Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Tutte le vie portano a... Neirusiens, Duello Ufficiale

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Endymyon
view post Posted on 10/4/2013, 16:16




Informazioni
Tipo di duello: Duello Ufficiale
Sfidanti: Hiryu (Endymyon) Vs Vrael (.:Strange:.)
Energia: Gialla Vs Gialla
Pericolosità: G Vs G
Limiti di tempo e proroghe: 5 Giorni per rispondere e 3-4 giorni di proroga da gestire
Primo a postare: Endymyon
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Luogo della sfida:
Poco lontano dalla sede del Sorya, vicino a caverne infestate da strane creature, animali e veri e propri mostri, prossima all'antica dimora dei Predatori di Neiru si erge una città.
Lo scontro si svolge presso le mura settentrionali della capitale di Neirusiens, appena fuori dalle massicce porte lignee rinforzate con ferro.
L'entrata oramai è in disuso e l'erba che proviene dall'altura retrostante alla città si inerpica tenace anche tra le rocce delle spesse mura. Non vi sono nascondigli, nessun albero dietro al quale nascondersi, nessun cunicolo nel quale infilarsi e nessun modo di ripararsi dalle intemperie, se non andando proprio sotto il grande portone.
Dalla città arrivano pochi rumori, solo qualche martellata di fabbri, qualche campana in lontananza e il chiacchiericcio di mercanti, mentre dalla campagna circostante si ode il completo silenzio.

Condizioni climatiche: 15°C circa. Il cielo è coperto da nubi leggere che non portano pioggia, ma coprono il sole.




Tutte le strade portano a... Neirusiens
Narrato
Parlato


Due notti. DUE NOTTI!
Erano due notti ormai che non riusciva più a riposare come si deve. In quella stanza, ai piedi di quella che fu la torre di Velta, un'imponente costruzione che ai tempi d'oro si stagliava verso i cieli come le montagne innevate che circondano il Gorgo, il suo spirito era inquieto e la sua mente non riusciva a fermarsi di elaborare idee, riflettere su concetti terreni e metafisici. Procedeva impetuosa, al pari di una valanga che non si placa finché non raggiunge il fondo della valle, creando pensieri su pensieri avallandoli uno sopra l'altro.
La semi-oscurità sembrava volerlo ferire con gli artigli di luce, che si impegnava a parare opportunamente con le lenzuola, ma ciò non aveva senso, perché il suo cervello oramai sembrava odiare il sonno.
In un moto di rabbia prese la coperta e, quasi lacerandola, la buttò in un angolo della stanza. Seduto al margine del letto, guardò ancora una volta le sue mani. Strinse i pugni e si alzò. Non aveva senso rimanere lì provando ad addormentarsi, doveva andare e trovare qualcosa che potesse assopire il suo intelletto.
Indossò pochi indumenti: un paio di pantaloni, i suoi due stivali, una maglia e il suo mantello nero. Vestiva scuro, per nascondersi nelle ombre e svolgere il suo lavoro di assassino al meglio e, nonostante il sole fosse alto, lui non avrebbe abbandonato il suo stile. Inoltre, doveva coprire le sue sembianze di mezzodemone.

~~~~~

Prima ancora di rendersene effettivamente conto, era già in viaggio verso Neirusiens. Gli avevano consigliato di andare in questa città poco lontana dalla sede del Sorya, qui di sicuro avrebbe potuto trovare qualche mercante di erbe che gli avrebbe venduto l'ingrediente di cui necessitava.
Il viaggio non sarebbe stato particolarmente lungo se avesse trovato passaggio su qualche carrozza, ma oltre alla poca fiducia verso un mezzodemone, vi era davvero pochissima gente che andava nella sua direzione. Ad un tratto del viaggio si era persino perso, al che cercò subito le tracce di una strada, e dovette vagare per un'ora cercandole angosciato.
Chiunque poco riposato si perderebbe quando il percorso tracciato con la terra battuta diventa un manto erboso, ormai tutt'uno con la campagna circostante, e la propria soglia dell'attenzione è bassa.
Avvistata la città in lontananza, maledicendosi per la poca meticolosità nel guardarsi intorno durante il viaggio ed inveendo contro la sua mente incapace di lasciarlo riposare, affrettò il passo.
Una figura di fronte alle porte chiuse aveva alleviato in qualche modo, con la semplice presenza, il timore di aver sbagliato ad imboccare la strada giusta per arrivare alla città e alleggerì l'animo suo dell'angoscia che aveva provato.
Ormai a portata di voce, gridò contro quello che da lontano gli parve un garzone:
APRIMI LA PORTA, DEVO ENTRARE IN CITTà. E FAI IN FRETTA, HO COSE IMPORTANTI DA FARE Lì DENTRO!
Avvicinandosi gli sovvenne un dubbio. O la persona che aveva visto non lo aveva sentito nonostante avesse urlato, oppure lui si stava avvicinando troppo velocemente alle mura assediate da piante erbacee. Controllò di non avere un passo troppo affrettato, ed in effetti non era quello il problema. Aspetto di essersi avvicinato ulteriormente a quello che identificò come un uomo per gridare:
Muoviti ad aprire quelle porte imbecille di un garzone che non sei altro, c'è gente che ha bisogno di entrare in città! Se non ti dai una mossa potresti persino finire male, hai capito?
Fuori dalle mura di un colore arancione scuro a causa del sole e della polvere, tra l'erba verde e la grigia strada, tra la civiltà rumorosa e la silenziosa natura, i due ormai erano vicini l'uno all'altro.



Hiryu

Energia: 100%

Cs: 1 Agilità
Stato fisico: Otimale
Stato mentale: Alterato per via della mancanza di sonno
Passive: -Abilità razziale dei mezzi-demoni (Autosufficienza) normale psionica di livello passivo
-Abilità dei Void Runner che consiste nel annullare la propria presenza a partire da quella sensoria (non compie rumori né rilascia odori)

Attive utilizzate: //

Azioni di Hiryu: Si avvicina minaccioso e urlandoti contro (chidendoti di aprire quelle porte)


Spiegazioni approfondite: Purtroppo Hiryu ha qualche problema di insonnia, il che, nella prima parte del testo determina un calo dell'attenzione. La vaghezza dei termini come "... gli avevano consigliato" indica ciò, oltre a -quasi- perdersi. Effettivamente è lievemente alterato, ma glielo si può rinfacciare? E' colpa della stanchezza...forse xD


A te la penna virtuale Strange! :riot:



 
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view post Posted on 11/4/2013, 16:40
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Era cupa Neirusiens quel giorno, scura e triste come non ricordava di averla vista da molto tempo. In uno stolido ondeggiare della volta celeste, dei densi nuvoloni gonfi di pioggia si erano fatti strada in cielo, rimestandosi gli uni sopra gli altri come ciclopici titani in una flemmatica guerra. E così, avvolgendosi tra loro quasi stessero mimando la danza mortale d'un serpente, le nubi si erano aggrovigliate come un giardino di rovi, mescolando neri e grigi in una figura spiraliforme di luci e tenebre, di chiari e di scuri.
Curioso come quella forma tondeggiante ed in continuo movimento rassomigliasse al fantomatico Gorgo che proteggeva il Clan Sorya da ospiti indesiderati e che, tempo addietro, aveva inizialmente respinto anche lui.

Il giovane Elfo scosse la testa con dubbio divertimento, le morbide ciocche castane ad ondeggiare attorno a lui, scompigliate da quel leggero venticello che preannunciava la caduta della pioggia.
Quattro anni ... erano passati ben quattro anni da quel terribile giorno che, malgrado recasse con sé un pantano di orribili memorie e ricordi a dir poco pungenti, gli aveva permesso di arrivare là dove si trovava ora.
Neirusiens, che un tempo era stata chiamata l'oscura, la reietta, l'inferno. La stessa Neirusiens che l'aveva partorito, tanto tempo addietro, rigettandolo in un mondo dal quale molto presto aveva voluto fuggire, del quale si era voluto liberare il più velocemente possibile.
Eppure, quasi in un ironico scherzo del fato, ecco ora stagliarsi davanti a lui la medesima città, lo stesso abietto luogo di perversioni, ora purificato. Ora ripulito della sua marmaglia informe e dei suoi numerosi cancri. Ogni giorno più bella.

Forte.
Crescente.
Forse oramai invincibile.

Eppure, chissà perché, in quel clima di calma e di apparente tranquillità Vrael non si sentiva affatto in pace. Non era capace per un momento di sedersi, fissare con stanchezza la città e dire tra se e se, non senza un certo orgoglio "Sono davvero soddisfatto".
No, qualcosa lo rendeva inquieto, lo agitava nelle lunghe notti insonni e lo tormentava di giorno pedinandolo come un'ombra, braccandolo come un tetro monito, come un presagio di sventura. Ed ogni volta che chiudeva gli occhi in certa di conforto da quell'orribile tedio, non faceva che continuare a vederle, quelle ombre.

Le ombre che dal nulla avevano invaso la città.
Le ombre i cui occhi avevano brillato per i vicoli anneriti come lumi in un incubo.
Le stesse ombre che avevano preso possesso di corpi umani.


Le stesse ombre che per poco non avevano ucciso anche lui.
Ed Edwin.
E tutti gli altri.




Si concesse un sospiro a metà tra il nostalgico e l'insofferente, mentre i suoi passi lenti e fastidiosamente modulati lo conducevano presso il portone settentrionale della città, laddove la già scarsa illuminazione giungeva con ancor più fatica a quell'ora del giorno.
I massicci portali di legno erano sbarrati di fronte a lui, e nella piccola valletta sottostante giaceva un silenzio sinistro, quale ve ne sarebbe in un luogo senza vita. Persino i tipici rumori del borgo parevano essere stati soffocati da quell'aura di tensione che il giovane Elfo recava con sé quasi come una maledizione, come un saprofago pronto a gettarsi su di lui non appena i suoi nervi provati avessero finalmente ceduto, abbandonandolo ai bagordi di un predatore di carcasse.
Sospirò di nuovo, con più forza.
Lui, proprio lui che si poteva considerare il più infaticabile fanatico di Asgradel, era stufo.
Irrequieto come un bambino troppo a lungo privato dei suoi giochi, come un animale troppo a lungo chiuso nelle fastosità di una dimora fin troppo ricca e tranquilla.

Un tempo avrebbe alzato il capo al cielo,
invocando la sua signora,
pregando che la Bianca Dama lo consigliasse.
Ora non ci riusciva.
Non ricordava più cosa significasse sperare nella fantasia.
Pregare che il Sogno finalmente cessasse di essere tale
e si mutasse in Realtà.
La sua vita era ormai fatta di cose tangibili, materiali.
Di compiti, di impegni, di doveri.


"Ed in quell'oblio e stordimento di sé,
nella molteplicità delle occupazioni quotidiane
e degli intrattenimenti sociali"

Aveva finito con lo smarrirsi.
L'annullarsi.

Aveva finito col divenire la medesima ombra
da cui cercava di rifuggire.


Ma nell'ombreggiare di quel firmamento che stentava ad assumere una forma fissa, ecco stagliarsi innanzi a lui, sul profilo del cupo orizzonte, un figura slanciata, i cui contorni si disperdevano nell'ambiente circostante come se stesse emergendo dal buio stesso.
Vrael avvertì un brivido freddo risalirgli la schiena come se una gelida lama gli fosse appena stata posata sul collo, mentre seguiva con gli occhi l'avanzare dell'uomo ammantato nel tetro color della notte, in un incedere sin troppo feroce ed inquieto.
Era ... era forse uno di loro?
Quel pensiero raccapricciante gli balenò in mente come un soffuso lampo di luce stava facendo alle sue spalle proprio in quel momento, mentre il rombo di un tuono lontana gli giungeva come eco di quell'idea disordinata e confusa.
Avrebbe voluto chiamare aiuto, urlare che qualcosa di minaccioso si stava avvicinando inesorabilmente alla città. Dare l'allarme.
Ma non poté farlo.
Riuscì solo a seguirlo perpetrare stolido nel suo atto, seguendolo con gli occhi mentre la sua figura si faceva via via più distinta.

Poi la magia andò in pezzi.

« APRIMI LA PORTA, DEVO ENTRARE IN CITTÀ.
E FAI IN FRETTA, HO COSE IMPORTANTI DA FARE LÌ DENTRO!
»
Ben più forte del tuono, la voce dello sconosciuto avventore rimbombò nell'aria densa ed umida, rumoreggiando con malagrazia come un cristallo che vada in pezzi.
Per un secondo, Vrael rimase basito, quasi sconvolto.
E se per un momento ebbe paura che gli si potessero riversare addosso i sortilegi più oscuri e le più malefiche macchinazioni architettabili a questo mondo, molto presto la sorpresa lasciò postò alla constatazione.
E poi alla mestizia.
Davanti a lui non c'era null'altro che un avventuriero chiassoso, probabilmente in cerca di orge e bagordi.

« Muoviti ad aprire quelle porte imbecille di un garzone che non sei altro,
c'è gente che ha bisogno di entrare in città!
Se non ti dai una mossa potresti persino finire male, hai capito?
»
Per un momento provò la spiacevole ed inappropriata tentazione di mettersi a ridere, la tensione del momento che pareva scivolare via da lui come acqua sulle foglie. Fortunatamente, in quei quattro lunghi anni aveva imparato a controllare simili sguaiati impulsi, apprendendo ancor meglio l'arte di celare spregio ed offesa in una più mite seppur piccante ironia.
Perché non aveva intenzione di lasciar semplicemente passare il giovane uomo.
Oh, no.


« Vogliate perdonarmi se non vi ho risposto subito ... "Signore".
La vostra venuta così improvvisa mi ha colto per un momento alla sprovvista, spero che vorrete sorvolare questa mia manchevolezza per quest'unica volta.
»
La sua voce d'argento trillò come un concerto di flauti mentre, con un gesto modulatamente repentino del capo, si portava un mano al petto chinandosi all'avventore con dubbia sottomissione.
D'altronde, se lo avesse fatto entrare subito all'interno di Neirusiens gli sarebbe bastato un cenno del capo perché lo buttassero in una qualche prigione fetida, affinché un mese al buio gli schiarisse le idee e gli affinasse le maniere.
Ma certo non sarebbe stato da lui cavarsela con così poco.

« Sfortunatamente, temo di non poter soddisfare la vostra ... "richiesta" poiché, vedete, temo non fosse proprio rivolta a me. Non so chi vi abbia insegnato a distinguere un garzone da una figura di rilievo, ma di certo compiere le azioni di un servo non rientra proprio nelle mie possibilità. »
Si liberò lesto dalla posa assunta, scivolando di un passo indietro con la medesima grazia con cui una pantera si muove attorno alla propria preda, regolando ogni mossa così che apparisse leggera, naturale ed impeccabile.
Gli parve quasi di star danzando.

« Magari se aveste la compiacenza di dirmi chi siete, da dove venite e cosa cercate potrei anche impegnarmi affinché siate accontentato. »
Incrociò lo sguardo con quello celato dell'avversario, rivolgendogli il più conciliante e radioso dei sorrisi.




Wellà, eccomi °ç°/
Bene, per questo primo giro sono riuscito a non tardare ... questo è già di per sé un gran risultato *guarda sprezzante la pila di compiti da fare*
Niente di particolare da specificare, dato che si tratta di un semplice post d'introduzione (anche abbastanza semplice) e, siccome non ho passive che influenzerebbero il gioco, non metterò nemmeno lo specchietto.
Auguro buona fortuna al mio compare, anche se è probabile che ne abbia assai più bisogno io :'D

Edit: Corretti un paio di errori.


Edited by .:Strange:. - 11/4/2013, 23:41
 
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Endymyon
view post Posted on 16/4/2013, 23:05




Tutte le strade portano a... Neirusiens
Narrato
Parlato

Guardò l'uomo che aveva dinanzi con astio. Ma era un uomo?
Lo osservò attentamente, pronto ad individuare i minimi dettagli che l'esile figura poteva fornirgli. Incominciò dal volto, tenero e, se lo avesse toccato, forse morbido come quello di un bambino. I capelli più lunghi della norma, di un castano intenso, potevano solo indicare un nobile, dacché in pochi avevano il coraggio di lasciar crescere lunghe chiome per l'immensa fatica a mantenerli sani e curati. Il corpo, non certo robusto come quello di un guerriero, adornato da abiti per niente rozzi rafforzo l'idea di trovarsi di fronte ad una figura signorile. Fissò infine i suoi occhi, inarcando il sopracciglio sinistro, e rendendosi conto solo in quell'istante delle orecchie un po' appuntite.
Una vampata di ira gli avvolse il cuore e la mente, infiammato per lo più contro se stesso a causa della poca attenzione che aveva dedicato all'elfo.
Le sopracciglia si crucciarono formando lievi solchi dove la fronte incontra il setto nasale. Con stizza ed ironicamente si pronunciò verso il suo interlocutore:

Mi scusi se l'ho offesa, Signore, non era mia intenzione far adirare un nobile del suo rango, è stata solo la mancanza di sonno e il lungo peregrinare a rendermi alquanto irascibile.

Si tolse con foga il mantello e la maglia lasciando in mostra ciò che uno dei suoi genitori gli aveva lasciato in eredità. Un lascito che non avrebbe voluto ricevere, che lo aveva marchiato a vita, che gli aveva precluso il poter vivere in una maniera più dignitosa, e non come un reietto. Forse senza quelle scaglie nere sarebbe stato uno dei molti orfani che si trovavano in giro, uno con poca fortuna, con un lavoro umile come garzone o apprendista, ma almeno si sarebbe guadagnato da vivere più onestamente di quanto lui non avesse fatto in tutta la sua vita.
Sollevò la bianca mancina a mezz'aria, con il palmo rivolto verso le nubi grigie, come se invisibile nella sua mano vi fosse un pomo invisibile, mentre la nera destra si era posata sull'anca.
Con un'espressione vaga si guardò intorno, scrutò il cielo e la campagna retrostante, per poi parlare:

Sai, mi piace il tuo modo di parlare... i tuoi velati insulti, ma... vedi, non mi sembra tu sia impossibilitato da alcun handicap psico-fisico.

Rasserenò il suo sguardo, ritornando ad un'espressione vacua. Le palpebre, pesanti si abbassarono e un piccolo sbadiglio si riversò all'esterno.

Però avresti dovuto ascoltarmi, adesso arriva la nebbia, e spero che qualcuno ti voglia aprire in città credendoti sulla parola, perché sennò non penso riusciranno a vederti da quelle mura.

Con l'indice puntato alle mura ruvide dietro al giovane.
Come zucchero filato, più densa di qualsiasi foschia che si fosse mai vista in qualsiasi città, l'aria grigia invase le vicinanze della porta settentrionale, racchiudendo dentro di sé parte della città e dei verdi campi. Se nessuno riuscivo a vedere più in là del proprio naso, Hiryu, che aveva richiamato tale evento, distingueva tutto benissimo, come se quell'alone bruno non vi fosse.
Con un ghigno malefico , proprio di un individuo sadico e malvagio, si avvicinò di un passo, per poi scattare. Scartò di lato una volta in prossimità del suo nemico e con la mano sinistra, affilata quanto la più pregiata lama di Neirusiens, provò ad affondare nelle dolci carni del collo elfico. Per quanto estasiato dalla carica di adrenalina che una nuova morte gli avrebbe portato, non avendo stabilito alcun contratto con nessuno, si limitò a puntare a recidere solo qualche muscolo cercando di penetrare tra collo e spalla.
Il piede sinistro, in posizione avanzata, con la punta saldamente appoggiata al terreno avrebbe fatto da perno per consentirgli di girare e provare a conficcare anche il secondo arto nel corpo della sua vittima. Avrebbe infierito ferendo nuovamente vicino al punto che aveva tentato di colpire in precedenza, per poi, estratti gli artigli, e scaricare la sua rabbia in un fulmine dall'oscuro colore.
Infine, sarebbe indietreggiato di un paio di passi, per ritornare nell'anonimato che la nebbia poteva garantire.




Hiryu

Energia: 100% - (22%+ 11%)= 67%

Cs: 1 Agilità
Stato fisico: Ottimale
Stato mentale: Alterato per via della mancanza di sonno
Passive: -Abilità razziale dei mezzi-demoni (Autosufficienza) normale psionica difensiva di livello passivo
-Abilità dei Void Runner che consiste nel annullare la propria presenza a partire da quella sensoria (non compie rumori né rilascia odori)

Attive utilizzate:

« Thundaga (Thunder God)»
Essere in grado di manipolare la folgore non solo è utile per uccidere in giornate di pioggia facendolo sembrare un incidente, ma è favorevole soprattutto quando si riesce a manipolarne anche il colore. Una scintilla rossa sembra fuoco, e se una tenda prende fuoco, chi può incolpare chi? Potrebbe essere caduta una candela, o un tizzone ardente.
Per non squarciare l'oscurità con la luce basta che la folgore sia nera, e in pochi la percepiranno visivamente.
Prosciugare le proprie energie per un cadavere in fin di vita in modo da non lasciare troppe tracce potrebbe compromettere la fuga, e perciò il controllo è totale, anche il dispendio e la potenza dell'elettricità vengono decise arbitrariamente.
Tecnicamente parlando è una variabile offensiva di dominio elementale, e con essa si possono manipolare sia la forma, sia l'intensità che il colore della folgore.
[Tecnica personale 1/10- Abilità Costo: Variabile Alto]


Favore della nebbia: L'assassino avvolge il campo di battaglia in un banco di fitta nebbia, impedendo al nemico di orientarsi e di determinare la sua posizione.
La tecnica e la nebbia stessa hanno natura magica. La nube coprirà un'area piuttosto ampia, e impedirà a qualsiasi avversario di scorgere poco oltre il proprio naso. Il caster non avrà alcuna difficoltà a vedere attraverso la nebbia. La nube resta sul campo di battaglia per un totale di due turni compreso quello d'attivazione, potendo essere richiamata prima del secondo al desiderio dell'utilizzatore.
Consumo di energia: Medio

Azioni di Hiryu: Avanza verso Vrael sulla sua sinistra, provando ad infilzargli con la mano (sinistra) il muscolo tra collo e spalla, fa un mezzo giro facendo perno sul piede sinistro e con una specie di gancio con le dita dritte a mo di spada e provare a re-infilzare l'elfo (Perciò prima un attacco fisico frontale e poi da dietro) Alla fine spara un fulmine ad alto della tecnica personale (tecnica magica).



Altro: Riesco a sbagliare lo specchietto... <.< Comunque sia, avevi detto di essere energia gialla e non in pratica verde :nahnah: Scusa se ho impiegato un po' di tempo e se il post non è al massimo, ma tra le varie cose, mi sono ritrovato a dover trovare un po' di tempo in concomitanza del mio anniversario, e per essere libero in quel giorno, ho pensato di scrivere il post l'ultimo giorno a mia disposizione per non sforare (dopo il 18 sarò più veloce ed efficiente, promesso, non voglio far notare ancora di più il divario tra me e te, quindi potrei rimontare, attento xD)
Adesso a te la tastiera!



P.S. Non l'ho scritto nelle informazioni nel primo post, se vuoi lo modifico aggiungendo esplicitamente il PK off

 
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view post Posted on 19/4/2013, 16:05
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« Mi scusi se l'ho offesa, Signore, non era mia intenzione far adirare un nobile del suo rango,
è stata solo la mancanza di sonno e il lungo peregrinare a rendermi alquanto irascibile.
»
Per un secondo, un solo fugace istante, il sorriso dell'Elfo parve incrinarsi irrimediabilmente mentre, beffa crudele, il giovane e tutt'ora sconosciuto avventore calava il cappuccio, slacciava il mantello ed abbandonava ogni indumento che potesse coprire la sua vergogna.
La sua terribile onta.
E allora la pupilla d'ambra di Vrael indugiò su quel nuovo spettacolo, soffermandosi sul mostruoso corpo dell'interlocutore, tracciando con gli occhi i contorni delle nere scaglie, risalendo con inusitata lentezza l'avvolgersi delle bianche striature lungo l'addome, il petto, il collo. Ne percorse la figura con fare languido, con indolenza, come se le spire di un serpente ad ogni sguardo si ravvolgessero su di lui per stritolarlo.
E si chiese per un momento.
E si domandò,
che cosa avrebbe dovuto provare?

Timore?
Disgusto?
Disprezzo?


No, decisamente non era il suo caso.
Ne aveva viste troppe, per rimanere sorpreso alla vista di un Mezzodemone; per rimanere colpito da un'apparenza che a nulla serviva, se non a nascondere la fragilità di un animo tormentato dal continuo odio degli ignoranti, dal perenne spregio della società.
E se il povero stolto pensava di causare in lui una sorta di moto servile provocato dalla paura, ebbene aveva fatto male i suoi calcoli. Perché fintanto che la sua memoria avesse conservato il ricordo di lui, di quella "cosa", non vi sarebbe stato Incubo capace di farlo svegliare di notte in un bagno di sudore; non vi sarebbe stato orrore nella realtà impossibile da catalogare come secondario.
Il viandante chiassoso, in effetti, non faceva alcuna differenza.

Ma immaginava che persone come lui si sentissero perennemente reiette, derelitte, in una ricerca spasmodica della pià effimera attenzione, del più lesto degli affetti. Ed ecco perché, con tutta probabilità, il Senza Nome aveva alzato un braccio al cielo, dando bella mostra dell'insolito colore della pelle, del raccapricciante arabesco che ne percorreva il derma come una sorta di vena putrescente.
Come un giullare che, al fine di far riconoscere il proprio valore,
mostri uno per uno tutti i trucchi che possiede,
nella speranza di ricevere un complimento ... di provocare un sorriso.




Per un solo istante gli occhi di Vrael si riflessero in quelli del demone, pozzi d'oro fuso a specchiarsi in vuoti abissi del medesimo colore grigio e spento del cielo. E gli parve quasi, in quell'attimo sfuggente, di provare pietà per quell'essere senza casa, senza famiglia e senza futuro.
Chissà, forse gli ricordava qualcuno.

Ma quando la strafottenza di lui si trasformò in minaccia, il sentimento svanì a mezz'aria, perso nel medesimo subconscio che l'aveva giust'appunto partorito, e il giovane vice di Neirusiens dimenticò in un istante qualsiasi pensiero avesse attraversato la sua mente sino ad un secondo prima.

E poi eccola giungere davvero, quella nebbia che il suo avversario aveva tanto decantato.
Eccola serpeggiare dalla vegetazione circostante,
eccola scendere dal cielo come un mantello,
eccola sgorgare dalla terra come il respiro del Mondo.
Ancora e ancora, ecco apparire di fronte a lui quell'impedimento,
quel fardello che oramai già troppe volte l'aveva ostacolato,
senza che potesse fare nulla.

Ma si trattava del passato.
Ora un trucco o due l'aveva appresi anche lui.
Proprio come un giullare, no?


Quello che sarebbe successo a breve era tanto scontato quanto evidente, e come gli avevano già insegnato le sue precedenti esperienze, molto presto sarebbe giunto il colpo successivo. L'offensiva celata, nascosta, compiuta come fosse un sotterfugio, come se nessuno dovesse o potesse vedere lo scempio che stava per compiersi.
Solo che, almeno per quella volta, non vi sarebbe stato nessun massacro, nessuno spargimento di sangue.
Perché non appena il grigio manto aveva preso ad adagiarsi nell'etere, il corpo di Vrael aveva preso a mutare d'aspetto, di colore, di consistenza.
E l'iride ambrata che sino ad allora aveva indagato con tanta curiosità ogni più piccolo spasmo del Senza Nome tremolò appena un attimo, prima di sciogliersi come goccia d'inchiostro nell'acqua, sostituita da un candore alabastro.
Non più il viso era quello d'un giovane, morbido e leggero, ma anzi gli zigomi si fecero sporgenti, appuntiti; la delicata punta delle orecchie divenne aguzza e il tono niveo del derma assunse sfumature nerastre.
Chi era il mostro adesso?
Così, quando il colpo dell'avversario arrivò - non visto né tanto meno percepito -, questo gli passò attraverso scivolando via sulla sua nuova pelle come se avesse impattato contro la medesima nebbia che permeava ormai lo spiazzo davanti al cancello. E nello stesso modo si perse anche il secondo colpo.
L'Elfo si concesse un sorriso, già pronto a dar di nuovo fiato e voce alla propria arroganza e superbia, già macchinando un nuovo insulto, una nuova esca a cui - ne era certo -, il povero stolto avrebbe sicuramente abboccato.
Ma l'alterigia l'aveva reso incauto.
E se da una bestia di strada quale era il Mezzodemone si aspettava nulla più che sferzate, pugni o calci, la crudezza della realtà lo fece subito pentire di una simile svista.
All'improvviso il suo nuovo corpo venne percorso da una scintilla, un brivido solitario cui seguì una scossa più forte, più violenta; una spinta che gli fece perdere l'equilibrio, spedendolo a ruzzolare in mezzo alla polvere un paio di metri più avanti rispetto a dove aveva effettivamente percepito di essere colpito, il respiro mozzato a sfigurare le sue labbra avide d'aria. Il dolore lo colse all'improvviso, quasi che sino ad allora non fosse stato in grado di percepirlo.
Fu sommessa la sua lamentela, mentre con le braccia e con le mani cercava inutilmente di dare sollievo alla propria pelle ustionata.
Avrebbe messo in conto anche questo.
Si concesse un paio di secondi per calmare i tremiti delle braccia e lasciare che il picco di tormento scemasse in una sensazione vagamente più mite, poi si tirò in piedi con un rantolo trattenuto a denti stretti, mentre fissava un punto imprecisato davanti a sé.
Cercò di ritrovare il controllo.

« Dunque voi ammettete, di non avere affatto buone intenzioni ...
Eppure, quello che non posso non notare, è che voi avete mancato di rispondere alla mia domanda: che cosa cercate qui?
»
Biascicò con ovvietà e tentando di darsi un contegno, la voce un tempo esile e dolce resa oramai raschiante dall'accaduto.
E in quello, l'Elfo allungò la mano innanzi a sé, l'indice accusatore a puntare verso l'ignoto incolpando al contempo il Senza Nome e il peccato vivente che egli rappresentava.
Si interruppe come preda di un'improvvisa rimembranza, come se solo in quel momento si fosse ricordato di qualcosa.
Un qualcosa che dava alla vicenda un svolta,
un punto di vista davvero inatteso.


« Ah, ma volete sapere voi qualcosa invece?
Non potrebbe importarmene di meno.
»
Solo allora Vrael dischiuse il pugno, lasciando che il palmo della sua mano spaziasse tutt'attorno a lui, che non poteva farlo. E all'improvviso da questo cominciò a propagarsi una violenta ondata d'energia, bianche onde d'alabastro sulle quali correvano oscuri arabeschi in continua fuga, come a voler tracciare la coreografia d'un messaggio:
Il Senza Nome non era affatto benvenuto.



Vrael

C.S. 1 Astuzia


Energia_78% [11 + 11]
Status Fisico_Danno Alto da ustione.
Status Psicologico_Tutto sommato padrone di sé.
Equipaggiamento_Islingr (riposta)
Albitr (riposto).

Tecniche utilizzate_
»Corpo d'Ombra
Quale miglior elemento dell'Ombra per colui che da un vita giace in essa, strisciando nelle sue voluttuose spire e crogiolandosi tra i suoi veli? Dopo un tempo così lungo trascorso a celarsi dietro al più oscuro dei ripari, al più subdolo dei nascondigli, Vrael ha acquisito la capacità di rendersi un tutt'uno con essa, mutando il suo corpo fino a renderlo scuro come densa pece, vibrante come oscurità liquida. Durante l'utilizzo della tecnica, gli occhi dell'Elfo si tingeranno di bianco, e le sue fattezze tenderanno a farsi più spigolose, più demoniache pur non compromettendone la riconoscibilità. Fintanto che permarrà in questo stato, l'Elfo sarà immune a qualsiasi genere di attacco fisico non tecnica, che semplicemente lo attraverserà come se il suo corpo fosse composto di fumo; allo stesso tempo, dovesse egli trovarsi in zone oscurate, la sua figura diverrebbe molto difficile, se non impossibile da individuare.
La tecnica ha una durata complessiva di due turni, svanendo al temine del secondo o prima, a seconda del desiderio di Vrael.
Costo. Medio


ͽL'Essenza del Chaos
»Come vessillo di questa sua indefinita identità, mista tra Bene e Male, mescolata con essi, ma mai esplicitamente uno dei due, l'Elfo ha sviluppato un metodo che gli consente di liberare la vera natura del proprio subconscio, potendo generare, nelle vicinanze del suo corpo, un flusso energetico dagli sfavillanti toni biancastri, percorso nella sua interezza da intricati arabeschi color della pece. Attraverso tale manifestazione (che sarà da considerarsi Dominio Elementale), Vrael sarà in grado di generare armi, proiettili, sfere, flussi e altro ancora, tutti formati da suddetto elemento. Tutte queste derivate della tecnica dovranno, tuttavia, avere lui -o comunque zone antistanti- come punto d'origine e non potranno perdurare sul campo di battaglia per più di un turno. La potenza del flusso è variabile, direttamente proporzionale al consumo speso per richiamarlo (eventuali tecniche a 360° saranno di un livello inferiore al costo speso).
[Personale - Dominio Elementale - Offensivo]


Note_ Tattaratà °ç° Ecco a voi siore e siori, Vrael che comincia ad essere sbattuto :'D
Ok, a parte scherzi.
Quando Hiryu si spoglia, mostrando chiaramente di essere un Mezzodemone, Vrael non prova nulla di speciale, non solo per via della sua psicologia in sé, ma soprattutto perché non è mai stato un tipo da pregiudizi sull'aspetto (tranne in quei momenti in cui effettivamente parte di testa x'D). Allo stesso modo tuttavia, non è intimorito poiché serba ricordi ben più temibili, vissuti durante il suo confronto con le ombre e con Chimerés durante la Quest dei Primogeniti.
Né si sorprende quando il suo avversario evoca la nebbia per celarsi, poiché - mio malgrado - è il terzo duello consecutivo in cui si trova davanti ad una situazione del genere e, grazie alla sua CS in Astuzia (ma anche senza, diciamocelo) riesce a rispondere prontamente attivando "Corpo d'Ombra" ed evitando quindi entrambi gli attacchi fisici.
Non riesce tuttavia ad eludere il Thundaga, che lo colpisce in pieno spedendolo a ruzzolare un paio di metri più avanti dal punto in cui si trovava all'inizio.
Rimessosi un momento in sesto, Vrael decide che, in effetti, non gliene importa nulla di ricevere dal Mezzodemone risposte alle domande precedentemente poste, e quindi scarica contro la nebbia davanti a sé il Dominio Elementale a Costo Medio, da intendersi come una propagazione di ampiezza 90° con angolo precisamente sul palmo dell'Elfo (spero di essermi spiegato °__°''') sperando di colpire alla cieca coprendo un'area più grande possibile.
Ecco qua, a vous monsieur ^__^ (???)

Edit: al solito, corrette piccole sviste.


Edited by .:Strange:. - 21/4/2013, 15:09
 
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Endymyon
view post Posted on 25/4/2013, 00:34






Tutte le strade portano a... Neirusiens
Narrato
Parlato

Vedendo l'elfo dagli occhi ambrati ruzzolare per terra un po', l'assassino si sentì leggermente soddisfatto. Il suo avversario non riusciva a vederlo, a dimostrazione di ciò, adesso si stava rialzando dopo che il fulmine lo aveva colpito alla testa. Il piccolo odore di capelli e carne bruciata era nauseabondo, ma ciò simboleggiava la riuscita della sua tattica.
Eppure, metà dello sforzo che aveva compiuto non era bastato a mandare K.O. il suo avversario. Se avesse utilizzato sin da subito tutta l'energia magari sarebbe riuscito a distruggergli la testa, uccidendolo, ma si era trattenuto, perché non aveva alcun motivo di fargli incontrare il tristo mietitore anzitempo. L'oscura figura aleggiava sempre intorno al mezzodemone, perché lui era simile ad un servitore per la morte. La aiutava, portandogli vittime, falciando vite, diventando lui stesso quella figura tenebrosa, scheletrica dentro al nero mantello logoro. Aveva stroncato così tante vite che non riusciva a tenerne conto oramai. Per il suo lavoro il denaro era quasi superfluo, poiché in verità lui si metteva alla prova in ogni omicidio. Astuzia, ingegno, riflessi e potenza, tutte quelle qualità che nel suo lavoro erano indispensabili, lui provava ad affinarle sempre più. Silenzioso più di un fantasma etereo, agile quanto un gatto, utilizzava le sue abilità per assassinare. Celato nelle ombre o nella nebbia, attaccava la sua vittima senza lasciarle scampo.
Un colpo e nessuno si sarebbe rialzato.
Ma l'elfo, indemoniato persino nell'aspetto, si era rimesso in piedi. Non riuscì a capire se vacillava a causa della scossa o se stesse tremando dalla paura. Vedere le lievi scosse che si estendevano lungo il corpo dell'elfo accresceva in Hiryu una sensazione di soddisfazione, propria di chi, nell'incutere timore e paura trova gioia e felicità.
Gli occhi puntati sulle piccole trasformazioni del magro avversario, deluso dal non vedere alcuna goccia di sangue nè tagli all'altezza della spalla sinistra, rimembrò la sensazione di attraversare corpi come se fossero etere.
Inconsciamente serrò la mascella e divenne serio. Non era un deja-vù, gli era già capitato di andare a segno contro un nemico inconsistente. Vivido si era ripresentato il ricordo del suo arrivo al Sorya, del casto incontro con Xandra, la guardiana dalla bellezza incommensurabile.
Il timore di trovarsi contro un pesce grosso abile nei combattimenti provò ad intaccare il guscio di sicurezza che si era appena formato nel mezzodemone. Non solo per la sua abilità di rendere il corpo etereo quanto la grigia nebbia, ma anche l'onda bianca venata di nero provò a spezzare le sue instabili condizioni psicologiche.
Dolore fisico. Un moto di rabbia.
Un forte impatto che gli tolse il fiato e lo fece indietreggiare.
Gli addominali contratti avevano provato, con l'aiuto delle scaglie che ricoprivano il suo corpo, a difenderlo, ma non c'era stato verso, squame e carne rimasero vittime della magia elfica.
In un guizzo d'ira scattò contro il suo bersaglio ancora una volta. Soffriva ad ogni passo, ma questo non poteva fermare la sua corsa impetuosa. La sensazione che intensa gli intimava di fermarsi, aggredendogli le viscere ad ogni passo era l'unica a fermarlo dal infliggersi da solo una punizione. Non era accettabile la sua persistente mancanza di concentrazione.
Brillarono gli occhi come le stelle nel cielo notturno, liberando un piccolo fascio luminoso più intenso del normale. Invisibili tra la nebbia, non solo avevano visto qualcosa, ma avevano anche creato da quell'immagine due figure reali.
Rettili che strisciano insidiosi tra gli steli d'erba vennero in essere. L'oltretomba li aveva generati, con le loro squame nere dalle venature di color verde cinabro, muniti di grandi denti e possenti mascelle. Il segno distintivo della loro provenienza: gli occhi simili a due sfere di sangue.
Poche larghe falcate avevano ormai ridotto la distanza quasi al minimo. Tenendosi alla sinistra del suo avversario, una volta arrivato in sua prossimità, decise di squarciare la sua carne all'altezza dell'addome. Puntato il mancino piede avanzato in corrispondenza del bersaglio, ed abbassatosi con il corpo intero, tramite un movimento simile ad un gancio se non per la mano aperta, spinse con l'intero corpo i suoi artigli verso le morbide carni elfiche. Simile ad un ballo in cui l'equilibrio è fondamentale quanto la coordinazione, l'assassino roteò utilizzando il precedente colpo, dando le spalle all'avversario, ma al contempo caricando la gomitata verso il gentil volto.
Sarebbe stato stupido accontentarsi di due infimi colpi neppure mortali, per questo la mano si era illuminata di un chiarissimo fascio di luce splendente. In un solo istante...

Sonniferi...

Il lampo luminoso si diresse con un rumore roboante, in quel piccolo spazio che poteva dividerli, verso il viso avversario.

Arrenditi.

Non era un ordine bensì un caldo consiglio. Si sarebbe dimostrato l'avversario una testa dura abbastanza ostinata da reggere altro dolore?
Sperava di no, ma non poteva fermarsi lì, perché ben intendeva che in pochi avrebbero deposto l'orgoglio e si sarebbero ritirati dignitosamente da uno scontro.
Espirò prima di spostarsi verso la sinistra del suo avversario, lasciando che i serpenti andassero alla ricerca delle gambe da intorpidire con il veleno insidioso.
Ormai il cuore pompava sangue tanto in fretta dopo i brevi scatti e il consumo enorme di energia, che nemmeno respirando con i polmoni a pieno regime Hiryu riusciva più a inspirare ed espirare solamente tramite le vie aeree principali.



Hiryu

Energia: 67%-(22%+11%) = 34%

Cs: 1 Agilità
Stato fisico: Ferita media all'addome e stanchezza derivata dal consumo di energie
Stato mentale: Più sveglio dopo aver preso una bella botta
Passive: -Abilità razziale dei mezzi-demoni (Autosufficienza) normale psionica di livello passivo
-Abilità dei Void Runner che consiste nel annullare la propria presenza a partire da quella sensoria (non compie rumori né rilascia odori)

Attive utilizzate: Evocazioni dei serpenti: L'assassino evoca accanto a sé, all'improvviso, un piccolo numero di pericolosi serpenti che combatteranno il nemico al posto suo, essendo al suo completo servizio.
La tecnica ha natura di evocazione e richiama una piccola somma di creature velenose; generalmente serpenti, ma a seconda della personalizzazione possono essere utilizzate anche altre creature terrestri che possiedono veleno, come ragni enormi o simili. Le creature potranno raggiungere le dimensioni massime di un segugio, e potranno essere richiamate in un numero massimo di tre contemporaneamente - in tal caso, la loro potenza sarà tripartita. Le creature verranno gestite dall'evocatore, e non andranno trattate autoconclusivamente. I loro attacchi fisici provocheranno un danno ignorabile all'avversario: l'unico danno da conteggiare sarà quello del veleno che inietteranno in lui ad ogni attacco compiuto con successo; tale ha la capacità di scatenare piccole emorragie interne e simili sintomi. Potranno rimanere in campo per un massimo di due turni, potendo essere richiamati prima a volontà del caster o fino a quando non saranno distrutti dopo aver subito complessivamente un danno Basso. La potenza totale delle creature evocate sarà complessivamente pari a 2 CS.
Consumo di energia: Medio

« Thundaga (Thunder God)»
Essere in grado di manipolare la folgore non solo è utile per uccidere in giornate di pioggia facendolo sembrare un incidente, ma è favorevole soprattutto quando si riesce a manipolarne anche il colore. Una scintilla rossa sembra fuoco, e se una tenda prende fuoco, chi può incolpare chi? Potrebbe essere caduta una candela, o un tizzone ardente.
Per non squarciare l'oscurità con la luce basta che la folgore sia nera, e in pochi la percepiranno visivamente.
Prosciugare le proprie energie per un cadavere in fin di vita in modo da non lasciare troppe tracce potrebbe compromettere la fuga, e perciò il controllo è totale, anche il dispendio e la potenza dell'elettricità vengono decise arbitrariamente.
Tecnicamente parlando è una variabile offensiva di dominio elementale, e con essa si possono manipolare sia la forma, sia l'intensità che il colore della folgore.
[Tecnica personale 1/10- Abilità Costo: Variabile Alto]

Azioni di Hiryu: L'idiota pensando allo scontro con Xandra (l'arrivo al sorya) si dimentica di avere un avversario contro... bhè, va bene che non lo valutava nemmeno tale, ma ha abbassato la guardia e si è beccato la tecnica in pieno. Un po' alterato incomincia a correre ed evoca 2 serpenti per poi fiondarsi con altri attacchi fisici.
Arrivato alla sinistra di Vrael, con il piede sinistro in parallelo al corpo del tuo pg, si abbassa e tira questo gancio (essendo la mano aperta diventa una specie di affondo-in-gancio) ma non si ferma lì e usa il piede sinistro come perno per girare su si sé, dandoti le spalle mentre si alza per attaccare con il gomito (una gomitata in faccia fa molto male... peccato tu abbia quella difesa dagli attacchi fisici :V) e rilascia un fulmine bianco (la luce e il suono danno fastidio, e il mio Pg ama dare fastidio XD) verso la faccia di Vrael.
So che non ti sembra originale e che potrebbe sembrare un deja-vu, ma sai, parco mosse limitato e l'essere un PG molto più da “one-shot” (da intendersi in ambedue i sensi, cioè che prova ad oneshottare oppure è oneshottabile XD)

Bhè, in effetti propone anche una resa (che gli farebbe comodo, ma manda i serpenti a tenerti buono) e nel caso tu voglia accettare... ci toccherà fare altri post comunque xD


P.S. Mi spiace per averti fatto aspettare anche questa volta, ma gli Epicurei, stoici, scolastici e compagnia di filosofi vari mi hanno strappato anche 9 ore di sonno in tutto, oltre al tempo libero <.<
A te la tastiera :v:



 
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view post Posted on 1/5/2013, 16:29
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永久の美
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Vuoto.
Sembrava tornare a perseguitarlo sempre,
quello spazio di non spazio.
Quella bianca cappa in cui nulla aveva consistenza.
Non un odore,
un suono,
un rumore.
Che fosse il suo destino, la sua perenne maledizione
errare per sempre al di fuori del pensiero e del tempo?
Pensare,
credere,
illudersi d'aver trovato un luogo da chiamare casa,
un angolo in cui poter dire
"ho finalmente ottenuto qualcosa".

Sembrava che le cose stessero vertendo per il meglio,
fino a quel momento.
Aveva Neirusiens, di nuovo.
Aveva conosciuto Edwin.
Aveva visto più di quanto molti uomini a questo mondo abbiano mai visto.

Eppure continuava a percepire un fardello su di sé,
non visto,
celato al suo sguardo.

Ed era proprio per quello che ne aveva così tanta paura.

° x O x °


Perduto, ancora una volta attanagliato da quel bianco e fumoso schermo che lo sottraeva alla realtà, lo catapultava in un mondo idillico fatto da null'altro che lo stesso, identico ripetersi del medesimo modulo.
C'era da chiedersi se fosse davvero solo una caso che ogni suo tentativo di combattere per qualcosa in cui credeva (o credeva di credere) venisse sempre brutalmente arrestato da un simile impiccio, o se ci fosse una qualche volontà superiore ad influenzare ogni suo minimo atto.
Chissà, magari aveva fatto un torto a qualche idolo pagano e, per questo motivo, tutto ciò che faceva finiva inevitabilmente per ritorcerglisi contro; per rivoltarglisi addosso come un servo in rivolta, un popolo in rivoluzione.
Aveva ceduto al lusinghiere richiamo di quella battaglia solo perché certo di vincere, di cavarsela così, senza un impiccio o una difficoltà.
E invece eccolo, smarrito nella crogiolante apatia d'un bianco privo di forme o confini o limiti o quant'altro.
Un ingannevole universo d'apparente pace, di ipotetica sicurezza in cui poter quasi scegliere di perdersi e non fare mai più ritorno nel mondo dei comuni mortali, pieno di problemi, crucci ed incertezze.
Magari era proprio quella la strada per divenire un Dio.
Non giungere all'adempimento di un potere che trascenda quello di tutti gli altri, per potersi imporre e governare come un tiranno. Non sollevarsi nella magnificenza di un corpo che non invecchia, non si disfa. Di un'anima che non conosce debolezze e frustrazioni.
No.
Forse si trattava semplicemente di chiudere gli occhi all'universo noto. Decidere di lasciarselo alle spalle per non fare mai più ritorno.
Sembrava quasi fattibile.
Quasi sufficientemente concreto da poter essere reale.

Ma non era così semplice. Non lo era mai.




L'Elfo ne fu certo quando ancora una volta percepì la sensazione di sentirsi trapassato da un corpo estraneo, senza però provare alcun dolore, senza sentire alcuna ferita squarciare la perfezione delle sue giovani carni.
Non vi fu alcuno sbavo rossastro ad aprirsi sul suo derma annerito dal potere magico oscuro che sgorgava da ogni suo poro come un fiume in piena, proteggendolo dagli assalti dell'avversario.
Ebbe la sensazione che qualcosa provasse ad avvolgersi attorno alle sue gambe, nel tentativo immaginò, di buttarlo a terra come l'ultimo dei vermi. Inutile fu però ogni tentativo, poiché nessun corpo fisico era in grado di scalfire le sue difese.
Assolutamente nessuno.
Neppure i calci, i pugni o le gomitate che il suo avversario, nella più stolida ignoranza della vera magia tentava di scaricargli contro, come se da assassino delle nebbie non si fosse mutato in niente di più che un comune rissaiolo alle prese con un ubriacone. L'altro, ubriacone.
Evidentemente non aveva capito con chi aveva a che fare, ma d'altronde lo si intuiva ad una prima occhiata, che non fosse proprio il tipo più sagace di Asgradel.

Poi però il rumore mutò, l'atmosfera di idillico silenzio che circondava le nebbie, favore di un nemico evidentemente abituato a compiere le proprie mosse nella più totale furtività, venne pervasa da un tremito, uno scossone.
Un sibilo come di mille uccelli che starnazzino assieme nel coro della volta celeste.
Non gli ci volle troppo a riconoscerlo e ad identificarlo come "pericolo".
Ma il suo "non troppo", evidentemente, non fu abbastanza.
E Vrael ebbe quasi tempo di vedere se stesso sollevarsi di nuovo a mezz'aria in uno strattone violento, gli arti che tremano e si sdruciscono nell'impatto del colpo sul suo volto fin troppo incontaminato per sembrare quello di un guerriero.
Ebbe quasi il tempo di osservare il proprio volto inebetire nella sorpresa del colpo.
Poi fu solo un ripetersi del dolore, dapprima misera scintilla quasi impalpabile, e poi tempesta infernale di dolore e patimento, come la pena d'un dannato lussurioso per sempre avvolto e sbattuto qua e là dalla tempesta.
Nulla più che un accasciarsi, il suo, come corpo privato della sua struttura, come palazzo abbattuto dalle fondamenta.
Ed eccolo ancora, quel
Vuoto.
Inaspettatamente più vicino.
Incredibilmente più candido ed invitante.
Bianco come la sua Signora.
Puro come una gemma.


E sebbene l'abbandonarsi a quel giogo gli sembrasse così invitante, gli apparisse più dolce di qualsiasi ambrosia venisse servita alle corti degli Dei, qualcosa lo tirò indietro. Lo strattonò, lo percosse.
"Non arrenderti così presto", diceva.
"Non lasciare che ogni cosa si concluda nell'inedia, come sempre", insisteva.

Perché non era la Fine.

E fu solo in funzione di quella voce sconosciuta, quel sussurro quasi d'amante, che l'aria attorno a lui si colmò di neri intarsi d'ossidiana, come se il vuoto stesso si stesse per un momento riempendo di preziosi arabeschi, prima di venir percorso da un'ondata nivea come il volto di Qualcuno.
E da quello, emergere di un palmo tremante, il liberarsi verso il firmamento d'un soffuso tremolio trasparente, come fuoco senza attributi che divampi per un momento nell'etere, prima di librarsi infine verso il cielo nella libertà.

Che lo spirito dell'Elfo avesse infine deciso di ricongiungersi alla sua amata?



Vrael

C.S. 1 Astuzia


Energia_45% [11 + 11] + [11 + 22]
Status Fisico_Danno Critico da ustione, bruciature diffuse sul corpo, particolarmente gravi nella zona del volto.
Status Psicologico_Semi-incoscienza, astrazione.
Equipaggiamento_Islingr (riposta)
Albitr (riposto).

Tecniche utilizzate_

ͽL'Essenza del Chaos
»Come vessillo di questa sua indefinita identità, mista tra Bene e Male, mescolata con essi, ma mai esplicitamente uno dei due, l'Elfo ha sviluppato un metodo che gli consente di liberare la vera natura del proprio subconscio, potendo generare, nelle vicinanze del suo corpo, un flusso energetico dagli sfavillanti toni biancastri, percorso nella sua interezza da intricati arabeschi color della pece. Attraverso tale manifestazione (che sarà da considerarsi Dominio Elementale), Vrael sarà in grado di generare armi, proiettili, sfere, flussi e altro ancora, tutti formati da suddetto elemento. Tutte queste derivate della tecnica dovranno, tuttavia, avere lui -o comunque zone antistanti- come punto d'origine e non potranno perdurare sul campo di battaglia per più di un turno. La potenza del flusso è variabile, direttamente proporzionale al consumo speso per richiamarlo (eventuali tecniche a 360° saranno di un livello inferiore al costo speso).
[Personale - Dominio Elementale - Offensivo]


»Costellazione
Qualsiasi tecnica catalogabile come "subdola" si sposa alla perfezione con il carattere infimo ed ingannevole di Vrael, dipingendone di fatto la caratteristica più prominente e caratterizzante. Concentrando per un istante sul palmo della mano un'ingente quantità di energia, che apparirà agli occhi dell'avversario come un indistinto ribollire dell'aria simile ad un miraggio, l'Elfo lo rilascerà poi verso l'alto, creando una sorta di scia soffusa che parrà sovrapporsi come un vetro sulla realtà prima di scomparire senza che accada nulla di particolare. Niente parrà scuotere l'ambiente, né qualsiasi danno andrà ad intaccare il corpo o la mente avversari. Il turno seguente tuttavia, dal firmamento si farà strada un massiccio fascio di luce opalescente che piomberà sull'avversario dall'alto come una sorta di spada di Damocle infliggendogli danni Alti sotto forma di ustione. Contro gli Angeli la tecnica sarà ancora più micidiale, infliggendo loro un danno pari a Critico, mentre per i Demoni il danno sarà infiacchito, riducendosi a Medio.
Una tecnica incredibilmente utile al fine di creare una strategia più articolata e complessa.
Costo. Alto


Note_ Scusa il ritardooooh! >.< Sono stato costretto a prendermi un giorno di proroga, casua mia pessima organizzazione del tempo *shame*
Il post non è esattamente eccelso, ma per non tardare ulteriormente ho preferito darmi una mossa e, come si dice, chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Per quanto riguarda il post, un sacco di introspezione e di ragionamenti che di per sé sono del tutto slegati dallo scontro e dalla situazione attuale. Erano però fondamentali per permettere a Vrael di rispondere con una certa coerenza (beh, la sua coerenza :'D) ai tuoi attacchi.
Siccome l'abilità "Corpo d'Ombra" è attiva anche in questo turno, non solo i colpi portati da Hiryu non hanno effetto, ma anche quelli dei serpenti perdono di efficacia perché, come specificato nel testo della pergamena, contano singolarmente come attacchi fisici.
Vista la presenza della nebbia tuttavia, non ho alcun modo per proteggermi dal Thundaga, che per la seconda volta sono costretto a beccarmi sul naso :'D
Sembrerebbe la fine per Vrael senonché, per via dei ragionamenti che ho spiegato sopra, egli riesce ad utilizzare il proprio dominio a costo Medio (sfruttato a 360°), non solo per tentare di eliminare i serpenti prima che l'effetto di "Corpo d'Ombra" svanisca e loro possano danneggiarlo, ma anche per allontanare/colpire il Mezzodemone.
Infine, ben conscio che ogni suo altro attacco sarebbe stato un inutile spreco di energie, l'Elfo sfrutta "Costellazione", affinché possa attivare i propri effetti in seguito; quando, cioè, la nebbia si sarà diradata.
Ho visto più d'una volta costellazione usata in questo modo quindi - credo - non dovrebbe trattarsi di Metagame ... o almeno spero ^^'''
A te la palla :3

Edit: need I say more? :'D


Edited by .:Strange:. - 1/5/2013, 20:16
 
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Endymyon
view post Posted on 9/5/2013, 22:41






Tutte le strade portano a... Neirusiens
Narrato
Parlato

La vide di sfuggita, eppure gli piacque molto la faccia del suo avversario. Quest'ultimo sembrava confuso, o quanto meno non si aspettava la sua offensiva, e questo lo rese orgoglioso di sé.
Al contempo però, era anche amareggiato. I suoi artigli scivolavano sul corpo dell'elfo, o attraverso di esso, come se fosse fatto di pura ombra. Un moto dentro di lui incominciò a crescere sempre di più. Iniziava ad odiare quella persona. Era divertente combattere con lui, anzi, di più, lo eccitava, il suo stesso corpo gli diceva che era così. Sentiva il cuore pulsare, battere violentemente all'interno del suo corpo. Simile ad un tamburo percosso rapidamente dai martelli, produceva una musica tutta sua, uguale a quelle dei rituali di antiche civiltà. Una melodia di morte, che null'altro poteva essere.
Anche il respiro affannato lo gratificava dello sforzo che stava compiendo. Il dolore stesso all'addome, che ricompariva ogni volta che si muoveva o inspirava più profondamente lo esaltava a tal punto da voler continuare lo scontro ancora un po', ma sapeva che ciò non sarebbe accaduto, non poteva permetterselo.
Nel rialzarsi, la sua vittima divenne il centro di quella che sembrò una piccola esplosione. L'aria intorno all'esile figura vibrò, e come il precedente attacco, vari fasci neri più della pece lo investirono assieme alle sue creature appena evocate.
Poco male, pensò l'assassino, perché il suo avversario si stava lasciando scoperto. I lievi tratti demoniaci erano spariti, e senza un'apparente ragione aveva alzato un braccio in alto.

Che fosse un segno di resa?

Hiryu non lo poteva escludere, ma per intuito assunse che fosse esattamente il contrario. Il suo avversario si era rimesso in piedi, non era rimasto a terra, non aveva parlato, e ostinatamente stava facendo resistenza. Per un attimo, il vagabondo si chiese se chi stava combattendo potesse avere paura. Aveva sperato che quel particolare individuo che stava fronteggiando si concentrasse un po' sui serpenti, invece aveva deciso di usare un attacco ad area.

Non era stupido, ma aveva paura. Doveva avere paura!

Scattò rapido dalla posizione che aveva scelto per avvantaggiarsi. Ancora una volta, i suoi occhi grigi si illuminarono, facendo piombare il campo in una densa nebbia che si sovrappose a quella precedente in fase di diradamento.
Le nere scaglie non producevano rumore, i passi felpati sembravano non toccare nemmeno il terreno tanto lievi erano le impronte che lasciava. Non emetteva nessuna vibrazione, di conseguenza non produceva suono il suo particolare andamento. Correre sull'erba, sulla ghiaia o sui sassolini poco fuori dalle mura non faceva alcuna differenza per chi voleva nascondere la sua presenza. Forse, neanche volendo sarebbe riuscito a fare rumore, tanto era abituato a muoversi in silenzio.
Nella breve e folle corsa, del suo bersaglio non rimasero tratti particolari, la sua immagine era stata sostituita al corpo umano come viene rappresentato nei testi di anatomia. In evidenza muscoli e tendini, tutto il resto non influiva.
Giunto da sinistra poco dietro al suo avversario, piede destro puntato a terra su una teorica linea parallela a quella che la colonna vertebrale dell'elfo poteva dare vita nella fervida immaginazione dell'assassino, quest'ultimo si abbassò, lasciando che la sua sinistra, tesa e affilata come una spada, penetrasse nei polpacci dell'avversario. Le dita tracciarono un leggero arco nell'aria, prima, in mezzo e dopo aver provato a colpire le gambe del malcapitato. Ma quello non bastava per mettere K.O. Il possessore di quei occhi ambrati. Perciò fece perno sul piede avanzato, e girò su se stesso. Non era un ballo, ma in quello scontro necessitava di complesse mosse per debilitare l'avversario, e danzare con la morte, pur tenendola lontana, avrebbe probabilmente favorito la sua vittoria.
Una volta completata quella piroetta, sempre con la mancina, questa volta dalla parte del dorso della mano, mirò al tricipite della destra avversaria.

Arrenditi dannazione!

Le parole sfuggirono dalla sua bocca, veloci, agili e forti. Quasi un grido disperato di chi aveva inflitto la morte come status perenne e non volesse più farlo, non ad ogni persona che incontrava degna di nota almeno.
Infastidito dal aver rivelato la sua presenza, due passi dopo aver parlato rilasciò un fascio di elettricità verso l'elfo, mirando di fronte a lui, a pochi centimetri dalla sua faccia e dai suoi occhi. Un nero fascio che si sarebbe disperso poco più in là in quell'oscurità che il suo avversario non riusciva a distinguere nemmeno lontanamente bene quanto Hiryu.
Lo stesso mezzodemone dopo questa mossa, atta a depistare il nemico, virò a sinistra, compiendo un semicerchio per portarsi, nuovamente, verso la sinistra di quella figura bruciacchiata dai suoi fulmini. Questa volta però era quasi di traverso, e avrebbe mirato direttamente a punti vitali se l'elfo non si fosse arreso.




Hiryu

Energia: 34%-11%-0%= 23%

Cs: 1 Agilità
Stato fisico: Debilitato dall'andamento dello scontro, dal grande dispendio di energia e da tutti i brevi scatti. Danni Medi all'addome + Danni su tutto il corpo per un totale pari a Basso.
Stato mentale: Indispettito ma anche esaltato dalla situazione... Più sveglio che mai insomma xD
Passive: -Abilità razziale dei mezzi-demoni (Autosufficienza) normale psionica di livello passivo
-Abilità dei Void Runner che consiste nel annullare la propria presenza a partire da quella sensoria (non compie rumori né rilascia odori)

Attive utilizzate: Favore della nebbia: L'assassino avvolge il campo di battaglia in un banco di fitta nebbia, impedendo al nemico di orientarsi e di determinare la sua posizione.
La tecnica e la nebbia stessa hanno natura magica. La nube coprirà un'area piuttosto ampia, e impedirà a qualsiasi avversario di scorgere poco oltre il proprio naso. Il caster non avrà alcuna difficoltà a vedere attraverso la nebbia. La nube resta sul campo di battaglia per un totale di due turni compreso quello d'attivazione, potendo essere richiamata prima del secondo al desiderio dell'utilizzatore.
Consumo di energia: Medio

« Thundaga (Thunder God)»
Essere in grado di manipolare la folgore non solo è utile per uccidere in giornate di pioggia facendolo sembrare un incidente, ma è favorevole soprattutto quando si riesce a manipolarne anche il colore. Una scintilla rossa sembra fuoco, e se una tenda prende fuoco, chi può incolpare chi? Potrebbe essere caduta una candela, o un tizzone ardente.
Per non squarciare l'oscurità con la luce basta che la folgore sia nera, e in pochi la percepiranno visivamente.
Prosciugare le proprie energie per un cadavere in fin di vita in modo da non lasciare troppe tracce potrebbe compromettere la fuga, e perciò il controllo è totale, anche il dispendio e la potenza dell'elettricità vengono decise arbitrariamente.
Tecnicamente parlando è una variabile offensiva di dominio elementale, e con essa si possono manipolare sia la forma, sia l'intensità che il colore della folgore.
[Tecnica personale 1/10- Abilità Costo: Variabile Nullo]

Azioni di Hiryu: Riprendiamo da dove eravamo. Hiryu portatosi alla sinistra dell'elfo, dopo essersi beccato il basso distribuito su tutto il corpo, incomincia la sua offensiva. Dacché gli pare ammirevole la volontà stoica di Vrael, decide di “punirlo” perché mette la sua vita a repentaglio quando il “benevolo” assassino gli ha detto di arrendersi. Correndo, arrivato nei pressi dell'elfo, dietro a quest'ultimo, punta il piede destro e abbassandosi, con un tondo della mano destra prova a tagliare parte dei polpacci (la regola d'oro è: logora i tuoi bersagli e mettili in condizioni di impotenza fisica e poi pestali a morte quando sono a terra xD ) per fargli perdere la capacità di camminare (per questo scontro almeno :V ) e poi, facendo una piroetta (no, non studia danza nel tempo libero... è un ballerino professionista xD) punta al tricipite del braccio destra di Vrael. Gli grida di arrendersi e poi lancia un fulmine a costo nullo di fronte ai suoi occhi, per fargli capire che potrebbe colpirlo e fargli male. Ovviamente avendo rivelato la sua posizione corre subito ai ripari e ti corre in tondo, a non molti metri di distanza, fino a portarsi sulla tua sinistra, di nuovo.

P.S. Hiryu sperava Vrael si dedicasse ai serpenti e non badasse a lui, ma è stato deluso... ed è diventato molto cattivo xD Le svariate piroette anche in spazi ristretti sono consentiti anche dal CS in agilità, che fa si che non vada ad inciampare quando le esegue in movimento.
Detto io che mandavo il psot anche se fosse stata l'ultima cosa che facevo ù.ù


P.P.S. Nota tecnica: Ho utilizzato 3 giorni di proroga per via della mia vita scolastica... Chiedo ancora una volta venia al mio avversario :zxc:

Edit: Mi ero dimenticato di copiare i danni del Pg nello specchietto :arross:





Edited by Endymyon - 12/5/2013, 12:52
 
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view post Posted on 15/5/2013, 16:12
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E mentre il suo palmo era rivolto verso il cielo,
che finalmente tornava a rilucere cupo nei suoi occhi screziati d'ambrosia;
mentre indugiava in quella posa soave,
leggera come quella di un'antica statua serena nella propria perfezione;
mentre il suo volto si illuminava per un solo infinitesimale istante di smarrimento,
egli si chiese
si domandò


Se davvero esisteva un Dio da qualche parte, o se la sua Dea ancora guardasse a lui con occhi benevoli, con lo sguardo di una vergine sublime nell'alto del paradiso, perché allora stava subendo tutto quello ancora ed ancora?

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Per quale ragione consenti a quest'empio demone di amareggiare tuo figlio?
Di offenderlo?
Di umiliarlo?

Quale orribile ingiuria ti è stata da me recata?


Eitinel felice, ovunque ti riposi, per gli occhi miei beati e maliosi
... perché ...?


_° o O o ° _


Aveva sperato, vedendo l'aere purificarsi delle proprie nivee sbavature di cotone, che ogni cosa volgesse infine al suo tramonto. Che il manto imbiancato si levasse e si perdesse indefinitamente nella vastità del cielo per non fare mai più ritorno. Ma sempre il destino aveva per lui progetti differenti da quelli ch'egli sperava di veder realizzati, compiuti in quella loro semplicità così ovviamente disarmante, che pure gli avrebbe permesso di evitare la disfatta, di alzare il capo in alto e mostrare il bel mento all'avversario.
Quanto gli parve ingiusto allora il mondo, che tanto si concedeva agli altri suoi figli, dimenticandosi sempre di lui come se fosse null'altro che l'ultima ruota del carro, la pecorella smarrita e mai ritrovata che, alla fine, tutti si erano stancati di cercare.
Annaspò nella propria amarezza vedendo che i colori attorno a lui, da poco riemersi dopo un lustro di cecità, tornavano suo malgrado a tuffarsi nel velo perlaceo dell'indefinita nebbia.
Dell'odiata nebbia.
E fu allora che all'improvviso, quasi inaspettatamente si potrebbe osare, l'Elfo percepì la stanchezza pervadere le proprie membra, appesantirgli le braccia, fargli tremare le gambe imploranti. Ebbe chiara la sensazione del torpore che gli risaliva i polpacci, centimetro dopo centimetro, avviluppandosi con languida malevolenza lungo le cosce, ravvolgendosi con malizia sullo stomaco, le spalle, il sorriso incredulo che ancora tingeva la sua espressione da bambino.

E suo malgrado, ostentando astrazione, si sforzò di ghignare, ancora.

Perché qualunque cosa avesse provato prima nei confronti del Mezzodemone, ora non esisteva più (non che fosse mai veramente esistita a dire ... nulla di ciò che era successo pareva aver avuto alcuna consistenza per lui).
Ma ora, ora riusciva solo ad odiarlo per quel suo agire in incognito che forse era solo codardia, rifiuto d'affrontare il nemico quale guerriero e non come una fraudolento e venefico serpente.
Nemmeno Vrael era mai sceso così in basso, perfino lui aveva avuto quel briciolo d'onore che nei momenti più densi gli aveva permesso di scontrarsi direttamente col pericolo, di sfidarlo esattamente come farebbero due leoni in conflitto per il dominio del branco.
Ahimé, il mondo era però un luogo pieno di stortezze, di esistenze minori e prive di reale spessore.

Edwin, Edwin ... che faresti mai tu al mio posto?
Cosa diresti per trarti d'impiccio, per affrontare la situazione nel migliore dei modi?
Certo tu avresti già tutto in mente, nel modo che più rasenti il 'perfetto'.
Ma io?
Io che, diamine, mi sono stufato di vedersi ripetere sempre il medesimo scenario, come in un sogno incessante che, cominciato come visione giusto un poco inquietante, torni a ridondare sotto forma di orribile Incubo,
che devo fare?
Non chinare il capo come un servo, questo mai! Non lo permetteresti di certo!
Ma se nemmeno posso volgere gli occhi miei verso le beate stelle, cosa mi rimane se non piangere?
Cosa, se non disperarmi d'ogni mia sventura e sfortuna e ingiustizia?


Solo un istante e, distrazione sconclusionata di una mente ormai stanca d'ogni cosa, l'Elfo si accorse troppo tardi che l'avversario era nuovamente su di lei, bramosa fiera desiderosa d'affondare su di lui i propri affilati artigli.
Molte sensazioni si susseguirono velocemente nella sua testa allora, innumerevoli guizza di una coscienza che era però sul punto di cedere ai nervi, alla preoccupazione, alla temibile incombenza della morte.
Probabilmente gridò, urlò al vento la propria dolorosa contrizione mentre si accasciava al suolo come un albero il cui fusto sia reciso da legnai, andò ad immergere il capo nella polvere delle strada, respirando l'arsura di quel granuloso sentiero che a malapena riusciva a scorgere.
Dietro di lui, sotto di lui, percepiva chiaramente l'ingigantirsi d'una pozza vischiosa.
E poi
'Arrenditi dannazione!'
Un bagliore ed un sibilo cupo a seguire quell'affermazione come il battito secco del martello di un giudice che proclami la sua sentenza.
Ma la caparbietà, oscura malattia che più volte ha trascinato il mondo in lotte d'insensata ferocia, è un morbo assai difficile da controllare e sconfiggere perfino per la più preparata delle menti.
Figurarsi quindi come poteva sentirsi Vrael, sbattuto, atterrato, violentato.
Privo di quel razionale freno inibitore che ad altri avrebbe certamente suggerito 'rinuncia'!

« Che le ombre mi strappino via l'anima se sarò piegato da uno sciocco signor Nessuno ... »

sUbIxmX

Solo un mormorio mentre, nel ridondare tematico della nebbia, egli rispondeva all'avversario esattamente come lui aveva appena fatto. Ripetendo, rivisitando e tornando ad agire esattamente come aveva già fatto, proprio come c'era da aspettarsi. Fu raschiante allora il frinire dell'aria attorno a lui, mentre per l'ennesima volta il bianco della bruma si tingeva di neri disegni, oscure rune a dipingersi come lo sbavo d'un pittore distratto sulla tela.
Roboante il suo sbocciare, scuotersi ed infine dissiparsi come un lampo che sfolgori nel cielo solo un istante, prima di andarsene e lasciare dietro di sé solo l'imago stinta del proprio passaggio.
E quando la figura dell'Elfo fu ricomparsa sulla scena, ecco di nuovo i tratti demoniaci offuscare il suo tacito dolore che andava sempre più allargandosi come la pozza di sangue sul quale giaceva inerme, incapace di muoversi oltre.

Dal coro celeste, un riflesso adamantino rifulse come una stella,
come una meteora pronta a lasciarsi andare dal proprio etereo sostegno.



Vrael

C.S. 1 Astuzia


Energia_12% [11 + 11] + [11 + 22] + [22 + 11]
Status Fisico_Danno Critico da ustione, bruciature diffuse sul corpo, particolarmente gravi nella zona del volto. Danno Medio alle gambe, incapace di muoversi.
Status Psicologico_Molto affaticato e dolorante, ma ancora incapace di gettare la spugna.
Equipaggiamento_Islingr (riposta)
Albitr (riposto).

Tecniche utilizzate_

»Costellazione
Utilizzata nel turno precedente.

ͽL'Essenza del Chaos
»Come vessillo di questa sua indefinita identità, mista tra Bene e Male, mescolata con essi, ma mai esplicitamente uno dei due, l'Elfo ha sviluppato un metodo che gli consente di liberare la vera natura del proprio subconscio, potendo generare, nelle vicinanze del suo corpo, un flusso energetico dagli sfavillanti toni biancastri, percorso nella sua interezza da intricati arabeschi color della pece. Attraverso tale manifestazione (che sarà da considerarsi Dominio Elementale), Vrael sarà in grado di generare armi, proiettili, sfere, flussi e altro ancora, tutti formati da suddetto elemento. Tutte queste derivate della tecnica dovranno, tuttavia, avere lui -o comunque zone antistanti- come punto d'origine e non potranno perdurare sul campo di battaglia per più di un turno. La potenza del flusso è variabile, direttamente proporzionale al consumo speso per richiamarlo (eventuali tecniche a 360° saranno di un livello inferiore al costo speso).
[Personale - Dominio Elementale - Offensivo]


»Corpo d'Ombra
Quale miglior elemento dell'Ombra per colui che da un vita giace in essa, strisciando nelle sue voluttuose spire e crogiolandosi tra i suoi veli? Dopo un tempo così lungo trascorso a celarsi dietro al più oscuro dei ripari, al più subdolo dei nascondigli, Vrael ha acquisito la capacità di rendersi un tutt'uno con essa, mutando il suo corpo fino a renderlo scuro come densa pece, vibrante come oscurità liquida. Durante l'utilizzo della tecnica, gli occhi dell'Elfo si tingeranno di bianco, e le sue fattezze tenderanno a farsi più spigolose, più demoniache pur non compromettendone la riconoscibilità. Fintanto che permarrà in questo stato, l'Elfo sarà immune a qualsiasi genere di attacco fisico non tecnica, che semplicemente lo attraverserà come se il suo corpo fosse composto di fumo; allo stesso tempo, dovesse egli trovarsi in zone oscurate, la sua figura diverrebbe molto difficile, se non impossibile da individuare.
La tecnica ha una durata complessiva di due turni, svanendo al temine del secondo o prima, a seconda del desiderio di Vrael.
Costo. Medio


Note_ Anzitutto, scusami di nuovo, ma anche io sono stato costretto a prendermi un giorno di proroga^^''' Almeno questa volta non è stata indolenza, ma una serie di impegni abbastanza pressanti.
Per quanto riguarda il post, ho fatto davvero fatica a scriverlo, perché non mi aspettavo che utilizzassi la tecnica di Nebbia ancora una volta, di fatto togliendomi qualsiasi possibilità di variare un poco il mio utilizzo delle tecniche ... per carità, strategia ottima per sconfiggermi, ma speravo che si potesse variare un filino di più.
In termini di movimento, esattamente come negli altri post, non c'è nulla di particolare. Vrael è gravemente ferito, privato della vista, abbattuto mentalmente ... eppure non riesce ad arrendersi come se nulla fosse.
L'intero post è sviluppato sopra questo tema, e non starò quindi a ripetermi allungando ulteriormente lo specchietto.
Ben sapendo che nel prossimo turno sarei stato totalmente incapace di fare alcunché, scommetto tutto in quest'ultima offensiva disperata. Mi prendo in pieno l'attacco alle gambe (mi sembrava inverosimile che Vrael riuscisse ad attivare la tecnica in tempo ancora una volta), e di conseguenza l'Elfo si accascia a terra, incapace di sorreggersi ed ormai gravemente compromesso.
Riesce tuttavia, in un ultimo sforzo, ad utilizzare il proprio dominio elementale a costo Alto, sempre a 360° gradi; poi, non appena questo svanisce, egli fa di nuovo uso di corpo d'ombra per prevenire ulteriori attacchi che di certo lo porterebbero alla morte (Ok, PK off, ma il realismo imponeva una simile scelta :'D).
Solo a fine post c'è un riferimento all'attacco "Costellazione" che dovrebbe avere effetto in questo stesso turno.
 
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Endymyon
view post Posted on 20/5/2013, 20:47






Tutte le strade portano a... Neirusiens
Narrato
Parlato

Ed era fatta, finalmente. Tutto sarebbe finito in poco tempo, pensò impaziente il mezzodemone.
Il suo avversario, debilitato, era a terra, caduto dopo le ferite inferte dalla progenie demoniaca che l'assassino era costretto a portarsi appresso. Come un marchio di fabbrica. Visibile a tutti affinché fosse catalogato. Per i più, per quelli che erano “la gente normale”, lui non era altro che una creatura di un demonio sceso in terra a deflorare una fanciulla della sua rosa. Le azioni del padre, in quel mondo crudele, andavano a costruire le pene del figlio. Le lame non furono le uniche cose taglienti a cui il corpo sin da piccolo dovette abituarsi, ma anche le eteree spade delle lingue biforcute lo ferirono spesso.
Reietto fu, e reietto continuerà ad essere, ma ciò non fermerà la sua ira. Ogni angheria che aveva subito gli infiammava più che mai il petto. Nessuna parola si era persa nell'aria come avrebbe dovuto, bensì al pari di mattoni gravavano tutte sul suo cuore, ormai impossibilitato a reggere tutto il peso accumulato negli anni.
Non solo voleva vendicarsi con pene dieci volte più atroci, ma voleva spezzare le menti di chi lo aveva maltrattato. Come il classico cattivo nelle storie poco più articolate delle fiabe, voleva far soffrire le persone.
La sua opera catartica si fermava sempre di fronte a persone che con lui non avevano mai avuto a che fare. Come l'elfo su cui posava lo sguardo. Doveva diventare portatore delle pene di tutti gli uomini?
L'assassino lo vedeva senza comprendere ciò che i suoi occhi gli indicavano, per via della battaglia interna che si era accesa.
Essere morte, o semplice sofferenza?
Uccidere, o torturare?
Gli articolati disegni oscuri che si formarono, espandendosi poi da quel corpo pieno di ferite che riversava in una pozza di sangue sollevarono Hiryu da terra. Quella cupola di misteriosa materia gli tolse il fiato, e per un eterno momento lo impaurì.
Aveva perso il controllo. Sbalzato via, l'aria lo avvolgeva dappertutto. L'ancora che lo teneva agganciato a terra sembrava essersi spezzata.
E lui non sapeva volare.
Il mondo girò su se stesso, le mura fecero capolino per poi sparire dietro l'erba in un'angolazione strana. Veloce e fugace, ma al contempo atemporale, l'attimo infine si dissolse e l'assassino tocco terra in modo tutt'altro che dolce. Con gli artigli e con la speranza si aggrappò al primo fascio d'erba e lo strinse, strappandolo da terra.
Balzò in piedi rapido e si voltò ancora una volta a vedere quella faccia ustionata. La disperazione di una frazione infinitesimale divenne rabbia mescolata a rispetto. Nervoso, provò ad asciugarsi frettolosamente le mani contro i pantaloni, per poi passarsi la sinistra tra gli argentei capelli, tirandoli all'indietro.
Sospirò gettando fuori l'aria, osservando quel fascio di luce che poco distante investì la terra facendola quasi tremare. La magia, che dal nulla si manifestò andando a scaricarsi nell'esatto luogo in cui i fasci oscuri si erano abbattuti sull'assassino in precedenza.

Caparbiamente rivolgi le tue forze contro di me anziché aggrapparti alla vita. Perché?
Non ti sono care altre persone che si dispiacerebbero nel vederti morto?
Non hai forse chi ti ammira e ti vuole bene? O per lo meno qualcuno che ti rispetta?


Avanzò piano verso i vestiti che aveva buttato all'inizio dello scontro. Il dolore lo percosse da capo a piedi, tanto erano estese le sue ferite. Le giunture gli sembrarono stridere nei piccoli movimenti, e la carne gli doleva per le varie botte che aveva preso durante lo scontro.
Sistemata la maglietta, si diresse verso l'elfo, continuando a parlare con il solito tono apatico, ma più grave, quasi provando a dare un'enfasi a ciò che diceva:

Spesso ho sostituito la morte per sopravvivere, e non solo per quello... Dimmi perché non dovresti morire? Se l'orgoglio ti spinge a dimenticare persone care, o il tuo obiettivo nella vita, perché non dovrei chiuderla qui e adesso, la tua esistenza?
Così, a freddo, mi sembri un fantasma, spettro di una vita che non vuoi più vivere, se mai l'hai vissuta.


Gli occhi grigi brillarono di un verde intenso. Verde che racchiudeva in sé speranza, vitalità, ricordi e dolci suoni di un cuore diverso dal suo.
Avrebbe scavato nei ricordi di quei due specchi d'ambra che ancora si vedevano sotto le bruciature, provando ad indagare la vita e le emozioni altrui, lasciando fluire dentro di sé ciò l'altro pensava e voleva. Scoprire i desideri e le paure dell'elfo, perché nelle sue mani sentiva il peso del giudizio supremo.
Sarebbe stato uno spettatore di una vita racchiusa in un istante.


Saette partirono da ambedue le mani, congiungendosi. Un fascio oscuro fascio di tenebre incontrava l'immacolato candore di una diversa elettricità. Insieme divennero un leone, che veloce corse verso la figura distesa a terra, tuffandosi con le fauci aperte sulla testa del nobile.




Hiryu

Energia: 23% -6%- 0%= 17%

Cs: 1 Agilità
Stato fisico: Debilitato. Indolenzito su tutto il corpo in pratica. Danni: Medi+Bassi su tutto il corpo + Medi all'addome
Stato mentale: Indeciso
Passive: -Abilità razziale dei mezzi-demoni (Autosufficienza) normale psionica di livello passivo
-Abilità dei Void Runner che consiste nel annullare la propria presenza a partire da quella sensoria (non compie rumori né rilascia odori)

Attive utilizzate: « Thundaga (Thunder God)»
Essere in grado di manipolare la folgore non solo è utile per uccidere in giornate di pioggia facendolo sembrare un incidente, ma è favorevole soprattutto quando si riesce a manipolarne anche il colore. Una scintilla rossa sembra fuoco, e se una tenda prende fuoco, chi può incolpare chi? Potrebbe essere caduta una candela, o un tizzone ardente.
Per non squarciare l'oscurità con la luce basta che la folgore sia nera, e in pochi la percepiranno visivamente.
Prosciugare le proprie energie per un cadavere in fin di vita in modo da non lasciare troppe tracce potrebbe compromettere la fuga, e perciò il controllo è totale, anche il dispendio e la potenza dell'elettricità vengono decise arbitrariamente.
Tecnicamente parlando è una variabile offensiva di dominio elementale, e con essa si possono manipolare sia la forma, sia l'intensità che il colore della folgore.
[Tecnica personale 1/10- Abilità Costo: Variabile Nullo]

Spia: L'assasino si insinua nella mente del proprio nemico, venendo a conoscenza del suo passato, delle sue debolezze e dei suoi tormenti più nascosti.
La tecnica ha natura psionica. Una volta percepito il nemico in qualche modo, anche solo averlo visto, Hiryu riesce ad intrufolarsi nella sua mente e carpirne le paure e i segreti più oscuri. Tecnicamente parlando, si scoprono le informazioni del background del personaggio che ha subito la tecnica. La tecnica non provoca alcun danno alla mente della vittima, avendo la sola funzione di raccolta di informazioni, che potranno poi essere impiegate come meglio si crede.
Consumo di energia: Basso


Azioni di Hiryu: Piccolissima introspezione per non distogliere troppo l'attenzione dallo scontro, Hiryu vedendo Vrael a terra dentro di sé esulta, un po' per essere riuscito a ferirlo con gli artigli, un altro po' perché è sadico (oppure perché a breve gli rinfaccerà qualcosa? Bho, vedremo xD)
Purtroppo si becca la tecnica in pieno, essendosi distratto... di nuovo... giuro che la prossima volta lo porterò più sveglio ù.ù Si sente un po' la paura di non riuscire ad avere il controllo sulla situazione quando viene sbalzato in aria dalla tua tecnica, ma poi si riprende.
Si rimette la maglietta, ma non il cappuccio con il mantello lacerato. Usa la tecnica Spia per vedere la vita di Vrael (mai fidarsi solo delle parole, i sentimenti e i ricordi sono meglio, no?... no XD)
Di nuovo a costo nullo, solo per la scena... Effettivamente Vrael forse non vedrà molto in lontananza se non un bagliore, e vedere il leone solo da vicino, ma poco importa...
A te la tastiera :ter:

Note tecniche: Mi scuso con Strange per aver chiesto delucidazioni in merito alla tecnica Costellazione nel topic riguardante le domande sul regolamento (per il quale sono andato un po' nel dettaglio dello scontro) e mi assumo la responsabilità, se ciò inciderà sulla sportività.
A proposito di sportività, ho deciso di non far subire a Hiryu la tecnica Costellazione siccome né al momento del cast, né in seguito il mio pg può essere localizzato da Vrael (siccome costellazione sembra “infallibile” non essendo esplicitata alcuna condizione per la quale essa non debba colpire un nemico non localizzabile, ho chiesto consiglio nel topic apposito)




 
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view post Posted on 26/5/2013, 19:22
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Cos'è che ci rende vincitori?
Non certo la vittoria in sé, senza ombra di dubbio.
Molti, anzi moltissimi re si sono resi conto, dopo aver prevalso nella lunga guerra contro una nazione nemica, che la loro vittoria forse non era stata poi così soddisfacente. Non quando, voltandosi, potevano scorgere dietro di sé le ceneri fumanti della devastazione, le pile annerite dei cadaveri ai margini delle strade, le macerie di castelli e roccheforti.
Ma soprattutto non quando, infingarda beffa del fato, il nuovo territorio che s'era appena conquistato rifiutava di piegarsi al suo malvoluto desiderio. E così quella che era stata una battaglia fra re si trasformava con estrema rapidità in una guerra civile, nei cui esiti si sarebbe potuta ricercare solo l'ennesima devastazione.

A morte gli stolti che vinta una battaglia credono di possedere il mondo.
La loro scioccheria li guiderà solo verso la forca che meritano.
Il posto d'onore che gli spetta di diritto.
E quando compiranno il loro ultimo viaggio, attraverso folle scalpitanti giunte apposta per assistere al loro scherno, quando si appresteranno a salire i gradini che li condurranno al boia - i loro ultimi gradini, nonostante tutte le preghiere -, allora forse si ricorderanno di quanto meglio stessero prima d'aver cominciato tutte quelle inutili ostilità terminate in una falsa vittoria.
E voltando lo sguardo al cielo che ingrigisce per l'ultima volta, domanderanno agli dei una salvezza che in cuor loro sanno che non gli verrà concessa.
A quale pro salvare un guerrafondaio?
A quale pro salvare un guerrafondaio stolto?


Poi verrà la storia, confusionario mescersi di pareri ed opinioni, e il fato del 'Lord Vincitore' si vedrà trasformare di racconto in racconto, talvolta mostrato come superbo cadere di un tiranno, talvolta come l'ingiusto crollare di un salvatore.
E alla fine della giornata, una volta terminati i dibattiti sulla verità, una volta lasciate da parte le dicerie, carine da discutere ma di ben poco peso quando si deve stabilire la verità, si dovrà scrivere qualcosa da tramandare ai posteri.
E quello su cui tutti si troveranno a doversi dire d'accordo sarà solo questo: il Lord Vincitore alla fine era morto.

° ° ° ° °

Fluttuava in un mare nero e bianco.
Un oceano di spuma e cenere.
E tutto ciò a cui riuscì a pensare, che fu capace di mettere a fuoco in quel suo disperdersi dei sensi, fu la sciocca favoletta che aveva sentito raccontare tempo addietro in una delle tante taverne di Neirusiens. Non che le visitasse spesso, non aveva molta stima per simili luoghi, ma talvolta capitava che avesse bisogno di staccare dalla tediosa burocrazia che oramai aveva intriso la sua vita lassù, ai piani alti del consiglio della città. E allora per una sola notte, ma anche per un solo momento, aveva bisogno di staccare dalla realtà, di abbandonare quell'apparente impeccabilità che oramai lo caratterizzava alla luce del giorno.
In fondo lui stesso era stato un ladro ed un assassino prima.
E quella sera che gli capitò di imboccare una via secondaria, pronto a cedersi ai lussi notturni che la città aveva da offrire, gli capitò di udire un vecchio ubriacone - peraltro accasciato sul proprio tavolo -, ripetere quella storiella ad alta voce, senza che nessuno gli prestasse veramente orecchio.
Quasi nessuno, in effetti.
Lui, Vrael, si era messo a sentire.
E aveva riso del cadente singhiozzare dell'uomo troppo avanti con l'età per reggere tutto l'alcol che pareva aver ingerito. Si era fatto beffe del suo continuo alzarsi appoggiandosi al tavolo col le braccia, solo per poi caracollare di nuovo stratato sul legno. Però quella favola non l'aveva mai dimenticata.
E aveva deciso che sarebbe servita a ricordargli, giorno dopo giorno, che tutto ciò che la vittoria di Edwin, la sua vittoria, gli aveva portato, poteva collassare su se stesso da un giorno all'altro.
E quella consapevolezza invece di agitarlo, invece che gettargli addosso una pesante cappa di ansietà, l'aveva reso per qualche motivo più tranquillo. Come un bambino che abbia appena appreso che un giorno la morta giungerà anche per lui.
Valar Morghulis
Ed era forse proprio per quello che, annaspando nel proprio sangue in quel preciso istante, non riuscì ad avere paura. Lui, proprio lui che temeva e rifuggiva la morte come il peggior fato in cui potesse incappare una creatura mortale; lui era tranquillo. Quasi rilassato si sarebbe potuto dire, non fosse stato per il dolore pungente delle ferite, che nonostante tutto riusciva a smuovere il suo placido giacere a terra, il volto nero e distorto coperto solo un poco da polvere e sudore oltre il cupo velo dell'incantesimo che lo proteggeva.
Non poteva vedere nulla innanzi a sé, né tanto meno era mai riuscito ad udire qualcosa.
Chi poteva dire quando sarebbe calata la mannaia?
Il Senza Nome era un assassino ed un demonio. Non c'era quindi da sorprendersi se avesse deciso di approfittarsi e di finirlo là dove si trovava. Che morte onorevole avrebbe allora avuto Vrael, il nobile Elfo secondo per importanza nella città e braccio destro di Edwin! L'avrebbero trovato a terra, nel fango ... o forse non l'avrebbero trovato affatto.
Chissà allora cosa avrebbe detto la Storia di lui?
Chissà a quale accordo sarebbero giunti i grandi maestri del tempo?
Probabilmente, proprio come nella storia narrata dal vecchio ubriacone, tutti avrebbero potuto convenire su un unico punto: l'Elfo era morto.
Non c'era bisogno dei 'perché' per giustificare un dato di fatto.


Udì uno schiocco in lontananza, il vibrante suono dell'ennesimo fulmine che gli sfiorava le orecchie, mentre le parole pronunciate dalla probabile progenie d'uno stupro aleggiavano ancora attorno a lui assieme alla nebbia.

Caparbiamente rivolgi le tue forze contro di me anziché aggrapparti alla vita. Perché?
Non ti sono care altre persone che si dispiacerebbero nel vederti morto?
Non hai forse chi ti ammira e ti vuole bene? O per lo meno qualcuno che ti rispetta?


E mentre tinte nere andavano drappeggiandosi ai contorni della sua visuale, sipario pronto a chiudersi da un momento all'altro sulla vicenda, Vrael canticchiò di nuovo dentro di sé:
"Cos'è che ci rende vincitori?
Non certo la vittoria in sé, senza ombra di dubbio."


69cDIUR

E alla fine, muovendo la testa giusto un poco di lato, mostrando la curva del collo quasi si stesse offrendo all'esecutore quale vittima sacrificale, fu in grado di dire solo alcune parole prima che l'immagine di fronte a lui svanisse del tutto.

Tutti gli uomini devono morire.

Poi l'abisso inghiottì il paradiso.



Vrael

C.S. 1 Astuzia


Energia_12% [11 + 11] + [11 + 22] + [22 + 11]
Status Fisico_Danno Critico da ustione, bruciature diffuse sul corpo, particolarmente gravi nella zona del volto. Danno Medio alle gambe, incapace di muoversi.
Status Psicologico_Molto affaticato e dolorante.
Equipaggiamento_Islingr (riposta)
Albitr (riposto).

Tecniche utilizzate_

Note_Niente di che da aggiungere, è un post conclusivo nel quale non potevo certo permettermi particolari virtuosismi d'attacco x'D Ah, ho usato l'ultimo giorno di proroga rimastomi, tanto per chiarire^^
Ringrazio Endymyon e mi scuso se non sono stato particolarmente competitivo ... d'altronde, in questo condizioni, dubito che avrei potuto fare di meglio ;P
 
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view post Posted on 8/6/2013, 11:27
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Endymon

~ Scrittura. 5.0/10.0
Ciò che si nota subito leggendo uno dei tuoi post è la mancanza - l'uso scorretto - della punteggiatura. Davvero, utilizzi troppo spesso i punti, che sono pause lunghe, quasi per niente invece utilizzi le virgole, che potrebbero legare in maniera più armoniosa frasi che spezzi con violenza. Errori sintattici non ce ne sono - tranne qualche errore di battitura dovuto probabilmente alla distrazione - ma risulta poco chiaro lo stile da te adottato: a tratti sei molto descrittivo, quasi prolisso nel farlo, mentre in altri momenti sei più descrittivo e sconclusionato. Devi dare un'uniformità al testo che non si riferisca solamente a ciò che scrivi, ma anche a come lo scrivi. L'introspezione sembra solo aleggiare nell'aria, eppure non è presente davvero; metti in mostra i sentimenti del tuo personaggio solamente con dei brevi pezzi di dialogo in cui esterni ciò che prova e sente. Lo scritto dovrebbe amalgamare descrizione ed introspezione, rendendole parti che combaciano e si unicono in un solo testo, armonioso e scorrevole. I tuoi post sembrano invece essere divisi in parti dedicate ad ogni aspetto della scrittura, il che rende molto più pesante e frivola la lettura. Lavora su questi punti e vedrai che migliorerai senz'altro, perché le basi ci sono.


~ Strategia. 5.25/10.0
Monotona. Per tutto il duello - quello vero - non hai fatto altro che utilizzare la combo Nebbia + Fulmini - solo in un turno hai utilizzato i serpenti - risultando davvero molto monotono, oltre che prevedibile. Nello spoiler hai giustificato la cosa dicendo che la tua è una scheda con pochissime tecniche, eppure il numero di tecniche che avresti potuto utilizzare era di gran lunga superiore - ne ho contate almeno sette, in scheda -. Inoltre, le tue strategie si limitavano sempre e solo all'attacco, non ti sei mai difeso dagli attacchi nonostante ne avessi la possibilità. Gli attacchi ad area, infatti, sono difendibili al pari delle normali tecniche, con le adeguate difese. Con gli attacchi fisici, invece, ti ho trovato alquanto esagerato: ogni turno veniva condito da almeno due o tre attacchi fisici, magari intervallati anche da frasi che Hyriu riferiva a Vrael. In un combattimento, soprattutto durante azioni così veloci, non hai il tempo per colpire più volte l'avversario, parlare e spostarti una volta finito, è troppo! Devi cercare di bilanciare l'attacco e la difesa, quindi di dosare e controllare il tempo che c'è tra le varie azioni: se tu fossi al posto del tuo personaggio come sfrutteresti questo tempo? Ultimo errore è stato sicuramente quello di utilizzare per due volte di seguito il fulmine a consumo nullo. Se una volta può starci ai fini dell'interpretazione, la seconda volta non ha alcuna base, perché è scontato ed è semplicemente una ripetizione di ciò che è avvenuto precedentemente. Ti trovi in un duello, anche se ha pk off, non dimenticarlo!


~ Sportività. 6.25/10.0
L'unico errore riscontrabile è stato quello di chiedere nel topic apposito delucidazioni riguardo la pergamena Costellazione. Partendo dal presupposto che avresti dovuto farlo dopo il duello - o almeno dopo il turno in questione - la domanda sarebbe dovuta essere di carattere generale; la tua invece aveva un carattere prettamente specifico, che ti è costata quindi una penalizzazione di 0,25 in sportività. Ricorda, è giusto chiedere, ma non durante il duello. Ho inoltre diminuito il punteggio perché avete fatto solamente quattro post di combattimento - tre, in realtà -.


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Voto Finale: 5.50/10.0




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Strange

~ Scrittura. 6.75/10.0
Curata. Quando leggo i tuoi post, penso sempre di trovare qualche errore, eppure mi ritrovo spiazzato quando, alla fine di questo, non trovo nulla che non vada. Tutto sembra curato alla perfezione, come piccoli tasselli di un puzzle che vanno a ricostruirsi. Elemento principale posto ad importanza nei tuoi post è sicuramente la presenza del personaggio, che si rivela profonda ed azzeccata al contesto, oltre che estremamente dettagliata. E' sempre possibile infatti sapere cosa pensa il personaggio, come si relaziona in base agli altri personaggi, alle situazioni. In più, riesci ad unire a questa forte introspezione anche delle descrizioni ben dettagliate degli ambienti e dei fatti, completando il post in maniera ottima. L'unica pecca dei tuoi scritti è la poca importanza che dedichi alle fasi di combattimento: chiuso in sé stesso, Vrael sembra quasi dimenticarsi di stare combattendo. E' importante invece conoscere sempre nel dettaglio le azioni che vengono compiute, anche quando queste risultano più difficili da descrivere a causa di agenti esterni - come la nebbia, ad esempio -. Stai inoltre attento alle ripetizioni, ne ho trovate molte nei post.


~ Strategia. 5.75/10.0
Rilassata, fin troppo. Sin dall'arrivo dai al tuo personaggio questa tendenza all'autodistruzione, prendendo colpi che avresti potuto difendere perfettamente e limitandoti, ogni turno, a lanciare una semplice tecnica offensiva ad area. Come per il tuo avversario, anche tu infatti risulti abbastanza monotono e prevedibile, ma in questo caso la colpa non è solo tua. Nonostante la nebbia, infatti, avresti potuto trovare delle strategie più complete; il tuo personaggio è rimasto praticamente fermo per tutto il duello, continuando a ricevere colpi - difendendone alcuni - e a lanciare tecniche ad area. Mai un oggetto, una tecnica diversa, degli attacchi fisici: Vrael era immobile, semplicemente, proprio come le sue strategie. Devi lavorare molto su questo campo, dato che anche all'arrivo fu il campo peggiore.


~ Sportività. 6.50/10.0
Nulla da segnalare. Sportività pulita - a volte, anzi, hai esagerato nel risultare sportivo, prendendo danni più del dovuto - senza eventuali virtuosismi. Come per il tuo avversario, ho diminuito il punteggio perché avete fatto solo quattro post di combattimento - tre, in realtà -. Attento a come hai usato la variabile offensiva nel primo turno di combattimento: non è completamente antisportivo, ma di sicuro quel modo di fare è al limite della sportività - immagina di avere una tecnica a lungo raggio ed usarla come hai fatto tu: diventerebbe ad area senza diminuire la potenza -.


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Voto Finale: 6.25/10.0



La vittoria va a Strange.

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Io ne guadagno 350 - il prossimo mese -.
Per qualsiasi dubbio mandatemi un messaggio privato.
 
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