Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Sandstorm; grain of sand

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view post Posted on 31/5/2013, 15:01
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Il vento freddo di Basiledra tagliava il suo viso con impietosa crudeltà. Si era dimenticato del clima rigido della capitale, e il tempo passato nel deserto l'aveva indotto a credere che l'inverno fosse ancora lungi dal gravare sulle loro spalle, quando invece aspettava alle porte della città soltanto che qualcuno le spalancasse per permettergli di entrare.
C'era qualcosa di famigliare e rinfrescante, tuttavia, in quella sensazione di freddo. Poteva sentire la pelle delle mani tendersi amichevolmente contro le intemperie e lacerarsi mentre veniva flagellata, come gli occhi lacrimargli e protestare per essere chiusi il più velocemente possibile. Ma nessuna di quelle sensazioni gli arrecava fastidio alcuno: il suo cuore batteva invece con grande agitazione mentre percepiva gli odori ritrovati della sua città e passava con aria trasognata il palmo della mano sui muri delle case. Aveva dimenticato com'era sentirsi al sicuro; gelo o meno.

Si diresse velocemente verso la sua abitazione, un misero appartamento all'interno della costruzione donata al reggimento della Schiera del Drago Nero. Constatò piacevolmente di ricordare ancora perfettamente la strada e di riuscire a destreggiarsi fra i vicoli della città con abbastanza naturalezza da evitare il rischio di incontrare qualsiasi viso conosciuto. Non si sentiva ancora pronto a fronteggiare le sue vecchie conoscenze, né a condividere con loro le esperienze avute nel Deserto dei See; la sola prospettiva di sedersi intorno a un fuoco insieme a tutte loro e raccontare ciò che aveva vissuto lo terrorizzava. Come un animale selvatico che ha visto la propria casa distrutta dall'uomo, Raymond si aggirava fra i vicoli della città emanando una sensazione di ostilità crescente, lontano dagli occhi di chi non lo stesse cercando e abbruttito dal lungo tempo passato in terra straniera. La barba incolta copriva ormai buona parte del suo viso e l'odore che emanava faceva credere di lui che fosse un senzatetto, non fosse stato per le armi che portava con sé.

Giunto a destinazione entrò velocemente nella caserma, chiudendo la porta dietro di sé. Diede uno sguardo veloce al cortile e, dopo aver constatato che nessuno sembrava impegnato ad utilizzarlo per addestrarsi, si diresse velocemente verso i suoi alloggi; probabilmente il freddo aveva spinto la maggior parte dei soldati a rintanarsi nei propri giacigli, e la lontananza del loro comandante li aveva ammorbiditi e resi più pigri. Normalmente quella realizzazione l'avrebbe quantomeno fatto accigliare, ma in quell'istante non fu che un sollievo.
Aprì la porta delle sue camere con dita tremanti e vi si infilò senza dare nell'occhio.
Tutto era rimasto esattamente come l'aveva lasciato alla sua partenza: i documenti che non aveva mai compilato lo attendevano ancora severamente sulla scrivania, e l'acqua della bacinella nella quale era solito lavarsi era ormai diventata stantia e puzzolente.

Con la coda dell'occhio scorse un movimento nell'angolo della stanza e, voltandosi preoccupato, i suoi occhi incontrarono lo sguardo severo di Lindorm.
Il cucciolo di Drago Zanna stava sdraiato con le quattro gambe acciambellate sotto il corpo sopra il suo letto, e aveva sollevato il lungo collo ai primi rumori provenienti dalla porta. Ora le sue pupille verticali erano fisse sul Lancaster, cariche di un odio che non vedeva dai tempi in cui suo padre l'aveva disconosciuto; se non fosse stato per la coda che lentamente strisciava lungo le coperte, il drago sarebbe apparso a chiunque come una grossa statua di dubbio gusto, intenta nell'atto di giudicare severamente chiunque entrasse dalla porta dell'appartamento.

« Lindorm... »
Sussurrò Raymond senza nascondere le proprie colpe, troppo abbattuto per confrontare il proprio compagno.
« Sarebbe stato troppo pericoloso portarti con me... lo sai. »

Il drago non accennò il minimo movimento e continuò a fissare il Lancaster con un'espressione di totale insofferenza.
Raymond sospirò e si diresse verso la bacinella d'acqua per darsi una ripulita, ignorando il bentornato aspro e ostile della creatura. Portò le mani a coppa ricolme d'acqua verso il viso e lo bagnò diverse volte prima di ritenersi soddisfatto. Poi si denudò e decise di cambiarsi completamente d'abito, pur senza rinunciare a tutti i suoi accessori di guerriero: i vestiti dei Rooi Valke erano troppo leggeri per muoversi fra i venti freddi di Basiledra e vedendolo così i Corvi non avrebbero che potuto pensare ad una qualche specie di tradimento; era ben più sicuro rivestire la sua solita armatura di cuoio nero, la cappa verde e il sigillo di appartenenza alla Schiera del Drago Nero. Non rinunciò tuttavia al suo nuovo guanto d'arme artigliato che copriva la menomazione della mano sinistra; ancora se ne vergognava.

Terminato di vestirsi tornò ad osservare il proprio compagno, che nel frattempo non aveva mosso un muscolo e ancora lo fissava nella parte di giudice severo che si era assegnato.
Raymond non riuscì a sostenere il suo sguardo, e si diresse a testa bassa verso la porta.
« Tornerò presto, questa volta. »
e la richiuse lentamente dietro di sé.

Lindorm batté altero la coda sulle coperte e riabbassò lentamente il capo, poggiandolo sulle zampe acciambellate e richiudendo gli occhi.

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I dieci Corvi stavano rigorosamente eretti a pochi piedi di distanza da lui, al di sopra di un gradino abbastanza alto da farli troneggiare come montagne al suo confronto. Indossavano tutti le vesti ufficiali da cerimonia, con tanto di cappucci scuri e maschere di porcellana; capire quali fossero le loro espressioni era impossibile, ma non di difficile immaginazione: probabilmente rivolgevano a lui lo stesso sguardo con cui Lindorm l'aveva giudicato all'interno dei suoi alloggi, e che ancora prima gli era stato rivolto con orrore dalla persone di Basiledra che l'avevano scorto aggirarsi fra i vicoli.
Pareva quasi che la città stessa lo odiasse; che tutti fossero a conoscenza di quel segreto che aveva deciso di tenere per sé, e che per questo lo giudicassero un vile. Persino quelle sensazioni di famigliarità che lo avevano inizialmente accolto fra le mura della capitale si ritorcevano ora contro di lui, mutando e trasformandosi in minacce insuperabili. Il freddo del vento bruciava sul suo viso e le pareti degli edifici si chiudevano su di lui come una prigione labirintica.
Tutte le cose buone della sua vita che dimoravano nella sua mente
prendevano ora una direzione sbagliata, ad ogni passo, spingendolo ad odiare
quel sentimento nauseante; la sua vita, le sue speranze, i suoi sogni... nient'altro che una goccia in più di carburante per i suoi incubi.

Ed era tutta colpa di Chevalier; del Golem.

« Quindi ci sta dicendo, Sir Raymond, che se non fosse intervenuto immediatamente... questo sparuto gruppo di ribelli sarebbero riusciti ad accumulare una potenza tale da minacciare le mura di Basiledra? E che ha dovuto cercare l'aiuto dei pelleverde per sconfiggerli? »

Raymond stava col ginocchio destro poggiato in terra proprio in mezzo ai Corvi, che si aprivano a mezzaluna davanti a lui.
Non alzò la testa per rispondergli, temendo che avrebbero potuto interpretarlo come un atto di ribellione.

« L'insofferenza dei Vaash nei confronti della chiesa del Sovrano e del Re è cosa nota, mie Voci. Razelan Vaash appoggiava completamente gli obiettivi dell'Ala Rubra e avrebbe fatto di tutto per convincere la propria famiglia a collaborare con lui. Ho ritenuto necessario intervenire, prima che i Quattro Regni si trasformassero in Tre. »
« Sei così convinto dell'inattacabilità delle tue azioni da permetterti di fare delle battute, Sir Raymond? »
« ...Naturalmente no, mie Voci. » sussurrò senza riuscire a reprimere un fremito d'astio « Tentavo solo di rimarcare le ragioni che mi hanno spinto ad agire come ho compiuto. »

« Mi riesce difficile credere che questa... Ala Rossa... possa mai detenere abbastanza potere da costituire una minaccia per noi... » disse un altro Corvo, con tono meditabondo « ...Anche se confesso di essere incuriosito da quali ragioni avrebbero potuto spingere alcuni nostri confratelli a tradire l'ordine. »
« Non essere sciocco, Giona; » lo interruppe un terzo, particolarmente animato « Questi patetici "bedouin" non sono altro che un gruppo di traditori accecati dalla possibilità di artigliare una misera fetta di potere! Non meritano neppure di essere chiamati coi nomi che li avevano accolti fra noi in passato! Che diffondano pure il verbo del loro falso Dio, dico io! »

Fu il Corvo al centro a fermare la disputa sul nascere, limitandosi semplicemente ad alzare entrambe le mani verso i due contendenti.
Zeno, ovviamente. A Raymond non era stato permesso di incontrare direttamente Caino, come avrebbe voluto: i sacerdoti l'avevano considerato una potenziale minaccia, e a tale valutazione era dovuta l'incredibilie solennità di tutta quella farsa.

« Per quanto non si possano che condividere le animosità di nostro Fratello Erode... » iniziò con tono deciso e flemmatico al tempo stesso « ...temo che sottovalutare questo nuovo nemico sia un lusso che non possiamo permetterci. »
Fece poi un gesto gentile verso il cavaliere, rivolgendo il palmo della mano verso l'alto.
« Alzati, Raymond Lancaster. »

Lui obbedì.
« Ancora una volta dobbiamo ringraziarti per l'incredibile servigio che ci hai reso. Chissà se non fosse stato per te, quale orribile guerra staremmo vivendo ora noi tutti. Non hai più nulla da temere, e ciò che hai compiuto verrà giustamente ricompensato, come anche gli uomini che fino alla fine hanno combattuto al tuo fianco. »
Raymond fece un breve cenno d'assenso col capo, ben sapendo che quella prima affermazione non era che la carota alla quale sarebbe seguita il bastone. Zeno era un uomo troppo intelligente per permettere ad un sottoposto come lui di comportarsi senza rigore ad ogni occasione, né da ritenersi soddisfatto da quelle misere spiegazioni senza senso, che al massimo potevano servire ad avvisare il regno della comparsa di un nuovo, misero, nemico.
« Comprendi però che non possiamo lasciarti impunito per la tua condotta deplorevole. Nessuna convinzione al mondo avrebbe dovuto impedirti di tentare di contattarci in tutti i modi, o metterci al corrente dei tuoi progressi. Da oggi in poi saremo perciò noi Corvi a decidere quali uomini ti accompagneranno nel corso delle tue missioni e quali entreranno a far parte della Schiera del Drago Nero, giacché con le tue azioni hai appena perso questo privilegio. »

Privilegio che non aveva mai posseduto, pensò con amarezza Raymond, ricordando che in un modo o nell'altro erano sempre stati i Sacerdoti ad organizzare gli uomini del suo reggimento, senza che lui potesse prendere alcuna effettiva decisione. Non disse nulla, però, convinto che un paio di occhi dei Corvi in più fra le sue stanze fossero una punizione ben misera rispetto al segreto che stava nascondendo loro in quel momento.

« ...E tuttavia non posso credere che sia tutto qui, e che così irragionevolmente alcuni nostri confratelli abbiano tradito le verità a cui noi stessi dedichiamo anima e voce. »
continuò Zeno con tono di cortese curiosità
« Possibile che nel meridione ci siano uomini così ingenui da seguire così fedelmente delle menzogne così palesi e degli Dei tanto falsi? »
Raymond dovette trattenersi per non ridere all'ironia di quell'affermazione.
« ...sei certo, Raymond Lancaster, di averci confessato tutto ciò che hai scoperto nel Deserto dei See? »

Il Lancaster aveva riflettuto sulle conseguenze della rivelazione che teneva chiusa nel proprio cuore. Certo, avrebbe potuto scatenare una guerra e dividere il regno, ma non era quello a preoccuparlo più di ogni altra cosa in quell'istante.
La verità è che la soluzione più semplice per i Corvi per liberarsi di quella scomoda verità, sarebbe stata disporre di lui il più rapidamente possibile, e fingere di non sapere.
E fissando i propri occhi sull'inespressiva maschera di Zeno, Raymond capì che se in quell'istante avesse parlato, non l'avrebbe atteso nient'altro che una morte brutale ed infame, ben lontana dal funerale che meritava un cavaliere ed un eroe come lui.
Anche se non riusciva ad accettare la constatazione che Chevalier, per quanto lo odiasse, aveva avuto ragione su di lui una volta di più.
Tornato a casa, lui non avrebbe parlato.

« Assolutamente sì, mie Voci. »

 
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