Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Bloody Wings

« Older   Newer »
  Share  
Drag.
view post Posted on 23/5/2013, 21:49 by: Drag.




Elias Takevada era solo un pesce tra tanti; le catapecchie che quel genere di persone abitava non era nulla di speciale nè di insolito: certi quartieri di Taanach erano tappezzati di ruderi angusti proprio come quello, quasi una pallida imitazione di una prolifica colonia di funghi infestanti in una caverna oscura ed umida. Il compito era facile: entrare, strapazzarlo un po', farlo parlare ed uscire. Niente di macchinoso o complesso - il nome del Goryo, solitamente, sfonda le porte più che aprirle.

Vaairo in realtà non si aspettava nulla di diverso. Conosceva piuttosto bene quel contesto sociale, perchè era stata la sua culla sin dalla sua nascita; certo, l'orfanotrofio Santa Martire Patrizia del Bloodrunner si era sempre prodigata per tenere i propri pargoli lontani dal "cattivo mare" le cui onde s'infrangevano contro l'austero edificio in pietra antica... Solo che lui non gli aveva mai dato particolarmente retta. Vaairo era sempre stato un criminale sino nel midollo, il tipo ribelle ed irresponsabile che vuole bene a tutti e a cui tutti vogliono bene - tenendo ben presente che non era il caso di vederlo incazzato.
Mentre seguiva Morpheus all'interno della lurida tana di Elias, però, Vaairo si sentiva inquieto. Non aveva provato piacere a domandare a Floki sul passato di quell'uomo, o sulla sua famiglia, sperando di ricattarlo in qualche modo. Certo, ciò che loro stavano facendo - i poliziotti - era giusto ed onesto, perchè anche nella sua passata vita capitava che qualcuno infrangesse il codice e la comunità criminale dovesse provvedere ad indagare sulla faccenda per poter esprimere un giudizio. Tra ladri, rapinatori ed assassini che rispettavano il codice c'era sempre stato rispetto ed onore, perchè la vita al di fuori della legalità era complessa e dura, sorretta da valori che pochi, nella società retta e casta, riuscivano a comprendere. Anche così, tuttavia, Vaairo non poteva accettare a cuor leggero il fatto che, per far leva sulla resistenza di quell'uomo, avrebbe potuto minacciarlo attraverso i suoi cari; era un metodo infame, mafioso, estremo... ma funzionava.
Ciò che premeva loro, ora, era trovare quei due pazzi dei Korps. Fine della questione.

« Gerth? Sei tu? », rispose una voce dall'altra parte dell'uscio. Era dura e raschiante, aspra come la sabbia rossa dell'Akerat, e non sembrava affatto ben disposta nei loro confronti. « E voi chi siete? »
« Siamo Morpheus e Vaairo del clan Goryo, dobbiamo farle qualche domanda se è disponibile. »
Merda, il drago ci sapeva fare. Suadente, tranquillo, cortese: sembrava il ritratto della pacatezza; voleva mettere a suo agio quel tizio, già teso come uan corda di violino. Vaairo stette bene attento a non sussultare quando udì il nome di Gerth - c'era qualcosa che non quadrava. Troppi legami, troppi intrecci... Troppi fottutissimi Falkenberg Korps.
« Goryo? »
Ci fu qualche attimo di silenzio, mentre l'iride di Takevada spariva dallo spioncino della porta. Si udì un po' di sferragliare mentre la porta veniva aperta verso l'esterno, anche se non completamente. L'uscio venne scostato di un paio di spannei, lasciando l'anta di legno attraccata alla parete per mezzo di una catenella di ferro. Elias era visibile per metà volto, messo in luce dal tipico sole di un mattino inoltrato. L'usuraio era un uomo sulla quarantina, capelli e barba rossi folti come rovi. Il naso storto, come se fosse spezzato - Vaairo lo notò immediatemente, competente in quel campo - più di una volta. Mentre parlava, si notava subito che in bocca gli sono rimasti pochi denti storti e marci.
« Se siete qui per mio fratello ho già detto ai vostri amici che non ne so più nulla. Che altro volete da me? »
« No, stia tranquillo signor Elias, siamo qui per un altro genere di lavoro...
Volevamo solo alcune informazioni
»
La mancia speciale sembrò convincere l'usuraio, che tuttavia impose loro, con un sorrisetto desolato degno della peggior faina, di lasciargli le armi; normalmente entrando nella casa di un onesto criminale i ferri buoni venivano lasciati nell'"angolo sacro" della casa, sull'altarino appositamente dedicato. Le altre armi andavano lasciate fuori, perchè non portassero sfortuna alla dimora. Elias Takevada, tuttavia, non era uno di loro: era un usuraio, una delle poche categorie di infimi che sgozzano le loro tristi vittime con i debiti e gli interessi. Ucciderli era di solito un atto di pietà verso il mondo intero, e nelle comunità criminali come quella dove Vaairo era stato educato ciò non solo era permesso, ma addirittura incoraggiato.
Con un sospiro impercettibile, il mercenario si rassegnò. Lui non era più al Bloodrunner, e per quanto potesse desiderarlo, quella era Taanach. Altro gioco, altro contesto, altre regole.



Senza proferire parola - secondo il codice era disonorevole parlare con banchieri, usurai, stupratori, sbirri - imitò Morpheus. Estrasse quindi la pistola dalla fondina sotto l'ascella, levando da essa il caricatore - che tenne per sè. Alla fine, porse la sputafuoco ad Elias. Preferiva non lasciargli un'arma da fuoco carica tra le mani, a dispetto di tutto. Soprattutto, non la sua. Lentamente, poi, prese a guardarsi attorno con occhio solo apparentemente distratto, cercando nella dimora quadri o dipinti ingialliti che ritraggano eventuali membri della famiglia di Takevada.

« Volete qualcosa da bere? Ho dell'acquavite niente male.
Cerchiamo di finire in fretta ragazzi. Ho degli impegni abbastanza urgenti da sbrigare, e aspetto un paio di amici per pranzo. »
« No grazie, non vorremmo abusare della sua ospitalità, è stato fin troppo gentile.
Lei conosce Ragnar e Seraphim? Volevamo qualche informazione su di loro
»

Vaairo decide di non sedersi, annuendo impercettibilmente alle parole del compagno Goryo. Morpheus ci sapeva fare, stava tenendo a freno il suo draconico temperamento per assumere le sembianze del poliziotto buono; c'era solo da augurarsi che lui non dovesse fare la parte di quello cattivo - non pensava di essere un grande attore. Rimase vicno alla finestra con tendina, dando di tanto in tanto un'occhiata fuori, per vedere se gli ospiti che Elias aspettava sarebbero venuti ad interrompere quell'inusuale interrogatorio.
Notò bene lo sgomento nella reazione di Elias, così come l'evasività della sua risposta. Qualcosa non quadrava - e Takevada lo sapeva. Cerca di depistarli.

« Ragnar era il nome di un vecchio amico di mio fratello, ma non so nient'altro su di lui. Non lo vedo né sento da anni. Seraphim è la prima volta che la sento nominare, mi spiace.
Temo di non potervi essere di alcun aiuto. »

A quel punto, Vaairo incrociò lo sguardo di Morpheus: il drago aveva intuito qualcosa, facendo uso dell'innata intelligenza della sua razza. Era un compagno potente ed un nemico formidabile: avrebbe dovuto tenere a mente tutti quei dettagli quando - e se - avesse deciso di depennare quel nome dalla sua personalissima lista nera. Ne avrebbe avuto il fegato...?

« Signor Takevada, », esordì finalmente, rimanendo comunque vicino alla finestrella. Era una violazione del codice criminale, e per questo avrebbe dovuto fare ammenda più tardi. Spero che gli spiriti dei nobili capiguida non lo giudicassero troppo severamente per questo. « voglio che lei capisca bene qual è la sua situazione. Noi stiamo cercando queste due persone per certi fatti che ultimamente sono sulla bocca di tuttiì; Lord Shivian stesso ci ha incaricato di trovarli e portare sulle loro teste la giustizia del Clan. In questa città il Goryo è la legge e noi ora siamo giudice, giuria e boia. Abbiamo motivo di credere che lei sia ancora in contatto con Ragnar e che ci stia nascondendo qualcosa. », prese fiato, prendendo una piccola, significativa pausa. Stava parlando in maniera deliberatamente lenta, poichè sapeva come certe frasi dovessero venir pronunciate con calma per essere davvero udite. « Io sono un uomo d'azione, non uno sbirro; eppure credo che esista un nome corretto per questa categoria di uomini. Morpheus, com'è che si chiama quella persona che aiuta degli assassini...? »
« La parola che sta cercando è complici Vaairo, ma sono sicuro che Elias ha tutta l'intenzione di aiutarci. »
« Complici. Giusto. »
Vaairo sospirò, incrociando le braccia davanti al petto. « Cerchi di essere ragionevole, signor Takevada: Shivian è un osso duro da compiacere, ma questa è un buona opportunità, soprattutto dopo i vecchi eventi che hanno coinvolto suo fratello. Avremo tutti modo di guadagnare da questa faccenda... Con discrezione, si capisce. »
Non vogliamo che i Korps sappiano che li hai venduti, vero?

La reazione di "Facciagialla" lo sorprese; non solo non venne a patti con loro - credeva di essere stato piuttosto convincente, ragionevole e minaccioso in egual misura -, ma, dopo essersi alzato, ingiunse loro di levarsi di torno con un tono che presagiva molti, molti guai.
« Avete detto di volermi fare delle domande. Le avete fatte, e io vi ho risposto. »
Eretto e furente, non si poteva dire fosse un tipetto schivo. Poteva fose non essere nerboruto come Vaairo, ma a quell'uomo non mancava nulla - peso, altezza, determinazione - per essere definito "ben piazzato".

« Ma queste minacce da latrina andate a farle altrove. Conosco bene i tipi come voi, e so come difendermi se necessario. Non avete nessuna prova contro di me e mi accusate con niente in mano, solo parole. Sapete che vi dico? »

Alzò la scintillante spada di Moprheus, sputando disprezzo ad ogni parola.

« Fuori da casa mia. Ora. »

Uh-oh.

Non comprese appieno quel che accadde dopo: Morpheus disse qualcosa di rassicurante, come se potesse riavvolgere il nastro ed evitare quel casino che era inaspettatamente esploso. Per tutta risposta, le parole del drago rimbalzarono sull'usuraio come un'onda che veniva spezzata da una scogliera nera ed imponenente. Freddamente, Vaairo continuò a ragionare - cosa spesso insolita per lui, nonostante le relazioni disoneste fossero state il suo pane quotidiano per molto tempo. Preferiva evitare di andare alle mani, perchè dubitava che Elias ne sarebbe uscito bene. A dispetto di tutto, Vaairo era un'autentica leggenda metropolitana nei combattimenti underground e... bè, Morpheus era un cazzo di drago, intesi?
Era arrivato il momento di scoprire le proprie carte. « Gerth "Fortunello". », disse semplicemente; curioso come un uomo che si professasse del tutto estraneo ai Falkenberg Korps avesse contatti con Gerth. Era un azzardo, ma Vaairo era stato abbastanza accorto da non dire mai il nome del suo "informatore" davanti a Morpheus o Floki: l'unico che l'aveva udito era Dave, ma McKeane non era lì in quel momento, quindi...

Vide la sopresa riaccendere gli occhi di Takevada quando il suo sopracciglio si inarcò leggermente.
Bingo.

« Che c'entra Gerth in tutta questa storia?
Non può essere lui a mandarvi, lo conosco bene... »

« Anch'io. », disse pacatamente il mercenario. « Ha convenuto con me che è il caso di cambiare aria per qualche giorno, perchè si è trovato troppo vicino ai guai combinati da alcuni colleghi. » Sapevano entrambi che quello era un eufemismo per parlare dei Korps - colleghi di Gerth e forse persino di Elias. Vaairo stava danzando incredibilmente bene su un tenue filo sospeso sopra un abisso: Morpheus era sì un buon compagno ed un alleato prezioso, ma se fosse trapelato che lui stesso aveva contatti con gli uomini di Viktor - seppur minimi - non se la sarebbe vista bene. « Guai che avrebbero portato sul fondo anche quelli che gli stanno accanto; se anche lui ha ritenuto di prendere le distanze da questa storia, forse dovrebbe fare lo stesso, signor Takevada. Se ne lavi le mani. »
A meno che non fosse una questione di famiglia, pensò.

E se Ragnar fosse...?, pensò. Era un'ipotesi - una buona ipotesi.
Per gli dèi, poteva trattarsi del fulcro della questione.
Legami con i Korps, Gerth, "vecchio amico di mio fratello"...

« Vorrei. Non sai quanto vorrei. Ma non posso, Vaairo, io... »

Si guardò attorno, come impaurito. Dopodiché tira un lungo sospiro, cercando di ritrovare la calma necessaria.
L'aveva convinto?

« E va bene, vi racconterò tutto. Ma prima ho bisogno di un goccio, non mi sento tranquillo.
Torno subito. »

Si diresse verso l'altra stanza, con ancora la spada in mano, chiudendo la porta dietro di sé.

Solo con il passare dei secondi, quando il sollievo aveva avuto il sopravvento sulla tensione, Vaairo si accorse dell'errore da principianti che aveva compiuto. Poteva essere più imbecille di cosi...? Elias non tornava, e dall'altra stanza proveniva solo silenzio. Se l'era svignata, cazzo, e loro ci erano cascati come pivellini alle prime armi.
Si lanciò verso la porta, aprendola però con circospezione - poteva anche essere una trappola, ma ne dubitava. Due inseguimenti in una sola mattinata erano decisamente troppi. L'uscio svelava una camera da letto interamente messa in ombra. La lanterna del salotto riusciva a far luce solo per un tratto lungo due, tre passi, ma nulla più. Tra luce e penombra, adagiato sulle assi del pavimento, vi era un oggetto ovoidale leggermente appiattito, grande circa quanto una testa. Totalmente nero, presentava un trigono di fori larghi quanto un dito, che a Vaairo ricordava lontanamente una palla da bowling. Lentamente, lo raccolse da terra: poteva trattarsi di un qualche manufatto magico, ma per quanto ne sapesse poteva essre persino uno scolapasta. Non ci capiva un accidente di nulla di quel genere di aggeggi.
Se solo Asama fosse stato con loro...

Scuotendo le spalle con menefreghismo, provò ad infilare le dita nei buchi della palla da bowling.

Bam. Qualcosa di gassoso lo avvolse istantaneamente, soffocandolo e facendolo tossire violentemente.
Era una sabbia oscura e maligna, che lo ottenebrava passo dopo passo senza lasciargli scampo o respiro.

« Mio fratello Ragnar non gradisce ospiti così invadenti. Ve l'avevo detto di andarvene.
Ma ormai è troppo tardi. »

Che imbecille che sono, pensò.
Non vedeva nulla, non sentiva nulla - solo la voce sghignazzante di Takevada.
Ci aveva visto giusto, alla fine: Ragnar era suo fratello. Peccato non esserci arrivato prima; aveva proprio una testa bacata, la persona sbagliata per giocare al detective.

Crollò in ginocchio, le mani distese lungo i fianchi.
Inerti, prive di sensi.
Un sussurro,
« Merda. »,
poi buio.


 
Top
25 replies since 27/4/2013, 15:55   641 views
  Share