Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Bloody Wings

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Lenny.
view post Posted on 27/4/2013, 15:55




Bloody Wings ~


Sangue ruscellava tra le sue dita.
Seraphim non vi badò. Con la mancina teneva tratto in alto il lembo di carne adiposa dalla spalla del cadavere, mentre con la destra continuava a lavorare di uncino. Aveva così tanto lavoro da fare, e così poco tempo. Uccidere un uomo era facile, uccidere un uomo forse era anche bello, ma a Seraphim non interessava. Il potere donatogli dal Nero Signore, in tutta la sua magnificenza, implicava che Seraphim avesse anche delle precise responsabilità alle quali adempiere.
Sudore gelido imperlava la fronte. Colava dalle ciglia in uno stillicidio regolare, l'unico modo che aveva per scandire il tempo.
Mentre infilava il dodicesimo uncino nella carne del cadavere- non lo avrebbe mai chiamato "vittima", mai!- Seraphim pensò a che assurde e ridicole marionette erano gli esseri umani, sgambettanti su un volgare proscenio di sangue. Un tempo anche Seraphim era una di loro. Prima che incontrasse il Nero Signore.
Prima che Seraphim potesse comprendere.
Due strappi decisi alla corda, e Seraphim elevò il suo quinto lavoro ad angelo. Un angelo dalle ali di sangue.
Seraphim sorrise.
Le piaceva fare bene il suo lavoro. Le piaceva perché le regalava una ineffabile sensazione di pace. Per un po' di tempo.
Seraphim si accovacciò sul letto. Sopra la sua testa, l'angelo rosso la fissava silenzioso. Ebbe l'impressione che anche lui le stesse sorridendo.
Il torpore di quel pensiero la avvolse come una morbida vestaglia. Seraphim si assopì, senza smettere di pensare al suo angelo custode.
Il suo sguardo le aveva donato qualcosa.
Come la felicità misteriosa di un ricordo d'infanzia.

___ _ ___

Floki notò con mal velato dispiacere che Dave McKean si stava avvicinando alla stamberga. Alzò lo sguardo verso il sole rosso dell'alba, chiedendosi in cuor suo perché quella vecchia mummia fosse arrivata all'apuntamento più tardi del previsto. Guardò con la coda dell'occhio la figura del guardiano attraversare la piazzetta circolare ostruita da cumuli di rifiuti, allagata da pozze di vecchio piscio, per poi imboccare la straducola polverosa che portava alla stamberga, avvicinarsi a passo claudicante fino alla sua postazione. Floki era in piedi, schiena adagiata sul legno scuro della taverna dei "Quattro amici" -come segnava la scritta incisa sull'insegna- ma non degnò Dave neanche di uno sguardo sprezzante.

« Dove sono i miei uomini? »

Grugnì, la voce rauca resa dal tabacco scadente e dall'età avanzata. Nonostante avesse una rispettata nomea (anche prima di collaborare con il Goryo), Floki Grimher non era più il mastino da caccia di un tempo. gli anni da guardia carceraria nella Fat Whore erano scivolati via, lasciandogli solo un mare di rimpianti e un oceano di stanchezza. Un uomo corpulento, faccia appesantita, ventre prominente. Lunghi capelli biondi sbiaditi dal tempo e ondulati, lineamenti scavati, labbra carnose, baffi e pizzetto di un biondo stopposo, naso deturpato dalle vene scoppiate, sulla guancia sinistra svettava una lunga cicatrice obliqua. Indossava stivali di cuoio sotto il ginocchio, giubba marrone sopra brache grigie.

« Ah-ha. »

Dave McKeane ridacchiò, togliendosi il sigaro di bocca.

« Io il mio dovere l'ho fatto, vedrai che saranno qui a momenti.»

« Lo spero per te. »

Finalmente, Floki si decise a guardare in faccia il suo interlocutore. Purtroppo per lui, le fumate grigiastre non coprivano l'aspetto osceno del guardiano. Un dettaglio che inasprì ulteriormente il carattere di Floki, già compromesso dagli ultimi eventi a Nuova Taanach.
Ormai la notizia -a dispetto della discrezione di chi se ne stesse occupando- era di dominio pubblico. Per le strade della città c'era un folle sanguinario che si divertiva ad ammazzare gente in un modo ben più pittoresco di una semplice coltellata alle spalle. I corpi delle vittime venivano prima "lavorati" dall'assassino, per poi essere lasciati sul posto con l'esatto fine di essere ammirati dal pubblico. Due settimane prima era toccato a un vecchio e a una puttana nella stanza di un bordello di Vecchia Taanach. La settimana prima, a un ex carceriere della Purgatory, un povero diavolo che Floki conosceva di vista. Quella notte..

« Glielo hai detto almeno? Di Albert?»

Dave gli si affiancò. Movimenti cauti, pacati.
Tirò una lunga boccata dal sigaro prima di rispondere.

« E a che serve? Presto lo scopriranno comunque.»

Le notizie scritte nel post hanno circolato nel Goryo per giorni, anche se i vostri personaggi non hanno mai avuto modo di approfondire la vicenda. Questo finché il guardiano Dave McKeane -LINK- non vi manda a chiamare la sera prima. Senza troppi giri di parole vi comunica il vostro nuovo compito (al termine del quale sono promessi dei soldi in ricompensa, e neppure pochi) ovvero aiutare e scortare Floki Grimher (un ex carceriere della Purgatory, incaricato direttamente da Shivian nella ricerca dell'assassino) proteggendolo nei limiti delle vostre possibilità. L'appuntamento è alla locanda dei "Quattro Amici" entro l'alba. Scegliete se arrivare insieme o uno per volta.

Prima di postare qui, scrivete in Confronto per imbastire un breve dialogo tra Dave, Floki e i vostri personaggi. Presentazioni e/o domande al volo, così eliminiamo tutti i convenevoli. Non appena avremo avuto un riscontro, avrete 5 giorni di tempo per postare.


Edited by Lenny. - 1/6/2013, 14:58
 
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view post Posted on 29/4/2013, 21:39




In genere, a quell'ora gli unici vagabondi per Taanach erano i gatti.
Sbadigliò a lungo, dimenticandosi della buona educazione; nessuno l'avrebbe visto, quindi poteva permettersi qualche scivolone nel galateo. Il quartiere era colorato dell'oro e del rosso dei raggi solari che stavano sorgendo oltre l'orizzonte, tagliando le ombre dei vicoli come una lama assetata di anime. Poche fiaccole erano ancora accese ai crocicchi, consumate dal fuoco che aveva bruciato per tutta notte illuminando la strada ai ladri ed ai delinquenti: quella città era fatta così, e non poteva dire di non amarla.

La tana del Goryo era la perla nel deserto, il valzer incasinato di un folle - ma geniale - direttore d'orchestra.

Camminando a passo svelto, Vaairo sorrise vagamente al paragone tra la sua casa natia, il Bloodrunner, e quella attuale.
Non aveva mai avuto una vita facile: aveva sempre dovuto combattere per ciò che possedeva; una vita fatta di sudore, botte e fallimenti. Anche così, però, l'orgoglio sorgeva spontaneo: era ancora lì, vivo e vegeto, a mandare a fare in culo il mondo intero. Ogni tanto, però, il mondo ti sputa fuori dei mostri che neppure gli incubi sanno descrivere.

Aveva sentito parlare di quei particolari omicidi per la prima volta tre giorni prima, quando stava pranzando con Charlie ed un suo conoscente del posto; il povero Holtz non si era più ripreso dopo la battaglia dell'Alveare. L'amico avventuriero gli aveva salvato la vita contro quel colossale Kaeldran, ma ci aveva rimesso le gambe. Ora andava in giro con una sedia a rotelle anche abbastanza lussuosa, perchè si era messo tutto il quartiere a fare colletta per comprargliela. Vaairo aveva anche pensato di sentire Lily, che era una famosa scienziata, per vedere cosa potesse fare per l'amico: dopo qualche visita, però, era stato chiaro che c'era ben poco da fare per lui. La mutazione - poi regredita - aveva completamente compromesso il tessuto cellulare degli arti inferiori ed era già un miracolo che questi non andassero in cancrena. Charlie Holtz avrebbe dovuto mettersi il cuore in pace e vivere il resto dei suoi giorni da disabile.

« Che teste di cazzo che ci sono in giro. », aveva commentato alla notizia del terribile modo in cui era stata preparata la vittima. Poi, avventandosi con rabbia sulla zuppa, si era chiuso nel silenzio.

Non poteva dargli torto, pensò Vaairo mentre raggiungeva il luogo dell'incontro.
McKeane lo aveva reclutato per fiancheggiare il vecchio Guardiano Grimher nella ricerca del sanguinario assassino. Gli suonava un po' strano, perchè lui non era certo il meglio delle menti che il Goryo potesse offrire: Zero, tanto per cominciare, ne sapeva una più del diavolo. Come guardia del corpo andava benissimo, però, quindi forse l'aveva scelto proprio per questo.
Oppure, verosimilmente, sapeva che il mercenario stava povero in canna e, dato che si stava prendendo cura anche di Charlie - il quale aveva perso tutto il suo patrimonio nell'invasione Kaeldran durante la finale del Cane Mangia Cane -, aveva deciso di affidargli un bel lavoretto remunerato.

Fischiettando allegro nonostante l'aria assonnata, quindi, Vaairo giunse alla locanda "Quattro Amici" dopo pochi minuti dal sorgere dell'alba. Era una teverna come un'altra, i cui dettagli erano facilmente trascurabili in favore della coppia che attendeva davanti ad essa: una era la sagoma vibrante e malevola del famigerato Dave, uno dei tre Guardiani in forze al Goryo attualmente attivi in Vecchia Taanach, e l'altro era Floki Grimher.
Floki era una personalità piuttosto nota nel quartiere: godeva di buona fama ed era abbastanza rispettato dalla comunità per le sue gesta giovanili e per i tanti anni passati al servizio del clan. Stando a quanto aveva udito di lui, aveva trascorso parecchio tempo come guardia carceria a bordo della Fat Whore, una seconda vita da aguzzino e soldatino antisommossa. Era, come si suol dire, un onesto figlio di puttana. L'opportunità di conoscerlo non poteva che far piacere a Vaairo, il quale, essendo cresciuto in un ghetto criminale fatto di onore e regole, non aveva mai avuto modo di incontrarlo.
Si avvicinò ai due tenendo tenendo le mani nelle tasche delle brache beige. « 'Giorno! », esclamò.
Salutò prima McKeane, poi si rivolse al suo nuovo datore di lavoro. « Lei deve essere Floki Grimher; mi chiamo Vaairo, sarò uno dei suoi. »

Poi, comparve una persona che prese il mercenario totalmente in contropiede.

Morpheus li aveva raggiunti e si era presentato, stringendo la mano ad ognuno di loro. Doveva essere il secondo uomo che Floki aveva chiesto, perchè altrimenti non avrebbe avuto alcuna ragione di essere lì; Vaairo non provava alcun astio nei suoi confronti, a malapena si conoscevano, ma i retroscena che il mercenario sapeva di quel comandante Goryo lo mettevano a disagio. Non era trascorso poi tanto tempo dall'Arena dei Maegon, quando Gerth lo aveva avvicinato incaricandolo di eliminare tutti quei voltagabbana che avevano tradito la fiducia di Viktor durante la ribellione nella Purgatory. Ora, dopo aver combattuto assieme - anche se in fronti differenti - sul campo dell'Alveare Kaeldran, Vaairo si trovava nuovamente dinanzi Morpheus, lasciandolo spiazzato e confuso.
Cercò in tutti i modi di nascondere la sua sorpresa e la sua indecisione, ma non era poi tanto sicuro che vi stesse riuscendo per bene.

« Chiedo degli uomini e mi portano due ragazzini. », stava intanto borbottando Floki, facendo cenno a tutti di entrare nella locanda e passando l'uscio lui stesso. « Sapevo di non dovermi fidare di te, McKeane. »
« Ehi, io ho quasi trent'anni! », commentò lui al "ragazzini", allacciando le dita della mani dietro la nuca. I convenevoli e l'evidente pessimo umore del grosso guardiano lo stavano aiutando a mettere da parte i suoi dubbi riguardo alla lista dei nomi, accantonando tutto quanto. Il mercenario riprese la sua aria spavalda e rude, cercando di sembrare serio - o quantomeno prendere tutta quella faccenda seriamente.

« Lasciatelo stare, la sua giornata è iniziata davvero male. »

Quando entrarono, l'oscurità che avvolgeva il locale sembrò colpire il tuttofare della yorozuya con la violenza di un pugno; l'aria era pesante, tesa, come se qualcosa di sacrilego si fosse consumato e faticasse molto a lasciare quelle quattro mura costruite in pietra e legno scuro.
L'interno della locanda era costituito da un solo, vasto antro illuminato dalla luce incerta di lanterne ad olio. Attorno a un tavolino in un angolo siedono quattro persone, delle quali due incappucciate e a capo chino.
« Loro erano gli unici clienti di stanotte, prima che ammazzassero Albert. »
Grimher fece un segno a Dave, lasciandogli intendere di prendere la retroguardia e di non farsi scappare i testimoni.
« Tu resta qui e tienili d'occhio, io vado di sopra con loro. »

Si diressero oltre il bancone, verso le scale a chiocciola che conducevano al piano soprastante. Vaairo e il suo compagno lo seguirono senza fiatare, quasi pedinandolo passo dopo passo. Prima di salire, però, si fermò: voltandosi verso di loro, li guardò dritti negli occhi, come per esprimere un concetto difficile, che pesasse quanto un macigno.
« Spero che non abbiate lo stomaco debole. Qui sopra c'è il nostro quarto corpo, e dopo averlo studiato per bene mi aiuterete a metterlo apposto e a portarlo giù. Chiaro? »

Un brivido corse lungo la schiena di Vaairo, poichè si era reso conto solo allora che quello non era un luogo d'incontro, ma la quarta scena del crimine. Si sentì in colpa per i pensieri frivoli che aveva avuto raggiugendo i "Quattro Amici", e la maleducata baldanza con cui aveva seguito Floki all'interno della locanda. Non portava bene disturbare il giaciglio dei defunti.
« Chiaro. »

Salirono, proseguendo poi lungo il corridoio. Si fermarono di fronte alla terza porta sulla destra, dal cui uscio fuoriuscivauna larga macchia di sangue scuro.

« Il povero diavolo è...
era la mia spalla durante l'indagine. Anche lui uno del Goryo.
Avevamo preso due stanze separate per la notte.
»

Il passo si fece pesante quanto il cuore, ogni suono un rintocco funebre di campane d'ottone e rame.
Se Vaairo avesse avuto un cappello se lo sarebbe sicuramente levato, perchè i buoni morti meritano il rispetto dei vivi che vengono a traghettarli verso i loro letti eterni. Come il buon codice criminale insegnava, nessuno poteva profanare il corpo del defunto portando nella stessa stanza un'arma, specialmente un'arma da fuoco. Doveva ovviamente trattarsi di una di quelle che si usano comunemente, per le rapine e i combattimenti, e non dei "ferri buoni", che invece possono - ed anzi devono - essere tenuti accanto durante la visita, affinchè gli spiriti le benedicano e possano essere utilizzate per uccidere i giusti o terminare il calvario degli amici moribondi.
Sospirando appena, Vaairo si tolse la fondina, appoggiando a terra la desert eagle prima che Floki entrasse e li presentasse al suo vecchio compagno di indagini.

« Albert, ti presento Vaairo e Morpheus. Da oggi ti sostituiscono loro. »

Era una fortuna fosse stato preparato a quella vista, altrimenti avrebbe di certo rimesso i cereali ed il pane imburrato che aveva trangugiato per colazione.
Il monolocale che fungeva da tomba per Albert era spartano quanto i modi di fare di Grimher, ma neppure l'aria che entrava dalla finestra e la luce dell'alba che illuminava il corpo poteva levare da quella stanza il puzzo di morte e profanazione. Come una marionetta, il cadavere era appeso al soffitto da una miriade di sottili lenze da pesca ed addobbato in una maniera che pure descrivere provoca il voltastomaco.

Proprio nel momento in cui l'orrore lasciava il posto dello stupore negli occhi di Vaairo, dal piano di sotto esplosero una serie di grida e voci furibonde che fecero dare di matto il già teso Floki. « E adesso che cazzo succede di sotto? »

« Vado io. », si offrì Vaairo, un tantino ansiono di levarsi da lì per respirare e togliersi dagli occhi quell'immagine infernale. Non c'era più nulla di spavaldo, ora, nella sua espressione. « Poi vengo a darvi una mano. »

Con malcelata rapidità, il mercenario uscì dalla macabra stanza, fiondandosi al piano inferiore.


Ovviamente, scelgo l'opzione tre, al piano di sotto!
NB: da background - anche se non ho mai avuto occasione di ruolarlo -, Dave McKeane conosce Vaairo. Quest'ultimo è infatti spesso a Taanach e piuttosto attivo nella vita del quartiere, quindi è naturale che si siano incontrati.
 
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view post Posted on 3/5/2013, 00:25

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Era notte tarda o mattina presto, tutto dipendeva dai punti di vista di chi si sarebbe dovuto svegliare a quell'ora.
Venne buttato giù dal suo giaciglio nel cuore della notte da uno degli scagnozzi di Dave Mckean, come consuetudine non gli erano state comunicate molte cose, un luogo, un’ora e un blando motivo per cui doveva intervenire; funzionava così nel Goryo, loro chiedevano e tu dovevi agire, niente di più facile, niente di complicato. Non c’erano stupidi giochi di corte e il potere, dai fatti di Conquistadores, non era più in discussione. Taanach, più del Goryo, era comandata dalla figura imponente del vice capitano Shivian, tra le strade si cercava di riportare l’ordine, i custodi vigilavano sulla città come dei potenti paladini della giustizia, ma le loro ragnatele, le loro braccia, non potevano arrivare ovunque e dove la loro forza non arrivava, o dove ancora non era necessaria, venivano coinvolti loro, membri semplici e carne da macello per la maggior parte del tempo. Venivano svegliati bruscamente, avvisati che un pericoloso criminale, un fuggiasco, o qualche aspirante carcerato, era in fuga da qualche parte, e per la maggior parte delle volte quella parte era vecchia Taanach. Era poco prima dell’alba, nel momento in cui la notte diviene più chiara e il torpore del mondo comincia a sparire. Morpheus camminava tra i vicoli della città vecchia, il puzzo di fogna, di merda, di sporco e di relitto gli giungevano prepotentemente nelle narici stimolando malamente il suo olfatto. Il ciottolato mal ridotto delle strade era impregnato di acqua stantia e di una cloache fangosa di cui, di tanto in tanto, qualche carcassa animale spuntava in via di decomposizione, mentre ratti famelici si aggiravano per le strade addentando qualunque cosa con le loro zanne. Nell’aria si avvertiva l’odore della morte, il fetore del pericolo, ma a quell’ora anche il criminale più incallito riposava, tutto il quartiere era immerso in una strano e atipico silenzio intervallato solamente dal ticchettio delle gocce d’acqua che colano dai tetti e dallo squittire dei topi. Morpheus indossava una tunica color blu, non era la solita veste per le grandi occasioni, ma anche quel tessuto pareva la cosa più bella che calcava le strade di Taanach da molto tempo. Non aveva paura di attirare addosso a sé sguardi indiscreti, occhiate maligne, il dragone fluttuava in quelle strade come una presenza mistica che librava a qualche centimetro da terra, come una speranza, un bagliore puro in tanto lercio letame.
Arrivò mentre il fiume dei suoi pensieri si perse in una cascata lattiginosa, etereo e sublime la figura del ragazzo si palesò dinanzi ai tre uomini, come quattro amici si erano ritrovati all’omonima locanda, come quattro semplici amici che si incontrano per bere un whiskey di pessima qualità. In verità quei quattro poco o nulla avevano in comune, ognuno con la propria storia, la propria particolarità e il proprio passato.
Uno l’aveva odiato profondamente quando, perso nel limbo della sua natura primitiva, desiderava con ardore di porre fine alla sua bieca vita, mentre l’altro l’aveva conosciuto in guerra, su di un campo di battaglia, l'ultimo gli era totalmente avulso: Floki Grimher, ex carceriere e non carcerato del Goryo, uno che sicuramente sulla Fat Whore avrebbe dato noia a Morpheus se si fossero incontrati, ma ormai quei tempi erano distanti, lontani e dimenticati nell’indimenticabile atrio della sua mente, nello stanzino buio ricolmo di scheletri penzolanti dietro le ante di un armadio.

« Salve, il mio nome è Morpheus Ulhar »

Strinse le mani a tutti, soffermandosi qualche secondo di troppo negli occhi di Dave, nella mente qualche immagine fugace strisciò sibillina dall’ippocampo fino a manifestarsi nei suoi occhi interiori, ma fu un’immagine che scivolò via immediatamente come un flashback infinitesimale. Poi sorrise, mostrando la bianchezza pungente delle chiostre dei suoi denti.

« Come hai intenzione di trovare l'assassino? »

Volse il suo sguardo a Floki, ma da esso non ebbe risposta, pareva quasi deluso dalla sua presenza, e Morpheus parve di intuirne il motivo.
« Chiedo degli uomini e mi portano due ragazzini. », Borbottò Floki, Morpheus ormai era abituato agli atteggiamenti degli esseri umani, erratamente danno fin troppa importanza alla prima impressione, ciò che suscita in loro l’aspetto esteriore a un primo sguardo dimenticandosi della sostanza, ignorò semplicemente, in cinquecento anni di vita ormai aveva sentito quella frase tante di quelle volte da essere diventato un noioso cliché. « Sapevo di non dovermi fidare di te, McKeane. »
Oltrepassarono l’uscio della porta, all’interno la locanda sembrava immersa nel buio delle tenebre, la luce delle lanterne illuminava un vasto antro, mentre quattro persone sedevano in un angolo, dove la luce scarsamente riusciva a raggiungerli. Dave venne lasciato lì a controllare gli uomini; erano gli unici clienti a parte la vittima, potenziali assassini, probabili candidati. Floki si diresse oltre il bancone, vicino a una scala a chiocciola, « Spero che non abbiate lo stomaco debole. Qui sopra c'è il nostro quarto corpo, e dopo averlo studiato per bene mi aiuterete a metterlo apposto e a portarlo giù. Chiaro? »
Morpheus si limitò a fare un gesto affermativo con il capo, non sarebbe stato un uomo morto a fargli rivoltare le budella. Salirono le scale e proseguirono lungo il corridoio fino a giungere alla terza porta sulla destra, sotto essa una macchia di sangue scuro si espandeva verso l’uscita, il fetore della morte colse le sue narici ma ciò che immaginò non fu neanche lontanamente vicino a quello che vide quando Floki spalancò l’anta. Dinanzi a lui un uomo morto penzolava con il capo rivolto verso il basso, sotto i suoi piedi un lago di sangue, ma questo non fu il particolare più rivoltante: le sue costole erano state spezzate e rivoltate verso l’esterno, i suoi polmoni estirpati dalla loro sedi e adagiati sulle ossa il tutto rappresentando un osceno angelo della morte che cercava di spiccare il volo che anzi rimaneva sospeso in aria con lenze e uncini. Infine di sotto scoppiò il caos, come prevedibile qualcosa era andato storto, Vaairo si precipitò immediatamente al piano inferiore, mentre Moprheus si diresse verso il corpo iniziò a cercare qualcosa, qualcosa che potesse aiutarlo a capire, iniziò a girare intorno al corpo ispezionando ogni suo parte: sotto le ascelle, dietro il collo, al sedere, l’addome, qualsiasi cosa potesse portarlo a una pista. Alla fine avrebbe strappato le lenzi e lo avrebbe adagiato sulla sedia, in attesa di portarlo giù e non ancora sapeva dove lo avrebbe portato tutta quella situazione. Solo di una cosa era sicuro, gli sarebbe servita presto una doccia.



Scusate l'attesa, opzione NAMBER UAN YEAAAAH
 
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Lenny.
view post Posted on 3/5/2013, 12:25




Bloody Wings ~


{ pov: Morpheus }


« Albert era un brav'uomo. Non meritava di crepare così. »

Poteva essere poco dignitoso per un drago dover strappare uno ad uno tutti quegli uncini dai lembi di carne della povera vittima, il tutto sotto lo sguardo severo e attento di Floki. Sempre meglio del pensiero che il morto era -o meglio, era stato- un Goryo esattamente come lui e Vaairo, un Goryo alquanto sfortunato (date le circostanze) che loro avevano avuto l'incarico di sostituire. Albert era un giovane sulla trentina, corpo muscoloso completamente rigido a causa del rigor mortis, carnagione livida. Solo gli occhi azzurri come cubetti di ghiaccio fissavano il nulla. Lo sguardo vacuo di Albert sembrava quasi perplesso, forse addirittura sorpreso, mentre veniva sganciato dalle lenze e adagiato sulla sedia da Morpheus.

Un duro e sporco lavoro che avrebbe potuto dare buoni frutti: nonostante Morpheus dal busto in giù fosse ricoperto da strie di sangue, lui solo si era avvicinato al corpo così tanto da notare ben tre particolari sfuggiti all'alterato Floki Grimher. Tre dettagli che avrebbe potuto notare solo un essere dalle doti ben oltre quelle umane. Se gli occhi e la testa di un drago funzionavano molto meglio di quelle di un uomo, era giunto il momento di dimostrarlo.
All'interno del solco scavato a fondo nel corpo di Albert, nell'emilato destro, sporgeva un lungo filo ondulato lordo di sangue. Un capello ondulato, forse, o forse un semplice lembo di carne appartenente a quelli che un tempo erano stati i muscoli intercostali. Prima che tutto venisse spezzato, scavato, devastato dall'assassino delle ali di sangue,
Ai piedi della sedia su cui aveva adagiato Albert, una scaglia non più grande di un unghia. Un frammento di vetro, forse, dalle tonalità verdastre.
Sul letto, infine, l'ultimo dettaglio. Una macchia scura grande quanto una mano, all'altezza di dove avrebbe dovuto esserci un cuscino.
Tre indizi che Floki in quel momento non riuscì a notare, troppo occupato a studiare le lunghe lenze che ondeggiavano sopra le loro teste.

« Il figlio di puttana che ha fatto questo deve pagare. »

___ _ ___

{ pov: Vaairo}


« Je m'n vog e avast, si capit?? »
« Tu sei uno dei nostri quattro testimoni. Te ne andrai solo dopo essere stato interrogato. »
« Je non so vist nudd! Non saccie nudd! Teng da fatgà! »
« Il tuo lavoro può aspettare, brutto stronzo. Stanotte è stata ammazzata una persona.. »

Dave McKean scrutò tutti e quattro i presenti con sguardo duro, venato di collera. Da una falda interna della giacca aveva estratto la lunga e fidata frusta con la quale eseguiva la ronda giornaliera. La coda in cuoio era arrotolata su se stessa, stretta nel pugno di Dave e in attesa di essere snodata. L'impugnatura scura era puntata contro uno dei quattro seduti al tavolo.

« ..e nessuno di voi alzerà il culo da lì fin quando non glielo permetterò io. »

Mugugnare di protesta, da parte dei quattro. Da sinistra a destra, si trattava di un uomo basso, calvo e rubizzo -probabilmente l'oste che gestiva i Quattro amici- , una signora di mezz'età, tarchiata e robusta, con rossi capelli a caschetto -forse sua moglie-, un uomo incappucciato, sguardo chino sul tavolo, e infine l'uomo che nel suo dialetto da bassifondi di Vecchia Taanach aveva interloquito con Dave. Un energumeno sulla trentina, spalle larghe e ventre prominente largo come un otre. Sotto la barba e il pizzetto mal curati tremolava un doppio collo di grasso flaccido. Sulla guancia destra aveva tatuato in china uno scorpione nero che arrivava fino al naso. La coda dello scorpione quasi si perdeva tra le grinze del collo.

« Tu non si nisciun, Dave! I mo m'so rutt u cazz e m'n vog!. »

Latrò il ciccione, alzandosi di colpo. Nel farlo levò le braccia in alto, scaraventando il tavolino a terra. Seguì un attimo di silenzio prima che l'uomo -che sotto la ciccia sembrava conservare una buona dose di muscoli- scavalcasse il tavolo e passasse oltre Dave, dritto verso l'uscita del locale.
Ma il guardiano aveva già srotolato la frusta, rosso in viso. Un rapido scatto della mancina e la corda di cuoio schioccò a mezz'aria, schizzando dritta contro il ciccione. Snap! Un secondo schiocco. Questa volta, quello della frusta stretta attorno all'avambraccio dell'uomo.

« Che c'è grassone, non mi hai sentito?»

Il ciccione si voltò verso Dave, gli occhi ridotti a due feritoie. Ringhiò, snudando una selva di denti giallastri, prima di tirare a sé la corda che gli cingeva il braccio. Una reazione a cui il povero guardiano non aveva pensato. Fu alquanto ovvio che un uomo di quella stazza riuscì a far perdere l'equilibrio al vecchio e canuto Dave McKeane, che crollò al suolo in ginocchio, perdendo la presa sulla frusta.
Un'occasione che il ciccione non volle perdere.

« Tu non mi si sndut, strunz!»

Berciò, prima di caricare contro Dave, pugni come mazze levate in alto. Una carica terribilmente pericolosa -considerando la fisionomia dell'uomo- che sarebbe terminata con un doppio montante discendente, entrambi i pugni calati contro il povero Dave. Un colpo che avrebbe messo a terra un bue.

« E mo tu ada restà dò!»

Vaairo avrebbe assistito a tutto questo. Considerando la lentezza e la prevedibilità dell'assalto, Vaairo sarebbe anche potuto intervenire per fermare tutto questo. Ma in quell'attimo -proprio quello cruciale- Vaairo ebbe anche il tempo di notare una figura muoversi più oltre. L'incappucciato, uno dei quattro presenti, aveva approfittato della confusione per alzarsi da posto e sgusciare silenzioso verso l'uscita. Nel farlo, il cappuccio gli era scivolatoaddirittura sulle spalle, rivelando un volto che Vaairo non vedeva da un bel po' di tempo. Un volto estremamente sospetto considerando a chi appartenesse, e a dove si trovasse.
Niente poco di meno che la brutta faccia irsuta di Gerth Fortunello.

Lud: Il tuo pg (un po' per le CS in intelligenza, un po' perché è un drago) nota tre possibili indizi sfuggiti all'occhio di Floki. Puoi decidere se farglieli notare o no, o se scoprirli tutti adesso o sfruttare anche i prossimi giri (che tanto saranno post veloci in confronto), in ogni caso sappi bene questo: il tuo personaggio li nota tutti e tre, ma io -QM-, attraverso Floki, potrò dare informazioni più o meno dettagliate su uno solo dei tre indizi. Il tuo pg deve solo scegliere quale dei tre cattura la sua attenzione prima degli altri, e mostrarlo a Floki. Sta a te scegliere quale. Ovviamente, per le altre due, dovrai avvalerti del tuo intuito o della fortuna.

1-Il capello che spunta dal corpo. Mostrarlo a Floki ti darà informazioni su generici caratteri anatomici dell'assassino.
2-La scheggia verde ai piedi della sedia. Mostrarla a Floki ti darà informazioni su un luogo dove è stato l'assassino.
3- La macchia scura sul letto. Farla notare a Floki ti darà informazioni su peculiari caratteri psicologici dell'assassino.

Ripeto, il tuo personaggio può notare tutte e tre questi elementi e farli notare tutti e tre a Floki. Ma solo su uno dei tre -a tua scelta- ti darò informazioni.

Vaairo: Il tuo pg scende di sotto e assiste alla simpatica scenetta tra Dave e i quattro potenziali testimoni. Uno dei quattro -il grassone buzzurro che parla pugliese stretto- ha un forte dibattito col guardiano per il semplice motivo di essersi stancato di aspettare lì, e di dover andare a lavorare. Il battibecco finisce con Dave in ginocchio disarmato e il ciccione che gli carica contro, pronto a dargli una doppia sberla sul muso. Nel frattempo noti che un altro dei quattro -l'incappucciato- è nient'altro che Gerth Fortunello, e che ne sta approfittando per svignarsela. Le tue tre opzioni sono:

1-Restare a guardare, magari cercare dei o pocorn per godersi la baruffa.
2-Proteggere Dave e attaccare il ciccione, si tratta pur sempre di un guardiano del Goryo (non essere autoconclusivo nella parte offensiva)
3-Abbandonare Dave al suo destino e fermare Gerth, impedendogli di uscire.


Tutti: Fate la vostra scelta e come prima postatela in Confronto, inserita in un sunto di 2-3 righe sulle vostre azioni. Facciamo un po' di giri veloci in quella sezione prima di postare di nuovo qui ;D
 
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view post Posted on 7/5/2013, 17:35




Il dilemma sorse spontaneo in una manciata di secondi: intervenire e proteggere McKeane sarebbe stato interpretato da quest'ultimo come un gesto dovuto o un fastidio? Peggio, e se l'avesse presa come un'umiliazione?
Ingenuamente, Vaairo non vi ragionò su molto: lui vedeva un amico a terra che poteva diventare una sogliola umana sotto la mole di un ciccione maleodorante, quindi la scelta fu, inaspettatamente, ovvia.

Tese il braccio sinistro e chiuse la mano a pugno, lanciandosi a muso duro sull'aggressore.
Lo intercettò con un doloroso lariat da vero e proprio lottatore di strada, forte della sua costituzione a dir poco robusta; il ciccione, tuttavia, aveva molto più lardo - ed equilibrio - di quanto l'occhio suggerisse, perchè barcollò appena in seguito a quell'assalto. Le sue iridi larghe rivelavano tutto lo stupore per l'intervento del grosso mercenario Goryo, la cui attenzione, però, era ora spostata verso l'uomo che, furtivo, stava uscendo dalla locanda mentre loro si azzuffavano sopra Dave.

Quando lo vide, il cuore di Vaairo saltò un battito.

« Gerth!! »

Si zittì immediatamente, perchè aveva urlato senza pensare. Che diavolo ci faceva il vecchio uomo dei Falkenberg Korps proprio lì? Se era un testimone della scena del crimine le cui conseguenze erano in bella mostra al piano di sopra, la faccenda si complicava enormemente. Forse Vaairo non aveva ben chiara la portata di quello sfortunato incontro, perchè se fosse venuto qualcosa a galla lui sarebbe andato a fondo con Gerth, in quanto complice del suo prezzolato lavoro. Un lavoro di coltello che Vaairo tardava a portare a termine, certo, ma pur sempre un complice.

Mentre "Fortunello" si dileguava al di fuori dell'edificio, Dave stava prendendo di nuovo in mano le redini della situazione.
Si era alzato in piedi e, srotolata la frusta, stava guardando il pezzente che lo aveva aggredito proprio come un leone guarda una gazzella indifesa - e pronta al macello.

« Grazie, ti devo un favore. », disse, inaspettatamente.
Scelta azzeccata, Vaairo!
« Mi occupo io di questo. Tu fai tornare qui quel tizio, con le buone o con le cattive.
Presto, vai!
»

Il mercenario annuì, fiondandosi fuori.
Fece appena in tempo a vederlo imbucarsi nel viottolo a destra, veloce come un fulmine. Lui non era un centometrista, era più per le maratone e le lunghe distanze, quindi si rese immediatamente conto che l'avrebbe subito perso se non si fosse impegnato a fondo. Di gran carriera, quindi, si lanciò all'inseguimento. « Gerth! », gridò, correndo come un ossesso. « Gerth, dannazione, fermati! »
L'uomo non sembrò dargli particolarmente retta, perciò decise di sfruttare le sue capacità fisiche per colmare il gap che lo teneva lontano da lui - e che probabilmente si sarebbe rivelato fatalmente troppo esteso. Vaairo spiccò un balzo fuori dal comune, atterrando con un'agile capovolta ad un paio di metri dal suo bersaglio. Sentendosi braccato, reagì creando scompiglio con ciò che aveva a portata di mano, ovvero barili marci riposti ai lati della stradicciola.
Gerth, tuttavia, aveva ben più di quei semplici giochetti nella propria manica.
Gettò qualcosa a terra, uno strano oggetto sferico: la corsa impedì al mercenario di comprenderne la natura, ma essa divenne subito chiara quando una densa nebbia fumogena si sprigionò tutt'attorno a lui, impedendogli di continuare la caccia.

« Io non c'entro nulla! », urlò la voce di "Fortunello", allontanandosi verso un bivio del tutto invisibile agli occhi di Vaairo.
« Non voglio avere niente a che fare con i Goryo! »

Purtroppo, Vaairo non aveva alcun modo per vedere oltre la densa nebbia, quindi finì per andare in giro alla cieca, imprecando sottovoce per la frustrazione. Per qualche istante pensò che la delusione del fallimento negli occhi di Dave e Floki fosse un male minore del cappio attorno al collo per tradimento, ma quel pensiero venne cancellato alla svelta. Non era abbastanza intelligente per giocare d'astuzia, quindi non questionò l'opportunità che gli veniva offerta, dimenticandosi di coglierla. Vaairo era poi convinto che le parole di Gerth fossero vere, che lui non c'entrasse nulla. Il problema, però, restava: lui era, o poteva essere, un testimone. Non importava quello che pensasse lui, ma quello che Floki o Dave avrebbero potuto pensare se lui non lo avesse portato da loro. Curiosamente, stava preoccupandosi più della fama di Gerth che non delle conseguenze del loro accordo privato.
« Lo so! », urlò, sperando che l'uomo dei Falkenberg Korps lo sentisse.
« Ma se sparisci, penseranno che tu sappia qualcosa e ti daranno la caccia! E' l'ultima cosa che vuoi! »
Il che, alla fine, era anche vero.

La voce di "Fortunello" non gli rispose, ma in compenso fu il destino, o la fortuna, a guardarlo benevolo.
"Che culo", pensò Vaairo, osservando la brezza leggera e fresca dell'alba che allontanava il fumo prodotto dalla biglia magica di Gerth. Era piuttosto comune che a quell'ora la temperatura - solitamente torrida ed afosa - fosse gradevole, a Taanach. Quel vento era stata una vera e propria manna dal cielo.
Ovunque il mercenario guardasse, tuttavia, non v'era traccia della sua preda: nè in direzione della piazza, nè in quella che si tuffava nelle viuzze intricate di Vecchia Taanach.
C'era qualcosa che non quadrava.

Nè un rumore di passi, nè un'immagine sfuggente in lontananza...?

L'l istinto gli diceva che c'era qualcosa di anomalo. Un'illusione, forse? Vaairo non era molto pratico del genere arcano, men che meno del dominio della mente: a livello teorico poteva trattarsi di una immagine ambientale che cercasse di depistarlo, oppure l'intrusione mentale di qualche psiomante. No, quest'ultima opzione è impossibile, le sue difese sono invalicabili... Np che Gerth fosse capace di simili trucchi.

Non accadde nulla per svariati secondi.
Vaairo rimaneva lì in mezzo al bivio a guardarsi attorno come un idiota, tutto concentrato e dubbioso.
Curiosamente, fu ancora una volta la scelta giusta: fermandosi, aveva avuto modo di scoprire dove Gerth si focce cacciato.
Penzolava malamente dalla ringhiera del balconcino su cui era saltato per sfuggirgli, neanche a un metro sopra la sua testa.
Faceva leva sulle braccia, cercando di scavalcare la ringhiera nonostante l'evidente debolezza fisica per poi gettarsi dall'altra parte.

Si sentì un attimo svilito, osservando l'amico - era un amico? - lì appeso, e lui scemo a riflettere e pensare a chissà quali tricks psionici.
Allungò le braccia, afferrando Gerth per le caviglie e trascinandolo giù, facendo in modo che l'atterraggio fosse dolce e fluido. Quell'uomo era piuttosto vecchio ed esile, quindi non sarebbe stato un problema. « Per gli dèi, Gerth, davvero. Diamoci una mano a vicenda e prima di pranzo sarai libero, vedrai. Anzi, te lo offrirò io. », disse, cercando di immobilizzarlo. Quando però cominciò a metterselo sulle spalle per riportarlo ai "Quattro Amici", "Fortunello" si liberò dalla sua stretta allontanandolo con una spinta indignata. Sembrava tuttavia aver abbandonato ogni spirito combattivo, quindi prese a seguirlo comunque, camminando a passo lento.

« Sai, se scoprono che sono uno dei Korps, i Goryo daranno la mia testa a Shivian per cena. », cominciò, il tono greve e diffidente. « E non credere che non vogliano anche quella di chi ha accettato il nostro denaro. »

Quella era una bella grana.
Vaairo rabbrividì appena; avrebbe voluto dirgli che il sacchetto di denaro che aveva preso come acconto in realtà stava ancora sui gradoni dell'Arena dei Maegon, perchè poi l'attacco Kaeldran aveva fatto passare la sua ricompensa del tutto in secondo piano. Probabilmente qualcuno se li era anche presi, quei soldi, ma quel qualcuno non era lui.
Il succo, però, restava quello. Dubitava che gli altri Goryo avrebbero accettato di buon grado certi cavilli.

« Un motivo in più per stare buoni e rispondere alle loro domande, non credi? Se scappi alimenteresti solo sospetti. », Vaairo si zittì per qualche istante, riflettendo. « Di tutti i posti a Taanach, proprio lì dovevi trovarti stanotte? », commentò, sospirando.
Una gran bella sfiga.

Per un istante, Gerth parve aprirsi. « Non ero lì per caso, diamine! Stavo seguendo... » Si bloccò di colpo, conscio d'aver detto ormai troppo. Tirò un lungo sospiro, prima di continuare:
« Senti, se c'è uno psicopatico che se ne va in giro ad ammazzare Goryo a me e al vecchio Viktor non può che far piacere. Andrei a pisciarci, sulle vostre tombe. Facciamo così: ti dico tutto quel che so adesso, e poi mi lasci andare... Oppure getti entrambi in pasto agli altri tre cani di Shivian. E sappi che in loro presenza dalla mia bocca usciranno solo insulti. »
« Affare fatto. », disse Vaairo al volo, bloccandosi. Era un buon compromesso, in effetti; si guardò attorno per scongiurare orecchie indesiderate, benchè l'ora favorisse l'anonimato. Poi, lentamente, fece cenno a Gerth di continuare.
Gerth si avvicinò, sussurrando. « Credo che sia uno di noi... L'assassino, intendo... », disse, ovviamente riferendosi ai Korps. Si grattò la nuca, togliendosi un paio di cimici: un campione dell'igiene, il nostro "Fortunello". « Ho sentito questa storia, un po' di tempo fa. Un gruppo di incursori dei Korps è stato rilasciato da RotteNhaz nei territori occidentali, e il primo posto che trovano dove passare la notte è una fattoria. Vanno dentro per far baldoria, e ci trovano questo contadino e sua moglie. I soldati mangiano e bevono sotto gli occhi perplessi del contadino, che mica può dirgli nulla, saranno almeno una dozzina loro. Però comincia a dare fastidio e a lamentarsi quando uno dei soldati allunga le mani sulla moglie. Lasciala stare, dice al soldato, è mia moglie, non la puttana di tua madre. Parole molto tristi da dire a un Korps, Vaairo. Il soldato si trasforma, mostra al contadino i poteri che Viktor gli ha donato. Picchia duro il contadino, dopodiché lo mette a terra e lo riduce come questi poveri idioti morti negli ultimi giorni, appendendolo alla parete con un gancio. Devi sapere che certi Korps sono veramente forti..comunque, questo soldato si scopa a sangue la moglie del contadino, sotto lo sguardo del morto che li fissa dall'alto. Guardalo, dice alla moglie, dev'essere il tuo angelo custode, mi ha fatto passare la voglia di ammazzarti.
E dopo aver finito il soldato le dà una moneta d'argento. Come pagamento, credo. »

Wow, quella era tanta, tanta roba.
Vaairo non era un intellettuale nè qualcuno che sapeva ragionare bene, ma non ci voleva una laurea per notare tante, tante somiglianze tra quello che era accaduto al povero Albert ed al contadino del racconto.
Gerth si guardò attorno, circospetto.

« Non so dove sia questo soldato, ma può trattarsi di lui. Il suo nome è Ragnar, o qualcosa di simile...ha il marchio dei Korps inciso sulla fronte.
Questo è tutto ciò che so, te lo giuro. »

Vaairo rimase parecchi secondi a riflettere. Come detto, non era decisamente il tipo che risolve enigmi o trova soluzioni a casi misteriosi, ma il cervello ce l'aveva, quindi tanto valeva farlo lavorare di tanto in tanto. « Ti credo, Gerth. Non sei il tipo di persona che farebbe una cosa del genere. »
Allargò le braccia, come a voler arrendersi agli eventi. « Ti conviene sparire per un po': Dave potrebbe averti visto in faccia e nonostante l'età è ancora un bel mastino. Mi inventerò qualcosa sul tuo conto che lo faccia desistere dalla caccia. »

Curiosamente, Gerth lo ringraziò.
« Grazie. », disse, incamminandosi verso il vicolo; alzò una mano per accomiatarsi, sparendo nelle ombre del mattino.
« Ci vediamo, Vaairo. »

Il mercenario non disse nulla, rimanendo lì fermo ancora per un minuto buono.
Doveva tornare indietro, alla locanda: avrebbe spiegato a Dave che Gerth era uno dei tanti ratti della città, un amico del genere che si guadagna da vivere raccogliendo e vendendo informazioni - non sempre ed esclusivamente al clan Goryo. Visto la storia che gli aveva raccontato, c'era di che aver paura a spiegarla in giro, poichè i Korps erano davvero famigerati nell'Akerat: qualunque persona sana di mente ci avrebbe pensato due volte prima di divulgarla, soprattutto se non faceva parte dei Korps. Ecco, l'avrebbe raccontata così: Gerth temeva di bruciarsi tanti clienti facendosi vedere e sapere in compagnia dei Goryo - di Guardiani Goryo di rinomata notorietà come McKeane e Grimher -, e collegando subito l'efferato omicidio di Albert con gli altri tre avvenuti in settimana, nonchè alla storia che aveva appena raccontato, aveva avuto paura per la sua vita; i Korps l'avrebbero trovato e lo avrebbero accusato di divulgare i fatti loro, mozzandogli la gola - o peggio. Così, era fuggito.
Se invece fosse stato Vaairo il latore di quel racconto, e non Gerth l'informatore, allora lui avrebbe avuto salva la vita ed il lavoro.

Suonava plausibile, si disse, rientrando ai "Quattro Amici".


Status: illeso, mana 85% (evito di scrivere tutte le tech utilizzate).
 
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view post Posted on 9/5/2013, 14:45

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Striature cremisi sangue tinsero l’indaco della tunica e macchiarono le sue gambe lievemente abbronzate, Morpheus sguazzava in una cloache di sangue, dinanzi a lui il corpo di Albert penzolava inerme con il volto immortalato in un ultimo grido di dolore. I suoi occhi, ormai abituati all’orrore, scorsero rapidamente sul quel corpo martoriato, scrutarono le costole che sporgevano volte in una posa innaturale, osservò le gambe, le braccia, il collo, e ne arrivò una tremenda conclusione. L’assassino era stato brutale, aveva scolpito quelle fattezze angeliche quando la sua vittima ancora era cosciente, ancora era in vita. Non vi erano segni di strangolamento, ma soprattutto non vi erano tagli, le costole erano state estirpate dalla propria sede a mani nude, senza nessun ausilio, quale persona sarebbe stata capace di tanto? Il fetore del cadavere man mano che gli si avvicinava aumentava sempre di più, non era stupito Morpheus se Vaairo aveva deciso di tornare al piano di sotto, anche lui se non fosse stato un drago, e quindi abituato a cadaveri ancora lordi di sangue, avrebbe avuto il disgusto per gli odori e la visione che quella stanza gli aveva presentato. Intanto al piano di sotto continuava il trambusto e lo scontro, ma il drago non parve accorgersene, la sua mente e i suoi sensi erano tutti rivolti verso il corpo, persino Floki non era altro che un fantasma e un ricordo sbiadito in quella stanza, ove l’unica cosa a fuoco era il cadavere di Albert. Le dita scorsero leggere accarezzando quasi il corpo, palpandone la superficie, fino a giungere all’emilato destro, lì un profondo solco era scavato nel corpo della vittima, a primo impatto non vi fu nulla da vedere, soltanto un ammasso di muscoli e legamenti che stavano lentamente marcendo, stava passando oltre quando la sua attenzione si spostò su un filo ondulato lordo di sangue che spuntava come la punta di una molla fuori dal corpo. Accertato che non c’era più nulla da cercare nel corpo, con disarmante tranquillità il dragone cominciò a sfilare uno a uno gli uncini che sorreggevano l’angelo della morte. Lo adagiò delicatamente sulla sedia, e quando la schiena si si conformò sullo schienale della sedia, ai piedi di quest’ultima, un frammento verde, grosso quanto un’unghia e simile al vetro, brillò quasi per un momento come a voler attirare la sua attenzione.
« Floki vieni a vedere. » L’uomo aggrottò le ciglia e afferrò tra le dita il pezzo di vetro, l’osservò da vicino, strizzando l’occhio, controluce, la leccò pure fin quando uno sputo disgustato non fuoriuscì dalla sua bocca.
« Puah. Questa è melma. » Gettò la scheggia in terra e la calpestò con forza, quando tolse la scarpa essa non aveva neanche un segno, non un singolo graffio.
« Un materiale così resistente sporco di fanghiglia verde ». Un ghigno si dipinse lentamente sul volto di Floki, come se avesse già intuito il luogo di provenienza. « C'è solo un posto in tutta Taanach dove si può trovare roba del genere, sai? » Morpheus pensò per un breve attimo, poi qualcosa nel suo cervello si spalancò in modo similare a un cassetto che scatta automaticamente facendo così uscire immagini e ricordi dalla sua testa. Nella sua mente si sviluppò l’istantanea di un luogo, dall’alto scrutò, in uno dei suoi voli di perlustrazione, un anello circolare di notevoli dimensioni, arene, tre per la verità, ognuna divisa dall’altra da una spessa muraglia di un materiale simile al vetro ma di una consistenza tale da renderlo quasi indistruttibile. Le arene, tutte circolari, erano ricolme della melma verde da cui proveniva il nome, e da quattro camminamenti in marmo posti a poca distanza da una pozza d’acqua melmosa. « La Fossa Verde », sospirò Morpheus perdendosi nei suoi ricordi, lasciando che la voce sfumasse verso la fine facendo così perdere le parole nel vuoto, leggiadre, lente. Le iridi cristallo si poggiarono sorridenti sul volto di Floki, avevano un luogo, avevano un indizio. « Iniziamo da lì le nostre ricerche? »
« Si. Ma prima interrogheremo quei quattro... potrebbero aver visto o sentito qualcosa. »
Floki si avvicinò alla porta, si girò poco prima di sparire oltre l’uscio.
« Se vuoi dai ancora un'occhiata in giro. Quando sarai pronto raggiungimi di sotto..e non dimenticarti Albert. »
« Ok, quando ho finito scendo. »
Appena Floki cominciò a scendere le scale Morpheus estrasse il filo dal corpo della vittima, lo afferrò dall’estremità con l’indice e il pollice di ambo le mani e tirò fino allungarlo completamente, il filo era lungo una ventina di centimetri, a quel punto il ragazzo si sputò in una mano, bagnando il filo e sfregandolo sulla sua tunica con l’intento di ripulirlo dal sangue incrostato. Quando ebbe finito il filo si dimostro essere un capello ondulato di circa venti centimetri, il colore era biondo pallido, ma presentava venature grigie. Con sorpresa notò come quel capello appartenesse a una donna di mezz’età, rimase per un attimo basito da quella rivelazione, cercando di carpire motivazioni diverse per il quale il capello di una donna potesse finire all’interno di un corpo. Forse era una falsa pista lasciata lì dal vero assassino, o forse la realtà era semplicemente qualcosa che lui stesso non voleva accettare. Una donna, che per sua concezione doveva essere un qualcosa di puro, di non contaminato dalla brutalità dell’uomo. Infine notò l’ultima traccia lasciata dall’assassino: Sul letto, lì dove doveva esserci il cuscino, vi era una macchia scura simile a una pozza d’acqua, si avvicinò, talmente vicino da poter annusare con il naso l’odore acre che essa emanava. Doveva essere quasi sicuramente sudore, infine come Floki aveva fatto con la scheggia, così Morpheus leccò la stoffa avendo così conferma. Era sudore, come se l’assassino si fosse sdraiato al termine del suo lavoro, come se esso avesse sudato in preda al panico o – molto più probabile – all’eccitazione mentre con gli occhi socchiusi ripercorreva la scena appena conclusa. Stava tracciando, senza accorgersene, una bozza del profilo psicologico della donna, una pazza psicopatica squilibrata che probabilmente trovava enorme eccitazione nello squartare brutalmente le proprie vittime. Doveva essere sicuramente egocentrica, spiattellando il suo lavoro così in bella vista, voleva essere vista, voleva che la sua opera fosse al centro dell’attenzione, voleva sfidarli credendosi più brava. Ma questo genere di assassini solitamente avevano un difetto: Lasciavano fin troppi indizi.
Prese il corpo di Albert tra le braccia, cercando almeno nella morte di conservare il rispetto per lui, scese le scale, adagiò il corpo su di un lenzuolo bianco, la sua tunica era lorda di sangue, la sua pelle macchiata di purpurei aloni i suoi occhi vagheggianti e fissi in un punto non definito della locanda. Si avvicinò a Floki e a Dave quasi fosse un fantasma, sporco, lercio e di cattivo odore. Ma con un ghigno che si dipingeva a mezzaluna sorridente, ricolmo di ebbra eccitazione.




Niente da aggiungere a quanto detto in confronto.
 
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Lenny.
view post Posted on 10/5/2013, 09:45




Bloody Wings ~


« Che cazzo hai fatto, moccioso? »

Floki divenne improvvisamente molto alterato mentre si rivolgeva al giovane Vaairo. Il ragazzo aveva lasciato andare via un elemento potenzialmente prezioso, solo per timore che potesse rischiare la pelle parlando con dei Goryo. Come se a Floki potesse fregare qualcosa della sorte di ogni topo di fogna che infestava Vecchia Taanach!
Si alzò dalla sedia, pronto ad affrontare Vaairo faccia a faccia. C'era qualcosa sotto, Floki lo avvertiva. Dopo tanti anni l'unica virtù che era andata migliorando, oltre all'esperienza, era il suo fiuto per le balle.

« Hai davvero lasciato andare un uomo che poteva benissimo essere l'assassino? Spero per te.. »

« Floki. »

Dave McKeane si pose all'improvviso tra i due. Non solo verbalmente: bloccò il passaggio a Floki, per sussurrargli qualcosa all'orecchio. Un modo come un altro per ripagare il giovane del favore di poco prima, durante il battibecco con il grassone.

« Non essere troppo duro, avanti. E poi nessuno degli altri presenti ha detto d'aver visto o sentito alcunché...non credo che con quello saremmo stati più fortunati.»

Un momento di stasi, perché Floki raccogliesse. Dopodiché sbuffò innervosito, per tornare a sedersi al tavolino. Dave si voltò verso Vaairo e ammiccò in segno di complicità. Adesso erano pari.

« Hai ragione..ma almeno una pista ce l'abbiamo. »

Annunciò con aria afflitta, la testa poggiata di peso sul pugno destro. Aveva dormito si e no un paio d'ore quella notte e la stanchezza si cominciava a sentire. Il pensiero che quella brutta storia fosse appena all'inizio non aiutava di certo a risollevare il suo umore.

« Dave, credo che il tuo lavoro qui sia finito, puoi tornare a fare le tue passeggiatine del cazzo. Io e gli altri abbiamo un posto da visitare..»


La Fossa Verde li attendeva. Se l'assassino era stato in quel posto, in fondo, sarebbe potuto benissimo ritornarci. O in ogni caso avrebbe lasciato degli indizi che li avrebbero fatti avvicinare qualche passo in più al loro obiettivo. Il pensiero che avrebbe dovuto infangarsi nella melma della Grande Verde senza neanche una sana colazione nello stomaco contribuiva a ledere gravemente al suo umore.
Il suo sguardo cercò quello di Morpheus. L'uomo era insozzato da capo a piedi di striature rossastre, sangue essiccato su vestiti ormai luridi. Fu con una sana dose di sarcasmo che il buon Floki terminò la frase.

« ..spero non abbiate paura di sporcarvi.»

___ _ ___

Camminarono a lungo per raggiungere la Grande Verde. Attraversarono strade e straducole, salirono e ridiscesero passaggi di scale stretti, portici claustrofobici, sempre diretti ad est. Infine giunsero laddove le costruzioni di Vecchia Taanach si facevano sempre più fatiscenti e diroccate, alcune anche ridotte a veri e propri ruderi polverosi dai quali spuntavano qui e lì fasci di erbaccia. Oltre tutto questo, al termine di tutto questo, si stagliava l'arena della Grande Verde, che nella sua statuaria immobilità sembrava una vecchia signora di pietra.
I tre passarono oltre l'inferriata arrugginita dell'ingresso, passando direttamente all'interno dell'arena. Il pezzo di vetro verdastro rinvenuto nella locanda corrispondeva a un frammento delle pareti che dividevano le tre arene impantanate di melma, le cui pareti erano scheggiate in più punti. Non c'era un anima viva attorno a loro, e l'unico rumore udibile era il soffio del vento che, inspessito dalla cinta di spalti dell'arena, assumeva una sfumatura a dir poco spettrale. Come un rantolo..

« No. Mi rifiuto di crederlo.»

Biascicò Floki, lo sguardo fisso al centro della Grande Verde, sul basamento circolare laddove le tre arene si incontravano. Esattamente ai piedi della statua vi era un altra figura posta in ginocchio sui propri talloni e curva su se stessa, una figura umana. Una sagoma che non avrebbe avuto nulla di ambiguo se non delle estroflessioni alari che partivano dalle spalle, agganciate tramite una dozzina di lenze e uncini al libro stretto tra le mani della statua. Costole spaccate, ripiegate all'indietro e drappeggiate sopra queste i polmoni, in modo che sembrassero ali d sangue. Un servizio totalmente identico a quello riservato ad Albert.

« Presto...ne abbiamo un altro.»

La pozza di sangue si dilatava dal corpo del morto sino a colare nelle tre arene, irrorando di rosso la fanghiglia verde. Forse, a un'occhiata più vicina, si sarebbe potuto scoprire che questa vittima aveva qualcosa di differente rispetto ad Albert. Era stata ridotta in quello stato ancora da viva, e trovandosi inginocchiata sul basamento aveva avuto modo di scrivere qualcosa sul suolo. Un messaggio rosso, inciso con il suo stesso sangue in una lingua che purtroppo non coincideva con il parlato comune. E non era quello l'unico elemento ambiguo: al centro del pantano verde di alghe e melma di una delle tre arene, infatti, galleggiava un grumo rossastro grande quanto un pugno. Poteva essere tutto e poteva non essere nulla, ma l'unico modo in cui i tre avrebbero scoperto qualcosa a riguardo sarebbe stato gettarsi nella melma e recuperarlo...una azione, per quanto coraggiosa, di certo poco igienica.

« Maledetto Shivian..sono troppo vecchio per queste cose.»






Eccoci qua nella nostra seconda scena del crimine =D Partiamo dal fatto che ci troviamo esattamente nell'arena della Fossa Verde, quindi prendete pure spunto da qui per descrizioni ambientali, oltre che dal mio post.
Appena entrati vi dirigete subito nella piazzetta al centro. La vittima è posta in ginocchio sui propri talloni, curva in avanti, tenuta a mezz'aria dallo stesso filario di lenze e uncini che la tengono legata al libro stretto in mano dalla statua. Prima di morire tuttavia -dato che è stata mezza in quella posizione ancora viva- sembra aver scritto per terra un messaggio con il suo stesso sangue. Non doveva parlare la lingua dei vostri personaggi, perché il messaggio è scritto in caratteri a voi sconosciuti. Il messaggio (off game) è decifrabile secondo un certo meccanismo logico che starà a voi scoprire. Ovviamente il buon Floki che ci sta a fare? Sta lì apposta per aiutarvi. Intanto, scegliere quale di queste azioni fa il vostro personaggio. Volendo potete benissimo fare entrambi la stessa cosa, tanto per darvi una mano nel caso da soli non riusciste a venirne a capo.

1-Si avvicina al corpo per scoprire tratti fisionomici peculiari e magari liberarlo da quelle orribili lenze che lo tengono a mezz'aria. Autoconclusività totale.
2-Si avvicina al messaggio scritto in caratteri mai visti prima. Magari studiandolo riuscirà a carpirne qualcosa, chissà..
3-Scende nell'arena di destra impantanandosi le gambe nella melma, per cercare di scoprire qualcosa su quel grumo rossastro al centro.
4-Non fa nulla e aspetta che Floki gli ricordi di muoversi a fare qualcosa, o Shivian saprà presto della completa incompetenza di alcuni Goryo.


Scegliete e postate in Confronto!
Avvertimento: se non avete buon intuito questo turno potrà durare tanto, tantissimo. Ovviamente più dura e più sarò costretto ad aiutarvi per andare avanti, e meno sarà cospicua la vostra ricompensa finale.
 
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Drag.
view post Posted on 14/5/2013, 22:19




Vaairo imprecò sonoramente, bestemmiando.

Non avevano avuto tempo per ammirare l'architettura fatiscente ed il putridume malato dell'Arena Verde; l'atmosfera che dimorava là dentro era spettrale e cupa, come se i raggi solari di un mattino ormai in forze stentassero a raggiungerne il suolo. Colonne di pietra vecchia ed archi distrutti si levavano nel cielo come le falangi scheletriche di un gigante sepolto, attraversate da una foschia rada che faceva accapponare la pelle. Il mercenario si rese conto di avere i brividi: l'adrenalina pompava ad una velocità pazzesca il sangue grazie al cuore proprio come nei momenti che precedevano una battaglia. La consapevolezza di trovarsi al centro di tutto donava strane sensazioni di protagonismo, nonostante ciò fosse ben comprensibile: la paura del rischio e la curiosità erano una miscela potente ed elettrica, difficile da gestire.

La pozza verde era chiazzata del rosso di fiori maligni e virulenti, come un morbo vetusto incapace di abbandonare quelle mura antiche. Era così inquietante da apparire grottesco, artificiale - ed era ben chiaro come si potesse immaginare un simile sfondo per un omicidio artistico come quello.

Come era stato per Albert, anche questa volta Vaairo sembrò poco incline ad avvicinarsi al cadavere; la camminata fino alla Grande Verde aveva aiutato la digestione della sua colazione, ma il modo in cui era stata trattata quella vittima era così insano che avrebbe rischiato comunque di vomitare - una mossa non molto furba.
L'attenzione del mercenario venne catturata da uno strano oggetto galleggiante, una sorta di grumo rosso distante dal corpo. Indeciso, sbuffò, facendo una smorfia. Fece quindi cenno che toccava a lui sporcarsi durante quel giro, ma tra il liberare il corpo e il gettarsi nell'acquitrino per recuperare il grumo rosso non era ben certo di quale delle due scelte fosse la più insozzante; alla fine propendette per quest'ultima, arrancando fino alle cosce nella melma per cercare di capire la natura dell'oggetto cremisi.
L'acqua malsana gli lambì le gambe, donandogli strane sensazioni di sporcizia. Ignorò quel pensiero, concentrandosi sulla sua meta: il primo senso a comprendere di cosa si trattasse fu l'olfatto, poichè il lezzo lo colpì così duramente da farlo quasi barcollare. Il sentore di morte diventava sempre più forte, e solo alla fine ne capì la natura dalla forma. Là, immersi in una pozza rossa, v'erano dei genitali maschili.

« Gli angeli sono privi di sessualità.
E’ stato evirato.
»

Vaairo bestemmiò ancora, questa volta a denti stretti.
Che pazzo furioso trattava degli esseri umani in quel modo? Quale trauma gli aveva colpito il cervello per lasciarlo marcire sino a quel punto? La ragione doveva averlo abbandonato un bel mattino, pensò. Anzi, il senno doveva proprio averlo mollato da un sacco di tempo, avevano divorziato e gli aveva chiesto una montagna di soldi per gli alimenti. Follia…

Arrancò a ritroso, allontanandosi da quel macabro scarto biologico. “Angeli”, rifletté. Suonava familiare. Che la storia di Gerth avesse fondamento? Il modo di agghindare le vittime, “come degli angeli custodi”…

« Per questo lavoro l'assassino ha avuto più calma e più tempo rispetto a quello di Albert... », stava intanto dicendo Grimher, levando le lenze che appendevano il cadavere come una marionetta grottesca. « La morte è avvenuta poco più di un giorno fa… »

Mentre Morpheus chiedeva qualcosa sugli altri testimoni dei “Quattro Amici”, Vaairo tornò sui propri passi, uscendo dalla melma con qualche sbuffo di fatica ed esasperazione. Scosse la testa come per cancellare dalla sua mente l'idea di quel fallo evirato. « Che razza di lingua è? », domandò, adocchiando il messaggio; la vittima doveva averlo scritto col suo stesso sangue durante la lunga agonia della morte, un monito vitale per le indagini sull’identità dell’assassino. « Sembra la calligrafia di un mio amico stregone... », continuò, riferendosi ad Asama. L'incantatore della yorozuya scriveva in maniera simile, solo utilizzando caratteri comuni. Quello, invece, era scritto in maniera incomprensibile – almeno per lui.
« Scusate un secondo, », dissee, quasi fulminato da un pensiero mentre stava lì inginocchiato davanti alla scritta. « se questa è la nostra vera quarta vittima e l'assassino ha impiegato parecchio tempo a... trattarla, come faceva a sapere che tu ed Albert vi sareste trovati ai "Quattro Amici"? Non c'era tempo per pedinarvi. Sapeva già che voi gli stavate alle costole? »

Floki sembrò pensarci su un attimo, prima di rispondere. « Evidentemente l'assassino non lavora da solo. Ho il sospetto che questa storia sia troppo complicata per essere gestita da una sola mente e due sole braccia. Questo poveraccio lo conosco di vista. Era un vecchio prigioniero della Purgatory...credo abbia avuto in dono la libertà per essere passato dalla parte di Hyena durante la rivolta del Beccaio. »

Il mercenario spostò lo sguardo dal vecchio Guardiano alla scritta, stando ben attento a non incrociare lo sguardo con gli occhi morti e spenti del cadavere. « Se teniamo fede alla storia del mio informatore, potrebbe essere un buon movente, », continuò, incredibilmente partecipe a quel ragionamento. Evidentemente aiutava essere un fan dei polizieschi, quando li trasmettevano in televisione nel suo mondo d'origine. Quella poteva trattarsi di una vendetta per non essersi schierato con Viktor. « ma manca la circostanza. Che ci faceva qui? Le altre vittime non sono mai state condotte altrove ma uccise sul posto, quindi possiamo escludere l'adescamento... »

« Hai ragione, ma dimentichi che nessuna delle altre ha avuto quel servizio. », disse, accennando col capo al grumo vermiglio nella pozza poco distante. « Questo dev'essere stato il suo capolavoro. Sempre se stiamo parlando di un solo assassino. Qual era la storia del tuo informatore, scusa? »

Vaairo si sgrattò pensierosamente, la barba, concentrandosi per riportare attentamente i dettagli del racconto alla mente.
« Pensa che l'assassino faccia parte dei Korps di Viktor, perchè tempo fa uno dei suoi ufficiali aveva ridotto così un contadino dicendo che doveva essere il suo angelo custode. Se questo è il suo capolavoro allora l'omicidio di Albert è stato un ammonimento per te, Floki. Oppure ha lasciato apposta la traccia che ci avrebbe portati qui affinchè potessimo ammirare la sua opera. In sostanza dovrebbe trattarsi di un solo pazzo con l'aiuto di qualcun'altro... Oppure di più pazzi che lavorano assieme contemporaneamente - e ci stanno guidando consapevolmente verso qualcosa. », disse. Gli sfuggì un brivido.

« Questa volta ti sbagli, Vaairo. »
Un largo sorriso sghembo si dipinse sul volto di Grimher, mentre lo sguardo scivolava tra i caratteri di sangue.
« Non sono loro a guidarci. Siamo noi a cacciarli. »
Puntò quindi il dito sulla scritta, decifrandola grazie agli insegnamenti d’infanzia impartiti dal padre, che conosceva quella lingua straniera per essere cresciuto vicino alla regione in cui veniva utilizzata.
« "Mi hanno ucciso Ragnar e Seraphim dei Falkenberg Korps." "Questi nomi vi dicono nulla?" »
Il volto di Floki sembrava già pronto per un bel piano di cattura: quel sorriso malevolo non mentiva – e non sembrava avere alcuna intenzione di nasconderlo.

Bum, ancora i Falkenberg Korps. Nonostante non fosse proprio un investigatore, Vaairo notò il leggero sgomento che turbò il volto di Morpheus; saggiamente, decise di ignorare quel pensiero. Chi vivrà vedrà, pensò.

« No, non li conosco, il secondo è sicuramente una donna, di mezza età, i capelli dovrebbero essere di un biondo pallido, con venature grigie, è tutto quello che so, tu Vaairo? »

Vaairo sogghignò, passandosi la mano tra la zazzera color rame.

« Ragnar è l'ufficiale dei Korps di cui parlava il mio informatore. Quindi erano davvero in due. Tutto torna. »

« Già. », fece Floki, annuendo e preparandosi a levare le tende. « Non perdiamo altro tempo. Conosco qualcuno nella città vecchia che potrebbe avere informazioni su questa accoppiata assurda. » Sembrava fremere di impazienza, quasi avesse ritrovato nuovo vigore avendo ora dei nomi ed un gruppo. Vaairo dubitava di poter scovare così facilmente quei due, perché i Korps godevano di una fama così pessima da esser temuti e tenuti lontani da tutti. Con dei semplici nomi non sarebbero andati molto distanti, pensava, ma si fece comunque contagiare dalla sorda rabbia del Guardiano.

Dopo tutto quello schifo, aveva bisogno di una doccia – e di spaccare qualche cranio.
Possibilmente, quello dei colpevoli.

 
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view post Posted on 15/5/2013, 10:53

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Tagliarono mezza città, da ovest verso est senza mai abbandonare Vecchia Taanach. Oltrepassarono fatiscenti strade e vicoli, porticati angusti, su e giù per strette scalinate. Camminarono mentre la città vecchia andava via via ridestandosi, mentre la feccia peggiore cominciò a riversarsi per le strade. Non v’era gioia, non v’era l’odore buono delle focacce appena sfornate, c’era solo letame che si aggiungeva ad altro letame. Il sole cominciò a pittare d’arancio le mura incrostate di sporco delle case, le ombre dei poggioli si diramavano come lunghi bracci accarezzando e avvinghiando i mattutini abitanti in una coltre di gelido freddo. L’aspetto di Morpheus, profondamente deturpato dal sangue di Albert, verosimilmente non era molto diverso da quello di altre persone, da quello di un macellaio poco avvezzo all’igiene, o da quello di una prostituta percossa in più e più punti che stava tornando barcollando nel suo appartamento. No, Vecchia Taanach non era decisamente il luogo in cui le persone badassero all’aspetto, per questo, nonostante la forte nube di odore acre che si portava appresso il dragone, passava totalmente sotto traccia: dimenticato e ignorato come un qualunque nobile decaduto. La Grande Verde si stagliò dapprima all’orizzonte come un oggetto inafferrabile e inespugnabile. Un’icona mostruosa della potenza che nel passato rappresentò, antistante a ciò che ora era: una porzione logora di una città molto più grande. L’arena era un mausoleo irto di ricordi e splendore, attorniato dall’atmosfera peculiare dei monumenti in decadenza: L’aria rarefatta e irrespirabile; il pungente odore acido dell’acqua stagnante che penetrava nelle narici con l’intensità di mille lame affilate; la pietra che si ergeva verso il cielo a sfiorare i titani che l’avevano generata. Un colosso che aspirava alla magnificenza eterna. Più vi si avvicinava, più il cupo malessere di quell’opera antica attirava Morpheus come miele per mosche. Da dragone non poteva far altro che restare affascinato dinanzi a quel tesoro, un diamante grezzo da rendere saturo di bellezza, una pietra zeppa di polvere da pulire e tirare a lucido. Il passato che da sempre affascinava Morpheus più del presente, perché incombente si avvertiva il sapore della storia, l’odore di una civiltà passata spazzata via nei secoli e ormai dimenticata. Non v’era più uomo di quell’epoca, solo e soltanto le impronte indelebili lasciate scolpite nella terra. Valicarono come antichi eroi la grata incrostata di ruggine catapultandosi così nel lugubre cimitero di antichi combattenti, nei secoli, la Fossa Verde era stata una silenziosa astante dei giochi malsani e perversi, di combattimenti villani e all’ultimo sangue, di morti più o meno cruenti. Tra le pareti spirava il sinistro soffio del vento, come lo sferragliare di catene di un irrequieto fantasma, come se i morti non avessero mai trovato la pace agognata in vita. L’angelo della morte si stagliò di fronte ai loro occhi come un capolavoro psicopatico di una mente malata. Il sangue ruscellava in grumi ormai secchi, partendo dalle viscere del suo corpo spandendosi al pari di radici di un gigante albero. Il corpo era inginocchiato come in preghiera rivolto ai piedi della statua, le medesime ali che si aprivano dalle costole e si estendevano verso il cielo, verso il nulla.
il capo genuflesso verso il terreno osservava un’accozzaglia cremisi, schizzi di sangue colati dal corpo ma, avvicinandosi al cadavere, iniziarono a prendere forma, fino a diventare simboli, un messaggio lasciato dalla vittima, un messaggio lungo scritto con il proprio sangue tra atroci sofferenze, un messaggio in una lingua strana che in cinquecento anni di vita Morpheus non aveva mai letto.


In ginocchio dinanzi alla scritta, Morpheus si perse in quei simboli, cercando l’illuminazione all’interno della sua mente, sperando che qualche libro, nello scaffale immenso della sua libreria, si aprisse mostrando la chiave di lettura di quella criptica scritta. Non si accorse dell’iniquo tempo che passò, dell’asessualità dell’angelo o del sacrificio di Vaairo, che liquidò con un mero cenno della testa e una pia gratitudine, era già sporco, altro sporco non gli avrebbe cambiato la giornata. Solo in quel momento si accorse della presenza di Floki dietro le sue spalle, invero avvertì prima il rumore del respiro pesante vicino al suo orecchio, poi voltò lievemente la testa, guardandolo negli occhi, distogliendo per un secondo lo sguardo dal messaggio.

« Conoscevo questa lingua. La parlano nei villaggi a sud dell'Estvan...da dove veniva mio padre »

Floki proferì quelle parole grattandosi la nuca, come a voler afferrare il pensiero che continuava a sfuggirgli tra le mani. Non si ricordava evidentemente la lingua paterna e Morpheus non gliene diede colpa, si voltò nuovamente tornando a decifrare il messaggio.

« Floki, alla locanda avete per caso interrogato una donna? »

Per un attimo Morpheus diede valore al tempo, temendo di aver tergiversato a lungo sulla possibilità di fidarsi di chi aveva di fronte, nelle ultime ventiquattro ore c’era stato più di un omicidio, una situazione che stava sfuggendo di mano, che avrebbe messo in agitazione persino Shivian.

« Solo la moglie del locandiere. » L’uomo smette per un istante di riflettere sui carattere rispondendo al dragone. « Perché? »

La risposta non era quella che si aspettava, non credeva che la moglie di un locandiere fosse capace di arrivare a tanto, così per altro, senza nessun apparente motivo.

« Di che colore aveva i capelli? »

Ignorò la sua domanda, come se non fosse importante in quel momento dargli risposte.

« Bianchi, ma mi pare che fosse mora qualche secolo fa. » Scosse la testa, come se fosse rassegnato. « Non capirò mai certe perversioni sessuali. »

Morpheus tornò in silenzio, isolandosi nuovamente nella sua mente, dando più importanza ai suoi pensieri che alle parole altrui, cadde nel suo limbo mentale, nel labirintico Io della sua mente, volò da stanza a stanza, scorse pensiero per pensiero, ma quella scritta restò un mistero irrisolto. Non v’era nulla nella sua mente che vi assomigliasse, quei territori del sud dell’Estvan gli erano quasi del tutto sconosciuti.
Restò in silenzio per un tempo che gli parve minuti, ore, secoli. Fin quando il sorriso vittorioso di Floki non giunse molto più velocemente delle sue parole, fin quando la sua voce non rimbombò tra le pareti in un canto trionfo.

« Mi hanno ucciso Ragnar e Seraphim dei Falkenberg Korps. Questi nomi vi dicono nulla? »

Il sorriso di Morpheus per un attimo si irrigidì in una smorfia contratta, il pensiero di Viktor catapultò nella sua mente come un pugno nello stomaco, RotteNhaz e la sua tetra atmosfera cominciarono a serrargli il cuore in una morsa, a bloccargli il respiro fin quando il buio non lo carpì per un istante.

« No, non li conosco, il secondo è sicuramente una donna, di mezza età, i capelli dovrebbero essere di un biondo pallido, con venature grigie, è tutto quello che so, tu Vaairo? »

Ma c’era molto di più, finalmente capì la macchia di sudore, finalmente capì la psicologia degli assassini, vi era qualcosa, qualcosa di tremendo e malsano nell’aria all’interno di RotteNhaz, lui lo sapeva, lui c’era stato e per poco non ne diventò matto. Più ne respiravi, più diventavi assuefatto di una sostanza che ti oscurava ancor prima della mente l’anima. Diventavi un prigioniero corrotto, un mostro senza coscienza. Diventavi il buio, il nulla. Ti perdevi nei sobborghi irrespirabili del marciume corrotto, nell’irrecuperabile perdizione del proprio essere, divenendo si immortale, ma schiavo, non più libero.
Null’altro che un mostro in catene.

« Ragnar è l'ufficiale dei Korps di cui parlava il mio informatore. Quindi erano davvero in due. Tutto torna. »

Le parole di Vaairo ridestarono Morpheus, risvegliarono la sua mente dal quel torpore oscuro in cui stava piombando. Infine ripresero la strada, la ripercorsero a ritroso, lasciandosi alle spalle l’ennesimo morto.
Lasciandosi alle spalle il ricordo di Viktor, ben sapendo che ogni passo che faceva in avanti lo avrebbe avvicinato sempre di più a lui.

« Mi dispiace per quel poveraccio...quando questa storia sarà finita, ricordatemi di mandare qualcuno a occuparsi del corpo. »

Ma in quel momento Morpheus ebbe la strana sensazione che quella storia non sarebbe mai finita.
Che sarebbe sfociata in qualcosa di ben peggiore.




Postato, spero possa piacere il post.


Edited by Lud† - 11/1/2014, 20:23
 
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Lenny.
view post Posted on 15/5/2013, 18:10




Bloody Wings ~


Ripercorsero la strada per il centro di Vecchia Taanach, messa in luce dall'alto sole dell'ormai tarda mattinata. A quell'ora il vecchio borgo era una fitta rete di straducole occupate da sottani, porcilaie, stalle, capannoni e bordelli. Il luogo in cui le tre ombre del Goryo camminavano era riccamente affollato da gentaglia di ogni tipo: una baraccopoli a cielo aperto che si perdeva tra vicoli strettissimi, dove alle bancarelle veniva barattato il cibo più misero ai poverissimi abitanti: topi, piccioni, addirittura un liquame marrone di natura sconosciuta. Anche la lingua parlata dal popolo -di origine più umile- veniva compresa con difficoltà da gente di estrazione sociale più alta come Vaairo o Morpheus. Floki non sembrava avere problemi del genere e anzi dimostrò più volte di avere familiarità con quei luoghi, salutando con un cenno del capo o una stretta di mano un paio di passanti. Raggiunsero una strada che più in avanti si apriva in una spaziosa piazza circolare, conosciuta ai più come "La Vecchia Forca". Fu qui che Floki si fermò d'un tratto.

« Abbiamo troppe cose da fare, e troppo poco tempo. »

Lanciò una rapida occhiata a destra e a sinistra, per assicurarsi di non essere ascoltato da qualche passante, prima di continuare.

« Conosco un paio di uomini che potrebbero avere delle informazioni interessanti su questi Ragnar e Seraphim dei Falkenberg Korps. Il primo è un mio vecchio amico, il secondo...beh, l'ultima volta abbiamo avuto una discussione un po' accesa. Se parlerà, non potrà farlo con tutti i suoi denti. »

Sghignazzò malignamente, prima di tornare serio.

« Ci dividiamo. Io andrò a fare due chiacchiere col mio amico, voi andrete da quest'altro tale, un usuraio figlio di puttana che si chiama Elias Takevada, per gli amici Facciagialla...ma voi non chiamatelo mai così. »

Puntò il dito verso una delle tante catapecchie che circondavano la piazza. La baracca in questione era più grande e alta delle altre e, se non la più decente, la meno diroccata nei paraggi. Una breve serie di lunghe tegole mal messe conduceva a una porta squadra in legno scheggiato, con un piccolo cratere sulla facciata superiore che fungeva da rudimentale occhiello. A lato della porta vi era addirittura una finestra dal vetro insozzato dalla polvere. Si intravedeva una luce dalle sfumature urinarie, segno che una all'interno vi era una lanterna ad olio accesa.

« Quella dovrebbe essere la topaia dove vive. Cercate di scoprire più informazioni possibile, ricorrete ad ogni mezzo. » Strinse lo sguardo, con aria quasi accusatoria. « Ovviamente senza esagerare troppo. Non voglio presentarmi di fronte a Shivian con un altro morto ammazzato tra le mani. »

Tirò un lungo sospiro. Se era stanco e provato da quella brutta storia, faceva di tutto per non darlo a vedere. Sopra la sua testa, molto più indietro, torreggiava l'antico patibolo come uno spettro immane.

« Ci vediamo qui, davanti alla Vecchia Forca, tra un' ora esatta. Tutto chiaro?»




Bene, ci troviamo nella piazza della Vecchia Forca. Penso che i vostri compiti in questo turno siano abbastanza semplici. Se non avete domande da porre a Floki potete subito dirigervi verso l'abitazione di Elias Takevada e approcciarvi nel modo che vi sembra più consono. Il vostro scopo è ottenere quante più informazioni possibili sui due presunti assassini (dove vivono, come sono fatti, qual'è il loro colore preferito ecc. ecc.) ma ovviamente non sarà così facile. Le informazioni che vi darò si baseranno sulla capacità che i vostri personaggi avranno di influire sulla psiche di Elias. Tale capacità si esplicherà in tre campi, che inizialmente saranno tutti azzerati. Ovvero Persuasione, Paura, Rabbia.

Persuasione 0%
Paura 0%
Rabbia 0%

Un certo equilibrio tra questi tre campi vi fornirà informazioni corrette. Uno squilibrio negativo vi potrebbe fornire anche informazioni fasulle. (ad esempio un'alta persuasione = più informazioni sicure, un'alta paura = più informazioni fasulle, un'alta rabbia = forte resistenza). Inizialmente saranno azzerati, ma la loro percentuale varierà con il passare del tempo.

Scegliete se fare altre domande a Floki o dirigervi subito da Elias. Spero di essere stato abbastanza chiaro. Postate in confronto!


Edited by Lenny. - 15/5/2013, 21:27
 
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Drag.
view post Posted on 23/5/2013, 21:49




Elias Takevada era solo un pesce tra tanti; le catapecchie che quel genere di persone abitava non era nulla di speciale nè di insolito: certi quartieri di Taanach erano tappezzati di ruderi angusti proprio come quello, quasi una pallida imitazione di una prolifica colonia di funghi infestanti in una caverna oscura ed umida. Il compito era facile: entrare, strapazzarlo un po', farlo parlare ed uscire. Niente di macchinoso o complesso - il nome del Goryo, solitamente, sfonda le porte più che aprirle.

Vaairo in realtà non si aspettava nulla di diverso. Conosceva piuttosto bene quel contesto sociale, perchè era stata la sua culla sin dalla sua nascita; certo, l'orfanotrofio Santa Martire Patrizia del Bloodrunner si era sempre prodigata per tenere i propri pargoli lontani dal "cattivo mare" le cui onde s'infrangevano contro l'austero edificio in pietra antica... Solo che lui non gli aveva mai dato particolarmente retta. Vaairo era sempre stato un criminale sino nel midollo, il tipo ribelle ed irresponsabile che vuole bene a tutti e a cui tutti vogliono bene - tenendo ben presente che non era il caso di vederlo incazzato.
Mentre seguiva Morpheus all'interno della lurida tana di Elias, però, Vaairo si sentiva inquieto. Non aveva provato piacere a domandare a Floki sul passato di quell'uomo, o sulla sua famiglia, sperando di ricattarlo in qualche modo. Certo, ciò che loro stavano facendo - i poliziotti - era giusto ed onesto, perchè anche nella sua passata vita capitava che qualcuno infrangesse il codice e la comunità criminale dovesse provvedere ad indagare sulla faccenda per poter esprimere un giudizio. Tra ladri, rapinatori ed assassini che rispettavano il codice c'era sempre stato rispetto ed onore, perchè la vita al di fuori della legalità era complessa e dura, sorretta da valori che pochi, nella società retta e casta, riuscivano a comprendere. Anche così, tuttavia, Vaairo non poteva accettare a cuor leggero il fatto che, per far leva sulla resistenza di quell'uomo, avrebbe potuto minacciarlo attraverso i suoi cari; era un metodo infame, mafioso, estremo... ma funzionava.
Ciò che premeva loro, ora, era trovare quei due pazzi dei Korps. Fine della questione.

« Gerth? Sei tu? », rispose una voce dall'altra parte dell'uscio. Era dura e raschiante, aspra come la sabbia rossa dell'Akerat, e non sembrava affatto ben disposta nei loro confronti. « E voi chi siete? »
« Siamo Morpheus e Vaairo del clan Goryo, dobbiamo farle qualche domanda se è disponibile. »
Merda, il drago ci sapeva fare. Suadente, tranquillo, cortese: sembrava il ritratto della pacatezza; voleva mettere a suo agio quel tizio, già teso come uan corda di violino. Vaairo stette bene attento a non sussultare quando udì il nome di Gerth - c'era qualcosa che non quadrava. Troppi legami, troppi intrecci... Troppi fottutissimi Falkenberg Korps.
« Goryo? »
Ci fu qualche attimo di silenzio, mentre l'iride di Takevada spariva dallo spioncino della porta. Si udì un po' di sferragliare mentre la porta veniva aperta verso l'esterno, anche se non completamente. L'uscio venne scostato di un paio di spannei, lasciando l'anta di legno attraccata alla parete per mezzo di una catenella di ferro. Elias era visibile per metà volto, messo in luce dal tipico sole di un mattino inoltrato. L'usuraio era un uomo sulla quarantina, capelli e barba rossi folti come rovi. Il naso storto, come se fosse spezzato - Vaairo lo notò immediatemente, competente in quel campo - più di una volta. Mentre parlava, si notava subito che in bocca gli sono rimasti pochi denti storti e marci.
« Se siete qui per mio fratello ho già detto ai vostri amici che non ne so più nulla. Che altro volete da me? »
« No, stia tranquillo signor Elias, siamo qui per un altro genere di lavoro...
Volevamo solo alcune informazioni
»
La mancia speciale sembrò convincere l'usuraio, che tuttavia impose loro, con un sorrisetto desolato degno della peggior faina, di lasciargli le armi; normalmente entrando nella casa di un onesto criminale i ferri buoni venivano lasciati nell'"angolo sacro" della casa, sull'altarino appositamente dedicato. Le altre armi andavano lasciate fuori, perchè non portassero sfortuna alla dimora. Elias Takevada, tuttavia, non era uno di loro: era un usuraio, una delle poche categorie di infimi che sgozzano le loro tristi vittime con i debiti e gli interessi. Ucciderli era di solito un atto di pietà verso il mondo intero, e nelle comunità criminali come quella dove Vaairo era stato educato ciò non solo era permesso, ma addirittura incoraggiato.
Con un sospiro impercettibile, il mercenario si rassegnò. Lui non era più al Bloodrunner, e per quanto potesse desiderarlo, quella era Taanach. Altro gioco, altro contesto, altre regole.



Senza proferire parola - secondo il codice era disonorevole parlare con banchieri, usurai, stupratori, sbirri - imitò Morpheus. Estrasse quindi la pistola dalla fondina sotto l'ascella, levando da essa il caricatore - che tenne per sè. Alla fine, porse la sputafuoco ad Elias. Preferiva non lasciargli un'arma da fuoco carica tra le mani, a dispetto di tutto. Soprattutto, non la sua. Lentamente, poi, prese a guardarsi attorno con occhio solo apparentemente distratto, cercando nella dimora quadri o dipinti ingialliti che ritraggano eventuali membri della famiglia di Takevada.

« Volete qualcosa da bere? Ho dell'acquavite niente male.
Cerchiamo di finire in fretta ragazzi. Ho degli impegni abbastanza urgenti da sbrigare, e aspetto un paio di amici per pranzo. »
« No grazie, non vorremmo abusare della sua ospitalità, è stato fin troppo gentile.
Lei conosce Ragnar e Seraphim? Volevamo qualche informazione su di loro
»

Vaairo decide di non sedersi, annuendo impercettibilmente alle parole del compagno Goryo. Morpheus ci sapeva fare, stava tenendo a freno il suo draconico temperamento per assumere le sembianze del poliziotto buono; c'era solo da augurarsi che lui non dovesse fare la parte di quello cattivo - non pensava di essere un grande attore. Rimase vicno alla finestra con tendina, dando di tanto in tanto un'occhiata fuori, per vedere se gli ospiti che Elias aspettava sarebbero venuti ad interrompere quell'inusuale interrogatorio.
Notò bene lo sgomento nella reazione di Elias, così come l'evasività della sua risposta. Qualcosa non quadrava - e Takevada lo sapeva. Cerca di depistarli.

« Ragnar era il nome di un vecchio amico di mio fratello, ma non so nient'altro su di lui. Non lo vedo né sento da anni. Seraphim è la prima volta che la sento nominare, mi spiace.
Temo di non potervi essere di alcun aiuto. »

A quel punto, Vaairo incrociò lo sguardo di Morpheus: il drago aveva intuito qualcosa, facendo uso dell'innata intelligenza della sua razza. Era un compagno potente ed un nemico formidabile: avrebbe dovuto tenere a mente tutti quei dettagli quando - e se - avesse deciso di depennare quel nome dalla sua personalissima lista nera. Ne avrebbe avuto il fegato...?

« Signor Takevada, », esordì finalmente, rimanendo comunque vicino alla finestrella. Era una violazione del codice criminale, e per questo avrebbe dovuto fare ammenda più tardi. Spero che gli spiriti dei nobili capiguida non lo giudicassero troppo severamente per questo. « voglio che lei capisca bene qual è la sua situazione. Noi stiamo cercando queste due persone per certi fatti che ultimamente sono sulla bocca di tuttiì; Lord Shivian stesso ci ha incaricato di trovarli e portare sulle loro teste la giustizia del Clan. In questa città il Goryo è la legge e noi ora siamo giudice, giuria e boia. Abbiamo motivo di credere che lei sia ancora in contatto con Ragnar e che ci stia nascondendo qualcosa. », prese fiato, prendendo una piccola, significativa pausa. Stava parlando in maniera deliberatamente lenta, poichè sapeva come certe frasi dovessero venir pronunciate con calma per essere davvero udite. « Io sono un uomo d'azione, non uno sbirro; eppure credo che esista un nome corretto per questa categoria di uomini. Morpheus, com'è che si chiama quella persona che aiuta degli assassini...? »
« La parola che sta cercando è complici Vaairo, ma sono sicuro che Elias ha tutta l'intenzione di aiutarci. »
« Complici. Giusto. »
Vaairo sospirò, incrociando le braccia davanti al petto. « Cerchi di essere ragionevole, signor Takevada: Shivian è un osso duro da compiacere, ma questa è un buona opportunità, soprattutto dopo i vecchi eventi che hanno coinvolto suo fratello. Avremo tutti modo di guadagnare da questa faccenda... Con discrezione, si capisce. »
Non vogliamo che i Korps sappiano che li hai venduti, vero?

La reazione di "Facciagialla" lo sorprese; non solo non venne a patti con loro - credeva di essere stato piuttosto convincente, ragionevole e minaccioso in egual misura -, ma, dopo essersi alzato, ingiunse loro di levarsi di torno con un tono che presagiva molti, molti guai.
« Avete detto di volermi fare delle domande. Le avete fatte, e io vi ho risposto. »
Eretto e furente, non si poteva dire fosse un tipetto schivo. Poteva fose non essere nerboruto come Vaairo, ma a quell'uomo non mancava nulla - peso, altezza, determinazione - per essere definito "ben piazzato".

« Ma queste minacce da latrina andate a farle altrove. Conosco bene i tipi come voi, e so come difendermi se necessario. Non avete nessuna prova contro di me e mi accusate con niente in mano, solo parole. Sapete che vi dico? »

Alzò la scintillante spada di Moprheus, sputando disprezzo ad ogni parola.

« Fuori da casa mia. Ora. »

Uh-oh.

Non comprese appieno quel che accadde dopo: Morpheus disse qualcosa di rassicurante, come se potesse riavvolgere il nastro ed evitare quel casino che era inaspettatamente esploso. Per tutta risposta, le parole del drago rimbalzarono sull'usuraio come un'onda che veniva spezzata da una scogliera nera ed imponenente. Freddamente, Vaairo continuò a ragionare - cosa spesso insolita per lui, nonostante le relazioni disoneste fossero state il suo pane quotidiano per molto tempo. Preferiva evitare di andare alle mani, perchè dubitava che Elias ne sarebbe uscito bene. A dispetto di tutto, Vaairo era un'autentica leggenda metropolitana nei combattimenti underground e... bè, Morpheus era un cazzo di drago, intesi?
Era arrivato il momento di scoprire le proprie carte. « Gerth "Fortunello". », disse semplicemente; curioso come un uomo che si professasse del tutto estraneo ai Falkenberg Korps avesse contatti con Gerth. Era un azzardo, ma Vaairo era stato abbastanza accorto da non dire mai il nome del suo "informatore" davanti a Morpheus o Floki: l'unico che l'aveva udito era Dave, ma McKeane non era lì in quel momento, quindi...

Vide la sopresa riaccendere gli occhi di Takevada quando il suo sopracciglio si inarcò leggermente.
Bingo.

« Che c'entra Gerth in tutta questa storia?
Non può essere lui a mandarvi, lo conosco bene... »

« Anch'io. », disse pacatamente il mercenario. « Ha convenuto con me che è il caso di cambiare aria per qualche giorno, perchè si è trovato troppo vicino ai guai combinati da alcuni colleghi. » Sapevano entrambi che quello era un eufemismo per parlare dei Korps - colleghi di Gerth e forse persino di Elias. Vaairo stava danzando incredibilmente bene su un tenue filo sospeso sopra un abisso: Morpheus era sì un buon compagno ed un alleato prezioso, ma se fosse trapelato che lui stesso aveva contatti con gli uomini di Viktor - seppur minimi - non se la sarebbe vista bene. « Guai che avrebbero portato sul fondo anche quelli che gli stanno accanto; se anche lui ha ritenuto di prendere le distanze da questa storia, forse dovrebbe fare lo stesso, signor Takevada. Se ne lavi le mani. »
A meno che non fosse una questione di famiglia, pensò.

E se Ragnar fosse...?, pensò. Era un'ipotesi - una buona ipotesi.
Per gli dèi, poteva trattarsi del fulcro della questione.
Legami con i Korps, Gerth, "vecchio amico di mio fratello"...

« Vorrei. Non sai quanto vorrei. Ma non posso, Vaairo, io... »

Si guardò attorno, come impaurito. Dopodiché tira un lungo sospiro, cercando di ritrovare la calma necessaria.
L'aveva convinto?

« E va bene, vi racconterò tutto. Ma prima ho bisogno di un goccio, non mi sento tranquillo.
Torno subito. »

Si diresse verso l'altra stanza, con ancora la spada in mano, chiudendo la porta dietro di sé.

Solo con il passare dei secondi, quando il sollievo aveva avuto il sopravvento sulla tensione, Vaairo si accorse dell'errore da principianti che aveva compiuto. Poteva essere più imbecille di cosi...? Elias non tornava, e dall'altra stanza proveniva solo silenzio. Se l'era svignata, cazzo, e loro ci erano cascati come pivellini alle prime armi.
Si lanciò verso la porta, aprendola però con circospezione - poteva anche essere una trappola, ma ne dubitava. Due inseguimenti in una sola mattinata erano decisamente troppi. L'uscio svelava una camera da letto interamente messa in ombra. La lanterna del salotto riusciva a far luce solo per un tratto lungo due, tre passi, ma nulla più. Tra luce e penombra, adagiato sulle assi del pavimento, vi era un oggetto ovoidale leggermente appiattito, grande circa quanto una testa. Totalmente nero, presentava un trigono di fori larghi quanto un dito, che a Vaairo ricordava lontanamente una palla da bowling. Lentamente, lo raccolse da terra: poteva trattarsi di un qualche manufatto magico, ma per quanto ne sapesse poteva essre persino uno scolapasta. Non ci capiva un accidente di nulla di quel genere di aggeggi.
Se solo Asama fosse stato con loro...

Scuotendo le spalle con menefreghismo, provò ad infilare le dita nei buchi della palla da bowling.

Bam. Qualcosa di gassoso lo avvolse istantaneamente, soffocandolo e facendolo tossire violentemente.
Era una sabbia oscura e maligna, che lo ottenebrava passo dopo passo senza lasciargli scampo o respiro.

« Mio fratello Ragnar non gradisce ospiti così invadenti. Ve l'avevo detto di andarvene.
Ma ormai è troppo tardi. »

Che imbecille che sono, pensò.
Non vedeva nulla, non sentiva nulla - solo la voce sghignazzante di Takevada.
Ci aveva visto giusto, alla fine: Ragnar era suo fratello. Peccato non esserci arrivato prima; aveva proprio una testa bacata, la persona sbagliata per giocare al detective.

Crollò in ginocchio, le mani distese lungo i fianchi.
Inerti, prive di sensi.
Un sussurro,
« Merda. »,
poi buio.


 
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view post Posted on 24/5/2013, 15:03

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Gli angusti vicoletti di Vecchia Taanach si aprirono fatiscenti sotto lo sguardo severo di Morpheus. Un groviglio di persone si districava tra bancherelle consumate in cui la povertà di cibo regnava sovrana. La limpidezza dei raggi solari, ormai alti nel cielo, andava a sbattere contro la monocromia desolante degli abiti del popolo. Un solo colore pareva predominare sugli altri: il grigio sbiadito. Ovunque Morpheus guardasse, abiti logori dal passare inesorabile del tempo predominavano la scena. Persino le persone si aggiravano tra le bancherelle con sguardi spenti e atoni, solo il sogghigno dei banditi dipingeva l’atmosfera di un altro colore, ma era un nero cupo e tetro, quasi malato. Le case, ai due lati della strada, si arroccavano l’una sull’altra intrecciando vari strati di vernice scrostata, parevano arrampicanti tinteggiati con pittura smorta. Era un amalgama di colori informi, il giallo pastello, in cui croste d’intonaco si staccavano come piaghe virulente, si mischiava con il purpureo stinto simile al mattone apparendo, a prima vista, come un’unica accozzaglia d’arancio cereo. Il mattonato delle case, consunto dall’incessante predominio degli agenti atmosferici, era una groviera mangiucchiata da fungini, chiazze degenti e verdognole generate dall’umidità, dallo scarso stato delle tubature e dalla malattia che sembrava divorare dall’interno Vecchia Taanach. Floki era a suo agio in quel sobborgo dimenticato dagli Dei, si aggirava come un serpente tra i cunicoli stretti, sgusciando con noncuranza tra la folla. Morpheus – al contrario – trovava difficile immergersi in un mondo che non solo non lo rispecchiava, ma che era la totale antitesi del suo essere. Non c’era ricchezza, non c’era pulizia, tutto sembrava avvolto in un grigio lezzo tossico.

« Ci dividiamo. Io andrò a fare due chiacchiere col mio amico, voi andrete da quest'altro tale, un usuraio figlio di puttana che si chiama Elias Takevada, per gli amici Facciagialla... ma voi non chiamatelo mai così. »
Il gruppetto si trovava al limitare di una piazza, tutt’intorno catapecchie più o meno simili, una di queste venne indicata da Floki: Non era altro che una baracca, più grande e alta delle altre, ma anche lì era presente lo stesso strato cancerogeno che divorava il quartiere.
« Quella dovrebbe essere la topaia dove vive. Cercate di scoprire più informazioni possibili, ricorrete ad ogni mezzo. Ovviamente senza esagerare troppo. Non voglio presentarmi di fronte a Shivian con un altro morto ammazzato tra le mani. »
Morpheus, senza dire nemmeno una parola, si diresse verso la casa dell’usuraio. Quando le sue nocche incontrarono il legno scheggiato della porta, il dragone era per lo più sovrappensiero. Da sempre gli enigmi e i misteri solleticavano il suo divertimento, gli piaceva vedere fin dove il suo intelletto riuscisse a spingersi per risolvere rompicapo sempre più difficili. Per lui, quel caso, non era che una sfida, un sublime gioco in cui l’assassino era il premio finale. Ma la mente non poté far altro che scorrere su Viktor e suoi uomini, alla minaccia sempre incombente, perché sapeva che non tutto era finito con la vittoria di Hyena, presto o tardi ci sarebbe stata una nuova guerra. Molto più sanguinosa della precedente.

« Gerth? Sei tu? »

Dall’altra parte della porta si sentì una voce sorda e l’avanzare di passi, il rudimentale occhiello venne oscurato dall’occhio di qualcuno.

« E voi chi siete? »

La sua voce non era gentile e non era accogliente. Era raschiante e irritata.

« Siamo Morpheus e Vaairo del clan Goryo, dobbiamo farle qualche domanda se è disponibile. »

Al contrario, quella del dragone, era di quanto più gentile si potesse immaginare, non era difficile, per lui, modulare la voce in modo tale da mettere a proprio agio gli umani, lo aveva imparato nei secoli: si prendevano più mosche col miele che con l’aceto.

« Goryo? »

Il cratere al centro della porta tornò a essere libero, dopo qualche secondo, e lo sferragliare del metallo, la porta si aprì verso l’esterno quanto bastava per mettere in luce la metà destra del volto di Elias. Un uomo sulla quarantina, con un naso storto e in bocca pochi denti e neanche buoni, barba e capelli intrecciati e di color rosso.

« Se siete qui per mio fratello ho già detto ai vostri amici che non ne so più nulla. Che altro volete da me? »

Si aspettava Morpheus una reazione del genere, ma per fortuna gli usurai era talmente legati al denaro da vendere la propria stessa madre per arricchirsi, e in un modo o nell’altro li si convinceva sempre.

« No, stia tranquillo signor Elias, siamo qui per un altro genere di lavoro », dalla tasca della tunica Morpheus tirò fuori un sacchetto di pelle grosso all'incirca quanto la sua mano, si avvertì chiaramente il tintinnare dell’ora all’interno del sacchetto, un rumore soave e puro, un rumore di cui lo stesso Morpheus era assuefatto, volevamo solo alcune informazioni.
La mano di Elias scattò rapida verso il sacchetto, come Morpheus sperava l’usuraio fu facilmente persuaso, l’usuraio controllò il denaro prima di metterselo in tasca, come soppesando se l’oro bastasse per ciò che doveva dire.

« Mh. Va bene. »

L’uomo tolse la catenella dalla porta, e l’aprì per intero. L’interno era composto da un piccolo e logoro salotto, al centro un tavolino ricolmo di fogli e una lampada a olio, solamente due sedie e altre due porte. Una scala a chiocciola che si reggeva in piedi per miracolo portava al piano di sopra.

« Prima di entrare però dovete consegnarmi le vostre armi. Sapete com'è, sono brutti tempi questi.. »

Morpheus si trattenne dallo sbuffare, odiava separarsi da Stormbringer, tra tutti era il tesoro più prezioso che possedeva, l’arma che gli spettò di diritto quando era solo un cucciolo, che brillò nelle sue mani.
Porse l’elsa d’oro verso l’uomo, per quanto doloroso capì che era necessario per guadagnarsi la fiducia di Elias, inoltre non aveva bisogno di armi per ammazzarlo. Sarebbero bastate le affilate chiostre dei suoi denti. « Questa è l'unica che ho », era parzialmente vero, avrebbe potuto evocare in qualsiasi momento Rahmat, o addirittura trasformarsi e distruggere così mezzo quartiere. Si scrollò la tunica, non si sentì nessun rumore metallico, segno che era disarmato, poi fece segno a Vaairo di fare la stessa cosa.
Elias raccolse la pistola e la spada, soffermandosi con sguardo avido su Stormbringer

« Bell'arma. »

Morpheus sorrise, quasi contento del complimento. Sotterrò il sentimento di rabbia che iniziò a crescere, lo sotterrò sotto lo strato infinito della sua pazienza. Gli offrì da bere ma lui rifiutò con quanto più garbo avesse in corpo, come se le sue parole fossero una cascata d’oro puro. Intanto dentro la tempesta cominciava ad agitarsi, tuoni e fulmini illuminavano il suo raziocinio.

« Lei conosce Ragnar e Seraphim? Volevamo qualche informazione su di loro. »

Lo sguardò di Elias per un momento cambiò, un velo si frappose tra gli occhi e l’animo di Elias, nascondeva qualcosa, qualcosa che non gli avrebbe rivelato tanto facilmente, e di questo Morpheus ne era certo.
« Ragnar era il nome di un vecchio amico di mio fratello, ma non so nient'altro su di lui. Non lo vedo né sento da anni. Seraphim è la prima volta che la sento nominare, mi spiace. Temo di non potervi essere di alcun aiuto. »

Con la mano continuò ad accarezzare la scimitarra dall’elsa d’oro, mentre lo zaffiro si intorpidì quasi a rappresentazione dello stato d’animo di Morpheus. Il dragone si girò verso Vaairo, un solo sguardo, un solo cenno della testa.

« Io sono un uomo d'azione, non uno sbirro; eppure credo che esista un nome corretto per questa categoria di uomini. Morpheus, com'è che si chiama quella persona che aiuta degli assassini...? »

« La parola che sta cercando è complici Vaairo, ma sono sicuro che Elias ha tutta l'intenzione di aiutarci. »

« Complici. Giusto. Cerchi di essere ragionevole, signor Takevada: Shivian è un osso duro da compiacere, ma questa è un buona opportunità, soprattutto dopo i vecchi eventi che hanno coinvolto suo fratello. Avremo tutti modo di guadagnare da questa faccenda... Con discrezione, si capisce. »

La reazione di Elias fu violenta ma scontata, si alzò in piedi puntando contro di loro la sua stessa arma. Morpheus sorrise, sentì la tempesta abbattersi violentemente nel suo cuore, sentì i suoi polmoni ribollire di energia elettrica pura. Sarebbe bastato così poco per ridurlo in cenere, sarebbe bastato così poco per ucciderlo, ma non lo fece, e fu il primo dei suoi errori.

« Tranquillo Vaairo, ci penso io. »

Osservò per un breve momento gli occhi di Takevada, cercò di insinuarsi nella sua mente per togliere alcuni attimi della sua vita, per cancellarli, per modificarli in qualcosa di diverso. Elias stava iniziando a raccontargli dei due Korps, dalla sua lingua stava iniziando a fuoriuscire, come una cascata, ogni cosa. Si fidava talmente tanto di Morpheus che era in piedi per ridargli Stormbringer, per far sì che l’arma si ricongiungesse al padrone. Ma Elias sorrise, di fronte a sé Morpheus trovò un muro invalicabile, una fortezza che non riuscì a scalfire con i suoi attacchi.
« Elias Takevada non si lascia fottere dai Goryo. Andateglielo pure a dire, all'idiota che vi ha mandati da me. Si vede che non mi conosce abbastanza. »
Morpheus provò a dissuaderlo con promesse di gloria e ricchezze, ma nulla fece breccia in Elias, se non una piccola parola, che per Morpheus non significava nulla, ma che evidentemente per Vaairo ed Elias significava molto.

« Gerth "Fortunello". »
“Quando tutto sarà finito, devo ricordarmi di interrogare Vaairo”.

Quel ragazzo, sapeva più cose di quanto Morpheus immaginasse, chi era Gerth e come facevano a conoscerlo entrambi? Un flashback nella sua testa lo riportò all’inizio della sua scena, quando Elias pensò che fosse Gerth alla porta, cosa sapeva Vaairo che lui non sapeva? Ma soprattutto perché non voleva che lui lo sapesse? Avrebbe potuto scannerizzare la sua mente da cima a fondo pur di avere una risposta a quelle domande, ma non era il momento, non era il momento di perdersi in altro. Intanto Elias abbandonò la stanza con la sua spada, ma Morpheus, perso nei suoi pensieri, quasi non se ne accorse, fin quando la voce di Vaairo non gli rimbombò nella mente.

« Se l'è svignata, credo. »

Morpheus scosse la testa, come se si fosse ridestato da un momentaneo stato di trance, quel fottuto se l’era svignato con la sua spada. La sua Stormbringer, l’avrebbe pagata, molto cara. Senti il sangue pompare prepotentemente verso il cervello, sentì la rabbia montargli in dosso. Seguì Vaairo oltre la porta e si ritrovarono nella stanza da letto di Elias, una camera spartana con il minimo indispensabile, l’unico oggetto inusuale fu un oggetto ovoidale con tre fori al centro. Vaairo lo prese in mano da terra, e prima che Morpheus potesse dire o fare qualsiasi cosa, prima che potesse fermarlo, il ragazzo vi inserì dentro le dita.
Ne seguì un esplosione, una nube gassosa e tossica avvolse i due ragazzi, sia Morpheus che Vaairo cominciarono a tossire violentemente, gli occhi di Morpheus si fecero pesanti, la mente cominciò a ottenebrarsi. Era stato drogato, per l’ennesima volta.

« Mio fratello Ragnar non gradisce ospiti così invadenti. Ve l'avevo detto di andarvene. »

Prima che tutto si fece nero, prima che tutto si fece confuso, e prima che Morpheus crollò a terra in un sonno senza sogni, fece in tempo solo a vedere la faccia di Elias coperta da una maschera di cuoio.
Infine le ginocchia del dragone cedettero, il suo corpo crollò al terreno privo di sensi.

Riuscì a elaborare un ultimo pensiero.
Un drago era caduto nella tela di un ragno.
Esso sarebbe stato al sicuro, solo fintanto che il drago avrebbe continuando a dormire.
Una volta sveglio, il fuoco della distruzione avrebbe lambito ogni cosa.
L’ira sarebbe esplosa in un vorticoso e inarrestabile maelström di fulmini.

« Morirai... »

Poi venne il buio.
Il nero della sua mente.
Il nulla...



CITAZIONE

Morpheus Somniorum Illusio Caeli et Draconem


4 cs intelligenza


Energia: 93%
Status Fisico: //
Status mentale://

Abilità attive:
The secret of memories

Lambire le conoscenze della mente, conoscere ciò che per gli altri è più intimo e segreto comporta per Morpheus un'intrusione totale nella psiche del suo avversario, tale intrusione non avviene solo da comune spettatore, bensì la mente diviene come una tela bianca in cui dipingere. Come creta la psiche viene modificata e amalgamata in ciò che il dragone più predilige: una stanza di ricordi in cui è possibile instillare nella mente dell'avversario pagine bianche scritte dal drago per rendersi un amico di infanzia mai dimenticato o uno spietato antagonista dal quale stare alla larga. In termini di gdr Morpheus spendendo un consumo pari a Medio, potrà cambiare, eliminare o aggiungere un singolo ricordo. Tale ricordo perdurerà per l'intera durata della giocata sottoforma di danno psionico svanendo al termine della stessa. Per modificare o eliminare un ricordo il drago deve venirne prima a conoscenza, sia vivendolo in prima persona oppure scavando, con oppurtune tecniche, nella mente dell'avversario, è una tecnica psionica difendibile dunque come tale.
[Media personale].

Abilità passive:
Il drago blu, come tutti i draghi, possiede una forza fuori dal comune, difatti, sia in forma umanoide che in forma draconica, qualsiasi arma, oggetto, che per altri sarebbe impossibile da smuovere, Morpheus sarà in grado di alzarlo con il minimo sforzo [Passiva personale]. Un drago, altresì, può cambiare la sua forma da draconica a quella umanoide, senza nessun impedimento esterno, non importa se giorno o notte, l'unico fattore davvero rilevante è il volere dello stesso drago, in quanto una creatura così letale raramente decide di dare un vantaggio all'avversario trasformandosi nella sua forma più miserabile [Amuleto ombra]. Qualunque essere, al cospetto di un drago, impallidirebbe. Indipendentemente dall'allineamento, indipendentemente dall'essere o meno in forma draconica, le altre razze diffideranno dal fidarsi, e in ogni caso, ogni essere avvertirà un lieve timore, purché questo non sia un esemplare della propria razza o di un demone, creature per certi versi similari a loro, e che sia di energia pari o inferiore all'agente [Abilità raziale]. Il drago, inoltre, grazie alla grande energia presente nel suo corpo potrà utilizzare qualsiasi sua tecnica, indipendentemente dalla natura, risparmiando il 3% sul consumo totale normalmente previsto. Se tale risparmio dovesse abbassare il consumo di una tecnica allo 0% o meno, il consumo totale della tecnica rimarrebbe fisso all'1% [Pergamena risparmio energetico].
Inoltre, il drago grazie alla sua conoscenza fuori dal comune, non ha più vincoli riguardanti le illusioni . Egli è talmente dotato da poterle castare istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere perchè la quasi totalità delle tecniche illusorie si attivi all'istante. [Passiva I livello dominio illusionista]. E grazie alle sue ampie conoscienze Morpheus ha la possibilità di risparmiare energie Per questo ogni sua tecnica illusoria, di manipolazione o di evocazione illusoria, avrà il costo abbassato del 5%. Se una tecnica scendesse al di sotto dello 0%, il costo sarà automaticamente dell'1%. Questo effetto non è cumulabili ad eventuali altre tecniche di risparmio energetico [Passiva II livello dominio illusionista]. Arrivati a questo punto le conoscenze di Morpheus lo rendono un illusionista di primo livello, in grado di rendere tutte le sue tecniche illusorie o manipolatorie di un livello superiore. Ad esempio una tecnica Media provocherà danno Alto, una alta danno Critico e le tecniche di costo critico provocheranno un danno Mortale. Non c'è variazione nella potenza delle tecniche, ma solo nel danno risultante. [Passiva III livello dominio illusionista]

– Impact.
Un’arma di queste proporzioni non potrebbe essere impugnata da nessuno che non possegga una forza straordinaria. Il suo peso è considerevole, la lega metallica che lo compone è di una densità tale da non rassomigliare ad alcuna già presente sul continente. Ma chiunque riuscirà a far uso di un’arma simile, saprà certamente come utilizzarla. Ad essa è infatti legata una catena, e sfruttando principi basilari della fisica come forza centrifuga e gravità, fintanto che l'arma viene impugnata dal proprietario essa dona 1 CS aggiuntivo alla potenza fisica. {Abilità passiva}


Behold my true form.
Il Cristallo che ha dato potere a Stormbringer originò dal corpo di un drago, ma la sua lama si macchiò del sangue dell’ultimo uomo immortale. Due creature unite da una stessa promessa e da uno stesso destino, capaci di scegliere la morte. Alla presenza di ciò che resta del loro patto i draghi, gli angeli e i demoni potranno solamente inchinarsi, poiché nessuno di loro è all’altezza di coloro che li hanno preceduti. Sarà quindi impossibile per costoro assumere la forma draconica o la forma di avatar fintanto che Stormbringer sarà fuori dal fodero [Passiva]


– Tail.
Nonostante ciò, Ramhat è tutto meno che poco visibile. Un diametro di tre metri di ineguagliabile metallo, una catena così robusta da poter reggere forze e tensioni impressionanti. Così come uno stocco è agile e maneggevole per merito di forma e peso, così una sfera di tali proporzioni sarà poco pratica nonostante la forza di cui si possa godere. Le traiettorie che percorrerà fino a impattare sull’obiettivo saranno lineari e quasi prevedibili all’occhio di un eventuale avversario, che avrà così il tempo di rizzare una difesa più o meno stentata. Questo malus agisce sulle tecniche e gli attacchi fisici portati con Ramhat, a meno che non vengano occultati a loro volta da particolari tecniche. Forza bruta a determinabilità, uno scambio più che equo. Dopotutto ogni cometa ha la sua coda. {Malus}

Note:
FINALMENTEEEEE
 
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Lenny.
view post Posted on 24/5/2013, 18:16




Bloody Wings ~


« Ho parlato con Gerth prima che arrivassero qui. Fortunello sembrava parecchio spaventato, è arrivato stamattina col fiatone addosso. »

Quella voce era famigliare. Il tono raschiante e ripugnante di Elias Takevada detto Facciagialla.
L'aria greve, offuscata dalla penombra, era satura di puzzo stantio.
I due Goryo riaprirono gli occhi in un vasto antro sotterraneo, simile in tutto e per tutto a una cantina svuotata. La poca luce emanata da una lanterna a olio attraccata alla parete era più che sufficiente a mostrare muri scheggiati, pavimento impolverato, filari di ragnatele tra il legno annerito delle architravi. Ma insufficiente a mostrare a chi appartenessero le ombre che parlavano, in lontananza.

« Il pistolero si chiama Vaairo, oltre al Goryo pare faccia parte di una organizzazione mercenaria chiamata Yokozuna. Li ho sentiti nominare un paio di volte, ma niente di cui preoccuparsi. »

Crriiik-criiik

Vaairo aveva dei ceppi grossi quanto meloni chiusi attorno ai polsi, pioli di ferro sigillati a colpi di mazza. La catena era fissata a un rugginoso anello portatorcia annegato nel fusto di una delle architravi, costringendo il giovane a mezz'aria, braccia tese in alto. Due passi alla sua destra, Morpheus versava nelle stesse identiche condizioni.

« Lo spadaccino, Morpheus, ha combattuto contro Shvian al Cane mangia Cane. Ovviamente ha perso, ma non è un ragazzo qualunque. Pare che sia in grado di trasformarsi in drago. Una buona soluzione per potersi liberare da quei ceppi, e un buon problema per poterci far crollare in testa l'intero edificio. »

Criik-criik

« Sai chi li manda, Ragnar? »

« Non ti piacerà saperlo. Si tratta di un tuo vecchio amico. »

Quella voce era sconosciuta. Un timbro basso e sibilante, quasi rettiliano.

« Chi? »

« Il bastardo che ti ha spaccato a pugni il grugno, quando i Goryo sospettavano che tu mi nascondessi qui. Quello che alla fine ti ha pisciato in testa regalandoti il soprannome con cui ti conoscono tutti. Quello che io e Seraphim avremmo sistemato stanotte, se non avessimo sbagliato stanza. Quello..»

Elias ringhiò, in segno d'aver inteso sin troppo bene. Tra le mani aveva ancora stretta l'impugnatura della spada draconica, la cuspide poggiata al suolo.

Crriik- criik

« Liberiamoci di loro, e mandiamo la testa a quel figlio di baldracca sifilitica di Floki. »

« Nah..ho in mente qualcosa di meglio. »

Adesso che gli occhi dei due Goryo si erano abituati alla penombra, avrebbero distinto meglio le due, anzi tre ombre dinanzi a loro. La prima era quella di Elias Takevada, rosso e nerboruto. La seconda era quella di un uomo dalla carnagione olivastra, tracciata qui e lì da strane striature nere come carne necrotizzata. Era a petto nudo con un panno di stoffa posato sulle spalle, pantaloni scuri. Muscoli rigonfi, lunghi capelli color pece, occhi rossi iniettati di sangue e lineamenti affilati. Affilati quasi quanto le sue unghie, che era intento a lisciarsi con una lima di metallo. Esattamente al centro della fronte, vi era un marchio nero impresso a fuoco grande quanto un terzo occhio. Teschio alato, da sempre e per sempre effige dei Falkenberg Korps.
Ragnar.

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« Non ti agitare, fratellino. Presto verrà anche il suo momento.
E magari i nostri due nuovi amici potrebbero darci una mano.
»

La terza ombra si teneva quattro zampe a terra -sembrava solo lontanamente umana- e apparteneva a un essere tenuto al guinzaglio da Ragnar per mezzo di una lunga corda di cuoio serrata attorno al collo. Una donna, completamente nuda. Pelle grigio cenere, disgregata e tappezzata di cicatrici in più punti. Lunghe unghie nere e denti acuminati che sporgevano dalla bocca. Aveva ancora dei capelli -per quanto radi- lunghi e rossastri, con venature grigie. Occhi come feritoie, privi di pupille. Solo iridi interamente gialle, intrise d'odio. L'essere si muoveva a scatti, come un rettile. Uno strano, orrido mostro, un ibrido tra umano e demone.

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Seraphim.

« Guarda che brutte persone, amore mio.»

Ragnar si piegò sulle ginocchia, sussurrando all'orecchio della donna.
Sul viso era dipinta una certa malizia.

« Sono compagni di quei cattivoni che hanno ucciso il tuo vecchio marito. Sono diavoli, diavoli che meritano di essere puniti. »

Seraphim inclinò la testa di lato, fissando Vaairo e Morpheus. Era del tutto priva di sopracciglia, quindi la sua espressione sarebbe stata indecifrabile.
Ragnar le si avvicinò ancora, passandole la mano fra i capelli, e la lingua sulle guancia.

« Ma tu puoi trasformarli in qualcosa di migliore. Puoi renderli degli angeli, lo sai, puoi elevarli. Potresti farlo? Potresti farlo ancora per me? »

Gli occhi di Seraphim si dilatarono.
Improvvisamente la donna scattò in avanti contro i due, digrignando i denti, sbavando dalla bocca. Arrancò un attimo, la corda che stringeva al collo come un cappio, mettendo reticoli di vene nerastre in rilievo. Poi Ragnar la tirò indietro, costringendola a terra, ansante e affannata, ma con gli occhi sempre puntati verso i Goryo.

« Non serve molta immaginazione per capire che fine farete. Presto la mia Seraphim vi farà dono di un bel paio d'ali rosse, a meno che non ci diate un validissimo motivo per non lasciarglielo fare. In tal caso vi lasceremo vivere, avete la parola d'onore di un prode soldato dei Falkenberg Korps. »

Non aveva alcun interesse a lasciar vivere o morire quei due: l'uomo che gli interessava era un altro. Dopo aver lasciato RotteNhaz era tornato da suo fratello -e dai Goryo- col preciso intento di mostrare cosa sapeva fare a Viktor von Falkenberg. Aveva sfruttato Seraphim, una vecchia vittima avvizzita una settimana a RotteNhaz, per far fuori tutti coloro che avevano pugnalato alle spalle l'oberkommandierende, e li aveva ammazzati in un modo così cruento, così teatrale, che a RotteNhaz non avrebbero mai potuto ignorarlo. Seraphim sarebbe anche potuta crepare, non gli era mai importato di lei. Non gli era mai importato neanche di suo fratello: Elias assecondava il suo volere solo perché lo temeva, perché sapeva bene cosa Ragnar fosse diventato, e cosa potesse diventare se abbastanza infuriato.
Alla fine di tutta quella storia avrebbe trovato Floki, e avrebbe portato la sua testa a RotteNhaz.
Sarebbe tornato da vincitore. Viktor lo avrebbe premiato. Come minimo lo avrebbe promosso a Reiter major.
Sogghignando, Ragnar si gettò la lima alle spalle.

« Quindi, ve lo chiederò una volta sola: dove si trova Floki Grimher? »





Penso che la situazione sia abbastanza chiara. I vostri personaggi si trovano appesi come salami, 20 cm da terra, ceppi di ferro ai polsi e catena attaccata a una delle architravi del soffitto. Come sempre però hanno una scelta da fare, e delle decisioni da prendere.

1-Collaborare e dire dove si trova Floki (ovvero di fronte alla Vecchia Forca, più o meno è passata un ora dal vostro incontro) per avere salva la pelle.
2-Dire qualsiasi altra cosa, anche provare a mentire. Nessuno sembra avere fretta.
3-Provare a liberarsi. Provare, senza essere autoconclusivi. (piccolo suggerimento: trasformarsi in un drago gigante non sarebbe una mossa molto furba)

Già che ci sono vi mostro l'estrapolato della fazione mostruosa riguardante Seraphim, Elias e Ragnar. Seraphim e ragnar ovviamente fanno parte dei FK, Elias è un truffatore de "La Feccia". Leggeteli solo per la descrizione, la loro energia potrebbe essere dannatamente diversa da quella standard delle fazioni.




CITAZIONE
Gli spezzati: Vecchi, storpi, donne, bambini...in una sola parola: i deboli. Che cosa sono questi "Spezzati"? Esseri che hanno perso ogni singola traccia di umanità, la cui povera ragione si è tradotta in sanguinaria pazzia una volta varcati i neri cancelli di RotteNhaz, per poi venirne rigurgitati sotto forma di esseri cupi e corrotti. La maledizione della fortezza errante li ha mutati in esseri dalla pelle grigia, dai lineamenti vagamente demoniaci. Coloro che un tempo erano cittadini civili e inermi adesso sono un'orda di dementi troppo deboli per elevarsi al di sopra della propria miserabile condizione, il cui unico stimolo nervoso li spinge a propagarsi in branco nelle terre dell'Akerat, e qui far prede gli avventurieri solitari. Non più efficienti nell'uso delle armi né della magia, queste creature umanoidi dalla scavata pelle color grigio cenere si annidano nel buio, negli anfratti nascosti, sempre in gruppo. Con i loro occhi ridotti a globi sanguigni cercano sprovveduti da assalire con le unghie e con i denti, e talvolta con qualche roncola o spada striata dalla ruggine. Armi da tugurio raccattate casualmente o rubate da qualche cadavere. I loro poveri corpi sono malati, spezzati dal male: essi vogliono far male con ciò che fa male a loro.

CITAZIONE
I truffatori: Sebbene non siano rinomati tra i criminali più pericolosi, i truffatori sono comunque una minaccia non trascurabile ed anzi da debellare al più presto. Tra loro si annoverano estorsori, donne di malaffare, falsi mendicanti e diverse altre figure molto comuni in porti e città mercantili. Le caratteristiche che accomunano tutti i truffatori, a prescindere da razza e sesso (sebbene sia statisticamente provato che l'uomo è la stirpe più truffaldina in assoluto) sono un'intelligenza fuori dal comune, uno spiccato senso per gli affari ed una predilezione quasi maniacale, a volte, per il denaro. Ma più di qualsiasi altra cosa un ingannatore di questo rango possiede delle doti coercitive notevoli, affinatesi col tempo e l'esperienza, delle quali non esita a far mostra o utilizzo. Comuni sono i casi in cui puttane dal fascino irresistibile riescano ad estorcere nel sonno, dopo una prestazione sessuale, centinaia di monete al malcapitato di turno; o sedicenti commercianti desiderosi di vendere una data e costosa merce, che si rivela solo in seguito per il ciarpame che è in realtà. Insomma: il modus operandi dei truffatori può variare nei modi, ma non nella sostanza. Essi non combattono per raggiungere i loro obiettivi, e raramente uccidono; quando lo fanno, utilizzano sempre armi di piccola e piccolissima taglia (pugnali assortiti talvolta imbevuti nel veleno). Sono tra i detenuti il cui costo di "cura" è più elevato, poiché è nell'interesse di moltissimi lord e vassalli tenere lontani dalle ricchezze comuni questo genere di individui; tuttavia, non è rarità che giunga presso il Clan una missiva di morte -con annesso pagamento in sovrappiù- con la quale viene richiesta la condanna a morte per questi carcerati del Settore 4.

CITAZIONE
Reiter incursore: Il grosso dell'esercito appartenente al Beccaio, costituito da coloro che un tempo erano uomini o orchi. Una volta passato abbastanza tempo, o superato una sanguinaria prova dettata dai superiori, sul corpo di ogni recluta viene impresso a fuoco un marchio raffigurante il teschio e le ali di corvo, considerato fregio d'onore da tutti i membri dei Korps: solo allora il soldato diviene a tutti gli effetti un reiter, un dragone. L'incursore è specializzato in tecniche di spada corta, scudo e tre lunghezze di lancia. L'aura oscura di RotteNhaz ha contribuito a rendere questi soldati ancora più forti e capaci. Le fattezze umane sono sfuggenti, sostituite da una carnagione olivastra chiazzata da tratti neri, occhi rossi capaci di scorgere nelle tenebre e muscoli potenti e rigonfi. Molti di loro presentano addirittura un lungo rostro retrattile che spunta a comando da ciascuno degli avambracci, donando al portatore una lama segreta estremamente sottile, lunga due piedi e mezzo e acuminata. Proprio per questa sua caratteristica è in grado di provocare ferite assai gravi e di difficile rimarginazione. Fregiandosi del titolo di "reiter", i soldati dei Korps spesso e volentieri risultano spocchiosi, superbi, tanto orgogliosi della loro forza (in realtà misera se confrontata con quella dei superiori) da attaccar briga con chiunque possa intaccare la loro dignità.

Postate pure in Confronto quando vi sentite pronti.


Edited by Lenny. - 24/5/2013, 20:29
 
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view post Posted on 26/5/2013, 22:36




[...]

Questa è la fine.

Respirò piano, lunghi e profondi ansiti di vita che scivolavano via dalle sue labbra appena dischiuse.
Questa è la fine.
Sentiva la terra muoversi sotto di sè; il battito del cuore era cadenzato e calmo, come se nulla più importasse. Aveva sognato spesso quel momento: a volte, vi era affogato dentro. Perduta la consapevolezza, restava solo l'animo da portar via. Vaairo sperava davvero esistesse uno spirito, un aldilà: era stato educato secondo quella fede. Era il credo inossidabile dei perdenti e dei falliti, il mantra dei delinquenti: lo aspettava una vita migliore? Avrebbe riso dei propri errori? Avrebbe cenato in enormi saloni, circondato dagli onesti criminali di tutte le ere, brindando alla cieca stupidità dei vivi?

Questa è la fine, pensò.
Il senso che tornò per primo fu, inaspettatamente, proprio la ragione; realizzò con un certo stupore di riuscire a pensare in quelle condizioni, e la cosa lo fece sorridere un poco. Con qualche secondo di ritardo, comprese anche di essere consapevole della sua prigionia: sentiva i pesantissimi ceppi ai polsi, le braccia tese sopra la testa dolenti per l'errata circolazione sanguigna. Doveva essere appeso, poichè non percepiva il suolo sotto gli stivali e la gravità gli stava scavando le ossa delle mani, che dovevano sorreggere tutto il suo corpo in maniera innaturale.
Era davvero buffo come riuscisse ad analizzare tutto questo, quando ancora non vedeva e a malapena udiva; il colmo dell'ironia giunse quando scoprì che, ovviamente, non era morto. Non l'avevano ammazzato, non l'avevano addobbato in quel modo infame come Albert e tutti gli altri.
Non si erano avvantaggiati della sua perdita di sensi.

Questa è la fine?
Soffocò una risata, trasformandosi in sommessi colpi di tosse.
No, forse non lo era.

Quando il mosaico sgranato di dettagli e figure si fece meno fosco e confuso, Vaairo distinse le tre sagome dei suoi aguzzini. Bè, meglio, due sagome e mezza, perchè Seraphim, lì a terra, era più una vittima che una carnefice.
Elias Takevada, Ragnar Takevada e Seraphim: i tre nomi dell'odio.
Scosse il capo per schiarirsi le idee. Scoprì di non sentirsi spaventato: tante volte Vaairo si era trovato ad un passo dalla morte, e aveva perso il conto di quelle in cui si era trovato ingabbiato da personaggi cattivi o psicopatici della peggior specie. Reid Volante avrebbe riso di gusto nel vederlo lì: lo avrebbe scrutato deliziato con quei suoi occhi verdi scavati dal vizio e dall'oppio, poi gli avrebbe offerto una pistola e gli avrebbe proposto uno dei suoi giochi folli in cui si moriva e si viveva con la casualità di una roulette.

Vaairo sbattè le palpebre, cercando di mettere a fuoco la scena. La luce delle lanterne lo accecava parzialmente e i fumi della droga con cui lo avevano steso faticavano a lasciarlo libero, ghermendolo come gli artigli di un leone.
L'usuraio - Facciagialla - era pieno di livore e di odio. Gli bruciava essere sulla lista nera di Floki, e maneggiava ancora la spada di Morpheus come se gli appartenesse, come se fosse sua...
Ragnar invece era di tutt'altra pasta, una bestia solo per nome uguale alla deviata Seraphim. Quell'uomo era pura cattiveria, un rigurgito di buio su una tela di pelle umana e necrotizzata. Ragnar era morto, solo che non se ne rendeva ancora conto.

« Dimmi Ragnar, sai cosa sono io? »

Morpheus: non lo aveva notato, anche se ne aveva sentito la presenza alla sua destra.
Appeso come lui, inerme - davvero? - come lui. Un'occhiata tra loro fu sufficiente: non erano infami, non avrebbero venduto un buon diavolo onesto come Grimher. Era sempre quello, l'onore tra criminali: non si fa gli sbirri con i propri compagni. Era una questione diversa con il drago, che una volta aveva rinnegato il Clan per stare con Viktor: Vaairo stava cominciando ad apprezzare la sua personalità solo ora, mentre prima era un semplice nome su una lista omicida. Floki però era un volto noto, un volto che non si meritava una soffiata - neppure in cambio della loro vita.

Questo, neanche a dirlo, schiarì la mente di Vaairo - e lo fece incazzare.

« Si. Un prigioniero. », rispose Ragnar, avvicinandosi al drago e comportandosi con lui in quel modo mafioso così scontato - così imperioso. « Trasformati pure nel lucertolone che sei veramente, non mi fai paura. Noi Korps abbiamo la pelle più dura di quella di un rettile. »
« E tu credi che se dovessi trasformarmi tu riusciresti a sopravvivere? Guardati intorno, sono più grande di questa stanza, e probabilmente dell'intero edificio. Se sei abbastanza fortunato da non finire sotto una mia zampa, ti crollerà tutto addosso. »
« Non ho paura della morte, Morpheus. Viktor mi ha donato una forza che supera ogni immaginazione. Sarebbe un immenso onore morire per il generalissimo. Ma di certo non finirò schiacciato sotto la zampa di una lucertola troppo cresciuta. Elias? »
« Sì? »
« Se le prossime parole che usciranno dalla bocca di quei due non saranno ciò che vogliamo sentirci dire, disegna un bel sorriso di sangue sulla faccia di Vaairo. Con la spada di Morpheus. »

La lama d'acciaio si posò sul suo volto, gelandogli la pelle al contatto.
Vaairo respirava piano. Sentì appena il "va bene" di Facciagialla, perchè ciò che vedeva si stava trasformando; stava diventando qualcosa di diverso e appartenente ad un altro tempo... Vedeva una cantina, un capannone, una caverna; una fioca illuminazione, gente riunita attorno ad un centro pulsante potenza come il cuore di un toro. Erano determinati, decisi - pieni di rabbia e frustrazione.
Erano i figli di mezzo della storia.

Valeria, Red, Reid, Sidabra...
Bob - Nikolai - Davie - Kolo - Jakob - Hedgar - Getki - Mishta - Harry - Alek - Nehj - Bartholomew - Lisha - Julie - Clarissa - Zal - DD - Jan - Paul - Zoey - Veronika - Brendon - Shad - Leva - Ai - Nyx - Acid - Marko - Ivan - Kat - Mora - Xia - Li'Ji - Evelynn - Alaine - Weston - Lucius - Wes - Raphael - Jack - Vi - Marissa - Avril - Willow - Nathaniel - Pat - O'Day - Yuki - Mary Kate - Stephan - Gaston - Malcolm...

E ne avevano davvero le palle piene.

« Benvenuti nel Fight Club. »

Vaairo conosceva un solo modo per risolvere i problemi, ed era la violenza.
La lotta non era un mezzo, ma uno scopo: con lo scontro tutto l'assurdo potenziale soffocato da secoli di rigore e mediocrità esplodeva in ferite e lividi. Il sangue lavava via i colpevoli e gli innocenti attraverso un'ordalia pagana dove la dose quotidiana di repressione s'infrangeva come vetro al suono di un naso spezzato o un arto fratturato.
Il volto del mercenario era umido di sudore: brividi freddi gli correvano lungo la schiena, come l'ansia che lo fulminava prima di ogni duello nella gabbia. Energia allo stato puro.
Scoppiò a ridere in maniera del tutto improvvisa, insensata; i nomi degli assassini ora avevano dei volti - tanto bastava.
Elias e Ragnar l'avrebbero imparato. Erano appena entrati nel giro, c'era tutto il tempo per educarli: c'era una nota, tuttavia, che neppure Vaairo poteva transigere:

niente puttanate nel mio quartiere.

« Ottava regola: se questa è la vostra prima volta al Fight Club -- »

La collanina di tormalina che gli cingeva il collo mutò esattamente come aveva fatto nella tana dei banditi di Volante, solo che stavolta la donna che si materalizzò, suadente e nera come l'ebano, lo accarezzò con il suo amore ruvido e materiale.
Non aveva occhi - solo pozze nere di minerale senza luce - ma fissava comunque l'usuraio nei suoi.

E si leggeva gelosia - pura, furibonda gelosia.



« -- dovete combattere. »

L'alter ego di Valeria si lanciò brutalmente contro Elias, tendendo la mano mancina verso l'esterno per allontanare la lama di Morpheus dal volto del mercenario. Era un'ombra nera nell'oscuro ring di una cantina sconosciuta, l'ira pietrificata della normalità di una ragazza priva di qualità e di difetti. Contemporaneamente, la sorella di destra calava un terribile pugno di pietra nera sull'usuraio, tentando di frantumargli il setto nasale
e fargli assaggiare tutto il peso delle vite fallite dei codardi combattenti del Fight Club.


Status: ferite di entità lieve sui polsi, mana 65% (-1xNullo 0%, -1xAlto 20%)
CS: 4, resistenza
Armi:
Desert Eagle: pistola (occhio del mago offensivo incastonato), 10 colpi per duello/quest.
Flashbang: 1x bomba accecante, riposta.

Passive da considerare:
gli stupidi non muoiono mai: abilità passive di Dominio Absolute Defense energia Bianca e Blu (istant-casting e auto-casting tech difensive)
circondarsi degli amici giusti, e non solo: abilità passiva di Dominio Abs Def energia Verde (parità di potenza/consumo difese a 360°)
la determinazione dei perdenti: abilità passiva della razza Umano (non sviene sotto il 10% di energie)
Tutto è una copia di una copia di una copia... : abilità passiva dell'artefatto Ninth Rule (permette di utilizzare la forma di donna in battaglia muovendola con il pensiero come se si trattasse di un'arma)

Tecniche utilizzate:
Tutto è una copia di una copia di una copia...: Chiunque mi porti al collo è un po’ uno sfigato, non mi illudo. Perché la gente per bene, quella con i soldi e che non ha bisogno di affermarsi perché sta già con il culo sopra le teste degli altri, quella dico, non ha bisogno di portarsi al collo una pietra che non vale una cicca. Giusto? Quindi, ecco, chiunque mi indossi deve essere stato mandato in buca dal destino parecchio tempo fa. E adesso forse farà il grosso con il suo bel gioiellino tra i suoi simili, tra quelli che non hanno fascino sufficiente a portarsi a letto una e farsi regalare la sua collana. Sei bravo sai? Proprio uno avanti, uno di quelli che mi farebbero sorridere se potessi. Ma scommetto che con tutte quelle arie che ti dai nemmeno lo sai. Cosa? Ecco, come volevasi dimostrare. Non lo sai che basta un consumo Nullo perché io improvvisamente mi sciolga dal tuo collo e mi trasformi in un elegante tatuaggio tribale su un punto del tuo corpo a scelta. E non fare quella faccia, ora. So esattamente a cosa stai pensando. Sì, anche lì, proprio dove preferisci. Ma aspetta di sentire la parte migliore, ragazzino: se spendi un Nullo puoi anche farmi assumere la forma di una donna. Senza faccia, senza tratti del viso, una donna color onice, apparentemente fatta tutta di tormalina. Alta poco meno di te, bella formosa, di quelle con le tette grosse e il culo pieno che ti piacciono tanto e con i capelli corti da un lato e lunghi dall’altro perché fa più lottatrice trasgressiva. Una donna che ha solo un accenno di occhi, una curva finta di labbra incapaci di aprirsi, un profilo di vestiti che non potrai mai sfilare. Bella seccatura, ne convengo, ma in compenso c’è anche un lato positivo: potrai usarla in battaglia, bello. Eh già, perché al Fight Club vietano le armi, mica le donne. Te lo avevo già detto che IO sono il Fight Club, il più sveglio e il più ganzo di tutti? No? Beh, ora lo sai.

Sono la vendetta sghignazzante...: E infine io sono la donna. Tutta quanta la donna. E tutte le donne. Quelle che ti sei portato a letto e ti sei sbattuto per bene, quelle che ci hanno provato ma erano talmente brutte che ti faceva vomitare solo pensare di pensarle, quelle bionde e quelle more e le rosse. E anche quelle pelate, che magari hanno la parrucca e il seno rifatto perché prima erano uomini. Una bella rogna, in realtà. Come loro io ho fascino se voglio. Fammi assumere forma di donna. E poi spendi un consumo Alto. Io lancerò sul nemico una psionica che lo obbligherà a guardare solo me, amare solo me, distruggere me prima di arrivare a te. D’accordo, basterà un alto per farmi a pezzi e dopo quel momento non potrai più farmi diventare donna per il resto del combattimento, ma mi pare che il gioco valga la candela, mh?

Note e riassunto: Come da Confronto, Vaairo evoca la forma di donna dell'artefatto che si lancia sull'usuraio, cercando con la mano mancina di allontanare la spada dalla gola del suo Vaairo; contemporaneamente, il pugno di roccia della mano destra cerca di frantumargli il naso.
 
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view post Posted on 30/5/2013, 20:27

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Tutto intorno era nero.
La totale e assoluta assenza di colore.
Non il buio della notte, in cui anche pochi globi luminosi erano capaci di pittare l’oscurità con una goccia di colore.
Era un nero senza tinta, che avvolgeva ogni cosa con uno strato di densa caligine incolore. Nella sua mente il rintocco lontano di una voce, come un eco leggero che si spande lentamente, null’altro che un sassolino gettato nella vastità di un lago piatto.
Una goccia che cade, piano.

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La voce si dirama dal centro, dalla sua origine, raggiungendo la profondità di quell’infinito universo. Pareva lontana nel tempo e nello spazio, dimenticata quasi, come se fosse caduta in un oblio e lì scordata, ma che appartenesse, in maniere indelebile, al suo essere, al suo Io. Come se fosse molto più che familiare, come se quella voce appartenesse a lui, anche se a lui non apparteneva.



« Chi sei? »

Ma lo chiese come se già conoscesse la risposta, come se quella voce così familiare lo avesse accompagnato ogni giorno in quei 500 anni. Ogni giorno accanto a lui. Come un memento, una scheggia, un angelo custode che da sempre vegliò sul suo destino.

Arcaico.

Antico.

Il primo tra i primi, il primo tra i pari.

« Caesar »

Lo sussultò quasi, flebilmente per paura che il sogno si potesse sgretolare, che tutto crollasse come un malfermo castello di carte. La paura lo sormontò, la vergogna dell’inadeguatezza lo carpì nel suo folle estatico abbraccio. Dinanzi a lui era il nulla, nient’altro che polvere nella polvere.

« Perché hai paura, figliolo? »

Le pareti dell’infinito vibrarono, il nero si scosse pervaso dall’energia del Princeps, dinanzi a Morpheus scorse una sequela di immagini, di fallimenti a cui non riuscì a porre rimedio.

Di promesse mancate.

Di guerre perse.

L’ossessione e il terrore, il crack dell’insuccesso.

Vi era tutta la sua storia e tutte le sue sconfitte, non servirono le parole per spiegare tutto. Caesar era nella sua mente, egli vedeva ciò che lui vedeva, egli sentiva quello che lui sentiva. Erano due essenze diverse legate in un'unica entità, il tutto e il niente, il mito e l’astro nascente. Il primo era la storia stessa, l’altro la storia l’avrebbe dovuta scrivere.

« Nel tuo sangue, scorre il mio sangue, i tuoi poteri sono i miei poteri. »

La voce potente scandiva le parole nella lingua degli antichi, dei Primi draghi che calcarono le terre di Asgradel.

« Sei destinato a grandi cose, Morpheus. Non avere fretta. »

Era il suo destino, il patto che stipulò nel momento stesso della sua nascita.


"Divora la paura, sconfiggi la furia."

Il nero cominciò a sfumare, come nuvole sospinte da un forte vento così l’oscurità cominciò a sbiadire facendo tornare il colore, il marrone di una cantina vuota. Un ricordo che svanisce, che impallidisce attimo dopo attimo, riportando la realtà a tingere i suoi occhi.
La fioca luce che debolmente illuminava l’antro sotterraneo.
Le ragnatele.
I muri scheggiati.
Il pavimento ricolmo di polvere.

« Ricordati cosa sei. »



« aaN DOVah »
"Un drago"

------------------------------------------

Cominciò a mettere lentamente a fuoco la stanza, il sangue defluiva con più forza nella sua testa, sentiva le vene sulla tempia pulsare, la pressione aumentare. Lo sguardo vagava scrutando l’antro, studiando la situazione. Erano in trappola, appesi e legati come volgari porci a testa in giù. La rabbia venne dominata, la tempesta dentro il suo cuore si assopì, i fulmini e i tuoni semplicemente si bloccarono, stazionando all’interno del suo corpo lì dove risiedevano i polmoni. Ritrovò una calma quasi insperata. Accanto a lui Vaairo aveva appena riaperto gli occhi e come lui cercava di ridestarsi dal torpore, di domare la rabbia e radunare le forze.
Mentre tutto intorno a lui cominciò a definirsi, Elias, Ragnar, Seraphim, comparirono dinanzi ai suoi occhi.
Morpheus sorrise, in fin dei conti Elias una cosa buona l’aveva fatta, li aveva portati direttamente da loro. Non si era nemmeno dovuto sforzare, era stato tutto troppo facile.

« Quindi, ve lo chiederò una volta sola: dove si trova Floki Grimher? »

Ragnar si avvicinò ai due, Morpheus si ritrovò dinanzi un Reiter dei Korps, un mostro traviato nell’anima e nel corpo, una mente corrotta dall’influenza di Viktor. Si trattenne dallo sputargli in faccia, da comportarsi come un essere umano, altresì si limitò a sorridere, racchiuso nella quiete della sua mente.

« Dimmi Ragnar, sai cosa sono io? »
« Si. Un prigioniero. »

Il Reiter si avvicinò al volto di Morpheus, afferrò il suo volto tra il pollice e l’indice. Morpheus sentì quasi il puzzo, avvertì quasi la nube di corruzione che si portava dietro. Una sciagura sine tempo.

« Trasformati pure nel lucertolone che sei veramente, non mi fai paura. Noi Korps abbiamo la pelle più dura di quella di un rettile. »

« E tu credi che se dovessi trasformarmi tu riusciresti a sopravvivere? »

Il dragone scoppiò a ridere, dal suo cuore la paura s’era debellata, la rabbia sopita e sotto controllo.
V’era tutta la sicurezza nei propri mezzi. Tutta la forza di un drago.
Era superiore in quanto drago, e questo lo sapeva.

« Guardati intorno, sono più grande di questa stanza, e probabilmente dell'intero edificio. Se sei abbastanza fortunato da non finire sotto una mia zampa, ti crollerà tutto addosso. »
« Non ho paura della morte, Morpheus. Viktor mi ha donato una forza che supera ogni immaginazione. »

La mano di Ragnar schiaffeggiò per ben due volte il volto del drago, nient’altro che due buffetti leggeri, solo ripieni di colma irriverenza. Avrebbe strappato quel sorriso dalla bocca. Lo avrebbe voluto vedere, l’attimo prima della sua morte. Spirare quell’ultimo faticoso e doloroso respiro.

« Sarebbe un immenso onore morire per il generalissimo. Ma di certo non finirò schiacciato sotto la zampa di una lucertola troppo cresciuta. Elias? Se le prossime parole che usciranno dalla bocca di quei due non saranno ciò che vogliamo sentirci dire, disegna un bel sorriso di sangue sulla faccia di Vaairo. Con la spada di Morpheus. »

Non sentì nemmeno la risposta di Elias, probabilmente era talmente sottomesso da fare qualsiasi cosa il fratello gli chiedesse. Probabilmente sapeva quale mostro era diventato, infondo Elias non era che un pesce piccolo, un mero burattino nelle mani di uno psicopatico. Osservò per un solo istante Vaairo, nei suoi occhi si leggeva la sua medesima espressione, soltanto che in Vaairo era palpabile, ben visibile, che rasentava la superficie e zampillava d’energia pura. Morpheus non era che una maschera inespressiva, forse ancora più pericoloso, era una macchina da guerra lucida e razionale.

Che non provava emozioni.

Che non aveva pietà.

Un essere che faceva solo ciò che doveva essere fatto.
Per ogni vita tolta da Ragnar, per ogni omicidio commesso, avrebbe preso qualcosa di lui.
La morte come giudice imparziale per ripagare altra morte.

Giustizia, nient'altro che pura e semplice giustizia.

« Ottava regola: se questa è la vostra prima volta al Fight Club, dovete combattere. »

Si sentì solamente un trambusto, vide fugacemente le sembianze di una donna, nera d’ebano e suadente, ma non era umana, era qualcosa di diverso, di magico e affascinante. Pericolosa come solo una donna sapeva essere, ed egualmente caotica. Approfittò del trambusto per catalizzare tutti i fulmini sopiti nel suo petto, la bocca si spalancò, avvertì l’energia scorrergli dentro, il tuono, la folgore, l’elettricità attraversargli ogni lembo del suo essere, ogni fibra finché non si sentì vivo. Piegò semplicemente il busto verso l’alto, fino a mirare gli anelli che li reggevano all’architrave. Colpì prima quello di Vaairo, si fece un buco al centro fin quando il peso non lo tirò giù. Poi toccò a lui, vide le lingue di folgore uscirgli dalle fauci, il bianco puro dell’elettricità muoversi con la sinuosità di un drago. Una scarica elettrica di infinito voltaggio, di una temperatura che raggiungeva gradi che il solo fuoco non avrebbe raggiunto. Un foro, un singolo foro perfettamente rotondo, perfettamente liscio. Infine la gravità lo attirò a terra, cadde sulla spalla sinistra, con ancora i ceppi che gli legavano i polsi si rimise in piedi. Osservò Ragnar e Seraphim, osservò Elias e la donna d’ebano. Sorrise divertito.

« La prossima volta, Ragnar, se vuoi fermare un drago, assicurati di farlo mentre dorme. »

La sua voce si fece d’un tratto solenne, maestosa, potente.
Il petto si gonfiò, si scrollò le braccia facendo tintinnare le catene, ascoltando il rumore metallico e familiare dello sferragliare dell'acciaio sul pavimento.

« Potresti non avere un’altra occasione. »




CITAZIONE

Morpheus Somniorum Illusio Caeli et Draconem


4 cs intelligenza


Energia: 79%
Status Fisico: Lieve contusione alla spalla sinistra.
Status mentale://

Abilità attive:
Tuttavia con la crescita, i polmoni di Morpheus hanno acquisito una maggior capacità di incameramento di energia elementare elettrica. Tant'è che non vi sono più limiti imposti. A un consumo variabile infatti Morpheus è capace di sprigionare letteralmente scariche elettriche che provocheranno danni suddivisi equamente tra mente (shock) e corpo (ustione). Se utilizzata a 360° l'offensiva risulta essere di un livello inferiore. Le emanazioni dovranno necessariamente avere come punto di origine Morpheus e in forma umana il soffio non dovrà necessariamente fuoriuscire dalla bocca. [Pergamena Dominio del lampo].
Medio

Abilità passive:
Il drago blu, come tutti i draghi, possiede una forza fuori dal comune, difatti, sia in forma umanoide che in forma draconica, qualsiasi arma, oggetto, che per altri sarebbe impossibile da smuovere, Morpheus sarà in grado di alzarlo con il minimo sforzo [Passiva personale]. Un drago, altresì, può cambiare la sua forma da draconica a quella umanoide, senza nessun impedimento esterno, non importa se giorno o notte, l'unico fattore davvero rilevante è il volere dello stesso drago, in quanto una creatura così letale raramente decide di dare un vantaggio all'avversario trasformandosi nella sua forma più miserabile [Amuleto ombra]. Qualunque essere, al cospetto di un drago, impallidirebbe. Indipendentemente dall'allineamento, indipendentemente dall'essere o meno in forma draconica, le altre razze diffideranno dal fidarsi, e in ogni caso, ogni essere avvertirà un lieve timore, purché questo non sia un esemplare della propria razza o di un demone, creature per certi versi similari a loro, e che sia di energia pari o inferiore all'agente [Abilità raziale]. Il drago, inoltre, grazie alla grande energia presente nel suo corpo potrà utilizzare qualsiasi sua tecnica, indipendentemente dalla natura, risparmiando il 3% sul consumo totale normalmente previsto. Se tale risparmio dovesse abbassare il consumo di una tecnica allo 0% o meno, il consumo totale della tecnica rimarrebbe fisso all'1% [Pergamena risparmio energetico].
Inoltre, il drago grazie alla sua conoscenza fuori dal comune, non ha più vincoli riguardanti le illusioni . Egli è talmente dotato da poterle castare istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere perchè la quasi totalità delle tecniche illusorie si attivi all'istante. [Passiva I livello dominio illusionista]. E grazie alle sue ampie conoscienze Morpheus ha la possibilità di risparmiare energie Per questo ogni sua tecnica illusoria, di manipolazione o di evocazione illusoria, avrà il costo abbassato del 5%. Se una tecnica scendesse al di sotto dello 0%, il costo sarà automaticamente dell'1%. Questo effetto non è cumulabili ad eventuali altre tecniche di risparmio energetico [Passiva II livello dominio illusionista]. Arrivati a questo punto le conoscenze di Morpheus lo rendono un illusionista di primo livello, in grado di rendere tutte le sue tecniche illusorie o manipolatorie di un livello superiore. Ad esempio una tecnica Media provocherà danno Alto, una alta danno Critico e le tecniche di costo critico provocheranno un danno Mortale. Non c'è variazione nella potenza delle tecniche, ma solo nel danno risultante. [Passiva III livello dominio illusionista]

– Impact.
Un’arma di queste proporzioni non potrebbe essere impugnata da nessuno che non possegga una forza straordinaria. Il suo peso è considerevole, la lega metallica che lo compone è di una densità tale da non rassomigliare ad alcuna già presente sul continente. Ma chiunque riuscirà a far uso di un’arma simile, saprà certamente come utilizzarla. Ad essa è infatti legata una catena, e sfruttando principi basilari della fisica come forza centrifuga e gravità, fintanto che l'arma viene impugnata dal proprietario essa dona 1 CS aggiuntivo alla potenza fisica. {Abilità passiva}


Behold my true form.
Il Cristallo che ha dato potere a Stormbringer originò dal corpo di un drago, ma la sua lama si macchiò del sangue dell’ultimo uomo immortale. Due creature unite da una stessa promessa e da uno stesso destino, capaci di scegliere la morte. Alla presenza di ciò che resta del loro patto i draghi, gli angeli e i demoni potranno solamente inchinarsi, poiché nessuno di loro è all’altezza di coloro che li hanno preceduti. Sarà quindi impossibile per costoro assumere la forma draconica o la forma di avatar fintanto che Stormbringer sarà fuori dal fodero [Passiva]


– Tail.
Nonostante ciò, Ramhat è tutto meno che poco visibile. Un diametro di tre metri di ineguagliabile metallo, una catena così robusta da poter reggere forze e tensioni impressionanti. Così come uno stocco è agile e maneggevole per merito di forma e peso, così una sfera di tali proporzioni sarà poco pratica nonostante la forza di cui si possa godere. Le traiettorie che percorrerà fino a impattare sull’obiettivo saranno lineari e quasi prevedibili all’occhio di un eventuale avversario, che avrà così il tempo di rizzare una difesa più o meno stentata. Questo malus agisce sulle tecniche e gli attacchi fisici portati con Ramhat, a meno che non vengano occultati a loro volta da particolari tecniche. Forza bruta a determinabilità, uno scambio più che equo. Dopotutto ogni cometa ha la sua coda. {Malus}

Note:
Scusate l'attesa, la prima parte mi piace molto, benchè non sia molto discorsiva ma mi ci sono messo d'impegno. La seconda un po' meno, un copia e incolla di quello che succede in confronto e la cosa non mi ha entusiasmato più di tanto.
Comunque nulla, utilizzo due volte il dominio del lampo a consumo medio per liverarci dall'anello che ci tiene a testa in giù. Polsi e mani ancora bloccati.
 
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