Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Bloody Wings

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Lud†
view post Posted on 9/5/2013, 14:45 by: Lud†

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Striature cremisi sangue tinsero l’indaco della tunica e macchiarono le sue gambe lievemente abbronzate, Morpheus sguazzava in una cloache di sangue, dinanzi a lui il corpo di Albert penzolava inerme con il volto immortalato in un ultimo grido di dolore. I suoi occhi, ormai abituati all’orrore, scorsero rapidamente sul quel corpo martoriato, scrutarono le costole che sporgevano volte in una posa innaturale, osservò le gambe, le braccia, il collo, e ne arrivò una tremenda conclusione. L’assassino era stato brutale, aveva scolpito quelle fattezze angeliche quando la sua vittima ancora era cosciente, ancora era in vita. Non vi erano segni di strangolamento, ma soprattutto non vi erano tagli, le costole erano state estirpate dalla propria sede a mani nude, senza nessun ausilio, quale persona sarebbe stata capace di tanto? Il fetore del cadavere man mano che gli si avvicinava aumentava sempre di più, non era stupito Morpheus se Vaairo aveva deciso di tornare al piano di sotto, anche lui se non fosse stato un drago, e quindi abituato a cadaveri ancora lordi di sangue, avrebbe avuto il disgusto per gli odori e la visione che quella stanza gli aveva presentato. Intanto al piano di sotto continuava il trambusto e lo scontro, ma il drago non parve accorgersene, la sua mente e i suoi sensi erano tutti rivolti verso il corpo, persino Floki non era altro che un fantasma e un ricordo sbiadito in quella stanza, ove l’unica cosa a fuoco era il cadavere di Albert. Le dita scorsero leggere accarezzando quasi il corpo, palpandone la superficie, fino a giungere all’emilato destro, lì un profondo solco era scavato nel corpo della vittima, a primo impatto non vi fu nulla da vedere, soltanto un ammasso di muscoli e legamenti che stavano lentamente marcendo, stava passando oltre quando la sua attenzione si spostò su un filo ondulato lordo di sangue che spuntava come la punta di una molla fuori dal corpo. Accertato che non c’era più nulla da cercare nel corpo, con disarmante tranquillità il dragone cominciò a sfilare uno a uno gli uncini che sorreggevano l’angelo della morte. Lo adagiò delicatamente sulla sedia, e quando la schiena si si conformò sullo schienale della sedia, ai piedi di quest’ultima, un frammento verde, grosso quanto un’unghia e simile al vetro, brillò quasi per un momento come a voler attirare la sua attenzione.
« Floki vieni a vedere. » L’uomo aggrottò le ciglia e afferrò tra le dita il pezzo di vetro, l’osservò da vicino, strizzando l’occhio, controluce, la leccò pure fin quando uno sputo disgustato non fuoriuscì dalla sua bocca.
« Puah. Questa è melma. » Gettò la scheggia in terra e la calpestò con forza, quando tolse la scarpa essa non aveva neanche un segno, non un singolo graffio.
« Un materiale così resistente sporco di fanghiglia verde ». Un ghigno si dipinse lentamente sul volto di Floki, come se avesse già intuito il luogo di provenienza. « C'è solo un posto in tutta Taanach dove si può trovare roba del genere, sai? » Morpheus pensò per un breve attimo, poi qualcosa nel suo cervello si spalancò in modo similare a un cassetto che scatta automaticamente facendo così uscire immagini e ricordi dalla sua testa. Nella sua mente si sviluppò l’istantanea di un luogo, dall’alto scrutò, in uno dei suoi voli di perlustrazione, un anello circolare di notevoli dimensioni, arene, tre per la verità, ognuna divisa dall’altra da una spessa muraglia di un materiale simile al vetro ma di una consistenza tale da renderlo quasi indistruttibile. Le arene, tutte circolari, erano ricolme della melma verde da cui proveniva il nome, e da quattro camminamenti in marmo posti a poca distanza da una pozza d’acqua melmosa. « La Fossa Verde », sospirò Morpheus perdendosi nei suoi ricordi, lasciando che la voce sfumasse verso la fine facendo così perdere le parole nel vuoto, leggiadre, lente. Le iridi cristallo si poggiarono sorridenti sul volto di Floki, avevano un luogo, avevano un indizio. « Iniziamo da lì le nostre ricerche? »
« Si. Ma prima interrogheremo quei quattro... potrebbero aver visto o sentito qualcosa. »
Floki si avvicinò alla porta, si girò poco prima di sparire oltre l’uscio.
« Se vuoi dai ancora un'occhiata in giro. Quando sarai pronto raggiungimi di sotto..e non dimenticarti Albert. »
« Ok, quando ho finito scendo. »
Appena Floki cominciò a scendere le scale Morpheus estrasse il filo dal corpo della vittima, lo afferrò dall’estremità con l’indice e il pollice di ambo le mani e tirò fino allungarlo completamente, il filo era lungo una ventina di centimetri, a quel punto il ragazzo si sputò in una mano, bagnando il filo e sfregandolo sulla sua tunica con l’intento di ripulirlo dal sangue incrostato. Quando ebbe finito il filo si dimostro essere un capello ondulato di circa venti centimetri, il colore era biondo pallido, ma presentava venature grigie. Con sorpresa notò come quel capello appartenesse a una donna di mezz’età, rimase per un attimo basito da quella rivelazione, cercando di carpire motivazioni diverse per il quale il capello di una donna potesse finire all’interno di un corpo. Forse era una falsa pista lasciata lì dal vero assassino, o forse la realtà era semplicemente qualcosa che lui stesso non voleva accettare. Una donna, che per sua concezione doveva essere un qualcosa di puro, di non contaminato dalla brutalità dell’uomo. Infine notò l’ultima traccia lasciata dall’assassino: Sul letto, lì dove doveva esserci il cuscino, vi era una macchia scura simile a una pozza d’acqua, si avvicinò, talmente vicino da poter annusare con il naso l’odore acre che essa emanava. Doveva essere quasi sicuramente sudore, infine come Floki aveva fatto con la scheggia, così Morpheus leccò la stoffa avendo così conferma. Era sudore, come se l’assassino si fosse sdraiato al termine del suo lavoro, come se esso avesse sudato in preda al panico o – molto più probabile – all’eccitazione mentre con gli occhi socchiusi ripercorreva la scena appena conclusa. Stava tracciando, senza accorgersene, una bozza del profilo psicologico della donna, una pazza psicopatica squilibrata che probabilmente trovava enorme eccitazione nello squartare brutalmente le proprie vittime. Doveva essere sicuramente egocentrica, spiattellando il suo lavoro così in bella vista, voleva essere vista, voleva che la sua opera fosse al centro dell’attenzione, voleva sfidarli credendosi più brava. Ma questo genere di assassini solitamente avevano un difetto: Lasciavano fin troppi indizi.
Prese il corpo di Albert tra le braccia, cercando almeno nella morte di conservare il rispetto per lui, scese le scale, adagiò il corpo su di un lenzuolo bianco, la sua tunica era lorda di sangue, la sua pelle macchiata di purpurei aloni i suoi occhi vagheggianti e fissi in un punto non definito della locanda. Si avvicinò a Floki e a Dave quasi fosse un fantasma, sporco, lercio e di cattivo odore. Ma con un ghigno che si dipingeva a mezzaluna sorridente, ricolmo di ebbra eccitazione.




Niente da aggiungere a quanto detto in confronto.
 
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25 replies since 27/4/2013, 15:55   641 views
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