Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

L'iniziazione, [Contest di Marzo - Voto]

« Older   Newer »
  Share  
The Grim
view post Posted on 30/3/2013, 12:16





La stanza era buia, illuminata a malapena da poche candele disposte per il suo perimetro. Anche se non riusciva a vederlo sapeva che formavano il disegno di una stella a cinque punte, come sapeva ogni altro dettaglio di quella cerimonia a cui aveva dedicato l'ultimo anno della sua vita. Ogni singolo ed infinitesimo dettaglio. E nonostante tutto tremava al pensiero di doverla affrontare, terrorizzato dall'imprevisto o dalla congiura per portarlo al fallimento. E ciò avrebbe significato la morte o la tortura, o peggio la schiavitù, che era la somma delle altre due.

L'arcistregone gli fece cenno di avvicinarsi e lui lento avanzò fino al centro della sala, il capo chino e gli occhi bassi in segno di riverenza. L'apprendista era quasi nudo, coperto solo di una tunica bianca e leggera che si agitava ad ogni spiffero, e scalzo, coi piedi costretti ad appoggiarsi al gelido marmo. L'altra figura invece vestiva una lunga tunica porpora, ornata da arabeschi e disegni d'argento, al volto una maschera di ferro brunito dalle fattezze demoniache, le braccia conserte in attesa. Stava seduto, quasi sospeso in aria, su un trono spigoloso che era una miniatura stessa della loro torre, forse dello stesso metallo, di certo con le stesse punte taglienti. Dopo un minuto di religioso silenzio, con voce calma e profonda, chiese:

Apprendista, qual'è il tuo nome?
Jace dei Beleren, Signore.
Ed il tuo Vero nome?
Incubo di notte senza luna.
L'hai scelto tu o ti è stato affibbiato da altri?
È stata la Torre a rivelarmelo. Era scolpito nella mia anima.
Come deve essere. E chi garantisce che il tuo Risveglio sia completo?
Cancro di tutte le nazioni, il mio Mentore nonché vostro devoto servitore.
Perfetto, apprendista.

La consuetudine voleva l'apprendista piegato, curvo, sottomesso. Mogio e rispettoso, ma fin troppo debole agli occhi del ragazzo. Teneva invece le spalle dritte, la postura composta, il tono di voce fermo e chiaro. Voleva che il suo corpo trasmettesse il giusto messaggio: forza e volontà, tenacia, ambizione. Sopratutto perché il tempo dei convenevoli rassicuranti era finito, lasciando il posto all'inquisizione. L'altro si sarebbe scagliato su di lui, l'avrebbe incalzato, usando la parola come uno stiletto. Punzecchiarlo prima, infilzarlo dopo, affondarlo infine. Insinuarsi in ogni mancanza e scavare fino a farla diventare una voragine, un nero abisso in cui farlo precipitare.

Sei giovane, neppure un uomo e già ti presenti al mio cospetto.
Da quanti anni vivi qui alla torre?

Cinque, Signore.
E prima di allora ho servito per due interi anni di pellegrinaggi sempre sotto l'occhio vigile del mio mentore.

E cosa ti fa pensare che questi sforzi ridicoli bastino a soddisfarmi?
Quale prove hai affrontato?

Tutte quelle che sono richieste ad un apprendista.

Ho visitato il Labirinto di Zenone..

Svegliarsi nudo nell'oscurità più pesta, su una parete di roccia umida e fredda. Solo, senza aiuti o indicazioni, costretto a vagare a tentoni. Ho cacciato pipistrelli e ratti a mani nude. Avevo sempre trovato ributtante quegli animali e non credevo di riuscire a tanto, poi la fame preme e ti trovi a masticarne la testa, il sangue ancora caldo che ti scende in gola. Temevo di vagare ed arrivare alla follia ben prima di trovare un'uscita, certo di star girare in tondo, senza con cui fare un segno o lasciare una traccia. Una mattina, difficile chiamarla così senza modi per misurare lo scorrere del tempo, mi sono svegliato e tastando a caso la roccia ho trovato una piccola insenatura, e la leva per aprire l'uscita nascosta del labirinto. Poteva essere una trappola ma continuai lo stesso ad arrampicarmi per la scala, sempre più stanco piolo dopo piolo, certo che arrivato alla fine le mie braccia si sarebbero spezzate. Invece aprii una botola e venni investito da una boccata d'aria gelida ma che odorava di libertà. Piansi come non avevo più fatto da quando ero un moccioso. Solo dopo venni a sapere che l'uscita era celata perfettamente nello stesso punto in cui mi ero svegliato.


...ed il Lungosonno di Goya.

Un'altra settimana di inferno, in una maniera completamente diversa. Costantemente drogato in un letto, a vivere ogni sorta di incubo, proprio come da ragazzino. E quello fu il vero incubo, il ritorno ad orrori privi di senso, disgustosi, incessantemente. Dubitai perfino che tutto ciò fosse finito, di non essere mai scampato alla mia giovinezza ma di essere stato semplicemente ingannato. Di aver solo sognato di essere guarito. Non voglio prendere in considerazione questa prospettiva, preferisco non sapere e vivere il sogno.

Complimenti, Allievo.
Due prove parecchio impegnative, sopratutto nella mente.
Perché tra le tante hai scelto proprio queste?

Signore, ho scelto proprio quelle che ritenevo più ardue.
Volevo che il mio addestramento fosse il più completo possibile. Proprio per questo ne ho scelta una che riguardasse l'Arcana dello Spazio ed un'altra che riguardasse l'Arcana della Mente, a differenza di molti miei colleghi che prediligono solo uno dei due cardini del nostro Ordine.

Ero sincero solo in parte. Era vero, quella scelta significava un addestramento più completo, ma il vecchio era un illuso se credeva a quella motivazione. Era stato un mero calcolo matematico a farmi preferire quelle prove. Entrambe mi avevano tenute lontane dagli altri allievi e da quella che era la vera e più temibile prove: sopravvivere. Lontano dalla Torre e dalla guerra che imperversa per rimanere l'ultimo allievo in vita. Io ero intoccabile, in luoghi irraggiungibili e sotto la stretta sorveglianza di Mastigos più esperti che non lasciavano avvicinarmi nessuno, spaventati che venissi aiutato. Gli altri invece erano nella fase più terribili e folli di quella ordalia, in cui i gruppi si formavano ed alleavano, massacrando chiunque non accettasse i loro ricatti, o chi si opponeva a loro per mostrare i muscoli. Quando ritornai fra loro ero soltanto un ragazzino senza risorse, una nullità contro cui era inutile sprecare forze. La guerra fra le fazioni continuò crudelmente con avvelenamenti ed imboscate degni di una lotta per il trono. E quando mi mossi erano già sfiancati. Portavo i rivali l'uno di fronte all'altro, costretti così a combattersi, eliminavo i pochi solitari o rimasti senza gruppo. Uccisi infine l'ultimo rivale rimasto e, come la tradizione voleva, mi comunicarono di prepararmi per la cerimonia.

ɲ Ɏ ɳ


Vattene.

Ho detto vattene, figliolo. Non sei pronto per questo passo, mi spiace.

Non verrai ucciso, hai fallito ma sarebbe uno spreco di talento eliminarti. Preparati e la prossima volta andrà meglio

...

Sto aspettando che tu esca dalla stanza, e questa è l'ultima volta che lo chiedo gentilmente.


Sei forse diventato sordo?
Ti sembro un uomo paziente forse?


MUOVI QUEI CAZZO DI PIEDI!


ORA!


Vuoi fare lo stronzo? Bene, so come fartelo passare.


L'uomo si alzò lentamente e si avvicinò a Jace. La sua figura era snella e asciutta, alta quanto il ragazzo o forse un paio di centimetri in più. L'apprendista rimase immobile, glaciale, non accennava minimamente a muoversi e così uno sputo lo centrò in un occhio. Poi arrivò il primo schiaffo, a mano aperta, cinque dita ben piazzate sulla sua guancia che si fece paonazza. Faceva tutto parte della pantomima, per provare la sua determinazione ed obbedienza, per umiliarlo e scoprire un'umanità che invece non doveva mostrare; il calore ed il dolore erano però reali. La bocca dell'Arcistregone, lasciata scoperta dalla maschera di ferro demoniaca, si piegò a formare una smorfia di sdegno, o di rabbia, o forse entrambe. Sollevò un pugno e lo calò sulla mascella dell'altro, e da lì fu un confuso grandinare di colpi: pugni in faccia, calci all'addome, colpi sulla schiena. Il ragazzo finì per terra, urlante di dolore, con il sangue che lo soffocava in gola ed oscurava vista ed olfatto. L'altro continuava ad urlagli contro se gli piaceva, se aveva capito cosa gli avesse detto, perché fosse così stronzo da non essersene andato; e nel frattempo non risparmiava i colpi. Gli prese addirittura un braccio mentre era riverso per terra ed iniziò a ruotarglielo innaturalmente. Jace gridò con tutta l'aria che aveva in corpo, urla devastanti ed inumane, ma quello non si fermò e continuava a rutora l'arto sempre più finché non si spezzò. Una guizzo di calore e di elettricità lo percorse dal capo ai piedi, invadendo ogni centimetro del suo corpo come la più invasiva delle malattie. Gli occhi già gonfi non trattenevano più le lacrime, calde e salate. E tra i singhiozzi del giovane l'uomo infine soddisfattto si alzò, andando a riprendere il suo posto sul trono.
Il tono di voce più calmo che mai.

Vedi Jace, non importa quanto ci si finga forti, ogni uomo è un sacco di carne debole.
Spero tu abbia capito l'ultima lezione dei Mastigos: chiunque alla fine si spezza, basta essere pazienti ed applicare la giusta forza. C'è chi lo fa prima e chi lo fa dopo. Siamo soddisfatti di te.

Gr-graz z ziee, S-s-signore.

Grazie, un cazzo coglione. Vai a farti fottere.
E dunque, se tu ancora lo ritieni importante, potrai unirtì al nostro glorioso Ordine Arcano.
Sa-sa sarebbe un vero o-onore.

Te la farò pagare, altro che onore ed onore. Un giorno sarai troppo debole e ti ucciderò.
Perfetto.
Noi dell'Ordine dei Mastigos siamo i Custodi della Torre del Guanto di Ferro,
giuri di dedicare la sua vita a lei ed alla sua protezione? Di non tradirla od abbandonarla mai?

Lo giuro!

Giuro di non morire qui, di riuscire a scappare da questa prigione infame.
Prometti di preservare la conoscenza conservata fra le sue mura?
E di lavorare sempre ed alacremente per ampliarla?

Lo Prometto!

Prometto di conoscere i vostri punti deboli, di sapere come sfuggire alle vostre grinfie.
E che sarai sempre fedele all'Ordine?
Che obbedirai sempre ai comandi dei superiori fino ad uccidere per lui?

Sarò sempre fedele!

Sarò fedele a me stesso, ucciderò per salvarmi la vita, e se ne avrò occasione ucciderò tutti quanti voi.
Perché non siete altro che un pugno di sadici assassini, che vuole solo avere più potere.

Ed allora alzati, e lasciati abbracciare Incubo di notte senza luna,
adesso sei un nostro fratello, e per me come un figlio!
Benvenuto in famiglia!

Si, Padre. E grazie tante.

Potrò anche vivere fra loro, ma non morirò in questa torre.
Non importa quanto mi ci vorrà, prima o poi troverò un posto dove rifugiarmi, lontano da loro.
Per sempre felice e sereno.



Un testo non troppo profondo, più che altro una pagina di diario sulla vita precedente di Jace.
Era da tanto che volevo scrivere di quando era un semplice assassino, spero di averne ancora occasione! :D

Edit: Corretti alcuni errori di cui non mi ero accorto fin'ora. ^^


Edited by The Grim - 31/3/2013, 23:05
 
Top
0 replies since 30/3/2013, 12:16   67 views
  Share