« Mi scusi se l'ho offesa, Signore, non era mia intenzione far adirare un nobile del suo rango, è stata solo la mancanza di sonno e il lungo peregrinare a rendermi alquanto irascibile. » Per un secondo, un solo fugace istante, il sorriso dell'Elfo parve incrinarsi irrimediabilmente mentre, beffa crudele, il giovane e tutt'ora sconosciuto avventore calava il cappuccio, slacciava il mantello ed abbandonava ogni indumento che potesse coprire la sua vergogna. La sua terribile onta. E allora la pupilla d'ambra di Vrael indugiò su quel nuovo spettacolo, soffermandosi sul mostruoso corpo dell'interlocutore, tracciando con gli occhi i contorni delle nere scaglie, risalendo con inusitata lentezza l'avvolgersi delle bianche striature lungo l'addome, il petto, il collo. Ne percorse la figura con fare languido, con indolenza, come se le spire di un serpente ad ogni sguardo si ravvolgessero su di lui per stritolarlo. E si chiese per un momento. E si domandò, che cosa avrebbe dovuto provare?
Timore? Disgusto? Disprezzo?
No, decisamente non era il suo caso. Ne aveva viste troppe, per rimanere sorpreso alla vista di un Mezzodemone; per rimanere colpito da un'apparenza che a nulla serviva, se non a nascondere la fragilità di un animo tormentato dal continuo odio degli ignoranti, dal perenne spregio della società. E se il povero stolto pensava di causare in lui una sorta di moto servile provocato dalla paura, ebbene aveva fatto male i suoi calcoli. Perché fintanto che la sua memoria avesse conservato il ricordo di lui, di quella "cosa", non vi sarebbe stato Incubo capace di farlo svegliare di notte in un bagno di sudore; non vi sarebbe stato orrore nella realtà impossibile da catalogare come secondario. Il viandante chiassoso, in effetti, non faceva alcuna differenza.
Ma immaginava che persone come lui si sentissero perennemente reiette, derelitte, in una ricerca spasmodica della pià effimera attenzione, del più lesto degli affetti. Ed ecco perché, con tutta probabilità, il Senza Nome aveva alzato un braccio al cielo, dando bella mostra dell'insolito colore della pelle, del raccapricciante arabesco che ne percorreva il derma come una sorta di vena putrescente. Come un giullare che, al fine di far riconoscere il proprio valore, mostri uno per uno tutti i trucchi che possiede, nella speranza di ricevere un complimento ... di provocare un sorriso.
Per un solo istante gli occhi di Vrael si riflessero in quelli del demone, pozzi d'oro fuso a specchiarsi in vuoti abissi del medesimo colore grigio e spento del cielo. E gli parve quasi, in quell'attimo sfuggente, di provare pietà per quell'essere senza casa, senza famiglia e senza futuro.
Chissà, forse gli ricordava qualcuno. Ma quando la strafottenza di lui si trasformò in minaccia, il sentimento svanì a mezz'aria, perso nel medesimo subconscio che l'aveva giust'appunto partorito, e il giovane vice di Neirusiens dimenticò in un istante qualsiasi pensiero avesse attraversato la sua mente sino ad un secondo prima.
E poi eccola giungere davvero, quella nebbia che il suo avversario aveva tanto decantato. Eccola serpeggiare dalla vegetazione circostante, eccola scendere dal cielo come un mantello, eccola sgorgare dalla terra come il respiro del Mondo. Ancora e ancora, ecco apparire di fronte a lui quell'impedimento, quel fardello che oramai già troppe volte l'aveva ostacolato, senza che potesse fare nulla.
Ma si trattava del passato. Ora un trucco o due l'aveva appresi anche lui.
Proprio come un giullare, no?
Quello che sarebbe successo a breve era tanto scontato quanto evidente, e come gli avevano già insegnato le sue precedenti esperienze, molto presto sarebbe giunto il colpo successivo. L'offensiva celata, nascosta, compiuta come fosse un sotterfugio, come se nessuno dovesse o potesse vedere lo scempio che stava per compiersi. Solo che, almeno per quella volta, non vi sarebbe stato nessun massacro, nessuno spargimento di sangue. Perché non appena il grigio manto aveva preso ad adagiarsi nell'etere, il corpo di Vrael aveva preso a mutare d'aspetto, di colore, di consistenza. E l'iride ambrata che sino ad allora aveva indagato con tanta curiosità ogni più piccolo spasmo del Senza Nome tremolò appena un attimo, prima di sciogliersi come goccia d'inchiostro nell'acqua, sostituita da un candore alabastro. Non più il viso era quello d'un giovane, morbido e leggero, ma anzi gli zigomi si fecero sporgenti, appuntiti; la delicata punta delle orecchie divenne aguzza e il tono niveo del derma assunse sfumature nerastre.
Chi era il mostro adesso? Così, quando il colpo dell'avversario arrivò - non visto né tanto meno percepito -, questo gli passò attraverso scivolando via sulla sua nuova pelle come se avesse impattato contro la medesima nebbia che permeava ormai lo spiazzo davanti al cancello. E nello stesso modo si perse anche il secondo colpo. L'Elfo si concesse un sorriso, già pronto a dar di nuovo fiato e voce alla propria arroganza e superbia, già macchinando un nuovo insulto, una nuova esca a cui - ne era certo -, il povero stolto avrebbe sicuramente abboccato. Ma l'alterigia l'aveva reso incauto. E se da una bestia di strada quale era il Mezzodemone si aspettava nulla più che sferzate, pugni o calci, la crudezza della realtà lo fece subito pentire di una simile svista. All'improvviso il suo nuovo corpo venne percorso da una scintilla, un brivido solitario cui seguì una scossa più forte, più violenta; una spinta che gli fece perdere l'equilibrio, spedendolo a ruzzolare in mezzo alla polvere un paio di metri più avanti rispetto a dove aveva effettivamente percepito di essere colpito, il respiro mozzato a sfigurare le sue labbra avide d'aria. Il dolore lo colse all'improvviso, quasi che sino ad allora non fosse stato in grado di percepirlo. Fu sommessa la sua lamentela, mentre con le braccia e con le mani cercava inutilmente di dare sollievo alla propria pelle ustionata.
Avrebbe messo in conto anche questo. Si concesse un paio di secondi per calmare i tremiti delle braccia e lasciare che il picco di tormento scemasse in una sensazione vagamente più mite, poi si tirò in piedi con un rantolo trattenuto a denti stretti, mentre fissava un punto imprecisato davanti a sé. Cercò di ritrovare il controllo.
« Dunque voi ammettete, di non avere affatto buone intenzioni ... Eppure, quello che non posso non notare, è che voi avete mancato di rispondere alla mia domanda: che cosa cercate qui? » Biascicò con ovvietà e tentando di darsi un contegno, la voce un tempo esile e dolce resa oramai raschiante dall'accaduto. E in quello, l'Elfo allungò la mano innanzi a sé, l'indice accusatore a puntare verso l'ignoto incolpando al contempo il Senza Nome e il peccato vivente che egli rappresentava. Si interruppe come preda di un'improvvisa rimembranza, come se solo in quel momento si fosse ricordato di qualcosa. Un qualcosa che dava alla vicenda un svolta, un punto di vista davvero inatteso.
« Ah, ma volete sapere voi qualcosa invece? Non potrebbe importarmene di meno. » Solo allora Vrael dischiuse il pugno, lasciando che il palmo della sua mano spaziasse tutt'attorno a lui, che non poteva farlo. E all'improvviso da questo cominciò a propagarsi una violenta ondata d'energia, bianche onde d'alabastro sulle quali correvano oscuri arabeschi in continua fuga, come a voler tracciare la coreografia d'un messaggio: Il Senza Nome non era affatto benvenuto.
┐Vrael
C.S. 1 Astuzia Energia_78% [11 + 11] Status Fisico_Danno Alto da ustione. Status Psicologico_Tutto sommato padrone di sé. Equipaggiamento_Islingr (riposta) Albitr (riposto).
Tecniche utilizzate_ »Corpo d'Ombra Quale miglior elemento dell'Ombra per colui che da un vita giace in essa, strisciando nelle sue voluttuose spire e crogiolandosi tra i suoi veli? Dopo un tempo così lungo trascorso a celarsi dietro al più oscuro dei ripari, al più subdolo dei nascondigli, Vrael ha acquisito la capacità di rendersi un tutt'uno con essa, mutando il suo corpo fino a renderlo scuro come densa pece, vibrante come oscurità liquida. Durante l'utilizzo della tecnica, gli occhi dell'Elfo si tingeranno di bianco, e le sue fattezze tenderanno a farsi più spigolose, più demoniache pur non compromettendone la riconoscibilità. Fintanto che permarrà in questo stato, l'Elfo sarà immune a qualsiasi genere di attacco fisico non tecnica, che semplicemente lo attraverserà come se il suo corpo fosse composto di fumo; allo stesso tempo, dovesse egli trovarsi in zone oscurate, la sua figura diverrebbe molto difficile, se non impossibile da individuare. La tecnica ha una durata complessiva di due turni, svanendo al temine del secondo o prima, a seconda del desiderio di Vrael. Costo. Medio
ͽL'Essenza del Chaos »Come vessillo di questa sua indefinita identità, mista tra Bene e Male, mescolata con essi, ma mai esplicitamente uno dei due, l'Elfo ha sviluppato un metodo che gli consente di liberare la vera natura del proprio subconscio, potendo generare, nelle vicinanze del suo corpo, un flusso energetico dagli sfavillanti toni biancastri, percorso nella sua interezza da intricati arabeschi color della pece. Attraverso tale manifestazione (che sarà da considerarsi Dominio Elementale), Vrael sarà in grado di generare armi, proiettili, sfere, flussi e altro ancora, tutti formati da suddetto elemento. Tutte queste derivate della tecnica dovranno, tuttavia, avere lui -o comunque zone antistanti- come punto d'origine e non potranno perdurare sul campo di battaglia per più di un turno. La potenza del flusso è variabile, direttamente proporzionale al consumo speso per richiamarlo (eventuali tecniche a 360° saranno di un livello inferiore al costo speso). [Personale - Dominio Elementale - Offensivo]
Note_ Tattaratà °ç° Ecco a voi siore e siori, Vrael che comincia ad essere sbattuto :'D Ok, a parte scherzi. Quando Hiryu si spoglia, mostrando chiaramente di essere un Mezzodemone, Vrael non prova nulla di speciale, non solo per via della sua psicologia in sé, ma soprattutto perché non è mai stato un tipo da pregiudizi sull'aspetto (tranne in quei momenti in cui effettivamente parte di testa x'D). Allo stesso modo tuttavia, non è intimorito poiché serba ricordi ben più temibili, vissuti durante il suo confronto con le ombre e con Chimerés durante la Quest dei Primogeniti. Né si sorprende quando il suo avversario evoca la nebbia per celarsi, poiché - mio malgrado - è il terzo duello consecutivo in cui si trova davanti ad una situazione del genere e, grazie alla sua CS in Astuzia (ma anche senza, diciamocelo) riesce a rispondere prontamente attivando "Corpo d'Ombra" ed evitando quindi entrambi gli attacchi fisici. Non riesce tuttavia ad eludere il Thundaga, che lo colpisce in pieno spedendolo a ruzzolare un paio di metri più avanti dal punto in cui si trovava all'inizio. Rimessosi un momento in sesto, Vrael decide che, in effetti, non gliene importa nulla di ricevere dal Mezzodemone risposte alle domande precedentemente poste, e quindi scarica contro la nebbia davanti a sé il Dominio Elementale a Costo Medio, da intendersi come una propagazione di ampiezza 90° con angolo precisamente sul palmo dell'Elfo (spero di essermi spiegato °__°''') sperando di colpire alla cieca coprendo un'area più grande possibile. Ecco qua, a vous monsieur ^__^ (???)
Edit: al solito, corrette piccole sviste. |