Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Dritto fino al cuore, [Contest Aprile | Ferita]

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The Grim
view post Posted on 29/4/2013, 19:15





La donna iniziò a giocare, lasciva, con lui. Le sue dite iniziarono a vagare sul suo addome piatto ed asciutto, disegnando spirali o altre buffe forme che esistevano solo nella sua testa. Aprì le labbra di un rosso troppo carico di rossetto in un sorriso che voleva essere sensuale ma che all'uomo sembrava soltanto volgare. Un tempo era veramente eccitato da gesti simili?

Era giovane, nel fiore della sua età, ma si sentiva molto più maturo dei ragazzi suoi coetanei che vedeva sfilare per le strade di Taanach. Le loro vite erano state così semplici, forse dure ma di certo non complicate come la sua. La prostituta iniziò a seguire le cicatrici sul suo corpo, per eccitarlo o forse per divertirsi, ferite raccolte qua e là anno dopo anno. Gli uomini spesso si vantavano di ferite simile, le usavano per far colpo e darsi importanza; Jace stesso l'aveva fatto mille volte. Le unghia smaltate di celeste iniziarono a grattare un vecchio taglio sul fianco sinistro e lo Stregone le blocco la mano di scatto. Quella ferita gli prudeva ancora, gli formicolava dentro benché fossero passati tanti anni. Non che si fosse infettata o fosse stata particolarmente grave, anzi era la parte esteriore era guarita in fretta e la cicatrice non era nemmeno vistosa. Era quel che gli aveva lasciato dentro a prudere ancora, ad aver scavato un solco fino al suo cuore; una scoria che forse stava ancora là dentro.

Z18bS

Dieci anni prima

La stanza di gelido metallo nero era spoglia, solo un letto contro la parete sul fondo ed una cassapanca accanto ad esso, fortunatamente di buon materiale e non di legna marcia o scadente. Il ragazzino buttò il suo fagotto per terra e si lasciò sprofondare nel letto stanco del lungo viaggio per la giungla afosa e le paludi pestilenziali. Si era aspettato qualcosa di diverso dalla dimora del suo maestro, più accogliente e calda, ma almeno era un'altissima torre proprio come si ci aspettava da un mago. Due forti tonfi di una mano che bussava alla sua porta lo fecero sobbalzare, riportandolo sveglio e su due piedi. Quando si era appisolato e per quanto aveva dormito?

Alla porta stava un ragazzo molto alto, quasi un adulto agli occhi del ragazzino. Aveva capelli corti che variavano dal biondo cenere fino ad un castano molto chiaro e della peluria dello stesso colore che cresceva ispida sul suo volto; un accenno di barba mal rasato. Aveva due occhi neri molto grandi che combinato alla bocca larga semiaperta in un sorriso gli davano un espressione molto stupida e ridicola, seppur simpatica. Le sue mani muscolose ed abbronzate lasciarono cadere per terra un grosso mucchio di abiti, alti quasi quanto il ragazzino.

" Forza ghiro!
Togliti quegli stracci puzzolenti e mettiti uno di questi appena pulito. Sempre che non sia tu a puzzare come una fogna intasata!
Quasi quasi ti porto a dare una bella strigliata, per la Dannazione!
"

" Beh mi servirebbe proprio, grazie. Il lerciume della palude mi è arrivato fino alle ossa! "

" Bella ehm...
scusa com'è che ti chiami?
"

" Jace, Jace Beleren. E tu? "

" Alexander Tlakos, allievo del Magister Gustav Slovich, proprio come te.
Però puoi chiamarmi Alex.
"



ɲ Ɏ ɳ

Qualche mese dopo

" Facce di Cazzo!
Che state facendo?
"

Corse verso di loro, il viso alterato da un'espressione bestiale e rabbiosa.

" Levategli le mani di dosso o vi piego finché faccia e culo non vi diventano comunicanti. E poi vediamo se vi diverte scorreggiare! "

I due ragazzi, grandi poco più di Jace e la metà del suo compagno, scomparvero dal corridoio in un baleno. Mai fare arrabbiare Alexander, detto Alex il Toro, primo nel corso di combattimento in corpo a corpo, e più sveglio di quanto quegli occhi bovini facessero intendere. Il ragazzone si avvicinò all'amico ferito e gli scostò i capelli dal viso, osservando le ferite. Un po' di sangue che colava dal naso, un occhio che sarebbe gonfiato in pochi minuti, nessun dente rotto o scheggiato; meglio del solito.

" Niente di grave, per fortuna.
Però scricciolo devi imparare a combattere o a dartela, che se le prendi ogni giorno ci resti secco.
Che è successo stavolta'
"


" Magister Illysh ha rinfacciato a Magister Nicasa che se i suoi allievi continuano a morire nelle escursioni farebbe meglio a farli incrociare con dei conigli o a fine anno sarà solo. Ai suoi Niños la cosa non è andata giù e si son messi a cercare qualcuno con cui sfogarsi.
Ed eccomi qua.
"

L'altro sbuffò teatralmente, secondo un copione ben consolidato. Era una scena fin troppo quotidiana per scandalizzarsi, tanto da abituarcisi nonostante la sua assurdità. Alex si sarebbe preoccupato di più se Jace avesse fatto qualcosa per provocare quei teppisti, e forse l'avrebbe apprezzato un pochino per il coraggio nonostante la stupidità.


" Tipico! Non hanno le palle per prendersela con chi può reagire. Noi siamo solo in due, e sono tranquilli che non gli succederà nulla.
Bastardi.
"

" Alex...

perché Magister Slovich non ci protegge?
"

" Perché dobbiamo essere i migliori, all'altezza delle nostre aspettative. Lui non fa come gli altri che comprano bastimenti di schiavi da Thyatira e poi sperano che uno su dieci valga qualcosa. Lui addestra solo chi può diventare grande, e così siamo sempre pochi. Sono rimasto come suo unico allievo per tre anni, due dei quali il maestro li ha passati vagabondando con te. "

Jace sentiva una punta di dispiacere a quelle parole, amarissima. Eppure provava un moto di orgoglio dentro di sé, per essere stato scelto. Per non essere come tutti, ma qualcuno di speciale. Aveva sempre pensato di non valere nulla, di essere stato preso dal suo maestro per pietà, soltanto un contadinotto volgare. Aveva fatto due anni di apprendistato solo pensando a quanto fosse ignorante e non alle grandiosità di ogni suo giorno. Sorrise di felicità ed Alex gli arruffò i capelli con la sua mano bianchissima e callosa, come farebbe un fratello.

" Andiamo a mangiare, dai, o non avremo che zuppa raschiata via dal fondo del pentolone. "




Edit: ho corretto un paio di errori di battitura ^^


Edited by The Grim - 30/4/2013, 19:11
 
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The Grim
view post Posted on 30/4/2013, 21:07







Comparvero come dal nulla, sbucando da ogni direzione: dall'incrocio di corridoi, da camere chiuse e dalle buie alcove laterali. Erano sette, bassi, alti, magri e robusti, uno diverso dall'altro ma tutti con occhi cattivi e tre piercing infilzati tra le sopracciglia: i niños di Magister Nicasa. Nel gruppo vi erano anche i due che la mattina avevano assalito Jace, per poi darsi alla fuga. Quell'imboscata non era altro che un regolamento di conti a loro spese, e l'esito non era difficile da prevedere. Sette contro due non era una rissa od uno scontro: era una mattanza. Volevano essere certi di piegare Alex il Toro, il primo nelle lezioni fisiche e di corpo a corpo come l'Han Xin. Doveva essere il loro trionfo, la loro perfetta prova di forza per pulire il loro nome. A Jace pareva che tutto il terreno tremasse come scosso da un terremoto. Gli ci volle qualche secondo per realizzare che erano le sue ginocchia a tremare per la paura. Si era illuso: non era né forte né speciale; solo il cagasotto di un villaggio sperduto. Un ragazzo lo prese da dietro, afferrandogli un braccio e girandolo dietro la schiena per immobilizzarlo poi altri quattro si gettarono su Alex. Il ragazzone ne atterrò un primo con un pugno, ma gli altri gli si saltarono letteralmente addosso, avvinghiandosi chi alle gambe e chi alle braccia. Il Toro non si arrendeva, si dimenava imbizzarrito, scalciava chi poteva. Provare a fermarlo era come mettersi contro una Tempesta.

" Hai finito di scassare il cazzo, Toro.
Da domani si cambia vita, testa china e sguardo in basso.
"

Chi aveva parlato era un ragazzo dagli occhi a mandorla e la pelle color caramello, completamente rasato ed alto a malapena un metro e mezzo. Colpì Alex con un pugno direttamente sul naso già rotto infinite volte. Per tutta risposta il Toro gli sputò in faccia, con tutta la rabbia e lo sdegno che aveva in corpo. L'orientale ringhiò e gli mollò un calcio al ventre, costringendolo a piegarsi e poi un montante sul mento. Una fitta grandine di colpi, ora a destra ed ora a manca, piovve incessantemente su di lui, una violenza carica d'odio e frustrazione. Un fiotto vermiglio prese a colare dal volto e dalle guance del ragazzone, a grondare fino a terra. Un colpo al mento gli fece volare due denti. Jace si aspettava che il suo compagno chiedesse pietà, provasse a rannicchiarsi od a singhiozzare qualcosa, che fosse debole come lui. Invece l'altro, con un ghigno strafottente sul volto, alzò il viso e sputò nuovamente sul suo carnefice, un grosso grumo di saliva e sangue.


" Io ti ammazzo!
Giuro sulla puttana di mia madre che l'ammazzo!
LASCIATELO!
"


La mano dell'orientale corse ad una tasca dei suoi pantaloni e ne uscì un grezzo coltello arrugginito, uno strumento terrificante che pareva aver visto giorni migliori. Gli altri fecero come aveva ordinato e lasciarono le braccia di Alex che cadde di faccia sul pavimento. Il ragazzino passò il coltello di mano in mano, con spacconeria più che con agilità e poi calò un affondo obliquo, molto lento e goffo. Il ragazzone scattò con un'agilità impressionante, bloccando il braccio prima che lo ferisse, poi tuffò la sua testa contro il petto dell'altro, e tutti e due rotolarono per terra. I due presero a darsele di santa ragione e nessuno badò al coltello, volato via lontano dai contendenti ma pericolosamente vicino a Jace. Gli occhi di tutti erano fissi su Alex e sull'orientale che si prendevano e sollevavano, si gettavano a terra e si colpivano, sempre più gonfi e sanguinanti. Una lotta favolosa, ma non di certo pari. Fossero stati entrambi freschi e riposati, avrebbe vinto il Toro, senza alcun dubbio, ma era così ed il suo avversario si trovava in vantaggio, sorretto anche da una furia scatenata. Il nino riuscì infine a gettarlo sotto di sé ed a stringere il collo dell'altro con entrambe le mani, strangolandolo. I piedi di Alex iniziarono a scalciare all'impazzata, nel tentativo di sbilanciare l'altro, le sue dita cercarono gli occhi od un qualsiasi punto molle per distrarlo col dolore, ma ogni suo tentativo tastava solo il vuoto e lo infiacchiva, privandolo del prezioso fiato. Nei suoi occhi era dipinto il panico ma non la paura, il suo volto era ciano ma i denti digrignati nello sforzo fino all'ultimo istante; e forse fu quello a smuovere Jace.



ɲ Ɏ ɳ

Non fu un ragionamento a farlo muovere, ma un istinto: l'urgenza di preservare l'unico a cui tenesse, quello che in pochi mesi era diventato suo fratello. Colpì il ragazzo che lo teneva all'inguine, gettandolo per terra tra i dolori lancinanti e poi si lanciò in avanti, afferrando il pugnale da terra. L'impugnatura si adattava perfettamente alle sue dita, donandogli una sensazione di benessere, come se quello fosse il posto giusto in cui stare. Allungò il braccio e conficco il coltello con forza sotto l'occhio dell'orientale, affondandolo sempre di più nel suo cranio. Sgomento e sorpresa si mescolarono su volto del ragazzo, che si fece sempre più pallido. Jace tirò via la lama dalla sua faccia, facendo così cadere l'occhio dell'altro per terra. La pupilla scura lo fissava pieno di orrore, accusandolo della mostruosità che aveva appena commesso: l'aver spezzato la vita di un uomo. La sua mano iniziò a tremare e l'arma scivolò via dalle sue dita, rimbalzando sul pavimento metallico mentre l'intera banda realizzava cosa fosse successo. Il ragazzo rimase impietrito, come congelato da ciò che aveva appena fatto, un gesto che gli era sembrato tanto giusto e naturale come ora gli pareva disgustoso. Non si accorse di nulla finché una scarica di dolore non divampò sul suo fianco, una sensazione fredda ed elettrica allo stesso tempo, poi un flusso caldo iniziò a colare sulla sua gamba: abbassò lo sguardo e vide il coltello piantato fino al manico poco sopra l'inguine. Non avvertiva più alcun suono, ma si accorse di star gridando a pieni polmoni. Strinse le mani attorno all'arma pronto a tirarla fuori, strappò ed avvertì soltanto dolore. I suoi occhi si chiusero mentre sentiva le gambe cedere ed il suo corpo precipitare verso il basso.

Z18bS

Un anno dopo

Jace bevve un altro sorso dalla tazza, assaporando l'idromele. Alex aveva aspettato mesi e mesi prima di offrirlo all'amico, fino al primo giorno di inverno come voleva un'usanza della sua terra lontana, benché nello Xuraya non vi era l'ombra di un fiocco di neve. La bevanda era molto dolce e calda, dal forte sapore di frutta e spezie ma forse fin troppo forte per il ragazzino che già sentiva i suoi pensieri farsi fumosi e la testa pesante. Portò le mani al capo, come per sorreggerla e puntellò i gomiti sulle ginocchia, come fosse un edificio sul punto di crollare. Il suo compagno osservava la scena sghignazzando fra sé e sé.


" Scricciolo, ricordi quando mi salvasti la vita? "

" Si, e per salvare le tue chiappe mi sono pure beccato una cicatrice.
Avrei dovuto farmi pagare, ma ero troppo ingenuo. Fu la prima volta che uccisi un uomo, sai?
"

Il nordico borbottò qualcosa, poi prese a bere anche lui, mentre il ragazzino ricordava quel passato, un anno che sembrava un'infinità di tempo. In quei giorni non riusciva a guardarsi allo specchio. Fissava la propria immagine, toccava quella cicatrice bianchiccia e vedeva un mostro, una bestia senz'anima. Nessuno aveva più provato a picchiarlo ed attribuiva quell'evento miracoloso al sangue che le sue mani avevano versato. Alla sua fama di assassino. Tutti sapevano e nessuno gli aveva fatto nulla, e quello rimaneva un mistero allora. Vagava come fosse un appestato, tagliando i ponti con tutti meno che con Alex perché si erano salvati a vicenda benché si reputasse di gran lunga peggiore all'amico. Passò un intero mese prima che scoprisse la verità: non fregava niente a nessuno che fosse un assassino, lo reputavano pericoloso e per questo evitavano di mettergli le mani addosso. Nella Torre tutti erano assassini, delinquenti o dannati di ogni tipo, lì si radunava la peggiore feccia dell'Akerat. Ed il loro futuro era da sicari, non da studiosi come aveva sempre pensato.

" Beh ormai spero ci avrai fatto il callo,
dicono tutti che sei il prossimo a fare il Passaggio. Vero, eh?
"

" Non lo so, sai che i Magister non parlano mai di ste cose.
Ho sentito che sarà difficile, che molti non sopravvivono all'esame finale. Le solite cose, dopotutto anche tu sei quasi pronto.

Comunque questa roba che mi hai dato è veramente pesante, vedo girare tutta la stanza.
"

" Io in realtà qualcosa la so. "

Jace si aspettava che l'altro continuasse, invece lui si alzò in piedi lasciando cadere la sedia dietro di sé, rimanendo in silenzio per qualche secondo. Il nordico torreggiava su di lui, alto più di mezzo metro del ragazzino, con spalle larghe il doppio ed un fisico scolpito dai duri allenamenti. Sembrava destinato ai ranghi di un esercito o di una compagnia di soldati di ventura, non di certo ad una confraternita di assassini, alchimisti ed illusionisti.

Jace chiuse gli occhi e quando li riaprì tutto tremava, gli occhi presero a lacrimargli e le membra a scottare. Il liquore era forse avariato? Ma il suo amico stava ritto, ben saldo sulle sue gambe. Normalmente avrebbe pensato ad un avvelenamento ma non poteva pensare che Alex facesse una cosa simile. Gli aveva salvato la vita infinite volte, si fidava di lui. Sollevò lo sguardo verso il volto del Toro e trovò i suoi occhi verdi stranamente freddi ed assenti, intenti a scrutare chissà cosa.


" So perché non tutti passano l'esame per essere Mastigos.

Perché i nostri maestri ci fanno uccidere fra noi allievi, mettendo amici e compagni l'uno contro l'altro. Allevano sicari, bestie egocentriche ma sopratutto crudeli e prive di scrupoli. Vogliono solo i randagi più pulciosi e bastardi, i più cattivi.
"

Vide l'altro prendere il coltello legato alla cintura come si muovesse a rallentatore, senza che però si potesse muovere. Alex menò un affondo verso di lui, deciso ad ucciderlo e Jace riuscì a malapena a spostarsi dalla traiettoria, forse già quello era un miracolo. La pugnalata lo colpì proprio dove stava la vecchia ferita di cui parlavano un minuto prima, squarciando la carne cicatrizzata in un fiotto vermiglio. Il ragazzino provò a bloccargli la mano con la sinistra, ma riuscì a toccarla solo per un attimo prima che il nordico la ritirasse indietro per poi stringerla attorno alla destra dell'altro che già la muoveva per comporre un incantesimo. Le sue grosse dita si strinsero attorno a quelle piccole ed affusolate dello stregone, fino a spezzargliele.



" Vedi, io sono forte, molto forte. Mi sono addestrato fino ad essere il migliore con le armi e nelle arti marziali, abbastanza abile in tutta la magia spaziale o di occultamento, un buon assassino. Ma tu?

Tu sei debole e mingherlino, scricciolo. E sei anche dotato, fottutamente dotato. Sei abilissimo in tutte la stregoneria mentale e i Magister sussurrano che le tue illusioni sono le più inquietanti che abbiano mai visto.
"

Gli stampò un calcio nel volto, fracassandogli il naso e gettandolo riverso a terra, pancia all'aria e schiena al pavimento. Jace provò a rialzarsi ma lo stivale dell'altro lo bloccò per terra, troppo lontano per essere raggiunto. Ogni tentativo pareva inutile.


" Contro di te non avrei avuto nessuna speranza.
Su una cosa però hai toppato: tu non eri ingenuo, lo sei ancora. Hai pensato che fossi tuo amico, ed in un certo senso lo sono stato. Ma questo mondo è per i bastardi, qua non proliferano unicorni purissimi ma solo gli insetti più disgustosi, quelli che sanno come farsi i cazzi propri.
Grazie per avermi salvato la vita una volta, e cerca di morire in pace.
"

Diede un altro calcio alla testa della sua vittima e poi si chinò su di lui per l'ultimo affondo. Piantò la lama dritta nello stomaco, affondando nelle sue viscere, rigirandola a destra e sinistra nelle sue molli budella. Gli occhi azzurri del ragazzo lo fissavano privi di espressione, le sue labbra rimanevano dritte, come se il dolore non potesse deturpare quel faccino angelico. Che fosse già morto?

" Sarò stato un ingenuo, ma forse meno di quello che credi. "

Il viso del ragazzo non si mosse, la sua voce sembrava provenire dalle spalle del gigante. Il Toro si spaventò, affondo il pugnale con più forza nel corpo dell'altro, urlando e spingendo con rabbia, con disperazione. Poi alzò le braccia al cielo per girarsi e...


e sentì il freddo del metallo appoggiato contro il suo pomo d'Adamo per poi farsi largo nella candida carne del suo collo. Un fiume rosso e caldo scivolò dalla ferita, lento prima, e poi sempre più impetuoso e caotico.


" Non ti avevo mai detto che non ho bisogno di gesti o parole per incantare gli altri, mi basta un semplice tocco ormai.
Anche solo sfiorare una mano.
"

Alexander Tlakos cadde sul pavimento con un pesante tonfo, col suo mondo che si faceva freddo e buio.
Era morto.

Ma anche il mondo di Jace si fece più freddo e più buio. Il ragazzo provò a trattenere le lacrime mordendosi la lingua, ma esse scesero ugualmente sulle sue guance, fra singhiozzi sommessi e imprecazioni. Le asciugò con la manica della sua camicia ed al contempo seppellì il suo cuore nelle viscere più profonde della terra. Mai più si sarebbe fidato di qualcuno, nemmeno del suo stesso maestro, che l'aveva guarito e che era stato come suo padre. Dopotutto anche quello che pensava essere un fratello l'aveva tradito. Tutti avevano dei piani, anche Gustav e non l'avrebbero che usato e poi buttato via. Perciò anche lui formulò il suo piano: li avrebbe sfruttati a quel pugno ridicolo di incantatori, sarebbe diventato più forte, ed avrebbe atteso il momento opportuno per lontano da quella Torre, che si era abituato a chiamare casa. Si sarebbe seppellito in qualche angolo remoto, dove sarebbe stato dimenticato.
Si alzò barcollante, tenendo premuto uno straccio sul fianco, cercando di raggiungere l'infermeria. Non sarebbe morto per un emorragia, ma sarebbe sopravvissuto.
E quello sarebbe stato il suo motto: sopravvivere ad ogni costo, a discapito di tutto e tutti.


 
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