fila disordinate di soldati. Il paesaggio, brullo e spoglio, s'univa perfettamente all'atmosfera fredda e silenziosa, come congelata su un dipinto d'altri tempi. Gli uomini che componevano la compagnia Goryo si erano radunati attorno ad un grande falò, cercando ristoro e calore. Tutt'attorno a loro stava accampata l'armata mercenaria reclutata a Taanach, ma il nerbo dell'esercito era lì riunito; a pochi passi di distanza, i colori arancio ed oro delle fiamme danzavano sulla pesante, ampia tenda degli ufficiali, tradendo le persone all'interno intente a discutere degli ultimi rapporti dei ricognitori e sulle strategie per il giorno successivo, quando presumibilmente sarebbero giunti al loro obiettivo.

Erano molte le facce strane, lì: Charlie aveva avuto modo di indicargli i volti noti del clan che lui non poteva conoscere essendo giunto su Asgradel relativamente da poco, ma si era sentito quasi ferito dall'assenza di Lily. Si aspettava di trovarla con l'armata, ma, nonostante avesse incrociato quasi subito Erlik, non l'aveva trovata da nessuna parte.
Oltre al guerriero con cui aveva combattuto sugli spalti dell'Arena dei Maegon, il fuoco rivelava nuove identità: Holtz gli aveva parlato di Klaus van Schwarz, la Lama Nera che aveva combattuto - e perso - proprio contro Lily durante il Cane Mangia Cane. L'aspetto di quel guerriero era temibile e formidabile, un colosso di pura potenza distruttiva. Ma accanto a lui c'era anche il misterioso Zero, altro Goryo che si era distinto durante il torneo: un soldato silenzioso ma inquietante, con una strana aura di fastidioso potere che lo circodava.

Charlie piazzò il tripode che avrebbe retto il calderone vicino al fuoco, affinchè lo stufato non si raffreddasse troppo rapidamente. Vaairo arrivò trottando alle sue spalle, reggendo con le possenti braccia lo scuro paiolo di peltro che conteneva il rancio per tutti. Rapidamente, servì lo stufato di cinghiale e carote in scodelle di metallo bruciato, creando voluttuose e profumate fila di condensa nell'aria. Aiutato dall'avventuriero, aggirò il falo servendo ognuno dei presenti facendo la spola da loro al pentolone ricolmo. Fu solo allora che notò la malaugurata presenza di una coppia di elfi scuri, ma per quieto vivere finse di non rimanere turbato dalla loro presenza.

« Com'è? », domandò genericamente, offrendo un largo sorriso speranzoso da dietro il grande mestolo con cui si stava versando la sua porzione. Holtz lo udì dall'altro lato del bivacco e non perdette occasione di sfotterlo un po': « L'hai cucinato tu, farà sicuramente schifo! »

Qualcuno rise, ma i più presero a mangiare di gusto - fatta salva l'eccezione del duo drow, che presero a parlottare tra loro con un'espressione non proprio soddisfatta sui volti color ebano.

« Speriamo che come cuoco vali di più che come corteggiatore! », esclamò Erlik, affiancandolo. Aveva un ghigno determinato sul viso incappucciato, ma gli occhi tradivano la frustrazione che tutti loro stavano provando. Le condizioni non erano favorevoli alla lotta, insidiando l'animo dei guerrieri con dubbi e paure. Era la calma prima della tempesta, ma nessuno avrebbe mai desiderato una calma così cruda.
Vaairo scoppiò a ridere, cominciando a mangiare lui stesso. Diede una lieve pacca sulla spalla ad Erlik, per nulla offeso dalla battuta del compagno, poi chiese a tutti quanti i presenti: « Vi va di aggiungere pepe alla battaglia di domani? », disse, tirando poi fuori un borsello piuttosto gonfio di monete.

« Gareggiamo! Ognuno scommette qualcosa; chi uccide più insettoidi si prende tutto quanto. »

Fece tintinnare le monete nella mano destra. Era palese come stesse cercando di deviare l'attenzione dei compagni dai foschi pensieri dell'imminente battaglia. Curiosamente, quel medesimo borsello gli era stato donato come incentivo da Gerth, poco prima che nell'Arena scoppiasse il finimondo. Destino o no, quello era un debito che un giorno avrebbe scoperto se fosse mai stato in grado di saldarlo.

« Non male la zuppa, di certo non è la carne del Nord ma... », commentò Zero, fermandosi giusto qualche istante per squadrare pensieroso Vaairo e gli elfi scuri. « Se avessi soldi da buttare, non sarei qui a fare disinfestazione...Che poi, qualcuno sa da dove diamine sono spuntate queste cose? », aggiunse, allungando le gambe e passandosi una mano tra i capelli scuri.
Uno dei drow non riuscì a trattenersi, partecipando con foga alla sfida proposta da Vaairo. Nonostante Charlie offrisse loro più di una manciata di occhiate diffidenti, l'elfo scuro sembrava veramente interessato all'offerta di una scommessa.
« Scommetto che il mio amico qui ne butterà giù minimo una ventina di quei mostri! »

Inaspettatamente, anche il colossale Schwarz al discorso si unì alla disfida.

« Il vincitore della scommessa pagherà qualche giro di birra di ritorno a Taanach. », esclamò con aria divertita, un'espressione che suonava vagamente insolita per la sua fama di implacabile abbattinemici.
« Oppure banchetteremo direttamente sui resti del nemico! », urlò ferocemente levandosi in piedi e scaricando così l'adrenalina accumulata.

Il campanilismo era alle stelle, e Vaairo non si sarebbe mai aspettato di dare inizio ad una reazione a catena simile quando aveva provato a smuovere gli animi dei suoi commilitoni. Evidentemente la marcia e l'attesa avevano logorato tutti quanti, accumulando uno sfogo che ora, finalmente, era esploso.

Anche Zero si levò in piedi, tornando composto. Teneva tra le mani la ciotola metallica come se fosse un trofeo, una libagione offerta a chissà quale dio oscuro che vegliasse su di loro in quella notte tetra.

« E quindi dico io: amici! Riempite nuovamente le vostre scodelle, e finite il vino che vi siete portati dalle luride vie di Tanaach, perchè questo sarà l'ultimo pasto che faremo da uomini.
Domani, o saremo morti, o saremo Eroi!
»

Erlik rivolse al giovane mercenario della yorozuya un sorriso beffardo al di sotto della barba ispida. Un ghigno che sapeva di sfida e cameratismo, come una promessa inviolabile.
« Vaairo io e te abbiamo una scommessa. O ti taglio la testa se non la mantieni!
A chi taglia più teste tra me e te... O ti lascio a quella vedova nera decidi te!
»

Holtz accorse immediatamente, facendo rotolare sulla sabbia un grosso barile di quella che sembrava birra; cominciò a spillarla in capienti boccali di legno levigato nell'entusiasmo generale, badando che la schiuma non rovinasse il sapore del malto. Girando, ne mise una in mano ad ognuno, persino ai drow - pur con una certa esitazione e uno sguardo diffidente negli occhi verdi -, invitando i compagni a brindare.

« Io volevo solo tirar su dei soldi, qui siete pazzi da legare! », esclamò Vaairo, levando in alto il proprio boccale e ridendo sguaiato. « Elfo scuro, prego allora che il tuo amico sia valoroso come dici: avrò una manciata di nemici in meno di cui preoccuparmi! »

Prima che il drow potesse rispondere, tuttavia, Deöwyr e Morpheus uscirono dal padigione degli ufficiali. Il primo l'aveva conosciuto indirettamente attraverso Charlie, che gli aveva raccontato come il nuovo generale della spedizione punitiva avesse combattuto testa a testa con quel mostro di Rage nel primo turno del Cane Mangia Cane. Il secondo, purtroppo, Vaairo l'aveva riconosciuto grazie allo schizzo designato sulla lista che Gerth dei Falkenberg Korps gli aveva dato quel fatidico pomeriggio all'Arena; Morpheus aveva lottato e perduto contro Lord Shivian, e ne era diventato suo fedele compagno dopo essere stato rinchiuso per aver tradito Hyena durante il saccheggio della Purgatory. Era un personaggio misterioso, sicuramente potente, e vedere uno dei suoi obbiettivi così vicino, così indifeso...
Ebbe un tremito, cercando di calmarsi. Non ora, si disse. Non in quella situazione.

Un lampo nero calò dal cielo verso Deöwyr il Falconiere: era Astro, di ritorno dal suo volo di perlustrazione all'Alveare. Un'espressione di sollievo si dipinse sul volto dell'elfo.
« Compagni, si è concluso quello che è probabilmente l'ultimo Consiglio prima della battaglia. Io e Morpheus abbiamo delle informazioni da riferirvi. » Detto ciò, fece un cenno all'altro comandante, come per esortarlo a prendere la parola.

« Non è cambiato molto rispetto agli altri giorni. »
Guardò gli uomini lì riuniti uno a uno, dritto negli occhi, come se fosse incapace di mentirgli.
« Domani giungeremo presso l'Alveare, la tana dei Kaeldran: », disse, spirando il primo sospiro di una lunga serie. « un grosso blocco di metallo sospeso nel cielo ricoperto da strane placche organiche; alcune sentinelle controllano il perimetro esterno della struttura. Sotto, nient'altro che terra brulla e capsule, migliaia di capsule bianche e lisce. » Osservò per un attimo il braciere rimanendo in silenzio, poi riprese: « Qualsiasi cosa siano le attaccheremo, con la speranza che i Kaeldran escano allo scoperto. »
Alzò la voce, come per cercare di convincere se stesso della bontà di quel piano.
« Presumiamo siano colture, i Kaeldran si sentiranno minacciati quando gli taglieremo i viveri. Una volta in campo aperto saranno senza ripari. » Morpheus sospirò, come se in tutto quello ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato. « Tuttavia, anche noi saremo senza difese, saremo bersagli facili, forse anche più di loro. La verità è che alcuni generali lì dentro hanno troppa fretta di morire, e qualcuno di loro non supererà vivo la giornata. Ma noi non siamo semplici mercenari, non siamo semplici guerrieri. Siamo il Goryo, l'armata più potente che abbia mai solcato l'Akerat e territori dell'Asgradel. »

Morpheus sembrò quasi ruggire, pronunciando le ultime parole del suo discorso.

« Non tremate, non abbiate paura, e domani sarà un giorno di gloria.
PER TUTTI NOI.
»

Erlik e Zero risposero determinati al discorso di Morpheus, levando le armi al cielo come molti altri attorno a quel falò. Anche Charlie, suo malgrado, si unì a loro alzando la sua enorme balestra all'oscurità della notte.

Erano state parole di incoraggiamento, ma sembravano avere il gusto amaro dell'ineluttabilità.

Silenziosamente, Vaairo osservò pensieroso il fondo del boccale che reggeva nella mano destra.

« Amen. »,
sussurrò, prima di ammazzare l'ultimo sorso.


Posterò poi riassunti di scheda ecc.
Ho deciso di concludere il post con il giro di free role, lasciando le reazioni del mattino dinanzi all'Alveare per il prossimo turno. Spero non dispiaccia.
 
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Nergal.
view post Posted on 22/2/2013, 14:33





E così c’eravamo infine. Così si era arrivati alla guerra! Quella guerra che era nelle vene, nel sangue, nella carne del Goryo; la sua linfa vitale, la sua preoccupazione e il suo divertimento. Guerra e vita. Un binomio che per molti era impossibile ma che per il Goryo era qualcosa di più. Era molto molto di più: era la loro stessa esistenza. Il loro Io.
E ora qualcosa che si credeva sparito, distrutto ritornava a far sentire la propria voce e la propria voglia di sangue e vendetta.
Lame cozzarono l’une sulle altre, visceri e budella. Sangue si mischiò a quello degli invasori e i guerrieri più temibili e feroci dell’Akerat si resero conto che il momento della Guerra era giunto; combatterono su quegli spalti distrutti dove il legno marcio aveva assorbito il sangue di compagni, uomini e invasori. Ma loro erano ancora lì e le loro nere spade fumanti di quel sangue rappreso sul filo.
E GUERRA FU!

[…]


L’Akerat venne smosso da piedi e cavalcature. Le lame e gli scudi brillarono alla luce del sole. Una foresta intricata di lance e lame e cotte di maglia rutilava al Sole e la loro luce era abbagliante a vedersi.
Il Goryo si muoveva come un Drago che si era svegliato ed ora mostrava agli sciocchi l’errore enorme che avevano fatto: lungo e temibile era quell’esercito. Immenso.
Una selva di odio, furore e lame che marciava a ritmo sostenuto tra le piane dell’Akerat verso il punto d’origine; verso la battaglia campale. Verso l’Alveare. Nido di quegli esseri orripilanti.
Il Drago d’acciaio e furore guerresco si snodava tra le piane dell’Akerat marciando verso il suo obbiettivo e il rumore delle lame e delle armature era assordante. Era il ruggito di quel Drago che da Taanach snodava le sue lunghe spire verso coloro che avevano tentato solamente di pensare di poter vincere; di poter distruggere quel clan di guerrieri temibili ed ora i loro piedi facevano tremare la terra.
Tra di loro una moltitudine di uomini, diversi tra loro per fama e forza, ma anche per motivazioni ma accumunati dallo stesso minim comun denominatore: erano mercenari e guerrieri che andavano in guerra contro l’ennesimo nemico, per l’ennesima Battaglia.
Non era molto diverso se erano alieni, signori feudali, signorotti o per intrighi di potere che smuovevano i potenti della terra. Era la guerra e come tale si doveva fare il proprio lavoro: vincere o perdere ma cercare di rimanere vivi e combattere per la paga e per il salario, ma soprattutto cercando di rivedere la prossima alba.
Tra di loro, mischiato tra i comuni guerrieri, una macchia nera calma e ferale: Erlik Khan il perduto!
Con la fida Vergil che ticchettava sulla sua gamba marciava verso quella guerra contro un avversario ostico che aveva già messo in chiaro i suoi obbiettivi e la sua potenza: si erano infiltrati a taanach durante l’ultimo atto del torneo e da protagonisti, il Goryo divenne mera comparsa.
Il teatro allestito da Shivian e dai Custodi per manifestare la loro forza e potenza si erano rivoltati contro di loro e il nemico, dapprima invisibile tessitore di trame d’odio e di sangue, si rilevò al mondo dichiarando guerra e morte al Goryo.
I Kaeldran non erano scomparsi o morti. Anzi. Proliferarono in quel lasso di tempo e divennero potenti e temibili nella loro collera e vendetta ma il Goryo non stette a guardare e riversò lame, fuoco e orgoglio per le piane dell’ Akerat e sarebbero giunti infine verso il loro covo. E chissà se per lui ci fosse stata una nuova alba o il buio eterno.
Neanche il sussurro del vento nella sua anima, quel ronzio che da sempre lo accompagnava, si facevano sentire. Tutto taceva. Come il vento e le forme di vita che si erano rintanate, trattenendo il respiro, di fronte al Drago d’acciaio del Goryo.
O forse non era il momento di ascoltare, di sentire…e Samael si rinchiuse a riflettere. Al momento opportuno, come sempre del resto, lo avrebbe aiutato ma non ora…non ora…e la marcia continuò.

[…]

Sera. Stelle velate. Fuoco e pensieri. La sera prima della battaglia; l’ultimo momento per molti. L’ansia e l’agitazione; il non sapere se i proprio occhi si fossero aperti per l’ultima volta e la voglia di farla finita subito: di far cozzare lame, schizzare sangue e strappare visceri. Perché era proprio l’attesa a corrodere i nervi e le anime più del momento ferale che sarebbe giunto da lì a poco.
Ma Erlik ne aveva viste molte e sapeva combattere quell’ansia e quella frenesia, che come mare in tempesta, sballottavano la sua anima e la sua mente.
Il crepitare del fuoco, le lunghe ombre che danzavano su esso. Erlik Khan il perduto se ne stava in disparte mangiando e scacciando il freddo che penetrava nelle ossa; ma non era il freddo della terra o il calare della temperatura no.
Era quel freddo che ti consumava: paura, terrore. Morte in una sola parola. Quel non sapere se potevi guardare un alba o un tramonto e se quella notte fosse l'unica. L'ultima che assaporavi da vivo; per cui meglio un buon boccale e qualche compagnia femminile per sentirsi vivi e scacciare quel freddo.
Ma forse passarlo con quegli uomini era uguale: Vaairo. Strano il destino a volte. Un pasto caldo e lo stare insieme con quegli uomini. Per condividere qualcosa di prezioso e unico: i momenti più preziosi prima del cozzar di lame e della vita che scivolava via dai corpi.
Strano davvero il destino a volte…

« Com'è? »,la sua domanda rivolta ai presenti. Uno gli risponde in tono di sfottò « L'hai cucinato tu, farà sicuramente schifo! »

Speriamo che come cuoco vali di più che come corteggiatore! Una risposta secca e precisa. Un prendersi in giro anche per non pensare e scacciare quel freddo. Già forse non era una donna a servire per scacciare il freddo; forse serviva un compagno d'arme con il quale condividere quelli che per molti sarebbero stati gli ultimi istanti. E non c'era occasione migliore di questa: d’altronde la vita di un guerriero era questa. Spade, sangue e morte. Pochi piaceri e momenti, attimi, che rimanevano indelebili e acquistavano più valore di qualsiasi cosa al mondo.
La risata e la pacca sulle spalle di quel guerriero valeva più di mille parole e la scommessa era solo un modo per sentirsi vivi. Piccole strategie mentali per pensare ad altre cose. Psicologia da guerrieri.

« Vi va di aggiungere pepe alla battaglia di domani? », il borsello, piuttosto gonfio di monete, era davanti agli occhi dei presenti. « Gareggiamo! Ognuno scommette qualcosa; chi uccide più insettoidi si prende tutto quanto. »
Un sorriso beffardo sotto la barba ispida.

Vaairo io e te abbiamo una scommessa. O ti taglio la testa se non la mantieni! Un sorriso di sfida A chi taglia più teste tra me e te...o ti lascio a quella vedova nera decidi te! Almeno per ravvivare un pò il tutto. Una sfida per sentirsi vivi o forse per non pensare. In ogni caso qualsiasi cosa era ben voluta per pensare che forse ci sarebbero state altre albe e tramonti, altri colpi caldi e sederi sodi, altre spade.

Parole. Scommesse. Domande. Parole davanti ad un fuoco: chi voleva buttare giù più insetti possibile, chi voleva capire da dove erano usciti, chi si guardava attorno e chi parlava della battaglia all’arena. E poi eccoli i grandi capi uscire dalla tenda dopo il Consiglio.
Ecco il momento finale e il destino compiersi: la strategia della battaglia e le parole di circostanza. Se erano o no stupidi poco importava. Importava solo che il suo braccio fosse saldo e pronto e se le cose si fossero messe male…bè meglio non pensarci. E poi uno dei comandanti parlò e furono grevi le sue parole.

Non è cambiato molto rispetto agli altri giorni.
Guardò quegli uomini uno a uno, e uno a uno li osservò negli occhi perché non aveva il coraggio di mentire loro.
Domani giungeremo presso l'Alveare, la tana dei Kaeldran, Morpheus spirò il primo sospiro di una lunga serie, un grosso blocco di metallo sospeso nel cielo ricoperto da strane placche organiche, alcune sentinelle controllano il perimetro esterno della struttura. Sotto nient'altro che terra brulla e capsule, migliaia di capsule bianche e lisce. Osservò per un attimo il braciere rimanendo in silenzio, qualsiasi cosa siano le attaccheremo, con la speranza che i Kaeldran escano allo scoperto.
Alzò la voce, e fu tonante.
Presumiamo siano colture, i Kaeldran si sentiranno minacciati quando gli taglieremo i viveri. Una volta in campo aperto saranno senza ripari. sospirò, forse perché credeva che vi fosse qualche falla in quel piano – ma che importava dopotutto? -, tuttavia, anche noi saremo senza difese, saremo bersagli facili, forse anche più di loro. Infine si era giunti al bandolo della matassa: quello sarebbe stato un vero massacro e le probabilità di vincere scarse. Anche perché nessuno sapeva nulla si “presumeva” e in guerra non si può presumere. Il rischio di perdere la vita era alto altissimo ma Erlik ascoltò attentamente. Non era il primo piano stupido e sciocco che sentiva e poi vi era altra scelta? Al momento sembrava di no forse durante la battaglia altre vie si sarebbero aperte e quell’uomo continuò, la verità è che alcuni generali lì dentro hanno troppa fretta di morire, e qualcuno di loro non supererà vivo la giornata. Ma noi non siamo semplici mercenari, non siamo semplici guerrieri. Siamo il Goryo, l'armata più potente che abbia mai solcato l'Akerat e territori dell'Asgradel.
Quasi ruggì a quelle parole.
Non tremate, non abbiate paura, e domani sarà un giorno di gloria.
PER TUTTI NOI.



Combatto perché è l'unica cosa che possiamo fare...o noi o loro! Io non sarò schiavo di nessuno e ho la mia ricerca da finire. Gli ucciderò tutti e poi potrò concentrarmi unicamente su me stesso. sarà un problema di meno.
Queste le sue parole di rimando a quell’uomo. Parole di chi aveva visto molte e molte guerre e che sapeva cosa significava tenere tra le mani un compagno morente, sentirsi accerchiato, essere sconfitto ed essere vincitore. In una parola mercenario e guerriero.

La gloria è un sudario d'oro. Non la cerco. Sotto di essa ci sono migliaia di stupidi preferisco la mia lama, il mio braccio e combattere perché hanno solo pensato, creduto che fossero più forti di noi.
Uno sbaglio madornale! L'ultimo loro sbaglio. Io non mi piegherò di fronte a loro io vincerò perché sono vivo e non sarò il loro schiavo e Vergil assaporerà le loro teste.
E poi Vergil ronzò sussuri davanti a quel fuoco. Una preghiera? non si sa. E poi mentre la lama veniva affilata una canzone di qualche terra lontana o di qualche sua remota avventura che ora tornava.
E la pace divenne solo un ricordo pallido.





Erlik Khan
Energia: Gialla Pericolosità: F CS: +1 Destrezza
Status fisico:
Status Psichico: Consumi energetici in questo turno: 0%
Riserva energetica residua: 100%

_ ___ _____ ___ _

Abilità Passive:
Abilità razziale: Presenza demoniaca ~ Per quanto possano essersi pentiti del loro passato, o essere in redenzione, gli Avatar di stampo demoniaco sono comunque e in ogni caso delle creature infernali verso le quali le altre razze non si fideranno mai, o comunque non completamente. Le loro origini non possono certo essere ignorate ed è per questo, infatti, che i demoni incutono un lieve timore in chiunque gli stia accanto, purché questo non sia un demone stesso, e che sia di energia pari o inferiore all'agente.
Non importa il carattere e l'allineamento del demone, quest'abilità funzionerà sempre e comunque, indipendentemente dai sopracitati fattori.

[Passiva Razziale].

Incantaspade: I guerrieri che si accostano a questa linea di pensiero sono oltremodo distinguibili dalla massa poiché detentori di armi dalle caratteristiche eccezionali. Non solo acciaio, non solo la blanda e usuale forgiatura del metallo, ma in esse risiede un vero e proprio cuore, un’anima viva e pulsante. Ma come un qualunque genitore, per quanto imparziale coi suoi figli, tenderà sempre a prediligerne uno e uno solo, tanto che l’armigero riuscirà a infondere la capacità di indistruttibilità nella sua arma eletta nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi, difendendone l'integrità.

_ ___ _____ ___ _

Abilità Attivate:



_ ___ _____ ___ _

Riassunto e Note:



 
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view post Posted on 1/3/2013, 17:06
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C a t a r s i

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The Price of Vengeance


img20130301160628



Terminata la parte introduttiva possiamo iniziare direttamente con il vostro scontro con i Kaeldran, centro portante dell’intera guerra. Di seguito passo ad illustrarvi sia, per quanto in tono abbastanza schematico, le informazioni necessarie per preparare la base di background del vostro intervento che i dettagli tecnici a cui dovrete fare particolare attenzione durante lo scontro. Come sempre sono pronto a fare qualsiasi approfondimento specifico direttamente in confronto rispondendo alle vostre domande. Allo stesso modo se volete fare azioni particolari o utilizzare tecniche che non influenzino lo scontro ma per scopi che richiedano il mio intervento diretto potete anticiparlo in confronto in modo da avere la risposta prima di iniziare a lavorare sul post vero e proprio.

Nel giorno seguente alla sera appena raccontata l’armata Goryo si prepara per scagliare il suo assalto contro le capsule Kaeldran in modo da spingere gli avversari ad scendere anch’essi in campo aperto per affrontarvi. Nonostante la semplice brutalità della strategia preparata il morale all’interno del gruppo di comando sembra essere decisamente alto.

Una volta che iniziate ad avvicinarsi seriamente alle capsule la vostra attenzione viene rapidamente attirata da un gruppo di Kaeldran discretamente numeroso che si allontana dalla struttura dell’alveare per attaccarvi dall’alto con le stesse sostanze tossiche che avevano già usato all’interno dell’arena.
Preparati a questa eventualità all’interno del vostro schieramento gruppi appositamente scelti rispondo a questi attacchi erigendo diverse barriere energetiche che assorbono buona parte dei colpi di fatto annullando il vantaggio aereo Kaeldran. Tanta è la facilità con la quale viene sventata la prima offensiva nemica che il grosso dell’esercito è talmente sollevato da abbassare, seppur solo per un attimo, la guardia.
La successiva ondata infatti colpisce gli squadroni Goryo completamente di sorpresa dato che gli abomini alieni questa volta sono fuoriusciti direttamente dal terreno in mezzo e di fronte alle prime file mietendo con facilità le prime vittime della giornata.


Rispetto ai Kaeldran parzialmente umanoidi che avete affrontato all’interno dell’arena di Taanach queste creature non sembrano avere più alcuna componente umana. Le corazze di chitina sono decisamente più marcate di quanto ricordavate e buona parte delle truppe non possiede neanche le armi chimiche dalle quali vi siete appena difesi preferendo utilizzare degli artigli naturali decisamente più primitivi. Le loro dimensioni inoltre sono decisamente maggiori tanto che ora solo i più piccoli hanno stature umane mentre gli esemplari più grandi arrivano facilmente anche i tre metri di altezza.
Queste creatura inoltre una volta ferite o uccise sembrano rilasciare piccole nubi di gas verdastro che si disperdono rapidamente in aria senza apparentemente alcun effetto. Aggiungerò nuovi dettagli su questo aspetto solo dopo aver sentito le vostre domande/azioni in confronto.

In questa parte della Quest ciascun turno sarà organizzato sulla falsa riga di un combattimento autoconclusivo in cui dovrete affrontare i vari assalti delle armate Kaeldran. Al contrario di quanto avviene solitamente in questo tipo di scontri avrete a disposizione solamente due slot tecnica (come in un normale combattimento ufficiale) e vi ritroverete ad affrontare non un numero ristretto di avversari ma ad essere assaltati da nemici provenienti da ogni direzioni.
In questo tipo di scontro dovrete dare particolare enfasi alla narrazione e alla sportività: l’obbiettivo più importante è quindi la contestualizzazione del testo, la narrazione e la sportività con la quale verranno gestiti i singoli combattimenti. Ci tengo a ricordare inoltre che la guerra prosegue in più turni il cui esito viene narrato di volta in volta dal QM e non dai giocatori.

Per quanto riguarda una parte prettamente tecnica i vostri sforzi contribuiranno all’andamento generale della guerra attraverso due punti fondamentali:
- Il primo è la somma delle energie spese in attacco da ciascun giocatore impegnato nel turno.
Per facilitarmi il compito nello specchietto conclusivo dovrete aggiungere anche una nota conclusiva in cui riportate nuovamente il valore specifico delle energie spese. Questo valore verrà quindi segretamente confrontato con quello deciso per i Kaeldran per il turno in corso.
- Il secondo punto, molto meno numerico del precedente, consiste invece in un bonus personale dato ai giocatori che decidono di collaborare attivamente tra di loro mettendo in piedi una strategia di azione comune che possa idealmente anche sommare i loro sforzi offensivi. Trattandosi di una battaglia su larga scala in cui le possibilità di comunicazione saranno volutamente limitate eventuali strategie collettive che prendano più di 3-4 persone al massimo potrebbero però essere anche penalizzate.
Un bonus ulteriore viene concesso per le strategie che prevedano il personaggio dello special QM come punto centrale (proprio per la loro natura di leader dello schieramento Goryo).
Un secondo bonus viene invece concesso nel caso di un uso particolarmente interessante dei “compagni umani” che vi sono stati imposti concessi nel bando.
 
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.Azazel
view post Posted on 5/3/2013, 22:41




The Price of Vengeance
Orbrun, Atto II
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~


L'alveare si faceva via via più grande e mastodontico ma l'esercito di Taanach pareva determinato e risoluto nel vincere la guerra e annientare per sempre il cancro dei Kaeldran.
La terra stessa sembrava tremare sotto il possente incedere delle truppe del Goryo e ben presto la roccaforte aliena si sarebbe sfracellata al suolo proclamando una grande vittoria per l'armata infernale.
Forse.
Un discreto numero di nemici piombò giù dal cielo, uscitirono dall'Alveare pronti a colpire gli invasori. Iniziarono a scagliare sull'esercito le sostanze tossiche già utilizzate in precedenza a Nuova Taanach ma ci voleva ben altro per eliminare quella marea metallica che s'avvicinava sempre più alle capsule del nemico.
Le unità difensive, preposte ad erigere barriere, entrarono immediatamente in gioco originando uno sbarramento energetico che bloccò senza problemi l'offensiva aerea del nemico proteggendo così le truppe di terra, punto di forza dell'esercito dell'Akerat. Sembrava tutto troppo facile. Un urlo viscerale e di terrore attirò l'attenzione del guerriero. A qualche metro di distanza da Klaus un soldato venne inghiottito dal terreno dal quale poi fuoriuscirono degli abomini alieni che iniziarono a mietere le prime vittime della battaglia e creando il caos generale tra le fila dei soldati.
Le danze erano ufficialmente aperte.
La destra andò ad afferrare fulmineamente l'Hekatombe mentre davanti e ai lati le perdite si stavano già facendo sentire per via dell'offensiva sotterranea del nemico: a pochi metri dallo Schwarz vi era Morpheus e un secondo guerriero del clan, se non altro avrebbe condiviso con gli altri la gloria nello schiacciare quei dannati insetti.
Un enorme muro d'ossa, quasi sicuramente generato dal compagno sconosciuto, proruppe dal terreno difendendolo da eventuali attacchi, in risposta lo Schwarz fece un rapido cenno di ringraziamento al negromante prima di partire all'attacco. Dinanzi a loro vi era un folto gruppo di nemici che causarono parecchi morti tra le prime file dell'esercito: per prima cosa bisognava occuparsi di loro.
Morpheus sembrò leggergli nel pensiero.
Aver già combattuto assieme nelle lontane terre d'Oriente avrebbe sicuramente facilitato il tutto, tant'è che il ragazzo creò dal nulla un'illusione ambientale che circondò il gruppo nemico facendogli credere di esser stato accerchiato da un muro infuocato.
Non attese un secondo in più, sapeva già cosa fare.
Rapidamente corse verso il gruppo di insetti umanoidi e arrestò la carica a circa dieci metri da loro, per fermarsi di colpo diede una poderosa pedata col piede sinistro all'arido terreno dell'Orbrun, subito dopo una voragine diventava sempre più grande e profonda e come obbiettivo aveva quello di ingurgitare dentro se le unità nemiche, molto probabilmente cadute nel tranello illusorio di Morpheus e difficilmente capaci di difendersi da tale offensiva.
Ma non aveva ancora finito.


142atc3

« W I R K U N G ! »

Impugnò saldamente con entrambe le mani l'Hekatombe ed eseguì un veloce e veemente fendente a vuoto ma in direzione nemica, da quel semplice movimento venne generata una bordata energetica che avrebbe attraversato l'illusione ambientale e avrebbe colpito il raggruppamento avversario che, oltre ad essere, probabilmente, sotto scacco da Morpheus, era anche caduto nella spaccatura del terreno prodotta da Klaus.
Se tutto fosse andato secondo i piani sarebbero riusciti a mettere al tappeto un bel numero di insetti.
Un ghigno perverso gli si stampò in viso non appena terminò il violento attacco.

« Massacriamoli tutti, Morpheus! »
Urlò in direzione del ragazzo che gli aveva donato la biglia d'onice che portava al collo e che sembrava infondergli ancor più sadismo ed efferatezza durante una battaglia, come già non ne possedesse abbastanza.
Quella convulsa sete di morte, quell'irrefrenabile senso di sterminare il nemico avevano fatto breccia nel suo animo da guerriero e solo l'annientamento totale della controparte avrebbe acquietato quell'oscura cupidigia amplificata dalla biglia del medesimo colore della sua logora anima.
Nera come il buio insito in lui.



Klaus van Schwarz
Lama Nera

CS 2 ~ Forza

~ Basso 6% ~ Medio 11% ~ Alto 22% ~ Critico 44% ~

Energia: 100 - 6 - 22 = 72%
Status Fisico: Illeso.
Status Psicologico: Illeso.

Equipaggiamento in uso

Hekatombe__In uso.
Flammenwerfer__Inutilizzata. [º º º º º]
Klinge des Exils__Inutilizzata.


Abilità in uso

krieghund__Passiva razziale mezzodemone + Passiva lvl.1 Forza del Toro + Pergamena Aura di Energia.
Akor' Respiro della Bestia__ Quando si troverà in battaglia, non potrà più graziare il proprio nemico né guardarlo con benevolenza. Una furia distruttiva innaturale lo possiederà, costringendolo a comportarsi nel modo più crudele e spietato possibile. [Malus]

Attive Utilizzate

der abgrund__ La tecnica ha natura fisica e consumo Basso. Il guerriero colpisce il terreno o con la propria arma o con le mani e davanti a lui si apre una voragine a forma di V che ha come vertice il punto colpito. La lunghezza sarà variabile e la profondità aumenterà all'aumentare della lunghezza stessa. Cadendovi all'interno, una persona subirebbe soltanto danni fisici e lesioni da caduta ma nessun danno magico. La voragine rimarrà aperta per il resto della scena o del combattimento.
{Pergamena Voragine - Guerriero}

wirkung__ La tecnica ha natura fisica. Il guerriero, attraverso un consumo energetico pari ad Alto, può originare l'onda puntando in avanti la propria arma o anche solo allungando un braccio a propria discrezione. Dalla lama o dalla mano si originerà quindi questa forza che si muoverà in linea retta dalla posizione del guerriero. Essa è completamente invisibile, ad eccezione del solco che scaverà nel terreno muovendosi. Il movimento è rapido e la forza d'urto tale da distruggere eventuali ostacoli, come ad esempio sgretolare rocce o divellere piccoli arbusti. Qualora il nemico fosse investito dall'onda d'urto, verrebbe scagliato lontano con gravi fratture sia per l'impatto che per l'effetto della caduta. {Pergamena Ruggito - Guerriero}

Resoconto: non avrei dovuto postare per primo ma ho preferito far così poichè altrimenti non avrei rispettato i termini di scadenza. In comune accordo con Lud e Nergal i miei attacchi avvengono dopo l'illusione ambientale castata da Lud: stando fuori dal muro di fuoco illusorio (spero di aver fatto bene a dire di riuscire a vederlo pur'io) utilizzo la pergamena Voragine per fa perdere l'equilibrio al gruppetto di Kaeldran poi, sempre stando al di fuori dell'illusione e di conseguenza giocando sul fatto che i nemici siano caduti nella trappola, utilizzo la pergamena Ruggito per colpirli nel tentativo di arrecare loro il maggior danno possibile poichè risulterà difficile difendersi da attacchi plurimi soprattutto se sotto effetto di un illusione ambientale.

Note: vista la quest, e la possibilità di ruolare ancora una volta con Lud, sto cogliendo la palla al balzo per descrivere il nuovo artefatto e soprattutto quello splendido Malus, molto caratterizzante, che rende benissimo su un personaggio come Klaus. L'ultima parte del post, difatti è concentrata su questo particolare.

Consumi utilizzati: Basso + Alto


 
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Nergal.
view post Posted on 6/3/2013, 14:32





Avvicinarsi. Marciare. Il cuore che batteva sempre di più e le mani callose stringevano else e lance; scudi e mazze. Chi a cavallo faceva spaziare il suo sguardo verso l’orizzonte laggiù, vicino al loro obbiettivo che appariva come un diamante incastonato. Luce e tenebre e insieme il vento ferale prima dello scontro. I cavalli nitrirono a lungo assaporando quel vento di morte consci anche loro della battaglia che tra poco, su nere ali, sarebbe giunta.
Il lungo Drago di ferro riluceva al sole dell’Obrun e i passi rimbombavano per tutta la landa; parole e sussurri nel ventre del Drago. Chi più e chi meno era pronto. Chi sputava per terra, chi controllava per l’ultima volta il filo della sua compagna, che a lungo era stata più importante che il ventre materno, chi si guardava attorno stringendo con forza la lancia.
Chi dava l’ultima pacca, conscio che forse non c’è ne sarebbero state altre, al proprio compagno di mille e passa battaglie.
Chi si pisciava sotto. Ingenuo e sbarbo alla sua prima battaglia, al suo primo gioco con quella roulette infernale dove la pallina era la lui stesso e la posta la morte. Mille modi e mille scaramanzie. E tra loro c’era chi restava immobile e calmo. I veterani. Uomini duri con mille cicatrici e occhi che avevano visto più sangue di quanto ne potessero contenere trenta corpi. Coloro che masticavano tabacco, che erano fermi come statue di sale, che i loro occhi erano calmi ma dentro divampava il fuoco della battaglia. Pochi gesti e parole e il sapere. Consci di che significava essere in battaglia. Il respiro greve e gli occhi si chiusero…in attesa.
Tra tutta questa moltitudine il Perduto accarezzava la sua fidata elsa e dentro di lui cominciò quel ronzio tanto conosciuto ma insieme così misterioso. Sentiva crescere qualcosa, come un cancro che si espandeva, e sentiva qualcosa sussurrargli qualcosa. Cosa non lo sapeva dire neanche lui…ma vi era. Lo sentiva e tanto bastava a far si che, mentre Vergil rutilò fiamme nere e acciaio di fronte al sole, lui si sentisse vivo e pronto.
Uno sguardo verso la tana, l’ALVEARE. Il rifugio dei Kaeldran su questa terra. E più si avvicinavano e più diventava grande, enorme, svettava su di loro come un gigante: Davide contro Golia quasi. Ma qui Davide era il Goryo: un armata di assassini, guerrieri, mercenari forgiati nel fuoco di mille battaglie. E il loro esercito era si maestoso e grande ma chi lo componeva era come un demone scappato dal più profondo dei recessi infernali. E i fili delle lame, delle asce, delle alabarde, svettavano contro l’orizzonte e il sole e sembravano quasi tagliare a metà il cielo e la terra.
Lungo e maestoso quel Drago d’acciaio ma pronto a rutilare fuoco, fiamme, sangue e visceri di coloro che avevano tentato di essere così superbi da averli sfidati. Un pessimo errore? La guerra lo avrebbe detto molto presto.
Si fermarono. Lo sguardo al cielo. Mille punti neri che diventavano sempre più grandi. I primi urli. Prime bestemmie e imprecazioni. Le prime direttive. E il primo sangue.
Gli occhi del nero spadaccino fissi, la lama di Vergil davanti a sé. Gli occhi chiusi a concentrarsi a sentire la voce dentro di sé e a vibrare insieme alla sua fida compagna. Qualcosa di impercettibile uscì da quelle labbra – cosa non era dato sapere se una preghiera o qualcos’altro – e poi il mantello svolazzò. Gli occhi si aprirono e Vergil danzò.
La guerra era iniziata infine. Polvere e grida. I primi assalti del nemico fermati e Erlik sentì qualcosa; un avvertimento che non era finita qui anzi. Non era così semplice. Non poteva esserlo e infatti il primo sangue fu versato.
I Kaeldran approfittarono di quell’euforia generale per portare il colpo e sbucare da sotto, letteralmente, i loro piedi. La prima linea completamente uccisa e braccia, gambe, teste, sangue e visceri macchiarono come in un quadro la terra dell’Orbrun.
Il cielo fu coperto da quella cortina verde, che emanavano i loro cadaveri, ma non si fidava. All’apparenza sembrava innocua ma visto quello che avevano fatto cinque secondi prima si domandava se non nascondessero qualche asso nella manica che non avevano preventivato.
Ma il tempo delle domande era finito e subito un Kaeldran lo attaccò: se ne accorse all’ultimo e un ferita lieve e di striscio comparve sul suo braccio sinistro. Era il momento della battaglia e si gettò nella mischia.
Scattò verso il suo nemico facendogli aprire la guardia e scartando a destra colpì forte e affondò la sua Okatana dentro le visceri del nemico. Il sangue zampillò andando a bagnare lama, vesti e viso. Un rantolo e si accasciò. Ma subito eccone altri e Vergil cominciò a danzare.
Il Goryo cominciava l’assalto.

Tra la polvere e le urla Erlik continuava la sua strage personale e la sua armatura da nera era diventata a macchie rosse che lo rendevano spettrale. Il viso e la barba macchiati di sangue rappreso e gli occhi e Vergil acuti e pronti ad uccidere chiunque si fosse frapposto fra lui e la sua lama. Nera come la notte e il sangue zampillò da essa colando verso l’elsa di un bianco perlaceo e il sudore e il sangue si mischiarono. Cozzarono le lame. Si infransero scudi e armature. Urla e compagni che venivano brutalmente uccisi. Chi si proteggeva a vicenda chi si gettava con furore guerriero tra decine di nemici non fuoriuscendone più. Chi urlava. Chi bestemmiava e chi rantolava l’ultimo respiro. Tra amici e nemici un polverone e il caos. L’assurdo caos della guerra dove l’uomo è solo un animale e gli istinti più bassi fanno capolino deformando volti e animi. Niente gloria. Niente onore. Non durante quella carneficina efferata dove il più forte vive e il più debole muore. Dove tra sangue e intestini che fuoriuscivano e mani tremanti che cercavano, in un ultimo disperato anelito di vita, di fermare la morte che avanzava.
Il nero calice era colmo e Lei si saziava a volontà. E Vergil rutilava sangue e morte cozzando contro quelle armature ossee e armi innaturali avendo ciò per cui era stata fabbricata.
Contro giganti e contro esseri più piccoli Erlik combatteva e mille ferite comparvero ma nulla che lo potesse fermare e poi li vide. In mezzo a quel caos e a quella polvere vide due guerrieri, uno di essi lo stesso generale delal sera prima, attorniati da un folto gruppo di nemici. Troppi perché potessero difendersi e si gettò in mezzo senza pensarci due volte e più la sua spada si alzava e si abbassava e più i suoi occhi divennero viola dal nero che erano.
E poi infilzando la lama a terra un muro enorme, sorto da chissà quale inferno, proruppe dal terreno. Immenso e spettrale e tra ossa e spade il nero cancello, che faceva la guardia alla nera città di Eblys, sorse e protesse quei tre uomini. Il nemico si gettò sul nero cancello ma nulla poteva scalfirlo; un cenno d’intensa con quei due e partecipò pure lui.
Non una parola solo un breve cenno con la testa; erano in guerra e lui abbastanza esperto per capire cosa stava per accadere: l’unione fa la forza si dice e lui avrebbe fatto gruppo in quel momento per portarne quanti più possibile nella tomba.
Si discostò un poco da quei due e i suoi occhi furono completamenti viola; viola scuro e profondi come i neri abissi infernali. Approfittò di quel momento in cui il nemico sembrava stranamente impacciato come se i loro occhi, mente e anima fossero preda di chissà quali lacci invisibili per portare vergil in alto. E sopra di loro, in alto in quel cielo oscurato da polvere, sangue e morte, comparve una nera costellazione che nessuna carta astrale poteva aver disegnato.
Quello era il simbolo della morte. Il nero pendolo che scandiva il momento ferale. Il simbolo di Samael che aveva deciso morte per quei sconsiderati.
E poi fece coppia con quei due e si gettò nella mischia per vincere.



Erlik Khan
Energia: Gialla Pericolosità: G CS: +1 Destrezza
Status fisico:
Status Psichico: Consumi energetici in questo turno: 22%; 22%
Riserva energetica residua: 56%

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Abilità Passive:
Abilità razziale: Presenza demoniaca ~ Per quanto possano essersi pentiti del loro passato, o essere in redenzione, gli Avatar di stampo demoniaco sono comunque e in ogni caso delle creature infernali verso le quali le altre razze non si fideranno mai, o comunque non completamente. Le loro origini non possono certo essere ignorate ed è per questo, infatti, che i demoni incutono un lieve timore in chiunque gli stia accanto, purché questo non sia un demone stesso, e che sia di energia pari o inferiore all'agente.
Non importa il carattere e l'allineamento del demone, quest'abilità funzionerà sempre e comunque, indipendentemente dai sopracitati fattori.

[Passiva Razziale].

Incantaspade: I guerrieri che si accostano a questa linea di pensiero sono oltremodo distinguibili dalla massa poiché detentori di armi dalle caratteristiche eccezionali. Non solo acciaio, non solo la blanda e usuale forgiatura del metallo, ma in esse risiede un vero e proprio cuore, un’anima viva e pulsante. Ma come un qualunque genitore, per quanto imparziale coi suoi figli, tenderà sempre a prediligerne uno e uno solo, tanto che l’armigero riuscirà a infondere la capacità di indistruttibilità nella sua arma eletta nonostante gli attacchi che le potrebbero venir mossi, difendendone l'integrità.

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Abilità Attivate:
Pergamena Costellazione. Consumo Alto

Pergamena Muro d' ossa. Consumo Alto



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Riassunto e Note:
In accordo con Lud e Azazel casto muro d’ossa per proteggerli entrambi. In seguito visto che mi accorgo che i Kaeldran sono come presi da qualcos’altro, appunto l’illusione ma che io non ho descritto visto che non ne sono colpito, mi sposto e casto costellazione. Sia per finirli nel turno successivo e per prevenire un eventuale attacco.
Il resto è pura scena anche i combattimenti prima di questo li ho immessi come un aggiunta per farmi arrivare fino a qui ed essere il più realistico possibile; spero che non abbia fatto fesserie.


CONSUMI UTILIZZATI: ALTO + ALTO


 
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view post Posted on 6/3/2013, 16:19




( Territorio Kaeldran, Alveare, Orbrun )

« Bella merda. »

Vaairo imprecò a denti stretti, cercando di dare riposo all'ansia che gli stava consumando le viscere.
Quelli sono i momenti peggiori: quando tutto deve ancora avere inizio, e l'immaginazione galoppa incontrollata.
Il vento caldo soffiava appena accarezzandogli il viso con una dolcezza compassionevole, quasi stesse cercando di infondergli coraggio. Il giovane mercenario non era davvero spaventato, perchè di battaglie ne aveva viste e combattute tante, ma l'esperienza gli aveva insegnato quanto in guerra sia facile morire. Un battito di ciglia, un'esplosione di dolore, puf, sei niente. Il più delle volte è solo un tiro di dadi mentre trattieni il respiro: rimani nell'apnea il tempo necessario per muoverti meccanicamente, facendo ciò che l'istinto ti spinge a compiere, ragionando poco ma picchiando duro. Vaairo non era mai stato il tipo freddo e distaccato: lui era del genere passionale ed impetuoso, come il dardo che spicca il volo tagliando l'aria sino allo sfortunato bersaglio.

Provò a concentrarsi, ragionando con le propria budella perchè gli dessero pace. Udì qualcuno di imprecisato vomitare silenziosamente alla sua sinistra; non era l'unico, probabilmente, poichè ognuno combatteva il terrore prima del balzo come poteva.
Charlie gli stava accanto, accarezzando ossessivamente l'impugnatura della grande balestra che lo armava: negli occhi aveva uno sguardo invasato e continuava a ritmare sulle labbra delle parole incomprensibili.
Il soldato della yorozuya si fece forza, imbracciando meglio il largo scudo tondo nella mano mancina. Stava sudando; la vicinanza dei suoi commilitoni, unita allo sferzante sole sopra le loro teste, non lo stava affatto aiutando. L'Alveare incombeva su di loro come un macigno volante colmo di misteriose paure, frutto marcio di un'era antica dove solo gli orrori regnavano su quelle terre desolate.

Il martello da guerra pesava, quasi stesse cercando di catturarlo e trascinarlo verso il terreno spoglio, consumato dalla malignità dei Kaeldran. Come locuste, avevano inaridito la regione semplicemente esistendo, come un cancro infame che divora il corpo di un ignaro essere umano.

Ecco, esatto: doveva farsi forza di quei sentimenti.
Accogliere l'odio dentro di sè, radunare la rabbia e caricarsi dell'adrenalina che il numero di soldati attorno a lui gli donava.

« Avanti. »

Bastardi.

« Uscite. »

Libera la mente; sei nella gabbia, si disse.
E' solo un altro incontro.

« Fatevi vedere. »

L'energia pervedava l'aria come un'onda sismica, avvolgendo le centinaia di teste e riversando la propria furia sul ring al centro di tutto; sconquassandolo e deformandolo, alla fine, proprio come la devastazione dopo un terribile terremoto.

E' solo un altro giorno, un altro duello.
Ci sei tu e c'è l'avversario: è solo un modo per esplodere e sfogarsi.

Tu non sei il tuo lavoro, si disse. Non sei il mercenario, soldato di ventura, amico di tutti dal cuore tenero e la volontà d'acciaio.
Tu, Vaairo, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei la macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca. Neppure possiedi tutta questa roba, non l'hai mai avuta.
Tu sei la canticchiante e danzante merda del mondo!


« Prima regola, un combattimento alla volta. », cominciò, sussurrandolo appena. Era un rito, il rito. Sentiva quasi Valeria accanto, mentre i suoi polpastrelli scorrevano docilmente sui muscoli tesi dell'avambraccio. Era tradizione.

« Seconda regola, si combatte solo due per volta. Terza regola, se qualcuno grida basta, sviene, o picchia tre volte sul pavimento, fine del combattimento. Quarta regola, niente camicia, niente scarpe. »

Apparvero improvvisamente, cadendo su di loro come stormi di mosche inferocite. I maghi si sbarazzarono di loro con una facilità disarmante, impedendo qualunque genere di pericolo. Più di un guerriero esultò davanti alla schiacciante forza con il quale vennero respinti i Kaeldran, convinti che si trattasse di una passeggiata. Forse, in cuor suo, anche Vaairo si sentì rinfrancato nonostante si stesse perdendo in un inesorabile mantra catartico.

« Quinta regola, i combattimenti durano per tutto il tempo necessario. Sesta regola, niente armi. »

Charlie urlò, ma lui se ne accorse appena: gli insetti erano sbucati dal terreno davanti alle prime file, mietendo brutalmente vittime incredule e del tutto impreparate all'imboscata tesa loro. L'attacco aereo era stato un mero diversivo, un'onda di rimpiazzabili che, morendo, era servita allo scopo: distrarli. Ora mostri ripugnanti falcidiavano i soldati dinanzi prima ancora che questi potessero alzare le armi e rivolgere inudite preghiere agli dèi.

« Settima regola, chi vince si prende il 40% delle scommesse, chi perde non prende niente. »

Non c'era più nulla di umano in quei Kaeldran, completamente trasformati in orrori ricoperti da artigli, spuntoni e disgustosi esoscheletri: non c'era spazio per la pietà per simili esseri, e Vaairo, l'ingenuo Vaairo che si faceva scrupoli nell'accettare gli incarichi d'assassionio per conto dei Falkenberg Korps, non ne avrebbe avuta alcuna.
Udì distintamente il comandante Deöwyr impartire loro precise istruzioni mentre cercava di tenere unito lo spirito combattivo dei suoi uomini. Accanto al mercenario, Charlie annuì convinto, facendogli cenno che si sarebbe occupato del perimetro con la sua fedele balestra.
Era suo il compito di trascinarli nella trappola, di resistere contro l'orda e sopravvivere contro tutti i pronostici. Ogni scommessa era stata puntata contro la sua pelle, ma il giovane Vaairo era famoso perchè, nella gabbia, lui non crollava mai.

Quello era il momento, l'attimo decisivo; tutta la sua vita focalizzata per quel singolo respiro.
Digrignò i denti, scagliando occhiate di pura determinazione animale ai nemici dinanzi a lui.

« Ottava ed ultima regola: »

Lo gridò. Erano i figli di mezzo della storia, e ne avevano veramente le palle piene.



« se questa è la tua prima sera, devi combattere. »

Si scagliò con disumana prepotenza su un Kaeldran, travolgendolo grazie all'impatto scatenato dal pesante scudo metallico sollevato per proteggerlo. Il mercenario cominciò ad insultare e gridare come un ossesso, mulinando attorno a sè il temibile maglio d'acciaio cercando di colpire con precisione gli arti dei mostri, più con l'intento di irritarli che di ucciderli. La carica solitaria lo stava trascinando qualche metro di troppo all'interno dell'assembramento nemico, e tutto ciò che la sua mente in preda alla frenesia riusciva a comprendere erano gli ultimi ordini del comandante elfo. L'elemento di scompiglio doveva essere lui: non poteva deluderli.

Picchiò ripetutamente il martello da guerra contro il bordo dello scudo, creando un baccano infernale. Mezza dozzina di Kaeldran distolsero la loro attenzione dal resto dei guerrieri per concentrarla su di lui, un fastidioso moscerino rumoroso. I primi affondi cominciarono a calare da più direzioni, come bianchi aghi ossei che piovono dal cielo con l'unico desiderio di martoriare il suo corpo e dissanguarlo senza tregua. Indurì la propria determinazione gonfiando i muscoli e invitando i mostri all'attacco, difendendosi con una disperazione così furibonda che ad occhi lontani il mercenario sarebbe apparso solo come un'indistinta macchia color metallo. Un pesante quadrello di palestra si piantò su ciò che doveva essere l'arto di un insetto proprio mentre questi stava per abbassarlo sul giovane soldato, e Vaairo seppe che Holtz vegliava su di lui.
Gli assalti incessanti dei Kaeldran venivano a malapena respinti dall'acciaio del suo scudo e dal roteare del suo martello, mentre brandelli di carne e sangue e sudore si levavano dalla sua pelle. Venne ferito alla schiena ed al braccio destro, ma continuò a dileggiare i mostri ed irriderli con colpi quasi inoffensivi di maglio; la sua robusta costituzione l'avrebbe aiutato ad uscirne vivo, forsema sapeva che qualunque piega avesse preso il combattimento, lui doveva rimanere in piedi.

Era più di una missione, una convinzione: doveva divenire certezza.

Gli artigli di un mostro cercarono di ghermirlo sulla sinistra, ma riuscì a schivarli facendo un passo indietro; fece un mezzo passo attorno al proprio perno, proteggendosi il fianco con lo scudo dal mortale aculeo di un altro mostro. Sentì il dolore esplodere dalla sua spalla destra mentre una chela gli sfiorava il braccio ferendolo solo superficialmente. Ritrasse il martello, allontando la minaccia con un colpo deciso ma inefficace: tutto ciò che lo circondava stava cercando di ucciderlo, senza lasciargli il minimo respiro. Provò a colpire col bordo dello scudo il costato di un Kaeldran, ma fu come colpire la roccia, poichè questi contrattaccò spazzando l'aria con il suo braccio enorme; Vaairo evitò la decapitazione istantanea accucciandosi il tempo necessario perchè l'ennesimo quadrello di Charlie si piantasse nel muso del mostro, dando il tempo all'amico di concentrare la propria difesa sulla nuova carica di una coppia di avversari.

Aveva guadagnato secondi preziosi: si augurò fossero stati sufficienti.

Levò in alto il maglio, anticipando l'incornata che si sarebbe di certo abbattuta su di lui.

« SHI'NTHARA!! »

Il pesante martello cadde con ferocia indescrivibile sul terreno,
aprendo le bocche dell'inferno.


Status: ferite da lacerazione e contusione sparse su tutta la parte superiore del corpo (danno complessivo Medio), mana 85% (-1xMedio 10%, -1xBasso 5%)
CS: 4, resistenza
Armi:
Warhammer, lo schiacciamosche: martello da guerra ad una mano.
Riot Shield: scudo tondo d'acciaio.
Desert Eagle: pistola (occhio del mago offensivo incastonato), riposta, 5 colpi per duello/quest.
Flashbang: 1x bomba accecante, riposta.

Passive da considerare:
gli stupidi non muoiono mai: abilità passive di Dominio Absolute Defense energia Bianca e Blu (istant-casting e auto-casting tech difensive)
circondarsi degli amici giusti, e non solo: abilità passiva di Dominio Abs Def energia Verde (parità di potenza/consumo difese a 360°)
la determinazione dei perdenti: abilità passiva della razza Umano (non sviene sotto il 10% di energie)

Tecniche utilizzate:
Pelle di drago: il guerriero riesce a rendere la propria pelle più resistente del normale, così da poter resistere a piccole armi da lancio. La tecnica ha natura fisica. Il guerriero circonda il proprio corpo di un alone rossastro, indurendo la resistenza della propria pelle. A seconda della personalizzazione è possibile che l'indurirsi della pelle provochi un certo mutamento in essa, sebbene non tale da impedire il riconoscimento del soggetto. In questo modo il guerriero potrà resistere a colpi di piccole armi da lancio, come shuriken, kunai, proiettili di piccolo calibro o simili. La tecnica vale come una difesa a 360° contro i normali colpi fisici per il tempo di due turni. Consumo di energia: Medio

Voragine: il guerriero, colpendo il terreno, apre davanti a sè una voragine. La tecnica ha natura fisica. Il guerriero colpisce il terreno o con la propria arma o con le mani e davanti a lui si apre una voragine a forma di V che ha come vertice il punto colpito. La lunghezza sarà variabile e la profondità aumenterà all'aumentare della lunghezza stessa. Cadendovi all'interno, una persona subirebbe soltanto danni fisici e lesioni da caduta ma nessun danno magico. La voragine rimarrà aperta per il resto della scena o del combattimento. Consumo di energia: Basso

Charlie Holtz: illeso, archetipo di classe Cacciatore, armato di una grossa balestra.

Note e riassunto: mentre Charlie protegge il perimetro e il suo compagno dalla distanza scagliando qualche quadrello di balestra contro gli insetti, Vaairo si getta impetuosamente nella mischia, colpendo a destra e a manca con lievi martellate e facendo molto baccano al fine di attirare su di sè l'attenzione dei mostri. In effetti ci riesce, ed è costretto a difendersi come può dinanzi alle incessanti offensive Kaeldran prendendosi anche qualche botta di troppo. Pelle di Drago difende un Basso per turno grazie alle passive del Dominio, ma nè quella nè le alte CS in Resistenza possono proteggerlo a lungo. Quando si rende conto di non poter ritardare oltre, utilizza la tecnica Voragine colpendo il terreno e chiamando l'aiuto dell'Elfo Scuro di Orf per finirli.
Alcune parti in corsivo sono prese dalla prima giocata di Vaairo, Aftermath.

CONSUMI UTILIZZANTI: 1 MEDIO 1 BASSO
 
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view post Posted on 6/3/2013, 18:48

S c h e d aC o n t o


······

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thepriceofvengeance

Sorse infine il sole su quella terra dimenticata dagli dei, i raggi caldi dell'astro al quale nulla importava di quella guerra baciarono il terreno facendo scoccare l'ora della Sveglia. Ero alzato haimè da ore, per dire la verità non ero nemmeno andato a dormire, impaziente e troppo carico di adrenalina per la guerra. Alla voce urlata fuori dalla tenda risposi con un ultima passata del panno sulla lama della spada, ammirandone la lucentezza della lama color notte. Un colpo secco assicurò la lama nel fodero: non era ancora l'ora di sporcare l'acciaio col sangue nemico. Uscii a volto scoperto scostando la tenda, e trovandomi innanzi ai preparativi degli sgargini nello smontare l'accampamento. I goryo, manco a dirlo, avevano tutti gli occhi piantati sull'orizzonte con un unica idea in mente: Massacrarli tutti.

L'esercito -o meglio- massa di persone, si spostava a passo regolare verso l'immenso monolito fluttuante, puntando dritto a quelli che potevano sembrare piccole unità di stoccaggio. "Gli taglieremo i viveri" avevo sentito dire, ma sinceramente poco mi importava in una situazione simile. Ero li per un motivo, ero pagato per lo stesso motivo, e se necessario sarei morto per sempre lo stesso motivo: Guerra.
Non passavamo inosservati, e ben preso ce ne resimo conto. Una flottiglia di insetti volanti puntava dritta verso di noi dall'alveare scatenando le loro armi da fuoco aliene contro le nostre fila. Rapidi, gli Incantatori difensivi allargarono un'ampia barriera che fece da schermo contro i colpi.
Quello non era un esercito, e lo si era capito da appena cinque minuti dall'inizio della battaglia. Tutti, al vedere che i colpi nemici impattavano senza passare contro le barriere energetiche, presero a tirare sospiri di sollievo, perdendosi in urla e insulti, senza notare che quello era stato un mero diversivo. La scena più eclatante e quasi ironica di quel teatrino fu l'espressione di un soldato quando si vide il compagno affianco trapassato da parte a parte da un'artiglio spuntato dal terreno, e non ebbe nemmeno il tempo di elaborare l'accaduto prima che gli toccasse la stessa identica sorte.

« Arrivano dal Terreno! Andiamo a prendere quei figli di puttana! »
Un grido in mezzo al caos, conscio che ben pochi avrebbero colto le mie parole, e che ancora meno le avessero udite. Mi abbassai il cappuccio sul volto portando mano alla Muramasa, prima di correre in avanti verso il gruppetto di Goryo compatto avanti a me.
In guerra bisogna circondarsi di validi combattenti se si vuole sopravvivere, e in quel quartetto avrei scommesso i miei risparmi. Mi portai a fianco del comandante, spaziando con lo sguardo sul terreno e constatando la netta inferiorità numerica sulla dozzina di creature che ci stavano ormai addosso.

« Uomini, con me! E non temete la morte! Li intrappolerò in un cerchio di fiamme illusorie. Zero...Tu e Vaairo dovete fare in modo che non possano varcare il perimetro di fuoco. Shi'nthara: a te il compito di finirli, quando saranno intrappolati e isolati! ... Coraggio, soldati! »
Gli ordini arrivarono giusto al punto, e come una complessa macchina di morte, il Goryo si mosse all'unisono per devastare la minaccia. Vaairo si lanciò nella mischia con la furia di un Dio mentra la battaglia attorno a noi prendeva forma. Un sibilio tagliò l'aria andando ad abbattersi sulla lama naturale dell'insetto che mi trovai difronte. La lama nera reggeva al peso di quella ossea senza problemi, e più il mostro spingeva per rompere la difesa, più la Muramasa affondava in quella che possiamo definire "protesi ossea". Un ghigno si disegnò sotto al cappuccio, seguito da un calcio in pieno addome che scagliò la creatura esattamente in una mulinata del Martello del compagno. Lanciai uno sguardo al Comandante, e come risposta tutto si fece per un'attimo buio per poi illuminarsi della luce avvampante di una muraglia di fuoco che chiudeva noi e gli insetti in un vicolo cieco.
La fisionomia di quei Cosi mi era ancora sconosciuta, ma potei affermare con una buona dose di certezza che provavano terrore e disorientamento. Ottimo.
Un grido alle mie spalle invocò il mio nome, e senza bisogno di sapere altro estrassi la doppietta con la mancina detonando un colpo in pieno petto all'insetto che stava correndo alla mia sinistra.

« Vediamo di far impazzire queste cavallette! »
Mi insinuai nella loro mente, ma a differenza di quello che aveva fatto Deowyr solo loro sarebbero stati testimoni di quegli eventi. Le fiamme alle loro spalle avrebbero preso vita in figure antropomorfe urlanti, che con braccia colanti di fiamme li avrebbero circondati da ogni lato. Ogni contatto sarebbe stato un'ustione, e ogni grido una perdita dei sensi dovuta alle emanazioni sulfuree.
La cosa funzionò decisamente bene, e in men che non si dica il gruppo si era compattato spalla a spalla mulinando colpi al vento ed emettendo rumori indistinti di puro terrore. Pur non capendo la loro lingua potevo sentirlo, potevo sentire la paura che emanavano.
Combattevamo come un'unica macchina, e non servirono parole, ma solo uno sguardo per concatenare la mossa successiva. Vaairo levò il maglio al cielo, e con un colpo fuori dall'immaginabile percosse la terra fino a creare una breccia tale da farvici crollare dentro la massa terrorizzata di insetti. Guardò al cielo, al compagno, urlando un'unica parola. SHI'NTHARA!!
Mi voltai rapidamente, notando che l'elfo cinereo era ancora troppo distante. Rimaneva un'unica cosa da fare per fornirgli tempo. Guardai al giovane ancora accucciato ai piedi della voragine, mi scostai il cappuccio dalla faccia e riposi le armi. Scattai in una corsa folle urlando a pieni polmoni e sperando capisse le mie intenzioni.

« VAAIRO! LO SCUDO!»
Un sorriso sadico confermò la ricezione del messaggio. Piantai un piede sulla superficie inclinata del metallo, e unendo la mia spinta alla sua forza, in men che non si dica, mi trovai scagliato a sorvolare la fossa. Gli insetti stavano rapidamente puntellando le falci sulle pareti, scalando alla benemeglio la frattura, ma non era questo il piano. Caricai tutta l'energia nel pungo destro, portandolo dietro la spalla. La figura di un'immenso braccio scheletrico comparve a sormontare la mia figura, ed un secondo dopo tutta la potenza di quel colpo si scagliò dentro il cratere nel quale erano compattati gli insetti, schiacciandoli al suo interno e devastando la fisionomia lineare della crepa. Il contraccolpo mi fece perdere l'equilibrio del volo, facendomi rotolare attraverso le fiamme illusiorie di Deowyr. Mi arrestai sulla schiena, portando immediatamente lo sguardo al combattimento, e potendo vedere la figura ben nitida dell'elfo cinereo.
Quella battaglia era vinta, e sollevandomi di nuovo in piedi mi scrollai di dosso la polvere, godendomi lo spettacolo di morte offerto dal Drow.

Status
Fisico. Illeso
Mente. Illesa
Energia. 65% . 100 -15 -20

Tecniche
Attive
Heart of Darkness20% Area . Nightmare 15% Area
Passive
Perle 1,2,3,4 . Son of Sin

Diario
.Traccia.
Uso un consumo Alto ad Area della variabile psion per impanicare e danneggiare in nemici sfruttando l'illusione di Deowyr per compattarli maggiormente. Successivamente, dopo che sono caduti nella voragine, sfrutto l'appoggio dello scudo di Vaairo per spiccare un balzo sopra il cratere e colpirli con un Alto ad Area dalle sembianze di un pugno della variabile offensiva oscura.
.Note.
CONSUMI SPESI: ALTO; ALTO
dividerlinee
Astuzia2. Percezione2 -Human|Demon- Forza1. Riflessi1. Destrezza2

___C 40% • A 20% • M 10% • B 5%

HEART OF DARKNESS_Le ombre non sono altro che un'elemento come il fuoco, l'acqua l'aria e la terra, e come tali possono essere manipolare a proprio piacimento con l'ausilio della giusta tecnica. Catalizzando parte della propria energia, Zero è in grado di richiamare l'elemento oscuro per manipolarlo a proprio piacimento. A differenza dei quattro elementi, ai quali si possono attribuire proprietà fisiche, alle ombre sarà difficile attribuire una consistenza specifica, in quanto si potranno manifestare in varie forme sempre diverse. Potranno avere sembianze di sfere fluide, forme solide e lucide come il metallo, sorrette da un vapore violastro o ancora muri o scudi duri come roccia. La tecnica ha natura magica e può essere utilizzata sia in campo offensivo, sia in campo difensivo.
_VARIABILE

MIDNIGHT_Mezzanotte, Ora X, 00:00 o che dir si voglia, il momento preciso in cui due giornate coesistono, il momento da sempre ritenuto carico di potere esoterico; l'ora della fine.
La mente umana resiste alla follia proprio perché non sa quando la vita defluirà dalla membra del corpo, l'ora esatta della sua fine. Se un orologio impresso costantemente davanti agli occhi delle persone li avvisasse di quanto tempo dispongono prima della morte, sarebbe un mondo di folli nel quale la ragione non esisterebbe se non come puro concetto astratto. Dare limiti temporali alla mente umana la porta ad andare nel panico, a ragionare rapidamente e senza cognizione logica, letteralmente a impazzire.
Sfruttare questa debolezza della mente è uno dei giochi più divertenti per chi ha superato tali barriere di incertezza. Materializzare spade che pendono sul capo dell'avversario, coltelli che assaggiano la tenera carne del collo o ancora pure e semplici emanazione di energia oscura che attendono fluttuanti il momento per scatenarsi è di certo un ottimo modo per far andare nel panico i propri avversari, anche se la reale preoccupazione non dovrebbe essere per loro il quando accadrà, ma il come sopravvivere.
Tutte le manifestazioni, si scateneranno contro l'avversario il turno dopo essere state castate, a insaputa ovviamente del bersaglio, per il quale potrebbero rimanere latenti qualche secondo, giorni, mesi o anni. Essendo una tecnica di natura magica, anche se le emanazioni riportano oggetti fisici, il danno inflitto sarà di entità Alta e da ustione, eccezione fatta per le razze Avatar, che rispettivamente subiranno danni Critici se Angeli e Medi se Demoni.

_ALTO 20%

PHASING OUT_Come Abitante di due mondi, al varco tra mondo reale e mondo di sogno, grazie al Mala Zero ha la possibilità di scambiare il proprio piano di esistenza. Normalmente, qualcosa che viene inviato nel mondo onirico, smette di essere manifesto nel mondo reale -e viceversa- ma come i poteri delle Sei Perle Nere valgono nel mondo umano, valgono anche nel mondo astratto del sonno. Una Volta Sfasato nell'altro mondo, la figura di Zero rimarrà visibile agli occhi di tutti, ma sarà tangibile solo da attacchi caricati con energia, distaccandosi completamente da tutto ciò che riguarda unicamente il mondo materiale. Se colpito con attacchi fisici, la figura del ragazzo si vedrà semplicemente passare oltre i colpi, come se egli stesso fosse manifesto tramite una delle sue illusioni. Essendo il mondo d'incubo e quello delle tenebre strettamente legati, il passaggio in tale piano offrirà anche vantaggi di tipo mimetico alla controparte terrena dell'illusionista. Se si trovasse in un punto d'ombra, infatti, le tenebre lo avvolgerebbero istantaneamente rendendolo pressoché invisibile ad occhio nudo. Purtroppo il tempo di permanenza nell'altro mondo è di unicamente due turni, in quanto il corpo del giovane è comunque appartenente al piano di esistenza materiale e come tale esso esercita un diritto di rivendicazione di ciò che concerne i propri averi.
_MEDIO 10%

CONSTRICTION_Come esiste il piano materiale, esiste anche quello detto d'ombra, parallelo e compenetrante per certi aspetti con quello materiale. Uno specchio del mondo umano, visibile ogni giorno attraverso le ombre di ogni singolo oggetto, e tuttavia indipendente da esso. Le ombre seguono costantemente gli oggetti alle quali sono legate, ma chi dice che sia proprio così, e che non siano gli oggetti a seguire ciò che fanno le loro ombre? L'ombra propria delle persone non è altro che un riflesso della stessa nel piano oscuro delle tenebre, legata indissolubilmente al corpo in una costante danza sincronica di movimenti. Come è vero che ogni movimento nel piano fisico comporta un movimento dell'ombra, vale anche il viceversa. Manipolare l'ombra di una persona equivale a manipolare la persona stessa, come infliggere danni alla sua ombra infliggerà danni anche al suo indissolubile compagno. Sfruttando tale legame, Zero sarà in grado di scagliare diversi aculei d'ombra atti a colpire direttamente l'ombra dell'avversario, provocandogli il medesimo danno -di natura magica- che sortirebbero se avessero colpito direttamente l'avversario.
_BASSO 5%

SON OF SIN_Le tenebre e l'oscurità sono ormai indissolubilmente legate a Zero, catalizzate dalla presenza del Mala e penetrate ormai ad annerire quella che un tempo era l'anima candida di un ragazzo. L'essere nuovo che è sorto dalle ceneri nere di un passato d'agonia, ora brama vendetta, e tale sentimento non fa altro che alimentare il potere oscuro delle tenebre dentro di lui. Ogni emanazione magica atta a produrre danni sarà dunque molto più potente del normale, sospinta dal cuore nero che batte nel petto del demone, risultando come potenza di un livello superiore a quello descritto.
_PASSIVA



___C 35% • A 15% • M 5% • B 1%

NIGHTMARES_La capacità di manipolare la mente avversaria, facendole credere cose che in realtà non esistono, è molto affine con quello che accade nel sonno. Zero ha sviluppato tale pratica, rendendo del sogno il suo mondo e dell'incubo la sua arma, uno strumento di follia e terrore che non conosce limiti, che sfrutta il potere dell'immaginazione in negativo, dando vita alle più recondite paure, che spesso tormentano la gente anche da sveglia fino ad indurla alla pazia. Normalmente gli incubi straziano la nostra mente durante il sonno, relegati al mondo Onirico, ma quando il giovane ha ritrovato il Mala, il legame con il sogno è andato infranto. Il dolore mentale, l'incontrollata paura e la sensazione d'angoscia tipiche dei brutti sogni, al cospetto dell'artefatto, non sono più relegate al mondo dei dormienti, manifestandosi anche nelle menti sveglie delle persone. Un incubo ad occhi aperti: le principali paure, creature mostruose partorite dalle tenebre, acuti dolori, saranno solo alcuni degli effetti instillati nella mente avversaria, riducendo drasticamente le sue capacità cognitive fino ad indurlo ad un sonno perenne, un incubo costante dal quale nemmeno la morte potrà sottrarla. Gli incubi sono attacchi Psionici, e come tale per difendersi è necessaria una difesa adeguata.
_VARIABILE

TORTURE_Le torture sono da sempre afflizioni fisiche per indebolire la mente, sortendo un effetto psicologico attraverso numerose percosse, ma nulla vieta di fare anche il contrario. Affliggere la mente dell'avversario per indurre in essa dolori fisici è una pratica che rende molto più semplice il risultato finale. Mentre prima di sortire un effetto significativo, il soggetto deve essere a lungo torturato e snervato, proprio perché prima di intaccare la mente bisogna intaccare il corpo, agendo direttamente sulla mente si scavalca il problema principale della resistenza e dell'eventuale morte della carne. Tramite un contatto fisico, l'illusionista insinuerà nella mente dell'avversario un tarlo mentale,che indurrà nella sua mente attimi di estremo dolore: torture lunghe giorni, scene raccapriccianti, sconfitte dolorose, portandone al termine dell'incubo i segni tangibili sul proprio corpo. Nella realtà degli eventi la tecnica sarà istantanea, mentre per il bersaglio il tempo si dilaterà a seconda della tortura per esso scelta, e al termine della quale corpo e mente riporteranno rispettivamente un danno pari a Medio.
_ALTO 15%

STRUCTURAL MADNES_Piegare e plasmare lo spazio circostante senza deformarlo realmente, coprirlo semplicemente con uno strato illusorio capace di trarre in inganno chiunque capiti nel raggio d'influenza. Terre dell'incubo, lande da sogno o semplicemente una rielaborazione della conformazione strutturale del territorio. Tale architettura non sarà atta a provocare danni alla mente avversaria, ma a disorientarla, a farle credere di poggiare i piedi su solida roccia mentre si trova sull'orla di un precipizio, di dare la sicurezza di un riparo, quando in realtà si è più nudi di un bambino, o ancora di confonderlo e accecarlo con tenebre o nebbie illusorie. L'ambiente al completo servizio dell'illusionista, e da tale tranello mentale non sarà possibile liberarsene se non con apposite tecniche difensive: difatti anche se il bersaglio si rendesse conto di essere stato catapultato nel progetto folle della mente di Zero, gli sarà impossibile uscirne contando solamente sulla propria volontà.
_MEDIO 5%

GHOST_Fantasmi, emanazioni di un mondo ormai passato, semplici parti della mente che non vuole rassegnarsi allo scorrere degli eventi. Sondare nei ricordi, o creare tali immagini, sono la base dell'illusione e l'inizio della manipolazione mentale. L'illusionista sarà in grado di ricreare nella mente nemica, una sola immagine, che potrà essere un ricordo oppure un apparizione momentanea: un volto noto, una sensazione angosciosa, un'immagine di apocalisse. Oppure il momento migliore della sua vita, capace di distrarlo ed impedirgli di combattere. L'immagine colpirà solo la mente dell'avversario, modificandone le percezioni a tal punto da fargli credere che ciò che sta vivendo è effettivamente frutto della realtà e non di una mera fantasia indotta. Come ogni illusione, sarà possibile dissiparla tramite apposite difese psioniche.
_BASSO 1%

PAIN_La Mente è l'unica responsabile del dolore, allarme involontario che invia alla nostra consapevolezza per segnalarci l'entità di una ferita dannosa per l'organismo. Se si vuole provocare dolore, si deve prima di tutto colpire il punto designato, dal quale partirà una segnalazione al cervello e la risposta di esso sarà la sensazione di dolore. Chi riesce però ad agire direttamente sulla mente nemica, sarà però in grado di lanciare falsi allarmi, manipolando la mente nemica e facendo inviare segnali di dolore straziante in punti nemmeno sfiorati. Tramite questa azione alla base, l'intensità del segnale risulterà molto più vivida, disorientando il bersaglio e focalizzandone l'attenzione sulla zona colpita, distraendolo dal contesto ambientale e dalle situazione. Tale dolore, non sarà per tanto di tipo fisico, ma rimarrà sotto forma di danno puramente mentale.
_BASSO 1%



MIJUL | MAD DOG_ Fucile a due canne liscie tronche affiancate, piccolo e maneggevole negli spostamenti ma dotato di una potenza di fuoco fuori dal normale. Le due canne, infatti, sparano contemporaneamente due cartucce a pallettoni, liberando al momento dello scoppio una salva di sfere di piombo. Inutile dire che tale arma risulta letale se usata sulla corta distanza, e sulla media fornisce una potenza d'arresto notevole. Purtroppo, le ridotte dimensioni della canna, tendono a ridurre drasticamente la gittata totale del fucile e di conseguenza la sua efficacia. Mijul viene considerata un'arma di Medio calibro che necessita di essere ricaricata dopo ogni colpo tramite il meccanismo che spezza le canne dall'impugnatura facendo saltare i bossoli scarichi. In totale la lunghezza dell'arma è di circa 45cm: 35 di canne e 10 di impugnatura, ed è riposto sul retro della cintura nascosto dall'ampio mantello.

ARTAX | IRON SMASHER_Coppia di guanti che ricalcano le stile dell'armatura, mischiando alla stoffa e al cuoio placche di metallo per incrementarne la resistenza. Tali Armi -perchè di tali si può parlare- risultano mantenere nel complesso le funzioni di guanti, non impedendo dunque i movimenti, ma al contempo aggiungono potenziale d'impatto ai colpi sferrati a mani nude, grazie proprio ai rinforzi cuciti in essi.

MURAMASA | INSANITY_Lama forgiata dal leggendario Sengu Muramasa, eccellente fabbricante d'armi orientale, la cui vita è sospesa tra leggenda e realtà. Si dice che il fabbro fosse incline a scatti di violenza e pazzia, e che questo influenzasse le sue lame rendendo altrettanto folle e sanguinario chi le impugnasse. Nonostante la loro superba fattura, tali lame vengono schivate perché additate come portatrici di sventura, ed è possibile reperirle a pochi soldi da chi ne possiede una. All'apparenza si mostra come una katana molto classica, dalle finitura quasi rustiche, ma l'acciaio col quale è stata forgiata ha la particolarità di risultare opaco, scuro, non riflettendo in alcun modo la luce.

SUIT | DARK SKIN_Abito insolito e tetro, costituito da un corpetto di acciaio misto a stoffa, che garantisce una discreta resistenza ai colpi nemici. Dall'ampio cappuccio che cela sempre il volto di Hastur, eclissandolo in una tenebra perenne, si snoda un soprabito lungo, rinforzato da spallacci metallici che si legano in intrecci di cuoio e placche sino ai guanti.
Sempre sullo stile del torso sono le protezioni per le gambe, mischiando alla scura stoffa tracce di opache placche d'acciaio. Nel complesso risulta essere un armatura leggera, che dona una capacità difensiva discreta pur conservando la comodità nei movimenti.


MALA | PERLE DI DOLORE_Le Sei perle del dolore, un artefatto dimenticato volutamente, esiliato dalla storia per il suo orribile potere, bandito dalla bocca dei bardi, esiliato dai libri. Le poche testimonianze che ancora parlano di questo rosario nero pece, ne parlano con timore, associandolo alle tenebre e alla pazzia. Voci narrano che chiunque lo possegga perda il senno, tormentato notte e giorno da creature nere: in sogno come incubi e da svegli come ombre fugaci. La parte dimenticata -o taciuta- narra anche che, ogni generazione, una persona dovrà possedere il Mala fino a che morte non lo separi da essa. Se il portatore saprà accettare il suo oscuro potere, sarà in grado di oscurare i cieli e dominare le menti, se lo rifiuterà troverà innanzi a se una vita di supplizi.
Prima Perla_I poteri del Mala saranno a completa disposizione del prescelto: le illusioni da esso generate saranno null'altro che l'estensione della sua mente, basterà pensare a qualcosa che questa si materializzerà a tempo zero agli occhi della vittima nelle forme più disparate e improbabili.
Seconda Perla_L'affinità col mondo surreale dell'immaginario è catalizzata dal Mala, ponendo il portatore sulla soglia dei due mondi; quello reale e quello onirico. Richiamare gli incubi dal loro mondo per insinuarli nelle menti sveglie degli avversari, richiederà quindi un minore sforzo di quanto sarebbe richiesto se il varco fosse stato chiuso.
Terza Perla_L'energia Negativa del Mala, oltre che agevolare il passaggio delle creature d'incubo nel mondo materiale, ne incrementa esponenzialmente il potere. Ogni illusione castata nella mente del nemico sortirà un effetto più intenso del normale, che sia esso di dolore o di una qualunque altra emozione. Le illusioni che invece si vedranno agire sui cinque sensi, risulteranno essere molto più solide, e necessiteranno di una maggior opposizione da parte del nemico per essere infrante.
Quarta Perla_La natura malefica del Mala si lega indissolubilmente al suo portatore, ricoprendolo di un'alone di timore e sottomissione. Le menti deboli che si troveranno in presenza dell'illusionista, difatti, si vedranno pervasi da questo senso di paura e sottomissione, come se qualcosa li opprimesse.
Quinta Perla_Oltre che favorire e potenziare le facoltà Psioniche del portatore, il Mala ne incrementa esponenzialmente le conoscenze e le abilità, aprendogli la mente ad oscuri segreti e inducendogli in una frazione di secondo tutto il sapere riguardo all'illusione, all'incubo e alla manipolazione mentale.
SestaPerla_Sarebbe un arma a doppio taglio quella che ti garantisce un immenso potere verso l'avversario, senza premurarsi della sicurezza di chi la impugna. Sesta e ultima perla del rosario maledetto è rivolta alla difesa della psiche di chi ha accettato il suo nefasto potere. Chi impara a convivere con incubi e tenebre, ne sarà inequivocabilmente meno soggetto. Senza alcun dispendio energetico a carico del portatore, il Mala stesso dissiperà un'attacco psionico di Media potenza rivolto alla mente di Zero, riconducendo le illusioni nel loro mondo d'origine.




≈ CAPACITÁ
HEART OF DARKNESS_Variabile difensiva Personale 1/10 En. Bianca + Pergamena Variabile Offensiva Dominio del Male
MIDNIGHT_Pergamena Costellazione
PHASING OUT_Pergamena Corpo d'ombra
CONSTRICTION_Personale 2/10
SON OF SIN_Personale Passiva 3/10
NIGHTMARES_Variabile Offensiva Psion Personale 4/10 En. Verde
TORTURE_Attiva Dominio 3
STRUCTURAL MADNES_Attiva Dominio 2
GHOST_Attiva Dominio 1
PAIN_Pergamena Dolore

≈ OGGETTI
MIJUL | MAD DOG_Fucile Medio Calibro. 3 Colpi
ARTAX | IRON SMASHER_Guanti da combattimento. Danni Contundenti.
MURAMASA | INSANITY_Katana Maledetta. Danni Taglienti/Perforanti.
SUIT | DARK SKIN_Armatura Leggera
MALA | PERLE DI DOLORE_Passive Dominio 1,2,3 + Passiva Raziale + Cristallo della Conoscenza + Fascia Protettiva






 
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view post Posted on 6/3/2013, 19:56

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« THE PRICE OF VENGEANCE »

kaeldran2_zpsac010584


L'Alveare pareva un gigantesco tumore necrotico abbarbicato con forza al ventre liscio del cielo. Le sagome informi dei Kaeldran, rese minuscole dalla distanza, sciamavano senza sosta da un grumo nerastro all'altro, mentre sotto l'arnia fluttuante si estendeva il campo di colture, migliaia di capsule come metastasi in rapida diffusione attraverso il territorio desolato dell'Orbrun: gli insettoidi e il loro nido avevano estirpato ogni forma di vita da quella zona.
Deöwyr strinse gli occhi nel tentativo di scorgere qualche dettaglio in più, ma erano ancora troppo lontani e lui non voleva rischiare l'incolumità di Astro solo per dare un'occhiata più da vicino. Ciò che invece poteva osservare con chiarezza erano i volti eterogenei degli uomini attorno a lui: mercenari, vecchi soldati, membri del Goryo, cavalieri di ventura, ogni genere di umanità riunito sulla dura pietra sanguigna dell'Akerat, pronti a combattere e, forse, perire. Si chiese cosa passasse per le loro teste in quei momenti di attesa, nell'attimo che precede l'azione, la quiete prima della tempesta, mentre il destino danza sul ciglio del precipizio e il più lieve soffio di vento può determinare la sorte di ognuno, vittoria o sconfitta, la vita o la morte. Alcuni pensavano di certo ai propri cari e alla speranza di rivederli; altri magari alla gloria, o alla pecunia cha avrebbero ricavato da quella missione. C'erano guerrieri assetati di sangue che bramavano soltanto saziare la propria lama con la carne dei nemici, e quelli che invece riflettevano su come la battaglia imminente sarebbe potuta essere l'ultima, per loro. Tutti erano assorti nelle proprie meditazioni, il Falconiere lo percepiva con chiarezza: in pochi parlavano o discutevano a bassa voce, la maggior parte rimaneva in silenzio. Nell'aria si avvertiva soltanto il ronzio remoto dei Kaeldran, il nitrito solitario di un cavallo, l'occasionale clangore bronzeo di una spada o uno scudo che sbattevano sulle armature. L'intera armata tratteneva il respiro, in attesa del momento cruciale.

E lui, che cosa pensava? Cosa provava, prima dello scontro frontale? Si ritrovò a indagare le proprie emozioni, e non fu sorpreso, in fondo, di non trovare paura, ma eccitazione. Aveva già affrontato molti pericoli, e soltanto poche settimane prima sfidato la Morte in persona. Non lo atterriva la prospettiva di morire: l'unico suo timore era quello di essere separato da Asto - ma non l'avrebbe permesso. Qualunque cosa fosse successa, sarebbero rimasti l'uno affianco all'altra: tanto bastava per far svanire ogni esitazione dal cuore dell'elfo e lasciare spazio solo all'attesa fremente della battaglia. Voleva entrare in contatto con i Kaeldran, osservare da vicino quelle creature ricombinate, quegli esseri ibridi, per scoprire qualcosa di utile sulla loro natura. Squarciarli, lacerarli, sventrarli, per vedere cosa nascondevano dentro. E voleva riportare una vittoria schiacciante, così da mettersi in luce all'interno del Clan. Ogni suo desiderio collimava in un unico obiettivo: uccidere i Kaeldran.

All'improvviso il ronzio crebbe di intensità fino a sovrastare ogni altro rumore col suo frastuono assordante. Il Falconiere sollevò gli occhi al cielo e avvistò un nugolo di Kaeldran dirigersi verso l'armata, come una nube nera e mortale pronta a scaricare su di loro una pioggia velenosa. I generali però avevano già pensato a quell'eventualità, e predisposto le dovute contromisure: alcuni drappelli di uomini si distaccarono dal grosso dell'esercito e iniziarono a mormorare strane cantilene, le braccia alzate al cielo. In pochi attimi vari strati di barriere magiche furono erette sopra le teste dei guerrieri, cupole traslucide dalle venature vermiglie, indaco e grigio-azzurre. Gli insettoidi riversarono sugli uomini zampilli di sostanze tossiche, bombe venefiche, acidi corrosivi, ma nessuno dei proiettili mefetici superò gli scudi magici: dove le tossine urtavano contro le protezioni generavano sottili increspature concentriche che si allargavano sulla superficie della barriera, senza poterla penetrare.
Un urlo d'esultanza corse fra le fila dell'esercito per il successo della difesa, ma Deöwyr era assorto in ben altri pensieri: cercava Astro affannosamente, roteando gli occhi da una parte all'altra, finchè la individuò non molto distante, al sicuro sotto la volta degli scudi, che planava maestosa lungo lo schieramento. Sospirò, sollevato, pensando di aver vinto il primo confronto con i loro nemici; un uomo accanto a lui gridò, di dolore e paura questa volta, e sprofondò nel terreno dibattendosi inutilmente in un'orgia di sangue e arti mozzati. Subito dopo altre grida terrorizzate, e allora realizzò cosa stava succedendo: i Kaeldran emergevano a decine, forse centinaia dal sottosuolo, seminando scompiglio e morte fra le prime file dell'armata. Avvertì la terra tremare sotto i suoi piedi, poi una forza irresistibile lo sbalzò a passi di distanza, mentre dal nulla emergeva un nuovo abominio. Atterrò duramente di schiena e un attimo dopo l'essere, simile a un aracnide gigante, gli si lanciò addosso; il Falconiere sollevò la mano artigliata e il ragno ricombinato andò a impalarsi sulle lame di Carneficina che ne penetrarono la carne molle del ventre. Liquami caldi colarono lungo il suo braccio. Con la mancina sguainò Artiglio dal fodero e finì l'essere, decapitandolo di netto.

Si rialzò a fatica. Attorno a lui lo scenario era radicalmente mutato nel giro di pochi minuti. L'aria era viziata da nubi di gas malsano che esalava dalle creature ferite: lui stesso era circondato da una coltre verdognola sprigionatasi dal mostro che aveva ucciso. Non provocava alcun effetto apparente sulle persone, ma si accorse che non appena entrava in contatto con una macchia di arbusti, subito la vegetazione appassiva e moriva. Forse questo spiegava l'aridità del territorio circostante.
Ovunque potesse volgere la vista, gli uomini erano impegnati a combattere corpo a corpo con gli insetti. La testa dell'esercito si era trasformato in uno scannatoio sanguinolento. Nell'aria risuonavano le urla strazianti dei feriti e i versi inarticolati delle bestie, il brusio perpetuo dello sciame e gli ordini inascoltati dei capitani. Il suolo era già intriso di sangue, lordato dalle viscere estirpate dai corpi, ricoperto da cadaveri mutilati, braccia e gambe e teste recise, ossa esposte alla luce. I Kaeldran erano una macchina di morte: sradicavano i bulbi oculari dalle orbite, spappolavano i crani, sventravano i poveri sventurati che si trovavano sulla loro strada. Molti guerrieri si contorcevano per terra, cercando di ricacciare dentro lo stomaco le budella ancora tiepide fuoriuscite dagli squarci. Anche alcuni insetti giacevano morti o moribondi, ma molti di più continuavano a combattere, a spezzare, sventrare, lacerare. Uccidere.
Stordito, Deöwyr rimase a fissare con sguardo vuoto i loro nemici: gli insetti avevano perso ogni componente umana e il lato animalesco aveva prevalso su tutto il resto. Ogni creatura era un ammasso caotico e insensato di artigli affilati e chele schioccanti, fauci zannute e ali vibranti. La maggior parte era rivestita da corazze chitinose, placche e scaglie chiazzate, nere o marroni. Avevano zampe lunghe e spigolose sempre in movimento, frenetiche; antenne che sondavano lo spazio circostante; ammassi globulari di occhi vitrei e acquosi incastonati nei punti più improbabili. La maggior parte dei Kaeldran era di dimensioni imponenti, molti superavano i dieci piedi d'altezza. Alcuni si spostavano in forma bipede, certi a quattro zampe, altri ancora balzando da un punto all'altro, da una vittima all'altra per affondare le mandibole seghettate nelle gole, per recidere le giugulari.

Uno stridio acuto gli perforò i timpani: Astro lo chiamava, riportandolo alla realtà. Di nuovo lucido, si guardò attorno: riconobbe alcuni uomini, membri del Goryo, che combattevano vicino a lui. Sapeva i loro nomi, li aveva imparati nel corso della lunga marcia, nelle serate attorno ai fuochi. Scorse Vaairo, il biondo guerriero armato di martello, cercare di attirare su di sè l'attenzione di un folto assembramento di mostri. Mulinava il possente maglio da una parte all'altra, falcando le fila nemiche. Almeno una decina di Kaeldran si erano distaccati dal resto del gruppo, avanzando verso di lui a scatti, con andature scomposte, pronti a sommergerlo di attacchi. Non c'era tempo da perdere.

«Uomini, con me! E non temete la morte! »

Urlò per chiamare a raccolta i suoi compagni, cercando di infondere nelle sue parole quella sicurezza che non era sicuro di avere lui stesso.
Con un cenno del volto indicò i nemici che si avventavano su Vaairo, e spiegò: « Li intrappolerò in un cerchio di fiamme illusorie. Zero - disse rivolgendosi al più vicino degli uomini - Tu e Vaairo dovete fare in modo che non possano varcare il perimetro di fuoco. » Quindi si voltò verso l'elfo oscuro, fissandolo con sguardo intenso; il drow gli suscitava ogni volta come una sensazione di freddo glaciale, ma nel mezzo della battaglia non c'era spazio per nessuna esitazione. « Shi'nthara: a te il compito di finirli, quando saranno intrappolati e isolati! »

Un ultimo grido di incitamento, prima della resa dei conti:

« Coraggio, soldati! »

Sollevò le braccia al cielo e socchiuse gli occhi: un muraglione infuocato eruppe dal terreno e si innalzò verso l'alto, fiamme ruggenti che garrivano feroci sul campo di battaglia, mosse da un vento invisibile. Il rogo si propagò a velocità istantanea, serrando i Kaeldran in un anello ardente e all'apparenza insuperabile: si trattava, in realtà, solo di un'illusione. Le lingue di fuoco erano impalpabili al tatto e fredde sulla carne, ma Deöwyr sperava che i nemici non avessero il tempo di accorgersene, prima della mossa successiva. Scorse Vaairo, ai margini del cerchio, calare con potenza il martello verso terra e un boato profondo rimbombò nel sottosuolo. Il terreno franava, spalancando un'enorme voragine sotti i piedi degli insetti.

" E' fatta "

Pensò, in attesa del colpo decisivo da parte di Shi'n. Fu in quel momento che lo scorse, grazie alla vista dall'alto di Astro: mentre si preparava a sferrare l'ultima offensiva, a sua insaputa un Kaeldran dalla corazza chiazzata si stava avvicinando di soppiatto alle sue spalle. Non poteva permettere che lo raggiungesse, ma con un moto d'orrore il Falconiere realizzò che il commilitone era finito lontano da lui, nel caos vorticante della battaglia, e non sarebbe mai arrivato intempo per aiutarlo.

« ASTRO! FERMALO! »

Gridò a squarciagola, anche se non ce n'era il bisogno: il falco si era già lanciato in picchiata, piombando verso l'aborto. Lo raggiunse appena in tempo e affondò gli artigli nel capo dell'insetto, squarciando corazza e pelle, fino a penetrare nella carne. Nessuna protezione poteva opporsi ad essi: tranciarono di netto muscoli, ossa e tendini, e quando riemersero portarono con sè i bulbi viscidi degli occhi, mentre fiotti di liquame infetto sprizzavano dalle ferite. Poi infierì ulteriormente, anche con il becco, e infine riprese il volo lasciando l'avversario a contorcersi in una pozza di fanghiglia maleodorante.

Shi'nthara era salvo, e mentre la terra crollava e il fuoco danzava,
mentre il sangue degli uomini si mescolava alla fiele degli insetti,
Deöwyr pensò che, forse, il primo scontro l'avevano vinto loro.



{ D E Ö W Y R }
- i l f a l c o n i e r e -

~ ~ ~



{INFO
    status fisico « danni da urto alla schiena (lievi)
    status mentale « illeso
    energie « 88% {100-7-5}
    cs deöwyr « 2xintelligenza
    cs astro « 1xforza, 1xrapidità
    consumi « basso 2, medio 7, alto 17, critico 37

{EQUIP
    carneficina « mano {arma naturale}
    lacrime di ferro « pugnalix20 {riposti}
    artiglio « arma bianca {sguainata}
    guanto del tempo « tirapugni + bracciali dello scudo {indossato}
    sole bianco « bomba accecante {riposto}
    stordente « veleno psionico {riposto}
    rigenerante « oppio {riposto}
    energetico « anello del potere {indossato}

{PASSIVE
    esperimenti « astro partecipa al combattimento + astro può usare le pergamene di deöwyr
    mutazione « deöwyr vede ciò che vede astro + cs divise a metà fra i due
    labirinto della mente « cast istantaneo illusioni + sconto 5% + danni aumentati di un livello
    dimentica « difesa psionica passiva + influenza psionica passiva: il nemico è distratto da astro, si concentra esclusivamente su deöwyr cercando di annientarlo in tutti i modi a discapito di strategie più complesse
    le due metà dell'essere « se astro subisce un danno critico lo smezza con deöwyr

{ATTIVE
    CITAZIONE
    L'Artiglio del Falco } Penetrano la carne, lacerano i muscoli, recidono i tendini con uno schiocco secco. Rilucono di cremisi nell'oscurità, stillando lacrime scarlatte. Gli artigli di Astro, grigi strumenti di morte dai riflessi argentati: la sua arma più temibile.
    Quelle stesse unghie uncinate che, come una promessa eterna, tracciarono una sottile e pulsante cicatrice vermiglia sul pallido volto di Deöwyr, ora si adoperano per aiutarlo contro qualunque nemico. Vaga minaccia sospesa nell’aria finché il falco si libra alto nel cielo, assumono contorni concreti quando l’animale si lancia in una folla picchiata, pronta a ghermire la sua preda. Con un consumo di energie { medio } il rapace è in grado di donare una durezza straordinaria ai propri artigli, in modo da poter bucare con facilità vestiti, armature e ossa, furia implacabile cui è quasi impossibile sottrarsi. Quanti occhi Astro ha così cavato, quanti brani di carne strappato e arti maciullato! Il potenziamento dura solo pochi attimi, ma tanto basta a gettare la vittima nelle più atroci sofferenze; una tecnica micidiale, resa ancor più letale dal possibile effetto sorpresa: non sono in molto infatti a curarsi del falco, quando già devono fronteggiare l’elfo. Non solo: l’animale può scegliere di focalizzare piuttosto le proprie energie sul becco, invece che sugli artigli, concentrando tutta la forza in un unico punto, con danni meno estesi ma ugualmente devastanti.

    CITAZIONE
    Dimentica } [...] Con un consumo di energie { medio } invece è in grado di modificare l'ambiente circostante tramite un'illusione ambientale fissa che dura fino al termine del duello e agisce direttamente sul campo di battaglia, non sulle menti nemiche, influenzando dunque tutti i presenti. Solo il Falconiere stesso percepisce la vera realtà dell'ambiente mutato, mentre gli altri vedono i loro sensi, con l'eccezione del tatto, ingannati e derisi. Il mondo come lo conoscevano sfuma in un vago, remoto ricordo, rimpiazzato da questa creazione artificiosa, e pur venendo a conoscenza dell'illusione possono spezzarla solo con una tecnica altrettanto potente. Un'abilità che si rivela particolarmente utile per creare falsi ripari o nascondere le insidie del terreno.

{NOTE
    Niente di particolare, seguo la strategia concordata in Confronto con gli altri. Prima uccido un Kaeldran random con Carneficina e Artiglio, poi inizia la vera fase di scontro: circondo il gruppo di insetti con un muraglione di fiamme illusorie (Illusionista lv.2), mentre Astro protegge il pg di Orph anticipando l'attacco del Kaeldran: vola in picchiata verso la creatura e usa Affondo per accecarla, poi infierisce ulteriormente con becco e artigli sul suo "volto". E' tutto, da parte mia.

    Consumi spesi in attacco: Medio + Medio.
 
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Orƒ
view post Posted on 6/3/2013, 20:54




L'esercito si era messo in marcia appena apparvero le prime luci dell'alba all'orizzonte, cingendo con un caldo abbraccio le distese dell'Orbrun, ancora ammantato da una coltre nebbiosa imperscrutabile.
Shi'nthara ripensò spesso se la scelta di far unire l'altro drow fosse stato corretta o meno, ma d'altrocanto avrebbe rischiato che fuggisse da Taanach e a quel punto non avrebbe più saputo nulla sui movimenti nemici.
Inoltre era armato di uno stocco anche se all'apparenza non sembrava aver assaggiato il sangue di un nemico, anche l'elsa era intonsa e il rubino sul pomello lasciava pensare che l'arma fosse con il mercante solo per bellezza e non per reale utilità.

Non camminarono così a lungo, poiché la foresta a un certo punto smise semplicemente di esistere: nessun filo d'erba cresceva sano nel raggio di parecchi metri dalle capsule chitinose impiantate nel terreno, mentre gli alberi si rifiutavano di fiorire e far nascere foglie, preferendo alla morte ad una tale sofferenza.
Si appostarono tra l'erba alta limitrofa all'area desertica, osservando quei strani bozzoli dall'aspetto viscido e immondo; per nulla al mondo il cinereo li avrebbe sfiorati anche con un solo dito, per timore vi si nascondesse una qualche sorta di trappolla.
Adesso dovevano solo attendere che i loro avversari si mostrassero, anche se la cosa poteva richiedere diverso tempo, probabilmente non molti dei mercenari lì riuniti avevano i nervi così saldi da resistere.

Iniziò come un ronzio sommesso, molto fastidioso e ripetitivo, poi gli sguardi di tutti si innalzarono al cielo e videro, con enorme stupore, uno sciame enorme di quelle bestie catapultarsi contro l'esercito del Goryo, pronti a dargli battaglia.
Gli stregoni che accompagnavano quei nerboruti e possenti guerrieri fece in tempo ad ergere una difesa abbastanza potente da difendere tutti e contrattaccare nel frattempo.
Un urlo entusiasta si innalzò nell'aria immonda e carica di tensione, una prima vittoria su quei mostri alati era proprio quello che serviva alle truppe per risollevarsi.
Una felicità che non era destinata a durare e si spense, almeno in parte, quando i primi membri cominciarono a svanire nel nulla lasciando al loro posto solo grosse buche.
Lentamente, dagli strati superficiali della terra cominciarono ad uscire i kaeldran, determinati a mietere più vittime possibile una volta che l'attacco aereo - probabilmente un diversivo - non era andato a buon fine.

« Arrivano da sottoterra!? »
Urlò Shi'nthara, mentre estraeva una delle sciabole e volendo poi lo sguardo in direzione di Wehlvyll, che a sua volta si era armato dello stocco.
Le fila cominciarono ad agitarsi e l'elfo chiamato Deöwyr cercò subito di prendere in mano la situazione, impartendo ordini e imbastendo una strategia comune per poterne massacrare la maggior parte.
Lo sguardo cremisi del cinereo si acuì a tal punto da formare una smorfia di disgusto, non poteva accettare con tanta facilità che un elfo tamatore gli ordinasse così a cuor leggero cosa e come fare il suo lavoro, quello che gli riusciva meglio da quando era nato: uccidere.

Sputò a terra ma accettò comunque di far parte di quella strategia, lo vide come un modo per rendersi utile e perché sapeva che, in fondo, senza di lui non avrebbero risolto nulla.
Era una visione un po' narcisistica dei fatti, ma era anche l'unico modo in cui poteva vederla Shi'nthara.
Il giovane cuoco di nome Vaairo partì immediatamente all'attacco, e mentre cercava di farsi strada attraverso le orde di esseri chitinosi una sua vecchia conoscenza, Zero, e l'elfo si aiutavano a vicenda nel tentativo di raggruppare più kaeldran possibile e stordirli con tecniche mentali degne degli Illithid più navigati.
Il suo compito, per ora, era quello di controllare che Wehlvyll non venisse decapitato da una di quelle chele, un compito più facile a dirsi che a farsi, sembrava quasi una calamita per quei mostri.
Arrivavano a dozzine e nonostante lo stocco ne infilzasse goffamente anche tre o quattro il lavoro maggiore lo facevano gli altri mercenari, che senza volerlo eliminavo un kaeldran dietro l'altro.
Solo uno di quei mostri chitinosi, seguito da altri tre, riuscì quasi nell'intento di strappare il capo dell'elfo oscuro, ma ci pensò Shi'nthara ad eliminarlo: con la sinistra libera richiamò la magia dei suoi avi e la scagliò senza tanti rimorsi verso il piccolo gruppo, lasciandoli bruciare nel loro stesso esoscheletro in procinto di sciogliersi e da cui fuoriuscì un puzzo nauseante e mefitico.

« flamgra. »
bruciate

Troppo impegnato ad eliminare quel piccolo gruppo, il cinereo non si si accorse del kaeldran alle sue spalle, pronto a infilzare l'orribile chela nella schiena del drow conficcandola nel cuore.

Krahhhhch!

Quel verso orribile sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe udito il drow, non fosse per il falco dell'elfo che si era gettato in picchiata contro il mostro deturpandogli il viso: gli artigli affilati gli si gettarono negli occhi voluminosi dell'insetto, strappandogli con indicibile rabbia, per poi concludere l'opera usando il becco.
Non si fosse trovato nel mezzo di una battaglia tanto importante, probabilmente avrebbe inteso quel gesto come una sfida da parte dell'elfo.

SHI'NTHARA!!

Un urlo squarciò il trambusto della battaglia, richiamando all'attenzione del drow l'attacco del cuoco Vaairo, che grazie ad un portentoso colpo di martello aveva spaccato in due il terreno e fatto precipitare i numerosi Kaeldran ammaliati poco prima da Zero e Deöwyr.
A quel punto era il suo turno, ma si trovava troppo lontano, i mostri chitinosi avrebbero fatto leva sulle proprie chele e sarebbero tornati in superficie entro pochi istanti.
Lo sguardo cremisi del cinereo andò a focalizzarsi sul più vicino dei suoi compagni, Zero, che immediatamente raggiunse Vaairo e tramite un'eccelente prova di agilità saltò sopra la voragine e con un pugno d'ossa li scaraventò nuovamente sottoterra.
A quel punto Shi'nthara aveva guadagnato tempo e accorciato abbastanza le distanze da poter concludere l'opera, seppellendo decine di nemici.
Si avvicinò alla voragine per disegnare velocemente una piccola runa nell'arida roccia, quindi si alzò e conficcò al centro del disegno la propria scimitarra.
Lungo le pareti si crearono numerose spaccature e un'evidente smottamento del terreno, finché non giunse in prossimità dei kaeldran, dove l'evento sismico cessò d'esistere.

« Non vi attende altro destino se non.. »Un rombo, la terra cominciò a tremare e le spaccature lasciarono il posto ad un numero imprecisato di lame, che sbucarono da ogni dove nel tentativo di infilzare i mostri.
« la morte! »


Shi'nthara Do'rahel T’rissvyll
critico: 34% | alto: 17% | medio: 7% | basso: 2%
agilità: 4CS | concentrazione: 1CS


Consumi - 100 -7 -17= 76%;
Status - Perfetto.

infrangianime ~ spada drow (estratta);
aranea ~ spada drow (riposta);
sussurro del vento ~ balestra [15/15] (riposta);
ninnoli dell'inganno ~ bombe stordenti [3/3]
---
passive - Non emette alcun odore o rumore; non lascia tracce del suo passaggio; immunità ad auspex passivi; immunità alle psioniche passive; non sviene raggiunto il 10% di energie; diminuzione del 3% sui consumi.
---
CITAZIONE
Ancestor's Wrath
Shi`nthara non sarà sempre costretto a richiamare le fiamme in modo così vistoso, basterà infatti concentrare il potere magico in un unico punto per dare vita ad attacchi più concentrati e potenti. Basterà un consumo di energie variabile e i danni provocati saranno d'ustione e commisurati al consumo speso per evocare le fiamme. Potranno scaturire dalle mani sottoforma di sfera incandescente, potranno manifestarsi sotto forma di una gittata di fuoco, di armi, spazzate, o ancora il caster potrà evocare le fiamme ad area, con una potenza di un livello inferiore al consumo speso, come di consueto. Brucerà qualsiasi cosa si trovi sul cammino, provocando ingenti danni da ustione e le fiamme spegneranno solo poco dopo l'attacco.
consumo variabile (medio)

Hell Gate
Shi'nthara è un abile combattente e un capace spadaccino, ma nonostante queste sue capacità predilige ancora l'attacco dalla distanza.
Poter osservare le mosse dell'avversario, studiarlo e colpirlo sul suo punto debole, questo è il modus operandi del drow.
Per mantenere questa linea ma essere efficace come in uno scontro corpo a corpo, il cinereo fa uso ancora una volta delle capacità arcane che possiede.
Basterà un consumo alto di energie per far in modo che numerose lame affilatissime spuntino improvvisamente dal terreno, sotto i piedi dell'avversario, infilzandolo e torturandone le carni.
Non ci saranno preavvisi per l'avversario quando le lame lo raggiungeranno, può solo sperare di vedere in tempo lo smottamento del terreno che va dal drow ai suoi piedi e da cui spunteranno decine di lame affilatissime e mortali.
Una tecnica infida, che il drow sfrutta speso e volentieri se messo alle strette.
consumo alto

---

Mi limito a seguire la strategia comune e ad uccidere un gruppetto di Kaeldran con la variabile di fiamme.
Si il verso è qualcosa di allucinante ma non aveva assolutamente idea di come farlo. XD

CONSUMI: Medio + Alto.
 
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30 replies since 14/2/2013, 19:25   936 views
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